Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 27 marzo 2023

Mistica del Tempo di Passione e della Settimana Santa

Vedi Cap. I - Storia del Tempo di Passione e della Settimana Santa [qui]; Capitolo III - Pratica del Tempo di Passione [qui]
TEMPO DI PASSIONE
Capitolo II
Mistica del Tempo di Passione
e della Settimana Santa


Misteri e riti.
La Liturgia è piena di misteri in questo tempo nel quale la Chiesa celebra gli anniversari di sì meravigliosi avvenimenti; ma riferendosi per lo più a riti e cerimonie propri d'alcuni giorni particolari, ne tratteremo a misura che si presenterà l'occasione. Intendiamo qui solamente dedicare alcune parole alle costumanze della Chiesa nelle due prossime settimane.

Il digiuno.
Non abbiamo nulla da aggiungere a quanto abbiamo esposto sul mistero dei quaranta giorni; il periodo dell'espiazione perdura nel suo corso fin quando il digiuno degli uomini non abbia raggiunta la durata di quello che fece l'Uomo-Dio nel deserto. I fedeli di Cristo continuano a combattere, sotto l'armatura spirituale, i nemici invisibili della salvezza; assistiti dagli Angeli della luce, essi lottano corpo a corpo con gli spiriti delle tenebre, mediante la compunzione del cuore e la mortificazione della carne.

Tre obiettivi.
Tre fatti assillano specialmente la Chiesa durante la Quaresima: la Passione del Redentore, di cui abbiamo avvertito l'avvicinarsi di settimana in settimana; la preparazione dei Catecumeni al Battesimo, che sarà conferito la notte di Pasqua; e la riconciliazione dei pubblici Penitenti, ai quali la Chiesa riaprirà le porte il Giovedì Santo. Ogni giorno che passa si sentono sempre più vive queste tre grandi preoccupazioni della Chiesa.

La Passione.
Gesù, risuscitando Lazzaro in Betania alle soglie di Gerusalemme, fece giungere al colmo la rabbia dei suoi nemici. Il popolo s'è impressionato nel veder ricomparire per le vie della città questo morto quatriduano; si chiede se il Messia opererà prodigi maggiori, e non sia giunto finalmente il tempo di cantare Osanna al Figlio di David. Fra poco non sarà più possibile contenere l'entusiasmo dei figli d'Israele. I prìncipi dei sacerdoti e gli anziani del popolo non hanno più un minuto da perdere, se vogliono impedire che Gesù di Nazaret venga proclamato re dei Giudei. Stiamo quindi per assistere ai loro infami consigli; il sangue del Giusto sarà venduto e pagato in denaro contante; la Vittima divina, tradita da un suo discepolo, sarà giudicata, condannata, immolata. Le circostanze di questo dramma non saranno più un semplice oggetto di lettura, perché la Liturgia li rinnoverà nella maniera più espressiva davanti agli occhi del popolo cristiano.

I Catecumeni.
Ancora poco tempo rimarranno a desiderare il santo Battesimo i Catecumeni, l'istruzione dei quali va completandosi di giorno in giorno; le figure dell'antica alleanza fra poco finiranno di passare davanti a loro, e non avranno più niente da impararvi sui misteri della salute. Sarà ad essi consegnato allora il Simbolo della fede; iniziati così alle grandezze e alle umiliazioni del Redentore, attenderanno insieme ai fedeli l'istante della sua Risurrezione; e noi li accompagneremo coi nostri voti ed i nostri canti nell'ora solenne in cui, immersi nella salvifica piscina, e lasciate tutte le loro sozzure nelle acque rigeneratrici, risaliranno puri e radiosi a ricevere i doni dello Spirito Santo e la santa Comunione della carne dell'Agnello che non morrà mai più.

