Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 31 dicembre 2022

Desideratus cunctis gentibus' Messaggio di Mons. Carlo Maria Viganò in occasione della fine dell’anno civile.

Indice degli interventi precedenti e collegati.
Desideratus cunctis gentibus
Messaggio di Mons. Carlo Maria Viganò
in occasione della fine dell’anno civile.


Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic hereditati tuæ.
Et rege eos, et extolle illos usque in æternum.
Hymn. Te Deum1

In queste ultime ore che segnano la conclusione dell’anno civile, ognuno di noi si appresta a prendere parte alle solenni funzioni con cui la Chiesa eleva alla Maestà divina le lodi di ringraziamento del Te Deum.

Te Deum laudamus: te Dominum confitemur. Noi ti lodiamo, o Dio: noi ti professiamo Signore. In quel plurale si percepisce la voce augusta della Sposa dell’Agnello, ornata dei preziosi monili dei Sacramenti e delle gemme più preziose della sua corona regale: l’augustissimo Sacramento dell’Altare, il Sacrosanto Sacrificio della Messa e l’Ordine Sacerdotale. Ed è dinanzi al Santissimo Sacramento che noi tutti, in piedi come si addice ai vincitori con Cristo nel giorno del trionfo, ringraziamo Iddio per l’anno che si chiude.

Benedetto XVI ha concluso il suo cammino terreno questa mattina

Indice degli articoli riguardanti 'i due Papi', a partire dall'annuncio dell'abdicazione di Benedetto XVI. Indice degli Interventi di Joseph Ratzinger nella veste inedita e anomala di Papa-emerito
Oggi, sabato 31 dicembre, alle ore 9.34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, il Signore ha chiamato a Sé il Santo Padre Emerito Benedetto XVI.
Oremus pro eo.

* * *
Al di là di tutto a lui dobbiamo lo sdoganamento della Messa dei secoli che ne ha determinato lo sviluppo e la conoscenza da parte delle nuove generazioni oltre ogni aspettativa; il che sta alimentando l'attuale resistenza, nonostante l'avversione della maggior parte dei vescovi di allora come di ora compreso purtroppo il sacro Soglio [vedi]. Tra le tante pagine del suo pontificato voglio ricordare La Stazione della Via Crucis del 2005.
“SIGNORE, spesso la Tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel Tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della Tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirTi ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della Tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta Ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che Tu, essendo stato trascinato nella caduta della Tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, Ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la Tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi.
Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.
Eia mater, fons amoris, me sentire vim doloris fac, ut tecum lugeam.”
[BENEDETTO XVI - Via Crucis, Colosseo, 2005]

Il vecchio e il nuovo

Nella nostra traduzione da The Catholic thing alcune riflessioni sulle evoluzioni riscontrate nel papato alla luce delle innovazioni conciliari. Della questione si è già parlato in numerosi articoli [vedi indice].

Da Roma è giunta notizia che il papa emerito Benedetto XVI è molto malato. Non ho una conoscenza particolare della gravità della sua malattia, ma il fatto che Papa Francesco abbia chiesto pubblicamente a tutti di pregare per lui suggerisce che la situazione è grave. Benedetto ha 95 anni; faremmo bene a prendere a cuore l'esortazione di Francesco.

L'ufficio del vescovo di Roma, e l'ufficio del vescovo in generale, si è sviluppato in modo significativo nell'ultimo mezzo secolo. I trattamenti teologici dell'ufficio episcopale del Concilio Vaticano II – in particolare in Lumen Gentium e Christus Dominus – ne sono esempi evidenti.

Papolatria

Quello che davvero mi spaventa nel cattolico di oggi, è la "papolatria". Di qualunque tipo essa sia.
Ci sono infatti i papolatri bergogliani, ovviamente i più numerosi e nefasti, che dopo il culto idolatrico della Pachamama difenderebbero Bergoglio persino se si nutrisse di carne umana, (sostenendo magari, in quel caso, che si tratta solo di un assaggino fugace). Il Papa infatti per loro non sbaglia mai, a prescindere. È un dio in terra.

Ma poichè Bergoglio è venuto a dividere il grano dal loglio, ci sono molti fedeli, una minoranza agguerrita, che giustamente e per fortuna ne rifiutano le infinite nequizie. Bravissimi. Ma puttroppo molti di loro restano "papolatri", e diventano quindi papolatri ratzingeriani: il "Papa emerito" è per loro l'unico e vero Papa (e fin qui ci può stare), ma è anche un santo a prescindere. Non esiste per loro Papa che non sia santo a prescindere. Anzi, una una sorta di dio in terra. Solo Bergoglio è escluso da questa santificazione fideista. E qui casca l'asino, vista la mentalità modernista e i gravissimi erori, ecumenici e non, compiuti anche da Benedetto XVI. Come anche da Giovanni Paolo II e da Paolo VI. Errori in parole e atti facilmente documentabili.

Te Deum laudamus, hodie (2022) et semper!

Anche quest'anno, un altro annus horribilis, anche per i venti di guerra che non accennano a placarsi, ma che diventa mirabilis nella misura in cui non è comunque mancata la Grazia, il nostro Te Deum manifesta la Lode alle tre Persone della Santissima Trinità, insieme alle invocazioni e ai ringraziamenti verso Dio Onnipotente. Chi volesse ascoltarlo - e recitarlo - in Gregoriano può cliccare qui.

Nella Chiesa cattolica il Te Deum è l'Inno del ringraziamento; viene tradizionalmente cantato durante alcune solennità come a fine anno, la sera del 31 dicembre - per ringraziare il Signore dell'anno appena trascorso - oppure nella Cappella Sistina dopo elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il conclave, o ancora a conclusione dei Concili,  dopo le canonizzazioni e dopo le definizioni dogmatiche.
Nella Liturgia delle ore secondo i riti romano e ambrosiano, il Te Deum trova il suo posto alla fine dell'Ufficio delle letture, prima dell'orazione conclusiva, nelle solennità, nelle feste dei santi, in tutte le domeniche tranne quelle di Quaresima (e, per il rito ambrosiano, anche quelle di Avvento), nei giorni fra l'ottava di Natale e quelli fra l'ottava di Pasqua.
“Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.

Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:

"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."

Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.

Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.

Tu rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu, ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum.
Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.
Iudex crederis esse venturus.

Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac
cum sanctis tuis in gloria numerari.

Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos,
et extolle illos usque in aeternum.

Per singulos dies benedicimus te;
et laudamus nomen tuum in saeculum,
et in saeculum saeculi.

Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.

Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quem ad modum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.”

mercoledì 28 dicembre 2022

Mons. Viganò a proposito delle sanzioni canoniche comminate a Don Frank A. Pavone

Qui l'indice degli interventi precedenti collegati.
DICHIARAZIONE
 a proposito delle sanzioni canoniche comminate
a Don Frank A. Pavone

AGERE SEQUITUR ESSE, ci insegna la filosofia scolastica: l’azione di ogni ente dipende dalla natura dell’ente stesso. Ne consegue che le azioni di una persona sono coerenti con ciò che quella persona è. Troviamo conferma di questo principio dell’ontologia nelle recenti sanzioni canoniche comminate dalla Santa Sede a Don Frank A. Pavone, noto ed apprezzato sacerdote pro-life impegnato da decenni nella battaglia contro l’orribile crimine dell’aborto.
Se infatti un Dicastero romano decide di fulminare con la riduzione allo stato laicale un sacerdote accusandolo di blasfemia e impedendogli di difendersi in un regolare processo canonico; e se analoghe decisioni non sono prese nei confronti di chierici notoriamente eretici, corrotti e fornicatori, non è illegittimo chiedersi se un’azione persecutoria non riveli una mente persecutrice, e se un’azione contro un buon sacerdote antiabortista non tradisca l’odio del persecutore nei confronti del Bene e di chi combatte per esso.

