Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 15 giugno 2012

Ecumenismo. Definizione evoluzione

Continuo nell'esame di alcuni dei punti controversi del concilio. Per la riflessione comune e per capire le dinamiche attuali, in attesa, di un futuro necessario riequilibrio.

Unità o aggregazione?
L'ultimo documento magisteriale, che sancisce la dottrina tradizionale sull’ecumenismo prima del Decreto conciliare Unitatis Redintegratio, è la Instructio de motione oecumenica (Santo Officio, 20 dicembre 1949: in AAS, 31 gennaio 1950) che riprende l’insegnamento di Pio XI nell’enciclica Mortalium animos.
Primo: «la Chiesa cattolica possiede la pienezza del Cristo» e non deve perfezionarla ad opera delle altre confessioni.
Secondo: non si deve perseguire l’unione per via di una progressiva assimilazione delle varie confessioni di fede né mediante un’accomodazione del dogma cattolico ad altro.
Terzo: l’unica vera unione delle Chiese può farsi soltanto con il ritorno (per reditum) dei fratelli separati alla vera Chiesa di Dio.
Quarto: i separati che si ricongiungono alla Chiesa cattolica non perdono nulla di sostanziale di quanto appartiene alla loro particolare professione, ma anzi lo ritrovano identico in una dimensione completa e perfetta («completum atque absolutum»).
Nell’Unitatis redintegratio l’Instructio del 1949 non è mai citata e non lo è neppure il vocabolo ritorno (reditus). Dunque alla reversione è subentrata la conversione.
Afferma in proposito Romano Amerio: « Le confessioni cristiane, compresa la cattolica, non devono volgersi l’una all’altra, ma tutte insieme gravitare verso il Cristo totale che trovasi fuori di esse (non più nella Chiesa cattolica, quindi) e in cui esse devono convergere ».[1]

Ne consegue il cambiamento dottrinale: la Chiesa di Roma non è più il fondamento e il centro dell’unità cristiana e la vita storica della Chiesa, che è la persona collettiva del Cristo, converge intorno a più centri (le varie confessioni cristiane) il cui centro più profondo sussiste al fuori di ciascuna di esse; il cambiamento implica che i separati non devono muovere verso il centro immobile che è la Chiesa guidata da Pietro. L'unità quindi non è più considerata già nella storia e  cade la necessità di rifarsi ad essa escludendo a priori qualunque pluralismo paritario. Viene meno quindi la « riaffermazione della trascendenza del Cristianesimo il cui principio, che è il Cristo, è un principio teandrico vicariato storicamente dal ministero di Pietro ». [2]

L’argomentazione di Amerio spicca per la sua adamantina chiarezza e semplicità:
« Veramente nel discorso inaugurale del secondo periodo Paolo VI ripropose la dottrina tradizionale asserendo che i separati «mancano della perfetta unità che solo la Chiesa cattolica può loro dare». Il triplice vincolo di tale unità è costituito dall’identica credenza, dalla partecipazione agli identici sacramenti e dalla «apta cohaerentia unici ecclesiastici regiminis», anche se questa unica direzione rispetterà una larga varietà di espressioni linguistiche, di forme rituali, di tradizioni storiche, di prerogative locali, di correnti spirituali, di situazioni legittime. Ma nonostante le dichiarazioni papali il decreto Unitatis redintegratio respinge il reditus dei separati e professa la tesi della conversione di tutti i cristiani. L’unità non deve farsi per ritorno dei separati alla Chiesa cattolica, bensì per conversione di tutte le Chiese nel Cristo totale, il quale non sussiste in alcuna di esse ma va reintegrato mediante la convergenza di tutte in uno. Dove gli schemi preparatorii definivano che la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica, il Concilio concede soltanto che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, adottando la teoria che anche nelle altre Chiese cristiane sussiste la Chiesa di Cristo e che tutte devono prendere coscienza di tale comune sussistenza nel Cristo. Le Chiese separate, come scrive in OR, 14 ottobre, un cattedratico della Gregoriana, sono riconosciute dal Concilio come «strumenti di cui lo Spirito Santo si serve per operare la salvezza dei loro aderenti» [UR, nn. 21-23 - ndR]. Il cattolicismo, in questa veduta paritaria di tutte le Chiese, non ha più nessun carattere di preminenza e di esclusività ».
La variazione nella dottrina consiste dunque nel fatto che l’unione di tutte le Chiese si faccia anziché nella Chiesa cattolica, nella cosiddetta Chiesa di Cristo e per un moto di convergenza di tutte le confessioni verso un centro che è fuori di ciascuna. Da una variazione del genere del concetto di unione dei cristiani consegue inevitabilmente anche la variazione nel concetto di missione: le religioni non cristiane devono entrare nell’unità religiosa dell’umanità e, esattamente come per i fratelli separati, ciò avviene non già per effetto della loro conversione al Cristianesimo, ma è già presente nei loro intrinseci valori che basta approfondire, ritrovando così quella più profonda verità che soggiace a tutte le religioni.

I discorsi e i documenti di Giovanni Paolo II e soprattutto la sua Enciclica Ut unum sint, disegnano l’impegno ecumenico come una strategia del dialogo, piuttosto che come espressione di una profonda e inalienabile esigenza dell’unità e unicità della Chiesa. E, così pure Benedetto XVI ha più volte ribadito:  “L’impegno ecumenico della Chiesa cattolica nella ricerca dell’unità cristiana è irreversibile”. Ora, un conto è riconoscere e affermare l’ecumenicità del Chiesa nel senso della sua costitutiva proprietà insita nella cattolicità proiettata su tutta la terra e su tutta l’umana famiglia (Καθ’όλον), un conto è fondare l’impegno ecumenico sulle strategie umane, senza più avere come punto di partenza l’ontologia della Chiesa e la sua implicita tensione all’unità, che non può discendere da comportamenti contingenti, ma nella fedeltà alla sua missione universalistica.

Ciò significa che l’ecumenismo non è stato una scoperta del Concilio, ma esso è da sempre nell’autocoscienza ecclesiale. « Vi è, tuttavia, con una sua configurazione, diametralmente opposta a quella attuale. Mentre questa si distacca dalla “politica del ritorno” e talvolta irride ad essa, talaltra la demonizza. L’ecumenismo che accompagna l’incedere spazio-temporale della Chiesa è al servizio della sua unità/unicità, alla quale sollecita il ritorno dei lontani e dei separati »[3] Non a caso, nella Mortalium animos Pio XI insegna che la tendenza pancristiana al falso ecumenismo sfocia in una « falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo ». La Tradizione ci consegna il dato che alla Rivelazione Apostolica corrisponde la Chiesa una unica ed immutabile. Chi e da qualunque pulpito la rende diversa nella Dottrina, si autoesclude dall’unica vera Chiesa.

In tutte le discussioni, l'articolato dialogo e gli sviluppi pastorali che se ne traggono, l'unico dato che dovrebbe essere essenziale, ma non emerge, è che per un ecumenismo autentico non valgono tanto le commissioni, gli incontri i proclami e le dichiarazioni congiunte, quanto la preghiera la penitenza, l'impegno nel rinnovamento nella piena fedeltà alla Tradizione e alla Parola. Infatti l'“Ut unum sint” per il quale il Signore ha pregato ed ha donato se stesso, la vera unità - che non è né pragmatica né organizzativa né di assenso della ragione, ma comunione in Cristo nella Sua Chiesa - non sono le cosiddette buone volontà umane a realizzarla, ma essa stessa si realizza come dono Soprannaturale che si invera in chi “ritorna” e in chi “rimane” nella Chiesa così come il Signore l'ha voluta e istituita: l'Una, Santa, Cattolica, Apostolica e anche Romana.