I Penitenti.
Avanza a grandi passi anche la riconciliazione dei Penitenti, che sotto il cilizio e la cenere perseguono l'opera della loro espiazione. Si continueranno a fare loro le consolanti letture intese altre volte, e sempre più disseteranno le loro anime. L'immolazione dell'Agnello che s'avvicina aumenta la loro speranza, perché sanno che il sangue dell'Agnello ha una virtù infinita e cancellerà tutti i loro peccati. Prima che il liberatore risorga, essi avranno ricuperata l'innocenza perduta; il perdono sarà loro anticipato in tempo utile per assidersi, fortunati figli prodighi, alla mensa del padre di famiglia, nello stesso in cui egli dirà agl'invitati: "Ho bramato ardentemente di mangiare con voi questa Pasqua" (Lc 22,15).

Il lutto della Chiesa.
Tali sono in breve le auguste scene che ci attendono; ma nello stesso tempo vedremo la santa Chiesa inabissarsi sempre più nella sua luttuosa tristezza. Fino a poco fa piangeva i peccati dei suoi figli; ora comincia a piangere la morte dello Sposo celeste: Da molto tempo ha già bandito dai suoi inni l'Alleluia; ma arriverà al punto di sopprimere anche la lode della Santissima Trinità, con la quale chiude ogni salmo. Eccetto i giorni nei quali si celebra la memoria di qualche Santo, la cui festa potrebbe ancora incontrasi fino al sabato di Passione, la Chiesa ometterà, prima in parte, poi totalmente, perfino quelle parole che amava tanto ripetere: "Gloria al Padre, al Figliolo e allo Spirito Santo"!
Le letture del Mattutino sono prese da Geremia. Il colore dei paramenti liturgici è sempre quello della Quaresima; ma quando si giungerà al Venerdì Santo, il violaceo sarà sostituito dal nero, come quando si piange il trapasso d'un mortale; in questo giorno infatti è morto il suo Sposo: sono stati i peccati degli uomini e i rigori della giustizia divina che, pesando sopra di lui, gli hanno fatto rendere l'anima al Padre, fra gli orrori dell'agonia.

Riti liturgici.
Nell'attesa di quest'ora, la santa Chiesa manifesta i suoi dolorosi presentimenti velando anticipatamente l'immagine del divino Crocifisso. La stessa Croce s'è resa invisibile ai fedeli, scomparendo dietro un velo [1]. Non si vedranno più le immagini dei Santi, perché è giusto che il servo si nasconda, quando si eclissa la gloria del Padrone. Gl'interpreti della Liturgia insegnano che l'austera usanza di velare la Croce nel tempo di Passione significa l'umiliazione del Redentore, che fu costretto a nascondersi per non essere lapidato dai Giudei, come leggeremo nel Vangelo della Domenica di Passione. La Chiesa applica tale prescrizione fin dai Vespri del sabato, e con tale severità, che negli anni in cui la festa dell'Annunciazione cade nella settimana di Passione, l'immagine di Maria, Madre di Dio, rimane coperta, sebbene sia il giorno in cui l'Angelo la saluta piena di grazia e benedetta fra tutte le donne.
________________________ 
[1] L'uso si ricollega verosimilmente all'idea dell'antica pubblica penitenza. Sappiamo, infatti, che i pubblici penitenti dal mercoledì delle Ceneri fino al Giovedì santo, erano espulsi dalla Chiesa. Abbandonata la pubblica penitenza, si pensò di stendere un drappo fra l'altare e la navata centrale d'ogni chiesa per far comprendere a tutti i fedeli che senza penitenza non potevano arrivare alla visione di Dio. Soppresso poi il "drappo della Quaresima", si cominciarono a coprire i crocifissi e le statue; solo però nel tempo di Passione.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 627-630)

16 commenti:

Anonimo ha detto...

27 MARZO.
Il Dio dei cristiani è il Dio della metamorfosi; voi gettate nel suo seno il dolore e ne ritraete la pace; voi gettate la disperazione e vedrete galleggiare la speranza (Padre Pio FM, 166).

Anonimo ha detto...