Il caso Frank Pavone

Sul caso Frank Pavone presentiamo qui sotto una nostra traduzione dell'articolo Priest for life? A Frank Pavone explainer originariamente pubblicato su The Pillar il 19 dicembre 2022 (abbiamo omesso o sintetizzato le parti ripetitive e la parte dove spiega il funzionamento del processo di riduzione allo stato laicale).

Aggiungiamo sotto una parziale traduzione del comunicato del 18 dicembre 2022 dello stesso Pavone.

Segue quindi un commento pubblicato su Jungle Watch il 21 dicembre 2022.


Priest for life? A Frank Pavone explainer - (The Pillar, 19-12-2022)

Sabato scorso [17 dicembre 2022] è giunta notizia che Frank Pavone, leader di un'organizzazione pro-life e attivista politico un po' controverso, è stato dimesso dallo stato clericale. Essendo stato piuttosto presente sui media per anni, la notizia della sua riduzione allo stato laicale ha catturato l'attenzione dei media americani lasciando molti a chiedersi se il Vaticano lo abbia dimesso per il suo attivismo pro-life e le sue note convinzioni politiche. Si è detto che la dimissione sarebbe stata in risposta alle sue attività politiche, più qualcosa che un vescovo aveva definito "blasfemo".

Sulla necessità del latino

Nella nostra traduzione da Crisis Magazine un interessante articolo sul latino come lingua della Chiesa universale. Vedi indice dei precedenti.
Sulla necessità del latino
La Chiesa cattolica ha bisogno del latino? Oggi la maggior parte dei cattolici romani adora in volgare, e c'è chi sostiene che con buone traduzioni disponibili, i cattolici non hanno bisogno di familiarizzarsi col latino, al di fuori di pochi specialisti.
La Chiesa cattolica ha bisogno del latino? Di recente mi sono imbattuto nel commento di un prete su Twitter che, pur cercando di provocare gentilmente i suoi seguaci, ha affermato di non ritenere che il latino fosse qualcosa di speciale o sacro. Stava parlando della Messa, ma ci sono molti che oggi nella Chiesa non vedono alcuna funzione per quella lingua venerabile. La maggior parte dei cattolici romani ora adora in volgare, e si potrebbe sostenere che con buone traduzioni disponibili, i cattolici non hanno bisogno di familiarizzarsi col latino, al di fuori di pochi specialisti.

martedì 27 dicembre 2022

Sono i sacerdoti diocesani tradizionali che Traditionis Custodes sta uccidendo

Nella Lettera 906 del 21 dicembre scorso Paix Liturgique pubblica una interessante riflessione attraverso un'intervista a Louis Renoudin, presidente del movimento, ripresa di seguito nella nostra traduzione. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e successivi.

Sono i sacerdoti diocesani tradizionali
che Traditionis Custodes sta uccidendo


Paix Liturgique: A più di un anno e mezzo dalla pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes, può dirci in che misura i tradizionalisti sono stati vittime di questa iniqua decisione?
Louis Renaudin: Perdonatemi se contraddico idee preconcette, ma non credo che i tradizionalisti siano stati le vere vittime di questa iniqua decisione. Direi addirittura che i più «intransigenti» non erano affatto preoccupati.

Paix Liturgique: Può spiegare?
Louis Renaudin: Il mondo tradizionalista è composto da almeno due grandi famiglie: la nebulosa San Pio X e quella che per comodità continua a chiamarsi «Ecclesia dei». È chiaro che la nebulosa San Pio X non era in alcun modo interessata dal motu proprio Traditionis custodes. Detto questo, a mio parere la FSSPX ha perso l’occasione di dimostrare che stava promuovendo la «unione sacrale» venendo generosamente in aiuto dell’Ecclesia Dei e dei sacerdoti diocesani e, in particolare, offrendo i suoi servizi per le cresime senza alcuna condizione. Noto che TC non ha messo in alcun modo in discussione la generosità che Papa Benedetto e Papa Francesco le hanno liberamente concesso.

lunedì 26 dicembre 2022

Una novità per Saint Germain en Laye?

La lettera numero 908 di Paix Liturgique del 23 dicembre 2022 (traduzione nostra), annuncia una probabile svolta nella vicenda di Saint-Germain-en-Laye (Diocesi di Versailles), in cui da ben due anni centinaia di fedeli testimoniano il loro attaccamento alla Santa Messa tradizionale partecipando alle celebrazioni all’aperto davanti ad una chiesa tenuta chiusa (per volontà del Vescovo e del Parroco) (vedi qui - qui). 
 A mezzanotte del 25 dicembre era prevista – come gli anni precedenti – la celebrazione della Santa Messa all’aperto (con lo scontato richiamo mediatico, evidentemente scomodo per la diocesi). Senonché, con poche ore di anticipo, i fedeli apprendono che il Parroco di Saint-Germain, ha messo a disposizione (solo per il giorno di Natale) la Cappella dei Francescani. Resta la domanda se possa essere l’inizio di una stabile e regolare celebrazione della Santa Messa tradizionale o il frutto del timore che la diffusione delle foto della Messa di mezzanotte all’aperto, al freddo, davanti a una chiesa vuota ma chiusa, come è avvenuto l’anno scorso, mostri apertamente il vero volto di intolleranza della diocesi, posto che è questa l'aria che tira. Comunque dopo questa prima parte trovate l'aggiornamento con la conclusione, che si spera ma ancora non se ne è certi, definitiva. Vedi l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e successivi.

Una novità per Saint Germain en Laye?

Paix Liturgique: Cosa sta succedendo di nuovo caro Germain?

Germain de Paris: Forse una nuova svolta, visto che i nostri pastori sono loquaci.

Paix Liturgique: Si spieghi meglio…
Germain de Paris: È abbastanza semplice, 48 ore prima di Natale il Parroco di Saint-Germain, padre Bruno L’Hirondel, propone che la nostra Messa di mezzanotte, prevista davanti alla cappella vuota ma chiusa dell’Ospedale, sia celebrata nella cappella francescana da un sacerdote della Diocesi.

Paix Liturgique: Ma non è un’ottima notizia?

Germain de Paris: È davvero un’ottima notizia se è sincera e promette la pace.

