Il Cardinal Raymond Burke e il Vescovo Athanasius Schneider hanno emanato insieme ad altri vescovi una dichiarazione pubblica in cui vengono ribadite le verità della fede in modo da porre rimedio alla “confusione e al disorientamento dottrinali quasi universali” che regnano nella Chiesa di oggi e mettono in pericolo la salute spirituale e la salvezza eterna delle anime.
Alcune delle quaranta verità delucidate nella dichiarazione fanno riferimento implicito ad affermazioni di Papa Francesco, mentre altre si riferiscono a punti controversi e confusi che sono sorti o si sono intensificati durante l’attuale pontificato. Altre ancora prendono di mira gli errori morali della società odierna che stanno arrecando gravi danni alle vite dei fedeli sotto lo sguardo passivo di gran parte della gerarchia.
Il documento di otto pagine (vedi il testo completo qui sotto) – pubblicato in varie lingue il lunedì di Pentecoste, 10 giugno – è intitolato Dichiarazione delle verità che contraddicono alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa dei nostri tempi.
La Dichiarazione conferma l’insegnamento perenne della Chiesa sull’Eucarestia, sul matrimonio e sul celibato sacerdotale.
Tra le verità della fede incluse in essa viene riaffermata l’“esistenza dell’inferno” e viene ribadito che le anime “condannate all’inferno per qualsiasi peccato mortale senza pentimento” vi soffrono eternamente; si ribadisce anche che “l’unica religione voluta davvero da Dio” è quella che nasce dalla fede in Gesù Cristo e che gli “atti omosessuali” e le operazioni chirurgiche per cambiare sesso sono “peccati mortali” e una “ribellione” contro la legge divina e contro la legge naturale.
Tra i firmatari della Dichiarazione ci sono: il Cardinal Raymond Burke, Patronus del Sovrano Ordine Militare di Malta; il Cardinal Janis Pujats, Arcivescovo emerito di Riga, Lettonia; Sua Eccellenza Tomash Peta, Arcivescovo dell’arcidiocesi di Santa Maria in Astana, Kazakistan; Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda, Kazakistan; Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Santa Maria in Astana.
Nota esplicativa
In una nota esplicativa ricca di citazioni di San Paolo, dei Padri della Chiesa e dei documenti del Vaticano II, i cardinali e i vescovi scrivono che la Chiesa sta soffrendo una delle “più gravi epidemie spirituali” della sua storia e un “diffuso letargo nell’esercizio del Magistero a diversi livelli della gerarchia della Chiesa dei nostri giorni”.
“I nostri tempi sono caratterizzati dal fatto che i fedeli cattolici di tutto il mondo patiscono un’acuta fame spirituale di riaffermazione di quelle verità che sono offuscate, minate e negate da alcuni degli errori più perniciosi tra quelli attuali”, dichiarano.
I prelati affermano che i fedeli si sentono “abbandonati”, trovandosi in una “sorta di periferia esistenziale”, e che una situazione del genere “esige urgentemente una soluzione concreta”. Secondo quanto aggiungono, la dichiarazione pubblica delle verità che hanno firmato non ammetteva più dilazioni.
Consapevoli della loro “grave responsabilità”, come vescovi, di insegnare la “pienezza di Cristo” e di “dire la verità nell’amore”, essi affermano che la Dichiarazione è pubblicata in uno “spirito di carità fraterna” e come “aiuto spirituale concreto”, affinché i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici possano professare, “in pubblico o in privato”, queste verità che oggi sono “nella maggior parte dei casi negate o sfigurate”.
Anche se i firmatari non specificano a che tipo di professioni pubbliche si riferiscono, si può immaginare ragionevolmente che esse possano includere professioni di vescovi nelle loro cattedrali, di sacerdoti nelle loro parrocchie, di superiori di ordini religiosi nel loro monastero o convento, di gruppi di laici in eventi pubblici o su Internet.
“Davanti agli occhi del Divino Giudice e nella sua coscienza, ogni vescovo, sacerdote e fedele laico ha il dovere morale di rendere testimonianza – senza alcuna ambiguità – a quelle verità che ai nostri giorni sono offuscate, minate e negate”, scrivono i firmatari.
Esortando i vescovi e i laici cattolici a “combattere la buona battaglia della fede” (1 Tim 6, 12), i firmatari affermano di credere che “gli atti pubblici e privati di dichiarazione di queste verità” possano costituire l’inizio di “un movimento” che professi e difenda la verità e offra riparazioni per “i peccati di apostasia nascosti e manifesti” commessi tanto dal clero come dai laici.
Tuttavia, i firmatari sottolineano che “un siffatto movimento non potrà essere giudicato in base ai numeri, ma in base alla verità”.
“Dio non si compiace dei numeri” (Orazioni 42, 7), scrivono citando San Gregorio Nazianzeno, che ha vissuto all’interno della confusione dottrinale scatenata dalla crisi ariana.
Pubblicata un giorno dopo la Pentecoste, la Dichiarazione sottolinea anche il potere che la “fede cattolica immutabile” ha di unire i membri del Corpo Mistico di Cristo nel corso di tutti i secoli.