Sovviene l’Apostolo Paolo, che nella fedeltà a Pietro, non fu cieco, di fronte a quella che era una condizione di mero “errore materiale” a proposito di quel comportamento, per cui forse oggi lo si direbbe “ecumenico”, « quando si conformava ai costumi dei circoncisi stando con i giudeo-cristiani circoncisi e se ne discostava quando pregava coi cristiani incirconcisi provenienti dal gentilismo (Gal. II, 11,14) ».[4] Come Paolo, così oggi e sempre debbono fare tutti i cattolici resistenti all’indifferentismo, alle ambiguità dottrinali, ai rischi di sincretismo: essere vedenti e aprire gli occhi perché altri vedano. Certo nessun cattolico resistente è un San Paolo, ma è sufficiente la condizione di « essere fedeli discepoli dell’Apostolo delle Genti – fedele a Pietro ma a lui resistente anche in faccia – nella comune resistenza. Se si è suoi discepoli si è suoi figli: ebrei in lui, sapienti in lui […] così assumendo di lui tutte le potenze e tutte le attualità, compreso il desiderio di vedere in Cristo i superiori pasturare la verità ai fedeli con soprannaturale rettitudine ».[5]

Alcune notazioni, che diventano seri interrogativi, infatti, non possono non sorgerci spontanee: che fine ha fatto il valore incommensurabile della “Comunione”, unico elemento davvero trasformatore della realtà, sostituita, in base ad una logica solo umana, da una prassi che prende come fondamento i cosiddetti “valori” e non il Principio che ne è il Fondamento? Davvero si può pensare che se, in luogo della comunione, si mette in campo un' “alleanza strategica” pragmatica, le cose possano cambiare? E neppure una parola sul vero unico Artefice di ogni Bene e di ogni Salvezza dell'uomo e del mondo, in cui l'uomo respiri, agisca e viva secondo la Volontà del suo Creatore, cioè sul Signore Gesù, al quale - se ci diciamo cristiani - dovremmo professare la nostra appartenenza e dare ragione di essa?

È il trito e superficiale “guardiamo a ciò che unisce” di questo falso ecumenismo, che coinvolge anche un movimento dalle prassi e dagli insegnamenti anomali e “altri” come il Cammino neocatecumenale che sta inquinando intere diocesi, senza tenere in alcun conto l'ortodossia che sola può garantire una ortoprassi veramente salvifica e trasformante secondo le finalità del Padre per ognuno e per tutti i suoi figli, nel Figlio. Ortodossia, che non è un dato meramente giuridico, ma identitario, dove identità sta per “autentica immagine del Padre, secondo somiglianza, da realizzare nel Figlio per opera dello Spirito Santo”.

Dobbiamo pensare che la Chiesa è permeata dell'“antropocentrismo” illuminista che caratterizza questo nostro momento storico e che purtroppo è stato fatto proprio, laddove si è lasciata inquinare dal ‘modernismo’? Davvero possiamo pensare e credere che i “valori morali” di cui tanto si parla, se non sono il frutto delle azioni di cuori Redenti dal Signore, non degenerino ben presto nella loro vuota inconsistenza rivestita di buone intenzioni? Si può davvero pensare di combattere il degrado morale e le divisioni senza difendere e diffondere in primis le verità di Fede, ormai così oscurate?

Il cristianesimo non è un'etica, ma ha un'etica, che discende dalla sequela del Signore Nato Morto Risorto Asceso al Cielo datore del Suo Spirito per noi e per la nostra Salvezza. E non è il dialogo o la prassi che salva, altrimenti siamo sempre alle “opere della legge”, ma la retta Fede, diffusa e difesa, che ha già in sé il seme dell'eternità e che genera la vera ortoprassi, e la vera comunione, che è un dono Soprannaturale e non è opera di nessun uomo per quanto di buona volontà egli possa essere.

Col concilio si è caduti nell'inganno che le verità parziali possano essere la porta d'accesso alla verità totale e si è perso il senso del reditus cioè del ritorno delle altre confessioni nelle quali gli errori all'interno dei quali sono costretti i frammenti di verità, distorcono la verità e ne falsano la vera portata. Come diceva p. Garrigou Lagrange « In una dottrina globalmente falsa la verità non è l'anima della dottrina, ma la schiava dell'errore [6]

Questo vale anche per tutti gli esiziali ‘inclusivismi’ ai quali abbiamo assistito nell’ultimo periodo anche con le porte sempre più spalancate al cammino neocatecumenale, per portare uno sconcertante esempio di realtà ecclesiale accolta senza averne prima operate e necessarie ‘purificazioni’.[7]
Maria Guarini

[1] Romano Amerio, Iota unum, Lindau 2009, pag. 492
[2] Ibid, pag 491
[3] Brunero Gherardini, L’ecumene tradita, Fede e Cultura 2009, pag. 24
[4] Enrico Maria Radaelli, Il mistero della Sinagoga bendata, Effedieffe, Milano 2002
[5] Ibidem, pag. 98
[6] «In doctrina simpliciter falsa, veritas non est ut anima doctrinæ, sed serva erroris» (R. Garigou Lagrange, op, De Revelatione, Gabalda, Paris, 1921, II, p 436
[7] Il discorso è sviluppato e approfondito in questo Sito

45 commenti:

Catholicus ha detto...

Certo dopo Erfurt, Assisi3 et similia e, poi, in vista delle prossime celebrazioni di Lutero del 2017, tutte conseguenze dirette a lunga gittata del concilio, un'inversione di rotta è difficile da immaginare...

Anonimo ha detto...

Una inversione di rotta immediata non la ritengo realisticamente possibile. Ma iniziare a mettere seriamente in campo le obiezioni e le visuali derivanti dal magistero costante qualche effetto dovrà pur ottenerlo, magari proprio sulla lunga gittata.
La restaurazione richiederà tempi non brevi; ma avverrà!

hpoirot ha detto...

Il 19/08/2005 durante l'incontro ecumenico di Colonia, Benedetto XVI disse expressis verbis :

"D'altra parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la pro-pria storia di fede. Assolutamente no!".
("La rivoluzione di Dio", ed. L. Vaticana & S. Paolo, 2005 a p.100)

Più chiaro di così, si muore. Ognuno viene a costruire l'unità voluta da Concilio restando quello che é...

hpoirot ha detto...

Quando Sant'Agostino accusa BXVI d'inseguire una falsa unità...

http://en.gloria.tv/?media=260278


Contro il "Ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide".
sant'Agostino diceva :

“In molti punti, gli eretici sono con me, in qualche altro no; ma a causa di questi pochi punti in cui si separano da me, non serve loro a nulla di essere con me in tutto il resto”
( S. Agostino., In Psal. 54, n. 19; PL 36, 641).

Anonimo ha detto...

Beh, qui bisogna stare attenti alle frasi estrapolate dal contesto. Bisognerebbe avere l'intero discorso.

A prima vista la frase sembrerebbe intendere proprio l'esclusione del reditus, cioè del ritorno, di cui parlo nell'articolo.

Ma il fatto di non rinnegare la propria storia di fede, nel senso di considerarla provvidenziale, come preparazione al reditus, che del resto significa vivere la fede nella sua pienezza e senza 'tagli', cioè eresie, allora la possiamo considerare corretta. Ma solo in questo caso, che tuttavia la premessa tenderebbe ad escludere...

E' un bel busillis!

Anonimo ha detto...

Contro il "Ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide".
sant'Agostino diceva :


e Mons. Gherardini in "La cattolica" [vedi anche] lo ribadisce con vigore.

Jacobus ha detto...

Grazie mic, per l'articolo. Ottima sintesi.

Domanda ha detto...

Si può dire che se l’essenza del cristianesimo è l’amore del Cristo nella sua qualità di amore “pro-esistente”, di “sostituzione”, se ne può riconoscere la presenza misteriosa, ma attivamente efficace in appartenenti ad altre religioni che vivono una pietà e una giustizia dense di valori positivi?

Anonimo ha detto...

Per Domanda:

Una prima osservazione. Personalmente non amo leggere né esprimere DEL Cristo, piuttosto che DI Cristo, perché mi fa pensare più ad un simbolo o a qualcosa di generico, invece che alla Persona viva e vera, precisa, che Cristo Signore è...

Quanto all'amore "pro-esistente", penso si intenda l'amore PER gli altri del quale certamente Cristo è la massima espressione. Poi ci si riferisce esplicitamente alla "sostituzione", che fa pensare alla morte espiativa del Signore sulla Croce.

Ebbene, se è vero che il Signore non è venuto solo per Israele (il Popolo della Promessa) né per il Nuovo Israele (il Popolo dei Redenti), ma per tutto il genere umano, non è altrettanto vero che la salvezza che questo implica sia concessa in automatico a tutto il genere umano ed alla condizione di vivere valori positivi.

Mi vien in mente Paolo ai Romani: "Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. E' in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede."

La potenza salvifica di Dio, in Cristo, opera per mezzo della fede, cioè l'adesione del cuore e della vita alla sua Persona.

Ora, il cuore di ogni uomo lo può giudicare solo Dio e io non traggo conclusioni, mentre la Chiesa ci insegna che chi vive secondo la legge naturale senza conoscere il Vangelo si salva. E però la presenza misteriosa ma attivamente efficace del Signore è nella Sua Chiesa e non si può confondere la 'configurazione' a Cristo per la connaturalità infusa dalla Grazia santificante attraverso la vita di fede nella Chiesa, che assume in Sé il credente e tutto ciò che egli è e compie, con la pratica di valori positivi presenti nelle altre religioni. Il quid che fa la differenza è la divinità di Cristo Signore che ci rende figli nel Figlio...

