Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 26 gennaio 2025

Domenica terza dopo l'Epifania

Ripubblico per i nuovi lettori, ma anche per tutti noi, per ripercorrere ogni volta l'anno liturgico con fedeltà e sempre ulteriore approfondimento. 

Dominica tertia post Epiphaniam

Ps. 96, 7-8  - Adoráte Deum, omnes Ángeli eius: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Iudae.
Ps. 96, 1 - Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Glória Patri…
Ps. 96, 7-8 - Adoráte Deum, omnes Ángeli eius…
Sal. 96, 7-8 - Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Sal. 96, 1 - Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Gloria al Padre…
Sal. 96, 7-8 - Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi…

L'instabilità della festa di Pasqua provoca quasi tutti gli anni un cambiamento nell'ordine secondo il quale si presentano nel Messale le domeniche che seguono. 
La Settuagesima risale spesso fino a gennaio, e talvolta avviene perfino che la Quinquagesima precede la festa della Purificazione. Di conseguenza, l'Ufficio delle ultime quattro Domeniche dopo l'Epifania può essere rinviato ad altra epoca del ciclo liturgico.

Messa
EPISTOLA (Rm 12, 16-21). - Fratelli: Non vi stimate saggi da voi stessi. Non rendere ad alcuno male per male, e cercate di fare il bene non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto è da voi, vivete in pace con tutti. Non vi vendicate da voi stessi, o carissimi, ma lasciate fare all'ira (divina); perché sta scritto: A me la vendetta; io farò giustizia, dice il Signore. Se pertanto il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; e tu, così facendo, ammasserai carboni ardenti sopra la sua testa. Non ti lasciar vincere dal male ma vinci col bene il male.
La carità verso il prossimo che ci raccomanda l'Apostolo, attinge alla sorgente dell'universale eternità che il Salvatore venne a portarci dal cielo con la sua nascita. Egli è venuto a mettere la pace tra cielo e terra e perciò gli uomini debbono essere in pace tra loro. Il Signore ci raccomanda di non lasciarci vincere dal male, ma di vincere il male col bene. È ciò che ha fatto lui stesso quando è venuto in mezzo ai figli della collera per farne dei figli di adozione, per mezzo, delle sue umiliazioni e delle sue sofferenze.
VANGELO (Mt 8,1-13). - In quel tempo: Sceso che fu Gesù dal monte, lo seguirono molte turbe. Ed ecco un lebbroso, accostatesi, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi. E, stesa la mano, Gesù lo toccò, dicendo: Lo voglio, sii mondato. E subito sparì la sua lebbra. E Gesù gli disse: Guardati dal dirlo ad alcuno; ma va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta prescritta da Mosè in testimonianza per essi. Ed entrato che fu in Cafarnao, s'accostò a lui un centurione, e lo pregava, dicendo: Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente. E Gesù a lui: Io verrò e lo guarirò. Ma il centurione, rispondendo, soggiunse: Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io sono uomo sottoposto ed ho dei soldati sotto di me, e dico a questo: va', ed egli va; e a quello: vieni, ed egli viene; ed al mio servitore: fa' questo, e lo fa. Gesù, udite queste parole, ne restò ammirato, e disse a coloro che lo seguivano: In verità, vi dico: non ho trovato tanta fede in Israele. Or vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e sederanno con Abramo e Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli; e i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori, ove sarà pianto e stridor di denti. E Gesù disse al centurione: Va', e come hai creduto ti avvenga. E in quell'istante il servo fu guarito.
Il genere umano era malato della lebbra del peccato: il Figlio di Dio si degna di toccarlo nel mistero dell'Incarnazione, e gli ridona la salute; ma esige che il malato così guarito vada a mostrarsi al sacerdote, e che compia le cerimonie prescritte dalla legge, per dimostrare che egli associa un sacerdozio umano all'opera della nostra salvezza. La vocazione dei Gentili, di cui i Magi sono stati le primizie, appare anche nella fede del Centurione. Un soldato romano e migliore di altri suoi simili saranno ritenuti veri figli di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mentre i figli diretti di questi Patriarchi saranno cacciati fuori dalla sala del banchetto, nelle tenebre dell'accecamento; e il loro castigo sarà offerto in spettacolo a tutti i popoli.

Preghiamo
O Dio onnipotente ed eterno, riguarda, propizio, la nostra debolezza e stendi a nostra difesa il braccio della tua maestà.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 243-244)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

"Il diavolo ti rappresenterà il Signore come terribile e immisericordioso; ma ricorda le parole stesse del Salvatore, piene di ogni speranza e coraggio per noi: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi - con i peccati e le iniquità e io vi darò ristoro." (San Giovanni di Kronstadt, nella festa della Conversione di San Paolo)

Anonimo ha detto...

Opportunita' :
Santa Messa alle 12 h per chi volesse andare all'IBP di Roma - casa S.Clemente
via delle Fornaci,203
Sia lodato Gesu' Cristo!

Anonimo ha detto...

Leggo la prima lettura di oggi del Rito Tridentino (Terza domenica dopo l'Epifania) con tanta emozione... anche perché ripeto costantemente queste cose. Questa volta non è Guido Villa che parla - lui potete anche ignorarlo, non è peccato - ma è San Paolo nella sua lettera ai Romani. E' Parola di Dio, Parola vivente di Dio. Per il bene delle nostre anime, ascoltiamola, soprattutto dove dice:

«Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male».

“Ammassare carboni ardenti sul capo di qualcuno“ significa che chi ti ha fatto del male si vergognerà e avrà la possibilità di pentirsi.

Se non facciamo questo, suggerisco una urgente visita da un sacerdote per confessare che a chi ci fa del male non diamo da bere se ha sete, se ha fame non gli diamo da mangiare, il che significa, nella nostra vita quotidiana: parliamo male di lui, non preghiamo per lui. Vale anche per chi dirige la Chiesa e suscita in noi protesta e riprovazione. Dopo la prima reazione, del resto comprensibile, fermiamoci, preghiamo e perdoniamo.

Difficile sì, impossibile no. Va contro la nostra natura, ma dobbiamo farlo proprio per questo motivo. Solo così potremo vantarci del nome di cristiani e solo così andremo in Cielo.

Viandante ha detto...

Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus.