Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 17 dicembre 2025

I vescovi hanno dubbi pure sul presepe

L'Ansa, Vatican News mettono in risalto la notizia che il Papa difende la natività: «Un dono di luce per un mondo che ha bisogno di speranza». Per contro «Avvenire», il quotidiano della Cei, si interroga se essa debba includere migranti e «marginali». Ignora l’unico elemento essenziale: il Mistero dell’Incarnazione. Tant'è che dedica - con richiamo in prima pagina - una pagina intera intitolata «Presepe, attualità o tradizione?», chiedendosi se quella ricostruzione ideata nel 1223 a Greccio da San Francesco sia ancora valida per il nostro tempo.
Purtroppo non è l'unico caso e questa volta suscita perplessità anche a livello laicale in un quotidiano conservatore che ci presenta l'immagine di una natività addomesticata. Si tratta de La Verità, da cui riprendo il commento di Del Debbio che titola: "I vescovi hanno dubbi pure sul presepe". 
"E poi si chiedono, sempre i medesimi vescovi, dai più ai meno importanti, perché si svuotano le chiese e i fedeli appaiono disorientati... Mettiamo il caso di un fedele che sia abbonato ad Avvenire e anche a Vatican News che lo aggiorna sui pronunciamenti del papa e lo stesso giorno legga ambedue. Capirete bene che o gli prende lo sconforto o non ci capisce più nulla o ancora, consapevole che la Chiesa cattolica è gerarchica, dà ragione al papa e se ne frega del dibattito di Avvenire. Soluzione questa più sana e più giusta".

Novena di Natale - II giorno : O Sapiéntia!

Oggi è il secondo giorno della Novena di Natale [vedi]. Anche quest'anno, in una temperie oscura ma piena di grazie, oltre che col testo base di cui al link, la percorreremo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger. La meditazione della prima Antifona è preceduta da un'ampia preziosa introduzione, che appartiene alla riscoperta dei nostri tesori nel cuore della Chiesa.

17 Dicembre - Inizio delle grandi Antifone

La Chiesa apre oggi la serie settenaria dei giorni che precedono la Vigilia di Natale, e che sono celebrati nella Liturgia con il nome di Ferie maggiori. L'Ufficio ordinario dell'Avvento assume maggiore solennità; le Antifone dei Salmi, alle Laudi e alle Ore del giorno, sono proprie del tempo e hanno un rapporto diretto con la grande Venuta. Tutti i giorni, ai Vespri, si canta una grande Antifona che è un grido verso il Messia e nella quale gli si dà ogni giorno qualcuno dei titoli che gli sono attribuiti nella Scrittura.

Il numero di queste Antifone, che sono dette volgarmente antifone O dell'Avvento, perché cominciano tutte con questa esclamazione è di sette nella Chiesa romana, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e si rivolgono tutte a Gesù Cristo. Altre Chiese, nel medioevo, ne aggiunsero ancora due: una alla Santissima Vergine, O Virgo Virginum! e una all'Angelo Gabriele, O Gabriel! Oppure a san Tommaso, la cui festa cade nel corso delle Ferie maggiori. Quest'ultima comincia così: O Thomas Didime! [1]. Vi furono anche delle Chiese che portarono fino a dodici il numero delle grandi Antifone, aggiungendone alle nove di cui abbiamo parlato altre tre, e cioè: una a Cristo, O Rex pacifice! una seconda alla Santissima Vergine, O mundi Domina! e infine un'ultima a mo' d'apostrofe a Gerusalemme, O Hierusalem!
Il momento scelto per far ascoltare questo sublime appello alla carità del Figlio di Dio è l'ora dei Vespri, perché è alla sera del mondo, vergente mundi vespere, che è venuto il Messia. Si cantano al Magnificat, per denotare che il Salvatore che aspettiamo ci verrà da Maria. Si cantano due volte, prima e dopo il Cantico, come nelle feste Doppie, in segno della maggiore solennità; ed era anche antica usanza di parecchie Chiese cantarle tre volte, cioè prima del Cantico stesso, prima del Gloria Patri e dopo il Sicut erat. Infine, queste meravigliose Antifone che contengono tutto il midollo della Liturgia dell'Avvento, sono adorne d'un canto armonioso e pieno di gravità, e le diverse Chiese hanno conservato l'usanza di accompagnarle con una pompa tutta speciale, le cui manifestazioni sempre espressive variano secondo i luoghi. Entriamo nello Spirito della Chiesa e riceviamole per unirci, con tutta l'effusione del nostro cuore, alla stessa santa Chiesa, allorché fa sentire al suo Sposo questi ultimi e teneri inviti ai quali egli infine si arrende.
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[1] Quest'antifona è più moderna; ma a partire dal XIII secolo sostituì quasi universalmente quella: O Gabriel!
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 308-309)

