Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 13 aprile 2011

La "terza via" per ritrovare la Via?

Ho letto, su Disputationes Theologicae, la prima parte della replica che segna un altro tassello della disputa che si è innescata con la Fraternità di San Pio X. [Oggi, 15 aprile, è stata pubblicata la seconda parte]. [qui il testo unificato, per una consultazione più agevole]

Come credente e come persona che ama la Tradizione perché in essa riconosce il Signore in tutta la Sua Bellezza e Verità, sono dispiaciuta e sconcertata che la discussione si sposti dal piano dottrinale-teologico a quello delle 'posizioni' assunte quasi da fronti contrapposti, con l'accento posto più sulle ragioni sostenute da ognuno che sul momento di oscurità - da alcuni negato, da altri portato alle estreme conseguenze - attraversato dalla Chiesa tutta.

Il testo di oggi ha come titolo: «La necessità teologica ed ecclesiale di una “terza via”: né vortice “scismatico” né conformismo “allineato”» che, al punto in cui siamo, appare come la via maestra da seguire e senza indugi per tutti.

Peccato che il contenuto, più che a dare le ragioni e le soluzioni per trovare una via d'uscita, tenda ad evidenziare le ragioni del proprio punto di vista, a meno che non ci sia dato trovare contributi da perseguire con ogni possibile collaborazione nella seconda parte...

In mancanza, si corre il serio rischio - e paradossalmente tra chi dovrebbe trovarsi allineato ed alleato dallo stesso versante, che poi è anche il nostro - di invischiarsi in una spirale nefasta autogenerante e moltiplicativa, alla quale bisogna che ognuno sappia dare consapevolmente e responsabilmente un limite perché i tempi sono ormai maturi per una creatività propositiva che supplisca con la forza della Ragione - del Logos - alle ragioni non più eludibili di una drammatica desistenza dall'autorità dal diritto dalla disciplina.

Penso sia tempo di uscire dalle secche di analisi e sintesi che ormai hanno messo sul tappeto sufficienti elementi di discernimento al fine, per dirla con Romano Amerio, di ripareggiare la verità. Il grande filosofo in "Iota unum" (i corsivi sono suoi) ci dà "la legge stessa della conservazione storica della Chiesa", e cioè: "la Chiesa non va perduta nel caso non pareggiasse la verità, ma nel caso perdesse la verità" e ciò potrebbe accadere solo per effetto di negazione della verità da parte del Papa; il che è assolutamente impensabile. Ma è arrivato il momento in cui occorre ripareggiarla la verità con alcune decisive definizioni dogmatiche.

Questa è una piccola nicchia. Il messaggio difficilmente arriverà a destinazione; ma se è vero che ogni vivo desiderio ha già in sé la risposta, forse una piccola lama di luce potrà contribuire a diradare le tenebre fin troppo incombenti.

26 commenti:

Memorare ha detto...

Molti dei dubbi che la FSSPX avanza da sempre, tolti alcuni irrigidimenti, risultano ormai condivisi anche da diversi altri: uno dei più illustri mons. Gherardini.

I nodi spinosi del Vaticano 2, se non sono stati ancora risolti, non vuol dire che non lo siano domani.

Bisognerebbe essere più fiduciosi.

Anonimo ha detto...

Anch'io, realisticamente penso improbabile una soluzione a breve termine, posto che la svolta impressa alla Chiesa è attualmente gestita con polso ferreo da coloro che hanno ad essa contribuito e dai loro sodali e allievi.

Tuttavia, siccome SO che la Chiesa, come la Storia è nelle mani del Signore, penso che "la sua fortezza" è già in perenne costruzione e sta già levitando.

Le nostre energie e il nostro impegno in questo momento, non vanno più spesi per criticare e denunciare se non per quel che è strettamente indispensabile; essi vanno piuttosto diretti a 'promuovere' il VO - ora sdoganato anche se avversato - e tutte le meraviglie di Grazia e di dottrina che esso veicola.

Anonimo ha detto...

