Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 1 novembre 2011

Conclusi i lavori del XIX Convegno di Studi Cattolici

Leggeremo con interesse la sintesi di Marco Bongi, che ringrazio, degli interventi tenuti al Convegno di studi cattolici, che si è svolto Rimini a cura della Fraternità di San Pio X. Ci darà molti spunti di riflessione.

L'immagine a lato: 30 ottobre 2011, Madonna di Loreto, Priorato di Rimini. Celebrazione della Santa Messa, officiata da Don Davide Pagliarani, nella Solennità di Cristo Re.

Il XIX Convegno di Studi Cattolici si è svolto, come di consueto, a Rimini dal 28 al 30 ottobre 2011. Sono stati tre giorni di intensi lavori, nei quali si è affrontato, da varie prospettive, il problema del Concilio Vaticano II, della sua interpretazione e delle conseguenze fattuali prodotte in questi quasi cinquant’anni trascorsi dalla sua apertura. Il livello dei relatori e l’ampiezza dei singoli interventi non rendono semplice l’opera di chi è chiamato a sintetizzare un materiale così ingente.

I lavori si sono aperti nella serata di venerdì 28 con la relazione storica della dottoressa Elena Bianchini Braglia, una solida trattazione retrospettiva che ha evidenziato come molte radici della crisi post-conciliare possano essere agevolmente ritrovate a partire dalla rivoluzione francese e, per quanto riguarda l’Italia, dall’epoca risorgimentale. La presa di Roma, avvenuta il 20 settembre 1870, contrariamente a quanto sostengono la maggioranza degli storici cattolici contemporanei, rese oggettivamente più debole ed insicuro il papato, agevolò le infiltrazioni massoniche e facilitò indubbiamente l’opera dei cosiddetti «cattolici liberali». L’esposizione ha, quindi, spaziato dalla contrapposizione ottocentesca fra «cattolici intransigenti» e «transigenti», la lotta, sempre più debole, a causa probabilmente dell’irrompere sulla scena europea del socialismo, contro il cattolicesimo liberale, lo scontro terribile, vinto solo per qualche decennio grazie a San Pio X, con i teologi modernisti e infine l’annichilimento della dottrina sociale della Chiesa nella Democrazia Cristiana, fondata da Romolo Murri, e nel Partito Popolare di don Sturzo. All’inizio degli anni ‘60 dunque l’orientamento culturale prevalente fra i cattolici era ormai pronto, dopo un processo di disgregazione durato oltre un secolo, a recepire l’aggiornamento che porterà il Concilio Vaticano II.


La mattinata di sabato si è quindi aperta con un intervento, davvero approfondito e coinvolgente, del professor Matteo D’Amico, una presenza costante nelle ultime edizioni del convegno riminese. Egli si è proposto di analizzare a fondo il famosissimo discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, l’allocuzione universalmente conosciuta come l’origine magisteriale della cosiddetta «ermeneutica della continuità». Quattro domande aprono il documento:
  1. Qual’è stato il risultato del Concilio?
  2. Il Concilio è stato recepito in modo giusto?
  3. Cosa è stato giusto, cosa sbagliato?
  4. Cosa resta ancora da fare?
D’Amico nota come, a fronte di quattro domande, esistono solo tre risposte. La prima questione, che poi è quella fondamentale, «Quale è stato il risultato del Concilio?», rimane inevasa. Già questo elemento dimostra come il linguaggio adottato non sia analitico e preciso. Si usano, poi, indifferentemente i termini «interpretazione» ed «ermeneutica», come se fossero dei sinonimi. Così, però, non è, anche se i due sostantivi presentano alcuni significati comuni, ma non tutti: la parola ermeneutica, anzi è la base del linguaggio filosofico esistenzialista del XX secolo. Non è un termine della teologia classica e tomista. D’Amico si chiede, poi, quali siano i destinatari del discorso. Quelli "tecnici" sono certamente i cardinali della Curia Romana. Dal contesto si può, tuttavia, pensare che l’esortazione sia rivolta in generale ai teologi. Ma... a chi spetta il compito di interpretare i testi normativi del Magistero, se non al Magistero stesso? Per quale motivo, se l’interpretazione da seguire è quella della continuità non si è mai fatto nulla e si continua a non far nulla nei confronti di coloro che seguono indisturbati una via diametralmente opposta? L’oratore fa, a tal proposito, numerosi esempi fra cui uno di stretta attualità:
«Come mai - afferma - non si prende alcun provvedimento contro il card. Ravasi che, dalle colonne di Avvenire, solo qualche giorno fa, ha affermato che bisogna giungere ad un ‘mea culpa’ per le ingiuste persecuzioni adottate contro i modernisti, e lo scrittore Antonio Fogazzaro in particolare?»

Ma Benedetto XVI stesso dichiara apertamente che lo scopo del Concilio fu «la ridefinizione dei rapporti fra la Chiesa e il mondo moderno». Se questi rapporti devono essere ridefiniti significa che è necessaria implicitamente una rottura con il Magistero precedente, che, invece, aveva sempre condannato gli errori della società contemporanea. Ma D’Amico conclude, introducendo così la relazione successiva, considerando come, sebbene ogni testo abbisogni in qualche modo di interpretazione, il Magistero dovrebbe avere una sua forza intrinseca, un valore in sé, comprensibile, almeno in termini generali, da tutti e immediatamente. Se il vero significato di un atto magisteriale richiede un lungo processo ermeneutico e se, soprattutto, tale processo ha portato la quasi totalità degli esegeti, per quasi mezzo secolo, su una strada erronea, significa indubbiamente che nel testo stesso vi è qualcosa che non quadra, per lo meno qualcosa di ambiguo e poco chiaro.

È giunto, a questo punto, l’interessante intervento del prof. Mario Palmaro, che si è concentrato proprio sul problema della comunicazione nei documenti conciliari. Secondo l’oratore il linguaggio fatto proprio, nei secoli, dalla Chiesa Cattolica si è incentrato essenzialmente su tre punti cardine:
  1. Il latino
  2. La predicazione apologetica
  3. Il linguaggio definitorio e giuridico
Questi elementi rappresentano le tre colonne secolari della comunicazione ecclesiastica. Il latino, proprio perché lingua morta, risulta assai utile nelle definizioni, in quanto non è soggetto alla mutazione di significato delle parole tipica delle lingue parlate. L’uso del latino, dunque, ha sempre facilitato la trasmissione dei concetti teologici da una generazione all’altra. La difficoltà del latino era però mitigata, nella prassi quotidiana, dalla predicazione apologetica, che aiutava i fedeli a comprendere concretamente le verità di Fede e gli errori che potevano mettere in pericolo tali verità. Il professor Palmaro, però, ha concentrato la sua attenzione sul linguaggio definitorio e giuridico. Egli ha indicato quattro caratteristiche principali di tale linguaggio: assertività, categoricità, sicurezza, sinteticità. Per poter discutere delle tesi occorre che esse siano formulate con chiarezza utilizzando formule brevi e precise. Tutti i canoni di una corretta comunicazione insistono sulla brevità dei messaggi e sul numero limitato di concetti da lanciare con un singolo messaggio. Più il messaggio è lungo, più è facile non capirlo o fraintenderlo; più sono i contenuti di una frase, meno sarò sicuro di essere riuscito a trasmetterli efficacemente.
Sotto questi aspetti il linguaggio fatto proprio dal Concilio Vaticano II è quanto di più anti-comunicativo si possa immaginare: i documenti sono prolissi, complessi e altamente articolati, testi lunghi, pieni di incisi, periodi dilatati, concetti abbozzati e poi ripresi altrove, esposizione faticosa. Appare senz’altro assai più moderna l’esposizione del Concilio di Trento o del Vaticano I. Se lo scopo era quello di spiegare meglio la Fede all’uomo contemporaneo è indubbio che l’obiettivo è stato fallito.

Terminata la conferenza del professor Palmaro, don Davide Pagliarani, Superiore del Distretto italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ha rivolto all’oratore una serie di domande, intese ad illustrare il libro scritto a quattro mani dal conferenziere con Alessandro Gnocchi «La bella addormentata. Perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà.», edizioni Vallecchi.

Il pomeriggio si è aperto con l’intervento di don Emmanuel du Chalard, che ha introdotto la presentazione di Cristina Siccardi dei suoi due libri «Maestro in Sacerdozio. La spiritualità di Monsignor Marcel Lefebvre» (Sugarco Edizioni) e «Giuseppe Cafasso. Un Santo del Risorgimento» (Paoline Editoriale Libri). L’autrice ha rilevato tra l’altro che, attraverso documenti inediti, è stato possibile ricostruire la formazione e la profonda spiritualità di Monsignor Lefebvre che ebbe due vocazioni: essere degno sacerdote e formare santi sacerdoti. Alcuni dei maggiori interpreti del Cattolicesimo, da san Tommaso d’Aquino a dom Marmion, da Chautard a sant’Agostino, da san Giovanni Crisostomo a Père Emmanuel André… sono stati gli insegnanti di Monsignor Lefebvre. «Stat crux dum volvitur orbis» («La Croce resta fissa mentre il mondo ruota») diceva san Bruno, fondatore dei Certosini, così fu per il fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, al contrario di ciò che accadde con il Concilio Vaticano II e a seguire, quando al centro fu posto il caos del mondo e da esso fu gettata fuori la Croce.

Il professor Massimo De Leonardis, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, si è concentrato sugli effetti pratici determinati dalla dichiarazione conciliare «Dignitatis Humanae». Ne ha ripercorso, dapprima, brevemente la storia e la dura contrapposizione emersa, all’epoca, fra il Cardinal Ottaviani e il Cardinal Bea. Entrambi presentarono schemi per questo documento, schemi radicalmente contrapposti l’uno all’altro. La battaglia si sviluppò fino all’ultimo giorno prima della chiusura del Concilio e, nonostante le modifiche apportate, i «non placet» furono comunque più di settanta. Dopo l’approvazione, comunque, al di là delle ermeneutiche, furono i fatti a chiarire ampiamente che il documento si poneva in netta rottura con la tradizione bimillenaria della Chiesa. Il professor De Leonardis, infatti, ha ripercorso, con dovizia di dati, le vicende dei vari concordati e convenzioni fra la Chiesa e gli Stati dopo il 1970. In Colombia, in Perù, nel Cantone svizzero del Vallese, in Portogallo ed in Spagna furono i medesimi Nunzi Apostolici a richiedere esplicitamente ed insistentemente che le Costituzioni cancellassero dai loro testi il riferimento alla religione Cattolica come unica religione dello Stato. Un atteggiamento questo che, solo qualche anno prima, sarebbe apparso inconcepibile alla diplomazia vaticana. Se si analizza inoltre il Concordato italiano del 1983 si nota subito, anche da noi, l’assoluta scomparsa di ogni riferimento alla confessionalità dello Stato e ciò, come è ampiamente dimostrato, su esplicita richiesta della S. Sede. «Contra factum non valet argumentum», dunque. Si può ben declamare allora, a parole, l’ermeneutica della continuità... La rottura, però, fu ed è nella realtà e la realtà non si può negare.

Al termine della relazione di Massimo De Leonardis ha preso brevemente la parola don Emmanuel du Chalard, grande collaboratore di Monsignor Lefebvre. Egli ha colto l’occasione per riferire di aver fatto delle indagini presso gli archivi del Concilio allo scopo di comprendere chiaramente quale fu il comportamento del fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X in occasione delle votazioni sulla «Dignitatis Humanae». Il suo voto fu sempre contrario. È vero, però, che la sua firma appare nell’atto di promulgazione del documento, ma tale firma, secondo i regolamenti che erano stati cambiati da poco, aveva essenzialmente un significato di testimonianza in relazione all’avvenuta promulgazione papale. Egli, in altre parole, con quella firma si limitò a testimoniare di aver assistito all’avvenuta promulgazione e non intese approvare il documento.

Don Emmanuel du Chalard ha, poi, introdotto il dottor Roberto Galbiati, che ha presentato i «Quaderni di San Raffaele», rivista che tratta di tutti i temi inerenti la vita, di cui è appena uscito il settimo numero, dedicato alla morte ed al morire. I numeri precedenti, tutti monografici, hanno riguardato l’eutanasia (n.1), le cellule staminali (n.2), la sofferenza ed il soffrire (n.3), l’aborto (n.4 e n.5) e la fecondazione artificiale (n.6). Per informazioni ed abbonamenti si può scrivere all’e-mail info.acim@alice.it .

La densa manifestazione è stata, infine, conclusa da don Davide Pagliarani, superiore del distretto italiano della FSSPX. Nelle sue parole si possono leggere sicuramente, sia pur fra le righe, alcune considerazioni relative all’attuale delicato momento dei rapporti fra la Fraternità e le autorità romane. Don Davide ha incentrato il suo intervento sul significato della parola Tradizione nella teologia cattolica. Essa non è altro che la difesa e la trasmissione fedele, di generazione in generazione, del «depositum fidei» rivelatoci da Nostro Signore Gesù Cristo. La Tradizione è, dunque, una fonte della rivelazione superiore alla stessa Scrittura. La Scrittura, infatti, nasce dalla Tradizione ed è la Chiesa, basandosi su di essa, che attesta anche il canone della Scrittura. Negli ultimi anni, però, si sta assistendo ad un mutamento significativo nel concetto stesso di Tradizione. Si tende a contrapporre una supposta «Tradizione vivente» ad una «Tradizione pietrificata». Quest’ultima sarebbe erroneamente fatta propria dai tradizionalisti. Il termine «Tradizione vivente», di per sé, non è sbagliato. Fu usato, anche prima del Concilio Vaticano II, soprattutto per contrapporlo alla «Sola Scrittura morta» dei protestanti. Ciò che, però, non si può accettare è, invece, il concetto esistenzialistico di tradizione vivente.

In tale accezione la tradizione non avrebbe più il significato di trasmettere i contenuti della Fede, recepiti come dogmi, le Verità morali, ecc. Essa avrebbe piuttosto la funzione di "riattualizzare" l’esperienza di fede dei primi cristiani. L’oggetto sarebbe l’esperienza, un clima culturale, uno stato d’animo, una emozione. Secondo la filosofia esistenzialista, infatti, la conoscenza non è, come in San Tommaso, l’adeguamento dell’intelletto umano alla cosa da conoscere. Per loro la conoscenza dipende dal soggetto, dalla sua situazione personale, contingente, dallo stato d’animo del momento. La verità va pertanto continuamente riattualizzata, rivissuta, rielaborata. Ad esempio: «se io vi parlo della tradizione adesso che siete stanchi, essa diventa noiosa e triste. Se ve ne parlo domani mattina, che siete riposati, diventa una cosa bella ed attraente». Non che ciò fenomenologicamente non abbia una sua verità, ma tale verità riguarda la ricezione del soggetto e non la cosa conosciuta in sé. Questa concezione esistenzialista della Tradizione sta probabilmente alla base della proliferazione del Magistero moderno: montagne di carta, migliaia di documenti sempre alla ricerca di fissare un qualcosa che però non è fissabile perché mutano le situazioni, gli ascoltatori e, quindi, deve cambiare anche la percezione della dottrina. Un magistero "disperato" costretto ad inseguire un qualcosa che non si ferma mai.

Se, quindi, è questo il concetto di tradizione con cui la Fraternità deve confrontarsi diventa davvero difficile capirsi con gli interlocutori che spesso danno un significato diverso alle stesse parole, un significato, fra l’altro, mutevole e difficile da fissare. Sappiamo, però, che, quando Dio vorrà, questa crisi, comunque, passerà. Per questo dobbiamo essere costanti e pregare Maria che riesce a realizzare anche imprese che umanamente sembrerebbero impossibili.

Marco BONGI

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho visto che è stato pubblicato anche su MiL.
Spero che riusciremo ad approfondire e a trarre spunti di riflessione interessanti anche noi, al riparo dalla profluvie delle incursioni anomale, provocatorie e fuorvianti...

Mi spiace esprimere questo giudizio; ma tant'è: MiL è diventata un'Agorà ancor più inospitale per chi ama la Tradizione e non si "allinea" ai mantra correnti e ricorrenti.

Stefano78 ha detto...

Due considerazioni.

1. Sulla sintesi del Convegno della SPX.

Sintesi interessante (mi sarebbe piaciuto essere presente al convegno). Continuo, però, a non capire alcune cose.

a) Come conepisce, la SPX, il Concilio Vaticano II (semprba una domanda stupida, ma poi la spiegherò)?

b) Cosa ha "capito" la SPX del discorso del Papa sulle "due ermeneutiche" del Concilio?

c) Cosa pensa la SPX della crisi attuale della Chiesa, riguardo il suo fondamento e soprattuto riguardo i RIMEDI?

Sembrano tre domande provocatorie o retoriche, ma in realtà io DAVVERO non riesco ancora a dare una risposta a queste domande. Perchè, rispondere a queste domande in modo definitivo, farebbe anche mettere il PUNTO al problema della accettazione del famoso "preambolo" per la soluzione del problema con la SPX stessa.

Allora, espongo come rispondo IO a quelle domande che la SPX, a mio avviso, non si pone. O si pone rispondendo in modo "radicale", sì, ma non risolutivo PER LA CHIESA.

a) il Concilio Vaticano II è un concilio dove non sono stati proclamati Dogmi di Fede e si pone sul piano del Magistero Autentico. Questo è stato affermato dai Papi che lo hanno indetto e concluso. Il Concilio non è stato indetto per "definire nuove dottrine". Quindi: nè dogmi, nè nuove dottrine. Il Conclio è stato indetto per "trovare nuovi strumenti" per proclamare la stessa, identica, Fede. Questo è lo "scopo del Concilio". Domanda: se questa è, come è, l' "identità" del Concilio, PERCHE' LA SAN PIO X VEDE IL CONCILIO COME UNA ESPRESSIONE DI "ERESIA E ROTTURA" in materia di FEDE? La rottura, in materia di fede, nella Chiesa non è possibile! Non è "ontologicamente" possibile! Perchè la rottura nella fede della Chiesa, che è la fede DATA dal Signore, determinerebbe la FINE della Chiesa propriamente detta! Una FINE impossibile, perchè verrebbe a dimostrare che Cristo ha abbandonato la Chiesa e che l'Inferno ha VINTO!
Ora: se il Concilio è davvero un atto di Magistero Dogmatico, e quindi si richiede al fedele l'assenso della FEDE, allora la SPX HA RAGIONE! Ma paradossalmente la SPX non avrebbe nessuna ragione di esistere, se avesse ragione, perchè la Fede sarebbe in un Dio che non ha mantenuto la sua promessa! Perchè? Perchè Dio ha promesso alla CHIESA, ovvero alla Chiesa con a capo PIETRO e i vescovi a lui fedeli, che l'Inferno non avrebbe vinto! Non lo ha promesso a "uno o più vescovi" AUTOCEFALI. Lo ha promesso alla CHIESA! Il che significa che non si può ritenere che la Chiesa, nonostante la presunta apostasia dei Papi e dei Vescovi, sia ancora "viva" in quanto esisterebbero dei Sacerdoti che sarebbero rimasti fedeli, unici, alla Tradizione! NO! Perchè Cristo ha promesso alla CHIESA con a capo Pietro! La Chiesa NON PUO' concepirsi senza PIETRO! E PIETRO NON PUO' CONCEPIRSI DA SOLO!
Quindi: se la SPX avesse ragione, e secondo me NON HA RAGIONE in questo, la Chiesa sarebbe STATA DISTRUTTA DALL'INFERNO e la SPX stessa sarebbe INUTILE. Con o senza "scisma"!

