Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 31 gennaio 2023

Il Montfort e il canto religioso popolare

Il grande missionario bretone, noto per i suoi ispiratissimi scritti sulla Madonna, è pure autore di un canzoniere di oltre 23.000 versi, 163 cantici a rima alternata, composti per far cantare il popolo. Perché il buon canto dà gloria a Dio, è terribile per il mondo e per il diavolo, apre il cuore allo Spirito Santo.
Ricorre il giorno anniversario da quando, or sono 350 anni, il 31 gennaio 1673, nasceva a Montfort-sur-Meu, nella Francia nordoccidentale, il poeta mistico della Madonna, il grande missionario bretone del secolo di Luigi XIV: san Luigi Maria Grignion de Montfort.

Studia teologia all’Università della Sorbona a Parigi e a 27 anni è ordinato sacerdote. Designato Missionario Apostolico nel 1706 da Papa Clemente XI († 1721), diffonde il culto alla Beata Vergine Maria e fonda le Figlie della Sapienza (1703) e la Compagnia di Maria o Monfortani (1705). Muore a 43 anni, il 28 aprile 1716, predicando una missione nel villaggio di Saint-Laurent-sur-Sèvre, dopo una vita breve, sorprendentemente intensa e feconda, ma singolarmente sofferta, da alcuni esaltata, da altri incompresa. Pio XII lo proclama santo il 20 luglio 1947, considerando nella breve omelia, alla base della perfezione e dei risultati sorprendenti di questo santo, «il suo ardentissimo amore per Cristo e la divampante, solida e retta devozione alla Madre di Dio» (Pio XII, Homilia in sollemni canonizatione Beati Ludovici Mariae Grignion de Montfort, Confessoris). Alla dottrina del Montfort si ispirò il motto di Giovanni Paolo II, Totus tuus. Tra i santi del suo tempo «e forse di tutti i tempi, Grignion de Montfort è stato probabilmente colui che è andato più lontano nell’approfondimento teologico della devozione a Maria al servizio della vita cristiana... Il Trattato della vera devozione alla santa Vergine rimane il libro classico della devozione mariana» (R. Deville, L’école française de spiritualité, Paris 1987, p. 154).

Anno nuovo: voto di silenzio? - don Elia

Vide ut sileas; noli timere, et cor tuum ne formidet (Is 7, 4).
Dopo otto anni di attività e centinaia di articoli, si può sentire un forte bisogno di fare una pausa per ritirarsi in sé stessi e dedicarsi alla ricerca esclusiva dell’intimità con Dio. Nel profluvio di parole della società moderna, uno teme di farsi complice della strategia di distrazione di massa, che tiene le persone lontano dal proprio centro interiore e le estrania sempre più dal mondo dello spirito. Non solo questo, ma sottentra spesso lo scrupolo di contribuire più al male che al bene con la denuncia di crimini e abusi o la messa in guardia da difetti e pericoli, col rischio di far pubblicità al peccato e amplificare gli scandali, causando costernazione nei lettori e inducendoli, seppur involontariamente, allo scoraggiamento. L’astensione da ogni commento sarebbe molto più comoda per la tranquillità dell’anima, non più tormentata da perplessità e incertezze.

Le responsabilità connesse all’ufficio di Pastore, d’altro canto, non consentono di dar la precedenza alle aspirazioni personali. Dietro il pensiero di rinchiudersi nel silenzio può nascondersi una sottile tentazione sotto apparenza di bene, mirante a distogliere qualcuno dal compito che la Provvidenza gli ha affidato, specie se, malgrado la sua indegnità e inadeguatezza, riceve inoppugnabili riscontri dei benefici apportati dal suo parlare, che scaturisce ogni volta dalla preghiera e dalla meditazione. Occorre guardarsi, ovviamente, anche dal vizio opposto all’eccessiva minuzia nel valutare l’agire personale, ossia dall’abitudine di incensarsi da sé approvando tutto in base al giudizio proprio anziché a quello divino, che si manifesta mediante un buon confessore o direttore spirituale. Il fondamentale criterio di discernimento, in definitiva, è l’adempimento della volontà di Dio in funzione del bene reale delle anime, piuttosto che dell’autoaffermazione individuale.

lunedì 30 gennaio 2023

Risultati del 'conclave' di Roma

Diciamo che non ci sono più limiti alla confusione che ormai regna sovrana. Dopo la morte di Benedetto XVI, in questi giorni a Roma si è tenuta la votazione per il suo successore da parte della cosiddetta Chiesa una cum Papa Benedetto XVI. Il comunicato sotto riportato ci offre un risultato a dir poco sorprendente, perché è stato scelto vome successore Jorge Mario Bergoglio.

Comunicato
30.1.2023

Coloro che erano contrari ai cattolici che prevedevano un successore di San Pietro hanno prevalso per convincere molti a non venire a votare, e quindi i risultati dell’elezione sono i seguenti:
Unanime per Jorge Mario Bergoglio, come successore di San Pietro e successore di Papa Benedetto XVI.
L’elettorato presente vuole che il mondo sappia che ha scelto l’unico risultato che potrebbe essere sia universalmente accettato che rimettere l’ordine canonico della Chiesa in armonia con la volontà di Cristo. Segue in questo l’esempio dei Cattolici di Roma che elessero sotto la minaccia dell’esercito imperiale il diacono dell’imperatore d’Oriente, che era un eretico monotelita. Con la sua elezione completata si convertì immediatamente alla fede cattolica sotto il potere della Preghiera di Gesù.
E così, speriamo e preghiamo che il Signore, le cui mani sono ora libere per rimettere in ordine la Chiesa, intervenga ora nella storia, senza violare la sua promessa a San Pietro, che “Tutto ciò che legherai sulla terra, sia legato in Cielo”.
Per la mia parte, ho suggerito come candidato il Mons. Gracida, Vescovo emerito di Corpus Christi, Texas, USA.
Fra’ Alexis Bugnolo
Moderatore

«Don Bosco educatore»: la pedagogia che risponde a errori e incapacità di oggi.

Domani 31 gennaio è la festa di san Giovanni Bosco, gigante della santità e non solo. Il suo volto, i suoi occhi, ne rispecchiano la grandezza. Riprendiamo un articolo di Cristina Siccardi.

«Don Bosco educatore»: la pedagogia
che risponde a errori e incapacità di oggi.


Può un sacerdote da solo, povero e senza appoggi, aprire oratori, laboratori professionali, scuole, collegi, missioni, innalzare chiese e santuari in tutto il mondo? È possibile ed è quanto ha realizzato san Giovanni Bosco (1815-1888), l’uomo di Dio accompagnato da Maria Ausiliatrice, Maria Auxilium Christianorum, la cui festività ricorre fra pochi giorni: il 31 gennaio. Maria Aiuto dei Cristiani e la Santissima Eucaristia sono stati i due pilastri dell’esistenza del mistico don Bosco, che ha raccolto in abbondanza dalla Divina Provvidenza, e la sua seminagione ha dato frutti miracolosi in un tempo in cui errori e persecuzioni ai danni della Chiesa erano all'ordine del giorno.
La sua santità e la sua straordinaria pedagogia fondata sul Vangelo autentico hanno permesso tutto questo. «Chiunque legga la Vita di Don Bosco», leggiamo nel capolavoro appena uscito dalle Edizioni Piane, Don Bosco educatore del salesiano padre Pietro Ricaldone (pp. 772, € 35,00) , «si persuade facilmente che egli fedele alle aspirazioni celesti, volle che tutto il suo lavoro per la gioventù e per le anime – ai Becchi, a Chieri, a Torino; da pastorello e da piccolo saltimbanco; da chierico, da prete e da fondatore della Società Salesiana – fosse, in ogni tempo e circostanza, mosso dal più puro amore, e vivificato dalla carità» (p. 96).

