Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 7 aprile 2025

Il Cardinale Müller a Napoli: «Ingiusto sopprimere le messe in latino»

Indice dei precedenti.
Il Cardinale Müller a Napoli: 
«Ingiusto sopprimere le messe in latino»
Conferenza dedicata al tema del ritorno della Tradizione

«Lo scopo dell’unità della Chiesa non è raggiungere l’uniformità. Non siamo una caserma dove si richiede obbedienza militare. Nella Chiesa l’obbedienza va intesa nella dimensione spirituale: come l’obbedienza a Cristo. E i vescovi, i presbiteri devono occuparsi di attirare anime, insegnare e somministrare i sacramenti, non sopprimerli».

Sono alcuni indirizzi pastorali che il Cardinale Gerhard Ludwig Müller ha impartito ai fedeli della Messa in Latino, a Napoli, promotori di una Conferenza dedicata al tema del ritorno della Tradizione. I Coetus Fidelium della Diocesi partenopea soffrono di una emarginazione a cui sono stati relegati dalla Curia retta dal Cardinale Domenico Battaglia, con la negazione delle chiese, dove venivano celebrate da anni le messe con rito tridentino, e dei sacerdoti dai quali venivano seguiti.

Il Cardinale Muller ha concesso a margine della conferenza un’ampia intervista al Roma online, toccando argomenti come le trattative per la pace tra Russia e Ucraina; l’immigrazione; la ricchezza delle numerose forme liturgiche; dell’obbligo di rispettare la vita umana e il suo naturale sviluppo: rigettando la tesi di eventuali dimissioni di Papa Francesco, gravemente malato. Tutti aspetti racchiusi in un unico grande insegnamento, ha spiegato Müller: quello dell’Amore, come Gesù Cristo lo ha testimoniato fino ad accettare la morte.

«Ed è questa la Tradizione della Chiesa» ha più volte sottolineato l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. «Sulla celebrazione della Messa in latino da parte dei Vescovi occorre maggiore liberalità - ha affermato il Cardinale - non si tratta di sopprimere i sacramenti, ma di aprirli alla gente. Nessuna novità è possibile senza la Tradizione».

«Ricevere i sacramenti e celebrarli - ha aggiunto l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - è più importante che unificare i riti della Chiesa, che sono più di 20». «I fedeli del rito antico - ha proseguito Müller - non esprimono una distanza o una separazione dalla Chiesa, e Vescovi e sacerdoti debbono concentrarsi sul fatto che la gente venga in chiesa piuttosto che su un’unica forma del rito latino, quella ordinaria. Papa Benedetto XVI aveva trovato una ottima soluzione, parlando di una forma “extraordinaria” del rito romano. Non è giusto per un pastore sopprimere la Messa in rito antico perché ci si vuole presentare come esecutori di un ordine che viene dall’alto. L’obbedienza e la disciplina hanno per scopo la purezza della Chiesa, non l’uniformità. La Chiesa non è una caserma con obbedienza militare, ha una dimensione spirituale. L’unificazione dei riti non favorisce la vita religiosa e sopprimere un’attività religiosa non è nello spirito cattolico».
Rosa Benigno - Fonte

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Accolgo con favore quanto afferma il Cardinale Muller.
Tuttavia, una domanda si pone: cosa si può fare per passare dalle (tante) parole di questi anni ai fatti?
Mi sembra che l'eresia modernista abbia fatto abbastanza danni.
Dunque, una seconda domanda, che si ricollega alla prima, si pone: cosa si può fare per fermare questo tarlo eretico? La responsabilità principale è dell'episcopato, a cui spetta agire senza tentennamenti.

E.P. ha detto...

La vera "vittoria" contro la Messa tridentina è stata coltivare fin dagli anni '60 un clero del tutto allergico ad essa, abortendo le vocazioni sospette di simpatie verso anche solo qualche segno preconciliare (come la veste talare o il latino), e riducendo a "riserva indiana" qualsiasi realtà tradizionale.

È proprio quella l'ingiustizia di cui parla Müller senza potersi permettere di nominarla esplicitamente. Nella dialogante sinodalità pastorale postconciliare, infatti, vige il non detto: nessuno dei protagonisti menziona la questione perché tutti sanno qual è l'andazzo: il vescovo non ha bisogno di proibirla, i preti sanno già che non hanno diritto di celebrarla né di chiederla, e infine ci arriva pure il Traditionis Custodes che fa anzitutto capire che il "giro di vite" continuerà sempre più forte. A suon di insulti ai cattolici ("sgranarosari", "pelagiani", "occulto"...), infatti, il Bergoglio aveva gesuiticamente già fatto capire il non detto.

