Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 16 dicembre 2025

In Illo Tempore: 3ª Domenica di Avvento “Gaudete”

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione di P. John Zuhlsdorf che ogni settimana ci consente di approfondire i tesori di grazia ricevuti nella domenica precedente qui. Importante anche per i riferimenti al superamento dei problemi attuali.

In Illo Tempore:
3ª Domenica di Avvento “Gaudete”

La Chiesa, mentre ci guida attraverso l'Avvento, lo fa con una pedagogia al tempo stesso sobria ed esultante, scandita da un ritmo che si accelera con l'avvicinarsi dei grandi misteri. Fin dalla prima domenica, quando il Signore è annunciato come ancora lontano ma certamente in arrivo, la liturgia – Messa e Ufficio – si fa sempre più pressante. L'orizzonte iniziale è escatologico.

La venuta di Cristo è inizialmente annunciata non come un tenero presepe, ma come l'Avvento del Giudice e Re. La seconda domenica acuisce questa attesa. Giovanni Battista, imprigionato e in attesa di morte, manda i suoi discepoli a interrogare Gesù sulla sua identità. La risposta di Cristo non consiste in definizioni astratte, ma in segni: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano. Sono segni messianici, ma anche escatologici. Riguardano la venuta di Dio, non solo del Messia. Ciò che accade ora, nella misericordia, anticipa ciò che accadrà universalmente al compimento di tutte le cose.

Nella terza domenica di Avvento, il canto della Chiesa cambia colore senza abbandonare la sua sostanza. L'introito canta "Rallegratevi sempre nel Signore... Gaudete in Domino semper", e le vesti rosa interrompono il viola. Eppure questa gioia non è un'interruzione completa della penitenza, né una caduta nel sentimentalismo. È gioia perché "prope est ... Egli è vicino". È vicino liturgicamente, con l'avvicinarsi della Natività. È vicino cronologicamente, con l'avvicinarsi della fine della storia a ogni istante che passa. È vicino sacramentalmente, misticamente, moralmente. La Chiesa non abbandona Giovanni Battista in questo momento. Al contrario, ce lo ripropone, ora nel Vangelo secondo Giovanni, dove viene interrogato dai messaggeri di Gerusalemme. "Sei tu il Cristo? Sei tu Elia? Sei tu il Profeta?", risponde Giovanni con austera chiarezza. Non è il Messia. Non è Elia ritornato in persona. È la Voce. “Ego vox clamantis in deserto: Dirigite viam Domini”, citando Isaia 40.

Questa continuità tra il Vangelo di Matteo della settimana scorsa e quello di Giovanni di questa domenica non è casuale. In Matteo, Cristo identifica Giovanni come "più che un profeta", come il precursore promesso, addirittura come l'Elia che doveva venire. In Giovanni, il Battista rifiuta un equivoco letteralista e si colloca precisamente all'interno del testo profetico. Egli è la voce, non la Parola. Prepara la via per un Altro. L'oracolo di Isaia inquadra così sia il primo che l'ultimo Avvento. "Nel deserto preparate la via del Signore, appianate nella steppa una strada per il nostro Dio". Le valli si innalzano. I monti si abbassano. Ciò che è tortuoso si raddrizza. I luoghi scoscesi diventano piani. Questa è misericordia ora. Sarà giudizio più tardi.

La strada del Signore verso di noi è spianata o dal pentimento e dalla grazia, o dall'irresistibile avvento del Re di terribile maestà.

Mi permettete di citare estesamente un sermone di Sant'Agostino d'Ippona (+430) predicato nel 413 per la festa della Natività di Giovanni Battista? Riguarda il contrasto tra il ruolo di Giovanni Battista, la voce che grida nel deserto, e quello di suo cugino, Gesù, il Verbo di Dio fatto carne. L'umiltà di Giovanni preparò la via del Signore.
Giovanni è la voce, ma il Signore è la Parola che era in principio. Giovanni è la voce che dura per un tempo; fin dal principio Cristo è la Parola che vive per sempre.

Togli la parola, il significato, e cos'è la voce? Dove non c'è comprensione, c'è solo un suono senza senso. La voce senza parola colpisce l'orecchio ma non edifica il cuore.