Essa mette in risalto il fatto che le verità della fede non sono contrarie alla pratica pastorale, bensì sono pastorali per la loro stessa natura perché ci uniscono al Cristo, Che è la Verità Incarnata.
La Dichiarazione fa pertanto capire che il mascheramento della verità o la trasformazione della propria opinione privata in dottrina sono atti assolutamente anti-pastorali, e che il confondere e lo scandalizzare il prossimo annacquando la fede o facendo vedere che si sta contraddicendo la tradizione cattolica non aiutano la vita spirituale o emozionale della gente.
Usando le parole di Sant’Agostino, i firmatari fanno notare che stare in piedi sulla “torre di guardia pastorale” è il compito specifico dei vescovi.
“Una voce concorde dei pastori e dei fedeli che si esprime per mezzo della dichiarazione precisa delle verità sarà senz’ombra di dubbio un mezzo efficace per offrire un aiuto fraterno e filiale al Supremo Pontefice nella presente situazione straordinaria di confusione e disorientamento dottrinali generali nella vita della Chiesa”, essi scrivono.
I vescovi e i cardinali sottolineano il fatto che la Dichiarazione viene pubblicata “in spirito di carità cristiana”. Citando San Paolo, fanno presente che tale carità si mostra prendendosi cura “della salute spirituale tanto dei pastori come dei fedeli, ossia di tutti i membri del Corpo di Cristo”.
I firmatari concludono con l’affidamento della Dichiarazione delle verità al “Cuore Immacolato della Madre di Dio”, rivolgendosi a Lei “con l’invocazione ‘Salus populi Romani’ (‘Salvezza del popolo romano’)”, visto il “significato spirituale privilegiato che quest’icona possiede per la Chiesa romana”.
Come segno di questo affidamento, la dichiarazione e la nota esplicativa recano la data del 31 maggio 2019, festività liturgica della Visitazione nel nuovo calendario, festività di Nostra Signora Vergine e Regina nel vecchio calendario, e festività facoltativa di Nostra Signora Mediatrice di tutte le Grazie.
La Dichiarazione
La Dichiarazione delle Verità è composta da quattro parti: i Fondamenti della Fede (1-2), il Credo (3-11), la Legge di Dio (12-29) e i Sacramenti (30-40).
La prima parte, sui “Fondamenti della Fede”, affronta gli attacchi contro l’infallibilità della Chiesa e il problema del relativismo dottrinale, ossia il credere che il significato della dottrina cattolica cambi o evolva a seconda delle epoche e delle circostanze.
Citando la costituzione dogmatica sulla fede cattolica Dei Filius del Concilio Vaticano Primo, essa afferma che il “significato corretto” di espressioni come “Magistero vivente”, “ermeneutica della continuità” e “sviluppo della dottrina” deve necessariamente racchiudere la verità secondo cui “è possibile esprimere nuove interpretazioni attinenti al deposito della fede solamente quando esse non siano contrarie a quanto la Chiesa ha sempre proposto sullo stesso dogma, nello stesso senso e con lo stesso significato” (1).
Citando un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Dichiarazione aggiunge che “nella Chiesa il significato delle formule dogmatiche rimane sempre vero e costante, anche quando viene espresso con maggiore chiarezza o in modo più articolato”, e che i fedeli devono pertanto “rifuggire”dall’opinione secondo cui le formule dogmatiche non possano “esprimere la verità in modo determinato” o siano mere “approssimazioni” indeterminate della verità (2).
La seconda parte, sul “Credo”, confuta l’errore secondo cui “Dio sarebbe glorificato principalmente dal mero progresso delle condizioni temporali e terrene della razza umana” (3). Essa afferma anche che i musulmani e gli altri non cristiani non adorano Dio nello stesso modo dei cristiani, dato che l’adorazione cristiana è un atto di fede sovrannaturale (5). Essa afferma inoltre che l’obiettivo del “vero ecumenismo” è “di far sì che i non cattolici possano fare il loro ingresso in quell’unità che la Chiesa cattolica già possiede in modo indistruttibile” (7).
La Parte II della sezione sul Credo afferma anche esplicitamente che “l’inferno esiste” e che “quanti sono condannati all’inferno per qualsiasi peccato mortale senza pentimento vi sono eternamente puniti dalla giustizia divina”. Essa respinge pertanto la teoria dell’“annichilimento”, eresia che sostiene che dopo il giudizio finale i dannati cesseranno di esistere invece di continuare a soffrire il tormento perpetuo nell’inferno.
In chiaro riferimento alla controversa dichiarazione firmata da Papa Francesco ad Abu Dhabi, che asserisce che la “diversità delle religioni” sarebbe “voluta da Dio”, la Parte II afferma anche che “La religione nata dalla fede in Gesù Cristo, il Figlio Incarnato di Dio e l’unico Redentore dell’umanità, è l’unica religione veramente voluta da Dio”.
Il Papa ha detto prima in privato e poi durante un’udienza generale del mercoledì, che l’asserzione controversa della Dichiarazione di Abu Dhabi si riferisce alla volontà “permissiva” di Dio, ma non ha emanato alcuna correzione ufficiale del documento.