domenica 29 gennaio 2023

IV domenica dopo l'Epifania: Amore quando si è sommersi

Nella nostra traduzione da OnePeterFive il nostro approfondimento sulla liturgia odierna.
IV domenica dopo l'Epifania:
Amore quando si è sommersi
Fr. John Zuhlsdorf

Per questa IV domenica dopo l'Epifania il Vetus Ordo ci regala la drammaticissima scena evangelica degli Apostoli con il Signore su una barca sommersa dalle onde durante una grande tempesta sul mare di Galilea. Il Signore dormiva. Questo è il Vangelo della domenica. Ma quest'anno scrivo della prima lettura, l'Epistola, non il Vangelo. Quindi, peccato.
Questa è la parte di Romani in cui Paolo parla, ancora una volta, della Legge e dell'amore. Seriamente, se avrò spazio, aggiungerò anche una o due note sul Vangelo, ma l'accordo è che prima devi leggere questa parte.
Come sempre, il contesto è importante. Due domeniche fa abbiamo avuto Romani 12:6-16a. Domenica scorsa abbiamo avuto Romani 12:16b-21. Questa settimana abbiamo Romani 13:8-10. I capitoli 12-13 di Romani sono principalmente gli insegnamenti etici e morali di Paolo.

Domenica quarta dopo l'Epifania ("Adoráte Deum")

Domenica quarta dopo l'Epifania

Ps. 96, 7-8 Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et lætáta est Sion: et exsultavérunt fíliæ Judae.
Ps. 96, 1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: læténtur ínsulæ multæ. V/. Glória Patri. 
Adoráte Deum, omnes Angeli ejus....
Sal. 96, 7-8 - Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Sal. 96, 1 - Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Gloria al Padre… Sal. 96, 7-8 - Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi…
Messa
EPISTOLA (Rm 13,8-10). - Fratelli: Non vi resti con nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha adempito la legge. Difatti, "non commettere adulterio; non ammazzare; non rubare; non dire il falso testimonio; non desiderare" e qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". L'amore non fa alcun male al prossimo: è dunque l'amore il compimento della legge.

sabato 28 gennaio 2023

Se non saranno fermati ci sarà lo scontro diretto

I pazzi psicopatici sono i mandanti, i nostri governanti sono solo dei sudditi genuflessi agli ordini dall'alto. È il prezzo da pagare per governare. E l'anestetizzazione delle masse, per effetto delle strategie comunicative unidirezionali, ha raggiunto limiti inauditi. Indice degli articoli sulla guerra in Ucraina.

Se non saranno fermati ci sarà lo scontro diretto

Come sempre, più grave è il momento storico e più c'è una divergenza tra la reale politica attuata dai governi e ciò che viene raccontato ai popoli, ovvero la cosiddetta strategia comunicativa. 

Ora il punto è questo: nella realtà, almeno secondo me, hanno già deciso di muovere guerra alla Russia conseguentemente il loro problema sta solo nel trovare la strategia giusta per intortare la cosa di modo che i popoli accettino questo fatto abnorme.

La strategia scelta a me pare quella tipica del giocatore, accettare qualsiasi rilancio e continuare la partita. Presto o tardi sarà evidente che è impossibile perdere senza andare in rovina. Esattamente come per il giocatore di poker. 

Il latino continua a vivere anche dopo aver smesso di essere una lingua parlata. Aspetti da non dimenticare

Indice degli articoli sul Latino, lingua classica, sacra (nella Liturgia Romana) e vincolo di unità tra popoli e culture.

È fuori moda, sarebbe oggetto degli strali più aspri della cancel culture, è oggi guardato (spesso perfino nel mondo accademico) con una certa insofferenza, ma quel che scrisse sulla «persistenza del latino scritto» un maestro indiscusso di comparatistica e storia delle lingue come Antoine Meillet resta illuminante e, almeno nelle sue linee essenziali, ancora valido ed attuale.
Stralci nella traduzione italiana:

«Il latino scritto [...] ha salvaguardato la tradizione della civiltà antica, con la quale non c’è mai stata rottura nell’Impero romano: l’Occidente ha conservato ciò che ha potuto della letteratura latina, così come Bisanzio ha conservato parte della letteratura greca.

venerdì 27 gennaio 2023

Ricordare, oggi

In questa Giornata, strumentalizzata in lungo e in largo a senso unico, pubblico ancora una volta una mia vecchia riflessione, generica perché scritta anni fa, seguìta da un'altra letta stamane su Fb calibrata sull'oggi. Purtroppo manca la consapevolezza  che le tendenze socialmente ed antropologicamente dissolutrici - spacciate per diritti - vieppiù imposte dalle attuali distorsioni giuridiche sono frutto della degenerazione dell'etica conseguente alla caduta dei valori cristiani.

Dal 27 gennaio 2001, in Italia si celebra il giorno della memoria.

Questa celebrazione è stata voluta dal Parlamento Italiano per ricordare gli ebrei sterminati nei lager nazisti. Nella scuola e in molti ambiti della nostra vita civile questa ricorrenza ha valore nella misura in cui fare memoria del male che è sempre in agguato dentro l'uomo ha efficacia educativa per il presente con la speranza di preservazione da analoghi rischi per il futuro. C'è però una dimenticanza, che rischia di vanificare questa giornata. Si può infatti dedicare un
giorno della memoria a sei milioni e mezzo di morti tacendo di altri milioni, vittime dei sistemi comunisti, di altre ideologie o di fondamentalismi di varia natura?

Munus, ministerium e amenità varie. Breve confutazione di alcune teorie insostenibili.

Qualche anno fa abbiamo pubblicato un articolo degli americani John Salza e Robert Siscoe, che sviscerava abbastanza la questione: “Francesco o Benedetto: chi è il vero papa?" [qui]. 
Ora ricevo dall'Avv. Carlo Schena un contributo di Robert Siscoe estremamente sintetico che risolve nei termini più semplici possibili la vexata quaestio di munus e ministerium che, dopo anni e anni (ripetutamente sviscerata: vedi), è venuta a nausea; ma resta ferma l'utilità di renderlo disponibile al pubblico italiano, considerando che tanti, troppi, seguono (fino allo scisma) le tesi di Minutella e di Cionci. 
Ne sono seguite due risposte da parte di p. Paul Kramer (ormai da anni Beneplenista) e di un tale professore spagnolo, Saez; e una replica da parte di Siscoe, molto più corposa dello scritto originario, ripresa in successione. Entrambi i testi sono preceduti da un utile schema riepilogativo.
Penso che i contributi di Robert Siscoe - già apparsi su Stilum Curiae - per chiarezza metodologica e argomentativa, siano molto utili a diradare quell’ombra di dubbio che da parte mia (e forse di tanti altri) si possa ancora nutrire: uno dei punti che Siscoe chiarisce inconfutabilmente è, infatti, che munus e ministerium per il diritto canonico sono sinonimi, termini perfettamente interscambiabili. 
Segnalo per completezza che sullo stesso tema è uscito proprio in questi giorni un contributo di Guido Ferro Canale, sulle pagine di Radio Spada. Similmente al testo proposto di seguito, contribuisce a smontare definitivamente la querelle munus e ministerium, che tanto danno ha fatto alla Chiesa (con una combriccola che si dovrebbe riunire a Roma per l’elezione di un antipapa de noantri). (M.G.)