Tuttavia, osserviamo cosa succede quando cerchiamo innanzitutto di edificare i nostri cuori. Quando penso a ciò che dirò, la parola o il messaggio è già nel mio cuore. Quando voglio parlarti, cerco un modo per condividere con il tuo cuore ciò che è già nel mio.

Nella mia ricerca di un modo per far sì che questo messaggio ti raggiunga, affinché la parola già nel mio cuore possa trovare posto anche nel tuo, uso la mia voce per parlarti. Il suono della mia voce ti porta il significato della parola e poi svanisce. La parola che il suono ti ha portato è ora nel tuo cuore, eppure è ancora anche nel mio.

Quando la parola vi è stata trasmessa, non sembra forse che il suono dica: la parola dovrebbe crescere e io dovrei diminuire? Il suono della voce si è fatto udire al servizio della parola e se n'è andato, come se dicesse: la mia gioia è completa. Teniamo stretta la parola; non dobbiamo perdere la parola concepita interiormente nei nostri cuori.

Avete bisogno di una prova che la voce svanisca ma la Parola divina rimanga? Dov'è oggi il battesimo di Giovanni? Ha assolto al suo scopo, ed è scomparso. Ora è il battesimo di Cristo che celebriamo. È in Cristo che tutti crediamo; speriamo nella salvezza in lui. Questo è il messaggio che la voce ha gridato.

Poiché è difficile distinguere la parola dalla voce, perfino Giovanni stesso fu ritenuto il Cristo. La voce fu ritenuta la parola. Ma la voce riconobbe ciò che era, preoccupata di non offendere la parola. "Io non sono il Cristo", disse, "né Elia, né il profeta".

E la domanda arrivò: Chi sei, allora? Rispose: Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via al Signore. La voce di uno che grida nel deserto è la voce di uno che rompe il silenzio. Preparate la via al Signore, dice, come se dicesse: "Parlo per condurlo nei vostri cuori, ma lui non sceglie di venire dove lo conduco io se non gli preparate la via".

Cosa significa preparare la via, se non "pregare bene"? Cosa significa preparare la via, se non "essere umili nei propri pensieri"? Dovremmo imparare da Giovanni Battista. È considerato il Cristo; egli dichiara di non essere ciò che pensano. Non approfitta del loro errore per accrescere la propria gloria.

Se avesse detto: "Io sono il Cristo", potete immaginare quanto facilmente gli avrebbero creduto, poiché credevano che fosse il Cristo ancor prima che parlasse. Ma non lo disse; riconobbe ciò che era. Indicò chiaramente chi era; si umiliò.

Vide dove risiedeva la sua salvezza. Capì di essere una lampada e temeva che potesse essere spenta dal vento dell'orgoglio.
«Raddrizzate la sua via!», grida il Battista.

Risuona con tanta forza il perenne ammonimento: confessatevi.

Il raddrizzamento può essere delicato ora, anche se comporta lacrime, riparazione e penitenza. Più tardi, Colui che raddrizza compirà il raddrizzamento Lui stesso. Eppure questa verità che fa riflettere non spegne la gioia. Al contrario, la fonda. C'è più di questo mondo. C'è il Paradiso. C'è la somma finale di tutte le cose "ut sit Deus omnia in omnibus ... affinché Dio sia tutto in tutti" (1 Cor 15,28). La ragione della gioia non si sta semplicemente avvicinando. La Ragione stessa si sta avvicinando.

L'esperienza umana del tempo rispecchia questa accelerazione. In finem citius.

Motus in fine velocior. Più ci avviciniamo alla fine, più le cose sembrano accelerare.

Questo vale per la nostra vita che invecchia, dove gli anni sembrano svanire con velocità crescente. Vale anche per l'anno liturgico, la cui struttura ci trasporta, rapidamente e dolcemente, nel cuore dei misteri. La Santa Chiesa non si limita a informarci sulla storia della salvezza. Ci immerge in essa. Ci attira nel Mistero che è causa della nostra gioia.