Ecco cosa scrive Mons. Williamson riguardo l'obiettivo dei colloqui con la Santa Sede:
- o la conversione di una Chiesa che morbidamente porta all'apostasia milioni di fedeli
- o il tradimento della FSSPX alla Tradizione perenne

Se questi sono i presupposti del dialogo, scusate ma non c'è proprio nessuna possibilità che giungano a niente, anzi acuiscono le differenze e si sancisce la definitiva rottura, lo scisma.

"Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
2 aprile 2011

E adesso dove andiamo?

Se, come sembra essere il caso, i colloqui dottrinali di quest'ultimo anno e mezzo fra Roma e la FSSPX non hanno convinto né Roma a convertirsi né la Fraternità a tradire, ecco che sorge la domanda: verso dove andiamo adesso? Sicuramente la crisi del Vaticano II ha dimostrato se non altro la necessità per i cattolici di riflettere un po' su una domanda del genere, non limitandosi semplicemente a seguire ciecamente i loro capi - non è forse vero, infatti, che milioni di cattolici continuano ad essere condotti morbidamente all'apostasia?"

ALTRO CHE DIALOGO.

Memory ha detto...

Mons Williamson ha il torto di ritenere indispensabile che sia giunto il momento di aprire gli occhi sui vizi di quella forma mentis che ha reso il CV2 un idolo "quo maius cogitari non potest", al quale -in ginocchio!- tutto deve essere sacrificato, specialmente la Verità ; e se questa poi, ad un attento esame di fedeli cattolici ridestati alla ragione, dopo lunga narcosi indotta dal regime, e soprattutto all'analisi di illustri ed acuti teologi come mons. Gherardini, non si rispecchierà totalmente e integralmente in quei "dettati" imprescindibili per i quali essi di continuo tuonano (specialmente dalle curie) : "indietro non si torna !! ", allora, che diranno essi, mentre si accende il dibattito sul concilio e le sue perniciose ambiguità dottrinali, non più accettabili supinamente ? .....diranno: tanto peggio per la Verità !

Luisa ha detto...

Eviterei di accostare il nome di Mons. Gherardini a quello di Mons. Williamson, non solo a causa dell`aurea sulfurea (?) che circonda Mons. Williamson ma perchè, a mio avviso, le motivazioni e gli intenti di Monsignor Gherardini non sono quelli di Williamson.
Forse mi sbaglio ma credo che Mons. Williamson non auspica a priori il rientro della Fraternità, non è di certo questo il desiderio di monsignor Gherardini.
Il linguaggio con cui Mons. Gherardini esprime i suoi argomenti scorre via con una chiarezza eclatante e senza concessioni, la sua è l`espressione di un grande teologo che ama la Chiesa, di un grande pensatore cattolico che osserva, spiega, analizza, pone domande, propone, di un uomo coraggioso che ci dona il frutto della sua esperienza e delle sue conoscenze, che ci aiuta anche a mettere le parole su pensieri e sentimenti talvolta confusi.
Sono lieta che le sue analisi trovano un eco sempre più grande e vasto, non mi disturba affatto, anzi, che possano anche confermare e, se possibile, ancor meglio precisare certe analisi fatte dalla FSSPX e che i suoi membri se ne facciano l`eco, sono consapevole del grande aiuto che monsignor Gherardini ha dato e continua a dare a chi ha ritrovato voce dopo tanti anni di silenzio e messa all`angolo.
GRAZIE dunque a Monsignor Gherardini, senza "se", senza "ma" e senza...accostamenti e appropriamenti improbabili, grazie a Monsignor Gherardini per la sua autonomia e indipendenza di pensiero!

Anonimo ha detto...

Forse mi sbaglio ma credo che Mons. Williamson non auspica a priori il rientro della Fraternità, non è di certo questo il desiderio di monsignor Gherardini.

credo che sia Williamson che gli altri "intransigenti" siano contrari ad un rientro che scenda a compromessi che potrebbero rivelarsi castranti per la pastorale ed il futuro stesso della Fraternità.
Se anche potrà essere difficile conciliare le opposte tendenze, è auspicabile che prevalga la moderazione e l'equilibrio manifestati da mons. Fellay, con l'imprescindibile aiuto del Papa.

Stefano78 ha detto...

