Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 15 luglio 2025

Mons. Viganò. La “Conversione” Green Dichiarazione a proposito dell’endorsement vaticano alla frode climatica dell’Agenda 2030

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
La “Conversione” Green
Dichiarazione a proposito dell’endorsement vaticano
alla frode climatica dell’Agenda 2030


La teoria che attribuisce all’uomo la responsabilità dei cambiamenti climatici derivanti dall’emissione di CO2 nell’atmosfera è sostenuta da una parte ampiamente minoritaria della comunità scientifica, peraltro in gravissimo e palese conflitto di interessi. La sua sovraesposizione mediatica è data dalla sistematica censura di tutte le voci davvero indipendenti e autorevoli, e costituisce una totale falsificazione della realtà.

È sulla riduzione della CO2 che si basa l’intero castello di menzogne e frodi che dovrebbero legittimare la “transizione green”. In realtà l’anidride carbonica è indispensabile alla sopravvivenza della vita sul Pianeta, e ridurla significa distruggere ogni forma vivente sulla Terra. E quand’anche il riscaldamento globale fosse reale, esso non avrebbe alcun significativo rapporto con l’attività umana, essendo originato principalmente dall’attività solare. Infine, le soluzioni proposte per porre rimedio all’aumento dell’anidride carbonica suonano risibili, poiché vengono adottate solo da una parte delle Nazioni, mentre Cina e India continuano a costruire centrali a carbone e ad utilizzare l’energia derivante dai combustibili fossili. D’altra parte, gli impianti per la produzione di energia alternativa risultano molto più inquinanti di quelli tradizionali.

Una mappa della mente medievale / Comprendere il passato attraverso la metafora

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis. Gli esempi e le metafore destinate a lettori anglofoni non sminuiscono il fascino e l'interesse del discorso oggettivo che alimenta la nostra riflessione. Amo l'Autore proprio per questo. Il linguaggio e il nostro esprimerlo ci forma, ci trasforma e forgia la realtà che viviamo. Ed è la prova per quanto ci riguarda, di quanto ci rende non manipolabili — aiutando anche altri a non esserlo — dal nichilismo e dal progressivo imbarbarimento che siamo costretti a subìre in questa temperie oscura. Ne parlavamo, ad esempio, ieri [qui ].

Una mappa della mente medievale
Comprendere il passato 

 La metafora
Il linguaggio è la casa dell'essere. Nella sua casa, l'uomo abita.
—Martin Heidegger
Chi studia e scrive di cultura medievale, me compreso, afferma cose che implicano una conoscenza dei processi di pensiero, delle abitudini mentali e delle modalità di percezione, nonostante non ci siano personaggi medievali in circolazione che possano raccontarci come pensano, come strutturano il loro spazio mentale e come percepiscono il mondo esterno. Perché qualcuno può affermare di possedere una tale conoscenza? Com'è possibile integrare "la mente medievale" in discussioni presentate come principalmente fattuali piuttosto che congetturali o fantasiose?

Parte della risposta viene da qualcosa che spesso si fa strada tra le pagine di Via Mediaevalis: la letteratura. Una massima che mi piace tenere sempre a portata di mano, nel caso qualcuno mi fermi per strada e mi chieda perché dovremmo preoccuparci di studiare la "narrativa" letteraria invece dei "fatti" storici, è che "la storia mi dice cosa hanno fatto le persone, ma la letteratura mi dice cosa hanno pensato". Questa è una semplificazione eccessiva, ma rende il concetto: la letteratura è una finestra sul mondo interiore – sensazioni, relazioni, comprensioni, idee, credenze, valori, desideri, sogni – di individui e comunità che hanno vissuto nell'Età della Fede (piuttosto che nell'età dell'umanesimo, dell'"illuminismo" o del capitalismo industriale). Apprezzo la storia e la stimo molto, ma è la letteratura che mi dice in modo più eloquente e mi mostra in modo più vivido come riscoprire la realtà, reimmaginare la vita umana e riformare me stesso.

L'Unione Europea si vergogna delle dodici stelle della Madonna

Grazie al cattolico Arsène Heitz, la bandiera dell'Unione Europea nasce sotto il segno dell'Immacolata... ma Ursula von der Leyen finge di non saperlo. Ed ora siamo all'assurdo. vedi qui qui. Auxilium christianorum, ora per nobis!
L'Unione Europea si vergogna delle dodici stelle della Madonna
di Giuliano Guzzo

Tu chiamale, se vuoi, figuracce. Una politica che alle gaffe risulta saldamente abbonata - è ormai ai livelli dell'indimenticabile Jean-Claude Juncker e in scia a Joe Biden - è Ursula von der Leyen la quale, essendo presidente della Commissione dell'Unione europea, ha pensato bene di segnalare a tutti che, udite udite, ignora perfino la più recente storia europea. La spettacolare performance si è consumata sui profili social ufficiali della von der Leyen, che due giorni fa ha scritto: «Il 29 giugno 1985, i leader europei scelsero un simbolo che avrebbe resistito alla prova del tempo. Dodici stelle dorate in un cerchio. Un simbolo potente di ciò che siamo e di ciò che rappresentiamo: unità e pace, democrazia e solidarietà. Oggi celebriamo i 40 anni della nostra bandiera comune».
Ora, già accostare allegramente all'Unione europea a parole impegnative quali «unità e pace, democrazia e solidarietà», se non un azzardo, appare comunque un esercizio temerario. Ma, non già da passante bensì da presidente della Commissione europea, pure dimostrare al mondo di non sapere - o censurare volutamente, scegliete cosa sia peggio - il significato delle «dodici stelle dorate in un cerchio» che rappresentano la bandiera europea, ecco, è inqualificabile. Urge pertanto ricordare alla signora von der Leyen, come le «dodici stelle dorate in un cerchio» non siano un omaggio ad «unità e pace, democrazia e solidarietà» - tutte cose importanti, sia chiaro, soprattutto quanto vere e non citate tanto per -, bensì una scelta precisa.

lunedì 14 luglio 2025

L’evasione dell'oralità: Il rifiuto come sintomo del crollo antropologico della scuola delle competenze

Eppure credo che esistano ancora dei veri insegnanti che esercitano l'arte maieutica. Ma si contano sulla punta delle dita. Un altro dei deficit del nostro tempo da risanare. Chi ha difficoltà a parlare dimostra di non saper ragionare, organizzando le idee per esprimerle. Ideale come soggetto manipolabile... Qui l'indice degli articoli sulla società distopica.

L’evasione dell'oralità: Il rifiuto come sintomo
del crollo antropologico della scuola delle competenze


Il recente fenomeno, divenuto virale e diffusamente commentato nel circuito mediatico, di studenti che inscenano vere e proprie "sceneggiate" per sottrarsi alla prova orale dell’esame di maturità, rappresenta ben più che un semplice atto di ribellione adolescenziale o un’espressione marginale di disagio individuale. Si tratta, in verità, del sintomo visibile di una crisi assai più profonda: la dissoluzione della forma scolastica in quanto luogo di trasmissione culturale e di formazione integrale della persona.
L’evitamento della prova orale, lungi dall’essere un fatto isolato, si iscrive in un orizzonte culturale e pedagogico plasmato da decenni di riforme ispirate a un paradigma funzionalista, tecnocratico, postumanistico. È il prodotto terminale della cosiddetta "scuola delle competenze", cioè dell’ideologia educativa imposta da Bruxelles attraverso una progettualità pedagogica riduzionista che ha disancorato il sapere dalla verità, lo studio dalla fatica, la conoscenza dalla memoria, l’intelligenza dal giudizio.

Il Sanctus

Si riallaccia ai precedenti: Il Suscipe sancte Pater qui - qui e L'offerimus tibi Domine qui; In spiritu humilitatis qui: Il Lavabo qui; Il Suscipe Sancta Trinitas qui ; L'Orate fratres e Suscipiat qui ; La Secreta qui ; Il dialogo introduttivo al Prefatio qui. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement conosciamo più a fondo Il dialogo introduttivo al Prefatio, un'altra delle sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità.
Il Sanctus

Per ragioni pratiche, il Sanctus è considerato una composizione a sé stante, ma come scrive Adrian Fortescue, "è, ovviamente, semplicemente la continuazione del Prefatio. Sarebbe del tutto logico", continua,
se il celebrante lo cantasse direttamente da solo. Ma il tocco drammatico di lasciare che il popolo riempia il canto corale degli angeli, al quale (come dice la prefazione) anche noi desideriamo unirci, è un'idea ovvia, molto antica e abbastanza universale. [1]
Davvero precoce. Il Sanctus liturgico è testimoniato da Clemente Romano (m. ca. 100) e Tertulliano (155-220), e una sua versione si ritrova in tutte le liturgie apostoliche. Nei riti antiocheno, romano, ambrosiano, gallicano e mozarabico, il trisagio di Isaia 6,3 è seguito dalla proclamazione della folla nella Domenica delle Palme nei Vangeli. [2] Nel rito romano il risultato è il seguente:

Mons. Strickland. Quando i lupi indossano i paramenti: L'ASSEDIO SINODALE all'interno della Chiesa

Ancora una volta un vero pastore che non tace. La situazione si fa sempre più problematica [vedi]. Qui l'indice dei precedenti.
Quando i lupi indossano i paramenti:
L'ASSEDIO SINODALE all'interno della Chiesa


Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Ci sono momenti nella storia della Chiesa in cui le pecore devono alzare lo sguardo, non a causa delle tempeste che arrivano dal mondo, ma perché gli stessi pastori hanno taciuto... O peggio, si sono uniti ai lupi. San Paolo una volta avvertì la Chiesa di Efeso con chiarezza penetrante: “Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge” (Atti 20, 29).

E quei lupi sono arrivati. Indossano i paramenti. Parlano di misericordia, ma si fanno beffe della verità. Predicano l'inclusione, ma escludono la fedeltà al Deposito della Fede. Benedicono ciò che Dio ha chiamato peccato. Stiamo vivendo da cima a fondo un assedio, non dal di fuori (della Chiesa) ma dall'interno. Questa è l'ora del tradimento, non dissimile dal giardino del Getsemani. Ma questa volta i traditori indossano le mitrie e portano i pastorali.

domenica 13 luglio 2025

Il Vaticano preme per il "nuovo modo di essere Chiesa" nel Piano di rilancio del Sinodo per 3 anni

Nella nostra traduzione da LifeSiteNews. Il nuovo documento vaticano sul Sinodo è destinato ad essere letto in tandem col documento finale del Sinodo sulla Sinodalità (Roma-ottobre 2024). Papa Leone XIV aggiunge altre due commissioni sinodali alle 10 già create da Papa Francesco, tra cui una per la Liturgia Non metto chiose (la prima e unica è stata inevitabile) né faccio commenti. Ne abbiamo discusso ad nauseam (vedi indice). Resta ancora da conoscere la posizione chiara e non ondivaga del nuovo papa.

Il Vaticano preme per il "nuovo modo di essere Chiesa"
nel Piano di rilancio del Sinodo per 3 anni


La Segreteria del Sinodo ha emanato le linee guida su come implementare la fase triennale di attuazione del Sinodo pluriennale sulla sinodalità, sottolineando che si tratta di un modo di "crescere in un nuovo modo di essere Chiesa.”[ma la chiesa non è già abbastanza irriconoscibile per effetto dei cambiamenti indotti dalla pastorale conciliare e dal processo rivoluzionario di Bergoglio? -ndT]

Come annunciato la scorsa settimana, il 7 luglio il Segretariato Generale del Sinodo ha pubblicato un documento di 14 pagine su come la Chiesa cattolica a livello locale dovrebbe andare avanti col Sinodo pluriennale di Papa Francesco sulla sinodalità. Il che arriva tra molte continue speculazioni su come il nuovo Papa Leone XIV risponderà al sinodo e quale linea potrebbe prendere con esso.

Domenica quinta dopo la Pentecoste (Redemísti nos, Dómine, in sánguine tuo)

Ripubblico per chi ci legge solo ora e anche per rinnovare il nostro approfondimento degli insegnamenti che nutrono la nostra fede, nell'ottica del valore maieutico della ripetizione per l'assimilazione sempre più profonda dei misteri pregati e contemplati. I frutti maturano nella ripetizione e nell'abitudine. Col richiamo alla necessità della continuità del prendersi cura: cultura deriva dal contesto agricolo e indica ciò che deve essere prodotto curato e amato costantemente e ripetutamente. L'atto spirituale non si esaurisce nell'essere compreso una sola volta: approfondito, sollecita nutre e trasfigura. Cogliamo in controluce la bellezza e l'insistente qualità dell'eternità sempre identica ed è la pratica costante che produce frutti. Per questo repetita iuvant...

Domenica quinta dopo la Pentecoste

Intróitus
Ap. 5, 9-10 - Redemísti nos, Dómine, in sánguine tuo, ex omni tribu, et lingua, et pópulo, et natióne: et fecísti nos Deo nostro regnum.
Ps. 88, 2 - Misericórdias Dómini in aetérnum cantábo: in generatiónem et generatiónem annuntiábo veritátem tuam in ore meo. - Glória Patri
Ap. 5, 9-10 - Redemísti nos, Dómine…
Introito
Apoc. 5, 9-10 - O Signore, ci hai redendo col tuo Sangue, noi di ogni tribú, e lingua, e popolo, e nazione: e hai fatto di noi un regno pel nostro Dio.
Sal. 88, 2 - Le misericordie del Signore vanterò in eterno: di generazione in generazione la mia bocca annunzierà la tua verità.
Gloria al Padre…
Apoc. 5, 9-10 - O Signore, ci hai redento…

All'Ufficio.
La Chiesa ha iniziato questa notte la lettura del secondo libro dei Re, che comincia con il racconto della infelice morte di Saul e dell'avvento di David al trono d'Israele. L'esaltazione del figlio di Iesse segna il punto culminante della vita profetica dell'antico popolo; in lui Dio trova il suo servo fedele (Sal 88,21), e lo avrebbe mostrato al mondo come la più completa figura del Messia venturo. Un giuramento divino garantiva al nuovo re l'avvenire della sua stirpe; il suo trono doveva essere eterno (ivi 36-38), poiché doveva diventare un giorno il trono di colui che sarebbe stato chiamato Figlio dell'Altissimo senza cessare di avere David per padre (Lc 1,32).

sabato 12 luglio 2025

Imparare il latino liturgico, lezione 1

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, approfittiamo del lavoro di uno dei tanti appassionati studiosi d'oltreoceano Per chi è completamente digiuno di latino e ha interesse a colmare questa lacuna, così diffusa nelle ultime generazioni — e purtroppo anche tra i sacerdoti —, può trovare i rudimenti indispensabili per comprendere il latino ecclesiastico e porre le basi di un maggiore approfondimento in genere favorito dalla frequentazione delle liturgia dei secoli. Un piccolo inconveniente è dato dalla taratura per lettori anglofoni, ad esempio riguardo alla pronuncia; ma penso agevolmente colmabile dall'efficacia del metodo. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Latina Lingua.

Imparare il latino liturgico, lezione 1
Considerazioni preliminari su pronuncia, vocabolario e grammatica
Robert Keim

Pronuncia

Un buon punto di partenza per imparare una lingua è la pronuncia. Quello che chiamo "latino liturgico" significa semplicemente "latino ecclesiastico come si trova nei testi della sacra liturgia", e quindi per pronunciare correttamente il latino liturgico dobbiamo imparare le regole che governano la pronuncia del latino ecclesiastico. Non intendo approfondire questo aspetto, poiché le informazioni sono facilmente reperibili altrove, e anche perché la pronuncia latina è piuttosto semplice rispetto, ad esempio, a quella inglese o francese. (In queste lezioni, se uso la parola "latino" senza essere più specifico, mi riferisco al latino ecclesiastico.)

La guida più autorevole che abbia mai trovato sulla pronuncia del latino liturgico è disponibile, gratuitamente, online. Padre De Angelis, oltre a essere originario dell'Italia, ha conseguito un dottorato in teologia ed è poi diventato un illustre professore di latino e liturgia negli Stati Uniti. Sono d'accordo con lui quando afferma:
A partire da pagina 8, Padre De Angelis esamina ogni lettera dell'alfabeto latino e fornisce tutto ciò che serve per una pronuncia eccellente. Sono comunque molte informazioni. Se cercate qualcosa di condensato e diretto, provate " Pronunciare il latino ecclesiastico: una guida rapida ". Questa guida è molto valida e al tempo stesso esemplifica due abitudini che De Angelis considera non ottimali. Secondo la guida rapida:
e si pronuncia come in e gg

o si pronuncia come in t o ne
Secondo De Angelis:
La e (eh) si pronuncia come in let, met, rent… Non pronunciare mai la "e" con il suono lungo "a" come in "way", "bay", ecc. o (aw) si pronuncia come "o" in "order" (ordine) o come "a" in "awe". Non ha mai il suono "o" come in "oh" o come in "go".
Vocabolario
Non c'è modo di evitarlo: per imparare il latino o qualsiasi altra nuova lingua, bisogna studiare e memorizzare il significato delle parole. La maggior parte delle persone non ama esercitarsi con il vocabolario, ma quando l'obiettivo è comprendere il latino liturgico, lo studio delle parole è davvero fattibile: non serve un lessico colossale e, inoltre, molte delle parole sono simili o correlate a parole inglesi che già si conoscono. Ad esempio, tutte le seguenti parole compaiono nei canti propri (Introito, Graduale, Alleluia, Offertorio, Comunione) per la Messa di questa domenica prossima (la quinta domenica dopo Pentecoste, nel rito tradizionale). Riporto la parola così come compare nel testo liturgico, quindi potrebbe apparire diversa dalla forma del termine nel dizionario (ad esempio, vox è ciò che si troverebbe in un dizionario e vocem è la forma accusativa singolare di vox ).
  • exaudi (= “ascolta con cortesia”, confronta con “ udibile ”)
  • vocem (= “voce”, confronta con “ vocale ”)
  • despicias (= “disprezzare”)
  • salutaris (= “salvezza”, confronta con “ salutare ”)
  • illuminatio (= “luce, illuminazione”)
  • protector  (= protettore)
  • servi (= “servitori”)
  • veementer (= “vigorosamente, eccessivamente”, confronta con “ veemente ”)
  • tribuit (= “ha concesso, conferito”, confronta con “ tributo ”)
  • intellectum (= “comprensione”, confrontare con “ intelletto ”)
  • inhabitem (= “abitare, abitare”)
  • domo (= “casa”, confronta con “ domestico ”)
  • vitae (= “vita”, confronta con “ vitale ”)
Pertanto, comprendere il latino liturgico significa tanto "reinventare" il proprio vocabolario inglese quanto acquisire il vocabolario latino.

Non fraintendetemi, però: parole simili e correlate (chiamate affini) non bastano. In qualche modo, bisogna imparare una quantità di vocabolario piuttosto ampia, ma "grande quantità" non corrisponde necessariamente a "molto tempo". Se provate a imparare solo venti parole scelte con cura ogni settimana, in sei mesi potreste averne cinquecento. Con cinquecento parole potete fare molto.

Nei prossimi post includerò elenchi di vocaboli di dimensioni modeste, con enfasi sulle parole più utili e comuni, in modo che possiate ampliare gradualmente il vostro vocabolario man mano che la serie prosegue. Se volete progredire più rapidamente, un'ottima risorsa per lo studio del vocabolario è "A Primer of Ecclesiastical Latin" di John Collins, oppure potreste avere già un altro libro di testo di latino da qualche parte in casa. Non esitate a usare la sezione di vocabolario di un libro di testo ignorando il materiale grammaticale, che potrebbe non essere quello che desiderate o di cui avete bisogno in questa fase. Potreste anche usare l'elenco del Latin Core Vocabulary pubblicato dal Dickinson College o il Core Medieval Latin Vocabulary del Centre for Medieval Studies dell'Università di Toronto. Le flashcard sono semplici ed estremamente efficaci; sedersi per un po' e creare flashcard fisiche può essere un'esperienza piacevole e rilassante. Se apprezzate l'approccio digitale, qualcuno ha già creato una raccolta di vocaboli di latino ecclesiastico per un'app gratuita per flashcard chiamata Anki.

Se sei il tipo che dipingerebbe il soffitto o andrebbe a farsi otturare una cavità piuttosto che memorizzare il vocabolario tramite elenchi e flashcard, non arrenderti. Gli articoli della serie "Imparare il latino liturgico" ti daranno l'opportunità di assimilare nuove parole semplicemente leggendo e riflettendo su testi di vita reale.

Grammatica
Non serve essere un esperto grammatico per comprendere i canti e le letture della Messa, ma non possiamo fare a meno della grammatica. Le parole latine cambiano molto a seconda di come vengono usate in una frase (molto più delle parole inglesi), e leggere un testo latino può diventare un vero disastro se non si hanno solide basi grammaticali.

Discutiamo brevemente i casi nominali, molto importanti e meno familiari al giorno d'oggi, poiché la flessione dei nomi è notevolmente ridotta nelle lingue moderne più diffuse come inglese, francese e spagnolo. Usiamo "Dominus", la mia parola latina preferita, come esempio.

  1. Dominus significa “Signore” come soggetto di una frase: dixit Dominus …, “il Signore disse…”
  2.   Domini significa “del Signore”: … praedicans praeceptum Domini , “…predicando il precetto del Signore ” 
  3. Domino significa “al Signore” o “per il Signore”: dixit Dominus Domino meo… , “il Signore disse al mio Signore …” 
  4.   Dominum significa “Signore” quando riceve direttamente l’azione di un verbo: in tribulatione mea invocavi Dominum, “nella mia afflizione ho invocato il Signore ” 
  5. Domino (purtroppo sembra lo stesso del n. 3) significa "con, in, da, o dal Signore". Questo uso è spesso accompagnato da una preposizione che ne chiarisce il significato: exsultate, justi, in Domino, “rallegratevi, giusti, nel Signore” 
  6. Domine significa “O Signore” (cioè, quando lo stai invocando): Domine, ne discedas a me , “ O Signore, non allontanarti da me”
Pertanto, diversi casi nominali corrispondono a modi diversi in cui un nome viene usato. I sei casi sopra menzionati hanno nomi che potrebbero non sembrare troppo amichevoli, ma in realtà possono aiutarti a ricordare il significato di ciascun caso:
  1. Il caso nominativo si usa per indicare l'oggetto della frase (perché il nominativo si usa per il soggetto della frase).
  2. Il caso genitivo suona un po' come "generare " (deriva dal verbo latino gignere, "generare, generare"). Sebbene il genitivo indichi principalmente il possesso, esiste una parentela tra generare qualcosa e possederlo. Ad esempio, "victoria Domini" ("la vittoria del Signore") significa che la vittoria appartiene al Signore, ma suggerisce anche che il Signore sia in qualche modo l'origine di questa vittoria.
  3. Il caso dativo deriva dal latino dare, che significa "dare". Si dà qualcosa a qualcuno o si fa un regalo per qualcuno. (L'inglese "data", plurale di "datum", deriva da dare, perché un dato era un'informazione "data" o data per scontata). 
  4. Il caso accusativo indica che un sostantivo riceve direttamente l'azione di un verbo. Allo stesso modo, una persona riceve direttamente un'accusa. 
  5. Il caso ablativo suona come able : se tagli la legna con una sega, la sega ti rende capace di tagliare la legna; se viaggi da qualche parte in macchina, la macchina ti rende capace di raggiungere la tua destinazione.
  6. Il caso vocativo suona come "invocare" (entrambe le parole derivano dal latino vocare, "chiamare"). Quando si invoca direttamente Dio e si invoca il suo aiuto, si usa il vocativo: exsurge, Domine, adjuva nos ("sorgi, o Signore, aiutaci").
Concludiamo con una panoramica del caso vocativo, perché è il più semplice dei sei! Almeno, è semplice nella misura in cui non ci sono molte desinenze da ricordare: di solito, la forma vocativa di un nome è identica a quella del nominativo. L'eccezione più comune a questa tendenza riguarda nomi come Dominus che terminano in -us (più precisamente, l'eccezione riguarda i nomi maschili singolari sostantivo di numero singolare, appartenenti alla seconda declinazione e che non terminano in -er o -ir ). Questi nomi sostituiscono -us con -e al caso vocativo. Ecco alcuni altri dettagli che vale la pena conoscere:
  • Sostantivi come filius (“figlio”) che terminano in -ius hanno -i al vocativo: filiusfili .
  • Il vocativo di Deus ("Dio") è semplicemente Deus, non Dee . Allo stesso modo, il vocativo di agnus ("agnello") è agnus, non agne.
  • Il vocativo di Gesù è Jesu.
Ora sapete perché alcuni nomi in una litania sono diversi dalla loro forma "normale" (cioè nominativa) e altri no:
Sancta Maria, ora pro nobis (il vocativo di Maria è Maria )
Sancte Gabriel, ora pro nobis (il vocativo di Gabriel è Gabriel, ma notate che l'aggettivo sanctus ha la desinenza vocativa -e ... ne parleremo più avanti)
Sancte Petre, ora pro nobis (il vocativo di Petrus è Petre )
Sancte Gregori, ora pro nobis (il vocativo di Gregorius è Gregori )

San Girolamo, patrono del ciclo Apprendimento Liturgico Latino, ora pro nobis !
Robert Keim, 11 luglio

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

Nuove prove confermano il rapporto della CDF e incrinano la narrativa vaticana sulle restrizioni della messa tradizionale

"Noi sappiamo che stanno mentendo, sanno che stanno mentendo, sanno anche che noi sappiamo che stanno mentendo, noi sappiamo anche che sanno che sappiamo che stanno mentendo; naturalmente sanno che noi sappiamo di certo che sappiamo che stanno mentendo troppo bene, ma stanno ancora mentendo." Solzhenitsyn

Nuove prove confermano il rapporto della CDF e incrinano la narrativa vaticana sulle restrizioni della messa tradizionale

CITTÀ DEL VATICANO, 10 luglio 2025 — Sono emerse ulteriori prove che confermano l'autenticità delle sezioni che ho pubblicato la scorsa settimana [qui] dal rapporto finale della Congregazione per la Dottrina della Fede sul sondaggio del 2020 tra i vescovi in merito all'attuazione di Summorum Pontificum, la lettera apostolica di Benedetto XVI del 2007 che liberalizzava la liturgia romana tradizionale.

Le sezioni che ho pubblicato il 1° luglio comprendevano la valutazione complessiva del rapporto della CDF sui risultati del sondaggio e una raccolta di citazioni di vescovi che intendevano fornire a Papa Francesco una rappresentazione complessiva delle loro risposte.

venerdì 11 luglio 2025

Solidarietà a Messa in Latino

Tutta la nostra solidarietà a Messainlatino. Speriamo in un pronto ripristino! E che  cambino  anche loro piattaforma... 

Dalla finestra del tempo. Pensieri di un sacerdote sui tempi del concilio.

Dalla finestra del tempo: Il dejà-vu di una Chiesa che di ripete
Dalla finestra del tempo.
Pensieri di un sacerdote sui tempi del concilio.


Negli ultimi giorni, approfittando di questi ultimi giorni di riposo a casa di mia madre, ho finalmente potuto dedicarmi a letture meno impegnative. Così, quasi per diletto, sono andato a sfogliare le pagine della cronaca degli anni ’60 e ’70 che ho ricostruito nel mio ultimo libro sulla Casa di Missione di Rimini. Mi ha divertito osservare come i miei confratelli di allora affrontarono il cambiamento conciliare, con tutte le sue novità, le aspettative, le speranze, e, diciamolo pure, anche molte utopie. Era il tempo delle aperture, dei documenti letti come slogan, delle assemblee permanenti, delle Messe autogestite e dei sogni infiniti. Tempi in cui tutto sembrava finalmente possibile, come se si potesse rifare la Chiesa da capo, questa volta “davvero vicina alla gente”, “davvero umana”, “davvero adulta”.

Come la Chiesa deve recuperare la sacra mascolinità abbandonata

Nella nostra traduzione da Substack.com. una drammatica ma realistica diatriba sulla banalizzazione del sacerdozio conseguente al modernismo e le ragioni della crisi epocale in cui versano le vocazioni, peraltro invece presenti negli ambiti Tradizionali. Precedenti qui - qui.

Prevenire un futuro senza preti
Come la Chiesa deve recuperare la sacra mascolinità abbandonata

San Giovanni da Capistrano incita i soldati alla vittoria sui turchi (particolare di un dipinto presso l'omonima missione in California)

La Chiesa cattolica sulla Terra ha un problema con i preti. Un problema grosso. Non del tipo di cui si legge sui titoli dei giornali. Del tipo che si vede nei seminari vuoti. Del tipo che emerge dalle statistiche e fa sudare i funzionari vaticani sotto i paramenti.

Negli ultimi cinquant'anni, l'America ha perso il 40% dei suoi sacerdoti. La Francia ordina meno uomini ogni anno di quanti la maggior parte delle periferie produca diplomati. I seminari tedeschi rimangono in gran parte vuoti. L'Irlanda fatica a riempire anche solo una classe di seminario. La stessa istituzione sopravvissuta alla persecuzione romana, alle invasioni barbariche e a due guerre mondiali non riesce a convincere i giovani a diventare sacerdoti. Qualcosa di fondamentale si è rotto.

giovedì 10 luglio 2025

La misericordia di non dare l'Eucaristia

Nella nostra traduzione da Crisis Magazine. La Chiesa non ha mai cambiato e non cambierà mai il suo insegnamento sulla ricezione indegna della Santa Comunione: non può. Ma i nostri vescovi devono cambiare la loro prassi, radicata negli anni '60, che permette che ciò accada.

La misericordia di non dare l'Eucaristia

È una strana caratteristica dei nostri tempi che quando un sacerdote adempie al suo sacro dovere, questo diventi notizia. È il caso di Padre Ian Vane, che ha giustamente rifiutato la Santa Comunione al parlamentare britannico Chris Coghlan dopo il suo pubblico sostegno al suicidio assistito. Un gesto del genere da parte di un sacerdote dovrebbe essere comune, tanto quanto lo sono oggi i "cattolici" che promuovono mali pur mantenendo una posizione pubblica.

Ricevere l'Eucaristia in stato di peccato mortale è un sacrilegio perché profana la sacralità del sacramento, ponendoLo in un vaso deturpato. Invece di ricevere le grazie normalmente associate alla ricezione dell'Eucaristia, chi riceve la Comunione in stato di peccato mortale causa ulteriore danno spirituale e aggrava il peccato. Questo insegnamento non è ambiguo, e non lo è mai stato. Si trova nella Scrittura stessa: "Perciò chiunque mangia questo pane o beve questo calice del Signore indegnamente, sarà ritenuto responsabile del corpo e del sangue del Signore" (1 Corinzi 11:27, Knox). Pertanto, un sacerdote che nega la Comunione in questi casi sta cercando sia di assistere il parrocchiano sia di impedire un atto sacrilego.

Ai confini dell'Europa, il risveglio di un popolo. L'Albania torna alla Chiesa!

Quel che dovrebbe succedere in tutta Europa, che si sta imbastardendo, e non solo.
Ai confini dell'Europa, il risveglio di un popolo.
'Albania torna alla Chiesa!


Ho vissuto per molti anni in Europa occidentale. E, come molti di noi, mi sono spesso interrogato, con una certa tristezza, sull'evidente arretramento della fede cristiana nelle nostre società. Le nostre chiese si svuotano, le nostre tradizioni svaniscono e un certo torpore sembra paralizzare i nostri cuori. Nel corso di una ricerca approfondita, mi sono imbattuto in un fatto sorprendente - un segno, forse, che la Vergine vuole portare all'attenzione di coloro che la amano e servono la Chiesa di suo Figlio.

Il fenomeno proviene da un Paese troppo spesso dimenticato: l'Albania. E più precisamente dal Kosovo, questa terra balcanica che ha conosciuto guerre, persecuzioni, dittature, islamizzazione... ma che oggi, contro ogni previsione, sta forse per tornare ad essere ciò che non ha mai smesso di essere in profondità: una terra cristiana.

mercoledì 9 luglio 2025

I coloni israeliani hanno dato fuoco al monastero di San Giorgio e al cimitero cristiano del villaggio cristiano di Taybeh, in Cisgiordania

I coloni israeliani hanno dato fuoco al monastero di San Giorgio e al cimitero cristiano del villaggio cristiano di Taybeh, nella Cisgiordania occupata, conosciuta nella Bibbia come "Aphram" – il luogo in cui Gesù si rifugiò prima della sua passione e crocifissione (Giovanni 11:54). È uno dei siti cristiani più antichi della Palestina. I sacerdoti palestinesi hanno rilasciato una dichiarazione in cui chiedono un intervento internazionale urgente per proteggere la comunità cristiana palestinese, dai ripetuti attacchi dei coloni israeliani, fiancheggiati dall’esercito israeliano.