In nessun luogo ciò è più evidente che nell'Introito che dà il nome a questa domenica. Tratto da Filippesi 4,
" Gaudete in Domino semper: iterum dico, gaudete. Modestia vestra nota sit omnibus hominibus: Dominus enim prope est ... Rallegratevi sempre nel Signore. Lo ripeto: rallegratevi."
L'imperativo è inequivocabile. Non è un suggerimento. È un comando, fondato non sulle circostanze ma su Cristo. La Chiesa ha da tempo riconosciuto il parallelismo tra questa domenica e la domenica Laetare di Quaresima. Entrambe anticipano la gioia nel mezzo della penitenza. Entrambe allentano le austerità esteriori. I fiori tornano per un giorno. La musica strumentale è consentita per un momento. Appaiono paramenti rosa, rosacea piuttosto che rosa. Sono un'omelia visiva sulla gioia contenuta.
L'Avvento, tuttavia, non è la Quaresima. La sua penitenza è reale ma distinta. L'Alleluia rimane. Il Gloria è trattenuto. Predomina il viola. I digiuni dell'Avvento storicamente preparavano i cristiani alla festa della Natività, proprio come le veglie e le Quattro Tempora scandivano il periodo. L'Avvento è orientato almeno tanto alla Seconda Venuta quanto alla Prima. Pertanto è gioiosamente penitenziale, o penitenzialmente gioioso. La gioia cristiana non esclude la penitenza. La penitenza, giustamente abbracciata, diventa fonte di pace.

San Leone Magno, predicando durante l'Avvento, il 15 dicembre 440, espresse con cristallina chiarezza l'istinto romano (s. 13).

Cosa c'è di più salutare del digiuno, mediante il quale ci avviciniamo a Dio e, resistendo fermi al diavolo, sconfiggiamo i vizi che ci portano fuori strada?

Prosegue, insistendo sul fatto che il digiuno deve essere completato dall'elemosina, che ciò che si sottrae al piacere deve essere donato alla virtù, che l'astinenza del digiuno deve diventare la cena dei poveri. Questo è il cattolicesimo romano nella sua essenza. Questo è Vetus.

La penitenza, il digiuno e le opere di misericordia raddrizzano la via del Signore non solo in senso metaforico, ma concretamente. Livellano valli di disperazione e sollevano montagne di orgoglio. Guariscono i ricordi e purificano le intenzioni. Ci allineano alla logica sacrificale della carità, che cerca il bene dell'altro anche a costo di se stessa. Tali opere sono penitenziali perché ci costano qualcosa. Sono gioiose perché ci uniscono a Cristo.

Cristo viene a noi già, in molteplici Avventi prima di quello finale. Viene nella persona del sacerdote, alter Christus, che agisce in persona Christi. Viene nella consacrazione dell'Eucaristia. Viene tutto intero nella Santa Comunione, Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Viene nella Parola, quando la Scrittura viene letta con attenzione e devozione. Viene nei poveri e nei bisognosi, nei quali attende la nostra misericordia. Ognuna di queste venute è una venuta che ci prepara alla Venuta definitiva. Ognuna è un mini-avvento, gioiosamente penitente.

La gioia, quindi, non è facoltativa. È la cornice predefinita della vita cristiana. Anche in mezzo alla confusione ecclesiale, alla sofferenza e allo scandalo, la gioia rimane possibile perché non affonda le sue radici nell'adempimento istituzionale, ma nell'identità battesimale. Attraverso il battesimo siamo membra del Corpo di Cristo. Persino il dolore e l'ansia, uniti a questa identità, possono trasfigurarsi in una gioia più profonda, a volte austera, a volte macchiata di lacrime, ma reale.