Dall'Articolo:

Peccato che il contenuto, più che a dare le ragioni e le soluzioni per trovare una via d'uscita, tenda ad evidenziare le ragioni del proprio punto di vista, a meno che non ci sia dato trovare contributi da perseguire con ogni possibile collaborazione nella seconda parte...

Non sono affatto d'accordo.

Primo: perchè il contenuto evidenzia delle criticità che solo chi si mette una benda sugli occhi non vede. Secondo: prchè il contenuto analizza delle obiezioni innegabili e immutabili (rigidità?) della SPX nella sua espressione di posizione "dottrinle", quindi senza grandi distinguo.

Il modo di trovare la "terza via" è PROPRIO QUELLO DI ANALIZZARE E RISOLVERE LE CRITICITA', che sono quelle che si pongono "in mezzo" al percorso di riappacificazione NELLA VERITA'. Infatti l'articolo pone l'aspetto della Verità oggettivamente al centro! Lo dice apertamente! E l'analisi è chiaramente una analisi che prende come criterio proprio la Verità, su Cristo e la Chiesa, senza perdere di vista la sostanza della posizione della SPX: la critica al VII. La domanda legittima che si pone è: si può evidenziare la Verità, anche nei confronti delle Gerarchie, senza rinunciare all?obbedienza e alla Comunione? La risposta è sì! Soprattutto: si può estendere la rottura della sottomissione alla Gerarchia, in ogni caso? E si può estendere il "Caso di rottura", calandolo in ogni altra criticità?

Queste domande sono decisamente altro rispetto alla esposizione "del proprio punto di vista"! Cosa che tra l'altro si potrebbe dire anche della SPX, nella SUA posizione.

Invece questa analisi sta dicendo proprio l'opposto! Si può trovare una via DIVERSA dal proprio punto di vista, mettendo al centro la CHIESA? Ovvero: non parto dal MIO punto di vista, ma dalla Tradizione della CHiesa, DIACRONICA, e mi metto anche io in discussione, cercando e difendendo la Verità!

E' un "punto di vista" veramente cattolico, questo! Perchè accetta di mettere anche se stessi in discussione davanti alla Verità e alla CHiesa che la detiene (la Chiesa!), invece che farsi ed erigersi come detentori della Verità indiscutibile.

Per cui questa analisi dovrebbe essere non solo accolta, ma benvenuta e diffusa capillarmente! Posta all'attenzione della SPX (ma sono sicuro che già lo è!) e meditata.

Anche perchè negli eventi vi sono cause ed effetti. Una analisi di questo tipo rende ragione di ciò che è il suo contenuto, a coloro che hanno in precedenza negato cittadinanza a questa "terza via"!

Anonimo ha detto...

Caro Stefano,
nei termini in cui l'hai posta tu, la questione è lineare e condivisibilissima.

Anche dalla mia valutazione emerge la consapevolezza che «La necessità teologica ed ecclesiale di una “terza via”: né vortice “scismatico” né conformismo “allineato”» che, al punto in cui siamo, appare come la via maestra da seguire e senza indugi per tutti.

E ho scritto quel che ho scritto perché questo dato mi pare che emerga solo nel titolo, mentre nella prima parte pubblicata appare una serie di precisazioni (peraltro validissime) dei "punti di vista" di chi scrive. E' per questo che auspicavo presente nella seconda parte che ancora non ci è nota, un intento propositivo in chiave collaborativa che, uscendo dalle secche delle contrapposizioni, possa creare ormai ineludibili sinergie non solo con la FSSPX, ma anche promuovendole tra tutte le componenti che amano la Tradizione senza trascurare l'osmosi che può verificarsi con la stessa Fraternità, anche a prescindere dalla sua posizione canonica tuttora irrisolta.

Mi pare che nell'ambito tradizionalista ognuno parli e si muova nel contesto del suo orticello, mentre davvero è ormai necessaria un'azione - di parole ne sono state dette fin troppe - chiara decisa consapevole ed equilibrata per chiedere il ripristino della dogmatizzazione della verità e del rifiuto delle false dottrine.
Ne va della stessa conservazione storica della Chiesa, entrata in una spirale relativista proprio a furia di diluire il principio stesso di autorità e di privare i fedeli del munus della più alta autorità, che non può continuare ad insegnare le cose di fede e di morale per "esortazione" o come "consigli", quando dovrebbe farlo per "divina volontà", come discende dal potere pontificale e sacerdotale superiore ad ogni altro, nonché di conferma", nonché delle "chiavi" conferito dallo stesso Signore!