Paolo Pasqualucci - Il mito rousseauiano del Legislatore

Percorriamo la storia per poter leggere con elementi il nostro oggi così problematico anche nel versante politico. Pubblico un testo forse insolito: un articolo di Paolo Pasqualucci (del 1978, ma la cui attualità non è certo venuta meno) sul "mito rousseauiano" del Legislatore, ossia del fondatore di Stati, figura carismatica che deve intervenire per attuare la volontà generale quando si tratta di fondare lo Stato. Forse Robespierre si sentiva un "legislatore" in questo senso. Ma per Rousseau il vero fondatore di Stati doveva essere un profeto disarmato, operare solo con la forza del suo genio. Insomma, questa figura del Legislatore è stata tirata fuori dall'Autore dai testi di Rousseau, dandole al tempo il giusto rilievo. È un Rousseau un po' diverso dal solito clichè giacobino che gli viene cucito addosso (e che in parte corrisponde al vero). Rousseau è stato un pensatore molto importante, in Germania lo presero molto sul serio come pensatore politico e filosofo morale (per via della Nuova Eloisa, romanzo epistolare che tratta del conflitto tra amore-passione e senso del dovere), pensatori del calibro di Kant, Hegel, Fichte etc. L'articolo fa vedere i problemi che nascono proprio da una teoria sull'origine dello Stato come quella rousseauiana. Insomma, potrebbe offrire a chi ha interesse materiale importante di filosofia della politica.

Il mito rousseauiano del Legislatore
di PAOLO PASQUALUCCI (*)

Νόμος καὶ βουλῇ πείθεσθαι ἐνὸς.
(Heracl., fr. 33, ed. Walzer)
“È legge pur obbedire alla volontà d’un solo”

I.

Il Contract Social è considerato da gran parte della letteratura rousseauiana odierna un’opera astratta, se non astrusa, la cui influenza effettiva sugli spiriti dell’89 sarebbe difficile a definirsi. Tuttavia, è in essa che Rousseau dà fondo alle sue energie speculative ed elabora l’impianto teoretico essenziale della sua problematica di pensatore politico. Così, se nelle Lettres écrites de la montagne si occupa minutamente dei complessi problemi costituzionali e di governo dello Stato ginevrino, lo fa proiettando in essi la teoria costruita nel Contrat. La letteratura su Rousseau ha a lungo trascurato l’importanza teorica della figura del legislatore elaborata nel Contrat: solo recentemente ha cominciato ad essere riconosciuta, da quando si è incrinata l’immagine tradizionale del Rousseau teorico della democrazia. La ricorrenza del bicentenario della morte di Jean-Jacques, fornisce dunque l’occasione per un’ulteriore riflessione su quello che si può definire il mito del legislatore.(1) Il legislatore appare sulla scena, nel Contrat, per risolvere una situazione di crisi, creatasi nel processo di formazione dello Stato, quando il popolo e la volontà generale sono in contraddizione tra loro (OC, III, 380). ll legislatore che Rousseau pensa per il bene dello Stato non è un corpo di rappresentanti, assemblea rivoluzionaria o parlamento consolidato da una tradizione ma un individuo dalla personalità ben definita, eccezionale, che non appartiene all’ordinaria amministrazione della vita dello Stato, demandata al rapporto tra governo e volontà generale. L’ordinaria amministrazione, la legislazione nel senso corrente di normazione positiva, necessaria ed ininterrotta, non è che lo sviluppo dei principi racchiusi nella legge fondamentale dello Stato, quella data per l’appunto dal legislatore. Nella accezione rousseauiana egli non è dunque il soggetto che legifera come corpo deliberante, ma colui che da solo pone la legge ab initio: la legge costitutiva dello Stato, il fondamento di tutto il diritto positivo.

domenica 25 dicembre 2022

Dom Guéranger: Natale, la Messa di mezzanotte, quella dell’Aurora e quella del giorno

Appunti autorevoli, per farci riscoprire la Bellezza della liturgia, oggi dimenticata. Il rito di celebrare tre Messe, praticato il giorno di Natale, è un vestigio dell' antica usanza della Chiesa secondo la quale si celebravano molte Messe nelle feste solenni, perché tutto il popolo non poteva assistere ad una sola; e queste Messe erano di solito celebrate dal medesimo sacerdote.

Dom Guéranger: Natale, la Messa di mezzanotte,
quella dell’Aurora e quella del giorno

Messa di Mezzanotte
(ad Galli cantus)

È tempo, ora, di offrire il grande Sacrificio, e di chiamare l’Emmanuele: egli solo può soddisfare degnamente verso il Padre suo il debito di riconoscenza del genere umano. Sul nostro altare, come nel Presepio, egli intercederà per noi; ci avvicineremo a lui con amore, ed egli si donerà a noi.
Ma tale è la grandezza del Mistero di questo giorno, che la Chiesa non si limiterà ad offrire un solo Sacrificio. L’arrivo di un dono così prezioso e così lungamente atteso merita di essere riconosciuto con nuovi omaggi. Dio Padre da il proprio Figlio alla terra; lo Spirito d’amore opera questa meraviglia. È giusto che la terra ricambi alla gloriosa Trinità l’omaggio d’un tale Sacrificio [1].
Inoltre, Colui che nasce oggi non si è forse manifestato in tre Nascite? Egli nasce, questa notte, dalla Vergine benedetta; nascerà, con la sua grazia, nei cuori dei pastori che sono le primizie di tutta la cristianità; nascerà eternamente dal seno del Padre suo, nello splendore dei Santi: questa triplice nascita deve essere onorata con un triplice omaggio.

Santo Natale 2022

I nostri più fervidi auguri di
Sereno e Santo Natale 2022
O Emmanuel, Rex et legifer noster,
expectatio gentium, et Salvator earum:
veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.


Christus natus est nobis: Venite adoremus!
  «La Chiesa da venti secoli predica la nascita di Gesù Bambino, ch’è il mistero più dolce, l’immagine più pura, il conforto più grande che l’umanità mai abbia avuto: Dio-uomo. Se è già una cosa grandiosa, incomparabile, insondabile, impenetrabile e inesauribile il mistero di Dio e il mistero dell’uomo, cos’è il mistero dell’Uomo-Dio? È certamente ancora più inesauribile e insondabile, ma è insieme la risoluzione della tensione fra Dio e l’uomo, fra l’Infinito e il finito, fra la Purezza e la nostra miseria del peccato, è “Dio con noi”, è la soluzione di questo mistero, è il conforto ineffabile. Ecco la gioia di noi cristiani oggi». P. Cornelio Fabro

sabato 24 dicembre 2022

Avvisi da Sant'Anna al Laterano

Carissimo,
Siamo alle porte del Santo Natale; gli angeli insieme ai pastori ormai ci invitano: "Adeste fideles... venite venite a Betlemme". Sull'altare vestito a festa illuminato dalle candele c'è il Bambino Gesù, luce del mondo, eterna giovinezza di Dio, incarnatosi per donare nuova giovinezza a un mondo decrepito per il peccato, c'è la croce, il Calvario, la morte redentrice, la risurrezione, c'è l'Ostia da adorare. "Venite adoremus!". Che il Bambino Gesù riversi su chi prega e adora la sua vita, la sua luce, la sua giovinezza e la sua letizia.
L'Incarnazione di Dio ci rende giovani e felici, nonostante l'oscuro mugghiare del mondo: è il segno che la Fede cristiana è vera!

Domenica 25 dicembre, giorno di Natale, la Santa Messa delle 16,00 sarà solenne, preceduta alle 15,00 dalla possibilità di confessarsi e alle 15, 30 dalla recita del Santo Rosario, e seguita dalla Benedizione col Bambino e dal bacio all'immagine di Gesù Bambino. 

Domenica I gennaio, Ottava del Natale, la Messa delle ore 16,00 sarà preceduta dal canto del Veni Creator e dalla invocazione per l'anno che si apre, la Messa sarà cantata. Alle ore 15,00 possibilità delle confessioni e alle 15, 30 recita del Santo Rosario. 