L'Epistola proclamata oggi amplia la logica dell'Introito. Dopo aver esortato alla gioia e alla fiducia orante, Paolo aggiunge:
Et pax Dei, quae exsuperat omnem sensum, custodit corda vestra et intelligentias vestras in Christo Iesu... La pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”.
La pace è l'eco della gioia. Non è l'assenza di lotta, ma la presenza di Cristo.
Questa esortazione paolina si rispecchia nella Colletta della Messa romana tradizionale:
Aurem tuam, quaesumus, Domine,
precibus nostris accommoda:
et mentis nostrae tenebras,
gratia tuae visitationis illustra.
VERSIONE LETTERALE:
Ti preghiamo,
Signore, porgi l'orecchio alle nostre preghiere
e, con la grazia della tua visita,
illumina le ombre della nostra mente.
La Chiesa osa chiedere al Dio infinito di prestare ascolto, di adattarsi alle nostre preghiere. Accommodo suggerisce di adattare, adattare, prestare all'uso. Dio, che non ha bisogno di nulla, si degna di ascoltarci. Illumina le ombre della nostra mens, della nostra mente, della nostra coscienza e del nostro proposito interiore, con la grazia della Sua visita. L'Avvento è proprio questo: una visita. La Parola eterna, pronunciata prima del tempo, riecheggia al Padre attraverso le nostre preghiere, le nostre azioni, le nostre menti trasformate. Se siamo immagini di Dio, soprattutto nella nostra mens, allora Dio si sente in noi. Il nostro prossimo dovrebbe vedere e sentire Dio riflesso nelle nostre vite.

Per questo la Chiesa ci comanda di rallegrarci. Non perché non ci siano valli o montagne, prigioni o persecuzioni, confusioni o ferite. Ma perché il Signore è vicino.

Prope est.

Ora viene con misericordia. Più tardi verrà con gloria.

In ogni caso, la Sua venuta è la nostra speranza.

La domenica Gaudete rivela il cuore paradossale dell'Avvento: gioia fondata sulla penitenza, speranza acuita dal giudizio. Mentre il Signore si avvicina, la Chiesa raccomanda di gioire non come sentimento, ma come fede radicata nella venuta di Cristo nella misericordia e nella gloria. Attraverso la confessione, le opere di misericordia, la vita sacramentale e la preghiera, la via è spianata.

La gioia, sostenuta dalla pace, è l'atteggiamento predefinito del cristiano di fronte al Signore che si avvicina. Come disse il già citato Leone:

Ciò che piace a Dio dovrebbe piacere anche a noi. Rallegriamoci, non importa quanto ci mandi.

Regem venturum Dóminum / Oggi inizia la novena di Natale

Oggi, 16 dicembre, inizia la Novena di Natale per preparare il cuore alla venuta di Gesù, tempo per fermarsi ad adorare il Signore che è il nostro Tutto. È Re onnipotente che si fa umile e s’incarna in un Bambino. Tutte le Parrocchie la celebrano comunitariamente. Chi non può farlo, può unirsi spiritualmente aiutato dai testi che seguono.

Parti da dirsi ogni giorno

Deus, in adiutòrium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina.
Dio, volgiti in mio aiuto. Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)
In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +. Amen.

Canto delle «Profezie»

Regem venturum Dominum, venite adoremus
Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Iucundare filia Sion, et exulta satis filia Ierusalem, ecce Dominus veniet,
et erit in die illa lux magna et stillabunt montes dulcedine; et colles fluent lac et mel, quia veniet Propheta magnus et Ipse renovabit Ierusalem.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Ecce veniet Deus, et Homo de domo David sedere in throno; et videbitis et gaudebit cor vestrum.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Ecce veniet Dominus protector noster,
Sanctus Israël, coronam Regni habens in capite suo et dominabitur a mari usque ad mare et a flumine usque ad terminos orbis terrarum.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.

Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: ⁰
si moram fecerit, expecta eum quia veniet et non tardabit.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis et adorabunt eum omnes reges terrae, omnes gentes servient ei.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Nascetur nobis parvulus et vocabitur Deus fortis; ipse sedebit super thronum David patris sui et imperabit; cuius potestas super humerum eius.


Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Betlehem civitas Dei summi, ex te exiet
dominator Israel, et egressus eius
sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae,
et pax erit in terra nostra dum venerit

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Crastina die delebitur iniquitas terrae,
et regnabit super nos Salvator mundi.