Matteo 16,19 e Ap 3,7 non riprendono forse Isaia 22,22 "E metterò sulla sua spalla la chiave della casa di Davide: egli aprirà e nessuno chiuderà; egli chiuderà e nessuno aprirà"?

Non sono forse troppi i paletti tolti e i cancelli aperti in un ovile ormai invaso da lupi rapaci?
Non credo che sia una immagine troppo forte e, purtroppo, la ritengo rispondente alla realtà delle cose...

Spero di non essere utopista nell'esprimere questo desiderio.

Anonimo ha detto...

promuovendole tra tutte le componenti che amano la Tradizione senza trascurare l'osmosi che può verificarsi con la stessa Fraternità, anche a prescindere dalla sua posizione canonica tuttora irrisolta.

nel mio piccolo ci ho provato, creando occasioni di confronto e dialogo 'miste' di grande spessore e utilità. Il problema è che restano iniziative isolate e senza seguito se chi le persegue è 'solo' e rischia di "bruciarsi" (rischio che nessuno sembra esser disposto a correre) e rimanere isolato in un contesto che tende ad anatemizzare le buone volontà invece dell'errore.

Ma se le sponde da cui la Tradizione parla si uniscono e creano sinergia, forse si può sperare in una maggiore efficacia.

Anonimo ha detto...

Immaginate di essere su una strada, e si impantana la macchina. tutti scendono e danno una bella spinta, ma siccome l'autista non è stato attento a come aveva direzionato le ruote, la macchina con quella bella spinta esce fuori strada in un dirupo.
tutti allora a discutere di chi era colpa: dell'autista no, perchè non si può mettere in discussione il suo infallibile giudizio, allora si dà la colpa a chi ha spinto, per giunta di averlo fatto troppo.

Si perde talmente tanto tempo a discutere sul modo di tornare sulla strada che si propone di trovare un accordo con un nuovo autista e gli altri, su come recuperare cm per cm il percorso fatto, risalendo lentissimamente sul dirupo, andando avanti facendo credere che nessuno ha colpa, e che tutti devono contribuire allo scopo. Ma non si rendono conto che per quella china, non ritorneranno mai sulla strada di prima, perchè si rischia continuamente di scivolare ancora più giù.

e c'è pure chi è in cima (ancora all'inizio della strada, sempre però impantanato) e che ti grida: bischero? la strada è quassù, ma da dove credi di risalire?

Non è forse meglio chiamare il carro attrezzi? smettere di percorrere una strada impossibile, accettare di poter sbagliare, e ripartire con altre soluzioni?

-Strada: Magistero Perenne
-Macchina: Chiesa
-Autista: Papa Giovanni XXIII,Papa Paolo VI
-nuovo autista: Papa Benedetto XVI
-Passeggeri: padri Conciliari
-Dirupo: riforma liturgica
-Fondo valle: palude del post-concilio
-Stradina impervia (chiamata terza via): percorso suggerito da Mons. Gherardini
- carro attrezzi: nuovo concilio

badate che c'è il rischio che fra 50 anni la macchina non si ricordi più dove si trovava la strada, e che creda di essere invece già arrivata. poco importa se qualche resto rimane sulla strada perenne, perchè senza guida finisce per isolarsi e restare fermo

Scusate l'OT.

Anonimo

Stefano78 ha detto...

Mi pare che nell'ambito tradizionalista ognuno parli e si muova nel contesto del suo orticello, mentre davvero è ormai necessaria un'azione - di parole ne sono state dette fin troppe - chiara decisa consapevole ed equilibrata per chiedere il ripristino della dogmatizzazione della verità e del rifiuto delle false dottrine.


Sono assolutamente d'accordo.

Meno nel defnire in modo generico chi non abbandona il proprio "orticello".

Io, dal mio punto di vista sia chiaro, vedo che c'è chi difende l'orticello e chi invece cerca di superare questo particolarismo.