Munus, ministerium e amenità varie. Breve confutazione di alcune teorie insostenibili. 

“Non c’è nessun dubbio che c’è stato sempre un solo Papa, e si chiama Francesco” Mons. Georg Gänswein 
Di questi tempi, diversi fedeli – vuoi sconcertati da alcune azioni di papa Francesco, vuoi confusi dalla novità del c.d. “papato emerito” e da curiose teorie che circolano in rete e sui giornali – ritengono che in seguito alla scomparsa di Joseph Ratzinger, “unico vero papa”, il soglio petrino sia oggi vacante.

Riflessioni su una recente cena con i cardinali del martirio bianco

Nella nostra traduzione dal Catholic World Report , un articolo di George Weigel e le sue riflessioni su una recente cena con i cardinali George Pell e Joseph Zen. Vedi indice articoli sulla questione Sino/Vaticana

Riflessioni su una recente cena
con i cardinali del martirio bianco


La sera dei funerali del Papa Emerito Benedetto XVI, il cardinale George Pell ha tenuto nel suo appartamento una cena per un gruppo di persone in sintonia con lui, e tutti i presenti hanno gioito che l’eroico cardinale Joseph Zen di Hong Kong, a cui la teppaglia di Hong Kong aveva permesso di partecipare alle esequie, avesse accettato di unirsi alla festa. La compagnia riunita al numero 1 di Piazza della Città Leonina ha potuto così meravigliarsi della presenza di due “martiri bianchi” contemporanei: uomini che molto avevano sofferto per la fede, ma erano rimasti integri e pieni della gioia del Signore.

Come la Provvidenza ha voluto, il cardinale Pell, ospitando quella cena, “ha organizzato la sua veglia irlandese” (come ha osservato uno dei presenti dopo l’inaspettata sua morte cinque giorni dopo). È stata una descrizione appropriata di una serata magica, in cui lo stato d’animo predominante di profonda gratitudine per Benedetto XVI ha animato ore di conversazione robusta, piena di arguzia e di risate. E come ha osservato il cardinale Pell in seguito, “il cardinale Zen è stato davvero la star stasera, non è vero?”. In effetti, lo è stato.

giovedì 26 gennaio 2023

Dalla sostanza alla relazione, la teologia personale di J. Ratzinger

Nel pubblicare [qui] lo stralcio significativo da uno dei testi (“Il significato della comunione”) raccolti nel libro postumo di Joseph Ratzinger presentato qui, ci ripromettevamo di approfondire le osservazioni preliminari già espresse. È intervenuto l'auspicato contributo di Paolo Pasqualucci che riprendo di seguito.

Dalla sostanza alla relazione, 
la teologia personale di J. Ratzinger

Bene ha fatto il commentatore a ricordare che nel 1910 il neokantiano Ernst Cassirer scrisse un'importante monografia: "Concetto della sostanza e concetto della funzione. Ricerche sulle questioni fondamentali della teoria della conoscenza". Egli prendeva atto del fatto che il concetto della sostanza non si dimostrava più valido agli occhi dei Fisici e veniva sostituito da quello di "funzione", di origine matematica.
Senza entrare nel dettaglio, data la complessità del tema, faccio quest'ovvia considerazione. Con la scoperta dell'atomo e poi delle particelle si è affermato un atomismo radicale, possiamo dire, che, agli occhi di molti, ha messo in crisi il concetto della sostanza, di origine aristotelica (sostanza-accidenti/interno che costituisce l'essenza della cosa, esterno nel quale appaiono le sue caratteristiche qualità). Questo concetto spiega perfettamente ai nostri occhi il miracolo della transustanziazione. E anche il nesso essere-apparire tipico del nostro stesso essere.

Ma se la realtà fisica è composta di particelle, allora la "sostanza" degli enti dov'è? Si dissolve, in apparenza. Il mondo delle particelle ha le sue leggi, p.e. quelle che regolano la "funzione d'onda" con la quale si descrive la luce, ma sarebbe regolato dal caso, su scala universale.

'Vas electionis est mihi iste'. Viganò: Omelia nella festa della Conversione di San Paolo Apostolo

Indice degli interventi precedenti e correlati.
Vas electionis est mihi iste

Omelia dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò
nella festa della Conversione di San Paolo Apostolo


Egregie Doctor Paule, mores instrue,
Et nostra tecum pectora in cœlum trahe;
Velata dum meridiem cernat fides,
Et solis instar sola regnet caritas.
O egregio dottore Paolo, insegna le leggi
e attira i nostri spiriti con te verso il cielo,
fin quando l’oscurata Fede scorga il mezzodì
e la sola Carità regni a somiglianza del sole.

LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO è una conquista di Santo Stefano, e non a caso la divina Liturgia pone questa festa a pochi giorni da quella del Protomartire, che il giudeo Saulo, ligio all’Antica Legge e fedele esecutore della volontà dei Sommi Sacerdoti, vide martirizzato sotto i suoi occhi e forse egli stesso martirizzò, credendo di compiere un’azione conforme ai precetti osservati da ogni Ebreo ortodosso. Commenta l’abate Guéranger: Per completare la corte del nostro grande Re, era giusto che si elevassero ai lati della mangiatoia le due potenti colonne della Chiesa, l’Apostolo dei Giudei e l’Apostolo dei Gentili: Pietro con le chiavi e Paolo con la spada. Così Saulo, da ebreo osservante e persecutore dei Cristiani, diventa Paolo, conquistatore dei pagani al Vangelo. 

mercoledì 25 gennaio 2023

Concetto di sostanza soppiantato dal concetto di relazione come categoria fondamentale di tutto il reale. Nuovo compito per la filosofia cristiana?

Dalle segnalazioni dei lettori, lo stralcio significativo da uno dei testi (“Il significato della comunione”) raccolti nel libro postumo di Joseph Ratzinger presentato qui. In soldoni, il fondamento della devastazione del concetto aristotelico di sostanza sta nello scientismo nichilista della filosofia contemporanea che, se non ben governato in campo teologico, rischia di divenire ulteriore forma di modernismo. Avvertiamo dunque la necessità di recuperare i concetti-chiave della metafisica per non acquisire comprensioni distorte o pressappochiste di elementi fondanti della nostra fede. Pensiamo ad esempio al termine transustanziazione, così adeguato a designare la "conversione mirabile e singolare" del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo introdotto dal Concilio Tridentino e che oggi troppi chierici e pastori anche di alto rango considerano attinto al linguaggio di una filosofia superata e quindi da ritenersi inattuale. Ne vediamo le nefaste conseguenze proprio nella Liturgia, fons et culmen della fede e della vita cristiana, e ci riappropriamo della definizione ma soprattutto della comprensione corretta di ciò che è, che accade e dispiega i suoi effetti mirabili per noi che confessiamo che, in virtù della potenza di Cristo e dell'opera dello Spirito Santo, l'identità del pane e del vino viene realmente mutata nell'identità del Corpo Sangue Anima e Divinità del Signore. 
Circa i concetti-chiave da recuperare in relazione al testo in esame chiedo l'aiuto di Paolo Pasqualucci e alla sua specifica competenza, per sviluppare un adeguato commento ad hoc (M.G.).

Concetto di sostanza soppiantato dal concetto di relazione
come categoria fondamentale di tutto il reale.
Nuovo compito per la filosofia cristiana?