Stefano78 ha detto...

b) il discorso del Papa sulle due "ermeneutiche" ha, DAL MIO PUNTO DI VISTA, chiarito due cose:
1. ha ribadito che il magistero del Concilio è un magistero Autentico e non dogmatico;
2. ha chiarito che il Concilio è discutibile, in quanto è insito nel fatto che l'interpretazione non è univoca.

Inoltre il Papa ha DICHIARATO, apertis verbis, in un passaggio importantissimo di quel discorso che sembra essere stato dimenticato da tutti, che nel concilio ESISTE EFFETTIVAMENTE UNA ROTTURA AL MAGISTERO PRECEDENTE!
Quindi? Di che cosa stiamo parlando? La rottura esiste! Per due motivi: perchè è EVIDENTE; perchè questa evidenza è stata anche dichiarata dal Papa!
Ora: come comportarsi con questa rottura? Come porsi? Ebbene, la rottura, dice il Papa, è una rottura che non "elimina" il "principio" fondante cattolico riguardo i "tre elementi in rottura": libertà religiosa, dialogo ed ecumenismo. Ovvero: la dottrina cattolica PREVEDE GIA' l'esistenza di quei tre elementi, ma il magistero precedente la definiva in modo diverso. Cosa è cambiato? Che il concilio ha "relativizzato" il METODO di questi tre elementi. Ovvero ha reso quei tre elementi come elementi tramite i quali "ottenere" la stessa cosa di prima, ovvero l'adesione al Cattolicesimo, ma in maniera diversa. Si affermava, prima, che la Fede Cattolica doveva essere diffusa con metodi "diretti". Dopo il concilio con metodi "indiretti" (bisognerebbe approfondire questo discorso ma se lo faccio apro troppe parentesi). Ovvero, ora: enfatizzando i "semi del verbo"; esaltando la "Libertà religiosa" per "apparire" meno "esclusivisti"; facendo dell' "ecumenismo" uno strumento che si doveva basare soprattutto sull'esaltazione di ciò che "unisce"...
Ebbene, che dire? Ovviamente questa E' ROTTURA col precedente Magistero sia nel metodo che nell'enfatizzazione di elementi che DA SOLI possono fuorviare. Ma: che fare? E' stato un errore? Dal punto di vista ERMENEUTICO, SI'! Dal punto di vista dottrinale? Forse, ma non grave.
I documenti risultano effettivamente MONCHI di parti che li chiarirebbero. Può accadere? Sì, nell'ambito magisteriale in cui si trova il Concilio. Possono essere "corretti" e chiariti? Sì,per lo stesso motivo.
Il Papa, inoltre, ha chiarito che le posizioni in rottura col precedente Magistero hanno, oltre ciò che ho ricordato sopra, una importante caratteristica: SI RIFERISCONO A SITUAZIONI CONTINGENTI E PER CIO' STESSO, MODIFICABILI. Il Papa, in questo caso, ha citato ESPRESSAMENTE come esmpio la "libertà religiosa", che è stata richiamata IN QUEL MODO dal Concilio, modo diverso da prima, perchè la situazione REALE delle Nazioni E' CAMBIATA, e dunque si imponeva una riflessione. MA QUESTA SITUAZIONE E' MUTEVOLE. Per cui, il Concilio non può essere preso come un DOGMA a maggior ragione. E soprattutto perchè la libertà religiosa, come l'ecumenismo, non possono essere slegati dalla Verità!

c) la SPX, quindi, come valuta il VII? E' possibile che sia sullo stesso piano dei modernisti, che lo "dogmatizzano" per mitizzarne lo "spirito"? La SPX sembra "dogmatizzarlo", invece, per mitizzarne l' ERESIA.
Ora: se la SPX ha chiaro COSA SIA questo benedettismo Concilio, perchè non ha "risolto" la sua irregolarità, chiedendo la regolarizzazione già all'indomani del discorso del Papa? Perchè ancora oggi esita?
Come crede si possa risolvere la Crisi nella Chiesa? Quale crede che sia IL SUO POSTO nella Chiesa e come pensa di poterci "rientrare"? Da quello che vedo, la SPX è "strattonata" da correnti radicaliste anti-romane che non possono non essere definite SEDEVACANTISTE per i motivi che ho esposto sopra. Se queste "correnti" faranno pesare il loro sostegno alla SPX e la SPX non le "scaricherà" ne varranno danni gravi.

Stefano78 ha detto...

Il danno più grave è dato dal mancato apporto di una forza potenzialmente POSITIVA, sia per arrivare alla "correzione di rotta" che è NECESSARIA alla Chiesa e richiesta da molti ormai; sia perchè in questo modo si porrà, per sua stessa responsabilità, "fuori dalla Chiesa" davvero.

Anonimo ha detto...

Grazie Stefano,
leggerò attentamente le tue lunghe e articolate osservazioni e ti risponderò riflettendo anch'io.

Quanto al resoconto 'mancante', ovviamente è una sintesi che risente dell'assenza dei testi integrali, che mi auguro di avere a disposizione al più preso, almeno i più significativi. E allora potremo parlare con maggior cognizione di causa.

Stefano78 ha detto...

2. Su cosa sia "diventato MIL

Non sono affatto d'accordo.

Ciò che ha reso MIL, dal punto di vista della redazione, meno "accomodante" con certe critiche è il MODO con cui vengono portate avanti e con un oggettivo problema di gestione degli interventi.

Gli interventi, in un crescendo, sono andati sempre più nella direzione dello scontro tra due partiti. Lasciamo stare le considerzioni sullo scontro "cercato o subito". Il FATTO è che lo scontro è una COSTANTE. Ed è il metodo usato anche verso la Redazione, da parte degli utenti.