Lo sanno tutti che il problema dei fedeli legati alla Tridentina è la scarsità di sacerdoti disposti a celebrarla. Ma anche se suscita un pochino di interesse nei giovani preti che cominciano lentamente ad essere stufi delle liturgie-pagliacciata, sanno tutti che l'azzardarsi a celebrarla equivale a rovinarsi qualsiasi tipo di "carriera" ecclesiale, a giocarsi qualsiasi comodo strapuntino anche temporaneo. E nessuno vuol essere sradicato dalla parrocchia dove si è già ambientato, o a perdere l'opportunità per quella per cui sotto sotto ambisce, per farsi internare in una parrocchietta problematica di periferia (dopotutto il mestiere della Pastorale, nell'epoca vaticansecondista, consiste in un vendere chiacchiere, spettacolini e canzoncine. e a tutti i pretini moderni fa molto molto comodo un tran-tran prevedibile, e ricordo bene il caso di quel pretino che pur essendo disposto a celebrarla lamentava la mancanza di "intenzioni", cioè di guadagno...) o in altro incarico che mette a durissima prova i nervi e la pazienza.

Laurentius ha detto...

Uscito stamane!

Youtube Liberi nella Verità

Mons. Lefebvre Venezia 1980 San Simon Piccolo Una crociata per la difesa della Fede (Santo Pio X)

Video con l'omilia di Monsignore. C'ero anch'io, diciottenne, con i miei genitori. Che bel ricordo!

Anonimo ha detto...

OT
Sostenere la campagna di ProVita e Famiglia contro l'indottrinamento gender nelle scuole. Il governo è timido in materia, forse sente la pressione dai piani alti di Bruxelles.
La campagna si chiama "mio figlio no".

Serge ha detto...

Perfettamente d'accordo!

Anonimo ha detto...

Dal dramma e culmine spirituale della malattia di Papa Francesco alle ambiguità dottrinali più gravi del pontificato. Tre verità non negoziabili: Cristo unico Salvatore, ordine sessuale voluto da Dio, e sacerdozio riservato agli uomini.
Un’intervista coraggiosa, lucida e fedele alla Tradizione cattolica di Mons. Athanasius Schneider col prof. Giovanni Zenone.
https://www.youtube.com/watch?v=q-GLyBlDI-g

Anonimo ha detto...

Supprimer la Sainte Messe de toujours n'est pas seulement une injustice envers ceux qui y sont attachés, mais c'est d'abord et avant tout un crime de lèse-majesté envers Dieu lui-même, lequel se trouve ainsi privé de l'hommage qui lui est dû, car c'est d'abord pour Lui qu'est célébrée la Sainte Messe.

Anonimo ha detto...

Visto che i nostri soldi di cittadini e fedeli cattolici vengono buttati rispettivamente in:
--progetti della UE finalizzati a orientare e indottrinare con teorie gender i nostri figli
--percorsi sinodali in stile anarchico della gerarchia ecclesiastica diretti più o meno consapevolmente a supportare le "aperture" al mondo e alle derive umanamente perverse care ai poteri forti,
sarebbe ora di trarne le dovute conseguenze, evitando di consegnare i nostri soldi a simili progetti e percorsi. E' più facile farlo in ambito cattolico, meno in ambito civile, considerato che le tasse vengono utilizzate con elevato tasso di elasticità dal potere costituito.

Catholicus ha detto...

...ben detto, caro amico Anonimo 10:33 : sono anni ormai che non destino più l'otto per mille alla chiesa modernista, preferendogli gli Ortodossi ( il male minore, visto anche il loro spirito decisamente tradizionalista). In alternativa, faccio beneficienza privata su istituzioni cattoliche che operano in prima linea, aiutando poveri e orfani ( almeno fanno opere di misericordia corporale, anche se difettano in quelle di misericordia spirituale)....

Catholicus ha detto...

Caro Laurentius, mi fa piacere sentire che lei, classe 1962, nato e catechizzato in epoca ormai a guida modernista, abbia potuto acquisire e mantenere ( e difendere a spada tratta, per giunta) una così ferrea e tenace fede cattolica, cioè preconciliare. Io sono stato telespettatore del golpe al Conclave 1958, il 26 ottobre, ore 17-17:30, appena dodicenne, ma conservo ancora nitida e precisa la memoria di quell' infausto giirno, con il telecronista imbarazzato dal ritardo del papa eletto ( disse apertamente che era il cardonale Giuseppe Siri) a presentarsi al balcone del palazzo apostolico...poi il colpo di scena, la seconda funata, stavolta nera. Il dopo è cronaca, o meglio, ormai storia