Gederson Falcometa ha detto...

"Beh, qui bisogna stare attenti alle frasi estrapolate dal contesto. Bisognerebbe avere l'intero discorso".

Mic,

In realtà, il problema è qui esiste un'ammissione di una unità, a priori con i protestanti, per mezzo del battesimo, che consente il concetto di non piena comunione, cioè, una volta ammesso questo, non si può dire che sono al di fuori della Chiesa, e così non si può parlare in un ecumenismo del ritorno.

Forse, più che il "subsistit in" questo ha permesso il parlare in una sussistenza di Cristo nelle altre "chiese". Vorrei aggiungere che si è detto che il concetto di "subsistit in" era un suggerimento di un protestante. Infatti, la distinzione è molto simile a quello che Padre Giovanni Perrone, denuncia nel libro "L'idea di chiesa distrutta nel protestantesimo", si veda:

"Tali sono quelT affettazione di chiamar la Chiesa la congregazione de' Santi, la società degli eletti, Y unione degli spiriti; V adesione dei veri credenti al capo invisibile G. C. Tali furono inoltre quel dir la Chiesa obbietto di fede, perchè non la si vede, perchè è conosciuta dal solo Dio, e non è cospicua ad occhio mortale. Tali indizii furono e sono il proclamar la Chiesa santa la sola vera, la sola universale, la sola erede delle promesse, la sola infallibile. Tali furono e sono la distinzione delle due Chiese visibile ed invisibile; la distinzione delle Chiese dei chiamati e degli eletti ; la distinzione tra la Chiesa soggetta a corruzione ed errori , e la Chiesa inalterabile ed immune da ogni sconcio ed aberramento (1). Così a poco a poco vennero infine costretti a spiegar chiaramente esser la Chiesa al tutto invisibile per sé stessa in quanto è universale, e solo esistere Chiese visibili particolari. Ma anche da questo ultimo covacciolo furon tratti fuori per professare in ultimo l'esistenza di una Chiesa ideale cioè tale nel solo concetto di nostra mente senza alcuna realtà". L'idea di chiesa distrutta nel protestantesimo, Giovanni Perrone, pg 150

Un saluto dal Brasile

jn ha detto...

Ottima analisi, che fa capire, tra l'altro, come si sia arrivati ad Assisi1-2-3.

Ora cara Mic, è per questo che moltissimi cattolici, sia dentro che fuori della FSSPX (come me) temono che tale forma mentis di falso ecumenismo, inteso all'incirca così:
"tutti i variamente cristiani devono camminare insieme VERSO IL CRISTO COSMICO, che è ancora da conoscere", (tanto per dirlo con povere parole di un piccolo fedele che "a naso" sente questi rischi....),
possa infettare spiritualmente la FSSPX ora che sarà rientrata, e costringere o persuadere i suoi pastori ad incamminarsi verso quella fantomatica e perversa meta evoluzionista.
E cosa peggiore, ad adattare progressivamente, il loro spirito, insegnamento e prassi a tale mentalità conciliare ecumenista, senza poter più usare la chiarezza e fermezza di quando erano ai margini, o meglio:
fuori dalle "mura di Gerico", (secondo l'immagine felicemente usata dalla blogger A.rita per spiegare la sua opinione contraria al combattere da dentro).
L'adeguamento inevitabile, cioè, che i 3 vescovi e molti temono, avverà per "adattamento" inevitabile all'AMBIENTE, che intiepidirà la volontà di opporsi alle eresie come "segno di contraddizione".
(Nella tiepidezza di adeguamento-sopravvivenza correranno il rischio di apostasia anch'essi).
Lo si vede già dal fatto che mons. Fellay è concorde col 95% del concilio (anche ammesso che tale cifra non voglia comprendere i punti più gravi di contrasto con la Tradizione, ma il semplice filone di continuità cui tu accennavi).
Sono d'accordo con i molti dubbi esposti acutamente da "psig" nel post prec. a questo., che però non teme l'abbassamento della guardia e che il virus dell'errore infetti i combattenti sani.
Lui come altri ritiene forse che che la FSSPX possa agire efficacemente, magari come un "buon" cavallo di Troia, a controbattere gli effetti del "cavallo" conciliare che continua a far danni dal 1962.

Ma la mia paura è che quei "buoni nemici"(buoni pastori) che usciranno dal buon cavallo per attaccare dall'interno i nemici-errori della Chiesa, già nella pancia siano stati neutralizzati, già mentre entrano nella Città Santa.
Mentre il cavallo del concilio agì con l'inganno, questo deve agire a viso aperto, usare carte scoperte.
IL loro gioco è già noto al nemico (modernista) che sta sull'avviso , la loro arma principale è disattivata in partenza:
il raggio laser della Verità senza sconti e senza "correzioni politico-ecumeniche".
Il nemico relativismo -che all'interno regna- è pronto ad ADDOMESTICARE la Verità eterna, la Dottrina di cui la FSSPX finora è stata fedele Custode. E ' pronto ad adeguarla alla visione del "tutti insieme camminiamo verso l'amore universale, e il dio comune che NON FA intralcio al sentimento umano di alcuno.

(Spero che qualcuno capisca il mio pensiero, al di là delle parole forse troppo ingenue per molti di voi e per i più dotti che leggono. Comunque se avrò una buona confutazione, posso cancellare tutto).

viandante ha detto...

Quando si rinnovano le promesse battesimali, tra l'altro si dice: Credete nello Spirito Santo, la Santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
Ne desumo quindi che parlando di rinnovo , anche il battesimo presume l'accettazione di questo punto.
Se così é, penso che tutto il discorso sull'ecumenismo ha origine proprio da qui.
Discorsi del papa compresi.
Purtroppo ci vergogniamo della nostra fede nei confronti degli altri, abbiamo paura di sembrare troppo duri, e così cerchiamo il compromesso.
Difatti il catechismo tridentino dice espressamente (247.)che Si dà prova della fede confessandola e difendendola, quando occorra, senza timore e senza rispetto umano, e vivendo secondo le sue massime: "la fede senza le opere é morta".

Anonimo ha detto...

"tutti i variamente cristiani devono camminare insieme VERSO IL CRISTO COSMICO, che è ancora da conoscere", (tanto per dirlo con povere parole di un piccolo fedele che "a naso" sente questi rischi....),
possa infettare spiritualmente la FSSPX ora che sarà rientrata, e costringere o persuadere i suoi pastori ad incamminarsi verso quella fantomatica e perversa meta evoluzionista.


Cara Ester,
io non vedo questo rischio per la FSSPX che conosce bene il Signore e i fondamenti della Rivelazione.

Lo vedo piuttosto per il 'lontani' e per le nuove generazioni, alle quali i fondamenti della nostra fede vengono presentati diluiti o distorti o, addirittura, oltrepassati...

Gederson Falcometa ha detto...

"Ma il fatto di non rinnegare la propria storia di fede..."

Mic,

Bisogna capire se quello che lui parla come "storia di fede", è lo stesso che noi capíamo per tali. In effetti, se i protestanti sono nella Chiesa attraverso il battesimo, tutti gli eretici, per lo stesso motivi, sono anche nella Chiesa. In questo caso, la battaglia dei Padri della Chiesa contro gli eretici, si è inteso solo come una confusione tra l'errore ed errante, come si capisce di quelo che ha detto Giovanni XXIII nella Pacem in Terris:

"Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della verità. E l’azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli incontri e le intese, nei vari settori dell’ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio". Pacem in Terris

Così, si può chiedere per esempio: quando la Chiesa ha condannato l'arianesimo, solo ha confuso l'errore e l'errante? Mentre Ario aveva solo sbagliato, è ancora rimasto nella Chiesa mediante il battesimo?


Il problema, in generale, è che si decide di applicare il trattamento dato al peccato, nel combattimento dell'eresia. Ma tutti i santi hanno sempre predicato amare il peccatore e odiare il peccato, ma nel caso di eresia, il discorso comune, è simile a quello di San Francesco di Sales:

"I nemici dichiariti di Dio e della Chiesa dovrebbe essere vilipese per quanto possibile, alla condizione che non manche la verità, e carità gridare: 'Ecco il lupo' Quando se trova tra gregi o dovunque in qualcuno locale dove si trovano".

Non ci sono più lupi, cani e maiali, solo l'uomo. Questo è stato uno degli errori più grande di Lutero nel dare la Bibbia per l'uomo e i popoli, una sorta di alimento per la frase principale del nuovo Robin Hood: "Combattere, combattere, fino a quando gli agnelli diventano leoni" a ciò che può essere aggiunto: per mangiare i loro pastori ...

