Ricevo e volentieri pubblico, con tanto amore e riconoscenza per il mio carissimo mons. Brunero, che incontravo spesso (non si sottraeva mai ogni volta che lo chiamavo) nel suo luminoso studio nel palazzo dei canonici, all'ombra del Cupolone. Mi chiamava apis argumentosa e ha scritto le prefazioni di due miei libri. Non passa giorno che non lo ricordi nella preghiera. Mi perdonerete il vezzo di pubblicare una foto (del 2016) che mi è molto cara! Questo blog è ricco di molti suoi testi e delle recensioni dei suoi libri. Li troverete digitando il suo nome sul motore di ricerca interno dalla colonna di destra.
Centenario della nascita di Mons. Brunero Gherardini
Lunedì 10 febbraio 2025 ricorre il centenario della nascita di mons. Brunero
Gheradini (+2017). Per ricordare la data verrà celebrata alle ore 17,30 una Santa
Messa di suffragio in Cattedrale, a cura dell'Associazione culturale Cesare Guasti e si
spera nei prossimi mesi di poter realizzare un incontro di riflessione sul suo pensiero.
La personalità di mons. Gherardini è una delle più eminenti del clero pratese del
Novecento e ideale continuatore della grande scuola culturale e spirituale del clero
pratese, che ebbe nell'Ottocento figure di grande rilievo. In particolare Gherardini si è
contraddistinto come teologo e insegnante di ecclesiologia ed ecumenismo presso la
Pontificia Università Lateranense di Roma, dal 1968 al 1995.
Si era laureato a metà
degli anni Cinquanta con una tesi originale sul pensiero di Karl Barth, uno dei
massimi teologi protestanti del secolo scorso. Per la redazione del testo entrò in
contatto con il celebre pensatore svizzero, che visitò più volte a Basilea, anche con
scambi epistolari Questa ricerca, una delle prime in Italia, venne proseguita e
allargata con la conoscenza del pensiero di Lutero e dei suoi epigoni soprattutto di
area germanica. Per questo motivo divenne peritissimo conoscitore della lingua
tedesca e in Germania amava trascorrere lunghi periodi di studio, anche nella celebre
università di Tubinga. La novità delle sue ricerche gli meritò l'ammirazione anche di
teologi protestanti italiani, fra tutti il valdese Vittorio Subilia.
Un altro settore dei suoi interessi fu la promozione della conoscenza di alcuni santi,
tanto da essere nominato consultore teologo della Congregazione per le cause dei
santi. In particolare divenne postulatore della causa, assai complessa, per la
beatificazione di Pio IX. Si occupò anche di una mistica canadese Dina Belanger,
facendola conoscere per la profondità e l'originalità delle sue esperienze spirituali.
Infine fu il più sicuro aiuto per giungere nel 1991 al riconoscimento dell'esercizio
eroico delle virtù del concittadino Cesare Guasti, che aveva imparato ad amare dai
canonici pratesi Enrico Mazzoni e Francesco Piccardi.
Il suo insegnamento romano era stato preceduto anche da una ricca esperienza
pastorale di circa dieci anni presso la parrocchia pratese di S. Pier Forelli, alla quale
rimase sempre affezionato e riconoscente. All'insegnamento universitario unì una
ricca e varia attività di ricerca in ogni ambito della teologia: le sue pubblicazioni tra
libri, articoli e recensioni contano almeno novecento titoli. In tutte queste opere vi era
un filo comune tipico della cosiddetta teologia romana, e cioè la difesa delle ragioni
del magistero pontificio, alla scuola del pensiero di san Tommaso d'Aquino. Per
questi motivi al momento del suo pensionamento venne nominato canonico della
basilica di S. Pietro in Vatiano. Trascorse gli ultimi anni della sua operosa vecchiaia
vicino alla tomba del principe degli apostoli e alla casa dei pontefici, ideale
coronamento dei suoi studi sulla chiesa romana e universale. Le sue ultime
pubblicazioni hanno riguardato il concilio Vaticano II, con alcune che hanno avuto
una risonanza mondiale con diverse traduzioni. Mons. Gherardini volle distinguersi
da quegli estremismi che caratterizzano ogni fase post-conciliare. Come ricordava il
grande storico Hubert Jedin: nel XVI secolo vi erano autori che consideravo invalido
perfino il conclio di Trento.
Si trattò per Gherardini di una rilettura della storia del concilio oltre le apologie e le
demonizzazioni. Voleva, come chiese in una lettera pubblica a papa Benedetto XVI,
che la chiesa aprisse alla possibilità di rileggere criticamente l'evento conciliare,
mediante congressi di studiosi e pubblicazioni, che dovevano, alla luce della ricerca
teologica degli ultimi decenni, stabilire con maggior chiarezza le indicazioni
conciliari, alla luce di una continuità evolutiva. L'iniziativa doveva essere guidata da
un dicastero della curia, oppure dall'insieme delle università pontificie di Roma.
Questa richiesta non ebbe purtroppo alcuna risposta, anzi vi furono soltanto le
reazioni isteriche di qualche vescovo italiano. Dopo oltre quindici anni da quella
petizione, si può cogliere tutta la lungimiranza di una iniziativa lasciata cadere in un
colpevole oblio.