* * *
«Chi dice “O…” sta contemplando con il cuore colmo di stupore. Questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero. Attraverso le classiche immagini della Bibbia essi enumerano una serie di titoli del Verbo incarnato. Ognuno di essi è una finestra aperta sul mondo» (Mariano Magrassi).
Assai sorprendente poi è l’acrostico che si ottiene quando le prime lettere (dopo la «O») delle sette antifone vengono lette in ordine inverso, dal basso verso l’alto:
Emmanuel
Rex
Oriens
 
  Clavis
Radix
Adonai
Sapientia
le iniziali delle parole producono la frase latina «ERO CRAS» (trad. «Sarò lì domani»), espressione assai appropriata per i giorni che precedono il Natale. Questa disposizione dei testi è da alcuni attribuita ad una precisa operazione liturgica dei monaci benedettini dell’abbazia di Fleury, nella quale l’uso di queste antifone ebbe grande importanza. Tuttavia, non vi sono prove certe che ciò sia frutto di una intenzionale scelta compositivo-liturgica e non piuttosto una fortunata coincidenza, ben colta dalla sensibilità medioevale molto attenta ad acronimi, giochi di parole e simbolismi numerici.
L’invocazione contiene già l’esaudimento della preghiera; la nostalgia dei beni perduti diviene gioia del possesso; il desiderio di incontrare il Dio salvatore si fa contemplazione della sua vicinanza: il “vieni” che dopo la contemplazione introduce l’invocazione porta su di sé tutto il peso della speranza cristiana.

I Antifona
O Sapiéntia, quæ ex ore Altíssimi prodiísti, attíngens a fine usque ad finem, fórtiter suavitérque dispónens ómnia: veni ad docéndum nos viam prudéntiæ O Sapienza, che sei uscita dalla bocca dell’Altissimo, che attingi l’uno e l’altro estremo, e disponi di tutte le cose con forza e dolcezza: vieni ad insegnarci le vie della prudenza.

O Sapienza increata che presto ti renderai visibile al mondo, come si vede bene in questo momento che tu disponi tutte le cose! Ecco che, con il tuo divino permesso, è stato emanato un editto dell'imperatore Augusto per fare il censimento dell'universo. Ognuno dei cittadini dell'Impero deve farsi registrare nella sua città d'origine. Il principe crede nel suo orgoglio di aver mosso a suo vantaggio tutto il genere umano. Gli uomini si agitano a milioni sul globo, e attraversano in ogni senso l'immenso mondo romano; pensano di obbedire a un uomo, e obbediscono invece a Dio. Tutto quel grande movimento non ha che uno scopo: di condurre cioè a Betlemme un uomo e una donna che hanno la loro umile dimora in Nazareth di Galilea, perché quella donna sconosciuta dagli uomini e amata dal cielo, giunta al termine del nono mese dalla concezione del suo figliuolo, dia alla luce a Betlemme il figlio di cui il Profeta ha detto: "La sua origine è fin dai giorni dell'eternità; o Betlemme, tu non sei affatto la più piccola fra le mille città di Giuda, poiché da te appunto egli uscirà". O sapienza divina, quanto sei forte, per giungere così ai tuoi fini in un modo insuperabile per quanto nascosto agli uomini! Quanto sei dolce, per non fare tuttavia alcuna violenza alla loro libertà! Ma quanto sei anche paterna nella tua premura per i nostri bisogni! Tu scegli Betlemme per nascervi, perché Betlemme significa la Casa del Pane. Ci mostri con ciò che tu vuoi essere il nostro Pane, il nostro nutrimento, il nostro alimento di vita. Nutriti d'un Dio, d'ora in poi non morremo più. O Sapienza del Padre, Pane vivo disceso dal cielo vieni presto in noi, affinché ci accostiamo a te, e siamo illuminati dal tuo splendore; e dacci quella prudenza che conduce alla salvezza.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)

Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento

Per meglio conoscere l'Anno Liturgico e le sue gemme spirituali. Pratiche abbandonate con il Novus Ordo; ma tuttora vive in chi custodisce la Tradizione. Le Quattro tempora di Quaresima qui. Le Quattro Tempora di Pentecoste qui. Ci sono anche le Quattro tempora di Settembre (vedi nota).

17 dicembre 2025: Mercoledì delle quattro tempora di Avvento
(Secondo giorno della Novena di Natale qui)

La Chiesa pratica in questo giorno il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Questa osservanza non appartiene punto all'economia dell'Avvento, essendo una delle istituzioni generali dell'Anno Ecclesiastico. Si può annoverare nel numero delle usanze che la Chiesa ha derivate dalla Sinagoga; poiché il profeta Zaccaria parla di digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese. L'introduzione di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici; questa è almeno l'opinione di san Leone, di sant'Isidoro di Siviglia, di Rabano Mauro e di parecchi altri scrittori dell'antichità cristiana: tuttavia, è da notare che gli Orientali non osservano tale digiuno.

Fin dai primi secoli, le Quattro Tempora sono state fissate, nella Chiesa Romana, alle epoche in cui si osservano ancora attualmente; e se si trovano parecchie testimonianze dei tempi antichi nelle quali si parla di Tre Tempora e non di Quattro, è perché le Tempora di primavera, cadendo sempre nel corso della prima Settimana di Quaresima, non aggiungono nulla alle osservanze della Quarantena già consacrata a un'astinenza e a un digiuno più rigorosi di quelli che si praticano in qualsiasi altro tempo dell'Anno.

martedì 16 dicembre 2025

In Illo Tempore: 3ª Domenica di Avvento “Gaudete”

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione di P. John Zuhlsdorf che ogni settimana ci consente di approfondire i tesori di grazia ricevuti nella domenica precedente qui. Importante anche per i riferimenti al superamento dei problemi attuali.

In Illo Tempore:
3ª Domenica di Avvento “Gaudete”

La Chiesa, mentre ci guida attraverso l'Avvento, lo fa con una pedagogia al tempo stesso sobria ed esultante, scandita da un ritmo che si accelera con l'avvicinarsi dei grandi misteri. Fin dalla prima domenica, quando il Signore è annunciato come ancora lontano ma certamente in arrivo, la liturgia – Messa e Ufficio – si fa sempre più pressante. L'orizzonte iniziale è escatologico.

La venuta di Cristo è inizialmente annunciata non come un tenero presepe, ma come l'Avvento del Giudice e Re. La seconda domenica acuisce questa attesa. Giovanni Battista, imprigionato e in attesa di morte, manda i suoi discepoli a interrogare Gesù sulla sua identità. La risposta di Cristo non consiste in definizioni astratte, ma in segni: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano. Sono segni messianici, ma anche escatologici. Riguardano la venuta di Dio, non solo del Messia. Ciò che accade ora, nella misericordia, anticipa ciò che accadrà universalmente al compimento di tutte le cose.

Regem venturum Dóminum / Oggi inizia la novena di Natale

Oggi, 16 dicembre, inizia la Novena di Natale per preparare il cuore alla venuta di Gesù, tempo per fermarsi ad adorare il Signore che è il nostro Tutto. È Re onnipotente che si fa umile e s’incarna in un Bambino. Tutte le Parrocchie la celebrano comunitariamente. Chi non può farlo, può unirsi spiritualmente aiutato dai testi che seguono.

Parti da dirsi ogni giorno

Deus, in adiutòrium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina.
Dio, volgiti in mio aiuto. Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)
In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +. Amen.

