Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 14 agosto 2013

Tomba e morte non l'hanno trattenuta

Giovanni Damasceno per la Dormizione della Madre di Dio
di Manuel Nin

Dormitio Virginis - Santa Maria Maggiore
Nella tradizione bizantina la festa della Dormizione della Madre di Dio è il sigillo che chiude l'anno liturgico, così come quella della sua Natività è l'inizio. La nascita e la glorificazione della Madre di Dio sono infatti anche l'inizio e il destino di tutta la Chiesa, di cui Maria è figura (týpos). Nell'ufficiatura mattutina vi è un canone di san Giovanni Damasceno (VII-VIII secolo) dove, a partire dalle odi bibliche che sono alla base del mattutino bizantino, sono sviluppati aspetti del mistero celebrato grazie a una lettura cristologica dei testi veterotestamentari.
L'autore sottolinea come la festa diventi una liturgia: "Adorna di divina gloria, o Vergine, la tua sacra e illustre memoria ha convocato alla festa tutti i fedeli che, preceduti da Maria con danze e timpani, cantano al tuo unigenito: Si è reso grandemente glorioso". Il Damasceno collega la prima ode (Esodo, 15, 1-19) con il transito, vero esodo, di Maria in cielo: "Vergini giovinette, insieme alla profetessa Maria, cantate ora il canto dell'esodo: perché la Vergine, la sola Madre di Dio, è trasferita all'eredità celeste. Accogli da noi il canto per il tuo esodo, o madre del Dio vivente". Qui Giovanni enumera i titoli dati a Maria nella festa e nelle tradizioni cristiane: "Degnamente, come cielo vivente ti hanno accolta, o tutta pura, le divine tende celesti: e tu, nella tua radiosa bellezza, hai preso posto come sposa tutta immacolata presso colui che è re e Dio".

Il transito della Madre di Dio diventa quasi una liturgia che raduna il cielo e la terra, manifestata dall'icona della festa: "Quale sorgente viva e copiosa, o Madre di Dio, rafforza i tuoi cantori, che allestiscono per te una festa spirituale, e nel giorno della tua divina gloria di corone di gloria rendili degni. La folla dei teologi dai confini della terra, la moltitudine degli angeli dall'alto, tutti si affrettavano verso il monte Sion al cenno della divina potenza, per prestare ben doverosamente, o sovrana, il loro servizio alla tua sepoltura. Da tutte le generazioni ti diciamo beata, o Madre di Dio vergine, perché in te si è compiaciuto dimorare il Cristo Dio nostro, che nessuna dimora può ospitare. Beati siamo anche noi, che abbiamo te quale protezione: giorno e notte, infatti, tu intercedi per noi".

Giovanni presenta chiaramente il tema della morte della Madre di Dio. Il suo transito alla vita avviene, come per Cristo stesso, attraverso l'esperienza della morte: "Da te è sorta la vita, senza sciogliere i vincoli della tua verginità. Come ha dunque potuto l'immacolata dimora del tuo corpo, origine di vita, aver parte all'esperienza della morte? Tu che sei stata sacrario della vita hai raggiunto l'eterna vita: attraverso la morte, infatti, sei passata alla vita, tu che hai partorito colui che è la vita. Tomba e morte non hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione. Quale madre della vita, alla vita l'ha trasferita colui che nel suo grembo sempre vergine aveva preso dimora".

Nell'ottava ode Giovanni prende spunto dal cantico dei tre fanciulli (Daniele, 3, 57-88) e ne fa un commento cristologico e mariologico: "Il parto della Madre di Dio, allora prefigurato, ha salvato nella fornace i fanciulli intemerati; ma ora che si è attuato convoca tutta la terra che salmeggia: Celebrate, opere, il Signore, e sovresaltatelo per tutti i secoli". Quasi come il giardino della tomba vuota di Cristo, anche la tomba di Maria diventa un nuovo paradiso: "Oh, le meraviglie della sempre vergine e Madre di Dio! Ha reso paradiso la tomba che ha abitata, e noi oggi attorniandola cantiamo gioiosi". La stessa fornace di Babilonia è figura del grembo di Maria: "Il potentissimo angelo di Dio mostrò ai fanciulli come la fiamma irrorasse di rugiada i santi e bruciasse invece gli empi; e così ha reso la Madre di Dio fonte vivificante dalla quale insieme zampillano la distruzione della morte e la vita per quanti cantano: Noi redenti celebriamo l'unico creatore, e lo sovresaltiamo per tutti i secoli".
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(©L'Osservatore Romano 14 agosto 2013)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Regina, in coelum Assumpta, ora pro nobis!

Mariano ha detto...

"Assumpta est María in coelum: gaudet exércitus Angelórum"

bernardino ha detto...

