Un'allegoria molto precisa. Una chiave per varcare una porta: quella del Pastore bello delle pecore, quelle Sue, che lo conoscono perché riconoscono la Sua voce e lo seguono. Se si "rimane" in Lui, nessun potere può strapparci dal Suo corpo mistico: la Chiesa.
Avere la chiave...
«[L’immagine delle chiavi consegnate da Cristo a San Pietro] ha un’esattezza che non è stata forse esattamente notata. Le chiavi hanno avuto una parte cospicua nell’arte e nell’araldica del Cristianesimo: ma non tutti hanno notato la peculiare precisione dell’allegoria. Arrivati a questo punto della nostra storia, bisognerà dire qualche cosa del primo apparire e della attività della Chiesa nell’Impero romano: e per un breve accenno in proposito nulla potrebbe meglio servire di quell’antica metafora.
Il cristiano primitivo era né più né meno che una persona con una chiave, o che diceva di avere una chiave. Tutto il movimento cristiano consistette nel proclamare di possedere tale chiave. Non era solamente un vago movimento in avanti, che avrebbe potuto esser meglio rappresentato dal battere un tamburo. Non era qualche cosa che spazzava via tutto davanti a sé, come un moderno movimento sociale. Come vedremo fra poco, si rifiutava piuttosto di far questo. Esso asseriva in modo assoluto che c’era una chiave e che possedeva tale chiave e che nessun’altra chiave era eguale a quella; era in un certo senso, diciamo pure, ristretto. Soltanto avveniva che quella era la chiave che poteva aprire la prigione del mondo intero, e far vedere la bianca aurora della salvezza.
Il credo era come una chiave per tre aspetti che potrebbero convenientemente riunirsi sotto questo simbolo.
Primo, una chiave è anzitutto una cosa che ha una forma; ed è una cosa che dipende interamente dal conservare la sua forma. Il credo cristiano è soprattutto la filosofia della forma ed è nemico delle cose informi. Ecco dove differisce da tutte le altre infinite filosofie – manicheismo, Buddismo – che formano una specie di lago notturno nell’oscuro cuore dell’Asia [...]
Secondo, la forma della chiave è per se stessa una forma piuttosto fantastica. [...] Una chiave non è materia di astrazioni: nel senso che una chiave non è materia di ragionamento. Essa o è adatta alla serratura, oppure non è. È inutile per gli uomini disputarvi attorno, considerata la cosa in se stessa; o ricostruirla sui puri principi della geometria o dell’arte decorativa. È una sciocchezza per un uomo dire che preferirebbe una chiave più semplice; sarebbe assai più sensato se facesse del suo meglio con un grimaldello.
In terzo luogo, poiché la chiave è necessariamente una cosa fatta secondo un disegno, questa aveva un disegno piuttosto elaborato. Quando la gente si lamenta che la religione si è troppo presto immischiata di teologia e roba simile, dimentica che il mondo [...] era penetrato addirittura in un labirinto di vie senza uscita. [...] Basti dire qui che nella chiave c’erano senza dubbio molte cose che parevano complicate: c’era soltanto una cosa che era semplice. Apriva la porta. [...] Io non tento alcuna apologia sul motivo per cui il credo debba essere accettato. Ma in risposta al problema storico del perché fu accettato, ed è accettato, io do per altri milioni di persone questa risposta: perché corrisponde alla serratura; perché è come la vita. È una delle tante storie; con questo di più, che è una storia vera. È una fra le tante filosofie; con questo di più, che è la verità. Noi l’accettiamo; e il terreno è solido sotto i nostri piedi, e la strada è aperta davanti a noi. Esso non c’imprigiona in un sogno fatalistico o nella coscienza di una universale illusione. Esso apre a noi non soltanto incredibili cieli, ma una terra (può sembrare) egualmente incredibile, e la fa credibile. Questa è la verità che è duro spiegare perché è un fatto, ma è un fatto di cui noi siamo testimoni. Siamo cristiani e cattolici non perché adoriamo una chiave, ma perché abbiamo varcato una porta; e abbiamo sentito lo squillo di tromba della libertà passare sopra la terra dei viventi»
(G.K. Chesterton, L’uomo eterno, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2008, pp. 265-266; 307).