Venerdì 6 gennaio, Epifania del Signore, la Santa Messa delle 16,00 sarà solenne.

Domenica 8 gennaio, Festa della Sacra Famiglia, Santa Messa preceduta alle ore 15,00 dalla possibilità di confessarsi e alle 15, 30 dalla recita del Santo Rosario.

Buon Natale! 
 d. Marco Agostini

Per alzare la coppa del mondo 2022, Leo Messi ha dovuto indossare il Bisht

Dalla newsletter di G. Meotti: "...inaugurata anche la moschea di Ravenna, la seconda più grande d'Italia dopo quella di Roma, sempre con la generosità del Qatar. Poi la nuova moschea di Catania (la più grande del sud Italia). Poi la moschea di Albenga (la più grande della Liguria). Poi la moschea di Torino. Non si fermeranno più. Dal 2012, il Qatar ha finanziato 45 moschee in Italia". 
Oggi il Qatar si trova al centro delle questioni geopolitiche più urgenti del momento. Vicino all'Iran e agli Stati Uniti di Biden, vanta un canale diretto con i talebani in Afghanistan. E grazie alla da'wa, l'azione di proselitismo dell'islam diffusa nelle numerose moschee, è già pronta a controllare i musulmani d'Italia.
Nel caso di Messi, al momento di alzare la coppa del mondo 2022, gli è stato fatto indossare il Bisht, il più tradizionale dei mantelli sauditi nonché uno dei più prestigiosi, associato a regalità, ricchezza e cerimonia. Non è un caso che i Bisht vengano indossati in occasioni degne di nota, come le ricorrenze o i momenti speciali, e da personaggi di spicco. Sta di fatto che ciò è avvenuto proprio il giorno della festa nazionale del Qatar, che si tiene dal 18 dicembre 1878, dall'emiro, dai ministri e da tutte le autorità principali qatariote. Una mossa astuta quella delle autorità del Paese mediorientale: in questo modo si è legata l'immagine del Qatar, attraverso un suo indumento tipico, al calciatore argentino nel momento più importante della sua carriera. E l'immagine della premiazione dell'Argentina destinata a diventare iconica e restare nella storia del calcio per sempre, ci sarà anche il Bisht e dunque riferimento al Qatar per quello che è un atto di propaganda ben congeniato.

Per alzare la coppa del mondo 2022,
Leo Messi ha dovuto indossare il Bisht
di Giuliano Guzzo

Il mantello ha mostrato in mondovisione il livello di sottomissione dell'Occidente all'islam, del resto il Qatar investe molto in tutti i settori e finanziando moschee anche in Italia.
Tutte le grandi storie, quasi senza eccezioni, hanno dei retroscena o delle sbavature, delle piccole ombre che, se non offuscano la luce complessiva di una narrazione, un minimo comunque la ridimensionano. Sembra essere questo il caso del gesto compiuto dal calciatore di cui si parla di più, e giustamente, in questi giorni. Vale a dire il fuoriclasse argentino Lionel Messi, il quale - sollevando la Coppa del Mondo - ha indossato un bisht, un mantello tradizionale del golfo Persico e non solo.

Come rilevato da più osservatori, quel mantello è pregno di significati, dal momento che rispecchia opulenza e prestigio. E il fatto che, a porlo sulle spalle di quello che è universalmente riconosciuto come l'erede - ora ancor di più - di Diego Armando Maradona, sia stato l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani - peraltro facendolo in mondovisione -, a detta di molti ha rappresentato la globale sottomissione dello sport più popolare del mondo al potere e all'economia qatariota.

venerdì 23 dicembre 2022

E. M. Radaelli - Corrispondenza Romana o Corrispondenza modernista?

Il Prof. Enrico Maria Radaelli ci fa pervenire questa sua replica ad una recente stroncatura, da parte di Corrispondenza Romana, del suo testo su papa Ratzinger, del quale trovate, dopo la replica, una essenziale presentazione, ricca delle motivazioni che lo hanno ispirato e costruito, con le quali l'Autore ci è andato giù duro... Personalmente, mentre vi richiamo ai numerosi precedenti sul tema - disseminati nel nutrito indice qui - conservo le mie perplessità più volte evidenziate; ma non mi sento di poter trarre conclusioni apodittiche. 

Corrispondenza Romana
o Corrispondenza modernista?


A proposito di una recensione di Corrispondenza Romana al mio ultimo lavoro, Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, per l’acquisto del quale rimando alla nota qui in calce.

Sul n. 1773 di Corrispondenza Romana del 15 dicembre 2022 è stato pubblicato un articolo a firma di Emanuele Barbieri in cui si legge:
« Il prof. Enrico Maria Radaelli, nel suo libro Al cuore di Ratzinger, sostiene che l’abdicazione di papa Benedetto è invalida e nulla, proprio perché è stata elaborata sulle basi di una dottrina eretica, di stampo hegeliano. Ma a questa tesi il prof. de Mattei già rispondeva il 1° luglio 2020 su Corrispondenza Romana: “Se fosse provato che Benedetto XVI aveva l’intenzione di scindere il pontificato, modificando la costituzione della Chiesa, sarebbe caduto in eresia; e poiché questa concezione eretica del Papato sarebbe certamente anteriore alla sua elezione, l’elezione di Benedetto dovrebbe essere ritenuta invalida per lo stesso motivo per cui si ritiene invalida l’abdicazione. Egli non sarebbe in nessun caso Papa. Ma questi sono discorsi astratti, perché solo Dio giudica le intenzioni, mentre il diritto canonico si limita a valutare il comportamento esterno dei battezzati: … ‘De internis non iudicat praetor’; un giudice non giudica le cose interne.” ».

Il caso del versetto mozzato

Ripetutamente abbiamo segnalato le nuove traduzioni monche o errate quando non sostituzioni edulcorate nei testi della Sacra Scrittura o in quelli liturgici. Giova ripetere la citazione di Michael Davies in: Cambiare il rito per cambiare la fede: «nel nuovo rito anglicano della messa, quello del Prayer book del 1549, non troveremo affermate delle eresie, ma omesse verità di fede essenziali. Le omissioni, il “taciuto”, in liturgia è sempre grave, perché rinunciare ad affermare con completezza e chiarezza tutte le verità di fede implicate, può portare a un vuoto di dottrina nei sacerdoti e nei fedeli che nel futuro apre il campo all'eresia: in parole semplici oggi sei cattolico con una messa eccessivamente semplificata, domani senza saperlo ti ritrovi protestante perché la forma della tua preghiera non ha nutrito più la tua fede». Ovviamente quel che vale per le formule rituali vale per la Scrittura. Il problema di fondo è evidenziato qui. Interessanti precedenti con sostanziosi approfondimenti qui - qui.

Il caso del versetto mozzato
di Investigatore Biblico

Ne abbiamo visti di errori di termini, ultimamente, nella traduzione Cei 2008.

Nel caso di questo articolo, invece, in cui analizziamo il versetto 2 del Salmo 147, ci troviamo davanti a un versetto mozzato, letteralmente troncato. E in quanto mozzato nel testo, diventa mozzato nel suo significato.

Andiamo ad analizzarlo.