Canto delle «Profezie»

Regem venturum Dominum, venite adoremus
Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Iucundare filia Sion, et exulta satis filia Ierusalem, ecce Dominus veniet,
et erit in die illa lux magna et stillabunt montes dulcedine; et colles fluent lac et mel, quia veniet Propheta magnus et Ipse renovabit Ierusalem.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Ecce veniet Deus, et Homo de domo David sedere in throno; et videbitis et gaudebit cor vestrum.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Ecce veniet Dominus protector noster,
Sanctus Israël, coronam Regni habens in capite suo et dominabitur a mari usque ad mare et a flumine usque ad terminos orbis terrarum.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.

Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: ⁰
si moram fecerit, expecta eum quia veniet et non tardabit.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis et adorabunt eum omnes reges terrae, omnes gentes servient ei.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Nascetur nobis parvulus et vocabitur Deus fortis; ipse sedebit super thronum David patris sui et imperabit; cuius potestas super humerum eius.


Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Betlehem civitas Dei summi, ex te exiet
dominator Israel, et egressus eius
sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae,
et pax erit in terra nostra dum venerit

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Crastina die delebitur iniquitas terrae,
et regnabit super nos Salvator mundi.

Regem venturum Dominum,
venite, adoremus.
Prope est iam Dominus:
venite, adorémus.
Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Godi figlia di Sion, esulta figlia di Gerusalemme, ecco il Signore verrà ed in quel giorno vi sarà gran luce; i monti stilleranno dolcezza e dai colli scorreranno latte e miele, perché verrà un gran profeta ed Egli rinnoverà Gerusalemme.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, dalla casa di Davide verrà il Dio-Uomo
a sedersi sul trono; vedrete e godrà il vostro cuore.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, verrà il Signore, il nostro Protettore, il Santo d'Israele, portando sul capo la corona regale e dominerà da un mare all'altro e dal fiume ai confini estremi della terra.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, apparirà il Signore e non mancherà di parola; se indugerà attendilo, perché verrà e non potrà tardare.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Il Signore discenderà come pioggia sul vello, in quei giorni spunterò la giustizia e l'abbondanza della pace; tutti i re della terra lo adoreranno e i popoli lo serviranno.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Nascerà per noi un bimbo e sarà chiamato Dio forte; egli siederà sul trono di Davide suo padre e sarà un dominatore e avrà sulle spalle la potestà regale.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Betlemme, città del sommo Dio, da te nascerà il dominatore d'Israele; la sua nascita risale al principio dei giorni dell'eternità e sarà glorificato in mezzo a tutta la terra; e, quando Egli sarà venuto, vi sarà pace sulla nostra terra.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Domani sarà sconfitto il male della terra
e regnerà su noi il Salvatore del mondo.

Ecco il Signore viene,
venite adoriamo.
Il Signore è vicino,
venite adoriamo.

 (Nota: Tutte le strofe dal n.1 al n.7 devono essere recitate o cantate ogni giorno dal 16 fino al 23 dicembre; la Vigilia di Natale, il 24 dicembre, si aggiunge la strofa n. 8)

lunedì 15 dicembre 2025

Imparare il latino liturgico, lezione 22

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, approfittiamo del lavoro di uno dei tanti appassionati studiosi d'oltreoceano Per chi è completamente digiuno di latino e ha interesse a colmare questa lacuna, così diffusa nelle ultime generazioni — e purtroppo anche tra i sacerdoti —, può trovare i rudimenti indispensabili per comprendere il latino ecclesiastico e porre le basi di un maggiore approfondimento in genere favorito dalla frequentazione delle liturgia dei secoli. Un piccolo inconveniente è dato dalla taratura per lettori anglofoni; ma penso agevolmente colmabile dall'efficacia del metodo. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Latina Lingua, per le lezioni precedenti.

Imparare il latino liturgico, lezione 22
exaltabor in gentibus, et exaltabor in terra

Clicca qui per un elenco di tutte le lezioni precedenti.

