Quando la Pasqua è bassa, quando cioè cade alla fine di marzo (come quest'anno) o al principio di aprile, le Domeniche di Pentecoste sono più di 24. Allora, dopo la XXIII Domenica dopo Pentecoste si inseriscono le Domeniche avanzate dopo l'Epifania, e precisamente: se sono 25, vi si inserisce la VI dopo l'Epifania; se sono 26, vi si inseriscono la V e la VI; se sono 27, vi si inseriscono la IV, la V, la VI; se sono 28, vi si inseriscono la III, la IV, la V, e la VI, così che la XXIV sia sempre l'ultima.
La messa di queste quattro Domeniche è così composta: l'Introito, il Graduale, l'Offertorio e la frase Alla Comunione sono tolti dalla XXIII domenica dopo Pentecoste [qui]; l'Orazione, l'Epistola, Il Vangelo, la Secreta, e l'Orazione dopo la Comunione sono invece tolte dalle rispettive Domeniche dopo l'Epifania.
Domenica quarta
dopo l'Epifania
Messa
Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad
Romános, 13, 8-10 Fratres: Némini quidquam debeátis, nisi ut ínvicem diligátis: qui enim díligit próximum, legem implévit. Nam: Non adulterábis: Non occídes: Non furáberis: Non falsum testimónium dices: Non concupísces: et si quod est áliud mandátum, in hoc verbo instaurátur: Díliges próximum tuum sicut teípsum. Diléctio próximi malum non operátus. Plenitúdo ergo legis est diléctio. Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum, 8, 23-27 In illo témpore: Ascendénte Iesu in navículam, secúti sunt eum discípuli eius: et ecce motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli eius, et suscitavérunt eum dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Iesus: Quid timidi estis, módicae fídei? Tunc súrgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare obédiunt ei? M. - Laus tibi Christe. Secréta Concéde, quaésumus, omnípotens Deus: ut huius sacrifícii munus oblátum, fragilitátem nostram ab omni malo purget semper, et múniat. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum. M. Amen Postcommúnio Múnera tua nos, Deus, a delectatiónibus terrénis expédiant: et coeléstibus semper instáurent aliméntis. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum. M. Amen. |
Epistola (Rm 13,8-10). Fratelli: Non vi resti con nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha adempito la legge. Difatti, "non commettere adulterio; non ammazzare; non rubare; non dire il falso testimonio; non desiderare" e qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". L'amore non fa alcun male al prossimo: è dunque l'amore il compimento della legge. Vangelo secondo Matteo, 8, 23-27 In quel tempo: Gesú montò in barca, seguito dai suoi discepoli: ed ecco che una grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai flutti. Gesú intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesú rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano: Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare? M. - Lode a Te, o Cristo. Secreta: O Dio onnipotente, concedici, Te ne preghiamo, che questa offerta a Te presentata, difenda e purifichi sempre da ogni male la nostra fragilità. Per nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli. M. Amen. Dopo la Communione: I tuoi doni, o Dio, ci distolgano dai diletti terreni e ci ristorino sempre coi celesti alimenti. Per nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli. M. Amen. |
La santa Chiesa non cessa di esortare i fedeli, per bocca dell'Apostolo, a praticare la scambievole carità, in questo tempo in cui il Figlio di Dio da una così grave prova del suo amore per gli uomini dei quali si è degnato di assumere la natura. L'Emmanuele viene a noi come legislatore: ora, egli ha riassunto tutta la sua legge nell'amore; è venuto per unire ciò che il peccato aveva diviso. Entriamo in queste intenzioni, e adempiamo volentieri la legge che ci viene imposta.
