Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 12 settembre 2025

Santi per tutti i tempi, non per una stagione

In effetti l'avevamo pubblicato anche noi [qui] e tra i commenti c'erano i rilievi cui Trabucco risponde. Non mancavano neppure considerazioni coerenti con le sue... Di seguito la sua replica. Tuttavia la situazione odierna è più che mai anomala e inedita perché l'eresia viene dal trono più alto e dalla maggior parte delle gerarchie.  Dunque la differenza, oggi, è nella responsabilità, insita della funzione sacerdotale, di riaffermare la Verità calpestata ormai coram populo per tutto l'orbe cattolico. Premesso che la prudenza e il rispetto non possono mancare, se chi ne prende coscienza tace per obbedienza (lo stesso San Tommaso parla di falsa obbedienza), la Verità chi la riafferma al gregge sviato e disperso?

Santi per tutti i tempi, non per una stagione

Dopo il mio intervento sul quotidiano on line "La Nuova Bussola Quotidiana" in merito al caso doloroso e sofferto del Rev. Don Leonardo Maria Pompei destinatario, com'è noto, di un provvedimento di sospensione a divinis, mi è stata mossa, legittimamente ed intelligentemente, sia in pubblico, sia in privato, la seguente obiezione: oggi la Chiesa è immersa in una crisi senza precedenti, il neomodernismo è penetrato nel cuore stesso della vita ecclesiale etc., per cui non sarebbe legittimo paragonare l’atteggiamento di figure come San Pio da Pietrelcina, Don Dolindo Ruotolo, San Giovanni Bosco e tanti altri santi, che obbedirono pur soffrendo, con la situazione presente di don Pompei. Allora, si dice, il contesto era diverso: non vi era questa dissoluzione dottrinale, non questa confusione universale, non questa apostasia silenziosa.

Eppure questo ragionamento, che puó far presa, è fallace tanto teologicamente, quanto filosoficamente. La santità, infatti, non è mai un prodotto delle condizioni storiche, non è l’esito di un equilibrio contingente, ma è radicata nell’immutabilità della grazia e nella perenne costituzione divina della Chiesa.

Se relegassimo la fedeltà e l’obbedienza dei santi ad un "contesto passato", finiremmo per negare il valore stesso dell’esemplarità: significherebbe che i santi sono stati soltanto fenomeni temporanei, validi per il loro tempo ma non per il nostro e, così facendo, annulleremmo la loro funzione ecclesiale, che è invece paradigmatica ed esemplare per ogni epoca. Padre Pio, umiliato, isolato e ostacolato, non si ribellò mai all’autorità della Chiesa; Don Bosco, pur criticato e incompreso, non tentò scismi; e la loro obbedienza non fu mai servilismo, bensì riconoscimento che nella sola Chiesa, pur tra le debolezze degli uomini e gli errori, permane sempre l’assistenza invisibile dello Spirito Santo. Proprio lì sta il punto: l’obbedienza che hanno incarnato non è riducibile a un fatto storico, dal momento che appartiene alla sostanza della santità, perché riconosce nell’istituzione visibile il sacramento dell’azione invisibile di Dio.

Dire che "oggi è diverso" è contraddittorio, perché implica che la grazia e il modello dei santi siano relativi, mentre essi sono stati dati come norma e luce per tutti i tempi. Altrimenti cadremmo in una forma di storicismo, che riduce la santità a prodotto sociologico, privandola del suo valore teologico universale.

La loro obbedienza non fu cieca, ma teologale: era adesione al Mistero che continua ad operare nella Chiesa visibile, nonostante tutto e tutti e in virtù della promessa del Salvatore per cui le porte degli Inferi "non prevalebunt". Per questo è un modello eterno: perché ciò che essi hanno vissuto non dipendeva dalle circostanze politiche o ecclesiali, quanto dalla verità perenne che la Chiesa custodisce, anche nelle ore più oscure.

Chi oggi invoca la crisi per giustificare l’uscita, la rottura, lo strappo, dimentica che proprio nei momenti di maggiore oscurità la fedeltà diventa più luminosa e che i santi ci sono dati per insegnarci che la santità, anche nell’obbedienza, è più forte di ogni epoca, di ogni crisi e di ogni autorità. Agli "Osanna sperticati", che non si accorgono delle conseguenze dell'atto di don Pompei per tante anime, a chi sostiene (a che titolo?) che la (legittima) espressione di dubbi (che non implica un giudizio) sulla scelta dell'ex parroco di Sermoneta (Latina) ha portato a distinguere i veri dai falsi tradizionalisti (una sorta di neocatarismo 2.0.