14 commenti:
L'Italia è una terra completamente da rievangelizzare. Meno del 20% degli italiani può essere definito cristiano e cattolico. E anche minore è il numero degli alfabetizzati in materia spirituale e cristiana.
La maggior parte degli italiani si dimostra, infatti, del tutto analfabeta rispetto ai contenuti evangelici, e del tutto sprovvista di strumenti cognitivi riguardo alla spiritualità e alla morte.
Per la sua prima Omelia Papa Leone XIV sceglie il brano del Vangelo di S. Matteo (16,16) nel quale Gesù chiede ai suoi: "La gente chi dice che io sia?" e, direttamente interpellato, S. Pietro risponde: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".
questa conversazione avviene a Cesarea di Filippo, una bella città ricca di palazzi lussuosi, in uno scenario naturale incantevole alle falde del Hermon, ma anche sede di circoli di potere crudele e teatro di tradimenti e infedeltà. Una cittadina nella quale Gesù appare come persona priva di importanza, al massimo può destare curiosità e meraviglia per come agisce e parla. Ma non appena la Sua presenza diventerà fastidiosa per la sua proposta esigente, non esiteranno a respingerlo e ad eliminarlo (cit. dall'Omelia).
Il parallelo fra la realtà dell'epoca in cui Gesù interpellò Pietro. chiedendogli: "tu chi dici che io sia"? con quella della società attuale in cui sembrano essere smarriti tutti i valori cristiani, etici e morali, è evidente; un tempo in cui, ora come allora, sembra che si viva rincorrendo un benessere materiale ed effimero, edonismo sfrenato mettendo al centro solo l'essere umano con i suoi egoismi, di sopraffazioni gli uni contro gli altri armati; un tempo nel quale si tende a vivere come se Dio non esistesse eliminando chiunque ci ricordi che invece Dio non solo esiste, ma cammina con noi e interviene nella storia di ciascuno di noi.
In questo scenario l'Omelia del Papa fa emergere la sua consapevolezza di tutte le difficoltà in cui dovrà agire, ma anche il proposito di mettere Gesù Cristo al centro di ogni azione cui sarà chiamato e lo fa con le parole del Vangelo:
"sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia riconosciuto e glorificato (cfr Gv 3.30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l'opportunità di conoscerLo e amarLo. Dio mi dia questa Grazia, oggi e sempre, con l'aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa" (Papa Leone XIV).
Il Signore benedica i suoi propositi e le sue speranze da ora e per sempre e li esaudisca. Amen.
Su siti e giornali si è letto di tutto, chi parla di “continuità nella discontinuità”, chi la butta sul “mondo Maga” che trema, chi parla di “rivincita dell’America liberal”, chi ricorda le prese diposizione dure sul gender e il poco entusiasmo per le cause Lgbtq+, chi pur esaltandone l’indole di missionario tra i poveri storce il naso per il “ritorno alla tradizione” per i paramenti sacri che ha deciso di indossare. Il più onesto è stato Timothy Broglio, presidente della Conferenza episcopale americana, che alla domanda di Repubblica su cosa si aspetta dal punto di vista teologico da Papa Leone ha risposto: «Bisogna vedere cosa pensa lui».
Un buon punto di partenza è l’omelia che Leone XIV ha pronunciato ieri nella Cappella Sistina, in occasione della sua prima messa da Papa, quella Pro Ecclesia. Commentando il Vangelo in cui Cristo chiede ai discepoli «voi chi dite che io sia?», Leone ha esordito dicendo che la risposta di Pietro – «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» – «esprime in sintesi il patrimonio che da duemila anni la Chiesa, attraverso la successione apostolica, custodisce, approfondisce e trasmette». […]
L’annuncio di Cristo come missione per la Chiesa, fino al martirio, fino a “sparire” come Sant’Ignazio di Antiochia, che scriveva ai cristiani «Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo». Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo, ha concluso il Papa, «ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo».