Dichiarazione rilasciata dai sacerdoti delle chiese di Taybeh - Ramallah, Palestina, in merito ai ripetuti attacchi dei coloni contro terreni, luoghi sacri e proprietà
8 luglio 2025

Noi, sacerdoti delle tre chiese di Taybeh - la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa latina e la Chiesa greco-melchita cattolica - alziamo la voce, a nome della popolazione della nostra città e dei nostri parrocchiani, per condannare con la massima fermezza la serie di gravi e ripetuti attacchi contro la nostra città, che ne minacciano la sicurezza e la stabilità e colpiscono la dignità dei suoi residenti e i suoi luoghi santi.

Martedì 8 luglio 2025, i coloni hanno appiccato deliberatamente incendi nei pressi del cimitero cittadino e dell'antica chiesa di Al-Khader, risalente al V secolo, minacciando uno dei più antichi luoghi di interesse religioso della Palestina. Se non fosse stato per la vigilanza dei residenti e l'intervento dei vigili del fuoco, si sarebbe verificata una catastrofe ancora più grave.

« La depersonalizzazione indotta dall’intelligenza artificiale potrebbe inaugurare l’era dell’Anticristo » (Patriarca di Mosca)

Nella nostra traduzione da Medias Presse info. Si dice che Leone XIV stia preparando un'Enciclica sullo stesso argomento. Indice degli articoli sul transumanesimo e la realtà distopica.

« La depersonalizzazione indotta dall’intelligenza artificiale
potrebbe inaugurare l’era dell’Anticristo » (Patriarca di Mosca)


La Chiesa ortodossa russa ha posto lo sviluppo dell'intelligenza artificiale (IA) al centro delle sue preoccupazioni. Nell'ultima sessione del suo Sinodo Supremo, il Patriarca di Mosca ha messo in guardia dalla disumanizzazione e dalla perdita di valori fondamentali di fronte al progresso tecnologico, ammonendo che ciò potrebbe inaugurare l'era dell'Anticristo.

Il fenomeno della spersonalizzazione delle relazioni umane
Nella recente sessione del Sinodo Supremo della Chiesa ortodossa russa, tenutasi nella Sala del Patriarcato della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill ha aperto i lavori con un discorso incentrato sulle sfide etiche, spirituali e antropologiche derivanti dallo sviluppo accelerato di questa tecnologia.

La lingua della cristianità occidentale

Nella nostra traduzione da Substack.com. Bellissimo oltre che interessante.  C'è da dire qualcosa di più sulla Vetus Latina [vedi]. Qui  l'indice degli articoli sul Latino.

La lingua della cristianità occidentale
Con approfondimenti del Dott. Geoffrey Hull sul “latino facile e accessibile” del Medioevo
JACK CADE
Hai corrotto in modo molto traditore la gioventù del regno
fondando una scuola di grammatica... Ti sarà dimostrato
in faccia che hai intorno a te uomini che di solito
parlano di un sostantivo e di un verbo e di
parole abominevoli che nessun orecchio cristiano può sopportar di sentire...

LORD SAYE Voi uomini del Kent—

DICK IL MACELLAIO Che ne dici del Kent?

LORD SAYE Nient'altro che questo: 'tis bona terra, mala gens.

JACK CADE Via con lui, via con lui! Parla latino.
Solo Shakespeare poteva integrare con tanta abilità una finta condanna sia della grammatica che del latino in un'opera teatrale sulle lotte di potere in Inghilterra nel tardo medioevo. Questo scambio di battute è tratto dall'Atto 4, scena 7 del Secondo Enrico VI, quando Jack Cade, il guastafeste, è a Londra a guidare una breve rivolta popolare. La sua osservazione su "sostantivo" e "verbo" come "parole così abominevoli che nessun orecchio cristiano può sopportare" è, per quanto riguarda il mio senso dell'umorismo, una vera e propria mina vagante. Inoltre, il disprezzo sfacciato di Cade per la grammatica e il latino è pieno di ironia, poiché queste furono le materie che costituirono il nucleo della formazione di Shakespeare e lo prepararono a diventare il più famoso drammaturgo, e uno dei più grandi poeti, della storia.

I cristiani medievali capivano la liturgia Latina?

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis
I cristiani medievali capivano la liturgia latina?
Sembra (ma sembra soltanto) che l'ipotesi sia: no.
soles occidere et redire possunt...
Uno dei corsi di laurea magistrale che ho seguito era particolarmente singolare. Riguardava la teoria e la pratica dell'acquisizione linguistica e, da appassionato di lingue – a quel punto della mia vita avevo già studiato latino, rumeno, spagnolo, francese e italiano – mi iscrissi con entusiasmo. Leggevo e scrivevo molto per quel corso e aggiungevo (almeno temporaneamente) nuovi termini sofisticati al mio lessico accademico: interlingua, grammatica universale, teoria della processabilità, ipotesi di analisi contrastiva, ipotesi di costruzione creativa, ipotesi del filtro affettivo... Nonostante tutto ciò, quello che non ho fatto, e questa è la parte strana, è imparare qualcosa che abbia migliorato significativamente la mia capacità di imparare o insegnare le lingue nella vita reale.

Non era colpa del dipartimento di inglese, né degli autori dei libri di testo, né del professore. Il problema è semplicemente che l'acquisizione di una lingua è un processo estremamente complesso e fondamentalmente misterioso. In effetti, ciò che quel corso mi ha insegnato soprattutto è il rispetto per il mistero della capacità dell'umanità di acquisire competenza – per la maggior parte delle persone, competenza straordinaria – nella comunicazione linguistica. Non è cosa da poco quando un libro di testo universitario, basato sulla scienza moderna, deve discutere di qualcosa chiamato "povertà dello stimolo", ovvero che "i bambini arrivano a conoscere certe proprietà grammaticali che non sono ovviamente apprese tramite input". Quindi, sembra che gli esseri umani – nelle giuste circostanze – sappiano di più sull'uso di una lingua di quanto il mondo materiale abbia insegnato loro. Per uno come me, questo non è poi così sorprendente: Dio è il logos, che in greco significa qualcosa di più vicino a "linguaggio" che a "parola", e se questo Linguaggio divino dimora nella tua anima e permea la tua mente, hai dentro di te la fonte e il compimento di ogni linguaggio terreno.

martedì 8 luglio 2025

Colligite Fragmenta: IV Domenica dopo Pentecoste

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.

Colligite Fragmenta: IV Domenica dopo Pentecoste

Continuiamo il nostro percorso di approfondimento dei testi della Santa Messa domenicale, soffermandoci oggi sulle letture della IV Domenica dopo Pentecoste nel Vetus Ordo del Rito Romano.

L’Epistola ai Romani e il Vangelo di Luca convergono nel delineare un vivido ritratto della nostra condizione presente e della gloria a cui siamo chiamati. La Colletta implora Dio di guidare e placare il corso della Chiesa e del mondo. Se li consideriamo insieme, i fili conduttori si fanno evidenti: il nostro gemere sotto il peso del Peccato Originale, il desiderio della liberazione dell’intera creazione, l’umile riconoscimento della nostra indegnità, e l’invito a una devotio attiva, che mantenga salda la Chiesa nel mare agitato della storia.