La terza parte della Dichiarazione, sulla “Legge di Dio”, è dedicata alle verità della tradizione morale cattolica. In questa terza sezione, i cardinali e i vescovi riaffermano l’insegnamento della Chiesa così come è stato espresso da Papa Giovanni Paolo II nella Veritatis Splendor, insegnamento in base al quale i cristiani hanno il dovere di “riconoscere e rispettare i precetti morali specifici dichiarati e insegnati dalla Chiesa in nome di Dio”. Basandosi sulla stessa enciclica, essi respingono la nozione secondo cui la “scelta deliberata di tipi di comportamento contrari ai comandamenti della legge divina e della legge morale” possano essere in qualche modo giustificati in quanto “moralmente buoni” (13).
Di nuovo, citando Giovanni Paolo II (Evangelium Vitae), i cardinali e i vescovi riaffermano che la rivelazione divina e la legge naturale includono “divieti di carattere negativo che proibiscono in modo assoluto certi atti, giacché essi sono sempre gravemente illegittimi a causa del loro oggetto” (14), ossia intrinsecamente cattivi. Essi aggiungono pertanto che è “sbagliato” opinare che “una buona intenzione o una buona conseguenza siano o possano mai essere sufficienti per giustificare il fatto che si commetta tali atti” (15).
In una serie di punti, poi, i firmatari ribadiscono l’insegnamento della Chiesa che sancisce che l’aborto è “proibito dalla legge naturale e dalla legge divina” (16); che “le procedure che provocano la concezione al di fuori del grembo sono moralmente inaccettabili” (17); che la cosiddetta “eutanasia” è una “grave violazione della legge di Dio”, poiché è la “deliberata e moralmente inaccettabile uccisione di un essere umano” (18).
La Dichiarazione dedica anche diversi punti al matrimonio. Riafferma che “per ordine divino e in base alla legge naturale” il matrimonio è “l’unione indissolubile di un uomo e di una donna finalizzato alla procreazione e all’educazione dei figli” (19-20).
Ribadisce che “in base alla legge naturale e alla legge divina nessun essere umano può praticare volontariamente e senza peccato atti sessuali al di fuori di un matrimonio valido” (20), per esempio i rapporti sessuali prematrimoniali o all’interno della convivenza. Aggiunge che “è contrario alla Sacra Scrittura e alla Tradizione affermare che la coscienza possa giudicare in modo vero e giusto che i rapporti sessuali tra persone che hanno contratto matrimonio civile siano a volte moralmente giusti o richiesti o persino ordinati da Dio nonostante una delle due persone o entrambe siano sposate sacramentalmente con un’altra persona” (vedi 1 Cor 7, 11; Giovanni Paolo II, esortazione apostolica Familiaris consortio, 84).
Citando l’enciclica Humanae Vitae di Papa Paolo VI, la Dichiarazione ribadisce la proibizione della Chiesa dell’uso della contraccezione, affermando che la legge naturale e le legge divina vietano “ogni atto che prima, durante o dopo il rapporto sessuale, sia specificamente inteso a prevenire la procreazione – come fine o come mezzo” (21).
In chiaro riferimento alla confusione generata dalla promulgazione del documento sommario sul Sinodo della famiglia, l’Amoris Laetitia, la Dichiarazione riafferma inoltre che quanti ottengono un divorzio civile da un coniuge con il quale sono validamente sposati e formano una seconda unione vivendo “more uxorio”, in modo pienamente consapevole e con pieno consentimento, “col partner sposato civilmente, si trovano in stato di peccato mortale e pertanto non possono ricevere la grazia santificante e crescere nella carità” (22).
A proposito dell’omosessualità, i firmatari riaffermano – seguendo la Scrittura e la Tradizione – che “due persone dello stesso sesso peccano gravemente quando procacciano piacere venereo l’una dall’altra” (vedi Lv 18, 22; Lv 20, 13; Rm 1, 24-28; 1 Cor 6, 9-10; 1 Tm 1, 10; Gd 7) e che gli atti omosessuali “non possono essere approvati in nessuna circostanza” (Catechismo della Chiesa cattolica, 2357) (23).
La Dichiarazione aggiunge pertanto che è “contrario alla legge naturale e alla Rivelazione Divina” asserire che “allo stesso modo in cui Dio Creatore ha dato ad alcune persone una predisposizione naturale a sentire desiderio sessuale nei confronti di persone del sesso opposto, Egli ha anche dato ad altri una predisposizione naturale a sentire desiderio sessuale nei confronti di persone dello stesso sesso, e che la volontà di Dio sia che quest’ultima predisposizione venga messa in atto in alcune circostanze” (23).
A proposito del cosiddetto “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, i cardinali e i vescovi dichiarano che nessuna “legge umana” e “nessun potere umano, quale che esso sia” possono “conferire a due persone dello stesso sesso il diritto di sposarsi o dichiararle sposate, dato che ciò è contrario alla legge naturale e alla legge divina” (24).