In questo brano tratto dal saggio inedito “Il significato della comunione” (2018), pubblicato nell’ultima raccolta di scritti di Benedetto XVI “Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale” (2023, p. 135), Ratzinger rileva come, nella spiegazione della transustanziazione, ovvero della trasformazione eucaristica del pane e del vino, la categoria filosofica della “sostanza” abbia costituito un riferimento consolidato della tradizione filosofica aristotelica che contribuiva a rendere intellegibile il mistero eucaristico.

Card. Robert Sarah. «Nessun governo, nessuna autorità ecclesiastica può legittimamente vietare la celebrazione dell’Eucaristia»

Vale per l'Eucaristia in genere, ma vale anche per l'antico Rito. Qui l'indice degli articoli. Qui l'indice degli articoli sulla Chiesa in tempo di Covid.

Card. Sarah. «Nessun governo, nessuna autorità
ecclesiastica può legittimamente vietare
la celebrazione dell’Eucaristia»

Nel nuovo libro in uscita: Catechismo della vita spirituale (Cantagalli) il cardinale Robert Sarah sviluppa un itinerario di conversione attraverso i sacramenti per radicarci nel rapporto con Dio e servire la Chiesa in questo tempo di crisi con al centro l'Eucaristia.
Nel capitolo dedicato proprio all’Eucaristia, il prefetto emerito per il culto divino dice: 
«L’Eucaristia è un bisogno primordiale, una necessità vitale. (…) Un cristiano senza sacramenti e senza Eucaristia è un cadavere ambulante. Come dicevano i martiri di Abitene (…): “Noi cristiani non possiamo vivere senza l’Eucaristia”. (…) Senza la presenza di Gesù-Eucaristia, il mondo è condannato alla barbarie, alla decadenza e alla morte». 
Da questa consapevolezza discende un chiaro giudizio su quanto avvenuto negli ultimi anni, nel tempo del Covid. Alcuni stralci: 

Era gravemente malato. E accanto al suo letto apparve Gesù. La visione di Papa Pacelli

Il 25 gennaio ricorre la Conversione di san Paolo a cui Gesù Cristo è apparso e come è apparso a lui così è apparso o ha parlato a dei cristiani, a dei santi come san Francesco, san Tommaso, santa Caterina, santa Teresa d'Avila, santa Margherita, santa Gemma, padre Pio ed altri. Nel 1954 è apparso anche a Pio XII. Qui l'indice degli articoli su Papa Pacelli.

Era gravemente malato. 
E accanto al suo letto apparve Gesù. 
Il giorno dopo le sue condizioni di salute migliorarono. Pio XII ne parlò con pochissime persone.
Il pontefice avrebbe avuto la visione di Gesù Cristo. Ed è accaduto in un momento di gravi difficoltà fisiche per lui. Era a letto, gravemente ammalato. Sentiva vicina la fine del suo percorso terreno. Ed è allora che è accaduto un fatto straordinario.
Padre Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, nel suo libro “La barca di Paolo”, Edizioni San Paolo, pubblica due documenti del 1955, poco conosciuti, che ricostruiscono questa visione avuta da Pio XII, durante una malattia che lo stava debilitando.
Il n. 47 del settimanale Oggi nel 1955 dava in anteprima la notizia che Papa Pacelli aveva visto Cristo in visione accanto a sé. E L’Osservatore Romano di domenica 11 dicembre 1955 conferma l’episodio. 

martedì 24 gennaio 2023

Paolo Pasqualucci. Rousseau e Kant artefici della coscienza moderna

Dopo aver postato tempo fa, in particolare per i lettori amanti della Filosofia della Politica, l’articolo “Il mito rousseauiano del Legislatore” [qui], propongo ora un altro intervento di Paolo Pasqualucci su un corposo tema correlato: “Rousseau e Kant artefici della coscienza moderna”, corredato da una brevissima Nota introduttiva dell’autore.

Rousseau e Kant artefici
della coscienza moderna
*
Paolo Pasqualucci

Nota dell’autore
Quest’articolo, inviato da me ad un Convegno nel 1978, fu pubblicato nel 1980. Il 1978 coincise con il bicentenario della morte di Rousseau e quel torno di anni fu tutto un fiorire di studi sulla sua figura. L’articolo mi sembra ancora attuale nell’indagare il connesso e nello stesso tempo differenziato contributo dell’uno e dell’altro pensatore al formarsi di quella che chiamiamo ancor oggi, nel bene e nel male, “coscienza moderna”. Alla “coscienza di sé” in senso esistenziale, oggi prevalente, sofferta convinzione dell’esser ognuno di noi “scisso” o “alienato” da una supposta armoniosa unità originaria presociale; a questa autogiustificazione dell’infelicità di chi, rigettato il concetto del peccato originale, non crede più nella divina Monotriade, un contributo fondamentale l’ha dato proprio “il folle di Ginevra”. Pensatore complesso e per certi aspetti “luciferino” Rousseau: basti pensare alla sua elaborazione, nel Contratto Sociale, della nozione di una “religione civile” o “del cittadino” messa poi in pratica, come tentativo, nientemeno che da Maximilien Robespierre. Tuttavia, Rousseau fu all’origine di indirizzi di pensiero ed ideologie tra loro contrapposte: da un lato, il contrattualismo di tipo “democratico-rivoluzionario”, quale teoria dell’origine razionale della società e dello Stato, coagulati nella “volontà generale” - dall’altro, l’esaltazione della nazione, della Patria, con le sue tradizioni (i rudi costumi svizzeri di contro alle mollezze parigine); da un lato, l’accettazione del progresso, dall’altro la sua critica, con l’impietosa analisi dei mali prodotti dallo sviluppo della “cultura”; da un lato, il superamento dell’individuo naturale nel “cittadino”, impregnato di virtù “repubblicana”, strumento della “volontà generale” - dall’altro, l’esaltazione della coscienza individuale, “istinto divino”, addirittura giudice del bene e del male, dimensione interiore (in teoria) incontaminata che ci rapporta a Dio, alla natura, come se potessimo liberarci dell’ordinamento concreto e sempre alienante della vita, sociale, statale, temporale in generale. È la coscienza individuale che deve giustificare l’obbedienza del soggetto alla legge, riconoscerla come se se la fosse prescritta da se stessa. Questo vale, per Rousseau, nel campo politico ma ha anche implicazioni in quello morale, campo nel quale il Ginevrino sviluppò finissime analisi sul contrasto tra impulsi del cuore, passione e senso del dovere, obbligo di rispettare la legge morale. Quest’ultimo aspetto interessò in particolare Kant, della cui concezione etica Rousseau è considerato un precursore. Fino a che punto lo sia stato veramente, cerca di dimostrarlo l’articolo qui riprodotto.

Il Battesimo dei bambini: perché un neonato deve essere battezzato quando non può dir nulla in proposito?

Nel Battesimo, i neonati sono incorporati in Cristo, non attraverso un atto della loro volontà, bensì dei padrini che rappresentano la Chiesa e si assumono la responsabilità dell’educazione spirituale del bambino. I genitori, naturalmente, devono acconsentire al Battesimo; la Chiesa rifiuta di battezzare qualcuno contro la sua volontà o di battezzare i bambini se non c’è qualche garanzia che vengano educati nella fede. I padrini agiscono in rappresentanza della Chiesa, non dei genitori. Essi testimoniano l’incorporazione del neonato nella compagnia di Cristo.
Ci si potrebbe chiedere: perché un bambino deve essere battezzato quando non può dire nulla in proposito? Allora, perché dovrebbe essere nutrito? Gli si chiede forse un parere sul cognome che assumerà? Se riceve il cognome della famiglia, la sorte della famiglia, il ceto sociale della famiglia, l’eredità della famiglia, perché non dovrebbe anche ricevere la religione della famiglia?
Nel nostro Paese non attendiamo che i figli abbiano ventuno anni per poi permettere loro di scegliere se diventare cittadini americani, se intendono parlare la lingua inglese. Sono nati americani; così, nel Battesimo, siamo nati membri del Corpo mistico di Cristo. Se uno aspetta di avere ventun’anni prima di imparare qualcosa sulla propria relazione con il Signore che lo ha redento, avrà già imparato nel frattempo un altro catechismo, quello delle sue passioni, della sua concupiscenza, della sua lussuria.
(Fulton J. Sheen, da "I 7 Sacramenti" edizioni Ares)

lunedì 23 gennaio 2023

Un libro postumo di Benedetto XVI

La sorpresa. L'ultimo libro di Benedetto XVI, pubblicato post mortem. C'è chi lo definisce una bomba atomica sul modernismo. Lui stesso ha chiesto ai curatori, Elio Guerriero e mons. Georg Gaenswein, con una lettera del primo maggio 2022: "Questo volume, che raccoglie gli scritti da me composti nel monastero Mater Ecclesiae, deve essere pubblicato dopo la mia morte". In una lettera a Guerriero Ratzinger aveva così motivato la sua scelta: "Da parte mia, in vita, non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l'apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità". 
"Il Giornale" cita anche l'inizio della parte relativa alla rinuncia: "Quando l'11 febbraio 2013 annunciai le mie dimissioni dal ministero del successore di Pietro...". Se il testo è quello, ancora una volta pare che Benedetto XVI dica che ha rinunciato al 'ministerium' (ma non al 'munus')...
La scorsa degli argomenti dell'articolo ripreso di seguito per segnalare la notizia,  certamente interessante, è piuttosto sommaria. Bisognerà conoscere il testo integrale per un'analisi più precisa.
Qui l'indice di tutti gli interventi di Ratzinger dal 'recinto di Pietro'.

Un libro postumo di Benedetto XVI

Intitolato Che cos'e il Cristianesimo, questo libro raccoglie 16 testi del periodo successivo all'abdicazione di Benedetto XVI nel 2013; la maggior parte è stata scritta intorno al 2018, l'ultima nel 2022. È stata pubblicata da Mondadori il 18 gennaio.

Opposizione tra cattolicesimo e protestantesimo
In un testo inedito, Benedetto XVI deplora che il Vaticano II "non abbia affrontato la messa in questione fondamentale del sacerdozio cattolico da parte della Riforma del XVI secolo". È una "ferita che oggi si avverte e che, a mio avviso, va affrontata in modo aperto e fondamentale".
Benedetto XVI vede l'errore originario di Lutero nella sua visione di un'opposizione insanabile tra il concetto sacerdotale dell'Antico Testamento e il sacerdozio conferito da Gesù Cristo. Tuttavia, la Chiesa primitiva aveva già collegato il sacerdozio dell'Antico Testamento con i ministeri del Nuovo Testamento e non vedeva la giustificazione tramite la fede e le opere come opposte.

Il cardinale Müller il suo nuovo libro e la denuncia di molte derive dell'attuale pontificato

Non è la prima volta che il card. Müller prende posizione su gravi aspetti dell'attuale situazione della Chiesa. Li abbiamo tutti pubblicati in diretta. Ora in qualche modo vuota il sacco in maniera ancor più esplicita e articolata. Visualizzabile qui un'anteprima.

Apprendiamo da Mil che è in uscita per i prossimi giorni un nuovo libro del Card. Müller: "In Buona fede. La religione del XXI secolo", Ed. Solferino.
Intervistato dalla vaticanista Franca Giansoldati de Il Messaggero, il cardinale accenna ai suoi rapporti con Benedetto XVI e al caso Becciu (stigmatizzando il brutale discredito riservatogli), il clima di assolutismo che vige nei Sacri Palazzi, la riforma "intoccabile" della Curia gestita con despotismo, la situazione del card. Zen, le ordinazioni inspiegabilmente bloccate nella diocesi di Tolone e la stessa sua "rimozione" improvvisa e dispotica dall'incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, senza alcun preavviso.
Emblematica la citazione dal libro: «Francesco mi abbracciò sul sagrato della basilica dicendomi di avere piena fiducia in me. Il giorno seguente mi disse:Hai terminato il tuo mandato. Grazie per il tuo lavoro" senza fornirmi alcun motivo».
Nel frattempo Il Messaggero titola: Papa Francesco, il cardinal Mueller: «Intorno a lui un cerchio magico che decide le nomine. Su abusi privilegiati i suoi amici»
L'ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha deciso di togliersi tutti i sassolini dalle scarpe dopo che nel 2017 fu congedato da Francesco.

Rispetto alle dichiarazioni di Mons. Gänswein (qui, che pur rivelando verità scomode, nel suo libro ha utilizzato un linguaggio felpato e curiale), il cardinale Müller è molto più esplicito.
La presentazione del libro:

Due “disobbedienze” a confronto

Nella nostra traduzione da OnePeterFive, il Prof. Kwasniewski affronta il tema del Ratzingeriano "arricchimento reciproco" dei due riti: il Rito romano antico e quello riformato di Paolo VI. Avevo detto cosa se ne può pensare, alla luce della Tradizione autentica, non storicista, in un articolato testo da cui va estratto il tema specifico della riforma della riforma [qui]. Inoltre ci sono da considerare altri aspetti alla luce della introduzione dei Nuovi Messali [qui]...

Due “disobbedienze” a confronto

Prendete i giovani preti ben informati di oggi. Sanno, grazie allo studio di Benedetto XVI e di altri autori, che il Novus Ordo presenta gravi falle e lacune, alle quali la Messa tradizionale può fornire rimedi. C'era, dopotutto, questa idea di "arricchimento reciproco", anche se tende a fluire in una direzione. Quindi, si sono messi a riparare ciò che è danneggiato.

Alcuni cercano di risolverlo su scala modesta indossando una mozzetta e un manipolo, osservando le regole canoniche, incensando alla vecchia maniera e tenendo gli occhi bassi quando guardano verso l'assemblea. (Questo, oltre a fare ciò che è già consentito, come usare il latino e il canto, pregare ad orientem e dare la comunione sulla lingua ai fedeli inginocchiati.)

domenica 22 gennaio 2023

Arciv. Viganò. “Il filo a cui è appeso il Concilio”. Una risposta a Reid, Cavadini, Healy, Weinandy.

Indice degli articoli precedenti e collegati.
“Il filo a cui è appeso il Concilio”

Una risposta a Reid, Cavadini, Healy, Weinandy.

Et brachia ex eo stabunt,
et polluent sanctuarium fortitudinis,
et auferent juge sacrificium:
et dabunt abominationem in desolationem.
Dan 11, 31

Ho seguito con interesse il dibattito in corso su Traditionis Custodes e il commento di Dom Alcuin Reid (qui) nel quale confuta Cavadini, Healy e Weinandy senza giungere tuttavia ad una soluzione dei problemi rilevati. Con questo mio contributo desidero indicare un possibile sbocco alla crisi presente.