Spero che l'amore per la Chiesa ma soprattutto per la Verità (che è al disopra di tutti e che non è "detenibile" solo da qualcuno!), porti ad una vera sinergia di forze, che è quello che da sempre spero!

Anonimo ha detto...

badate che c'è il rischio che fra 50 anni la macchina non si ricordi più dove si trovava la strada, e che creda di essere invece già arrivata. poco importa se qualche resto rimane sulla strada perenne, perchè senza guida finisce per isolarsi e restare fermo

io sono d'accordo; ma secondo me il rischio è duplice e riguarda sia chi può correre il rischio di "rimaner fermo" senza guida e chi rischia di precipitare ancor più verso il fondo del dirupo. E tutto questo se la guida continua a non esercitare la sua funzione.

Forse non è necessario un carro attrezzi perché, appunto, ancora non si è toccato il fondo del dirupo.

Quella che tu chiami stradina impervia, a me appare come la via maestra, perché secondo me sono sufficienti sapienti e calibrate misure per ripristinare i confini della conoscenza dogmatica definitoria e veritativa che, sola, può proteggere la verità da incursioni sofistiche e i fedeli dagli inquinamenti che ne derivano.

Il dramma è che il nocchiero non può o forse anche lui è entrato nell'ottica del Gaudet Mater Ecclesia di roncalliana memoria, improntata ad un auto-spogliamento della veste dogmatica che, sola, garantisce il Ministero da tutte le intemperie ed attentati alla verità...

Anonimo ha detto...

... e sono convinta che il ripristino della Verità con il suo Splendore, fornirebbe le ali per risalire dal dirupo e non richiederebbe l'uso di carri attrezzi di sorta.

Anonimo ha detto...

certo, Anonimo, che il dirupo della riforma liturgica appare quasi insormontabile per come stanno le cose oggi. E sono anch'io convinta che l'asse, il cuore di tutto è davvero la Liturgia, ma soprattutto la nuova ecclesiologia antropocentrica (e non solo) che oggi la sostiene.

Ma sono altrettanto convinta che le ali di cui parlavo prima, oltre che dalla correzione autorevole delle deviazioni dottrinali e dei traviamenti dell'insegnamento (con conseguenze noetiche, etiche, metafisiche) possono essere date da una maggiore promozione e diffusione dell'autentico culto a Dio. E' questo l'impegno maggiore a cui nessuno di noi dovrebbe sottrarsi oggi, non soltanto custodendo e vivendo nel proprio ambito, ma anche diffondendo.
E qui sorge il problema dell'azione 'pastorale' di fatto inibita in tal senso, della quale ci si dovrebbe pragmaticamente riappropriare.

Anonimo ha detto...

So che concordi sulla Liturgia.

E' la Liturgia che veicola la dottrina.

L'Eucarestia fa la Chiesa....

Vediamo se il Papa saprà riformare nuovamente la Liturgia.

Come ha potuto farlo Paolo VI, lo può fare anche lui.

Ricordiamoci che il volere del Papa, del suo primato, è superiore ai documenti conciliari. sempre.
Il NO l'ha introdotto Paolo VI, non il Concilio, nè tanto meno il Card. Bugnini.

Anonimo

Anonimo ha detto...

Il NO l'ha introdotto Paolo VI, non il Concilio, nè tanto meno il Card. Bugnini.

è vero.

metaraf ha detto...

Bugnini non era cardinale

Anonimo ha detto...

Ricevuto, grazie.

Anonimo ha detto...

"Bugnini non era cardinale"

Giusto, mi scuso, era monsignore.
tanto più non dovrebbe essere additato come il responsabile.

Sottolineo ad esempio che anche prima della Humanae Vitae, Paolo VI aveva nominato una commissione che arrivò alla conclusione che era lecita la contraccezione, ma poi sorprendemente la contraddì con la stessa enciclica.

Poteva fare la stessa cosa con il NO. Molte modifiche alla bozza proposta da M. Bugnini furono fatte proprio da Paolo VI, ma poi alla fine firmò, assumendosene tutta la responsabilità.

Non cancellò il VO, non abolì infatti quel messale, che poi giustamente Benedettto XVI ha riabilitato (non perchè non lo fosse più, ma per il tentativo esterno di "squalificarlo").