Per quanto riguarda l’ideologia del gender, la Dichiarazione riafferma che “i sessi maschile e femminile, uomo e donna, sono realtà biologiche create dalla sapiente volontà di Dio”. Definisce pertanto le operazioni chirurgiche per il cambiamento di sesso una “ribellione contro la legge naturale e contro la legge divina” e un “peccato grave”.
La terza parte della Dichiarazione termina con la riaffermazione dell’insegnamento della Chiesa sulla legittimità della pena di morte (28) e sulla Regalità sociale di Cristo (29).
Infine, la quarta parte della Dichiarazione, sui Sacramenti, riafferma l’insegnamento della Chiesa sulla transustanziazione (30); sulla natura della Santa Messa, che è un “vero e proprio sacrificio offerto alla Santa Trinità; questo sacrificio è propiziatorio tanto per le persone che vivono sulla terra quanto per le anime che si trovano nel Purgatorio” (32); sulla Presenza Reale di Gesù Cristo nella Santa Eucarestia; sulla differenza essenziale tra l’ordine sacerdotale e il sacerdozio dei fedeli (34).
A proposito del Sacramento della Penitenza, la Dichiarazione riafferma l’insegnamento del Concilio di Trento secondo cui questo sacramento “è l’unico mezzo ordinario per mezzo del quale i peccati gravi commessi dopo il Battesimo possono essere rimessi, e per legge divina tutti i peccati di questo tipo devono essere confessati secondo il loro numero e la loro specie” (vedi Concilio di Trento, sessione 14, canone 7). Afferma anche che per legge divina “il confessore non può violare” il sigillo della Confessione, e che nessuna “autorità ecclesiastica” o “potere civile” può obbligarlo a farlo (36).
Essa specifica poi che “in virtù della volontà di Cristo e dell’immutabile Tradizione della Chiesa, il sacramento della Santa Eucarestia non può essere dato a quanti si trovino in stato pubblico di peccato oggettivamente grave”, e che “l’assoluzione sacramentale non può essere data a quanti dichiarino di non essere disposti a conformarsi alla legge divina, anche se la loro mancanza di volontà si riferisce a una sola materia grave” (vedi Concilio di Trento, sessione 14, canone 4; Papa Giovanni Paolo II, Lettera al Penitenziere Maggiore Cardinal William W. Baum del 22 marzo 1996).
La Dichiarazione conclude con la riaffermazione del fatto che il celibato sacerdotale “appartiene alla tradizione primeva e apostolica conforme alla testimonianza costante dei Padri della Chiesa e dei Romani Pontefici” (39). In apparente riferimento al prossimo Sinodo dell’Amazzonia, essa afferma pertanto che il celibato sacerdotale “nella Chiesa cattolica non deve essere abolito tramite l’innovazione di un celibato sacerdotale facoltativo, né a livello locale né a livello universale” (39).
Infine, citando la lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis di Papa Giovanni Paolo II, la Dichiarazione delle verità chiude riaffermando che il sacerdozio cattolico è riservato agli uomini, “tanto a livello di episcopato come di sacerdozio o di diaconato”.
Si può leggere la Dichiarazione completa [nell’originale inglese] in formato PDF QUI. Si può leggere la nota esplicativa qui sotto o [in inglese] QUI in formato PDF. La Dichiarazione è apparsa per la prima volta sul National Catholic Register.
[Traduzione per Chiesa e post-concilio a cura di Antonio Marcantonio]
33 commenti:
Grazie a Mic e anche al traduttore!
Radio Spada:
Ovviamente continua a riproporsi l’errore già notato in precedenza: correggere il modernismo col modernismo, citando il Vaticano II.
Certi commenti di Radio Spada sono prevedibilissimi. Ora, non è che non ci sia un punto valido in questa osservazione: però citare un documento del Vaticano II non è necessariamente citare "IL Vaticano II" con i suoi errori. A meno che non si argomenti il contrario (ovvero che si citi uno dei passaggi incriminati).
Quello che invece mi chiedo io è perché non hanno (ancora?) firmato almeno altri quattro cardinali...
Non capisco perchè si debba criticare sempre tutto e tutti.
I firmatari di questo documento,da veri Pastori della Chiesa, hanno testimoniato la Verità che è Cristo Dio. A loro va tutta la mia stima e la mia ammirazione .
Quello che invece mi chiedo io è perché non hanno (ancora?) firmato almeno altri quattro cardinali...
Personalmente non riesco a firmare nulla per via del sito che non garantisce la protezione, come non riesco a leggere Corrispondenza Romana se non quegli articoli che compaiono poi su altri siti...forse hanno un pc vecchio come il mio o ancora non lo sanno.
Non si tratta di criticare tutto e tutti o di non riconoscere impegno e meriti di questi buoni pastori ma, di riportare sempre il tutto alla radice dei problemi e dell'attuale apostasia.
Purtroppo la difesa acritica del CVII continua, anche da parte dei firmatari.