Regem venturum Dominum,
venite, adoremus.
Prope est iam Dominus:
venite, adorémus.
Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Godi figlia di Sion, esulta figlia di Gerusalemme, ecco il Signore verrà ed in quel giorno vi sarà gran luce; i monti stilleranno dolcezza e dai colli scorreranno latte e miele, perché verrà un gran profeta ed Egli rinnoverà Gerusalemme.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, dalla casa di Davide verrà il Dio-Uomo
a sedersi sul trono; vedrete e godrà il vostro cuore.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, verrà il Signore, il nostro Protettore, il Santo d'Israele, portando sul capo la corona regale e dominerà da un mare all'altro e dal fiume ai confini estremi della terra.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, apparirà il Signore e non mancherà di parola; se indugerà attendilo, perché verrà e non potrà tardare.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Il Signore discenderà come pioggia sul vello, in quei giorni spunterò la giustizia e l'abbondanza della pace; tutti i re della terra lo adoreranno e i popoli lo serviranno.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Nascerà per noi un bimbo e sarà chiamato Dio forte; egli siederà sul trono di Davide suo padre e sarà un dominatore e avrà sulle spalle la potestà regale.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Betlemme, città del sommo Dio, da te nascerà il dominatore d'Israele; la sua nascita risale al principio dei giorni dell'eternità e sarà glorificato in mezzo a tutta la terra; e, quando Egli sarà venuto, vi sarà pace sulla nostra terra.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Domani sarà sconfitto il male della terra
e regnerà su noi il Salvatore del mondo.

Ecco il Signore viene,
venite adoriamo.
Il Signore è vicino,
venite adoriamo.

 (Nota: Tutte le strofe dal n.1 al n.7 devono essere recitate o cantate ogni giorno dal 16 fino al 23 dicembre; la Vigilia di Natale, il 24 dicembre, si aggiunge la strofa n. 8)

lunedì 15 dicembre 2025

Imparare il latino liturgico, lezione 22

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, approfittiamo del lavoro di uno dei tanti appassionati studiosi d'oltreoceano Per chi è completamente digiuno di latino e ha interesse a colmare questa lacuna, così diffusa nelle ultime generazioni — e purtroppo anche tra i sacerdoti —, può trovare i rudimenti indispensabili per comprendere il latino ecclesiastico e porre le basi di un maggiore approfondimento in genere favorito dalla frequentazione delle liturgia dei secoli. Un piccolo inconveniente è dato dalla taratura per lettori anglofoni; ma penso agevolmente colmabile dall'efficacia del metodo. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Latina Lingua, per le lezioni precedenti.

Imparare il latino liturgico, lezione 22
exaltabor in gentibus, et exaltabor in terra

Clicca qui per un elenco di tutte le lezioni precedenti.

Exaltabor
Desinenze verbali in forma passiva
Nella Lezione 16 [qui], abbiamo studiato le coniugazioni del presente per tutte e quattro le categorie di verbi latini. Quando dico "presente" in un contesto come questo, è un'abbreviazione per una serie di parole più precisa ma stranamente lunga: "coniugazioni del presente" significa in realtà "coniugazioni del presente, del modo indicativo, della forma attiva". Questo livello di precisione è necessario perché in latino non è solo il tempo (passato, presente, futuro, ecc.) a influenzare la forma della parola; anche il modo (indicativo, congiuntivo, imperativo) e la forma (attiva o passiva) devono essere considerati. Oggi voglio introdurre le desinenze verbali per i verbi di forma passiva, ed è giunto il momento, perché queste forme verbali sono molto comuni nel latino liturgico.

Il vescovo Strickland sul suicidio assistito

Qui l'indice dei numerosi precedenti.
Il vescovo Strickland sul suicidio assistito