Un altro giorno stavo avendo la stessa discussione con un ragazzo, che mi ha detto: ". Ma i protestanti di oggi non hanno alcuna colpa personale per la sua eresia Quindi non dovremmo parlare eresia, ma di ricostruire l'unità."

Gederson Falcometa ha detto...

Mi ricordo che lui ha citato il Concilio per la difesa. Gli ho detto, come risposta: anche noi, non abbiamo nessuna colpa personale per il peccato di Adamo ed Eva, quindi, dobbiamo parlare di ricostruire l'unità del genero umano e dimenticare l'eredità del peccato originale?

Il fatto è che oggi sta combattendo l'eresia, come se combatteva il peccato in passato. Come se con la "evoluzione" di che tanto parlano, aveva sostituito il peccato originale, per l'eresia "originale eresia". Si può ancora dire che, sembra che i gradi degli errori se ne sono scomparsi, sono tutti trattati come errori, sembra che se ha perso la distinzione tra errore e il peccato e l'eresia.

In realtà, il grande problema della modernità è una separazione tra etica e scienza. Alcuni dicono che è iniziato con Machiavelli, quando ha separato la politica di etica nel principe. Ma prima di lui Lutero ha fatto questa separazione nella religione: i protestanti qui in Brasile credono che non vi era nulla prima della sua lettura della bibbia. In ogni lettura si fa di loro, un osservatore esperto, vede più l'orgoglio e la vanità, che le eresie derivanti da tale lettura.

Un saluto dal Brasile

Caterina63 ha detto...

Perdonami Mic, ma non comprendo questo passo, tu scrivi:

Nell’Unitatis redintegratio l’Instructio del 1949 non è mai citata e non lo è neppure il vocabolo ritorno (reditus). Dunque alla reversione è subentrata la conversione.
« Le confessioni cristiane, compresa la cattolica, non devono volgersi l’una all’altra, ma tutte insieme gravitare verso il Cristo totale che trovasi fuori di esse (non più nella Chiesa cattolica, quindi) e in cui esse devono convergere ». [1]
Ne consegue il cambiamento dottrinale: la Chiesa di Roma non è più il fondamento e il centro dell’unità cristiana e la vita storica della Chiesa....


*********

il riferimento (1) è a Romano Amerio...d'accordo, però da come l'hai postato, sembra, la frase virgolettata e che ho messo in neretto, uscire dal Documento Unitatis Redentigratio, mentre quella frase non è del Documento....

Se uno non addetto ai lavori legge questo paragrafo, pensa che una frase del genere sia uscita dal Documento in questione, e rischia di essere tratto in inganno...

Chiarito questo, condivido l'articolo di fondo ^__^
l'Ecumenismo, quello autentico e al quale la Chiesa ha sempre guardato da duemila anni e non solo dal Concilio, è irreversibile per molti motivi fra i quali:
- basti vedere il ritorno a gruppi di anglicani, e guarda caso di stampo tradizionale, nella Chiesa, oggi anche un gruppo australiano;
- le cause etiche e morali che non possono essere ignorate se si è davvero cristiani, e dunque ragionare sul fare un fronte unico per poter parlare "con un cuor solo e un anima sola";
- la chiarezza di Benedetto XVI che sta lentamente smantellando le false concezioni ecumeniche dell'ubriacatura di questi ultimi 50 anni... e basti vedere i suoi gesti brevi, POCHI, MISURATI negli incontri con le altre religioni e ai Vespri a san Paolo...

Infine non dimentichiamo la Dominus Jesus, che seppur non chiarisce tutto (non dimentichiamo che eravamo sotto l'altro pontificato, quello di Assisi e dei polli), fu una vera mannaia, forse la prima, contro il falso ecumenismo... Insomma c'è molto da fare, ma credo che siamo messi sulla strada giusta ;-)

Anonimo ha detto...

Perché non pubblicate il testo della Dominus Iesus e non vi confrontate con esso, piuttosto che confrontarvi tra di voi? Date forse per scontato che contenga degli errori e quindi lo avete già "superato"?

Siete tutti teologi di altissima levatura e avete costituito qui una nuova "CDF"?


Tengo a precisare che queste domande sono finalizzate solo a suscitare una eventuale riflessione e magari a rinnovare il metodo, se liberamente ne aveste voglia; non c'é nessun intento polemico.

Con questo spirito cordiale, mi pare che date troppe cose per scontate. Ad esempio, una recente ricerca sui lavori del Concilio ha appurato con certezza che la paternità dell'espressione "subsistit in" (il cui significato è insieme RAFFORZATIVO e chiarificatore del lemma "é", il quale resta esatto ma meno preciso teologicamente) appartiene al redattore della Mystici Corporis.

Le fonti vanno esaminate in modo completo e selettivo. A partire da quelle più autorevoli, non al contrario.

Anonimo ha detto...

...il riferimento (1) è a Romano Amerio...d'accordo, però da come l'hai postato, sembra, la frase virgolettata e che ho messo in neretto, uscire dal Documento Unitatis Redentigratio, mentre quella frase non è del Documento....

mi pare ovvio che, se la frase virgolettata reca una nota (che porta a Romano Amerio), non può che essere riferita a lui e non al documento di cui si parla prima. Anzi la citazione non è che l'esplicitazione autorevole dell'affermazione fatta dalla frase precedente.
Io l'ho vista così.

Ti ringrazio per la notazione, ne terrò conto per una maggiore chiarezza. Ma quanto alle suggestioni sugli smantellamenti delle false concezioni ecumeniche, la vedo un po' dura sia in riferimento ad Erfurt che per come sono state preannunciate le celebrazioni (sic!) per il 2017.

Anonimo ha detto...

Giovanni XXIII nella Pacem in Terris mi pare che non faccia confusione quando dice:

"Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della verità. E l’azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli incontri e le intese, nei vari settori dell’ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio".

Ovviamente questo implica che la Chiesa non cessi di annunciare a mostrare la verità, perché tutti possano aderirvi e renderle omaggio.

Anonimo ha detto...

Bisogna capire se quello che lui parla come "storia di fede", è lo stesso che noi capíamo per tali. In effetti, se i protestanti sono nella Chiesa attraverso il battesimo, tutti gli eretici, per lo stesso motivi, sono anche nella Chiesa.

In effetti, Gederson, non si è nella Chiesa solo per il Battesimo, ma anche per gli altri Sacramenti, che gli eretici hanno rinnegato...

Anonimo ha detto...

Perché non pubblicate il testo della Dominus Iesus e non vi confrontate con esso, piuttosto che confrontarvi tra di voi? Date forse per scontato che contenga degli errori e quindi lo avete già "superato"?

Non lo considero assolutamente superato. Comunque un'analisi accurata potrebbe metterne in luce le tante luci e qualche piccola ombra mutuata proprio dal magistero conciliare in quei punti non perfettamente in continuità.

Siete tutti teologi di altissima levatura e avete costituito qui una nuova "CDF"?

Siamo semplicemente dei credenti che custodiscono la Fede ricevuta dalla Chiesa. Trovo questa ironia completamente fuori posto.

... Ad esempio, una recente ricerca sui lavori del Concilio ha appurato con certezza che la paternità dell'espressione "subsistit in" (il cui significato è insieme RAFFORZATIVO e chiarificatore del lemma "é", il quale resta esatto ma meno preciso teologicamente) appartiene al redattore della Mystici Corporis.

Ebbene, questo cosa cambia?

Caterina63 ha detto...

^__^ era infatti solo una maggiore chiarezza mic, sai bene che lo scritto si presta, volente o dolente, a strumentalizzazioni ;-)

Io credo che uno dei successi della resistenza della FSSPX, che lo stesso Ratzinger ha sempre perseguito riconoscendolo come doveroso, è quello della chiarezza sulle ambiguità di un certo frasario nato con il Concilio....
stabilire oggi le INTENZIONI di chi ha voluto farlo di proposito o meno, è un terno al lotto e forse non ci deve interessare, del resto il Signore stesso parla di "scandali necessari", pur fulminando gli scandalizzatori, come sottolinea il cardinale Biffi... ma certo è che stiamo arrivando al nocciolo di ciò che ha creato, o dato origine, alle interpretazioni perverse...

Del resto, e sempre a proposito di quella frase di Romano Amerio che ho sottolineato, esiste ancora oggi una refrattaria e diabolica persistenza con i catechismi CEI degli anni '80... in quello del terzo anno c'è una immagine allucinante che descrive esattamente quella frase:
c'è la Chesa Cattolica al centro, ai lati dx e sx tutte le altre Confessioni e religioni.... avanti a tutti il Papa, dietro a lui tutte le genti che si muovono, verso dove? UN CRISTO AL DI FUORI DI TUTTE LE RELIGIONI... fuori anche della Chiesa Cattolica e tutti, con in testa il papa vanno verso di Lui che sorride a braccia aperte...