CeiI 1974: “Lodate il Signore, è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a Lui conviene” (Sal 147,2)

Vulgata: “Alleluja. Laudate Dominum, quoniam bonus est psalmus; Deo nostro sit jucunda, decoraque laudatio” (Sal 147,2)

Cei 2008: “È bello cantare inni al nostro Dio, è dolce innalzare la lode” (Sal 147,2)

Per comprendere meglio lo stravolgimento immotivato della Cei 2008, prendiamo in esame il testo ebraico traslitterato: “Ki tov zammerah Elohènu, ki na’im na’wat tehillah”: “Lodate il Signore, perché è bene inneggiare al nostro Dio, perché è soave, a lui gradita la lode”.

Novena di Natale - VIII Giorno. O Emmánuel

Oggi è l'ottavo giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

23 dicembre – VII Antifona
O Emmánuel, Rex et légifer noster, exspectátio géntium, et Salvátor eárum: veni ad salvándum nos, Dómine, Deus noster O Emmanuele, nostro Re e nostro Legislatore, attesa delle genti e loro salvatore, vieni a salvarci. Signore Dio nostro!

O Emmanuele, Re della Pace, tu entri oggi in Gerusalemme, la città da te scelta, perché è là che hai il tuo Tempio. Presto vi avrai la tua Croce e il tuo Sepolcro, e verrà il giorno in cui costituirai presso di essa il tuo terribile tribunale. Ora tu penetri senza rumore e senza splendore in questa città di David e di Salomone. Essa non è che il luogo del tuo passaggio, mentre ti rechi a Betlemme. Tuttavia Maria Madre tua e Giuseppe, suo sposo, non l’attraversano senza salire al Tempio per offrire al Signore i loro voti e i loro omaggi; e si compie allora, per la prima volta, l’oracolo del Profeta Aggeo il quale aveva annunciato che la gloria del secondo Tempio sarebbe stata maggiore di quella del primo. Quel Tempio, infatti, si trova in questo momento in possesso d’un’Arca d’Alleanza molto più preziosa di quella di Mosè, e soprattutto non paragonabile a nessun altro santuario e anche al cielo, per la dignità di Colui che essa racchiude. Vi è il Legislatore stesso, e non più soltanto la tavola di pietra su cui è scritta la Legge. Ma presto l’Arca vivente del Signore discende i gradini del Tempio, e si dispone a partire per Betlemme, dove la chiamano altri oracoli. Noi adoriamo, o Emmanuele, tutti i tuoi passi attraverso questo mondo, e ammiriamo con quanta fedeltà osservi quanto è stato scritto di te, affinché nulla manchi ai caratteri di cui devi essere dotato, o Messia, per essere riconosciuto dal tuo popolo. Ma ricordati che sta per suonare l’ora, tutto è pronto per la tua Natività, e vieni a salvarci. Vieni, per essere chiamato non più soltanto Emmanuele, ma Gesù, cioè Salvatore.
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

giovedì 22 dicembre 2022

Occidente al collasso

Eleison Comments DCCCV. Commenti settimanali di di S. Ecc. Mons. Richard Williamson Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Indice dei precedenti sulla realtà distopica.
Qual è dunque la casa che può resistere a tutte le intemperie? Solo quella costruita su Dio, e non sulla sabbia!
Occidente al collasso

Con l’avvicinarsi del Natale la scena del mondo è abbastanza oscura. Che cosa dice Nostro Signore ai suoi apostoli? “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv. XVI, 33). Ricordiamo a noi stessi cos’è che Egli ha vinto anche per mezzo del seguente riassunto di un’intervista dello scorso settembre ad uno dei migliori commentatori che oggi appaiono regolarmente su Internet, Gonzalo Lira, durante la diretta “End of abundance w/Gonzalo Lira (live)” su YouTube:
L’Occidente sta barcollando sull’orlo del collasso di civiltà. Secondo quanto ci viene annunciato per il nostro prossimo futuro, stiamo entrando in un territorio oscuro, come la prossima moneta digitale e il sistema di credito sociale. Il presidente francese Macron ha dichiarato la fine dell’“era dell’abbondanza” e ci viene raccontato che ogni crisi sarà “peggiore della precedente”, né ci sarà alcun ritorno alla “vecchia normalità”.

La guerra è al cristianesimo

Nella nostra traduzione da Média-Press-Info uno dei tanti casi in cui viene presa di mira la cattolicità, fatte salve, invece, le espressioni di altre fedi.

La Lega dei Diritti umani fa rimuovere il presepe di Béziers
ma non dice nulla sulla celebrazione di Hanukkah


Continua con aggressività la guerra condotta dagli ayatollah del laicismo contro i presepi. Il tribunale amministrativo di Montpellier ha ordinato mercoledì al municipio di Béziers di rimuovere il presepe situato nel cortile principale del municipio entro 24:00, pena una penale di 100 euro al giorno.

È la Lega dei Diritti Umani (LDH) che si è dimostrata allergica al presepe e ha ottenuto in via sommaria - con procedura d'urgenza - questa decisione del tribunale amministrativo di Montpellier che ha ritenuto che il presepe “mettesse in risalto la scena della natività” e che pertanto “tale installazione entro i confini di un edificio pubblico viola le disposizioni dell'articolo 28 della legge 9 dicembre 1905 e le prescrizioni connesse al principio di neutralità dei soggetti pubblici”.

Novena di Natale - VII Giorno. O Rex géntium

Oggi è il settimo giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

22 dicembre – VI Antifona
O Rex géntium, et desiderátus eárum, lapísque anguláris, qui facis útraque unum: veni, et salva hóminem, quem de limo formástiO re delle genti, oggetto dei loro desideri! Pietra angolare che riunisci in te i due popoli ! Vieni e salva l’uomo che hai formato dal fango.

O Re delle genti! Tu ti avvicini sempre più a quella Betlemme in cui devi nascere. Il viaggio volge al termine, e la tua augusta Madre, che il dolce peso consola e fortifica, conversa senza posa con te lungo il cammino. Adora la tua divina maestà e ringrazia la tua misericordia; si rallegra d’essere stata scelta per la sublime missione di servire da Madre a un Dio. Brama e teme insieme il momento in cui finalmente i suoi occhi ti contempleranno. Come potrà renderti i servigi degni della tua somma grandezza, quando si ritiene l’ultima delle creature? Come ardirà sollevarti fra le braccia, stringerti al cuore, allattarti al suo seno mortale? Eppure, quando pensa che si avvicina l’ora in cui, senza cessare d’essere suo figlio, uscirai da lei ed esigerai tutte le cure della sua tenerezza, il suo cuore vien meno e mentre l’amore materno si confonde con l’amore che porta verso Dio, è sul punto di spirare in quella lotta troppo impari della fragile natura umana contro i più forti e i più potenti di tutti gli affetti riuniti in uno stesso cuore. Ma tu la sostieni, o Desiderato delle genti, perché vuoi che giunga al felice termine che deve dare alla terra il suo Salvatore, e agli uomini la Pietra angolare che li riunirà in una sola famiglia. Sii benedetto nelle meraviglie della tua potenza e della tua bontà, o divino Re, e vieni presto a salvarci, ricordandoti che l’uomo ti è caro poiché l’hai formato con le tue stesse mani. Oh, vieni, poiché l’opera tua è degenerata, è caduta nella perdizione, e la morte l’ha invasa: riprendila nelle tue potenti mani, rifalla, salvala, perché l’ami sempre, e non arrossisci della tua creazione.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)

mercoledì 21 dicembre 2022

Arciv. Viganò denuncia "l'approvazione dell'ideologia LGBTQ" da parte di Trump

L'Arciv. Viganò denuncia come grave errore "l'approvazione dell'ideologia LGBTQ" da parte di Trump. Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Dichiarazione
dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò
a proposito del recente gala a Mar-a-Lago


DESTA GRANDE SCANDALO, oltre che sconforto, apprendere la notizia dell’evento di gala offerto da Presidente Donald J. Trump a sostenitori del Partito Repubblicano dichiaratamente omosessuali. [qui]
Questo endorsement all’ideologia LGBTQ è ancor più grave, se si considera che solo due giorni prima Joe Biden ha firmato il Respect for Marriage Act con il quale negli Stati Uniti viene riconosciuta validità legale alle cosiddette nozze omosessuali, in violazione del diritto naturale e della Legge di Dio.