Il 12 dicembre, il governatore JB Pritzker ha deciso di firmare la legge che legalizza il suicidio assistito in Illinois, e lo ha fatto in occasione della festa di Nostra Signora di Guadalupe. Questa festa non è casuale.
Nostra Signora di Guadalupe è apparsa per porre fine al sacrificio umano, per proclamare l'infinita dignità di ogni vita umana e per ergersi come Madre dei nascituri, dei malati, dei poveri e degli emarginati. È venuta per proteggere proprio coloro che questa legge ora mette in grave pericolo.
Legalizzare il suicidio assistito significa dire a chi soffre che la sua vita è sacrificabile. Significa offrire morte invece di cure, veleno invece di presenza, abbandono invece di amore. Nessun linguaggio compassionevole può mascherare la realtà: questa legge autorizza la soppressione diretta di vite umane innocenti.
Il fatto che questa azione faccia seguito a un recente incontro privato con il Santo Padre, in cui il Governatore ha dichiarato pubblicamente che si è parlato di "persone vulnerabili", non fa che aggravare la contraddizione morale. Le leggi non proteggono i vulnerabili rendendo legale la loro morte. Non credo che il momento di questa decisione sia casuale. I simboli sono importanti. Le feste sono importanti. E la scelta di oggi è in netto contrasto con il messaggio che Nostra Signora di Guadalupe ha portato al mondo. La Chiesa cattolica non può tacere. Un pastore deve parlare quando il gregge è minacciato.
Invito i cattolici e tutte le persone di buona volontà a rifiutare questa cultura di morte e a rinnovare il loro impegno verso una compassione autentica: una compassione che accompagna la sofferenza, cura il dolore, fornisce assistenza e non abbandona mai un essere umano alla morte.
In questo giorno di festa, affido l'Illinois e i suoi cittadini più vulnerabili all'intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, pregando per la conversione dei cuori, la chiarezza della coscienza e il coraggio di difendere la vita senza compromessi.
Nostra Signora di Guadalupe, prega per noi.
Vescovo Joseph E. Strickland

Le politiche di "assistenza all'affermazione di genere" nelle scuole pubbliche

Nell'articolo che segue è illustrata la situazione attuale degli USA. Ma non si discosta da quella del nostro Occidente europeo, Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

Le politiche di "assistenza all'affermazione
di genere" nelle scuole pubbliche
Ormai chiunque segua le notizie sul fenomeno "woke" (presa di coscienza sociale) presente nella maggior parte delle scuole pubbliche, e anche in alcune scuole private e parrocchiali, conosce almeno un caso su qualche scuola che promuove la transessualità. Di solito, questo comporta che un funzionario scolastico aiuti un bambino a ottenere "assistenza per l'affermazione del genere" senza che i genitori ne siano a conoscenza o abbiano dato il loro permesso.

domenica 14 dicembre 2025

Taybeh sotto attacco: la ferita del Natale cristiano in Terra Santa

Nell'ultimo paese cristiano della Cisgiordania l'attacco dei coloni subito dopo la festa per l'accensione dell'albero e l'inaugurazione del presepe. Precedente qui.

Taybeh sotto attacco: la ferita
del Natale cristiano in Terra Santa


Nell'immagine: un momento della serata di festa, giovedì scorso a Taybeh, davanti alla chiesa illuminata

Una stella di David, e poi la scritta, scarabocchiata con lo spray nero sul muro nell’urgenza della fuga: “Morte agli arabi”. I coloni israeliani hanno firmato così l’ennesimo attacco a Taybeh, l’ultimo villaggio interamente cristiano della Palestina. Era da poco passata la mezzanotte di giovedì quando la telecamera di una fattoria situata all’estremità meridionale del piccolo centro ha registrato il passaggio di due automobili. Sono scesi davanti a una delle ultime case, dove il villaggio dirada. Hanno dato fuoco a due macchine, lasciato la loro minaccia sul muro, poi sono tornati rapidamente a uno dei quattro avamposti nati negli ultimi mesi sulla sommità delle colline circostanti. Il proprietario delle vetture, pur resosi conto del raid, ha dovuto attendere che la banda ripartisse per intervenire. I “giovani delle colline” sono sempre armati, e qualsiasi reazione rischia di tradursi in tragedia. L’esercito israeliano, che al mattino ha attraversato come sempre il paese a ribadire l’occupazione, garantisce piena passività davanti ai ripetuti crimini dei connazionali. Così la polizia. Gli agenti palestinesi restano chiusi nella piccola caserma, impotenti, a pochi metri da dove la statua del Cristo annuncia l’inizio di Taybeh, l’antica Efraim, dove Gesù e i suoi discepoli trovarono protezione dai sommi sacerdoti, intenzionati a ucciderlo dopo la resurrezione di Lazzaro.