Adoriamo la potenza dell'Emmanuele che è venuto a sedare la tempesta in mezzo alla quale stava per perire il genere umano. Nella loro angoscia, tutte le generazioni l'avevano invocato, ed esclamavano: Signore, salvaci; periamo! Quando fu giunta la pienezza dei tempi, egli è uscito dal suo riposo, ed è bastato un suo ordine per infrangere la forza dei nemici. La malizia dei demoni, le tenebre dell'idolatria, la corruzione pagana, tutto ha ceduto davanti a lui. I popoli si sono convertiti a lui l'uno dopo l'altro; dal seno della loro cecità e della loro miseria, hanno detto: Chi è costui davanti al quale nessuna forza può resistere? Ed hanno abbracciato la sua legge. Questa forza dell'Emmanuele, che abbatte gli ostacoli nel momento stesso in cui gli uomini si turbano per il suo apparente riposo, si mostra spesso negli annali della sua Chiesa. Quante volte egli ha scelto, per salvare tutto, l'istante in cui gli uomini credevano che tutto fosse perduto! Lo stesso avviene nella vita del fedele. Spesso le tentazioni ci agitano, le loro onde sembrano sommergerci, e tuttavia la nostra volontà rimane saldamente attaccata a Dio. È perché Gesù dorme in fondo alla barca, e ci protegge con quel sonno. Se poi le nostre suppliche subito lo risvegliano, è piuttosto per proclamare il trionfo suo e nostro, perché egli ha già vinto, e noi abbiamo vinto con lui.
Preghiamo
O Dio, che conosci assai bene, l'umana fragilità, in mezzo a tanti pericoli, ai quali non possiamo resistere, donaci la salute dell'anima e del corpo affinché vinciamo col tuo aiuto ciò che soffriamo per i nostri peccati.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 244-245
5 commenti:
INTRÓITUS
Ier. 29, 11, 12 et 14 - Dicit Dóminus: Ego cógito cogitatiónes pacis, et non afflictiónis: invocábitis me, et ego exáudiam vos: et redúcam captivitátem vestram de cunctis locis. Ps. 84, 2 - Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Iacob. Glória Patri… Ier. 29, 11, 12 et 14 – Dicit Dóminus…
Ger. 29, 11, 12 e 14 - Dice il Signore: Io ho pensieri di pace, non di afflizione: mi invocherete e vi esaudirò: e abolirò la vostra prigionia in tutti i luoghi. Sal. 84, 2 - Tu hai benedetto la tua terra, o Signore: hai distrutta la schiavitú di Giacobbe. Gloria al Padre… Ger. 29, 11, 12 e 14 - Dice il Signore…
ORÁTIO
Deus qui nos in tantis perículis constitútos, pro humána scis fragilitáte non posse subsístere: da nobis salútem mentis et córporis; ut ea, quae pro peccátis nostris pátimur, te adiuvánte vincámus. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum.
M. - Amen.
O Dio, che sai come noi, per l’umana fragilità, non possiamo sussistere fra tanti pericoli, concedici la salute dell’anima e del corpo, affinché, col tuo aiuto, superiamo quanto ci tocca patire per i nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. - Amen.
Il Signore tarda ad intervenire ma non dobbiamo assolutamente scoraggiarci.
Non mi riferisco ovviamente alla Parusia cioè al Giudizio Universale bensì ad un intervento che risolverebbe la gravissima crisi della Chiesa cattolica, consistente non in fatti sovrannaturali ma nel sorgere di vescovi e cardinali che quasi all'improvviso mettessero l'attuale papa di fronte ai suoi errori, invocando finalmente una sua pronta ripulsa e una riaffermazione delle verità di fede fondamentali o le dimissioni.
Ci può confortare la parabola del servo fedele.
"Vegliate adunque poiché non sapete in che giorno verrà il vostro Signore. Ripensate bene a questo: se il padrone di casa sapesse in quale vigilia della notte il ladro debba venire, veglierebbe certamente e non lascerebbe spogliare la sua casa. Quindi anche voi state preparati poiché il Figlio dell'Uomo verrà in quell'ora che meno pensate. Qual è dunque il servo fedele e prudente, che il suo padrone ha costituito sopra la gente di casa sua per dar loro il cibo a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, al suo ritorno, troverà a fare in tal guisa. In verità vi dico, che lo costituirà sopra tutti i suoi beni. Ma se il servo è cattivo e pensa in cuor suo: il mio padrone tarda a tornare e si mette a percuotere i suoi compagni, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di questo servo verrà nel giorno in cui meno se l'aspetta, e nell'ora che non sa, lo separerà [dagli altri] e gli riserverà la sorte degl'ipocriti, là dove sarà pianto e stridor di denti" (Mt 24, 42-51).