Personalmente ho sempre denunciato la perversione di questa immagine a quanti superiori ho potuto, ho scritto anche alla CEI senza mai avere risposta, ma il testo è ancora parte integrante del catechismo nelle parrocchie...
E quando dicevo: ma questo la Chiesa non lo ha mai insegnato, mi sentivo rispondere: "ma è il desiderio del Concilio...."

Oggi siamo come il cane che si morde la coda, per questo spero che la FSSPX riesca a trovare l'accordo, abbiamo bisogno di rinforzi... perchè per uscirne fuori, ne usciremo, ma da soli sarà più dura...
;-)

Gederson Falcometa ha detto...

"Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della verità.".

Mic,

Qui, che cosa se intende per natura? Me è stato insegnato che nostra natura tende al errore e che anche dopo il battesimo, rimane
la concupiscenza. Per me, l'ovvio qui, è la ripetizione del naturalismo che se trova nel discorso di apertura del Concilio:


"Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è evidente come non mai che la verità del Signore rimane in eterno. Vediamo infatti, nel succedersi di un’età all’altra, che le incerte opinioni degli uomini si contrastano a vicenda e spesso gli errori svaniscono appena sorti, come nebbia dissipata dal sole". Discorso di apertura del Concilio Vaticano II

Che me fa ricordare il giudaismo di Gamaliele:

Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,
disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.
Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.
Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.
Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta;
ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!». Atti degli apostoli 5, 34-39

Così, da una parte Giovanni XIII dice:

"L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità". Pacem in terris

Per l'altro, Pio XII, dice NO:

Noi infatti abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini".Lettera Apostolica Sacro Vergente anno PIO XII

Anche San Paolo, ha predicato la venuto del uomo del pecatto, il figlio della perdizione, se non possiamo mai "confundere" l'errore e l'errante, ancora se può parlare di questo? Conserva la sua "dignità" l'uomo dal pecato?

Gederson Falcometa ha detto...

Cristo ha mandato gli apostoli a predicare il Vangelo per ogni creature. Il Padre A. Vieira, parlando di questo, dice:

"Lo stesso Cristo che li mandò a predicare le dette Euntes in mundum Universum praedicate Evangelium omni creaturae (Marco 16:15): Andate in tutto il mondo e predicate ad ogni creatura. - L'intera creazione, Signore? - Ripara Papa S. Gregorio. - So bene che gli uomini sono creature, ma gli animali, gli alberi e pietre sono anche creature. Infatti, se gli apostoli saranno predicare a tutte le creature, saranno diffuse anche agli animali? Essi potranno anche diffondersi al tronco? Essi potranno anche predicare le pietre? Inoltre, Cristo dice: Omni creaturae, non perché avessero gli apostoli a predicare alle pietre e tronchi, e delle materie prime, ma perché dovevano predicare a tutte le nazioni e le lingue barbare e incolte in tutto il mondo, compresi gli uomini hanno dovuto trovare così irrazionale come i bruti, e così insensibile come tronchi e così stupido e duri come pietre. E per mettere un apostolo di insegnare e rallentare una pietra, e inizia a insegnare e modellare un tronco, e inizia a insegnare e entrare in un giudizio approssimativo, vedi se hai bisogno di tanto amore di Dio. In uno di essi lo vedrà".

Ora tutti conservano la loro dignità di persona, come se Cartesio aveva detto: "Penso, dunque sono una persona"

Anonimo ha detto...

Gederson,
sulla dignità sono d'accordo. Infatti la dignità non è fondata sull'uomo in se stesso, ma sul fatto che l'uomo è "ordinato a Dio in Cristo".

Gederson Falcometa ha detto...

In effetti, Gederson, non si è nella Chiesa solo per il Battesimo, ma anche per gli altri Sacramenti, che gli eretici hanno rinnegato...

Mic,

Questo se capisce nella dottrina tradizionale, ma attraverso la dottrina conciliare, se capisce la "non piena comunione", dove è possibile essere incorporato a Cristo, senza fare parte della Chiesa e restare in una non piena comunione con lei...

Rafminimi@infinito.it ha detto...

Oggi siamo come il cane che si morde la coda, per questo spero che la FSSPX riesca a trovare l'accordo, abbiamo bisogno di rinforzi... perchè per uscirne fuori, ne usciremo, ma da soli sarà più dura...
;-)
Specialmente perché, in alcuni punti, tutt'altro che secondari, come il battesimo dei feti, anche la San Pietro si è adeguata a pratiche e dottrine estranee alle consuetudini cattoliche.
La FSSPX, terrà duro, anche su tali punti?

Dante Pastorelli ha detto...

Segnalo a tutti il nuovo libro, fresco fresco di stampa, di mons. Brunero Gherardini "Credo in Gesù Cristo" (ed. Viverein,Roma) un saggio di cristologia che naturalmente si oppone alla vulgata che il Gesù della storia non è il Cristo dlla Fede.

Scrive Pio XII nella Summi Pontificatus nel ringraziare coloro che hanno salutato la sua elezioni dimostra riconoscenza verso "coloro che, sebbene non appartengano al corpo visibile della Chiesa Cattolica, non hanno dimenticato, nella loro nobiltà e sincerità di sentire, tutto ciò che, o nell'amore alla persona di Criso o nella credenza in Dio, li unisce a Noi".
E sempre nella stessa enciclica parla di "fratelli separati".
Nel Radiomessaggio del 1942 così si esprime, dopo aver condannato il comunismo e messo in rilievo il pericolo per la salvezza delle anime, non bisogna esser sordi alle grida di coloro, che pur seguendo vie erronee invocano giustizia e spirito di fratellanza:
" Ciò sarebbe un silenzio colpevole e ingiustificabile davanti a Dio, e contrario al senso illuminato dell'apostolo, il quale, come inculca che bisogna essere RISOLUTI CONTRO L'ERRORE, SA PURE CHE SI VUOL ESSERE èPIENI DI RIGUARDO VERSO GLI ERRANTI E CON L'ANIMO APERTO PER INTENDERNE ASPIRAZIONI, SPERANZE E MOTIVI".

OGNI TANTO SI CITINO ANCHE I PASSI CHE CONTRADDICONO IDEE PRECONCETTE che fan male interpretare anche passi chiari.

Gederson Falcometa ha detto...

Dante,

Sulla distinzione tra errore ed errante, Don Curzio scrive:

«L’intransigenza teoretica della Chiesa, ha saputo tener conto delle situazioni pratiche, perchè altra cosa è l’ideale, altra cosa è la realtà. Idealmente la verità essendo una sola, deve imporsi a tutte le intelligenze, come la legge morale a tutte le coscienze. Ma la pratica dimostra che, sia per la debolezza della ragione, sia per i capricci della volontà, possono prodursi sovente mancanze di cui bisogna tener conto. Perciò la Chiesa permette che gli Stati accordino la tolleranza politica, in una società divisa sotto il punto di vista religioso, ma solamente nella misura necessaria per impedire mali maggiori» (14).

S. Agostino afferma che «bisogna condannare e confutare le dottrine eretiche e pregare per la conversione degli eretici. Siamo fieri di conoscere ed aderire alla verità, ma senza superbia, combattiamo per la verità ma senza crudeltà» (15).

Occorre sapere che “le azioni sono dei soggetti”, onde la distinzione netta tra errore ed errante è poco corretta, infatti senza erranti non vi sarebbero errori, (in guerra senza soldati non vi sarebbero frecce e colpi di cannone. Se un generale volesse combattere un esercito nemico, e dirigesse i suoi sforzi solo contro le frecce e non contro gli arcieri, sarebbe un pessimo generale). La sana filosofia insegna che si deve combattere l’errante e il suo errore e la teologia insegna che verso l’errante non va esercitato l’odio di malevolenza (volere il suo male come fine), ma è lecito l’odio di inimicizia che ci porta a volere il suo bene, il suo ravvedimento come uomo, e a combatterlo come nemico della verità e del bene. San Leone Magno diceva che «non possiamo governare i nostri fedeli, se non combattiamo - con zelo divino - coloro che sono malvagi e corruttori» (16).

«Quando gli erranti tentassero di spargere errori e di nuocere agli altri, l’intolleranza dell’errore dovrà ridondare anche a danno degli erranti. Allora anche gli erranti non possono essere tollerati, ma si debbono rimuovere dalla società o almeno occorre renderli impotenti a recar danno» (17).