Dominica Tertia Adventus ("Gaudete") - Tempore Adventus e la seconda venuta

Ripropongo per i nuovi lettori, ma anche per il nostro approfondimento, testi che appartengono alla vena aurea dei tesori che La Catholica ci ha tramandato e che noi disseppelliamo per rimeditarli e perché non siano consegnati all'oblìo e continuino a nutrire anche questa generazione e quelle che verranno. Di seguito trovate Tempore Adventus e la seconda venuta il bagaglio della Rivelazione presente nel Gregoriano. Richiamo: 
La 'Storia' e la 'Mistica' dell'Avvento / Le Antifone maggiori [qui] ; 
Dominica secunda Adventus e la Pratica dell'Avvento [qui]
Altri precedenti: Tempore Adventus [qui]; Nell'Avvento viviamo l'innocenza e l’eterna infanzia di Dio [qui] ; È di nuovo Avvento [qui] ; La Messa Rorate: un gioiello dell'Avvento dove la Chiesa attende il Messia nell'oscurità [qui].

Intróitus
Ad Phil. 4, 4-6 - Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestræ innotéscant apud Deum. Ps. 84, 2 - Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Iacob. Glória Patri…  Godete sempre nel Signore: ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni. Hai benedetto, o Signore, la tua terra: hai liberato Giacobbe dalla schiavitù. Gloria al Padre… 

Il gaudio della Chiesa aumenta vieppiù in questa Domenica. Ella sospira sempre verso il Signore; ma sente che ormai è vicino, e crede di poter temperare l'austerità di questo periodo di penitenza con l'innocente letizia delle pompe religiose. Innanzi tutto, questa Domenica ha ricevuto il nome di Gaudete, dalla prima parola del suo Introito; ma, inoltre, vi si osservano le commoventi usanze che sono proprie della quarta Domenica di Quaresima chiamata Laetare. Alla Messa si suona l'organo; gli ornamenti sono di color rosa; il Diacono riprende la dalmatica, e il Suqddiacono la tunicella; nelle Cattedrali, il Vescovo assiste, ornato della mitra preziosa. O mirabile condiscendenza della Chiesa, che sa unire così bene la severità delle credenze alla graziosa poesia delle forme liturgiche! Entriamo nel suo spirito, e rallegriamoci in questo giorno per l'avvicinarsi del Signore. Domani, i nostri sospiri riprenderanno il loro corso; poiché, per quanto egli non debba tardare, non sarà ancora venuto.

La Stazione ha luogo nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Questo tempio augusto che ricopre la tomba del Principe degli Apostoli, è l'asilo universale del popolo cristiano; è quindi giusto che sia testimone delle gioie come delle tristezze della Chiesa.

sabato 13 dicembre 2025

Le autorità della Papua Nuova Guinea hanno riconosciuto costituzionalmente l'autorità di Dio sulle società.

Una splendida notizia; ma, purtroppo rara avis. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Le autorità della Papua Nuova Guinea hanno riconosciuto
costituzionalmente l'autorità di Dio sulle società
"Quando Dio susciterà per noi un Sommo
Sacerdote che ci ricorderà la sana dottrina?"
Grazie ai religiosi della Fraternità della Trasfigurazione che, nel loro bollettino La Simandre di luglio-agosto-settembre 2025, annunciano una notizia sorprendente e piacevole.

Stanno infatti trasmettendo la decisione delle autorità della Papua Nuova Guinea di riconoscere, nella Costituzione del Paese, l'autorità di Dio sulle società.

“Sì al riconoscimento dell’autorità di Dio sulle società.”
Nei nostri tempi segnati dal secolarismo ( che il più delle volte corrisponde, in realtà, all'apostasia, cioè al rifiuto di Dio ) siamo lieti di accogliere (un po' in ritardo) la decisione delle autorità della Papua Nuova Guinea.

Questo paese del sud-est asiatico conta 95 cristiani, un buon quarto dei quali sono cattolici (evangelizzati dai Maristi e dai Missionari del Sacro Cuore di Issoudun).