Era una prospettiva in linea con il celebre discorso di Paolo VI, spesso non letto per
intero dai critici, del 7 dicembre 1965, dove si ricordava che il concilio “pur non
volendo pronunciarsi con sentenze dogmatiche straordinarie”, avrebbe avuto bisogno
di ”successivi approfondimenti e di diverse applicazioni”. Era la proposta di una
rilettura che avrebbe aiutato e arricchito la chiesa. Un aiuto critico che talvolta
permette meglio di capire le intenzioni del magistero. Basti pensare agli stimolanti
rivilevi di Barth, nel suo opuscolo: Domande a Roma.
Mons. Gherardini morì a Roma il 22 settembre 2017 e volle essere sepolto accanto
alla madre nel cimitero della Misericordia di Prato. Per questi motivi era doveroso il
riconoscente suffragio a un nostro concittadino che pur lontano dalla città natale, si sentì sempre pratese.
Rodolfo Abati
11 commenti:
Tutti gii ultimi saggi di Gherardini sono un prezioso aiuto prestato a quanti intendono leggere il Vaticano II senza rimanere invischiati.
Mons. Gherardini fu allievo e amico di Monsignor Antonio Piolanti, uno dei più grandi tomisti e teologi del Novecento, oggi purtroppo ingiustamente dimenticato dai più, e gli successe in varie attività.
Hai ragione pienamente. Monsignor Antonio Piolanti fu una figura gigantesca! Meriterebbe tutt'altra attenzione.
Stefano Gizzi Ceccano
Risente anche lui della damnatio memoriae che ha colpito gli studiosi non inquinati dal modernismo.
Spirito nobile, Brunero Gherardini
Gianluca Aureli
L'ultimo libro scritto da Mons. Gherardini:
'Credo in Gesù Cristo", Ed.Viverein, 2012
Non un’ennesima opera cristologica, ma una straordinaria meditazione e contemplazione dell’immagine di Cristo che emerge dalla bimillenaria Chiesa fondata proprio dal Figlio di Dio.
Siamo, allora, posti di fronte al vero Gesù della Fede, pensato e meditato dalla Teologia della Chiesa della Tradizione, il Gesù dei Cieli disceso in terra e non quello della terra elucubrato dai moderni saccenti.
Ci ha rivelato Monsignor Gherardini: «L’ho scritto di getto ‒ tranne le parti riguardanti storia e pensiero altrui ‒ di getto e con l’impressione di scrivere sotto dettatura, tanto naturale e fonte di gioia mi è stato lo scriverlo. È un libro nato in brevissimo tempo» e in brevissimo tempo lo si legge, grazie alla sua fluidità e alla ricchezza, che rapisce, dei suoi contenuti.
In realtà c'è una piccola e virtuosa casa editrice (effedieffe) che sta ripubblicando da qualche anno le opere di tutti questi teologi della "scuola romana" e tomisti in generale, un libro di Piolanti sul Corpo Mistico è uscito proprio circa un mese fa.. Purtroppo anche qui non se ne è parlato.
Qualcuno ha conservato copia degli schemi preparatori? Se sì, bene benissimo! Degli originali se ne facciano più copie, che è bene dare ad ogni vescovo e cardinale tra i 'Fedelissimi' a Gesù Cristo e alla Sua Chiesa. Senza dar fiato alle trombe. Gli schemi originali siano studiati a dovere, anche dai Sacerdoti che sono alla macchia. Presto la squadra dei Cardinali, Vescovi e Sacerdoti devono far barriera. Dovrebbero prepararsi anche tutti i laici che in questi anni hanno combattuto a testa bassa per la Chiesa del Signore Gesù Cristo. Bisogna essere pronti per far quadrato, presto!
m.a.
Per gli schemi preparatori vedi qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/10/il-13-ottobre-1962-sessantanni-fa.html
E qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/07/ricordi-di-un-perito-del-vaticano-ii-il.html
FT: ho visto citato un pastore valdese di nome Subilia, risulta fosse rimasto al suo posto (ad Aosta) durante la Seconda Guerra Mondiale. Quindi è vero che anche i ministri dei culti ammessi non venivano chiamati alle armi. Era un dubbio che avevo da diverso tempo (il mio cliente valdese me lo aveva già detto, però), quindi la sola differenza di trattamento degli altri culti ammessi era che mentre gli studenti p.es. valdesi di Teologia erano stati chiamati alle armi in quella guerra, i seminaristi cattolici no (anche se nel Concordato erano esclusi da chiamata o richiamo alle armi solo i Ministri Ordinati, ossia dal Suddiacono in su). Ho conosciuto tre sacerdoti, oggi scomparsi, che erano e sono rimasti in seminario durante la guerra e sono stati ordinati poco dopo che questa era finita.
Invece ho letto del Pastore G. Girardet che, iscritto alla Facoltà Valdese, fu invece chiamato ugualmente alle armi (anche se come ufficiale) e che poi divenne Internato Militare perchè, come altri militari catturati dai tedeschi, si era rifiutato di continuare la guerra nelle fila di Salò.
Posta un commento