Ora: è vero che ci sono degli utenti, definiamoli nel generico termine di "novatores" a vario titolo, che operano in modo sicuramente cinico, subdolo e urtante (insultando "carinamente"). E' vero che MIL interviene "poco" in modo diretto nei loro confronti. Ma è anche vero che a questi utenti "furbi" si risponde MALISSIMO. Ovvero altri utenti, raccolgono la provocazione, e INGAGGIANO LO SCONTRO. MESSO LI' APPOSTA per arrivare a quello a cui poi si arriva!

Poi: è vero anche che la critica di molti NON E' AFFATTO corretta. Si rischia di arrivare ad un "giustificazionismo di ritorno", secondo cui siccome i tradizionalisti sono perseguitati POSSONO CRITICARE COME E QUANTO VOGLIONO, CHI VOGLIONO E NEI MODI CHE VOGLIONO! Questo NON E' GIUSTO!

Sarebbe FALSO dire che gli utenti di MIL hanno criticato il Papa SEMPRE IN MODO CORRETTO E OBIETTIVO, oltrechè caritatevole. Sotto il discorso della critica nella "Verità" (e bisogna vedere pure questa Verità se esiste davvero!), si fa passare come "Vera" ogni cosa, anche l'insulto!

Invece, i subdoli dell'altra "parte", usano un intelligenza sopraffina! Ci si può lamentare con MIL per non aver "sanzionato" la provocazione, ma anche quello nel giusto modo! Si può sottolinearlo! Ma non si può e non si deve RACCOGLIERE SEMPRE LA PROVOCAZIONE rispondendo COME IL PROVOCATORE SI APSETTA.

Anonimo ha detto...

Invece, i subdoli dell'altra "parte", usano un intelligenza sopraffina! Ci si può lamentare con MIL per non aver "sanzionato" la provocazione, ma anche quello nel giusto modo! Si può sottolinearlo! Ma non si può e non si deve RACCOGLIERE SEMPRE LA PROVOCAZIONE rispondendo COME IL PROVOCATORE SI APSETTA.

a me è capitato di lasciar cadere molte provocazioni, ma a volte mi è capitato e mi capita di raccoglierle e replicare a dovere: non credo sia per orgoglio, esiste anche una dignità personale da non lasciar calpestare da veri e propri lupi rapaci (non è solo un modo di dire). Anche perché si tratta di un'Agorà pubblica e le provocazioni, almeno nelle mia esperienza, tendono a delegittimarti, a distruggerti col sarcasmo anche pesante. Perciò, se reagisco, lo faccio anche per non lasciar intaccare quel po' di credibilità che credo sia necessaria perché 'passi' il messaggio che mi impegno a diffondere.

Più di una volta recentemente mi è venuto in mente: "... e Gesù taceva!" e penso che il suo silenzio era per i suoi maligni accusatori. Costa molto e dovrei riuscirci anch'io... forse chi legge sa giudicare anche se non ti difendi; ma in genere non ci sto quando travisano di proposito i contenuti a cui tengo e la replica spesso è mossa proprio da questo...

Anonimo ha detto...

Sarebbe FALSO dire che gli utenti di MIL hanno criticato il Papa SEMPRE IN MODO CORRETTO E OBIETTIVO, oltrechè caritatevole. Sotto il discorso della critica nella "Verità" (e bisogna vedere pure questa Verità se esiste davvero!), si fa passare come "Vera" ogni cosa, anche l'insulto!

rispondo a questo e poi ritorniamo al nostro articolo.

A questo proposito ho più volte detto alla Redazione che la moderazione consiste proprio nell'evitare gli insulti e le scorrettezze sia nei confronti del Papa che nei confronti dei blogger, chiunque ne sia l'autore. Ma è proprio questo che non viene fatto. E io mi sono fatta la convinzione che ci siano dei provocatori che certi messaggi li inseriscano ad arte proprio per mettere in cattiva luce i tradizionalisti.

Il dissenso ci può stare, anzi è il sale della discussione e aiuta ad approfondire sempre meglio. Quello che non è tollerabile è lo stile, l'accusa, lo scontro.
L'accusa non fa bene a nessuno, sbattere in faccia la verità da 'possessori' non serve a niente e a nessuno anzi, all'interlocutore fragile può arrivare come uno schiaffo. Per questo dico sempre che la verità va 'mostrata' per quello che di tempo in tempo ci è dato 'conoscerne' ed essa si impone da sola...

Luisa ha detto...

Mi permetto di intervenire su MiL.

A livello di blogger, ci sono gli estremisti un pò troppo accesi, ci sono i subdoli, vischiosi, che "insultano carinamente",( è geniale la tua espressione Stefano!), ci sono coloro che insultano pesantemente anche attaccando la fede di una persona, ci sono i provocatori che gettano l`esca per vedere se qualcuno abbocca.
È vero si potrebbe ignorarli, alle volte l`indifferenza è un vero "supplizio" per costoro, ma ci sono dei limiti che non dovrebbero essere varcati e che invece lo sono gioiosamente e in tutta libertà.
Quando quei limiti sono oltrepassati diventa doveroso reagire, certo poi c`è la forma che prende la reazione, è vero, ma di fronte a dosi massiccie e ripetute di veleno, non si può restare indifferenti. Purtroppo la moderazione di Mil non solo non interviene ma anzi certi moderatori intervengono per difendere chi offende, il tono può farsi acceso e diventa un ping pong logorante e sterile.
Che fare allora?
Far sembianza di niente?
Rinviare al mittente il veleno, ma con intelligenza?
Lasciare il blog?

Ciò che più mi attrista in quel blog è che io credevo aver trovato un luogo di discussione ma sopratutto di CONDIVISIONE attorno alla Santa Messa di sempre, con dei moderatori attenti a mantenere un clima rispettoso, e invece mi ritrovo in un blog che è in realtà bi-formalista, che difende il "rinnovamento liturgico nel solco della Tradizione" = riforma della riforma.
Osservo la grande e attiva presenza di pseudo tradizionalisti, di provocatori vari, di sostenitori di una nuova vulgata secondo la quale i tradizionalisti devono starsene buonini buonini, zitti zitti, senza mai esprimere un dissenso, una critica al Papa, e se lo fanno si beccano ogni sorta di etichette e epiteti, insomma una linea redazionale poco chiara, una moderazione assente o bizarramente orientata.