La santa Chiesa, dopo aver presentato alla meditazione dei fedeli, nelle prime quattro settimane di Quaresima, il digiuno di Cristo sulla montagna, consacra ora le altre due settimane che ci separano dalla festa di Pasqua alla commemorazione dei dolori del Redentore, non permettendo che i suoi figli arrivino al giorno dell’immolazione del divino Agnello, senza aver prima disposte le loro anime alla compassione dei patimenti da lui sofferti in loro vece.

I più antichi documenti della Liturgia, i Sacramentari e gli Antifonari di tutte le Chiese, col tono delle loro preghiere, la scelta delle letture ed il senso d’ogni sacra formula, ci avvertono che la Passione di Cristo, a partire da oggi, forma l’unico pensiero della cristianità. Fino alla Domenica delle Palme potranno ancora aver luogo, nel corso della settimana, le feste dei Santi; ma nessuna solennità, a qualsiasi classe appartenga, avrà la precedenza sulla Domenica di Passione.

Catholicus.2 ha detto...

Io ho visto la sua presenza dentro il tempo e in questo mattino ciò che ho visto non mi basta, nel giorno che inizia io vedo che Lui torna a farsi presente non nel tempo ma in questo mio tempo, qui e ora come ripeteva spesso san Giovanni Paolo II. È il contraccolpo della sua presenza ad aprire il giorno, non un vorrei né un mi immaginerei, ma un ci sono e questo fa caricare sulle spalle le fatiche del mio corpo in affanno e le ferite della mia anima. Ci sono e parto per un nuovo giorno, Lui c'è!

tralcio ha detto...

La Via Crucis conta 14 stazioni.
Troppe?
In alcune parrocchie da qualche tempo è prassi meditare un venerdì le pari e l'altro le dispari (sempre però la dodicesima).
Questione di tempo?
Però, nelle suddette parrocchie, c'è sempre la quindicesima, la resurrezione.
Anche nel pio esercizio della contemplazione del dolore di Gesù deve prevalere "il positivo".
Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perchè con la tua santa croce hai redento il mondo.
Senta Madre deh voi fate che le piaghe del signore siano impresse nel mio cuor.
E con San Bernardo si può meditare la piaga che Gesù dice più dolorosa: sulla spalla.

Anonimo ha detto...

LA QUARESIMA È TEMPO PROPIZIO PER TROVARE DIO E LA SUA MISERICORDIA MA È DA TEMERE L'INDURIMENTO DEL CUORE

Ma chi volevano catturare? Colui che ancora non voleva? Siccome non potevano catturarlo contro la sua volontà, di fatto andarono per ascoltare il suo insegnamento. Che cosa insegnava? Disse allora Gesù: Per poco tempo ancora sono con voi. Ciò che volete fare adesso, lo farete, ma non adesso, perché adesso non voglio. E sapete perché adesso non voglio? Perché per poco tempo ancora sono con voi, poi vado da Colui che mi ha mandato (Gv 7, 32-33). Devo compiere la mia missione e giungere così alla mia passione.

Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire (Gv 7, 34). Qui egli già predice la sua risurrezione: non vollero infatti riconoscerlo quando egli era presente, e lo avrebbero cercato più tardi quando avrebbero visto la folla credere in lui. Grandi prodigi infatti sono stati compiuti, anche dopo che il Signore risuscitò e ascese al cielo. Grandi meraviglie sono state compiute allora per mezzo dei discepoli; ma era sempre lui che operava per mezzo loro, lui che aveva operato da solo e che disse: Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). Quando lo storpio, che stava presso la porta del tempio, si levò alla voce di Pietro e si mise a camminare con i suoi piedi così che tutti rimasero stupiti, Pietro spiegò che non aveva compiuto quel prodigio per suo potere, ma in virtù di Colui che essi avevano ucciso (cf. At 3, 2-16). Fu allora che molti, pentiti, dissero: Che dobbiamo fare? (At 2, 37).