Leggi l'articolo di Piero Vietti
https://www.tempi.it/leone-xiv-omelia-sistina-sparire-cristo/
Médias-Presses-Info
Ottimo articolo di Francesca de Villasmundo:
Habemus Papam... dans la continuité de Francois
Le sinistre Mgr Paglia, ancien Président de l’Académie pontificale pour la vie sous François, l’annonce au quotidien italien Il Giornale : Léon XIV sera dans la continuité de son prédécesseur.
Leone XIV vivrà nel Palazzo Apostolico, mantenendo la tradizionale residenza papale, riferisce la televisione italiana RAI.
https://gloria.tv/post/1WwGdxUb1bkd4qWsDkMLf7nHF
Per l'amor di Dio, tornate tutti all'"Ufficio" che Dio vi ha assegnati e all'unita' e all'obbedienza a Dio con Pietro e sotto Pietro (per amore verso Dio)!
E le suore, per favore, tornino a fare le suore; quelle che sostengono il corpo mistico con preghiere e sacrifici.Che la clarisse buttino a mare le facolta' concesse loro di uscire,uscire, e tutti i marchingegni tecnologici che anch'esse hanno a disposizione.E non fatevi suore per raggiungere i vostri sogni, per "realizzarvi" nelle varie lauree. E spero proprio che rimetta ordine nel disordine che si e' creato gia' con GPII: le chierichette vallette , la suora teologa che fa queste affermazioni : “Il Conclave va cambiato. Sì alle donne cardinali” signora Linda Pocher, già consigliera del pontefice argentino: “, Suor Simona Brambilla alla guida del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata (!? a quale ordine appartiene, a quello della regina Ginevra?!), la sottosegretaria Suor Nathalie Becquart, già direttrice del Servizio Nazionale....(non le bastava?)..ecc.ecc.ecc.Senza contare la ormai famosa Francesca Immacolata Chaouqui che nonostante le sue precedenti imprese gia' conosciute bazzica ancora lì a tessere tele meglio di Penelope. Ebbbasta!
Papa Leone IV, fece costruire le Mura Leonine intorno alla Città del Vaticano nel IX secolo. Le Mura Leonine furono costruite tra l'848 e l'852 per proteggere la Basilica di San Pietro e la Città del Vaticano dalle incursioni dei Saraceni e di altri nemici.
Papa Leone IV ordinò la costruzione delle mura per difendere la città e la chiesa di San Pietro, che era diventata un importante luogo di pellegrinaggio e un simbolo della cristianità. Le Mura Leonine furono una delle prime fortificazioni costruite specificamente per proteggere la Città del Vaticano, e sono ancora oggi una parte importante della storia e dell'architettura della città.
I GLOBALISTI VORREBBERO CONTINUARE AD OCCUPARE ANCHE IL VATICANO
E’ in corso il tentativo (maldestro) da parte della corrente globalista e sedicente progressista di strumentalizzare il neoeletto pontefice Leone XIV così come aveva fatto con Bergoglio. Stamattina i giornalisti schierati hanno affermato che il nuovo Papa contrasterà le politiche di Trump in materia di diritti ed immigrazione.
Prevost, nato a Chicago, ex missionario in Perù è un uomo di grande spessore culturale, parla benissimo più lingue, non si esprime a braccio come il predecessore, pesa bene ogni parola, ed è diplomatico. Si è presentato subito al mondo con i sacri paramenti del Papa, indossando la croce d’oro che avevano indossato gli altri papi (a parte Bergoglio) e tutto lascia pensare che vivrà negli appartamenti papali, facendoli riaprire dopo 12 anni.