Citare una parte "commestibile" del CVII a questo punto non può che rimandare direttamente ad un'accettazione pubblica del medesimo in un'ottica di "ermeneutica della continuità", con cui si accoglie nella mens cattolica l'ambiguità che lo contraddistingue; la si accoglie sia come categoria che nelle sue espressioni particolari (che poi non sono solo ambigue ma alcune anche chiaramente errate).
A tutt'altre conclusioni avrebbe portato la scelta di citare esclusivamente passaggi preconciliari, cioè caratterizzati da una reale continuità di due millenni.
Per capire la portata della citazione del CVII è appunto utile fare questo confronto, che illumina sulle conseguenze a livello concettuale.
Perché dunque fermarsi alla lettera del testo "commestibile" omettendo una considerazione del suo contesto?
È un procedimento mistificante e ingannevole.
Non è indispensabile citare il CVII: le cose buone ivi contenute esistevano già prima. Sono le sue novità ad essere problematiche e in discontinuità.
A tutt'altre conclusioni avrebbe portato la scelta di citare esclusivamente passaggi preconciliari, cioè caratterizzati da una reale continuità di due millenni.
Il risultato sarebbe stato che tutta la stampa bergogliana avrebbe marchiato come "anti-conciliare" il documento, pregiudicandone la ricezione presso un'ampia fetta di cattolici. La messa in discussione degli errori del CVII è una cosa che richiede tempo, poi figuriamoci l'efficacia che potrebbe ottenere con un pontefice regnante come questo. Richiederà un pontefice regnante ortodosso, onesto e coraggioso. Per poterci arrivare è prioritario fermare la deriva ed invertire la marcia.
Purtroppo la difesa acritica del CVII continua, anche da parte dei firmatari.
Il card. Burke e il vescovo Schneider non hanno mai fatto una difesa acritica del concilio. Intanto nei loro insegnamenti non risulta nessuna delle derive prodotte dai 'bachi' conciliari e in particolare Schneider:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2011/01/convegno-sul-vaticano-ii-proposte-per.html
Qui Mons. Brunero Gherardini
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2011/01/convegno-di-roma-sul-vaticano-ii.html
Il fatto che citino proposizioni commestibili dei documenti conciliari non significa 'difesa acritica'. E anche la famosa 'continuità' sbandierata ma non provata (e sulla quale ci siamo pronunciati miriadi di volte) non mi risulta che la sostengano. Lo dimostra la relazione di Schneider sopra riportata.
Caro Giudici, mi permetta di dissentire, al punto in cui siamo solo una frattura traumatica potrà restituirci la Chiesa Cattolica preconciliare, e non saranno i chierici a provocarla. Nemmeno il 'piccolo resto' potrà attuarla, solo il Trionfo del Cuore Immacato di Maria SS.ma vi riuscirà. A noi però tocca fare tutto ciò che possiamo, da quei servi inutili che ci riteniamo. Pace e bene
Per esempio:
https://catholicism.org/bishop-schneider-interpretation-vatican-ii-current-crisis-church.html
Some of the new statements of Vatican II (e.g. collegiality, religious liberty, ecumenical and inter-religious dialogue, the attitude towards the world) have not a definitive character, and being apparently or truly non-concordant with the traditional and constant statements of the Magisterium, they must be complemented by more exact explications and by more precise supplements of a doctrinal character. A blind application of the principle of the “hermeneutics of continuity” does not help either, since thereby are created forced interpretations, which are not convincing and which are not helpful to arrive at a clearer understanding of the immutable truths of the Catholic faith and of its concrete application.
Il problema è che, a differenza di altri concili, il "pastorale" Vaticano II non ha ammesso discussioni e alla fine, mentre scardina i dogmi, si rivela paradossalmente dogmatico... ed è proprio la pastorale il nuovo dogma indiscusso e indiscutibile. Con la pretesa che lascerebbe intatta la dottrina della quale sono abolite le definizioni chiare e inequivoche. Invece è ovvio che dietro alla pastorale c'è sempre una dottrina, sia pure implicita che, come dimostrato, ha rotto con l' 'eodem sensu eademque sententia' peraltro citato nella Dichiarazione che finalmente ha visto la luce....
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Similia_similibus_curantur
Si sta portando avanti la buona battaglia su almeno tre fronti:
a)questo pontificato; b)i precedenti che hanno spianato la strada al nostro presente, consapevoli e/o inconsapevoli che fossero; c) il CVII.
Sul punto a)la discussione è ben avviata; sul punto b) prego di leggere l'ultimo intervento di Mons. Viganò sul Washington Post di ieri; delle crepe si stanno aprendo
anche sui precedenti pontificati pubblicamente; sul punto c)esiste una corposa bibliografia a 360 gradi che chiede di essere ridetta, ridotta in pillole e divulgata
ampiamente.
Il lavoro è ancora molto lungo ma, ben impostato. Sono certa che, procedendo con costanza,la purificazione della Fede porterà con sé nuove opere missionarie secondo il Cuore di nostro Signore Gesù Cristo.
I problemi del CVII sollevati da mons. Lefevbre (riportati sopra) sono: collegialità, libertà religiosa, dialogo ecumenico, apertura al mondo.