Sentirono sulla loro coscienza il peso schiacciante del delitto d'empietà per aver ucciso Colui che avrebbero dovuto onorare e adorare; e ritenevano inespiabile il loro delitto. E davvero era un enorme delitto il cui pensiero li poteva spingere alla disperazione. Ma non dovevano disperare, perché il Signore si era degnato pregare per essi quando pendeva dalla croce; aveva detto: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Vedeva in mezzo alla folla degli estranei qualcuno dei suoi e per essi, che ancora lo insultavano, chiedeva perdono. Non considerava che riceveva la morte da loro, ma che moriva per loro. [E' così grande il favore che fu ad essi accordato con la morte di Cristo, da loro inflitta e per loro accettata, che nessuno deve disperare per la remissione dei propri peccati, dal momento che ottennero perdono perfino coloro che uccisero il Cristo. Cristo è morto per noi; ma forse per opera nostra? Essi, invece, videro Cristo morire vittima del loro delitto, e credettero in Cristo che perdonava le loro colpe. Continuarono a disperare della loro salvezza, finché non bevvero il sangue che avevano versato. Perciò egli prosegue: Mi cercherete e non mi troverete, e dove sono io voi non potete venire, perché lo avrebbero cercato, pentiti del loro delitto, dopo la sua risurrezione. Non disse: dove sarò io, ma dove sono io. Cristo era sempre dove sarebbe tornato; è venuto infatti senza allontanarsi di là; perciò in altra circostanza ha detto: Nessuno ascende in cielo, se non chi dal cielo è disceso, il Figlio dell'uomo che è in cielo (Gv 3, 13); non ha detto: che era in cielo. Parlava sulla terra, e affermava di essere in cielo. E' venuto senza allontanarsi di là, e vi tornerà senza lasciarci].

Lunedì di Passione
Gv.7,32-69

S.AGOSTINO

Tractatus 31 in Joannem, circa medium

Anonimo ha detto...

...segue
Letture della Messa

Lezione(Jon. 3, 1-10) La penitenza dei Niniviti

Giona, figura di Cristo, dopo la sepoltura triduana del ventre del cetaceo, predica ai Niniviti che accolgono l’invito a penitenza.

Non trascuriamo la grazia e le occasioni che ci vengono offerte perché non sappiamo se il Signore ci concederà altre possibilità. La resistenza alla verità, il rigettare pertinacemente la grazia nei momenti in cui il Signore ci attende potrebbe anche provocare un allentamento di Dio da noi forse irrevocabile. La dilazione del giudizio di Dio non è che un atto di misericordia, per dare a noi il tempo di riflettere e di convertirci.

Vangelo(Gv. 7,32-39) Se qualcuno ha sete venga a me e beva. Dal seno di colui che crede in me scaturiranno sorgenti di acqua viva

Gesù annuncia la partenza da questo mondo al Padre e la colpevole cecità di chi, per durezza di cuore, non può seguirlo nella Sua Pasqua. Dal costato aperto di Cristo crocifisso escono acqua e sangue, per purificare il mondo e per dissetare i credentI.

mic ha detto...

LUNEDÌ DELLA SETTIMANA DI PASSIONE

La Stazione è a Roma, nella chiesa di S. Crisogono, il "titulus Chrysogoni" del 499, dove molto per tempo si venerò il Martire omonimo d'Aquileia, vittima della persecuzione di Diocleziano, nel 303. Il suo nome è inserito nel Canone della Messa.

EPISTOLA (Gn 3,1-10). - In quei giorni: Il Signore parlò di nuovo a Giona profeta e gli disse: Alzati e recati di nuovo a Ninive, la grande città; e nella medesima predica tutto quello che ti dico io: Giona si mosse e andò a Ninive, secondo l'ordine del Signore. Or Ninive era una città grande, di tre giorni di cammino. Giona cominciò a penetrare in città, camminando per una giornata, e si mise a gridare e a dire: Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta. I Niniviti credettero a Dio, e ordinarono il digiuno, e si vestirono di sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la cosa al re di Ninive, egli s'alzò dal suo trono, depose le sue vesti, indossò il sacco e si gettò sulla cenere. E fu pubblicato e posto in Ninive quest'ordine fatto dal re e dai suoi principi: Uomini e bestie, bovi e pecore, non tocchino niente, non vadano al pascolo, non bevano acqua. Si copran di sacco gli uomini e gli animali, e gridino con tutta forza al Signore; si converta ciascuno dalla sua cattiva vita e dalle sue opere malvagie. Chi sa che Dio non muti sentenza e ci perdoni; e, cessata l'ira sua furibonda, non ci faccia più perire? E Dio notò tutto quello che facevano, e come s'erano convertiti dalla loro cattiva vita; e il Signore Dio nostro ebbe compassione del suo popolo.