Chiediamo al Signore la Grazia di mantenerci quali servi fedeli, sino alla fine della nostra vita.
In termini umani sembra che il Signore tardi ad intervenire ma il disegno salvifico di Dio Uno e Trino non si fonda su un concetto del tempo come possiamo averlo noi.
PP
Dal Discorso tenuto da san Carlo Borromeo, vescovo, nell'ultimo Sinodo
(Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, 1177-1178)
Vivere la propria vocazione
Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all'impegno della propria vocazione.
Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all'altezza del suo ufficio?
Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico.
Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità.
Eserciti la cura d'anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso.
Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri.
«Le anime – dice San Carlo Borromeo – si conquistano con l’umile preghiera». Lui, infatti, è un grande conquistatore di anime. Nato nel 1538 nel castello di Arona (Novara), sul Lago Maggiore, figlio del conte Gilberto, Carlo a nove anni, purtroppo, perde la mamma, Margherita Medici di Marignano. Per le usanze dell’epoca, essendo il terzo figlio, Carlo a dodici anni veste l’abito talare. Le sue rendite le destina subito ai poveri. Nonostante fin da bambino abbia difficoltà nel parlare, Carlo è un brillante studente e si laurea a Pavia. Viene chiamato a Roma dove papa Pio IV, suo zio per parte di madre, lo nomina cardinale e segretario di Stato a soli ventidue anni.
Partecipa da protagonista al Concilio di Trento e avvia l’istituzione dei seminari per formare bravi sacerdoti. A venticinque anni viene nominato arcivescovo e destinato alla guida dell’arcidiocesi di Milano, un vastissimo territorio abbandonato a se stesso, che comprende Lombardia, Veneto, Genova e Svizzera. Terre che lui visita instancabile, occupandosi della condizione dei fedeli e, soprattutto, dell’educazione religiosa dei bambini. Fa costruire ospedali e ospizi, elargendo anche le proprie ricchezze.
Durante la peste che colpisce Milano nel 1576, il cardinale si prodiga personalmente ad assistere i malati, celebra continue Messe, organizza processioni. Ripristina la disciplina nei conventi con tanto rigore da spingere un frate degenere a sparargli contro mentre prega. Carlo Borromeo, prodigiosamente, non viene colpito. Per la sua attività, Milano in quel periodo primeggia sulle altre città italiane. I vescovi, ammirati dalle sue iniziative, lo prendono a modello, ma la sua fibra, anche se robusta, non sopporta tutte queste fatiche. Il cardinale ammalato, con la febbre alta, va ugualmente in giro senza mangiare né dormire, continuando la sua opera pastorale, pregando e aiutando i bisognosi.
A quarantasei anni, il 3 novembre 1584, si spegne a Milano stroncato dall’immane fatica, lasciando alla città un bellissimo ricordo della sua generosa opera. È patrono di sacerdoti, vescovi, direttori spirituali, catechisti, insegnanti, maestri, librai, legatori di libri. Per il grande aiuto dato agli ammalati è invocato dai sofferenti contro il vaiolo e le epidemie. In suo onore è stata costruita una statua gigantesca di bronzo, alta trenta metri, denominata amichevolmente “San Carlone” che sorge ad Arona, nei pressi del Lago Maggiore, meta di pellegrinaggio e turismo.
Preghiera di San Carlo Borromeo
Ciò che mi attira verso di Voi,
Signore, siete Voi!
Voi solo, inchiodato alla Croce,
con il corpo straziato tra agonie di morte.
E il vostro amore si è talmente impadronito
del mio cuore che, quand’anche
non ci fosse il Paradiso,
io vi amerei lo stesso.
Nulla avete da darmi per provocare il mio amore perché quand’anche non sperassi ciò che spero,
pure vi amerei come vi amo. Amen
"Se già qualche scintilla del divino amore é stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioé le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili."
San Carlo Borromeo
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