Non solo: Robert Prevost, figlio di immigrati, come maliziosamente hanno già sottolineato, dall’8 maggio ha cambiato nome e si chiama adesso Leone XIV. Non è un caso.
“Nomen omen”, vale a dire “Il nome è un presagio”; “Nomina sunt consequentia rerum”, cioè “I nomi sono conseguenti alle cose”.
Sono due frasi che testimoniano la saggezza latina oggi purtroppo spesso dimenticata.
Prevost sa benissimo chi sono stati i pontefici che hanno scelto il nome di Leone: Leone I, che persuase Attila, temibile re degli Unni, a non invadere Roma (ecco la “pace disarmata e disarmante” del primo discorso da Papa dell’ex cardinale Robert), Leone III, che incoronò Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero, Leone IV, che fortificò Roma costruendo le mura leonine ancora oggi in piedi, Leone VII, apprezzato per la sua capacità di rapportarsi in modo equilibrato con il potere secolare, Leone XII, che riportò la Chiesa alle posizioni conservatrici, e Leone XIII, che affrontò la questione sociale con la sua enciclica “Rerum Novarum” sottraendo così i lavoratori alle spire del marxismo.
Un’ultima nota: se rileggete il Catechismo della Chiesa cattolica, a proposito dell’annosa questione dell’immigrazione, troverete queste parole: "le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero". Nella misura del possibile. Non dell’impossibile. E ricordiamo le parole di Benedetto XVI: "Nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare", cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con Giovanni Paolo II che "diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione", (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998)".
Attendiamo i primi atti del nuovo pontefice prima di poter capire dove andrà la Chiesa: di certo, come anche Leone XIV ha sottolineato, le forze del male non prevarranno e credo che sentiremo parlare di Gesù e di Maria più frequentemente di quanto siamo stati abituati negli ultimi 12 anni.
Ed è già un passo avanti.
Se poi con il tempo la stampa comincerà a parlare male di questo Papa, vorrà dire che lo Spirito Santo avrà fatto davvero un buon lavoro lo scorso 8 maggio.
Buon lavoro, Santità!
Stefano Burbi
Il Papa nomina suor Raffaella Petrini, presidente del Governatorato
Dal primo marzo 2025 la religiosa francescana ricoprirà gli incarichi al quale il Papa l’ha destinata nello Stato della Città del Vaticano come presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, nonché Presidente del Governatorato.
(Si puo' dire "no,grazie" ad un Papa? Dal ramo del francescanesimo...avanti tutta).
Reso noto lo stemma ufficiale del Santo Padre Leone XIV #leonexiv
Poco fa la Segreteria di Stato ha reso noto – attraverso la sua pagina X – lo stemma ufficiale del Santo Padre Leone XIV (QUI).
Purtroppo si conferma la scelta della mitra in luogo della tiara come ornamento esteriore dello scudo.
https://blog.messainlatino.it/2025/05/reso-noto-lo-stemma-ufficiale-del-santo.html#more
Avevo già aggiornato l'articolo relativo
Che delusione.
D'altronde, non sono passati ancora 100 anni (tempo richiesto dal diavolo a Gesu'
per tentare la Chiesa.Dal 1962 ad oggi mancano ancora 63 anni per arrivare a 100. Se partiamo dalla convocazione del Concilio annunciata da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 mancano ancora 66 anni. Siamo in pieno fumo!
La parabola del buon Samaritano non può essere messa in discussione. Il Catechismo parla di una strategia di accoglienza che chiaramente non può prescindere dalla doverosa e sacra difesa della vita. Le strategie di un popolo o uno stato non possono includere l'omissione di soccorso e l'uso spietato della forza. Mai!
Continuerà tutto come prima, in salsa conservatrice. I commentatori conservatori esultano per l'eletto: cadono le maschere. È gente più pericolosa dei progressisti perché falsa, subdola, da tenere alla larga.
Tieniti lontano dai tuoi nemici, e dai tuoi amici guardati. (Siracide)
Posta un commento