Ora a chi cita "similia similibus curantur" chiedo: in quale parte del nuovo documento è scritto che la crisi attuale va risolta per mezzo di quanto il CVII ha stabilito in quelle quattro aree? Mi pare semmai che vengano tutte criticate.
Francamente certe reazioni mi sembrano isteria, riflessi pavloviani.
Siamo pratici: citare solo documenti preconciliari agli occhi dei semplici fedeli non avrebbe avuto alcuna conseguenza eclatante.
L'avrebbe avuta agli occhi dei loro confratelli modernisti rischiando di passare per lefebvristi.
Questo sarebbe un bollo intollerabile.
Che importa la verità tutta intera? Meglio un compromesso politico per ottenere consensi piuttosto che fare la fine di S.Atanasio.
Siamo pratici: citare solo documenti preconciliari agli occhi dei semplici fedeli non avrebbe avuto alcuna conseguenza eclatante.
Non è vero. Se è vero che molti, in questa fase, hanno almeno iniziato a porsi domande, un attacco frontale al CVII li mette in difficoltà. Purtroppo la maggioranza dei cattolici è nata nella Chiesa dopo il Concilio e vive in una specie di gabbia ideologica.
E poi non è questione solo di semplici fedeli: questo documento deve girare, devono occuparsene anche preti e vescovi. Visto che non abbonda il coraggio...
Per Cathlolicus 9:11
...solo una frattura traumatica potrà restituirci la Chiesa Cattolica preconciliare....
Lasciamo stare le fratture che sono sempre traumatiche e lasciamo stare anche un aggancio irrealistico ad una cosiddetta "chiesa preconciliare". Esiste la Chiesa che è cattolica o non è. E non può essere distrutta da un concilio che ha solo veicolato e ampliato una crisi già esistente e che siamo certi non può intaccare l'Una Santa Cattolica Apostolica da cui attingiamo ogni Grazia di cui abbiamo bisogno.
"visto che non abbonda il coraggio....."
La "verità" è che implicitamente il Concilio Vaticano II ha affermato che "GESU' CRISTO" è stato superato dalla boria di oltre 3000 Vescovi coadiuvati da oltre 100 Teologi modernisti a dispetto di quanto chiedeva Maria Vergine "Madre della Chiesa" e non della "neo chiesa". Ricordiamoci di Gamaliele:"Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!».
@Catholicus
È uno scenario possibile: se tutti, dall'alto in basso, si intestardiranno a non voler fare un'analisi seria delle radici dei problemi che stiamo vivendo per mantenere lo "status quo", certamente finiremo alla frattura traumatica. Guardi, ieri mi sono alterato notevolmente quando i miei mi hanno detto qualcosa a proposito della predica che hanno ascoltato domenica, la solita manfrina del Concilio e post-Concilio deviato, eccetera.
Tuttavia nessuno di noi può essere certo che la frattura traumatica sia l'unica via di uscita e, finché ne abbiamo la possibilità, dobbiamo tentare tutte le strade possibili. Augurarsela è la scorciatoia di Giona, che la Bibbia condanna chiaramente.
"lasciamo stare anche un aggancio irrealistico ad una cosiddetta "chiesa preconciliare". Esiste la Chiesa che è cattolica o non è. E non può essere distrutta da un concilio che ha solo veicolato e ampliato una crisi già esistente..."
Sì, di certo già preesistente, ma col CVII le eresie della Nouvelle Teologie condannate dai pontificati preconciliari sono entrate formalmente nei documenti ecclesiastici e presentati come obbligatori da credere per ritenersi cattolici.
Quindi come abbiamo una Chiesa conciliare che è innegabilmente formata sui dettami conciliari, così abbiamo logicamente una Chiesa preconciliare che dura tuttora da 2 millenni.
Mi sembra che per "far le pulci ai cani" in merito alle citazioni del CVII, non si sia preso in considerazione quante volte il documento citi il Concilio Tridentino, atti e relativo Catechismo: ben 6 volte. È una scelta che indica quale sia la Fonte dell' ortodossia per gli estensori del documento, quando è evidente che la parte scismatica della Chiesa ( definizione di mons. Viganò) sta cercando di relegare il Concilio di Trento tra gli "errori" della Chiesa stessa. È nel CT che questi ineffabili pseudo cattolici leggono la responsabilità della rottura causata dalla Riforma, anziché l' opera dello Spirito Santo per la salvezza e la purificazione della Chiesa. Non può essere un caso che la prima e la seconda citazione del Tridentino, nel documento,riguardino i paragrafi 12 e 15 del Credo, e facciano parte della sez 6 " decreto de iustificatione". ! . Un altro punto importante, mi sembra che sia stata fatta chiarezza anche sulle "bizzarrie" dei predecessori del papa regnante, per quanto riguarda sia il fantomatico "spirito di Assisi", che per la bizzarra teoria delle "due vie di salvezza" autonome: Cristo per i gentili, la Legge di Mosè per gli Ebrei. Vedasi I fondamenti della Fede par. 4,5 e 6. Mentre per il falso Ecumenismo / irenismo c' è il lapidario par. 7 . In questi paragrafi le citazioni riguardano il cuore della Tradizione Apostolica : la Rivelazione.
