Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 1 ottobre 2024

Il Summum Bonum di Cicerone e il più grande comandamento

Nella nostra traduzione da OnePeterFive
Il Summum Bonum di Cicerone e il più grande comandamento
   
Attraverso la filosofia, la nostra ricerca razionale è portata idealmente a un appropriato livello culturale che ci consente di accettare la rivelazione nei Vangeli. La Praeparatio evangelica è una dottrina della Chiesa primitiva, secondo la quale Dio, prima della pienezza della rivelazione nel Suo Figlio, aveva già coltivato il terreno, per così dire, per l'Incarnazione, sviluppando una cultura filosofica che sarebbe stata aperta alla rivelazione di Gesù Cristo. [1]

45 anni prima della nascita di Cristo, Cicerone, oratore, statista e filosofo romano, scrisse un libro intitolato De Finibus Bonorum et Malorum (Sui fini del bene e del male). La questione centrale di questo libro è un'esplorazione della natura del summum bonum, cioè il sommo bene. Il sommo bene è un valore ultimo nella vita, un telos finale oltre il quale non c'è ulteriore aspirazione, che organizza tutti i modelli convenzionali di condotta corretta. Ciò che è giusto è ciò che conduce a questo fine ultimo, e ciò che è sbagliato lo mina. Non usiamo il sommo bene come mezzo per un altro fine, ma lo apprezziamo di per sé. [2]

L'idea del bene supremo nasce dal riconoscimento che ci deve essere qualcosa di intrinsecamente prezioso nella vita, e quindi non ogni bene che cerchiamo è strumentalmente prezioso. Se tutto fosse solo strumentalmente prezioso (come strumento per ottenere un'altra cosa), non ci sarebbe motivazione per le nostre azioni. Un valore strumentale deriva il suo valore solo da ciò che può ottenere, e quindi il valore strumentale senza l'esistenza di un valore intrinseco non è per nulla un valore.

Le nostre vite, inoltre, non consistono in un coacervo di obiettivi distinti, isolati l'uno dall'altro. Non è come se ci muovessimo dal bene al bene, senza un'unità superiore che collega le nostre varie esperienze. Mangiare a pranzo, leggere un libro, guidare un'auto e parlare con un amico sono tutti beni individuali, ma tendono anche in una direzione comune. Alla base di tutte queste attività c'è un'aspirazione verso uno stato di completa fioritura e beatitudine, ovvero felicità. Non pranziamo solo per pranzare, o parliamo con un amico solo per parlare con un amico. Se parlare con un amico cessa di renderci felici, scegliamo di non parlare con un amico, proprio come saltiamo il pranzo se non pensiamo che condurrà alla nostra perfezione finale.

Tommaso avrebbe affermato queste verità in seguito. Egli rifiutò l'idea che possiamo avere diversi fini ultimi, o valori ultimi, nella vita. Il valore ultimo che cerchiamo è la nostra perfezione suprema, e non può essere perfetto se è in competizione o sussidiario a qualcos'altro. L'inizio di un processo è sempre orientato al suo completamento. Le nostre azioni possono orientarsi prossimalmente verso un bene particolare, ma in ultima analisi aspirano a una perfezione finale. [3]

Le persone moderne nelle società liberali amano pensare alla propria vita come a un patchwork eclettico. Adottano fini diversi nel corso della vita in base al loro capriccio individuale. La vita consiste in un mix di stili e scelte diversi. Ma i romani come Cicerone riconobbero la struttura della motivazione umana. Non importa quanta apparente diversità ci sia nelle nostre scelte, tendiamo sempre verso uno stato finale di perfezione, almeno, quello che percepiamo come la nostra perfezione finale.

Il disaccordo filosofico sorge rispetto alla natura precisa di questo stato finale. Cicerone si occupò di diverse scuole filosofiche correnti al suo tempo che difendevano una particolare spiegazione della felicità. Gli epicurei, seguaci di Epicuro, credevano che il piacere fosse il bene supremo. Epicuro pensava di non dover dimostrare che il piacere fosse il bene supremo usando argomenti. Il piacere è un incentivo immediato, disponibile anche per i bambini, che vi gravitano naturalmente. Il piacere e il dolore sono sistemi di rilevamento naturali di ciò che è buono per noi e di ciò che è cattivo per noi, rispettivamente. [4]

Gli stoici, al contrario, sostenevano che il valore morale è il bene supremo. Il valore morale, fondato su un carattere virtuoso, è sufficiente per la felicità, anche se si è privi di piacere. Lo stoico virtuoso vive in armonia con la Natura, che incarna una sorta di struttura razionale del cosmo, un Logos. Lo stoico accetta il corso naturale degli eventi con rassegnazione e rifiuta i desideri contrari al Logos. [5] Gli stoici pensavano che questa conformità virtuosa alla struttura razionale del cosmo fosse sufficiente per la felicità. Non abbiamo bisogno di alcuna buona fortuna esterna per raggiungere la felicità, finché abbiamo virtù. Lo stoico, infatti, vede il piacere come un'illusione pericolosa, che disturba l'anima dal suo impegno verso la virtù con la falsa apparenza di bontà.