Exaltabor
Desinenze verbali in forma passiva
Nella Lezione 16 [qui], abbiamo studiato le coniugazioni del presente per tutte e quattro le categorie di verbi latini. Quando dico "presente" in un contesto come questo, è un'abbreviazione per una serie di parole più precisa ma stranamente lunga: "coniugazioni del presente" significa in realtà "coniugazioni del presente, del modo indicativo, della forma attiva". Questo livello di precisione è necessario perché in latino non è solo il tempo (passato, presente, futuro, ecc.) a influenzare la forma della parola; anche il modo (indicativo, congiuntivo, imperativo) e la forma (attiva o passiva) devono essere considerati. Oggi voglio introdurre le desinenze verbali per i verbi di forma passiva, ed è giunto il momento, perché queste forme verbali sono molto comuni nel latino liturgico.

Il vescovo Strickland sul suicidio assistito

Qui l'indice dei numerosi precedenti.
Il vescovo Strickland sul suicidio assistito

Il 12 dicembre, il governatore JB Pritzker ha deciso di firmare la legge che legalizza il suicidio assistito in Illinois, e lo ha fatto in occasione della festa di Nostra Signora di Guadalupe. Questa festa non è casuale.
Nostra Signora di Guadalupe è apparsa per porre fine al sacrificio umano, per proclamare l'infinita dignità di ogni vita umana e per ergersi come Madre dei nascituri, dei malati, dei poveri e degli emarginati. È venuta per proteggere proprio coloro che questa legge ora mette in grave pericolo.
Legalizzare il suicidio assistito significa dire a chi soffre che la sua vita è sacrificabile. Significa offrire morte invece di cure, veleno invece di presenza, abbandono invece di amore. Nessun linguaggio compassionevole può mascherare la realtà: questa legge autorizza la soppressione diretta di vite umane innocenti.
Il fatto che questa azione faccia seguito a un recente incontro privato con il Santo Padre, in cui il Governatore ha dichiarato pubblicamente che si è parlato di "persone vulnerabili", non fa che aggravare la contraddizione morale. Le leggi non proteggono i vulnerabili rendendo legale la loro morte. Non credo che il momento di questa decisione sia casuale. I simboli sono importanti. Le feste sono importanti. E la scelta di oggi è in netto contrasto con il messaggio che Nostra Signora di Guadalupe ha portato al mondo. La Chiesa cattolica non può tacere. Un pastore deve parlare quando il gregge è minacciato.
Invito i cattolici e tutte le persone di buona volontà a rifiutare questa cultura di morte e a rinnovare il loro impegno verso una compassione autentica: una compassione che accompagna la sofferenza, cura il dolore, fornisce assistenza e non abbandona mai un essere umano alla morte.
In questo giorno di festa, affido l'Illinois e i suoi cittadini più vulnerabili all'intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, pregando per la conversione dei cuori, la chiarezza della coscienza e il coraggio di difendere la vita senza compromessi.
Nostra Signora di Guadalupe, prega per noi.
Vescovo Joseph E. Strickland

Le politiche di "assistenza all'affermazione di genere" nelle scuole pubbliche

Nell'articolo che segue è illustrata la situazione attuale degli USA. Ma non si discosta da quella del nostro Occidente europeo, Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

Le politiche di "assistenza all'affermazione
di genere" nelle scuole pubbliche
Ormai chiunque segua le notizie sul fenomeno "woke" (presa di coscienza sociale) presente nella maggior parte delle scuole pubbliche, e anche in alcune scuole private e parrocchiali, conosce almeno un caso su qualche scuola che promuove la transessualità. Di solito, questo comporta che un funzionario scolastico aiuti un bambino a ottenere "assistenza per l'affermazione del genere" senza che i genitori ne siano a conoscenza o abbiano dato il loro permesso.

domenica 14 dicembre 2025

Taybeh sotto attacco: la ferita del Natale cristiano in Terra Santa

Nell'ultimo paese cristiano della Cisgiordania l'attacco dei coloni subito dopo la festa per l'accensione dell'albero e l'inaugurazione del presepe. Precedente qui.