Apparentemente non sono la sola a fare queste osservazioni, il clima di quel blog è talvolta soffocante, il livello dei thread ineguale,le discussioni, come detto, degenerano rapidamente, difficile avere un scambio senza che arrivi la picca personale, il sarcasmo.
Insomma è un gran peccato e me ne rammarico.

Anonimo ha detto...

Le Forum Catholique pubblica notizie che sembrerebbero poco confortevoli dal fronte della Fraternità.
Ma sono lettere locali (Distretto inglese) e nemmeno del tutto esplicite anche se contengono dure riserve nei confronti del preambolo e della situazione.
D'altronde Mons. Fellay non risulta ancora rientrato dall'Asia e quindi non c'è ancora stato alcun contatto interlocutorio con la Curia.
Perciò continuiamo a sperare e pregare...

Luisa ha detto...

La lettera che dava per scontato il rifiuto del Preambolo è stata tolta.
Ancora un`iniziativa personale, aspettiamo dunque e preghiamo.

Anonimo ha detto...

SI RIFERISCONO A SITUAZIONI CONTINGENTI E PER CIO' STESSO, MODIFICABILI.

stringendo all'osso, carissimo Stefano, il problema è tutto qui.

Nella situazioni contingenti e perciò stesso modificabili sono stati inclusi i dogmi, cioè i principi.
Ci sono passi in cui il Papa assicura che i fondamenti sono gli stessi; ma nella "libertà di religione" ad esempio, ti accorgi di come invece i fondamenti non siano più distinguibili dal contingente...

Non si parla più dell'Eucaristia come Sacrificio di Cristo, Actio Sua fino alla fine dei tempi, ed è diventata la festa della comunità celebrante col suo "Presidente" monca di tutto ciò che poteva allontanarla dai "fratelli separati" (questo è il nuovo nome degli eretici, ai quali questa "nuova" Chiesa si sta sempre più omogeneizzando).

Sai cosa significa questo? Che la fede si evolve insieme all'uomo e sarà SEMPRE modificabile perché i tempi cambiano ed essa seguirà i cambiamenti dei tempi.

Dobbiamo adeguarci a questo, o custodire ciò che abbiamo ricevuto, dono del Signore e opera Sua per la nostra Salvezza?

E sarà un grande dramma, non solo per noi e per tante anime ma anche per loro, se la Fraternità, che il preambolo voluto dal card. Levada ha messo quasi nelle stesse condizioni del 1988, considerasse un tesoro prezioso la sua Fedeltà e rifiutasse l'accordo temendo di perderla.

Sarà quel che vuole il Signore o chi ha questa immensa responsabilità di decidere; ma io resto convinta che, con sufficienti garanzie di autonomia nel portare avanti la propria pastorale, non significa tentare il Signore affidare tutto alla Sua Grazia perché, se è vero che la Chiesa è malata, è sempre la Chiesa e oggi essa ha estremo bisogno dell'innesto di forze sane, altrimenti la deriva sarà sempre più drammatica come, del resto, è già sotto i nostri occhi...

Stefano78 ha detto...

..affidare tutto alla Sua Grazia perché, se è vero che la Chiesa è malata, è sempre la Chiesa e oggi essa ha estremo bisogno dell'innesto di forze sane, altrimenti la deriva sarà sempre più drammatica come, del resto, è già sotto i nostri occhi...

Esatto. Esattissimo.

Il mio discorso riguarda il fatto che NULLA OSTA al rientro della SPX. E questo nulla osta è DAL PUNTO DI VISTA DELLA SPX. Nel senso che la SPX NON PERDEREBBE NULLA a "rientrare". Dal punto di vista della FEDE la sua regolarizzazione, quale che sia la sua forma concreta, non farebbe perdere nulla. Ovviamente se la SPX mantiene il suo principio fondante! Ma lo potrebbe perdere anche senza regolarizzazione! Anzi, verrebbe da dire che più la SPX sarà "ai margini" della Chiesa, più il pericolo crescerà! E lo si vede già ora, dalle "uscite" di troppi suoi elementi...

Il fatto che la Chiesa è ridotta come un colabrodo è chiaro. Ma non riesco a capire perchè anche Mons. Fellay, mi riferisco a quello che hai pubblicato tu, insista con questo radicalismo che non VUOLE (?) guardare alla situazione che lui stesso giudica drammatica!

Non sono affatto d'accordo col dire che la situazione è "identica" all' 88. Sarà uguale la "proposta pratica" (ovvero una poroposta che proprio perchè generica è ACCETTABILE), ma non è uguale il CLIMA! Non è uguale la NOTA VATICANA dove è stato specificato UFFICIALMENTE che il Vaticano II E' CONTESTABILE!

A me questo non sembra poco..,. Ma possibile che lo sembri solo a me?

Lo ripeto: OGGI, che non è il 1988, la SPX ha una grande responsabilità davanti all'orbe cattolico. Io spero e prego che SI DECIDA A REGOLARIZZARSI, perchè, riprendendo le parole del Mons. de Gallareta, il poco che si può fare "fuori" non equivale al tanto che si deve fare dentro!

C'è poco da fare: Roma non è UNA OPZIONE! E proprio perchè Roma è un colabrodo il nostro posto E' A ROMA, PER ROMA E CON ROMA!

Stefano78 ha detto...

Dobbiamo adeguarci a questo, o custodire ciò che abbiamo ricevuto, dono del Signore e opera Sua per la nostra Salvezza?


Conosci già la risposta. Dobbiamo custodire il dono ricevuto, NON CONSIDERANDOLO UN TESORO GELOSO, ma soffrendo ingiurie, calunnie e persecuzioni PER CONDIVIDERLO CON I NOSTRI FRATELLI e per essere utili ai nostri Sacri Pastori. Soprattutto a coloro che hanno dimenticato CHI SONO

Anonimo ha detto...