IL VATICANO II, non essendo un Concilio dogmatico, non ha inteso definire alcuna verità dottrinale, limitandosi a ribadire indirettamente – e in forma peraltro spesso equivoca – dottrine precedentemente definite in modo chiaro e inequivocabile dall’autorità infallibile del Magistero. Esso è stato indebitamente e forzatamente considerato come “il” Concilio, il “superdogma” della nuova “chiesa conciliare”, al punto da definirla in relazione a quell’evento. Nei testi conciliari non vi è alcuna menzione esplicita di ciò che fu poi fatto in ambito liturgico, spacciandolo come compimento della Costituzione Sacrosanctum Concilium. Sono invece molteplici le criticità della cosiddetta “riforma”, che rappresenta un tradimento della volontà dei Padri conciliari e dell’eredità liturgica preconciliare.

3ª domenica dopo l'Epifania: “ 'La vendetta è tua', dice il Signore! ” No... aspetta... non è così che va.

Nella nostra traduzione da OnePeterFive un sapiente e dunque saporoso approfondimento della lettura dell'Epistola di oggi. Un ulteriore aiuto della Provvidenza di cui fare tesoro.

3ª domenica dopo l'Epifania: “'La vendetta è tua', dice il Signore!”
No... aspetta... non è così che va.


Stiamo esaminando le letture delle epistole del Vetus Ordo della domenica. Questa settimana continuiamo ciò che abbiamo pregato la scorsa settimana. Dico “quello che abbiamo pregato”, perché le letture stesse fanno parte di un’offerta sacrificale, il Verbo è innalzato al Padre, come il Verbo fatto carne è stato innalzato sulla Croce, come salgono l’incenso, il pane, il vino e i cuori in altosursum. Poiché la Messa è sacrificale e non primariamente didattica, è opportuno che il sacerdote legga ritualmente la Scrittura durante la Messa, anche se è cantata in latino da altri sacri ministri o forse letta da laici in lingua volgare. Questo è qualcosa che si perde nel Novus Ordo, che è una delle modifiche al Rito Romano che gli conferisce, insieme all'aggiunta di una lettura, il senso di un momento didattico.

Dominica tertia post Epiphaniam

Dominica tertia post Epiphaniam

Ps. 96, 7-8  - Adoráte Deum, omnes Ángeli eius: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Iudae.
Ps. 96, 1 - Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Glória Patri…
Ps. 96, 7-8 - Adoráte Deum, omnes Ángeli eius…
Sal. 96, 7-8 - Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Sal. 96, 1 - Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Gloria al Padre…
Sal. 96, 7-8 - Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi…

L'instabilità della festa di Pasqua provoca quasi tutti gli anni un cambiamento nell'ordine secondo il quale si presentano nel Messale le domeniche che seguono. 
La Settuagesima risale spesso fino a gennaio, e talvolta avviene perfino che la Quinquagesima precede la festa della Purificazione. Di conseguenza, l'Ufficio delle ultime quattro Domeniche dopo l'Epifania può essere rinviato ad altra epoca del ciclo liturgico.

sabato 21 gennaio 2023

Dopo l'Amuchina al posto dell'acqua santa, ecco l' etica degli algoritmi

Segnalazioni dei lettori. Qui l'indice dei precedenti sulla realtà distopica, in cui purtroppo troverete altri coinvolgimenti del Trono più alto...

Dopo l'Amuchina al posto dell'acquasantiera era legittimo aspettarsi di tutto; ma il contenuto di questo tweet va oltre ogni immaginazione.
Per chi fosse distratto, colui che parla di Intelligenza Artificiale e algoritmi dovrebbe rappresentare il vicario di Cristo in Terra. Inutile vi affanniate a verificare la fonte. Il tweet esce realmente dal profilo ufficiale di Francesco, evidentemente gestito congiuntamente col Wef.
Scrive un altro lettore: "Dunque la Chiesa sinodale è una Chiesa etica, non clericale, non è una Chiesa dove il celebrante, dando le spalle ai fedeli, li guida verso la verità. No, è una Chiesa dove il sacerdote, insieme ai fedeli, celebra con loro e con loro ricostruisce una mensa comune"
È sostanzialmente un fastfood della fede, dove tutti parlano e dove quello vestito da prete - nell'omelia - deve farlo al massimo per 10 minuti, raccomandando di essere buoni e caritatevoli, ma mai adoratori.

Può un vescovo limitare una "messa privata" nell'usus antiquior a un sacerdote con un ministrante?

Nella nostra traduzione da New Liturgical movement un articolo del Prof. Peter Kwasniewski su arbitrarie restrizioni alla Messa antica. Si entra in dettaglio perché con l'aria che tira ogni occasione sembra buona per aumentare le restrizioni ad libitum. Sul tema vedi un precedente specifico ricavabile dalle domande più salienti poste a un canonista qui
Penso sia importante mettere a fuoco alcuni dettagli. Vorrei ricordare che l’atto pubblico del culto è compiuto dalla Chiesa come azione di tutto il Corpo Mistico (in realtà la Consacrazione è Actio di Cristo compiuta dal sacerdote in persona Christi). La partecipazione del fedele, ancorché lodevole e commendevole per poter beneficiare delle Grazie del Santo Sacrificio, non è tuttavia elemento sostanziale dell’azione sacra: è dogma di fede che qualsiasi Messa, anche se celebrata dal solo sacerdote, è perfettamente valida e rende a Dio l’onore che Gli è dovuto, ed adempie perfettamente ai quattro fini che essa, come Santo Sacrificio, si prefigge: adorazione, propiziazione, ringraziamento, impetrazione.
Pur non essendo prevista nell'Antico rito la Messa sine populo, il codice del 1983 ammette come possibilità, in determinate circostanze, la celebrazione di una messa senza nessuno, che anche oggi i sacerdoti senza cura d'anime sono soliti celebrare....
Qui bisognerebbe notare che nel "Novus Ordo" (in linea col nuovo soggetto "Assemblea celebrante", in luogo di Cristo) è previsto un rito della Messa cum populo ed uno della Messa sine populo, come se quando il sacerdote (nella nuova veste di "Presidente" dell'Assemblea) si volge per il Dominus vobicum non si rivolgesse all’intera Chiesa militante, purgante e trionfante, ma solo ai fedeli fisicamente presenti... (M.G.) 
Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e successivi.

Può un vescovo limitare una "messa privata"
nell'usus antiquior a un sacerdote con un ministrante?

In alcune diocesi, la Traditionis Custodes viene “applicata” con modalità che vanno ben al di là di quanto sarebbe richiesto dalla lettera della legge (così com'è; P. Réginald-Marie Rivoire nel suo magistrale trattato canonico ha dimostrato che è una cattiva legge e peggiore teologia; vedi anche il mio articolo sui neo-sacerdoti e il permesso di offrire l'usus antiquior). Accade anche quando i vescovi tentano di ridefinire la "messa privata" come una messa in cui sono presenti solo un sacerdote e un ministrante e nessun altro.