Ricordo che la parola cataro deriva dal greco antico "καθαρός" che significa "puro"), si deve opporre non il clamore delle fazioni (ce ne sono troppe e con troppi "Papi e Antipapi laici" tranne alcune sane eccezioni), ma la verità nuda e semplice della Chiesa di Cristo che sopravvive a ogni uomo e a ogni illusione.
Daniele Trabucco

9 commenti:

Laurentius ha detto...

12 settembre, Festa del Santissimo Nome di Maria

“Festa del santissimo Nome della beata Maria, che il Sommo Pontefice Innocenzo undecimo ordinò che si celebrasse per l’insigne vittoria riportata a Vienna, in Austria, contro i Turchi, col patrocinio della stessa Vergine”.

Oh Maria, il tuo Nome è dolcissima armonia che risuona nella angustie della vita come unico conforto, perché tu ci doni Gesù Cristo, ci riconcili con Lui, ci soccorri con le tue grazie, ci apri le porte dell’eternità beata.

Sei veramente l’astro che illumina le tenebre della nostra notte, e la nobile stella sorta da Giacobbe, il cui raggio rifulge nei cieli e penetra negli abissi, riscalda la terra e vi fa crescere i germogli santi delle virtù; sei l’astro splendente, che scintilla sul nostro mare tempestoso per guidarci al porto.

Invocando il tuo Nome soavissimo, l’anima si sente inondare di dolcezza, perché si rinnova in lei il ricordo della tua grandezza, e le si effonde come rugiada la soavità della tua benedizione materna.

Oh Maria, oh Mamma mia, non mi stanco mai di invocarti non mi stanco mai di lodarti!

Don Dolindo Ruotolo

Laurentius ha detto...

Riprendo un ottimo post su X del Rev. don Leonardo Maria Pompei e a lui esprimo il mio sostegno.

«Che Dio vi consoli!… Quello che rattrista… è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente: Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto i più violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada. Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo»
(Sant’Atanasio. Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pp 411-412).

Anonimo ha detto...

" Premesso che la prudenza e il rispetto non possono mancare, se chi ne prende coscienza tace per obbedienza (lo stesso San Tommaso parla di falsa obbedienza), la Verità chi la riafferma al gregge sviato e disperso?"
Infatti... la domanda fondamentale è proprio questa.
Mic la articola come introduzione all'articolo, ma a questa domanda non c'è - nelle pur interessanti considerazioni del professor Trabucco - una risposta.
Perchè se non c'è una risposta allora è la fine.

Anonimo ha detto...

Festa del SS. Nome di Maria.

Preghiera di Sant’Alfonso Maria de’ Maria de’ Liguori
O potente Madre di Dio e Madre mia Maria, è vero che non sono degno neppure di nominarti, ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza.
Concedimi, benché la mia lingua sia immonda, di poter sempre chiamare in mia difesa il tuo santissimo e potentissimo nome, perché il tuo nome è l’aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.
Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia che il tuo nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita.
Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo, poiché in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità
non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria.
Così voglio fare durante la mia vita e spero particolarmente nell’ora della morte, per venire a lodare eternamente in Cielo il tuo amato nome: “O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”.
Maria, amabilissima Maria, che conforto, che dolcezza, che fiducia, che tenerezza sente l’anima mia anche solo nel pronunciare il tuo nome, o soltanto pensando a Te!
Ringrazio il mio Dio e Signore che Ti ha dato per mio bene questo nome così amabile e potente.
O Signora, non mi basta nominarti qualche volta, voglio invocarti più spesso per amore; voglio che l’amore mi ricordi di chiamarti ad ogni ora, in modo tale da poter esclamare anch’io insieme a Sant’Anselmo: “O nome della Madre di Dio, tu sei l’amore mio!”.
Mia cara Maria, mio amato Gesù, i vostri dolcissimi Nomi vivano sempre nel mio ed in tutti i cuori.
La mia mente si dimentichi di tutti gli altri, per ricordarsi solo e per sempre di invocare i vostri Nomi adorati.
Mio Redentore Gesù e Madre mia Maria, quando sarà giunto il momento della mia morte, in cui l’anima dovrà lasciare il corpo,
concedetemi allora, per i vostri meriti, la grazia di pronunciare le ultime parole dicendo e ripetendo: “Gesù e Maria vi amo, Gesù e Maria vi dono il cuore e l’anima mia”.