A sessant’anni dalla fine del Concilio – III : Un sacerdote spagnolo si interroga sul disastro postconciliare

A sessant’anni dalla fine del Concilio
Merita non dico celebrare,  ma almeno ricordare,  la ricorrenza dell'evento che ha cambiato il volto della Chiesa e del quale è vietato mettere in discussione neppure uno iota, posto che chi di dovere lo ha reso una sorta di superdogma indiscutibile e continua a gestire il cambiamento agendo secondo la prassi senza render conto della dottrina.
Precedenti:
 – I. Riflessioni sulla 'Gaudium et spes' qui
– II : analisi di LG 8 qui
A sessant’anni dalla fine del Concilio –

III : Un sacerdote spagnolo si interroga sul disastro postconciliare
Paolo Pasqualucci

Del disastro non dà direttamente la colpa al Concilio ma possiamo dire che lo chiami indirettamente in causa.

Riassumo il testo pubblicato da Don Jorge Guadalix, della Diocesi di Madrid sul blog www.infocatolica.com il 25 marzo 2025.

L’articolo si intitola “Qualcosa non abbiamo capito del Concilio”.

Dopo aver ricordato che al tempo del Concilio era un giovanissimo religioso che pregava ogni giorno per la sacra Assise in corso, peraltro senza saper bene cosa fosse un concilio ecumenico, Don Guadalix, entra nel vivo.

Le sabbie mobili della Traditionis custodes

L'ultima novità di Kevin Tierney, nella nostra traduzione da Rorate Caeli. È convincente nel dare un ordine ai problemi. Qui l'indice degli articoli dedicati

Le sabbie mobili della Traditionis custodes

In seguito alla rivelazione clamorosa di Diane Montagna [qui] sulla sintesi del parere dei vescovi sul Summorum Pontificum, redatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, molti si sono chiesti come avrebbero reagito i difensori della Traditionis custodes. Mentre nelle prime 24 ore una raffica di difese  (nessuna delle quali particolarmente convincente), ha messo in discussione il suo resoconto, i difensori hanno ricevuto le loro argomentazioni e hanno scelto una difesa. Ciò che non capiscono è che questa difesa li mette in una posizione ancora più precaria.

Come rapido aggiornamento, a Montagna è stato fornito quello che potrebbe essere descritto come un riassunto delle risposte dei vescovi a una consultazione del 2020 dei vescovi di tutto il mondo, condotta dall'allora Congregazione per la Dottrina della Fede, sull'esito del Summorum Pontificum (che liberalizzava la Messa in latino) nelle loro diocesi. Il riassunto ha rivelato che la maggior parte dei vescovi era complessivamente soddisfatta dell'esito della consultazione nelle proprie diocesi, che l'opposizione al Summorum Pontificum era una posizione minoritaria tra i vescovi e che il tema principale del consiglio dei vescovi era di non modificare il decreto. Francesco ha invece pubblicato la Traditionis custodes, affermando nella lettera di accompagnamento che si basava sulle "vostre richieste [dei vescovi]" e menzionando i risultati del sondaggio che lo preoccupavano e lo costringevano ad agire.

lunedì 7 luglio 2025

Traditionis Custodes "fallisce": la fuga di notizie potrebbe essere stata "strategica".

Nella nostra traduzione da Rorate caeli un'altra presa di posizione dopo le rivelazioni di Diane Montagna qui. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis Custodes e successive restrizioni. 

Traditionis Custodes "fallisce": la fuga di notizie potrebbe essere stata "strategica".

La fuga di notizie potrebbe essere strategica: per anni si è saputo solo il feedback molto negativo della Conferenza episcopale francese al sondaggio dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede sulla "Messa antica", in piena linea con Francesco. Ora che è in carica un nuovo papa, che ha ripetutamente ripreso tradizioni abbandonate dal suo predecessore – dalla processione del Corpus Domini alla consegna dei palli ai nuovi arcivescovi, fino alla tradizionale località di villeggiatura – si sta dipingendo un quadro nuovo.

Francesco aveva giustificato la sua restrizione alla "Messa antica" con i risultati del sondaggio da lui commissionato. Se il riassunto ufficiale dei risultati, ora pubblicato dalla giornalista vaticanista Diane Montagna, fosse autentico, egli avrebbe sottolineato l'aspetto negativo in modo unilaterale: la maggior parte dei vescovi non sembra aver trovato nulla di negativo nella liberalizzazione di Benedetto. Persino la Conferenza episcopale tedesca, non sospettata di tradizionalismo, si sarebbe pronunciata a favore del mantenimento della coesistenza delle forme ordinaria (postconciliare) e straordinaria (preconciliare). La fuga di notizie in un momento favorevole potrebbe quindi ora preparare o tentare di promuovere una nuova modifica dello status quo liturgico da parte di Papa Leone XIV, a seconda della sua genesi.

Sarebbe poi così sbagliato correggere la riforma di Francesco, ad esempio tornando alle regole di Benedetto XVI? Quasi esattamente quattro anni fa è stato pubblicato il motu proprio Traditionis custodes, con il quale Francesco si è rivoltato contro i sostenitori della Messa antica. Dopo questi quattro anni, gli effetti stanno diventando evidenti: la speranza espressa dal Papa all'epoca che i conflitti sarebbero stati pacificati non si è avverata. I fronti si sono serrati, anche a causa delle dettagliate e meschine disposizioni attuative del dicastero liturgico: Roma ha persino regolamentato la possibilità che le Messe antiche compaiano nei bollettini parrocchiali. E il fatto che il divieto nei confronti delle chiese parrocchiali non riduca le divisioni avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall'inizio.

Oggi è chiaro: ha fallito la Traditionis custodes, e non la soluzione pastoralmente intelligente del Summorum Pontificum – e, alla luce del riscontro di allora, questo poteva essere previsto in anticipo. Il timore delle varianti liturgiche è infondato. Ciò che divide non è la diversità, ma l'esclusione. Infatti, l'unico rito romano propagato da Francesco presenta già molte forme diverse: le antiche varianti dei riti milanese e mozarabico si affiancano alle nuove forme inculturate della Messa in Congo, Australia e Messico. La diversità liturgica arricchisce la Chiesa. La liturgia antica e quella nuova possono arricchirsi reciprocamente [tragica tentazione conservatorista -ndT]. La fuga di notizie potrebbe ora essere lo stimolo per Papa Leone XIV, aperto alla tradizione, a compiere un nuovo tentativo di pace liturgica. [ fonte ]
Felix Naumann, 3 luglio 2025

Milano: Rosario di riparazione per il "Pride"

Un confortevole atto di riparazione.
Milano: Rosario di riparazione per il "Pride"

Domenica 29 giugno, Festa di San Pietro e San Paolo, davanti al Castello Sforzesco, una sessantina di coraggiosi cattolici milanesi hanno affrontato il torrido caldo, che sfiorava i 38°, per pregare in piazza un Rosario di riparazione per il cosiddetto “pride” omosessuale, tenutosi in città il giorno prima. L'atto è stato organizzato da un insieme di associazioni cattoliche del territorio.