Buona festa dell'Assunta in cielo.
Che ci protegga sempre, specialmente in questi momenti in cui la Chiesa sta' soffrendo l'ennesima passio.

Rafminimi ha detto...

Voi non conoscete né me, né il Padre mio. Se conosceste me, conoscereste anche il Padre" (Jov. VIII,19)
15 AGOSTO, FESTA dell'Assunzione di Maria Vergine.
CHIEDIAMO LA GRAZIA CHE, PER INTERCESSIONE DELLA MADONNA, NELLE TENTAZIONI, CI VENGANO SEMPRE ALLA MENTE LE SOFFERENZE DI GESU' ED IL GRANDE ABISSO DI CUI ABRAMO PARLA AL RICCO EPULONE (Luca XVI, 19-31)
Nel mentre rinnovo gli auguri di una Buona & Santa festa di oggi, penso che, il rimandare i seguenti testi, come faccio ormai da 13 anni (anche se non ogni anno) è sempre il modo migliore per festeggiarla.
DIO ci benedica vostro UomochenonfuMAI

La proclamazione del dogma
Trascrivo i ricordi di un frate circa la Proclamazione del dogma
l m
Ho spesso parlato di quel mio conoscente. il frate esorcista, figlio spirituale di Padre Pio. Trascrivo i suoi ricordi sulla proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria.

Rafminimi ha detto...

" Stavo a Sabioncello di Merate (COMO). Il 16 agosto arrivò il Padre Maestro dei Novizi da Rezzato (BRescia) con sei neo- frati, ancora freschi di Professione semplice, che per continuare gli studi, assieme ad un altro bel gruppo di chierici. Di nascosto ai miei superiori diretti, mi avvicinai al Padre Maestro dei novizi e chiesi se sapeva qualche cosa su quando
sarei venuto io in noviziato (all'epoca avevo diciotto anni)- Mi rispose: "Chiedi il permesso al Padre Guardiano, per poter parlare con me. Comunque devi aver pazienza, perchè sono decisioni che spettano al Padre Provinciale". Infatti, al'epoca ero solo postulante. L'abito che vestivo era : tunica senza cappuccio, cingolo e corona francescana, con i sandali e senza calze. Feci un inchino profondo, mi inginocchiai e baciai la mano. Mi diede licenza di andar via. Qundi parlò per qualche minuto con
Padre Massimo (il Guardiano, un sant'uomo, come ne ho conosciuti pochi) e se ne ritornò salutando i suoi "polli", che scoppiarono in lacrime.
Rimasi un po' deluso. In verità, pensavo che il Padre Maestro ne sapesse di più.
Speravo di cambiar presto di convento.
QUANDO ERO ENTRATO LA', mi avevano chiesto quale lavoro più mi piaceva. Risposi: "Sono nato in città. Tutto ma non il contadino".
FUI MESSO AD ACCUDIRE 440 POLLI (eravamo tantissimi frati), aggiungendo che il pollaio doveva splendere più di un salotto;
SVUOTARE I POZZI NERI; Lavare i piatti in cucina;
ZAPPARE L'ORTO e accudire il maiale. Stavo con la rabbia sotto i denti. Però, terminato il lavoro, alle 18,00, al suono della campana per andare in coro assieme a tutti i confratelli, mi sentivo felice. Mi faceva coraggio Padre Giustino, anziano, bassino, ma di una grandissima bontà d'animo.

Rafminimi ha detto...

Il 15 settembre, giunse l'obbedienza del Provinciale. Ero stato mandato a Rezzato. Il latore, Padre Ludovico, mi informò che per la festa delle stimmate del Serafico Patriarca, il Padre San Francesco (17 settembre) dovevo trovarmi a destinazione. Sono partito. Arrivai al convento di San Pietro Apostolo. Mi aprì la porta Fra' Eugenio, mi accompagnò dal Guardiano , Un bergamasco di ferro, Padre Alessandro, che gli ordinò di provvedere alla mia cella. Mi sentii un po' imprigionato. Mi
passavano vicino i confratelli. Mi facevano un profondo inchino, nel massimo silenzio. Vidi il gruppo dei novizi, di cui, FINALMENTE, facevo parte anche io. Andammo in coro alla sera, come al solito, dopo il coro, in refettorio, dopo la lettura della Sacra Scrittura ed una pagina della biografia di un santo, il Padre Guardiano disse due parole:"
BEN Arrivato in mezzo a noi Fra' G." augurandomi buon santo noviziato. A quei santi tempi, ai sensi delle costituzioni e dei regolamenti, novizi e postulanti non potevano parlare coi Professi. Mi sentivo in una vera morsa. L'obbedienza del lavoro era la sartoria con Fra' Eugenio, pulizia del convento; pollaio ( tanto per cambiare- feci anche una laparatomia a una gallina!) ed accudire Padre Sigismondo. Non molto anziano, ma molto malato (cancrene alle gambe). Dovevo medicarlo due volte al giorno
(CHARITAS CHRISTI). Il direttore spirituale era Padre Giovanni Foster (inglese) 90 anni, per oltre 40 missionario in Terra Santa. Fra i mei compiti rientrava anche accendergli la stufa in cella d'inverno, *CONTRO* la sua volontà.
Voleva far penitenza. NON GLI BASTAVA GIRARE SCALZO IN PIENO INVERNO! .G

Rafminimi ha detto...

