Avrete notato che avevo sospeso le critiche soprattutto nell'intento di riprenderci dall'apnea della cronaca incalzante. Anche se continuo a scoprire molte voragini, più che fessure, nelle pieghe della recente Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, vero e proprio documento programmatico del quale certamente riparleremo.
Ebbene, il silenzio lo rompo, provocata dall'ultimo articolo di Matteo Matzuzzi pubblicato da Formiche.net, nel quale siamo chiamati in causa anche noi nel poco edificante titolo di: Viaggio fra i tradizionalisti ossessionati da Papa Francesco. Dopo uno stralcio dell'incipit, cito il punto che ci riguarda:
[...] Ai più conservatori o tradizionalisti l’esortazione di Francesco, “Evangelii Gaudium”, firmata domenica scorsa a conclusione dell’Anno della fede e svelata al mondo martedì, non è piaciuta. Basta dare uno sguardo a siti e blog che fin dal primo giorno di “regno” bergogliano non hanno nascosto perplessità e dubbi su quel gesuita preso alla fine del mondo che predicava la rivoluzione della tenerezza e l’attenzione ai poveri. Insomma, non serve scomodare il conduttore radiofonico americano Rush Limbaugh, che ha definito Francesco “un marxista”.[...]
SI E’ DIMESSO IL PAPATO
Ancora più duro il sito Chiesa e post Concilio, che scrive: “Con Benedetto XVI si è dimesso il Papa e con Bergoglio si dimette il papato. L’Esortazione apostolica, a conclusione dell’Anno della fede, rischia di segnare la conclusione della fede cattolica apostolica romana”. Il documento, aggiunge il sito, “è infarcito di soggettivismo, sentimentalismo, confusione. Oltre alla dinamica evangelizzatrice di nuovo conio, che fa apparire come mai esistita la missionarietà da sempre appartenente alla chiesa, non c’è neppure un richiamo al magistero pre-conciliare”.
Quando ci chiamano in causa, ci piacerebbe essere citati più completamente e, soprattutto, fornendo le ragioni della nostra presunta "ossessione" che non è fatta di sogni o vaghi timori, ma è fondata su molti documentati e motivati commenti, calibrati su base magisteriale, circa implicazioni e conseguenze di atti e parole del nuovo papa; commenti che hanno seguito e costellato tutti i suoi più importanti comportamenti ed esternazioni in evidente rottura col passato. Per l'unico e serio motivo, come già osservato, che questi stanno facendo sì che la chiesa 2.0, riformata dal Vaticano II, prenda ora il largo e mostri al mondo una palingenesi inedita e dirompente dalle coloriture sociologiche che tratteggia il suo nuovo volto. Un volto irriconoscibile per chi l'ha conosciuta e la conosce, davvero. Il discorso tuttavia non riguarda tanto, e non soltanto, l'enfasi sull'attenzione ai poveri - e ad ogni povertà - che la Chiesa non ha mai abbandonato, ma il disprezzo per la tradizione senza la quale la Chiesa diventa "altro", nonostante si continui a proclamare de iure, rinnegandola de facto, una continuità peraltro a singhiozzo.
In fondo se come cristiani - e cattolici - non incontriamo Cristo Signore solo a livello emotivo, ma come pietre vive dell'Ecclesia Orante e Militante che ci trasforma nel Corpo di Cristo attraverso il munus sanctificandi che la Chiesa esercita attraverso i Sacramenti, le nostre esigenze di chiarezza e di conferma non possono essere definite né pelagianesimo, né moralismo, né roba da museo, ma fede viva, che non può essere sostenuta da una prassi che non preoccupa per essere rivoluzionaria ma perché non argomentata in quanto fondata sul nuovo concetto storicistico di tradizione, trasferito dall'oggetto-Rivelazione al soggetto-Chiesa. Una riprova - e non la sola, ma di certo la più rimarchevole - dei nuovi paradigmi è il dato che la Liturgia nell'Evangelii Gaudium è nominata solo cinque volte e di striscio (ai nn. 24, 95, 135, 137 e 138. Ci sto lavorando). Il che dice con che attenzione e conseguente incidenza sulla vita e sulla prassi ecclesiale.
Se noi siamo degli "ossessionati", dall'altra parte c'è qualcuno che si è dimenticato che la Liturgia - e l'Ecclesiologia e la teologia che essa veicola e presuppone -, oltre a rappresentare lo ius divinum al culto che è la funzione primaria della Chiesa, è anche la Fonte e il culmine della nostra Fede, come afferma la Lumen Gentium. Faccio notare che oltretutto non cito un Magistero pre-conciliare :
« Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5,1-5), fece del nuovo popolo « un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo » (Ap 1,6; cfr. 5,9-10). Infatti per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all'ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt 2,4-10)... Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo... I fedeli... partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina [nell'unde et memores del Canone Romano più esplicitamente e correttamente] e se stessi con essa così tutti, sia con l'offerta che con la santa comunione, compiono la propria parte nell'azione liturgica... » (nn.10,11).
È da qui e solo da qui che può prendere il largo qualunque evangelizzazione e ogni relativo intento programmatico.