Anonimo ha detto...

Che Dio ci liberi dei ciechi che guidano altri ciechi…e non sto parlando di Don Leonardo…

Anonimo ha detto...

La mia modesta opinione, sia rispetto a Trabucco e i bussolini vari, sia rispetto a chi osanna Don Pompei, è che sia meglio lasciare il giudizio in sospeso, non solo sulla sua persona il cui giudizio compete a Dio, ma anche sulle sue scelte. Al di là della partigianeria che tali scelte possono suscitare in alcuni esagitati, a favore o contro, sono scelte "di coscienza". E quella di Don Pompei è sicuramente ben formata (e anche ben informata). Dunque va rispettato, senza giudizi tranchant che la storia potrà rivelare falsi, e con l'accompagnamento nella preghiera allo Spirito Santo, che lo illumini e guidi sempre più.

Anonimo ha detto...

Il prof parla in questi terminì perchè prete non è né vive i dilemmi e le scissioni che un povero prete subisce.
Oggi un parroco è a rischio di provvedimenti disciplinari se rifiuta di benedire una coppia irregolare.
È o non è una situazione diversa dal passato?
E quando pretendono che deve dare la comunione a chi non può riceverla dopo averli assolti?
E quando gli imporranno le diaconesse? ...tanto non saranno ordinate sacramentalmente, diranno...
È o non è una chiesa diversa rispetto alla Cattolica?
E allora: chi esce, da cosa esce?
Queste attuali gerarchie di quale chiesa sono espressione?

Anonimo ha detto...

"...non sarebbe legittimo paragonare l’atteggiamento di figure come San Pio da Pietrelcina, Don Dolindo Ruotolo, San Giovanni Bosco e tanti altri santi, che obbedirono pur soffrendo, con la situazione presente di don Pompei. Allora, si dice, il contesto era diverso: non vi era questa dissoluzione dottrinale, non questa confusione universale, non questa apostasia silenziosa."

Il contesto, checché ne dica Trabucco, è fondamentale quando si deve dare un giudizio. Se non si prendesse in considerazione il contesto, per esempio nella cacciata dei mercanti dal Tempio, si potrebbe concludere che Gesù Cristo è violento... O altre corbellerie simili.

Nel caso del povero don Pompei, sotto attacco da parte del suo vescovo ma anche dei tradizionalisti "noi moderati" alla Trabucco, pronti a puntare il dito e a condannare, è diverso non solo il contesto generale ovviamente ma anche quello personale. Padre Pio per esempio era obbligato all'obbedienza anche dal voto religioso, che don Pompei non ha. Questo è sicuramente rilevante.
Altra differenza, a Padre Pio venne proibito di celebrare in pubblico o di confessare i fedeli, per evitare situazioni di fanatismo da parte della gente, non per evitare che il santo raccontasse ai fedeli la Verità... E si potrebbe continuare a lungo con le differenze ma basta così.

Alessandro ha detto...

Per conto mio, l’analisi di Trabucco è in parte condivisibile, soprattutto quando afferma che la santità non dovrebbe prescindere dal periodo storico in cui si vive. Tuttavia, come sacerdote, non è pensabile andare in chiesa e “sentirsi male” perché tre quarti di ciò che si insegna o si vive sembra remare contro l’insegnamento del Magistero perenne.

Abbiate pazienza, ma se un prete “alla maniera di don Leonardo” (e non è certo l’unico) non può più predicare i novissimi, parlare della perdizione eterna dell’anima, insegnare il matrimonio secondo la volontà di Dio, affermare l’unicità della Chiesa Cattolica in ordine alla salvezza, denunciare l’inutilità di un ecumenismo praticato all’infinito senza mai convertire né ammonire, solo per “andare d’accordo” in nome di un generico volersi bene sul piano orizzontale; se quel sacerdote non se la sente di distribuire la Comunione sulla mano, non può celebrare la liturgia tradizionale perché altrimenti “salta la festa” con le chitarre… allora mi dite voi che senso ha il suo ministero?

E laddove eresia e pratica pastorale siano oggettivamente non conformi al Magistero di sempre, per servire davvero la Chiesa, viene prima la coscienza o l’obbedienza complice ai propri superiori?.Certo, un laico può scegliere se restare o andarsene. Ma un sacerdote fedele, un sacerdote vero, sul lato pratico, non ha molte alternative.. Meglio obbedire a Dio che agli uomini. E io, personalmente, credo che don Leonardo stia obbedendo a Dio.