Il 29 settembre feci la Santa Vestizione da novizio. Con me c'erano Fra' Graziano, Fra' Leone, Fra' Camillo, Fra' Ruggero ed altri fratelli. La sera dopo cena, facevamo mezz'ora di ricreazione. Si parlava sempre di cose spirituali, non certo di spettacoli. Si chiedeva il permesso di darsi la disciplina in privato (oltre a quella in comunità, secondo la regola). Mi sentivo e ci sentivamo tutti felici. Zappare la terra e pregare molto.
Questa era la nostra vita e di più non cercavamo al Buon DIO. Il mio lavoro materiale è rimasto sempre quello. Mi fecero decano dei novizi e vice maestro. La sartoria mi impegnava tantissimo. Eravamo in tre. io, Fra' Eugenio e Fra' Fiorenzo. Ogni tanto ci si fermava qualche istante per recitare qualche preghiera, a volte per i peccatori, a volte per i benefattori ed i loro morti, altre volte per gli ammalati. Non si poteva parlare se non per necessità. Nella sala del Capitolo, un giorno, eravamo
verso i primi di ottobre, il Padre Guardiano annunciò che il S.S. il Santo Padre Pio XII, il prossimo 1° novembre avrebbe proclamato il dogma dell'Assunta. Fece una conferenza su tale tema. Qualche novizio chiese al Padre Maestro, dato tale grandissima circostanza, di fare qualche particolare preghiera in più e qualche mortificazione penitenziale. Fu concesso. La circolare in merito del Provinciale ci invitava molto alla preghiera ed alla penitenza, per ringraziare il Signore di tale dono.
Mentre stavamo in sartoria, tutti impegnati, avevamo il permesso di parlare di cose spirituali. In certi momenti lasciavamo il lavoro, ci mettevamo in ginocchio e con fede si pregava lo Spirito Santo per Pio XII.
Quando si sentiva parlare del Papa, ci sentivamo i brividi. Il pensiero andava subito a ciò che rappresentava sulla terra. Lui, i
vescovi, i sacerdoti, i consacrati. Eravamo felici nella nostra povertà, nella preghiera e nei sacrifici. Dormivamo d'inverno senza
riscaldamento, su quattro tavole ed un pagliericcio. Avevamo i piedi sangunati e gonfi per il gelo. Si pregava ore ed ore. Non si pensava a nulla, tranne che alla santificazione del Nome di DIO e nostra personale. Non si deve dire "erano altri tempi" . I conventi erano pieni di vocazioni. Il Papa se ne stava in Vaticano e la SANTA CHIESA ANDAVA BENE.
*oggi si spendono soldi per viaggi finalizzati a cosa?.......*. E' dai tempi di Roncalli che le biblioteche vaticane non fanno più grandi acquisti. Ormai tutto è bello solo Per Suor Paola, e Don Mazzi.....etc.
Il 1 novembre, festa di tutti i Santi, le prediche erano tutte sul grande e singolare privilegio ricevuto dalla Santa VERGINE.
Le Messe furono cantate in TERZO (Diacono, suddiacono e celebrante), ovviamente con canto gregoriano. La chiesa era affollatissima di fedeli.. Tutte le chiese del mondo furono addobbate in forma solenne. Le campane suonarono a festa.
Ora, 50 anni dopo [ormai 63], per sentirmi francescano, vivo come eremita.
Debbo ringraziare Roncalli e Montini per come sono oggi la fede e la disciplina."
PAX ET+ BONUM Fra' P. G.

Anonimo ha detto...

Per Rafminimi:

perché continui a buttar dentro i tuoi copia-incolla così come sono (evidentemente presi da mail riciclate) per cui contengono anche righe di una parola?

Li ho riformattati e reinseriti (e non è la prima volta) per renderli più leggibili.
Perché non ti prendi cura tu di riformattarli prima di postare?
Ti ringrazio, sarebbe un servizio in più: prendersi cura di un contenuto cui teniamo è importante sia per il messaggio in sé che per chi lo legge.

Che l'Assunta ci protegga sempre!

Gloria ha detto...

Grazie per il tuo splendido insegnamento Fra' P.G.

Japhet ha detto...

Regina in coelum Assumpta, "Martello degli eretici", ora pro nobis