Taybeh sotto attacco: la ferita
del Natale cristiano in Terra Santa


Nell'immagine: un momento della serata di festa, giovedì scorso a Taybeh, davanti alla chiesa illuminata

Una stella di David, e poi la scritta, scarabocchiata con lo spray nero sul muro nell’urgenza della fuga: “Morte agli arabi”. I coloni israeliani hanno firmato così l’ennesimo attacco a Taybeh, l’ultimo villaggio interamente cristiano della Palestina. Era da poco passata la mezzanotte di giovedì quando la telecamera di una fattoria situata all’estremità meridionale del piccolo centro ha registrato il passaggio di due automobili. Sono scesi davanti a una delle ultime case, dove il villaggio dirada. Hanno dato fuoco a due macchine, lasciato la loro minaccia sul muro, poi sono tornati rapidamente a uno dei quattro avamposti nati negli ultimi mesi sulla sommità delle colline circostanti. Il proprietario delle vetture, pur resosi conto del raid, ha dovuto attendere che la banda ripartisse per intervenire. I “giovani delle colline” sono sempre armati, e qualsiasi reazione rischia di tradursi in tragedia. L’esercito israeliano, che al mattino ha attraversato come sempre il paese a ribadire l’occupazione, garantisce piena passività davanti ai ripetuti crimini dei connazionali. Così la polizia. Gli agenti palestinesi restano chiusi nella piccola caserma, impotenti, a pochi metri da dove la statua del Cristo annuncia l’inizio di Taybeh, l’antica Efraim, dove Gesù e i suoi discepoli trovarono protezione dai sommi sacerdoti, intenzionati a ucciderlo dopo la resurrezione di Lazzaro.

Dominica Tertia Adventus ("Gaudete") - Tempore Adventus e la seconda venuta

Ripropongo per i nuovi lettori, ma anche per il nostro approfondimento, testi che appartengono alla vena aurea dei tesori che La Catholica ci ha tramandato e che noi disseppelliamo per rimeditarli e perché non siano consegnati all'oblìo e continuino a nutrire anche questa generazione e quelle che verranno. Di seguito trovate Tempore Adventus e la seconda venuta il bagaglio della Rivelazione presente nel Gregoriano. Richiamo: 
La 'Storia' e la 'Mistica' dell'Avvento / Le Antifone maggiori [qui] ; 
Dominica secunda Adventus e la Pratica dell'Avvento [qui]
Altri precedenti: Tempore Adventus [qui]; Nell'Avvento viviamo l'innocenza e l’eterna infanzia di Dio [qui] ; È di nuovo Avvento [qui] ; La Messa Rorate: un gioiello dell'Avvento dove la Chiesa attende il Messia nell'oscurità [qui].

Intróitus
Ad Phil. 4, 4-6 - Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestræ innotéscant apud Deum. Ps. 84, 2 - Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Iacob. Glória Patri…  Godete sempre nel Signore: ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni. Hai benedetto, o Signore, la tua terra: hai liberato Giacobbe dalla schiavitù. Gloria al Padre… 

Il gaudio della Chiesa aumenta vieppiù in questa Domenica. Ella sospira sempre verso il Signore; ma sente che ormai è vicino, e crede di poter temperare l'austerità di questo periodo di penitenza con l'innocente letizia delle pompe religiose. Innanzi tutto, questa Domenica ha ricevuto il nome di Gaudete, dalla prima parola del suo Introito; ma, inoltre, vi si osservano le commoventi usanze che sono proprie della quarta Domenica di Quaresima chiamata Laetare. Alla Messa si suona l'organo; gli ornamenti sono di color rosa; il Diacono riprende la dalmatica, e il Suqddiacono la tunicella; nelle Cattedrali, il Vescovo assiste, ornato della mitra preziosa. O mirabile condiscendenza della Chiesa, che sa unire così bene la severità delle credenze alla graziosa poesia delle forme liturgiche! Entriamo nel suo spirito, e rallegriamoci in questo giorno per l'avvicinarsi del Signore. Domani, i nostri sospiri riprenderanno il loro corso; poiché, per quanto egli non debba tardare, non sarà ancora venuto.

La Stazione ha luogo nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Questo tempio augusto che ricopre la tomba del Principe degli Apostoli, è l'asilo universale del popolo cristiano; è quindi giusto che sia testimone delle gioie come delle tristezze della Chiesa.