OT
http://m.ilgiornale.it/news/2019/06/10/vi-esplode-lufficio-entro-le-12-meluzzi-minacciato-di-morte/1709090/
Ot Ecco i musulmani sovranisti in Italia
http://m.ilgiornale.it/news/2019/06/11/islamici-ma-votano-a-destra-ecco-i-musulmani-sovranisti/1709058/
Una lettera di due Cardinali su 220 (poco più o poco meno) firmata anche da tre vescovi su 7000, mi sembra proprio pochino, inoltre, a chi è indirizzata tale lettera escludendo quei pochi online, come può essere informato il popolo cattolico di tale lettera se non viene in nessun modo promulgata a beneficio dei fedeli?.
Ora, è vero che gli errori sono da ricercarsi al concilio stesso, mentre i semi di tali errori sono da ricercarsi all'inizio del novecento con Ernesto Buonaiuti e compagni, ma è anche vero che in modo soft certi errori sono stati commessi da tutti i papi post concilio, papa Francesco non ha fatto altro che tirare le somme, e la somma di tutti gli errori hanno portato a questa devastazione, quindi, fermarsi solo a Bergoglio escludendo tutti gli altri è un altro errore.
Un breve appunto a catholicus: il trionfo del Cuore Immacolato per lei cos'è? Maria Ss col Suo Cuore ha trionfato perché ha fatto la rivoluzione (che è la Legge di Dio): Dio al primo posto e quanto LUI mi chiede, gli uomini dopo, anche i pontefici Caifa ed Anna col loro sinedrio. Lei si illude se pensa che le verrà porta la vittoria dal Cielo, siamo noi a dover lottare come ha lottato Maria accettando quel Dio rifiutato dalla sinagoga. Che con ciò cessa di essere la Chiesa-. Ma la sinagoga aveva adulterato la Legge, Maria l'ha riportata con gli atti alla sua originalità, la stessa cosa spetta a noi, con parole, atti e tanta vita di preghiera comunione con Dio. All'anonimo 10,02, non mi piace quanto dice perché il compromesso è contro la Parola: sia il vostro sì se è sì, no se è no. San Atanasio è da imitare.
Quanto alla Dichiarazione è ottima comunque, ed affronta anche il problema pastorale, infatti dice chiaramente che la pratica pastorale (e quindi molto di più un concilio pastorale!) non è in contraddizione con le verità di fede, NON PUO' essere contrario. Il che mette fine anche al pastorale contro il dogmatico, che è una bufala assurda.
La novità assoluta è che la dichiarazione parla dell'infallibilità pure del fedele nelle verità di fede (dottrina cattolica è) e si rivolge ai Pastori "prendendosi cura tanto dei Pastori quanto dei fedeli", ovvero qui è un atto universale quanto a spazio e tempo, le verità di fede sono infallibili e nessun Vescovo o Pastore può adulterarle. Quindi viene superata la giurisdizione territoriale per l'estrema necessità del grave momento come mai fu prima di ora. E ci si rivolge a tutti i Pastori, anche al Vescovo di Roma (ai 2 vescovi di Roma). Bene, si proceda in avanti e si cerchi di dare pubblica visibilità a questa dichiarazione in tv e sui giornali di lettura popolare.
Per Francesco Franco
Una lettera di due Cardinali su 220 (poco più o poco meno) firmata anche da tre vescovi su 7000, mi sembra proprio pochino, inoltre, a chi è indirizzata tale lettera escludendo quei pochi online, come può essere informato il popolo cattolico di tale lettera se non viene in nessun modo promulgata a beneficio dei fedeli?
Non è questione di numeri (lo dicono anche i firmatari...)
Per questa generazione è così. Ciò che conta è decidere da che parte stare e vivere di conseguenza.
"La "verità" è che implicitamente il Concilio Vaticano II ha affermato che "GESU' CRISTO" è stato superato"
Vero. Ma il documento di cui stiamo discutendo, pur non ancora affermando ciò che ho appena citato, rimette Gesù Cristo al centro.
OT:
https://isoladipatmos.com/quella-distruttiva-ideologia-immigrazionista-clerico-politica-angioletti-nigeriani-in-escandescenze-a-roma-il-ricorso-alluso-della-violenza-piu-che-legittimo-e-indispensabile-di-fronte-a-certe-sit/
"...La prima parte, sui “Fondamenti della Fede”, affronta gli attacchi contro l’infallibilità della Chiesa e il problema del relativismo dottrinale, ossia il credere che il significato della dottrina cattolica cambi o evolva a seconda delle epoche e delle circostanze..."
Questi attacchi e problemi se venissero da fuori della Chiesa, sarebbero parte del gioco delle parti e più di tanto non stupirebbero; invece sono attacchi e problemi che sono stati elucubrati dai chierici per generazioni e da loro diffusi ed argomentati tra i fedeli ed anche a questi predicati.