Cominciamo con una questione canonica preliminare. Se un vescovo si limita a spiegare ai suoi sacerdoti che questa sarà la sua politica, o se gli è stata comunicata in modo informale, allora non è né valida né legalmente applicabile, il motivo è dato da una serie di canoni:

venerdì 20 gennaio 2023

20 gennaio - Supplica alla Madonna del miracolo

Oggi, 20 gennaio, ricorre l'anniversario della conversione di Alfonso Ratisbonne a Roma, in Sant'Andrea delle Fratte, luogo della devozione alla Santa Vergine del miracolo [vedi]. La Madre del Signore e nostra, tra i tanti interventi con i quali nel corso dei secoli si è prodigata verso i suoi figli quale Madre di misericordia e Mediatrice di tutte le grazie, nel 1830 ha affidato a S. Caterina Labouré la medaglia miracolosa come strumento di grazia.
Tra i tanti santi devoti della Medaglia miracolosa, fu il giovane Massimiliano Kolbe, che il 20 gennaio 1917, settantacinquesimo anniversario dell’apparizione, proprio in sant’Andrea delle Fratte, nell’ascoltare la rievocazione della conversione del Ratisbonne, concepì l’istituzione della sua Milizia dell’Immacolata, col fine di «cercare la conversione dei peccatori, eretici, scismatici, giudei ecc., e specialmente dei massoni; e la santificazione di tutti sotto il patrocinio e mediante la B.V.M. Immacolata». Chiediamo l'intercessione sua e della B.V.M. perchè Iddio continui a guidare la Sua Chiesa.
Pio XI, il 19 luglio 1931, in occasione del processo di beatificazione di Caterina Labouré, accennando ai mali che affliggevano la Chiesa, disse: «In questi giorni risplende la Medaglia miracolosa, come per richiamarci in modo visibile e tangibile che alla preghiera tutto è permesso, anche i miracoli, e soprattutto i miracoli. In ciò sta la specialità magnifica della Medaglia miracolosa, e noi abbiamo bisogno di miracoli. è già un gran miracolo che i ciechi vedano… ma vi è un altro miracolo che dobbiamo domandare a Maria Regina della Medaglia, ed è che vedano quelli che non vogliono vedere…».
Qui potete trovare il testo della Supplica che si rivolge alla Vergine ogni 27 novembre e in ogni urgente necessità. Di seguito riprendo il testo di quella che in Sant'Andrea delle Fratte si recita a mezzogiorno del 20 Gennaio e che mi sono permessa di integrare in alcuni punti.

SUPPLICA ALLA MADONNA DEL MIRACOLO recitata il 20 gennaio

La Chiesa è Santa, pur se composta di peccatori

Nell'ascoltare i Santi, approfondiamo la nostra fede e chiediamo la loro intercessione. Scorrendo il titolo ci sovviene  il termine casta meretrix, l'ossimoro riferito alla Chiesa da Sant'Ambrogio. Potremmo esser tentati dal farne un uso sommario; ma Sant'Ambrogio usava il paradosso per affermare la santità della Chiesa, che rimane vergine e casta precisamente nell'accogliere coloro che erano peccatori (meretrix) e, per le acque purificatrici del Battesimo e della Penitenza, cessano di esserlo, e recuperano la verginità perduta perché ricongiunti allo Sposo che è Lui che la rigenera. I peccatori incalliti non le appartengono finché non si pentono e non si convertono (l'accoglienza della misericordia esige il riconoscimento delle proprie colpe) e, in questo caso, nella Chiesa c'è la salvezza.

La Chiesa è Santa, pur se composta di peccatori

Ascoltiamo don Dolindo Ruotolo:
"La Chiesa è guidata dalla Provvidenza di Dio.
Gli scandali dei membri della Chiesa sono un segno della sua vita, poiché le malattie non colpiscono le statue o le figure dipinte, ma gli esseri vivi. Nella sua anima la Chiesa è invece immacolata, santa, senza macchie e senza rughe.
Le sette che sono un corpo senza vita, hanno spesso un volto incipriato e dipinto, si gloriano della loro apparenza, ma vanamente.
Un fiore soverchiamente manierato e simmetrico, è un fiore artificiale, senza profumo e senza vita, mentre quasi sempre il fiore sbocciato da una pianta viva, ha qualche petalo che cade, o qualche foglia intristita dal gelo.
La Chiesa non è una vetrina di fiori artificiali, belli solo in apparenza; è un giardino fecondo dove cresce il germe cattivo con quello buono, fino alla raccolta e alla mietitura. Non ci scandalizziamo dunque quando veniamo a conoscenza di Sacerdoti cattivi o di membra guaste della Chiesa, piuttosto pensiamo noi a consolarla nei suoi dolori con la nostra virtù.
La Chiesa in mezzo alle sue pene dà a Dio le anime privilegiate, formate esse pure dall'angustia e dal dolore; fioriscono in Lei per la lotta fra il bene ed il male gli atti più vivi di amore, le riparazioni, l'apostolato, la virtù. Germinano in Lei i gigli candidi della purezza, i fiori vermigli del martirio, e le gemme profumate della carità in mezzo all'uragano che vorrebbe sradicare da Lei ogni vita, come germinarono dal Corpo piagato del suo Redentore i fiori dell'amore, della riparazione e della vita che salvò il mondo.
Persuadiamoci che la Chiesa è guidata da una specialissima Provvidenza di Dio, e che ogni male in Lei è utilizzato come concime delle piante buone. Essa è tutto un ricamo ammirabile della grazia, dove, proprio come nel ricamo; ci sono anche dei vuoti, che fanno risaltare la bellezza dell'insieme. Giudicarla a modo umano, significa non intendere nulla della sua divina costituzione, significa smarrirsi nelle conclusioni più stolte e più menzognere."

Io, Benedetto XVI e l’autodemolizione dell’Occidente. Intervista esclusiva a Marcello Pera

L'Osservatorio Card. Văn Thuận pubblica un'ampia intervista a Marcello Pera, che riprendiamo di seguito, dal titolo "Io, Benedetto e l'autodistruzione dell'Occidente". In essa, tra l'altro, Pera afferma che ai tempi dei suoi colloqui con Benedetto XVI esistevano già due Chiese, che la bomba ad orologeria del Vaticano II era scoppiata, che i secolarismi stanno vincendo con la complicità della Chiesa, che l'Occidente così come è oggi è perduto, che i Pontefici preconciliari furono profetici, che bisogna frenare e invertire l'autodemolizione dell'Occidente.

Io, Benedetto XVI e l’autodemolizione dell’Occidente.
Intervista esclusiva a Marcello Pera


L’ultimo giorno dell’anno civile – giorno in cui la Chiesa celebra san Silvestro, il Papa di Costantino e del Concilio di Nicea – papa Benedetto XVI concludeva il suo pellegrinaggio terreno.

Con la morte di Benedetto XVI, non solo ci lascia un fine teologo e un grande intellettuale europeo, ma si chiude un’epoca, quella del Concilio Vaticano II (e del travagliato post-Concilio) e forse si chiude anche l’età della Chiesa come anima di una civiltà. Con san Silvestro I la Chiesa divenne l’anima dell’Impero Romano dalla Britannia all’Egitto, dalla penisola iberica alla Siria, dall’Atlantico al Mar Nero, oggi la Chiesa guidata da Jorge Mario Bergoglio ha completamente rinunciato all’idea di plasmare, informare e guidare una civiltà. L’idea stessa di societas christiana o di Civiltà Cristiana è estranea alla deriva teologico-ideologica e pastorale incarnata dal pontificato di Francesco che pare anzi proporre il paradigma inverso con il mondo, sociologicamente inteso, elevato a luogo teologico a cui conformare Chiesa, dottrina e predicazione.

giovedì 19 gennaio 2023

Oggi inizia l'Ottavario per la conversione dei non cattolici, da non confondere con l'attuale 'Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani'

Oggi la Chiesa inizia la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (nell'immagine a lato la locandina di quest'anno); purtroppo non l'unità, quella vera, che solo Signore realizza tra chi rimane in Lui, ma quella secondo il volontarismo umano dell'insano ecumenismo conciliare [vedi].
Lo ritroviamo nelle seguenti parole di Papa Ratzinger  in occasione della Settimana del 2011. "È importante, allora, crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani; sentire che esiste una vera unità interiore tra tutti coloro che seguono il Signore; collaborare il più possibile, lavorando assieme sulle questioni ancora aperte; e soprattutto essere consapevoli che in questo itinerario il Signore deve assisterci, deve aiutarci ancora molto, perché senza di Lui, da soli, senza il “rimanere in Lui” non possiamo fare nulla". La conclusione è cosa buona e giusta, ma quanto precede riafferma che "occorre superare tutte le barriere che ancora esistono tra cristiani"; ma purtroppo ciò esclude il Reditus dei fratelli separati ne La Catholica, l'unica che custodisce la Verità della Rivelazione non spuria e dunque scevra delle contaminazioni e dei tagli delle varie Riforme...