Il Partito Democratico è totalmente anticristiano e ostinatamente determinato a implementare l’agenda globalista del New World Order. Dall’altra parte, il Partito Repubblicano insegue sconsideratamente una minoranza degli elettori, assecondando modi di vivere contrari ai Comandamenti e al bene comune. I Cattolici americani si trovano oggi nell’impossibilità di essere rappresentati da una classe politica che si sta dimostrando totalmente incapace di interpretare ed esprimere le loro convinzioni in materia morale e religiosa. Da ciò deriva una disaffezione degli elettori, che si aggiunge ai brogli elettorali e agli scandali che vanno emergendo sulla censura operata dai media e sulle manipolazioni del consenso elettorale.

Il cardinale Kasper accenna al “dopo Francesco”

Un pontificato rivoluzionario caratterizzato dall'innesto di processi e dal cambiamento dei paradigmi nonché da un clericalismo politicante. Vedi indice articoli.
Il cardinale Kasper accenna al “dopo Francesco”

Nel corso di una recente intervista concessa ai giornalisti del Lazio, il cardinale Walter Kasper ha parlato molto liberamente degli esiti dell'attuale pontificato, nonché delle prospettive per il futuro della progressiva riforma della Chiesa che il "sinodo sulla sinodalità" [vedi] intende implementare.

Alla luce della storia, il cardinale Walter Kasper non sarà colui che contribuito contribuito meno all'elezione di Jorge Maria Bergoglio al soglio pontificio, aiutato in questo da diversi suoi colleghi che vedevano ben prima del 2013, nell'alto prelato argentino, la figura ideale per realizzare una riforma della Chiesa in un modo poco favorevole alla Tradizione.

Possiamo comunque considerare con interesse le analisi sviluppate dal teologo progressista a metà dicembre 2022, durante un incontro con l'Ordine dei giornalisti del Lazio dedicato al pontificato di papa Francesco.

Quarta domenica di Avvento: evitare il fuoco

Un altro tassello del nostro impegno nella diffusione e nel ripristino della Tradizione cattolica. A pochi giorni dalla Quarta Domenica di Avvento, pubblichiamo, nella nostra traduzione da OnePeterFive una nutriente meditazione di Fr. John Zuhlsdorf.

Quarta domenica di Avvento: evitare il fuoco
Fr. John Zuhlsdorf, 16 dicembre 2022

Fornisco un po’ di elementi per entrare nel contesto della quarta domenica di Avvento e della lettura dell’Epistola.
Originariamente, per via del legame che c’è tra il sabato e la domenica delle Quattro Tempora, la quarta domenica di Avvento non aveva una chiesa stazionale. Alla fine, per armonizzare questa domenica con altre domeniche importanti, le si assegnò come stazione la Basilica dei Dodici Apostoli. La quarta domenica di Avvento arriva sulla scia del sabato delle Quattro Tempora con le sue letture della veglia e le meditazioni notturne. Nell’antica Chiesa di Roma il sabato delle Quattro Tempora era il giorno delle ordinazioni sacerdotali a San Pietro in Vaticano: le cerimonie si protraevano fino alla domenica mattina. All’epoca si prendeva le cose sul serio. In un certo senso, questa domenica è un prolungamento del sabato delle Quattro Tempora.

Novena di Natale - VI Giorno. O Óriens

Oggi è il sesto giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

21 dicembre – V Antifona
O Óriens splendor lucis ætérnæ, et sol iustítiæ: veni, et illúmina sedéntes in ténebris, et umbra mortis O Oriente, splendore della luce eterna! Sole di giustizia! vieni, ed illumina coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte!

O divin Sole, o Gesù, tu vieni a strapparci alla notte eterna: sii per sempre benedetto! Ma come provi la nostra fede, prima di risplendere ai nostri occhi in tutta la tua magnificenza! Come ti compiaci di velare i tuoi raggi, fino all’istante segnato dal Padre tuo celeste, nel quale devi effondere tutti i tuoi fuochi! Ecco che attraversi la Giudea, ti avvicini a Gerusalemme, e il viaggio di Maria e Giuseppe volge al termine. Sul cammino, incontri una moltitudine di uomini che vanno in tutte le direzioni, e che si recano ciascuno alla sua città d’origine per soddisfare all’Editto del censimento. Di tutti quegli uomini nessuno pensa che tu gli sia vicino, o divino Oriente! Maria, Madre tua, è ritenuta una donna comune; tutt’al più, se notano la maestà e la modestia incomparabile dell’augusta regina, sentiranno vagamente lo stridente contrasto fra la suprema dignità e l’umile condizione; ma hanno presto dimenticato quel felice incontro. Se guardano con tanta indifferenza la madre, rivolgeranno forse un pensiero al figlio ancora racchiuso nel suo seno? Eppure quel figlio sei tu stesso, o Sole di giustizia! Accresci in noi la Fede, ma accresci anche l’amore. Se quegli uomini ti amassero, o liberatore dell’universo, tu ti faresti sentire ad essi; i loro occhi non ti vedrebbero ancora, ma almeno s’accenderebbe loro il cuore nel petto, ti desidererebbero e solleciterebbero il tuo arrivo con i loro voti e i loro sospiri. O Gesù, che attraversi così quel mondo che tu hai fatto, e che non forzi l’omaggio delle tue creature, noi vogliamo accompagnarti per il resto del tuo viaggio; baciamo sulla terra le orme benedette dei passi di colei che ti porta nel seno, e non vogliamo lasciarti fino a quando non siamo arrivati con te alla dolce Betlemme, a quella Casa del Pane in cui finalmente i nostri occhi ti vedranno, o Splendore eterno, nostro Signore e nostro Dio.
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

martedì 20 dicembre 2022

Mons. Schneider: la messa tradizionale, anche a costo di un «esilio liturgico»

In occasione della Conferenza sull’identità cattolica organizzata fatta dalla rivista The Remnant l’1 e 2 ottobre 2022 a Pittsburgh (Stati Uniti), mons. Athanasius Schneider ha rilasciato diverse dichiarazioni. Troveremo qui le parole più significative del Vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan), sulla Messa tradizionale e sulla persecuzione a cui è sottoposta a Roma e nelle diocesi. Indice articoli sulla Traditionis custodes e successivi.

Su LifeSiteNews del 4 ottobre si potevano leggere queste parole tratte dal suo convegno di Pittsburgh: 
«Il potere attuale odia ciò che è santo, e quindi perseguita la Messa tradizionale».
Parole forti integrate da questo saggio appello: «ma la nostra risposta non dev’essere né rabbia né pusillanimità, ma una profonda sicurezza nella verità e pace interiore, gioia e fiducia nella Divina Provvidenza». Il presule ha anche affermato: «dichiarare la Messa riformata di papa Paolo VI espressione unica ed esclusiva della lex orandi del rito romano — come sta facendo Papa Francesco — viola la tradizione bimillenaria di tutti i romani pontefici, che non hanno mai mostrato una così rigida intolleranza».

Libertà religiosa ed educazione cattolica: catechismo o insegnamento religioso? Magistero o eterna ricerca della verità?

 Libertà religiosa ed educazione cattolica:
catechismo o insegnamento religioso?
Magistero o eterna ricerca della verità?

Gederson Falcometa

Ho un conto Instagram per motivi di lavoro. Lì seguo diverse pagine cattoliche e l’altro giorno ho visto un messaggio di un membro che diceva: “I miei genitori non mi hanno mai battezzato, perché hanno preferito aspettare che crescessi per poter scegliere la mia religione. Però oggi, da adulta, ho saputo che mia nonna che mi ha battezzato di nascosto ai miei genitori”.
Considerando che i genitori si sono posti la domanda se battezzarla o no, possiamo presumere che si tratti di una coppia cattolica progressista coerente. Infatti, se la persona umana ha diritto alla libertà religiosa, il battesimo e l’educazione di un bambino nella fede cattolica comportano il rifiuto del detto diritto della persona umana alla libertà religiosa.
In questo caso, grazie alla nonna, l’interessata ha ricevuto il battesimo, ma i suoi genitori, tra catechismo e insegnamento religioso, hanno preferito l'insegnamento religioso. Questo è più coerente con l’insegnamento della Dignitatis Humanae (DH).

Questo problema, forse, può spiegare il comportamento di certi prelati che portano i bambini nelle moschee. E anche quei prelati che donano dei terreni ad altre religioni per la costruzione dei loro templi (prevalentemente musulmani). In questo senso, il dialogo interreligioso finisce per essere un dialogo in vista della conferma della propria posizione religiosa. Oltre che una tentazione, visto che voglio conoscere altre religioni per sapere se la mia è migliore delle altre, ed essere così sicuro che la mia scelta è stata quella giusta. Se una persona, in base al suo giudizio o principalmente al suo sentimento soggettivo, trova qualcosa di meglio in un’altra religione, si converte.
Questo è possibile solo perché con il concilio Vaticano II, e DH, la Chiesa è stata posta sullo stesso piano delle altre religioni.

Novena di Natale - V Giorno. O clavis David

Oggi è il quinto giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

20 dicembre – IV Antifona
O clavis David et sceptrum domus Israël; qui áperis, et nemo claudit; claudis, et nemo áperit: veni, et educ vinctum de domo cárceris, sedéntem in ténebris, et umbra mortis O chiave di David e scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere; che chiudi, e nessuno può aprire: vieni e trai dalla prigione il misero che giace nelle tenebre e nell’ombra della morte.

O figlio di David, erede del suo trono e della sua potenza, tu percorri, nella tua marcia trionfale, una terra sottomessa un tempo al tuo avo, e oggi asservita dai Gentili. Riconosci da ogni parte, sul tuo cammino, tanti luoghi testimoni delle meraviglie della giustizia e della misericordia di Dio tuo Padre verso il suo popolo, nel tempo di quell’antica Alleanza che volge verso la fine. Presto, tolta la virginea nube che ti ricopre, intraprenderai nuovi viaggi su quella stessa terra, vi passerai beneficando e guarendo ogni languore ed ogni infermità, e tuttavia senza avere dove posare il capo. Oggi almeno il seno materno ti offre ancora un asilo dolce e tranquillo nel quale non ricevi che le testimonianze dell’amore più tenero e più rispettoso. Ma, o Signore, bisogna che tu esca da quel beato ritiro; bisogna che tu, o Luce eterna, risplenda in mezzo alle tenebre, poiché il prigioniero che sei venuto a liberare languisce nella sua prigione. Egli giace nell’ombra della morte, e vi perirà se non vieni prontamente ad aprirne le porte con la tua Chiave onnipotente! Il prigioniero, o Gesù, è il genere umano, schiavo dei suoi errori e dei suoi vizi. Vieni a spezzare il giogo che l’opprime e lo degrada! Il prigioniero è il nostro cuore troppo spesso asservito a tendenze che esso sconfessa. Vieni, o divino Liberatore, a riscattare tutto ciò che ti sei degnato di rendere libero con la tua grazia, e a risollevare in noi la dignità di fratelli tuoi.
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

lunedì 19 dicembre 2022

Francesco e l'"indietrismo": una teoria unificata

L'"indietrismo" come sistema: se n'è giò parlato in più occasioni. Di seguito un interessante tentativo di analisi e sistematizzazione di questioni non solo liturgiche ma, come dice l'autore, politiche, nel senso ampio del termine, pubblicato su Crisis magazine. Ci chiediamo, salva reverentia, qual è il motivo di questa ormai annosa ossessione di papa Bergoglio sugli "indietristi/tradizionalisti/pelagiani pii". Qui l'indice di numerosi articoli dal versante liturgico e qui da quello più specificamente politico.

Una teoria unificata dell’ “indietrismo”
di Darrick Taylor su Crisis magazine, 30/11/2022

Papa Francesco ha presentato molte delle sue iniziative chiave da papa come sforzi per “far muovere la Chiesa in avanti”, come si suol dire. Come probabilmente saprete anche voi, egli si oppone con veemenza a tutto ciò che porta la Chiesa “indietro”.
Negli ultimi mesi ha iniziato a usare un neologismo italiano – “indietrismo” o “backwardism” [l’autore ha cercato di rendere in traduzione inglese, che qui lasciamo invariata, il neologismo italiano citato, n.d.t.]- per descrivere quei cattolici che si oppongono al progresso nella Chiesa. Il torrente di abusi e invettive di Francesco è stato piuttosto consistente e corrisponde sempre più alle sue azioni,
soprattutto da quando è iniziato il giro di vite sulla Messa in latino nel 2021.
Questo attacco verbale è rivolto a coloro che “rifiutano il Vaticano II”, anche se non chiarisce mai del tutto chi rifiuta cosa esattamente. Sicuramente intorno a Francesco c’è chi considera l’esistenza della vecchia liturgia come un simbolo della Chiesa pre-Vaticano II, che la Chiesa postconciliare si è lasciata alle spalle. Data la scelta delle nomine alla Pontificia Accademia per la Vita, è probabile che questo includa coloro che non vogliono che la dottrina della Chiesa sulla contraccezione si “sviluppi”. A quanto pare, egli vede le cose allo stesso modo, o almeno vuole dare l’impressione di farlo.

La verità e il nome di Dio - Giorgio Agamben

In questo indice sono rintracciabili diversi precedenti dello stesso autore
La verità e il nome di Dio 

È da quasi un secolo che i filosofi parlano della morte di Dio e, come spesso accade, questa verità sembra oggi tacitamente e quasi inconsapevolmente accettata dall’uomo comune, senza che ne siano tuttavia misurate e comprese le conseguenze. Una di queste – e certamente non la meno rilevante – è che Dio – o, piuttosto, il suo nome – era la prima e ultima garanzia del nesso fra il linguaggio e il mondo, fra le parole e le cose. Di qui l’importanza decisiva nella nostra cultura dell’argomento ontologico, che stringeva insolubilmente insieme Dio e il linguaggio, e del giuramento pronunciato sul nome di Dio, che obbligava a rispondere della trasgressione del vincolo fra le nostre parole e le cose.
Se la morte di Dio non può che implicare il venir meno di questo vincolo, ciò significa allora che nella nostra società il linguaggio è diventato costitutivamente menzogna. Senza la garanzia del nome di Dio, ogni discorso, come il giuramento che ne assicurava la verità, non è più che vanità e spergiuro. È quanto abbiamo visto apparire in piena luce in questi ultimi anni, quando ogni parola pronunciata dalle istituzioni e dai media era soltanto vacuità e impostura.

Novena di Natale - IV giorno. O Radix Jesse

Oggi è il quarto giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre al testo base di cui al link anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

19 dicembre – III Antifona
O radix Iesse qui stas in signum populórum, super quem continébunt reges os suum, quem gentes deprecabúntur: veni ad liberándum nos, iam noli tardáre O rampollo di Jesse, che sei come uno stendardo per i popoli; davanti la quale i re ammutoliranno e le genti offriranno le loro preghiere: vieni a liberarci, e non tardare.

Eccoti dunque in cammino, o Figlio di Jesse, verso la città dei tuoi avi. L’Arca del Signore s’è levata ed avanza, con il Signore che è in essa, verso il luogo del suo riposo. «Quanto sono belli i tuoi passi, o Figlia del Re, nello splendore dei tuoi calzari» (Cant. 7, 1), quando vieni a portare la salvezza alle città di Giuda ! Gli Angeli ti scortano, il tuo fedele Sposo ti circonda di tutta la sua tenerezza, il cielo si compiace in te, e la terra trasalisce sotto il dolce peso del suo Creatore e della sua augusta Regina. Avanza, o Madre di Dio e degli uomini, Propiziatorio onnipotente in cui è racchiusa la divina Manna che preserva l’uomo dalla morte! I nostri cuori ti seguono e ti accompagnano, e al seguito del tuo Regale antenato, giuriamo «di non entrare nella nostra casa, di non salire sul nostro letto, di non chiudere le nostre palpebre e di non concederci riposo fino a quando non abbiamo trovato nei nostri cuori una dimora per il Signore che tu porti, una tenda per il Dio di Giacobbe». Vieni dunque, così velato sotto i purissimi fianchi dell’Arca santa, 0 rampollo di Jesse, finché ne uscirai per risplendere agli occhi del popolo, come uno stendardo di vittoria. Allora i re vinti taceranno dinanzi a te, e le genti ti rivolgeranno i loro omaggi. Affrettati, o Messia; vieni a vincere tutti i nostri nemici, e liberaci!
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

domenica 18 dicembre 2022

Dominica Quarta Adventus ("Rorate") - Le sette antifone "O": originale latino e traduzione

Continuiamo a proporre i testi che appartengono alla vena aurea dei tesori che La Catholica ci ha tramandato e che noi disseppelliamo per rimeditarli e perché non siano consegnati all'oblìo e possano nutrire anche questa generazione e quelle che verranno. Di seguito trovate tutte Le Antifone "O" riunificate.
Vi ricordo: Dominica Prima Adventus [qui] con La Mistica dell'avvento; Dominica secunda Adventus con La Pratica dell'Avvento [qui]; Dominica Tertia Adventus con La Storia dell'Avvento [qui].

Intróitus
Is. 45, 8 - Roráte coeli désuper, et nubes plúant iustum: aperiátur terra, et gérminet Salvatórem.
Ps. 18, 2 - Coeli enárrant glóriam Dei: et ópera mánuum eius annúntiat firmaméntum.
Piovete dall’alto o cieli, e madateci il giusto, o nubi: si apra la terra e dia frutti di salvezza. I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento narra l’opera delle sue mani.

Eccoci entrati nella Settimana che precede immediatamente la Nascita del Messia: fra sette giorni al più tardi, egli verrà; e secondo la lunghezza del tempo dell'Avvento, la quale varia ogni anno, può accadere che la venuta tanto desiderata abbia luogo fra sei giorni, fra tre giorni o anche domani. La Chiesa conta le ore di attesa; veglia giorno e notte, e i suoi Uffici hanno preso una solennità insolita dal 17 dicembre. Alle Laudi, essa varia ogni giorno le Antifone; ai Vespri, esprime con tenerezza e maestà i suoi desideri di Sposa con brucianti esclamazioni verso il Messia, nelle quali gli da per ciascun giorno un titolo magnifico attinto dal linguaggio dei Profeti.

Oggi [1] essa da gli ultimi tocchi per commuovere i suoi figli. Li trasporta nella solitudine e mostra loro Giovanni Battista, sulla cui missione li ha già istruiti nella terza Domenica. La voce di quell'austero Precursore risuona nel deserto e si fa sentire fin nelle città, predicando la penitenza, la necessità di purificarsi nell'attesa di colui che sta per apparire. Ritiriamoci in disparte durante questi giorni; o se non possiamo farlo a causa delle nostre occupazioni esteriori, ritiriamoci nel segreto del nostro cuore e confessiamo la nostra iniquità, come quei veri Israeliti che venivano, pieni di compunzione e di fede nel Messia, a completare ai piedi di Giovanni Battista l'opera di preparazione per riceverlo degnamente quando fosse apparso. Ora, ecco la santa Chiesa che, prima di aprire il libro del Profeta, ci dice all'ordinario, ma con solennità sempre maggiore:

Novena di Natale III giorno - O Adonái

Oggi è il terzo giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

18 dicembre – II Antifona
O Adonái et Dux domus Israël, qui Móysi in igne flammæ rubi apparúisti, et ei in Sina legem dedísti: veni ad rediméndum nos in brácchio exténto O Adonai, Signore, capo della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nella fiamma del roveto ardente e gli hai dato la legge sul Sinai, vieni a riscattarci nella forza del tuo braccio.

O Supremo Signore, Adonai, vieni a riscattarci, non più nella tua potenza, a nella tua umiltà. Una volta ti sei manifestato a Mosè, tuo servo, in mezzo ad una divina fiamma; hai dato la Legge al tuo popolo tra fulmini e lampi. Ora non è più tempo di spaventare, ma di salvare. Per questo la tua purissima Madre Maria, conosciuto, al pari dello sposo Giuseppe, l’editto dell’Imperatore che li obbligherà ad intraprendere il viaggio di Betlemme, si occupa dei preparativi della tua prossima nascita. Dispone per te, o divino Sole, gli umili panni che copriranno la tua nudità, e ti ripareranno dal freddo in questo mondo che tu hai fatto, nell’ora in cui apparirai nel profondo della notte e del silenzio. Così ci libererai dalla servitù del nostro orgoglio, e il tuo braccio si farà sentire più potente quando sembrerà più debole e più immobile agli occhi degli uomini. Tutto è pronto, o Gesù! I tuoi panni ti attendono. Parti dunque presto e vieni a Betlemme, a riscattarci dalle mani del nostro nemico.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)