7 ottobre 1571. “Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit”. Precedenti qui - qui - qui - qui - qui - qui
453° anniversario della battaglia di Lepanto
Madonna della Vittoria, prega per noi!
Oggi ricorre il 454° anniversario della battaglia di Lepanto, considerata anche "la battaglia che salvò l'Europa".
La battaglia ebbe luogo nel Golfo di Patrasso al largo della costa greca il 7 ottobre 1571.
La Lega Santa (coalizione cristiana organizzata da Papa Pio V, composta da Venezia, Genova, Toscana, Urbino, Savoia, Stati Pontifici, Cavalieri di Malta e Impero Spagnolo con Napoli e Sicilia) sconfisse le forze islamiche dell'Impero ottomano, intenzionate a conquistare l'Occidente.
Fu la prima grande vittoria di una flotta cristiana occidentale contro l'Impero ottomano. Fu anche una delle più grandi battaglie navali di tutti i tempi, essendo il più grande scontro navale dalla battaglia di Azio nel 31 a.C. Circa 40.000 uomini morirono in 4 ore (pari a circa 166 morti al minuto), il più alto tasso di vittime di qualsiasi battaglia fino alla prima guerra mondiale. La battaglia rimane la più grande sconfitta navale inflitta ai musulmani nella storia.
Nonostante la notizia della vittoria non fosse giunta a Roma prima di una ventina di giorni, secondo una leggenda Pio V, allo scoccare del mezzogiorno del 7 ottobre 1571, avrebbe dato ordine di suonare le campane per la vittoria a Lepanto grazie all’intercessione della Vergine Maria. Fondamentale, quest’ultima, per le sorti della battaglia, al punto che Pio V decise di dedicare la giornata del 7 ottobre alla Nostra Signora della Vittoria, auxilium christianorum.
In seguito, fu Gregorio XIII, succeduto a Pio V, a trasformare la celebrazione in Nostra Signora del Rosario, per celebrare l’anniversario della vittoria di Lepanto ottenuta grazie all’Aiuto dei Cristiani.
Oggi la Chiesa si trova di fronte a una minaccia molto più grande degli ottomani: una grave crisi di apostasia e depravazione di sacerdoti, vescovi e laici all'interno della Chiesa. Siamo sotto attacco da parte "degli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (San Paolo, Ef 6:12). Mentre nel mondo civile le forze anticristiche sembrano avere la meglio in una società sempre più minacciata dall'inversione dei valori e dalla tecnocrazia oligarchica che sta soffocando la nostra civiltà. Mentre in tutta Europa incombe sempre più la minaccia islamica.
Proprio come l'Europa si è rivolta alla Vergine 454 anni fa per essere liberata dagli Ottomani, abbiamo bisogno di una nuova Lepanto su tutti i fronti. Anche quest'anno uniamoci nel Rosario per una nuova Lepanto!
12 commenti:
Communio - Florete Flores | Solennità del Santo Rosario, 10/7
https://m.youtube.com/watch?v=C8sRJI1nr3o&
Evviva Maria,Maria La Regina,
Evviva Maria e Chi La creo'!
Storicamente si trattò di una vittoria inspiegabile, ottenuta contro una flotta nemica costituita da ottimi comandanti e marinai, per di più numericamente preponderante.
Una vittoria del Cuore Immacolato di Maria, pregando il rosario.
A distanza di circa quattro secoli e mezzo giustamente si pone l'accento che l'insidia è ben maggiore di quella ottomana: c'è uno spirito diabolico che opera nel mare della storia e la barca della Chiesa pare in balia delle onde, avendo a bordo chi rema contro.
Ma è ancora il Cuore Immacolato a garantire il trionfo: che verosimilmente non consiste di applausi e fuochi di artificio, ma nell'umiltà di chi vede rovesciare i potenti dai troni e disperdere la superbia dei cuori.
C'è anche una "Russia" che viene consacrata, una realtà terrena nel segno di Maria, della Turris Eburnea inespugnabile al centro della città di Dio. La "Russia" dei convertiti che si oppone alla diffusione dell'errore che fu suo tra gli apostati.
Il 7 ottobre ricorda anche questo. Dalla Rivoluzione di ottobre alle altre false ragioni che ottobre propone per diffondere l'odio a Cristo e perciò all'umanità.
In questo ottobre rassegna le dimissioni "Le Cornu"... siamo sulla buona strada. Avanti!
"Una vittoria inspiegabile" a Lepanto? Vediamo in che senso.