Ora però, la soluzione delle 2 forme dello stesso rito, a mio parere, non regge. non regge perchè il NO sottintende una dottrina che proprio la Liturgia deve veicolare. Ma sottointendendolo, di fatto non la veicola. o la veicola solo per quelli che la ridordano, o che sono "del mestiere".

la soluzione sarà solo quella di riunificare le 2 forme: come non lo so, e d'altronde non spetta a me.

Spetta solo al Papa. Che eserciti il suo primato. Che si scuota di dosso i lacci della condivisione delle conferenze episcopali, che invece di aiutarlo, lo hanno inchiodato a terra.

ma non sarà così. il tempo non sana le ferite. in questo caso il tempo consente al demonio di dividere il corpo visibile della Chiesa nuovamente. fra 50 anni le 2 forme della lituirgia avranno fatto 2 Chiese visibili diverse.

Che questa terza via sia percorribile? Sì solo se sarà percorsa tenacemente dal Papa.
Vedremo.

Anonimo.

Stefano78 ha detto...

Seconda Parte

I commenti in seguito.

Anonimo ha detto...

Grazie Stefano, leggiamo e traiamone spunti per riflettere e proseguire

Anonimo ha detto...

Che questa terza via sia percorribile? Sì solo se sarà percorsa tenacemente dal Papa.
Vedremo.


speriamo di trovarci in un festina lente anche a causa dello iato (generazionale e altro) che si è determinato e non in uno stato di desistenza...

lonewolfe ha detto...

Chiara e, per me, condivisibile anche questa interessante seconda parte dell’articolo. Posto che l’obiettivo di tutto il mondo della Tradizione, diciamo così, sia ‘ripareggiare la verità’, il punto è ‘come’ perseguirlo quell’obiettivo: fecondando di sé la Chiesa dall’interno, con umiltà, mitezza e pazienza o piuttosto trincerandosi nel recinto dorato della propria presunta purezza? Il Vangelo, l’ermeneutica della fede, insegnano che il ‘come’ fa la differenza, è la cartina al tornasole della verità.

Stefano78 ha detto...

GRANDE JONATHAN!

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con voi.

ho la percezione che la Fraternità si stia proprio dibattendo sul 'come': perché di fatto, se è vero che al suo interno esistono delle 'punte' di intransigenza', è altrettanto vero che c'è un come capestro e un come percorribile.

Chissà che la prossima mossa non sia del Papa e che non abbia a soprenderci tutti?

Anonimo ha detto...

Per immedesimarci un attimo nella FSSPX allargando un po' lo sguardo, la soluzione dell'Ordinariato usata anche per gli Anglicani appare percorribilissima.

Tuttavia nessuno di noi forse si è soffermato su un aspetto pratico ineludibile: anche l'Ordinariato implica la non totale autonomia dal vescovo del luogo, che è lui arbitro e domino della 'pastorale' nella sua diocesi.

Ora mi perdonerete la franchezza. Se è normale che questo non faccia venire l'orticaria agli Anglicani - anche se, sono convinta, la lontananza dalla Roma attuale li ha preservati più cattolici di noi - è più logico che qualche problema, proprio riguardante la 'pastorale', possa crearlo alla Fraternità.

Infatti, al di là di alcuni irrigidimenti, ciò che mons. Lefebvre intendeva salvaguardare ed ha salvaguardato e che la Fraternità continua a difendere è la Tradizione, Roma in qualche modo lo ha oltrepassato e noi stessi stiamo dibattendo sul come 'tornare' ad una Verità cattolicamente splendente, senza ovviamente escludere alcuni possibili aggiornamenti che siano realmente in continuità...

Ergo, ci vorrebbe una 'formula' capace di smussare questi spigoli, che non sono poi del tutto irrilevanti quando sia fanno i conti con la realtà.

Se dovessi dar retta al mio istinto e al mio desiderio, mi 'butterei' confidando nell'aiuto dello Spirito, e mi sembrerebbe un atteggiamento di fiducia e non un tentare il Signore. Ma non sono 'dentro' le dinamiche dell'intera vicenda, che possono sfuggirci, e quindi non dico altro e continuo a sperare e a pregare.