cara Mic, come vedi,
la confusione regna sovrana, come dal concilio in poi tutti possiamo constatare, o perlomeno coloro che hanno ben chiari i punti di riferimento alla Dottrina di sempre, cioè tutti coloro che hanno resistito alla grande deriva dottrinale e morale che imperversea da 46 anni, o come tanti cattolici in cerca delle certezze dimenticate, i quali, dopo diversi cammini fuorvianti, si sono accorti del prezioso Tesoro che stavano perdendo, a causa del pluralismo e movimentismo d'ogni specie: la vera Unica Fede.
Non solo regna la confusione, ma aumenta sempre più, per l'uso tenebroso che si fa delle parole, alterando in maniera sempre più grave i loro significati, stravolgendoli a fini politici, e spesso rovesciandoli, facendo credere ai poveri fedeli, ignari per la gran maggioranza, di quelle "grandi manovre" e dei travagliati accordi diplomatici con gruppi considerati esterni e "dissidenti", che tutto sia normale, che tutto sia come prima, come sempre.
Vedi cara Mic, a che punto è la confusione diabolica iniziata, anzi scaturita dall'ambiguità del concilio ultimo: che ora si arriva a negoziare addirittura sui dogmi, sulle certezze che dovevano riposare, intatte, inattaccabili, fondate sulla Roccia eterna, la Dottrina di Gesù Cristo, da Lui consegnata a Pietro I papa, perchè la tramandasse inalterata ai successori fino alla fine del mondo; si arriva a fare questo, incuranti delle conseguenze di caos dilagante ingovernabile nelle coscienze, in nome di un principio di politica "via di mezzo" tra opposte vedute, considerando quasi la Verità eterna, l'integralità incorrotta del Depositum Fidei, come un estremo , un eccesso da evitare, un'esagerazione da integralisti, rigidi e intransigenti (rigoristi? fanatici? non so, trovate voi un sinonimo per significare "teste quadre" o persone incapaci di armonizzarsi coi diversi, o nemici della comprensione e della "reciproca fecondazione"....).
Si avrriva, per progressivi annacquamenti attuati con parole sempre più mistificanti, nel corso di 45-50 anni, fino al punto di diluire completamente i dogmi e l'intera solidità e compattezza della Dottrina in un amalgama omogeneo (con svariati inclusi) abbastanza neutro da accontentare i "diversamente" cristiani, cattolici, oranti, celebranti, docenti, catechizzanti, credenti, multi-credenti, multi-orientati dalle mille visuali del cosiddetto cattolicesimo, che una volta aveva UNA e una sola forma, sostanza, e identità, e UNICO catechismo (non molteplici modi-metodi o vie di formazione).
Non mi meraviglio che alcuni mesi fa Mons. Fellay abbia dichiarato: Restiamo semplicemente fedeli.
Credo che volesse dire: fedeli a Cristo Signore, semplicemente, contro ogni tentazione di annacquamento della Fede, in nome di un'unione "accomodante" con la Chiesa-arlecchino che avanza all'orizzonte, con i favorevoli auspici del variopinto MULTI-cammino di Assisi3, nella quale tutti -volenti o nolenti- saremo costretti a viaggiare, nella nebbia, anzi smog, che si addensa e oscura ogni giorno di più, impedendoci la visuale, non solo sul futuro, ma anche sull'attimo presente.
Ester

Anonimo ha detto...

Credo che volesse dire: fedeli a Cristo Signore, semplicemente, contro ogni tentazione di annacquamento della Fede, in nome di un'unione "accomodante" con la Chiesa-arlecchino che avanza all'orizzonte, con i favorevoli auspici del variopinto MULTI-cammino di Assisi3, nella quale tutti -volenti o nolenti- saremo costretti a viaggiare, nella nebbia, anzi smog, che si addensa e oscura ogni giorno di più, impedendoci la visuale, non solo sul futuro, ma anche sull'attimo presente.

chiaro che intendesse questo, Ester!

Ed io sono convinta, come pure Stefano e spero siano in molti anche nella Fraternità, che si può rimanere fedeli a Cristo anche canonicamente inseriti nella "Roma che ha la febbre", perché gli anticorpi sono le Grazie di nostro Signore, capaci di agire come il famoso "lievito nella pasta", perché è di Lui che stiamo parlando ed è a Lui che TUTTI NOI, ci affidiamo e affidiamo anche questo momento drammatico della nostra Chiesa, insieme alla nostra Madre Santa e Benedetta!

Stefano78 ha detto...

"Rimanere fedeli", fuori dalla Chiesa, non si può...

cantabo ha detto...

La FSSPX non puo' accettare un preambolo dottrinale il cui contenuto parla di "ermeneutica della continuità", tesi strombazzata ai quattro venti per riproporre il Concilio in versione "riveduta e corretta", mentre ben sappiamo quali erano i veri intenti dei Padri Conciliari progressisti, non siamo ingenui!

Anonimo ha detto...

Per Cantabo:

Non conosciamo cosa dice esattamente il preambolo dottrinale e tuttavia sappiamo che Fellay ha la facoltà di cambiare termini sui quali non dovesse essere d'accordo.
Tuttavia, se la sostanza del discorso dovesse essere prendere atto del concilio (non di aderirvi in blocco, il che resta escluso dalla dichiarata facoltà di discuterne) letto 'in continuità', io non mi formalizzerei troppo. E d'altronde se la storia ci ha portati fin qui è da qui che dobbiamo ripartire: ora è tempo di ricostruire sulle rovine non di tornare a quello che era o pretendere che ci torni chi non vuole sentire: sarebbe irrealistico e neutralizzebbe ogni possibilità positiva.

L'affermazione di per sé non è condannabile (pur se restano i cocenti interrogativi sulla sua attuazione pratica) e lascia margini all'intesa, perché quel che è certo è che la Fraternità la lettura in continuità la farà sul serio e non solo proclamandola. Basta espungere e predicare e vivere secondo il Magistero perenne i famosi 'nodi' di cui ai punti controversi che tutti noi conosciamo e condividiamo. Del resto è quello che la Fraternità fa da sempre e sarebbe quanto mai salutare che potesse continuare a farlo canonicamente inserita nella Chiesa.

Stefano78 ha detto...

Quindi, secondo Cantabo, la SPX considera il Concilio Vaticano II un DOGMA

Stefano Gavazzi ha detto...

Per Stefano, lei non sa chi oggi è dentro la Chiesa o fuori cpme dice Sant'Agostino, alla Chiesa si appartiene però materialiter e formaliter (vedi anche catechismo tridentino) la FSSPX è l'unica attualmente ad essere certamente nella Chiesa cattolica.
E nei suoi, torppo lunghi interventi, impedisce una qualsiasi risposta, dovrebbe limitarsi a proporli gradualmente, in questo modo come rispondere?
Anche Mic si è trovata frenata.
Lei dice:"la rottura in maniera di fede non è possibile!"
Al contrario è proprio in materia di fede che c'è rottura, poichè il soggetto che insegna è il medesimo la Chiesa docente quanto all'oggetto (dottrina) essa non insegna più la stessa di sempre!
Perchè a lei risulta che gli ebrei non furono causa efficiente e responsabili moralmente della morte di Gesù?
Per questo non furono deicidi?
Oppure ancora non lo sono?
Le risulta che le altre religioni sono vere e sante?
Oppure che ognuno ha il diritto di spargere l'errore.
Ester è stata mooolto chiara.
la Chiesa infatti è viva perchè è sempre assistita dallo Spirito Santo, ma non è sempre assistito dallo Spirito Santo l'uomo che può sbagliare se non segue lo Spirito Santo.
Attenzione l'assistenza dello Spirito Santo è negativa non dobbiamo mai dimenticarlo e anche al Concilio ha fatto la sua parte nel farlo dichiarare pastorale non dogmatico eppure pochi dei padri erano ispirati se non dal modernismo!
CVCRCI

Stefano Gavazzi ha detto...

Ester ha ragione in pieno lei Stefano ha le idee poco chiare un pò su tutto, in particolare sulla FSSPX, essa ha sempre posto l'accento sul fatto che il CVII non è dogmatico ma è stato dogmatizzato, da questo è derivata la crisi.
Ma i testi, liquidi, come dice il dott. Palmaro, io ero al convegno, sono stati appositamente così redatti per evitare qualsiasi interpretazione univoca come deve essere un testo dogmatico che abbia l'intenzione di vincolare.(in realtà in questo modo si evita l'interpretazione)
Il Santo Padre vuol far ricadere la causa della crisi nella sua ermeneutica errata tenendo fermi i testi conciliari ma ciò non è possibile perchè essi con il suo linguaggio ambiguo non possono dare alcuna certezza.
Es: Cristo con l'incarnazione si è unito ad ogni uomo.
Sono pertanto gli insegnamenti del concilio ad essere causa della crisi non l'ermeneutica, semmai potremmo dire che il CVII è causa formale mentre la causa efficiente va individuata, a mio parere, nel traviamento della ragione.
La FSPPX non si oppone al Papa o alla Chiesa ma a ciò che non è più insegnato come Verità e nessuno di essi è SV, Ester ha ben detto, se uno oggi vuol imporre la Verità è estremista, pericoloso ecc.
A me non importa, qui si tratta di stabilire una Verità o una falsità io non dialogo su questo, Cristo non ha dialogato, la Verità cosa dovrebbe imparare da una falsità, questa è retta ragione.CVCRCI

Stefano Gavazzi ha detto...

"Ciò che più mi attrista in quel blog è che io credevo aver trovato un luogo di discussione ma sopratutto di CONDIVISIONE attorno alla Santa Messa di sempre, con dei moderatori attenti a mantenere un clima rispettoso, e invece mi ritrovo in un blog che è in realtà bi-formalista, che difende il "rinnovamento liturgico nel solco della Tradizione" = riforma della riforma."

Cara Mic leggo che altri si stanno accorgendo di cosa è MIL ed anche tu ti sei accorta di questo, i sette punti che scrissi qualche tempo fa non erano soggettivi ma erano oggettivi.
CVCRCI

Stefano78 ha detto...
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Stefano78 ha detto...

Egregio Stefano.

I miei interventi "lunghi" non le hanno impedito di scriverne altrettanto lunghi.

La sua polemica non focalizza quello che ho scritto e non risponde alle domande che ho fatto.

Se è vero che la SPX non è contro la Chiesa, come io credo, se è vero che non dogmatizza il Vaticano II, se è vero che vuole esaltare l'autorità del Papa, allora è incoerente comportarsi al contrario!

Se il Vaticano II non è un dogma, non è nemmeno da mettere alla base della fede! Se questo è vero, come è vero, ed il Vaticano II è contestabile, quale ostacolo c'è? Accettare il Vaticano II? Embè? Mica si chiede di CREDERE nel Vaticano II, anche perchè non sarebbe possibile! Il discorso del Papa sulle due ermeneutiche è stato capito? Perchè quello che afferma il Papa in quel discorso è UGUALE a quello che dice la SPX, solo che Lui è stato "diplomatico".
Quindi?

La Santa Messa Gregoriana è stata dichiarata per quello che è: mai abrogata e sempre valida! Come affermato da S. Pio V. Dunque?

La Tradizione è stata definita criterio unico per intepretare ogni cosa nella Chiesa. E non poteva essere altrimenti. Dunque?

Le scomuniche sono state tolte, i colloqui dottrinari sono stati effettuati perchè è GIUSTO che la SPX DIMOSTRI la sua sottomissione al Papa.
Il preambolo è frimabilissimo. A me è bastato leggere due cose, nel comunicato ufficiale: il Vaticano II è contestabile e il preambolo modificabile su richiesta di Mons. Fellay. Dunque

Stefano78 ha detto...

Al contrario è proprio in materia di fede che c'è rottura, poichè il soggetto che insegna è il medesimo la Chiesa docente quanto all'oggetto (dottrina) essa non insegna più la stessa di sempre!


Questo conferma che la rottura NON E' in materia di Fede. Poichè la FEDE NON E' CAMBIATA. Se è cambiato l'insegnamento, non è detto che è cambiata la Fede.
La Fede non è cambiata, è cambiata la prassi che di riflesso ha fatto CREDERE sia cambiata anche la fede, perchè il Concilio non poteva avere e non ha avuto potere per cambiarla. Ha AZZARDATO su alcuni temi di fede, con RIFLESSIONI teologiche più che dottrinarie, perchè certamente c'era un problema di ribellione...

Ma questo ci pone nella situazione di cui parlavo. Il Concilio va criticato e corretto. Non rifiutato per preconcetto o messo a base della fede. Perchè se lo mettete a base della fede, se lo considerate fede, oppure entrato nella fede e quindi professato come fede, fate il gioco dei modernisti e la Chiesa non progredisce!

La cosa da fare sarebbe RELATIVIZZARE il Concilio e cercare una sua correzione. Come proposto da Radaelli, ad esempio..

Stefano78 ha detto...

Se è cambiato l'insegnamento, non è detto che è cambiata la Fede.


Precisazione. Se la Fede non cambia, ma cambia il modo di intepretarla, può anche avvenire che questo modo di interpretarla porti al cmabiamento DI FATTO della Fede.

I dogmi non sono stati cambiati. La dottrina non è stata cambiata. Il Credo non è stato Cambiato.

Il modo di insegnarla sì.