Penitenza di Ninive.

La santa Chiesa ci mostra oggi questo fatto per rianimarci di zelo nella via della penitenza. Una città data all'idolatria, una capitale superba e voluttuosa ha meritato il castigo della collera celeste. Dio sta per travolgerla sotto i colpi della sua vendetta; ancora quaranta giorni, e Ninive crollerà sui suoi abitanti. Ma che cosa è sopravvenuto? La minaccia del Signore non s'è più adempiuta, e Ninive è stata risparmiata. Un popolo infedele s'è ricordato di Dio, dopo averlo dimenticato; ha gridato al Signore, s'è umiliato, ha digiunato; e la Chiesa conchiude la narrazione del Profeta con le parole: "Ed il Signore Dio nostro ebbe compassione del suo popolo". Un popolo pagano era divenuto popolo del Signore, perché aveva sentito la voce del Profeta ed aveva fatto penitenza; Il Signore aveva stretto alleanza con una sola nazione; ma non disdegnava gli omaggi delle altre, che rinunciando ai loro idoli, confessavano il suo santo nome e dichiaravano di volerlo servire. Noi qui costatiamo l'efficacia della penitenza del corpo unite a quella del cuore capace di piegare lo sdegno celeste: quanto dobbiamo dunque apprezzare le pratiche che impone in questi giorni la Chiesa, e come dobbiamo riformare la falsa idea d'una spiritualità razionalista e rilassata che potrebbe essersi infiltrata in noi!

Lezione di confidenza.

Questa lettura era nello stesso tempo un motivo di speranza e di fiducia per i Catecumeni, prossimi all'iniziazione. Essi v'imparavano a conoscere la misericordia del Dio dei cristiani, le cui minacce sono così terribili, ma che non sa resistere al pentimento d'un cuore che rinuncia al peccato. Venuti dal paganesimo, da questa Ninive profana, imparavano da questo fatto che il Signore, anche prima d'inviare il suo Figliolo in questo mondo, voleva che tutti gli uomini fossero suo popolo; e pensando alle difficoltà che avevano dovuto vincere i loro padri per accogliere la grazia offerta loro, e perseverare in essa, benedicevano il Dio Salvatore, il quale, con la sua incarnazione, il suo sacrificio, i suoi Sacramenti e la sua Chiesa, ci ha messo così a portata di mano la salute, di cui egli è l'unica sorgente, sia per il mondo antico che per il nuovo. Anche i pubblici Penitenti attingevano da questa lettura un nuovo incoraggiamento a sperare nel perdono. Dio ebbe misericordia di Ninive, città peccatrice e condannata; si degnerà dunque gradire anche la loro penitenza, ed arresterà, in loro favore, il braccio della sua giustizia.

Cronaca drammatica ha detto...

A Roccella ionica sbarcano in un colpo solo in 650....tutti uomini.
Scappano dalla guerra e lasciano le loro donne a combattere...
Scappano dalla fame e lasciano le loro donne a morire...

E questo? Non spiega molte cose? ha detto...

