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Omaggio a mons. Gherardini a 100 anni dalla nascita
Oggi, 10 febbraio 2025, ricorre il centenario della nascita di monsignor Brunero Gherardini, scomparso nel 2017. La sua eredità permane nella Chiesa cattolica come feroce critico del Concilio Vaticano II e come illustre sostenitore di una teologia rigorosa che ha resistito alle pressioni e alle fantasie di una fragile modernità. Come esponente della Scuola Romana, sotto la guida del suo maestro, il filosofo e teologo Cornelio Fabro, Gherardini ha rappresentato una voce di continuità dottrinale durante un periodo di tumultuoso cambiamento.
Critica del Concilio Vaticano II
Monsignor Gherardini è principalmente noto per la sua critica al Concilio Vaticano II, che vedeva come una rottura con la tradizione teologica secolare della Chiesa. La sua analisi delle innovazioni conciliari, in particolare in documenti come "Sacrosanctum Concilium", "Dignitatis Humanae" e "Lumen Gentium", ha evidenziato ciò che percepiva come deviazioni dalla dottrina cattolica tradizionale. Gherardini sosteneva che il Concilio, nel suo tentativo di essere pastorale, aveva introdotto ambiguità e confusioni che minavano la chiarezza dogmatica e la continuità magisteriale.
Egli sostenne una "ermeneutica della continuità", una strategia di lettura che cerca di interpretare i documenti conciliari alla luce della tradizione, tentando di riparare quella che vedeva come una frattura tra l'insegnamento della Chiesa pre- e post-conciliare. Questa posizione fu articolata in opere come " Concilio ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare " [vedi], dove presentò le sue critiche con una profondità e una serietà raramente viste nella teologia contemporanea.
Il ruolo di Cornelio Fabro
La teologia di Gherardini non può essere pienamente compresa senza riconoscere l'influenza del suo mentore, Cornelio Fabro. Fabro, rinomato tomista, che instillò in Gherardini l'amore per la filosofia e la teologia di San Tommaso d'Aquino, sottolineando l'importanza della metafisica e della verità oggettiva. Questo insegnamento portò Gherardini a resistere a ciò che percepiva come le tendenze relativistiche e soggettiviste nella teologia postconciliare.
Sotto la guida di Fabro, Gherardini sviluppò un approccio teologico che non era solo critico ma anche costruttivo, mirando a riportare la teologia cattolica alle sue radici patristiche e medievali. La difesa di Fabro della "verità partecipata", che vede l'uomo come partecipante alla verità divina, trovò un discepolo risoluto in Gherardini, che cercò di applicare questo principio in un mondo sempre più incline a relativizzare la verità.
Resistenza alla modernità fragile
Gherardini vedeva la modernità come un periodo di "fragilità", caratterizzato da relativismo morale e intellettuale che minacciava la stabilità della fede e della ragione. La sua teologia resistette attivamente a questo clima, sforzandosi di affermare l'atemporalità della verità cattolica. Criticò le tendenze ecumeniche che, a suo avviso, sacrificavano la chiarezza dottrinale per un'unità superficiale e deplorò la perdita del senso del sacro che vedeva emergere nella liturgia postconciliare.
Conclusione
Monsignor Brunero Gherardini rimane una figura emblematica del pensiero teologico contemporaneo, un custode della tradizione in un'epoca di cambiamenti radicali. La sua critica al Concilio Vaticano II, la sua dedizione alla filosofia tomista sotto l'influenza di Fabro e la sua resistenza alla fragile modernità lo rendono una figura significativa per coloro che cercano una teologia che sia fedele alla tradizione e capace di impegnarsi con il presente. Celebrando il suo centenario, rendiamo omaggio a un teologo che ha vissuto e insegnato con l'integrità di chi credeva profondamente che la verità non può essere piegata ai capricci dei tempi.
1 commento:
Cara Mic, negli anni in cui ero ricercatore in Lateranense ebbi l'onore di conoscere e frequentare Mons. Gherardini, vero sacerdote dotato di profonda limpidezza personale e dottrinale, oltreché di non comune cultura. Ci assiste sicuramente dal Cielo. Incominciai ad usare lo pseudonimo "catacumbulus" proprio in quel periodo, per esprimere una condizione in cui ero costretto per ciò che (l'amore e la professione sincera per la verità) ai tempi della formazione di Mons. Gherardini, all'opposto, costituiva titolo di merito e anche giusto fondamento di una sicura carriera accademica... Ora non è proprio più così...
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