Infatti ogni corpo, fisico come morale, fisiologicamente tende ad espellere i morbi e le infezioni, (chi è raffreddato starnutisce, ossia cerca di espellere il raffreddore, sarebbe folle se gli accordasse il diritto di renderlo ammalato).

Non bisogna fare come Teofilo di Alessandria, il quale nel combattere l’eresia origeniana, era talmente tollerante con gli eretici da attirarsi la critica di S. Gerolamo che gli scrisse «il tuo contegno dispiace a Dio, infatti mentre con la tua tolleranza miri a correggere alcuni pochi, fomenti l’audacia di molti malvagi e fai in modo che la loro setta si irrobustisca» (18). Società ed autorità - Don Curzio http://www.doncurzionitoglia.com/societautorita.htm

Un saluto dal Brasile!!!

Gederson Falcometa ha detto...

Dante,

E per dimostrare che non sono io che faccio "OGNI TANTO SI CITINO ANCHE I PASSI CHE CONTRADDICONO IDEE PRECONCETTE che fan male interpretare anche passi chiari", cito tutto brano della Sacra Vergente anni completo e seguendo la stessa distinzione fatta da Gaudium et Spes:

"Senza dubbio abbiamo condannato e respinto - come esige il dovere del Nostro ufficio - gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi infatti abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini".Lettera Apostolica Sacro Vergente anno PIO XII

Gaudium et Spes :


28. Il rispetto e l'amore per gli avversari.

Il rispetto e l'amore deve estendersi pure a coloro che pensano od operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché con quanta maggiore umanità e amore penetreremo nei loro modi di vedere, tanto più facilmente potremo con loro iniziare un dialogo.

Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi è l'amore stesso che spinge i discepoli di Cristo ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiato da false o insufficienti nozioni religiose (52).

Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori; perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque (53). La dottrina del Cristo esige che noi perdoniamo anche le ingiurie (54) e il precetto dell'amore si estende a tutti i nemici; questo è il comandamento della nuova legge: «Udiste che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori » (Mt5,43). Gaudium et spes
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Dante Pastorelli ha detto...

La condanna di Pio XII è al comunismo e mette in guardia i sudditi meno colti dai mali che posson derivare da coloro che voglion imporre una dottrina che spoglia i sudditi della luce della trascendenza e della dignità di membri di una società dalla quale i cittadini vengon resi schiavi.

Queste continue citazioni di don Curzio: ma è il nuovo S. Tommaso?

Merope ha detto...

Caro sig. Pastorelli,
essendo io una lettrice abbastanza ignorante, le faccio presente che girando sul web, in questi anni di dissesto ecclesiale, di fede e dottrinale, cerco luce qua e là per capire le cause della gran confusione in cui i cattolici (specie i piccoli e incolti come me) si trovano travolti da qualche decennio, inermi spiritualmente e culturalmente, anche perchè nelle parrocchie non si parla affatto di questi problemi, si dà per scontato il progresso regalato dal concilio, specie con i laici tuttofare (movimenti multicolor).
Leggendo dunque tanti testi, chi più chi meno illuminante, secondo il poco tempo che ho disponibile, le assicuro che quelli di don Curzio li ho trovati sempre chiarissimi, comprensibili, e soprattutto legati tra loro da un filo logico e storico ferreo, facile da seguire, che mi è difficile trovare in altri.
Mi hanno aiutata a capire tante stranezze del groviglio terribile in cui la Chiesa è soffocata da tempo....
Io ignorante com'ero di tanti fatti, specie di chi fosse mons. Lefebvre, la FSSPX, la Tradizione mortificata ecc.... mi chiedevo come mai un concilio avesse portato più danni che benefici...e vede, caro Pastorelli, leggendo alcuni testi di don Curzio ho ricostruito molti "buchi" del tremendo puzzle in cui siamo tutti per così dire "stregati" da mezzo secolo; qui ad es. mi riferisco soprattutto alla questione degli ebrei, che ho scoperto con sgomento quanto abbiano influito ad es. sul documentoi Nostra Aetate: con quale diritto essi hanno pilotato buona parte del concilio ? perchè mai i papi, mi sono chiesta con stupore, fin da G23.mo si sono piegati al potere dei rabbini, inaugurando questo concilio tanto "aperto" e benevolo verso tutti, compresi nemici di Cristo ?
(o al b'nai b'rith e simili, come quel J. Isaac che scrisse il doc. insieme col card. Bea) ?
e più scoprivo questi fatti, più aumentava la mia angoscia, ma volevo sapere la verità su tutto....meglio l'amara verità che la mielata (o politica) menzogna.
Beh, vede, don Curzio dice le cose chiare, senza rispetto umano, perchè troppo grande è il suo amore per la Verità.
Ora perchè lei si risente per questo ?
Non ho ancora trovato un sacerdote che sui siti web parli chiaro come lui, senza sconti sulla verità, sia della Dottrina che dei fatti e dei loro nessi di causa-effetto, risalendo indietro nel tempo.
Se lei ne conosce di altri teologi, così accessibili agli ignoranti, me li indichi pure.
Mi pare (scusi se glielo dico con franchezza) che lei, da persona dottissima qual è, sottovaluti spesso la fatica che fa la gran parte dei lettori odierni, non avvezzi a tanto studio di teologia o materie affini, (nè del resto allo studio e riflessione in generale) a capire con poche letture su internet i grandi problemi della Chiesa post-conc.
Lei dà troppe cose per scontate, solo perchè lei le conosce da decenni.
Ma la massa del popolo cattolico, glielo assicuro, non sa tutto ciò che sa lei. Perciò lasci che gli ignoranti imparino da tante fonti d'informazioni, tra cui mi pare che don Curzio sia una delle migliori.
Dunque per cortesia sia tollerante con chi apprezza don Curzio e cita suoi testi, così chiarificatori, e poi ce ne comunichi altri di pari qualità didattiche: parlo soprattutto della semplicità del discorso, che non fa torto alla complessità degli eventi.
Spero non me ne voglia per questa mia osservazione.
PS Mons. Gherardini ha un eloquenza eccelsa (di squisito sapore toscano, tra l'altro, simile a certo fraseggio di A. Manzoni) ma per me, caro Pastorelli, è troppo elevato e complesso, richiede sempre di ampliare studi storici e teologici di base che io non possiedo (e alla mia età non tanto verde sarebbero un tantino onerosi da iniziare...)
La saluto con stima.

Anonimo ha detto...

Beh, vede, don Curzio dice le cose chiare, senza rispetto umano, perchè troppo grande è il suo amore per la Verità.
Ora perchè lei si risente per questo ?


Non mi pare che Pastorelli né altri si siano risentiti per questo.
Conosciamo tutti e tutti stimiamo Don Curzio, ma la discussione su di lui si è fatta incresciosa perché tocca con ostinata insistenza punti che molti di noi (come il sedevacantismo) ritengono superati e che non hanno nulla a che vedere con il tema di questo articolo.

E comunque Don Curzio non è il nostro unico riferimento. In questo senso Pastorelli stigmatizzava la pletora di citazioni.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo che dice:

Comunque,lo ripeto,secondo me è fuori strada,il Vaticano II non ha mai detto che tutte le religioni sono uguali e che la Chiesa non è più necessaria alla salvezza e che tutti si salvano indistrintamente. Il Vaticano II ha ripetuto solo l'insegnamento di sempre che anche S.Tommaso D'Aquino ha illustrato sulla salvezza dei non cristiani che incolpevolmente ignorano Cristo i quali,pur non appartenendo alla Chiesa visibile non essendo cristiani,vi appartengono lo stesso, appartengono all'anima della Chiesa conseguendo per questo ugualmente la salvezza, vivendo i precetti delle altre eligioni o la propria coscienza

Vede lei non arriva a comprendere che coloro che vivono i precetti delle altre religioni e secondo coscienza non appartengono affatto all'anima della Chiesa e la Chiesa non ha aspettato il Vaticano II per dire che chi vive secondo coscienza si salva (del resto lo diceva anche S. Paolo!).

Ma l'appartenenza all'anima della Chiesa è un'altra cosa: è il Corpo Mistico di Cristo Signore, al quale non può appartenere né chi non è battezzato né chi non gli è fedele (nel cuore e nelle opere) e non "rimane" in Lui... Nella mancanza di fedeltà non includo ovviamente le cadute occasionali, ma il rifiuto ostinato e l'ignoranza colpevole. Ma, nel cuore di ognuno, è solo il Signore che giudica.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo che dice:

Comunque,lo ripeto,secondo me è fuori strada,il Vaticano II non ha mai detto che tutte le religioni sono uguali e che la Chiesa non è più necessaria alla salvezza e che tutti si salvano indistrintamente. Il Vaticano II ha ripetuto solo l'insegnamento di sempre che anche S.Tommaso D'Aquino ha illustrato sulla salvezza dei non cristiani che incolpevolmente ignorano Cristo i quali,pur non appartenendo alla Chiesa visibile non essendo cristiani,vi appartengono lo stesso, appartengono all'anima della Chiesa conseguendo per questo ugualmente la salvezza, vivendo i precetti delle altre eligioni o la propria coscienza

Vede lei non arriva a comprendere che coloro che vivono i precetti delle altre religioni e secondo coscienza non appartengono affatto all'anima della Chiesa e la Chiesa non ha aspettato il Vaticano II per dire che chi vive secondo coscienza si salva (del resto lo diceva anche S. Paolo!).

Ma l'appartenenza all'anima della Chiesa è un'altra cosa: è il Corpo Mistico di Cristo Signore, al quale non può appartenere né chi non è battezzato né chi non gli è fedele (nel cuore e nelle opere) e non "rimane" in Lui... Nella mancanza di fedeltà non includo ovviamente le cadute occasionali, ma il rifiuto ostinato e l'ignoranza colpevole. Ma, nel cuore di ognuno, è solo il Signore che giudica.

Quanto ai documenti del Vaticano II, essi non hanno mai detto esplicitamente molte cose, che tuttavia, sono la conseguenza logica di certe espressioni interpretate in chiave modernista.
E sulla libertà di religione non possiamo cavarcela con poche battute, né con le sue ripetute citazioni de la Nostra Aetate, che è solo una dichiarazione e non è Vangelo.

(segue)

Anonimo ha detto...

Per lo stesso Anonimo che, eliminati gli insulti, dice:
Le riporto uno stralcio della Nostra Etate che lei curiosamente non ha citato. Nostra Etate n.2 La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (4)". Mi sembra chiaro quindi che il Vaticano II non dice affatto che tutte le religioni sono uguali e la Chiesa non è necessaria alla salvezza.Quindi mi sembra abbia stravolto completamente il messaggio

Secondo i Padri dei primi secoli, compreso S. Agostino, i semina Verbi non fecondano le religioni pagane, alle quali essi riservano giudizi molto severi, quanto piuttosto la filosofia greca e la sapienza dei poeti e delle Sibille.

Invece, a partire dal Vaticano II, « fuori dei confini della chiesa visibile, e in concreto nelle diverse religioni, si possono trovare "semi del Verbo"; il motivo si combina spesso con quello della luce che illumina ogni uomo e con quello della preparazione evangelica (Ad gentes, nn. 11 e 15; Lumen gentium, nn. 16-17; Nostra aetate, n. 2; Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 56).

Nella sua ripresa moderna, quindi, la formula è applicata proprio alle religioni non cristiane, secondo due significati. Il primo è anche quello del Concilio Vaticano II, nei cui documenti i ‘semina Verbi’ sono la misteriosa presenza di Cristo salvatore in tutte le religioni, in quanto esse possono avere di “vero e santo” e quindi anche di salvifico, sempre però attraverso Cristo per vie che solo lui conosce. Il secondo compare in alcune correnti teologiche della seconda metà del XX secolo, secondo le quali le religioni non cristiane avrebbero capacità salvifica non mediata ma propria, perché esprimerebbero molteplici esperienze del divino, indipendenti e complementari, e Cristo – piuttosto che l’unica Via necessaria – sarebbe il simbolo di questa molteplicità di esperienze e di percorsi dell’intelletto e dello spirito.

Ovvio constatare quanto tutto questo nuovo ‘senso’ dottrinale influisca sulla pratica pastorale, sulla missione, sul profilo pubblico della Chiesa.

Se ne deduce infatti, di conseguenza, che la rivelazione Apostolica custodita nella Chiesa cattolica non avrebbe la pienezza della Verità. Quindi si cade nell’inganno di credere che le verità parziali possano essere la porta d’accesso alla verità totale. Invece “in una dottrina globalmente falsa la verità non è l’anima della dottrina, ma la schiava dell’errore”. Non si può ignorare che i frammenti di verità presenti nelle altre religioni e confessioni cristiane hanno un ruolo parziale incompleto mentre gli errori all’interno dei quali sono costrette le distorcono e ne falsano la vera portata. Si pensi all’esclusione del dogma della Trinità da parte del giudaismo e dell’islamismo.

bit ha detto...

Si pensi all’esclusione del dogma della Trinità da parte del giudaismo e dell’islamismo.

Ottima chiarificazione, questa di Mic, all'interno di un ottimo commento che sarebbe tutto da porgere (a bocconcini ben masticabili, piano piano, con piccole unità didattiche) ai poveri fedeli, lettori impreparati, ma traviati dal cv2 !
quindi conviene ripetere, con sconcerto, il solito quesito:

com'è possibile che il papa regnante (sulla scia del predecessore , cfr. "fratelli maggiori, S. Giovanni benedica l'islam", et similia horribilia...)
possa affermare che le 3 grandi religioni adorano lo stesso Dio ?

è qui che si evidenzia uno dei danni incommensurabili del cv2 sulla Fede dei piccoli, deformata fin dalla più tenera età e dalle prime (conciliari) catechesi, che insegnano che Gesù salva tutti, tutti santi senza problemi e senza conversione (complice il "per tutti" della Consacrazione....)

Dante Pastorelli ha detto...

Ringrazio MIC d'avermi preceduto nella risposta a chi mi chiamava a rapporto.
Non conosco don Curzio, e l'ho già detto più volte. Alcuni suoi scritti su SISINO sono interessanti; è colto; scrive bene.
Ma non so se l'inerlocutrice l'avrebbe capito alcuni anni fa.
Io di personale non ho niente contro di lui, anche se mi lascian perplesso i preti che passan da un'esperienza all'altra. Ora Nitoglia non è più sedevacantista, né della F.S.Pio X, né ha chiesto perdono per i suoi passati gravissimi errori che han traviato tante persone.
Ha lasciato Verrua, ma non si sa cosa voglia, da quale parte stia. Io non l'ho capito.
Quello che oggi scrive non è diverso da quel che scrivevano grandi maestri che ho la fortuna di avere: l'abate Riciotti, mons. Gherardini, lo stesso Spadafora ch'era anche arguto. Ninte di più di quello che abbiam scritto noi, ed in modo più semplice e adatto ai pretesi ignoranti, da 40 anni almeno a questa parte su Una Voce e su altri fogli, e poi in internet.
Tutto questo incentrar la discussione su Nitoglia mi dà fastidio? Sì, in parte è vero. Da quelli come lui eravamo definiti sprezzantemente gl'indultisti, da loro la Fraternità era accusata di eresia e scisma.
Bene, chieda perdono al Papa, allora sarà più da me apprezzato da un punto di vista nmorale e sacerdotale.
Io degli studi di Nitoglia posso anche fare a meno. Se altri li trovan necessari faccian pure: chi glielo nega? Ma non mi si venga a presentarlo come un grande maestro da omaggiare in ogni commento.

Gederson Falcometa ha detto...

Dante,


Un chiaramento :

1 - Quello che la Sacro Vergente Anno fa in particolare, la GS lo fa in generale. Così, il comunista perde la sua dignità per la prima, ma per la seconda, egli la mantiene;

2 - La restrizione di combatere sollo l'errore è il primo e decisivo passo per dialogo, come diceva Paolo VI in Ecclesiam Suam:

"Questa forma di rapporto [dialogo] indica un proposito di correttezza, di stima, di simpatia, di bontà da parte di chi lo instaura; esclude la condanna aprioristica, la polemica offensiva ed abituale, la vanità d'inutile conversazione. Se certo non mira ad ottenere immediatamente la conversione dell'interlocutore, perché rispetta la sua dignità e la sua libertà, mira tuttavia al di lui vantaggio, e vorrebbe disporlo a più piena comunione di sentimenti e di convinzioni". Paolo VI Ecclesiam Suam

3 - L'esclusione della condanna aprioristica va nel senso della Gaudium et Spes, cioè, non se può avere in mente una condannazione aprioristica dell'errante, perchè a priori il suo errore non lo fa perdere la sua dignità, non gli causa danno. Così se fa le domande:

Quelo che non ce Cristo o che siano erege, se trovano in uno stato di condanna, così, come abbiamo de combatere l'erro verso a un pentimento degli errante, se a priori l'errore non fa a lui nessuno danno ?

Riformulata la questione anteriore: aprioristicamente, tutto quelli che non siano cristiani, se trovano in un stato di condanna all'inferno, come escludere questa condanna aprioristica, tenere in mente che lui non perde la sua dignità e ancora lavorare per la salvezza degli errante? Il cristianesimo è diventato un umanisimo o l'inferno se esiste, è vuoto o è uno stato d'animo?