GEORGE SOROS COMPILATION
"Spendo soldi per migliorare il mondo".
"Il mio sogno è migliorare il mondo".
"Attivo sul mercato finanziario, il mio Fondo ha accumulato cifre enormi".
"Ho portato con me alcune fantasiose fantasie messianiche fin dall'infanzia. E' una specie di malattia quando ti consideri una specie di dio, il creatore di tutto".
"Sono egoista ed egocentrico"
"Sono anche consapevole che porto nel mio modo di pensare una sorta di utopia ebraica. I miei presuspposti si collegano a questa tradizione. Ecco perchè il concetto di Unione europea mi appassiona così' tanto... La Ue è una società aperta".
"La mia Fondazione ha il compito di sostenere l'apertura delle società chiuse".
"La società aperta è un concetto universale che trascende tutte le frontiere".
"Non esitono verità assolute... Nessuno ha il monopolio della verità... la verità ultima è fuori dalla nostra portata... E' fuori dalla portata delle specie umana".
"Nella società aperta la struttura organica della società è stata disintegrata al punto che i suoi atomi, gli individui, fluttuano senza ostacoli".
"La società aperta è un modello teorico in cui tutte le relazioni sono contrattuali .In cui nessuno dei legami esistenti, nemmeno familiari, è definitivo.. Amici, vicini, parenti, mogli, diventano facilmente sostituibili... E' una società che si modifica continuamente".
Cit. Martino Mora

Anonimo ha detto...


# Ha dimenticato di precisare Soros che spesso ha guadagnato in borsa somme enormi vendendo allo scoperto, come quando speculò su sterlina e lira, guadagnando appunto somme enormi.
Se il governo italiano (e quello britannico) non fossero intervenuti a sostenere (invano) la lira, lui sarebbe fallito.

Anonimo ha detto...

E' stato eliminato l'articolo sulla campagna pro Messa antica ?

Anonimo ha detto...

Film Gesù di Nazareth versione integrale di F. Zeffirelli
https://gloria.tv/post/48Qa89mHU4sJDGkrrnbYovmNq

mic ha detto...

Anonimo 22:14
C'è stato un disguido per l'affissione dei manifesti. Ci aggiorneremo.

Anonimo ha detto...

# A. 27/03 h:17.07

Tranquillo, arriveranno la prossima estate mogli, figli/e, nonni/e, zii/e, tutti nel paese di Bengodi, venghino lorsignori venghino, c'è posto per tutti, a gratise.....

Anonimo ha detto...


Meloni sta implodendo, sull'immigrazione e sulla guerra in Ucraina.

Sull'immigrazione tutto il governo di CD sembra esser stato preso alla sprovvista dall'impennata di arrivi dalla Tunisia, che sfuggono alla battaglia iniziata contro le ONG.
Dati i numeri, il governo non può continuare così. Non abbiamo votato il CD e Meloni perché vada a farsi il piantarello a Kiev o di fronte alle vittime delle disgrazie marittime, delle quali ci dispiace tanto ma non siamo assolutamente colpevoli.
Il governo di CD deve cominciare a respingere tutti i barconi che vengono dalla Tunisia, impedirgli di sbarcare. È un viaggio breve. Gli si dia l'ordine di tornare indietro. Dov'è finito il "blocco navale" del quale Meloni parlava in campagna elettorale?
Questa non è una migrazione è un'invasione. E mussulmana per di più.
Si agisca con la necessaria determinazione, e si lasci che i preti e gli arcobaleno strillino.
Quanto alla guerra: urge un'iniziativa di pace, bisogna fermare questa guerra crudele ed insensata.
O comunque dissociarsi dai sogni megalomani di grandezza di Zelensky e sodali.
Il governo di CD deve liberarsi dalla sindrome del fascista o meglio presunto tale che, per non esser dichiarato dai faziosi fascista, si mette a fare la politica che piace ai suddetti faziosi.
O.

Anonimo ha detto...

GM deve seguire in verità la strada del sì sì, no no. Abbandoni carinerie e battute che portano fuori strada. La vera popolarità la guadagnerà quando avrà ridato, con serietà e fermezza, dignità a questo popolo che molti italiani, cominciando dai parlamentari
di lungo corso, hanno svenduto ad usurai e vili affaristi stranieri ed italiani.