E allora, per contro, ricordiamo che oggi comincia l'Ottavario di preghiera per la conversione di eretici, scismatici e acattolici. Un'ottima occasione oltre che per pregare, in barba al Post-concilio, anche per ripassare cosa sia uno scisma. E per riflettere anche sull'opera di alcuni in un'epoca di pan-cristianesimo, denunciato da Pio XI, in cui pare che le sopraccitate definizioni di eretico e scismatico si debbano applicare a chi creda che ancora esistano eretici e scismatici, a costo di essere calunniato dall'universo mondo.

Cathedra Veritatis Omelia dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò nella festa della Cattedra di San Pietro in Roma

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Cathedra Veritatis
Omelia dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò
nella festa della Cattedra di San Pietro in Roma

Deus, qui beato Petro Apostolo tuo,
collatis clavibus regni cælestis,
ligandi atque solvendi pontificium tradidisti:
concede; ut, intercessionis ejus auxilio,
a peccatorum nostrorum nexibus liberemur.

SIA LODATO GESÙ CRISTO
Oggi la Chiesa in Roma celebra la festa della Cattedra di San Pietro, con la quale l’autorità che Nostro Signore conferì al Principe degli Apostoli trova nella Cattedra il suo simbolo e la sua espressione ecclesiale. Troviamo tracce di questa celebrazione sin dal sec. III, ma fu in occasione dell’eresia luterana che Paolo IV, nel 1558, stabilì che la festa della Cattedra qua primum Romae sedit Petrus avesse luogo il 18 Gennaio, in risposta alla negazione della presenza dell’Apostolo nell’Urbe. L’altra festa, per la Cattedra della prima Diocesi fondata da San Pietro, Antiochia, è celebrata dalla Chiesa universale il 22 Febbraio.

Mons. Chaput: "Dire la verità è polarizzante" (riguarda la sinodalità e il Vaticano II)

Dopo la dura critica del Card. Pell [qui], l'arcivescovo Chaput ha parlato nei giorni scorsi con The Pillar (segue l'intervista nella nostra traduzione) della morte di papa Benedetto XVI e del cardinale George Pell, del sinodo sulla sinodalità e del Concilio Vaticano II, sulle cui problematiche molto abbiamo approfondito su questo blog. Quanto a Mons. Chaput, potete trovare da qui i link a molti precedenti su sue coraggiose posizioni.

Mons. Chaput: "Dire la verità è polarizzante"
(riguarda la sinodalità e il Vaticano II)


L'arcivescovo Charles Chaput, OFM Cap., è l'arcivescovo emerito di Filadelfia e da lungo tempo un leader tra i vescovi americani.
L'arcivescovo, 78 anni, è diventato nel 1988 il secondo sacerdote di discendenza nativa americana a diventare vescovo diocesano. Dopo aver prestato servizio per nove anni come vescovo di Rapid City, South Dakota, Chaput è diventato nel 1997 arcivescovo di Denver e nel luglio 2011 è stato nominato alla guida dell'arcidiocesi di Filadelfia.
Chaput e l'arcidiocesi di Filadelfia hanno ospitato nel 2015 l'Incontro mondiale delle famiglie. Nello stesso anno, Chaput è stato delegato al Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, ed è stato eletto per un mandato nel Consiglio Permanente del Sinodo dei Vescovi in Vaticano.
L'arcivescovo, autore di quattro libri, ha parlato con The Pillar questa settimana della morte di papa Benedetto XVI e del cardinale George Pell, del sinodo sulla sinodalità e del Concilio Vaticano II.

mercoledì 18 gennaio 2023

Avviso. Giovedì 19 gennaio Requiem in memoria del Card. Pell

Vi comunico che giovedì 19 gennaio alle ore 18,00 nella Basilica dei SS. Celso e Giuliano sarà officiato il solenne Requiem al tumulo in memoria dell'Em.mo Card. Georg Pell. 
Il Requiem sarà preceduto alle ore 17.00 dal Vespro dei Defunti e dalla devozione dei Cento Requiem.

martedì 17 gennaio 2023

Non siamo plebe beota che si lascia rifilare blatte e grilli!

Attenzione alle sempre nuove Finestre di Overton! [vedi]. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

Vedere Alessandro Cecchi Paone che divora pasta e larve in uno studio televisivo, applaudito dalla plebe beota, ci dà una chiara idea di quale sarà la prossima (certo non l'ultima) frontiera dell'antiumano.
Alessandro Cecchi Paone è stato la bandiera, prima di Vladimiro Guadagno, dell'omosessualismo televisivo.
Poi è stato uno dei volti della propaganda vaccinista durante il Covid. 
Ora, se Paone mette il suo faccione anche sull'insettofagia, è un gran brutto segno. Significa che il sistema dell'indottrinamento di massa ha deciso di puntare, anche in Italia, su pasta e blatte. 
Da quando smise  di fare il presentatore televisivo, Cecchi Paone divenne  la vociante avanguardia, in Italia,  per propagandare sistematicamente qualsiasi novità inaccettabile che poi, dopo previo bombardamento, viene accettata dai più. È il centravanti di sfondamento del propagandismo mediatico anticristiano e antiumano.
Se ora ci spiega, davanti alle telecamere, che è necessario mangiare la pasta con le larve ("perchè lo dice la Fao") vuol dire che coloro che davvero comandano,  su pasta e larve ci stanno puntando davvero. (Martino Mora)

lunedì 16 gennaio 2023

Dall’Islam a Cristo: la conversione di Mehdi Djaadi, rapito dall’Eucarestia

Ristoriamoci con le realtà positive, che non mancano.
Dall’Islam a Cristo: la conversione di Mehdi Djaadi,
rapito dall’Eucarestia

Un attore franco-algerino racconta la sua conversione dall’Islam al cattolicesimo passando dal protestantesimo. Nato in un quartiere difficile, strappato dal teatro alla delinquenza, nel suo spettacolo Coming out testimonia il suo itinerario spirituale e il suo cammino verso la vera libertà. 
È un «coming out» decisamente fuori dall’ordinario quello messo in scena da Mehdi Djaadi, attore di teatro franco-algerino. No, non è quello che pensate. Quella rappresentata da Mehdi nel suo monologo intitolato appunto «Coming out» non è la storia di un’uscita da qualche armadio buio: è il racconto di una conversione, di uno sguardo che si apre progressivamente alla luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Mehdi Djaadi nasce nel 1986 a Saint-Étienne (capoluogo del dipartimento della Loira), nel quartiere di Crêt-de-Roc. È il secondo dei quattro figli di una famiglia originaria dell’Algeria, il padre è un manovale e la madre fa la mastra d’asilo.