Senza l'aiuto divino non si vince. Lo sapevano bene anche i Romani che, dopo ogni vittoria militare sul campo, celebravano immediatamente un sacrificio agli dèi, per ringraziarli. L ' aiuto divino a Lepanto toccò il suo punto più alto quando, all'inizio della battaglia, il vento, fino a quel momento di poppa gagliardamente ai turchi, mutò di colpo direzione, mettendosi a spirare alle spalle dei cristiani. Un vantaggio enorme. Gli ottomani cominciarono ad arrancare sui remi e la flotta cristiana ebbe il tempo di dispiegarsi completamente.
Inoltre, si trovarono i turchi di fronte alla sorpresa tattica delle "galeazze" veneziane e questa è la parte militarmente spiegabile della vittoria. Queste erano solo 4. Le galee erano navigli leggeri con qualche cannoncino a prua, che puntavano all'abbordaggio del nemico. Le galeazze invece erano molto pesanti e dovevano essere rimorchiate. Pesanti perché irte di robusti cannoni sui fianchi, oltre che di archibugieri sulla tolda. Pertanto, i turchi dovevano passare tra queste galeazze, schierate nel settore di centro sinistra, a remi, lentamente, per raggiungere la linea cristiana. Per le navi ottomane fu un massacro, i cannoni delle galeazze le danneggiarono notevolmente, alcune furono quasi demolite, e il loro attacco perse slancio.
Ci fu poi anche il prevalere dell'archibugio sull'arco. I giannizzeri, fanteria imbarcata turca, usavano con maestria i loro archi, che dopo venti lanci si allentavano. I cristiani rispondevano con pesanti scariche di archibugi, che facevano più danni.
L ' ala destra ottomana e la sinistra cristiana (veneziana) erano quasi contro costa. Alcune galee turche riuscirono a passare per aggirare i veneziani ma furono bloccate. ACcorse la riserva cristiana al comando di un ammiraglio spagnolo (marchese di Santa Cruz) ma ci fu anche una galea veneziana che si mise di traverso, bloccando il passaggio, nonostante la tempesta di frecce che si abbattè su di essa.
"A colpi di picca e d'archibugio le vecchie brigate italiane e spagnole rivaleggiavano in ardore e ferocia con i giannizzeri turchi...". L'ammiragia turca, dopo un'epica lotta, fu conquistata dai Sardi che combattevano al servizio della Spagna. Fu catturato lo stendardo bianco con ricamati in oro numerosi versetti de Corano. Lo stendardo fu poi donato al Papa. Se non erro, fu Paolo VI a restituirlo ai turchi, in nome del dialogo. Anche in questo traditore, Paolo VI, traditore della memoria storica cattolica.
La vittoria di Lepanto non fu affatto inutile, come sostiene una certa storiografia. Non poteva certo far cadere un grande impero come quello ottomano, ma spezzò lo slancio turco ormai diretto a conquistare anche il Mediterraneo occidentale. Spezzò la potenza navale turca, che stava diventando preponderante. Con la perdita di quasi tutte le navi (circa 200) tranne quelle degli alleati pirati parbareschi, che si salvarono, andarono perduti anche i quadri più esperti della flotta. Prima della battaglia, si erano sapute le atrocità compiute dai turchi sui veneziani appena arresisi a Cipro. I quadri veneziani presi prigionieri erano stati freddamente massacrati. A Lepanto, i veneziani ripagarono i quadri superstiti turchi con la stessa moneta.
Dopo Lepanto, le popolazioni ottomane erano restie a combattere nella ricostituita flotta del Sultano.
Ma quest'aspetto, geostrategico e politico, che andrebbe messo bene in rilievo, richiede un discorso a parte.
Historicus
La festa della Madonna del Rosario affonda le sue radici nel 1571, quando san Pio V, con la forza della fede e la sapienza del comando, radunò la Lega Santa per difendere la civiltà cristiana minacciata sul mare di Lepanto.
Ogni Ave Maria è una goccia di luce che scende nel mare agitato della storia. San Pio V aveva definito con chiarezza la struttura del Rosario, unendo l’orazione vocale alla meditazione dei misteri. La mente contempla Cristo, le labbra pronunciano le parole dell’angelo e di Elisabetta, il cuore si apre alla grazia che Maria distribuisce come Madre. Così il Rosario diventa un Vangelo in grani,
La sapienza tomista aiuta a comprendere il valore profondo di questa devozione. La preghiera è atto di religione, cioè di giustizia verso Dio, e il Rosario è una delle sue espressioni più pure. San Tommaso d’Aquino insegna che la preghiera unisce l’anima a Dio mediante il desiderio e dispone l’uomo a ricevere i doni della grazia. Quando si prega il Rosario, la mente è guidata a contemplare le verità della fede, la volontà si piega alla carità e la parola diventa veicolo di adorazione. Maria, come Regina e Madre, riceve la nostra “iper-dulia”, un onore che conduce a Cristo, non a se stessa. La corona tra le mani diventa allora un segno di fedeltà e di amore, un ponte tra il cielo e la terra.