Come conciliare la dottrina del peccato originale, con questa dignità (o bontà) a priori dell'uomo?

La condanna a priori, proposto dal peccato originale, è stato sostituito per una dignità a priori dell'uomo, per cui se non fa la considerazione di queste cose, non si può pensare che tutti non hanno bisogno di salvezza ? O se hanno bisogno solo se fanno pecatto (pelageanisemo)?

Sará la dignità della persona umana è superiore alla dignità di figli di Dio? O sará che hanno confuso una cosa e l'altra?

4 - Quello che vorrei dire con tutto questo, è che un'affermazione di dignità a priori (che l'uomo possiede solo in potenza), applicata all'ecumenismo, peggiora le cose, perché è accresciuta dal battesimo e adesso l'eresia non fa più erege, perchè questa non fa più danno, cioè, l'eretico rimane con la stessa dignità di quello che non dicono eresia (non se può confondere l'errore e gli errante).

5 - Qui abbiamo un problema del rapporto tra grazia e natura:

a)Teilhard de Chardin ha difeso che, il Verbo, quando se ha fatto carne, ha santificato tutta la materia. Nei documenti post-conciliari se può leggere: il Verbo al se fare carne, in qualche modo, se ha unito ad ogni uomo.
b) Henrici de Lubac, ha difeso che la grazia è qualcosa dovuta alla natura. La sua negazione del soprannaturale era così evidente, che il Cardinale Journet lo accusava di non distinguere più tra filosofia e teologia.

c)Jacques Maritain auspicato un concetto di persona, che non faceva distinzione tra persona e individuo. In un primo momento, Padre Garrigou Lagrange ha sostenuto anche questo concetto prima di ricevere la correzione Padre Giulio Meinvielle, che ha accettato, mentre Maritain rimasto in errore che ha contributo per questa dignità aprioristica dell'uomo.

Un saluto dal Brasile

Dante Pastorelli ha detto...

Quello di Paolo VI, GEDERSON, è un invito pastorale a non condannare definitivamente e aprioristicamente, perché col dialogo si può migliorare una persona aiutandola a trovare la retta via. Questo mi sembra il significato. Insomma diamo a tutti una mano e portiamogli la Verità.
Se poi l'accetta buon per lui e per noi, se non l'accetta se la vedrà con Dio. Non sta a noi giudicare quel che può accader nel cuore umano.

Gederson Falcometa ha detto...

Dante,

Hai chiesto se Don Curzio è il nuovo S. Tommaso, ma anche tu (e anche io) cita mons. Gherardini, ora giochiamo, che è il nuovo San Tommaso, per la quantità di citazioni che facciamo di questi autore? Questo per me non ha senso ...

Gederson Falcometa ha detto...

Dante,

Veramente tu non ha capito, forse capisce con le parole di Don Pierpaolo Petrucci:

'Quanto al modo di insegnamento del concilio, è molto rivelatrice la spiegazione che Paolo VI dà nella sua enciclica Ecclesiam suam, del 6 agosto 1964: «...Andate, dunque, istruite tutte le genti, è l’estremo mandato di Cristo ai suoi Apostoli. Questi nel nome stesso di Apostoli definiscono la propria indeclinabile missione. Noi daremo a questo interiore impulso di carità, che tende a farsi esteriore dono di carità, il nome, oggi diventato comune, di dialogo. La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio (nn.66-67). Questo dialogo esclude altre forme anche legittime di rapporto con “il mondo”, che hanno caratterizzato la Chiesa del passato: (nn. 80-81)».
Si tratta quindi non più di insegnare ma di dialogare, escludendo le altre forme di rapporto con il mondo, cioè il modo tradizionale di porsi della Chiesa come colei che insegna, trasmette la verità che ha ricevuto dalla Tradizione". Magistero e Concilio Vaticano II http://chiesaepostconcilio.blogspot.com.br/2011/12/magistero-e-concilio-vaticano-ii.html

Il problema non è il dialogare, è l'assolutizzazione del dialogo e se rimane nel errante quela dignità a prioristica, quale è il senso di una condannazione aprioristica? Non capisce che una cosa esclude l'altra?

Se vorrei dialogare, tu solo può combattere il errore in senso più astratto. San Giovanni Battista, è sato invitato per preparare il camino per il signore "voce che grida nel deserto, rendere diritte le montagne e le colline ...", era un combatte più antropologico contra gli errante: preparare la natura per ricevere la grazia. Per questo dicevano che San Giovanni Battista aveva demonio e nostro Signore che faceva i due combatte, non...

Anonimo ha detto...

Hai chiesto se Don Curzio è il nuovo S. Tommaso, ma anche tu (e anche io) cita mons. Gherardini, ora giochiamo, che è il nuovo San Tommaso, per la quantità di citazioni che facciamo di questi autore? Questo per me non ha senso ...

con tutto il rispetto e la stima che ho per Don Curzio e anche con la situazione che stiamo vivendo, non riesco a capire perché questa sciocca bagarre su Don Curzio non trova una fine...

Dante Pastorelli ha detto...

A parte che tra Nitoglia e Gherardini c'è di mezzo una montagna di libri ed un'esperienza d'insegnamento lunghissima, osservo che il secondo è riconosciuto in ambito cattolico internazionale come uno degli ultimi grandi maestri ed è un sacerdote che mai ha tradito la Chiesa, anche quando ha avuto a che ridire sulle tesi degli uomini di Chiesa.
Permetterai che i maestri me li scelga da me (dal 1958).
E con questo chiudo questa discussione senza senso.

Anonimo ha detto...

Gederson,
il discorso della Chiesa dialogante non più docente l'abbiamo fatto molte volte ed è molto chiaro:

Diceva Romano Amerio su Ecclesiam Suam 67. La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio.):

« Ma non si può non avvertire che l’equazione non trova appoggio né nella Scrittura né nel lessico. Nella Scrittura il vocabolo dialogus non si trova mai e l’equivalente latino colloquium è usato solo nel senso di incontro di capi e in quello di conversazione e mai in quello moderno di incontro di persone. Tre volte si trova colloquio nel Nuovo Testamento nel senso di disputa. L’evangelizzazione d’altronde è un annuncio e non una disputa. Nei Vangeli l’evangelizzare comandato agli Apostoli è immediatamente identificato con l’insegnare. Alla dottrina infatti e non alla disputa si riferisce il mandato apostolico e d’altronde il vocabolo stesso eu-angelion=buon annuncio dice qualche cosa che è data da comunicare e non di qualcosa che è gettata alla disputa. Certo negli Atti Pietro e Paolo disputano nelle sinagoghe, ma non è il dialogo nel senso moderno, cioè il dialogo di ricerca movente da uno stato di ignoranza confessa, ma il dialogo di confutazione e di impugnazione dell’errore ».

Cristo Signore parlava con autorità: « Erat docens eos sicut potestatem habens » (Matth., 7, 29), e così le parole di evangelizzazione degli Apostoli devono avere autorità intrinseca che non può esser data dal dialogo. Anzi il parlare tetico di Cristo è contrapposto al parlare dialogico degli Scribi e dei Farisei. Altrimenti si dimentica che « la parola della Chiesa non è parola d’uomo, la quale è sempre controvertibile, ma è parola rivelata, destinata all’accettazione e non alla controversia ». Poiché nella Scrittura il metodo dell’evangelizzazione è l’insegnamento e non il dialogo, la missione di Cristo e dei suoi Apostoli è sigillata dal verbo nell’imperativo μαθητεύσατε : fate discepoli tutti i popoli, identificando l’opera degli Apostoli nel portare i popoli alla condizione di ascoltatori e discepoli e considerando μαθητεύσατε (con la connotazione di “insegnare”) il grado previo di διδάσκειν (nel senso di imparare).

E tuttavia l’Ecclesiam suam, dopo aver posto l’equazione tra evangelizzare e dialogare, pone invece disequazione tra evangelizzare la verità e il condannare l’errore e identifica condanna e costrizione.
Ritorna il motivo dell’orazione inaugurale del concilio: «Anche la nostra missione» dice l’enciclica «è annuncio di verità indiscutibili e di salute necessaria; non si presenterà armata di esteriore coercizione, ma solo per le vie legittime dell’umana educazione».

Desistenza dall'Autorità= calamento di braghe nei confronti di tutti tranne che dell'errore...

Certo è e resta un problema. Speriamo che il Signore susciti chi torna ad insegnare con autorità (autorevolezza non autoritarismo) la Parola rivelata e non quella umana ingannevole e vana.