Così ho sempre ritenuto che, aver voluto indire il CVII, non rispondesse alle necessità ed esigenze dei fedeli ma, fosse un problema di molti consacrati. Erano i loro problemi che volevano risolvere con il CVII, non quelli dei fedeli. I fedeli necessitano sempre di essere sostenuti nel loro cammino quotidiano verso la santità, in maniera certa, con davanti i buoni esempi che vengono dai loro Padri spirituali. Allora, come ora.
La menzogna viene da lontano, come è stato detto tante volte. E, a parer mio, tutta la tiritera della pastorale è stato il paravento dietro il quale loro hanno mutato la loro vita, dando ad intendere, dall'altra parte del paravento, che stavano 'lavorando per noi'.
Tutto l'ambaradam dell'aggiornamento, dei tempi nuovi e dei vizi vecchissimi a questo tendeva e tende, a coprir di chiacchiere la loro vita lassa, facendo carriera all'interno della Chiesa, ben foraggiati e senza disturbo, nel mentre corrompevano i fedeli per averne degli impliciti complici.
Certo è che chi, in mezzo a questo diavolame, ha potuto mantenere la Fede salda e vivere una vita coerente, ha ricevuto una Grazia immensa.
Concludendo, non so come tutto questo finirà; so che bisogna darsi da fare, anzi bisogna fare tana a tutte le smielate, a tutte le accuse indirette, a tutte le falsità con cui si cerca di soffocare la semplice verità. Ognuno faccia quello che può, senza strafare ma, senza neanche tirarsi indietro.
L'apporto di ognuno è essenziale, la Santa Trinità può donare le parole giuste a ciascuno di noi, in qualsiasi momento, aiutiamoci a vicenda a stare desti.
"... “è possibile esprimere nuove interpretazioni attinenti al deposito della fede solamente quando esse non siano contrarie a quanto la Chiesa ha sempre proposto sullo stesso dogma, nello stesso senso e con lo stesso significato” (1)..."
Le nuove interpretazioni del deposito della fede o escono dalle teste degli uomini o escono, si odono si vedono, dal mondo preternaturale. Possibile che persone consacrate, o sulla via di esserlo, non vengano avvisate che entrambe queste fonti sono fallibilisssssssime se non intenzionalmente ingannatrici? Qui a mio parere esiste la duplice possibilità,a) che i consacrati non abbiano ricevuto un insegnamento capace di rendere ragione di ciò che veniva loro insegnato; b) che il discente non sia stato in grado di far suo, di ridire con le sue parole, di verificare con la sua parte nobile, la testa, quello che stava imparando.
Partendo dall'osservazione, limitata e circoscritta, degli studi di mio nipote (IV ginnasio) noto che i suoi libri sono sempre stati molto più complessi e ricchi di informazioni di quanto non fossero i nostri; inoltre che l'ammontare di letture extra a loro assegnato, dalle medie, è stato quantitativamente superiore a quanto noi abbiamo mai letto. E non sei contenta? qualcuno potrebbe dirmi. No. Perchè tutta questa quantità non riesce ad essere digerita, compresa, fatta propria e parlo di uno che ha sempre letto con piacere. Manca loro la possibilità di approfondire con calma, di osservare, interiormente ed esteriormente; manca loro lo spazio per esprimere quello che hanno visto, udito e letto, in modo compiuto. Ora i nostri insegnanti appena cominciammo a leggere e scrivere ci esercitarono nei riassuntini, nei pensierini. Solo questi due esercizi, coltivati in maniera poi sempre più articolata, furono alla base della nostra capacità di osservazione esteriore ed interiore. Per non dire del famoso esame di coscienza la sera prima di coricarsi.
A tutto questo è stata data un'accettata alle radici. Questo nuovo modo, a crocette diciamo, li porta a vivere nell'illusione della quantità ma, essa nulla lascia dietro a sé, e così si rischia di farli crescere nel vuoto, senza aver potuto imparare a costruire, poco a poco, una propria realtà interiore, culturalmente e moralmente selezionata, secondo le età, dagli adulti responsabili.
Ora siccome questo andazzo è ormai generalizzato, sarà così, presumo, anche nei seminari, dove si leggerà molto mondano e si scriverà poco, poco. Mi auguro che la Bibbia sia letta per esteso, i libri più importanti riassunti e le considerazioni personali espresse su carta e valutate. I Padri della Chiesa? La Dogmatica? La Liturgia? La Morale? La Storia della Chiesa? All'inaugurazione di una normale scuola cattolica, udii casualmente un vecchio sacerdote che chiedeva se la Storia della Chiesa fosse prevista, gli fu frettolosamente risposto, sì e fu frettolosamente congedato. Quel vecchio sacerdote aveva ragione ma,occorrerebbero insegnanti che sappiano maneggiare ed integrare le diverse storie tra loro.
Quindi la forza, che sta dietro le diverse interpretazioni fantasiose del deposito della fede, di quanto gli attiene e lo circonda, potrebbe essere incanalata nel vaglio più umile, attento, affinato, di ciò che realmente il deposito della fede è e trasmette senza che esso sia con superbia dismesso, presumendo che mancante sia lui e non noi.
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