Il Rosario è anche una forza pastorale. Le comunità che lo pregano vivono più unite, le famiglie che lo recitano si conservano nella pace, i cuori che lo meditano si riempiono di coraggio. Ogni decina è una scala che sale, ogni mistero è un passo verso la verità. I Misteri della Gioia educano all’umiltà, quelli della Luce insegnano la missione, quelli del Dolore purificano la speranza, quelli della Gloria aprono alla beatitudine eterna. La ripetizione non stanca, ma accorda il cuore al ritmo della grazia. È come il respiro di un’anima che si affida, che non ragiona ma ama, che non misura ma si dona
Il 7 ottobre del nostro tempo richiama anche la ferita di un mondo che ha smarrito la preghiera. Nello stesso giorno in cui la Chiesa ringrazia Maria per una vittoria ottenuta con il Rosario, le armi hanno ripreso a tuonare su quella terra che fu culla della rivelazione. È come se la storia volesse mostrare in due immagini la stessa battaglia: da una parte la pace che nasce dalla fede, dall’altra la distruzione che nasce dall’odio. Il credente non giudica la storia, ma la illumina. E il Rosario, pregato in silenzio, è il modo più profondo per entrare in quella battaglia spirituale dove si decide la sorte del mondo. La guerra visibile si combatte con armi di ferro, la guerra invisibile con armi di luce.
Oltre al rosario classico esiste in ambito cattolico un'altra versione, detta rosario certosino perché elaborato da un monaco dell'ordine certosino, Domenico di Helion conosciuto come Domenico di Prussia (1382–1461)
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2024/10/il-rosario-certosino.html
L'ho trovato anche su questo blog che è una miniera di preghiere e di insegnamenti cattolici.
"Veneriamo sempre la santissima Madre di Dio con questa devozione del Rosario che le è gratissima; affinché, invocata tante volte dai fedeli di Cristo colla preghiera del Rosario, dopo averci dato d’abbattere e annientare i nemici terreni, ci conceda altresì di trionfare di quelli infernali"
Mettiamo però adesso lo sguardo sui nostri tempi: sarebbe possibile oggi una nuova Lepanto?
Dal punto di vista geopolitico ci potrebbero anche essere i presupposti, mentre per quello religioso penso di no: dopo la Pacem in terris, ma già ci furono alcuni interventi sparsi di Pio XII in merito, la Chiesa non accetta più la guerra offensiva neppure se ci siano le tre clausole giustificative (dichiarata da un'autorità legittima, motivata da un motivo giusto e condotta in un modo equilibrato). Dicono, ma non ho mai trovato interventi espliciti, che Benedetto XVI avesse approvato "a posteriori" la seconda guerra in Iraq, cominciata peraltro prima della sua elezione, ma sarebbe un caso isolato, ammesso che queste approvazioni ci siano state.
Amico delle 11:39, il Rosario Certosino è senz'altro più agile per una preghiera privata, peraltro è pure più antico, anche se non so se l'attuale sia stato davvero creato dopo Lepanto come alcuni dicono. Io il Rosario Certosino lo avevo sentito alla chiesa dei Domenicani di Venezia, pare lo abbiano riscoperto proprio i Domenicani non tanti anni fa.
Siamo soliti immaginare l'esercito ottomano, e in generale tutte le armate del mondo islāmico, come masse disorganizzate, urlanti e vestite di tuniche varie, la cui strategia consiste nell'urlare:"Allah Akhbar!" e massacrare qualsiasi cosa che non si converta all'Islām, cani inclusi.
Le masse disorganizzate quasi mai funzionano in guerra: ne sanno qualcosa proprio i pellegrini della cosiddetta "Crociata dei Pezzenti" i quali, giunti in Anatolia, divennero bersagli mobili per gli arcieri turchi.
Per quanto concerne gli eserciti islāmici, essendo l'Islām molto pragmatico, non era raro trovare corpi militari cristiani che servivano nelle armate musulmane. In Spagna la guardia nobile degli emiri era composta da cavalieri cattolici, a Costantinopoli con Maometto II e con Murad II prima di lui i Serbi combattono, mantenendo le proprie specifiche, nelle fila ottomane e le armate di Saladino hanno nei propri ranghi gli arcieri copti.
Tornando a noi, cosa rendeva pericoloso l'esercito ottomano?
L'impero Ottomano, o Devlet Osmanoğlu, poteva anzitutto contare su un efficientissimo apparato logistico: Napoleone diceva che un esercito marcia sul proprio stomaco e, durante la storia, sono innumerevoli le volte in cui un esercito superiore è stato massacrato da uno inferiore ma meglio rifornito (Carre, Hattin, Stalingrado). La logistica ottomana permette loro anche di ripianare in breve le perdite delle proprie battaglie, in un'epoca in cui non esiste la leva di massa e la morte di un professionista della guerra è difficilmente sanabile: nel grande assedio di Malta del 1565 su 40mila effettivi i turchi ne perdono 31mila. Una simile batosta per uno stato normale significa essere fuori dai giochi per almeno un decennio ma le spie di Malta scoprono che il Sultano sta già preparando una seconda spedizione, mesi dopo la fine dell'assedio, con eguali numeri e solo un'azione di sabotaggio la farà naufragare. Un'azione simile era avvenuta all'indomani del fallito assedio di Vienna del 1529, che costò a Solimano il Magnifico non meno di 30mila vittime: per controbattere agli Asburgo che, profittando della vittoria a Vienna stavano riconquistato alcune piazzeforti, il Sultano inviò 120mila uomini (sì, centoventimila armati). Centoventimila uomini, permettete la battuta, vuol dire che l'impero Ottomano ha la capacità di provvedere a 240mila kebab al giorno (pranzo e cena) e almeno 360mila bicchieri d'acqua al giorno per i tot mesi della campagna militare.
L'esercito, da un punto di vista di reparti di terra, ha ottime eccellenze: oltre ai noti Giannizzeri, che domineranno i campi di battaglia del Cinquecento, vanta reparti d'élite come i cavalleggeri Deliler, riconoscibili per le ali che montano sul dorso (esatto, non fu un'idea polacca quella degli Ussari Alati), i cavalleggeri Akinji, unità che penetrano dietro le linee nemiche e causano distruzione, i cavalieri pesanti Sipahi e infine gli artiglieri.
Sul mare, l'impero può contare sulla miglior flotta del Mediterraneo, comandata da capitani spietati come Turgut Reis (Dragut), Uluç Ali, Barbarossa e molti altri. Comandanti che sono capaci di azioni crudeli ma anche di dividere la prima linea coi propri uomini, arrivando persino ad essere alle volte catturati dai cattolici ed essere messi ai remi (salvo poi evadere).
Tenendo conto di questo e di come le potenze europee fossero ripiegate sui propri orticelli nazionali, solo la Madonna poteva mettere i bastoni fra le ruote del tritacarne ottomano.
Regina del Santo Rosario e delle Vittorie sul maligno,
a Voi e all'augusto Patriarca S.Giuseppe e a S.Michele
Arcangelo affidiamo la nostra preghiera per la conversione
di tutti i governanti delle Nazioni che dominano con la violenza
o con la prepotenza i loro popoli,per allontanare dall'umanita' lo
spettro della terza guerra mondiale ed infine o principalmente specialmente :
«Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.
Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.»
Amen!Amen!Amen!
Dio può sciogliere anche le tue catene trasformandole in Speranza.
Quando tutto ci sembrerà perduto, ricordiamoci di Loreto.
Le inferriate che oggi custodiscono la Santa Casa — secondo la tradizione — furono forgiate fondendo le catene dei cristiani liberati dopo la battaglia di Lepanto.
Era il 7 ottobre 1571.
Mentre la Lega Santa combatteva sul mare di Grecia, i fedeli pregavano ardentemente il Rosario.
La vittoria fu attribuita all’intercessione di Maria: ma la vera vittoria non fu solo sul mare, bensì nei cuori di migliaia di uomini liberati dalla schiavitù.
Quei prigionieri, con le caviglie piagate e le mani ferite, arrivarono fino a Loreto per ringraziare la Vergine.
Le loro catene — strumenti di oppressione — furono offerte come ex voto, e divennero ferro di custodia e di preghiera.
Il simbolo è potente:
il ferro della schiavitù si trasforma in gratitudine,
la sofferenza diventa bellezza,
la prigionia si muta in lode.
Questo è il cuore del Vangelo:
Dio non solo libera, ma redime anche la materia del dolore, trasformandola in Luce.
Quando tutto sembra crollare, quando ti senti incatenato dalle prove, dalla fatica e dal dolore, ricorda Loreto.
Dio può tutto, sempre — anche fondere le tue catene e farne un cancello che custodisca la Speranza.
Ave Maria!
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