Nel marzo 2025, pertanto, 95 membri del parlamento del Paese hanno modificato la Costituzione per sancire il carattere cristiano del Paese:
"Noi, popolo della Papua Nuova Guinea, riconosciamo e dichiariamo Dio Padre, Gesù Cristo Figlio e lo Spirito Santo come nostro Creatore e Conservatore dell'intero universo, fonte di ogni potere e autorità", collocando inoltre i "valori cristiani" tra i "valori fondamentali" del Paese.
Va notato che furono soprattutto i protestanti "pentecostali" o "avventisti" a sostenere queste iniziative.

Il clero cattolico, da parte sua, è stato molto riservato.
Dobbiamo sorprenderci? No, quando sappiamo quanto la dottrina di Cristo Re (ricordata da Pio XI nella sua enciclica Quas primas del 1925) sia stata, purtroppo, soppressa.

L'episcopato del Paese, che si limita a trasmettere le posizioni del Vaticano, sostiene che la Chiesa dovrebbe concentrarsi sulle attività sociali e sul dialogo…

I protestanti, a questo proposito, possono darci una lezione!
In tutti i paesi un tempo conosciuti come paesi di missione, è davvero vero che la Chiesa sta diventando solo un'altra ONG...

Che pasticcio!

Quando Dio susciterà per noi un Sommo Sacerdote che ci ricorderà la sana dottrina?
Padre Jean-Marie
Fonte : La Simandre, Fraternità della Trasfigurazione, Le Bois 36220 MÉRIGNY, +33 2 54 37 40 04 https://transfiguration.over-blog.com/

Il sorgere del sacerdote “post-liberale”

Interessante osservazione dagli Stati Uniti.
Il sorgere del sacerdote “post-liberale”

Un punto fermo del pensiero di certi ambienti di “destra” è l’antiamericanismo, ossia quel rigetto viscerale, senza se e senza ma, di tutto ciò che provenga dagli Stati Uniti di America.

Tale rigetto è certamente giustificato in non pochi elementi. Infatti, per molto tempo l’influenza del liberalismo americano, e più ampiamente del cosiddetto “American way of life”, ha funto da fattore deliquescente delle tradizioni cristiane del Vecchio Continente e dell’Occidente in generale.

Un'orchestra angelica del Medioevo

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, un suggestivo testo - adeguato a questo Tempo di Avvento - sulla musica angelica.
Robert Keim, per mezzo di un capolavoro dell'arte tardo medievale, ci offre un viaggio visivo con descrizioni frutto di sapiente contemplazione, attraverso gli strumenti musicali premoderni. Trovate nei link inseriti anche i precedenti da lui indicati, disponibili nelle nostre traduzioni.
Personalmente, ho nella mente il Beato Angelico, che non posso ignorare. Inserisco dunque una immagine qui e, un altro particolare di Angelo musico, tratti dall'Incoronazione della Vergine, nella prima immagine.

Un'orchestra angelica del Medioevo

Ho scritto molto sugli angeli qui su Via Mediaevalis, e in modi che difficilmente troverete altrove, perché il rapporto medievale con il regno angelico era molto diverso da quello odierno. Di seguito alcuni articoli che potreste apprezzare durante il periodo di Avvento-Natale, quando gli angeli assumono un ruolo di particolare rilievo nei riti religiosi e nelle espressioni culturali del cristianesimo moderno.

- L'era degli angeli
- Di angeli e fate
- L'angelologia biblica e letteraria del Medioevo [qui]
- Fiat Lux: La creazione degli angeli [qui]
- Gli angeli: giardinieri nella creazione di Dio [qui]
- Gli angeli negli occhi del Medioevo [qui]
- Cercarono gli angeli e trovarono se stessi

La musica d'ascolto mercificata di dicembre ci ricorda che anche oggi il Natale è un tempo musicale. Sebbene consideri questo periodo dell'anno l'inizio dell'Avvento, gli altoparlanti del mondo secolare insistono nel deliziarmi con "Santa Claus Is Comin' to Town", "Jingle Bell Rock", "Have Yourself a Merry Little Christmas" e vari altri castighi per l'udito che – ironia della sorte! – contribuiscono a rendere i miei Avventi più penitenziali. Il Natale era un tempo musicale anche nel Medioevo, ma non in modo così pronunciato, perché l'Europa medievale era una terra di canti, in tutte le stagioni.