Queste riflessioni sono interessanti di per sé, ma il loro valore ultimo, per i cattolici, sta nel calibrare la nostra relazione con Gesù Cristo. L'idea del sommo bene, in primo luogo, ci dà l'idea di un valore centrale attorno al quale ruota tutta la nostra vita. Ogni scelta a livello micro non è una scelta discreta e isolata, ma forma un'unità con altre scelte nella loro convergenza verso un valore ultimo. Questa struttura di motivazione, cioè il fatto che ogni valutazione che facciamo presuppone una struttura di valutazione più ampia che conduce a una valutazione più elevata, aiuta a dare un senso alle affermazioni assolute di Gesù sulla nostra devozione. Gesù insiste sul fatto che bisogna amare Dio con "tutto il tuo cuore, tutta la tua anima, tutta la tua mente e tutta la tua forza". [6] Gesù deve occupare lo spazio per il sommo bene, come valore centrale che organizza tutti i nostri standard di condotta e norme a livello micro. Dopo aver assimilato la nozione di un sommo bene nella nostra struttura motivazionale, possiamo vedere l'errore nel pensare che le nostre vite consistano in molti beni discontinui. Invece, c'è un valore centrale su cui convergono le nostre vite, e Gesù sta dirigendo questa convergenza verso Sé stesso. Non possiamo seguire Gesù in un contesto, e seguire un partito politico in un altro, per esempio, ed essere solo un appassionato giocatore in un altro, et. Tutte le attività tendono verso un fine ultimo, e questo fine deve essere Gesù. Dobbiamo fare una scelta, e non possiamo compartimentare i beni, come se non avessero un punto di convergenza comune. Adoreremo qualcosa, e Gesù giustamente esige questa adorazione. Dobbiamo pranzare, parlare con un amico, scrivere e cantare, per Dio, e non per qualche altro fine.

Gli stoici e gli epicurei coglievano solo verità parziali della vera natura del sommo bene. Gli stoici avevano ragione nel dire che il sommo bene implica conformare la propria volontà a una saggezza superiore, ma trascuravano il tipo speciale di piacere che deriva da questa conformità. Gesù non esige che ci sforziamo di conformarci alle regole senza piacere, ma cerca invece di impartire una vita abbondante. "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". [7] Gli epicurei hanno ragione nel dare valore al piacere, ma sbagliano nel rendere il piacere più importante della santità. Gesù desidera che proviamo piacere, ma solo in un modo che sia concomitante con la nostra santificazione. Potremmo pensare ad alcuni frutti dello Spirito come a quei piaceri spirituali più elevati che riceviamo dalla conoscenza di Cristo: amore, gioia, pace. [8] Tuttavia non cerchiamo queste cose in se stesse, ma le riceviamo come doni dalla conoscenza di Cristo, che cerchiamo come nostro fine ultimo.

Sia gli stoici che gli epicurei, inoltre, sbagliavano nel pensare che il bene supremo fosse un processo o uno stato interno alle nostre anime, come lo sono rispettivamente il piacere e la virtù. Le nostre azioni convergono verso un fine ultimo che è una Persona. Tutte le nostre azioni sono in ultima analisi aspirazioni verso una relazione dialogica con un Dio personale.

Infine, l'idea del sommo bene ci aiuta a riconoscere che non possiamo avere due padroni. C'è un valore sommo nelle nostre vite, non valori multipli. Non possono esserci due beni sommi, perché un bene non può essere il più alto se ha un uguale. Non diamo valore all'amicizia, al cibo, allo sport e alla lettura come beni indipendenti, ma per un sommo bene su cui convergono tutte queste attività, cioè la felicità. Non possiamo identificare la nostra felicità sia come Dio che come una creatura. La devozione a una creatura ci distrarrà necessariamente dal Creatore, poiché possiamo avere un solo sommo bene. Nel richiedere tutto il nostro cuore, anima, mente e forza, Gesù riconosce che ogni trattenersi da Lui è un tradimento. "Nessuno può servire due padroni: perché o odierà l'uno e amerà l'altro; oppure sosterrà l'uno e disprezzerà l'altro". [9]
__________________________
[1] Philip Jenkins, La nuova cristianità, (Milano: Einaudi, 2002): 122.
[2] Marco Tullio Cicerone, "De Finibus Bonorum et Malorum", in Loeb Classical Library, vol. 17, trad. di H. Harris Rackham, (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1931): 13.
[3] Summa Theologiae, I-II.Q1.A6
[4] Ad finibus, 17.
[5] Ad finibus, 35.
[6] Mc 12:30-31.
[7] Gv 10:10. [8] Gal 5:22 [9] Mt 6:24.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
_____________________
Vi prego di A I U T A R E, anche con poco, il quotidiano impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ne ho molto più bisogno. Il Tuo Sostegno - anche se minimo, ma costante - fa la differenza e può consentirci di tenere il fronte)
IBAN - Maria Guarini
IT66Z0200805134000103529621
Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731

1 commento:

Pertinente anche qui ha detto...

πάντες ἄνθρωποι τοῦ εἰδέναι ὀρέγονται φύσει

"Tutti gli uomini per natura tendono al sapere".

Sono queste le prime parole della "Metafisica" di Aristotele, e sembrano riassumere il senso della filosofia attraverso le prime righe del suo capolavoro ...

L'amore per la conoscenza, la ricerca instancabile di domande e di risposte, l'incessante movimento del pensiero.

Tutti gli uomini hanno bisogno di risposte, ciò che rende l’uomo diverso è il meravigliarsi di ciò che lo circonda ed avere la capacità di alzare gli occhi al cielo per indagare, capire, sperimentare e cosa straordinaria mettersi e mettere in dubbio l’essenza di ciò che lo circonda.

Questo è l’inizio della storia della filosofia nonché la storia del percorso del pensiero umano.