“Le vie di questa città, una volta calcate dai nostri grandi santi, come Sant’Ambrogio e San Carlo Borromeo, sono state invase da una folla che si vantava di condotte morali che il Magistero della Chiesa ritiene ‘intrinsecamente disordinate’ e ‘peccaminose’” – ha esordito Julio Loredo, presidente della TFP italiana – “come cattolici e come italiani non possiamo esimerci dall’offrire al Sacratissimo Cuore di Gesù un gesto di pubblica riparazione e testimonianza”.

Il mese di giugno, tradizionalmente dedicato dalla Chiesa alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, è ormai divenuto il periodo di elezione dei “pride”, pubbliche manifestazioni dell’orgoglio omosessuale che mirano a sovvertire principi cardine dell’ordine divino, dell’ordine naturale e dello stesso ordine sociale.

Prima di ogni decina del Rosario erano letti brani dalla “Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, della Congregazione della Dottrina della Fede. Questa lettera riassume e ripropone il Magistero della Chiesa su questa materia così delicata.

Dopo una Salve Regina cantata, e la recita delle Litanie lauretane, è stato letto l’Atto di riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù, di Papa Pio XI, seguito dall’Affidamento dell’Italia a San Giuseppe e dall’Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, di S. Massimiliano Maria Kolbe. Il canto di “Mira il tu popolo o bella Signora” ha chiuso in bellezza l’atto.

Ecco la chiave per capire questo atto di pubblica riparazione. Siamo nel centenario dell’enciclica Quas Primas, con la quale Pio XI stabilì la Festa di Cristo Re: Re dei cuori e Re delle società. Questo regno diventa effettivo tramite la consacrazione, personale e sociale, al Cuore Immacolato di Maria.

In questo spirito, alla fine, i partecipanti hanno gridato per tre volte “Viva Cristo Re! Viva Maria Regina!”. Fonte

domenica 6 luglio 2025

“Chiesa Apostolica Armena: da culla del Cristianesimo a vittima del potere”

Viviamo tempi caotici in cui succede di tutto...
“Chiesa Apostolica Armena:
da culla del Cristianesimo a vittima del potere”


L'arresto di sabato scorso del Capo della Diocesi di Shirak, l’Arcivescovo Mikael Ajapahyan, che fa seguito ad altro nei confronti del Capo della Diocesi di Tavush, l’Arcivescovo Bagrat Galstyan, eseguito appena tre giorni prima, è l’ennesimo episodio di una teoria di attacchi che il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, sta portando da qualche tempo avverso la Chiesa Apostolica armena con pretestuose accuse di sovversione dell’ordine costituzionale del Paese. Già da qualche tempo, infatti, in particolare da quando si è andata affermando una diffusa opposizione verso l’attuale Governo, l’Armenia sta vivendo uno dei momenti più critici della sua esistenza. Ma non tanto a causa di una conflittualità sociale inesistente o di una pretesa crisi economica che investirebbe il Paese, bensì per ragioni di pura conservazione del potere. Un potere finalizzato ad attuare un corso di politica estera più favorevole ai tradizionali nemici di vicinato (leggi Azerbaijan e Turchia), ma mascherandone la compiacenza con un quanto mai illusorio progetto di pacificazione regionale non inclusivo dei reali e più rilevanti interessi nazionali. E proprio in questa prospettiva, il Governo avrebbe condotto oggi il Paese ad un bivio cruciale: ovvero a dover scegliere se permanere nello storico legame con Mosca, o se invece abiurarlo in favore di uno schieramento pro-occidentale. Un’opzione, quest’ultima, che è stata adottata in via preferenziale proprio da Pashinyan, su sollecitazione delle forze euro-atlantiste inclini a strumentalizzare la sua figura politica nell’ottica di antagonizzare ancora una volta la Russia nello scacchiere caucasico. Ed è in questa prospettiva che l’attuale scontro tra Governo e Chiesa Apostolica troverebbe le sue primarie motivazioni e spiegazioni.

Domenica IV dopo la Pentecoste (Dóminus illuminátio mea)

Ripubblico, anno dopo anno, per chi ci legge solo ora e anche per rinnovare il nostro approfondimento degli insegnamenti che nutrono la nostra fede, nell'ottica del valore maieutico della ripetizione per l'assimilazione sempre più profonda dei misteri pregati e contemplati. I frutti maturano nella ripetizione e nell'abitudine. Col richiamo alla necessità della continuità del prendersi cura: cultura deriva dal contesto agricolo e indica ciò che deve essere prodotto curato e amato costantemente e ripetutamente. L'atto spirituale non si esaurisce nell'essere compreso una sola volta: approfondito, sollecita nutre e trasfigura. Cogliamo in controluce la bellezza e l'insistente qualità dell'eternità sempre identica ed è la pratica costante che produce frutti. Per questo repetita iuvant...

Domenica quarta dopo la Pentecoste

Intróitus
Ps 26:1; 26:2 - Dóminus illuminátio mea et salus mea, quem timebo? Dóminus defensor vitæ meæ, a quo trepidábo? qui tríbulant me inimíci mei, ipsi infirmáti sunt, et cecidérunt.
Ps 26:3 - Si consístant advérsum me castra: non timébit cor meum.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.
Dóminus illuminátio mea et salus mea, quem timebo? Dóminus defensor vitæ meæ, a quo trepidábo? qui tríbulant me inimíci mei, ipsi infirmáti sunt, et cecidérunt.
Introito
Ps 26:1; 26:2 - Il Signore è mia luce e mia salvezza, chi temerò? Il Signore è baluardo della mia vita, cosa temerò? Quei miei nemici che mi perseguitano, sono essi che vacillano e cadono.
Ps 26:3 - Se anche un esercito si schierasse contro di me: non temerà il mio cuore.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Il Signore è mia luce e mia salvezza, chi temerò? Il Signore è baluardo della mia vita, cosa temerò? Questi miei nemici che mi perseguitano, sono essi che vacillano e cadono.

Il Suo Nome
La quarta Domenica dopo la Pentecoste fu per lungo tempo chiamata in Occidente Domenica della Misericordia, perché vi si leggeva una volta il passo di san Luca che inizia con le parole: "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro". Ma essendo stato questo Vangelo trasferito quindi alla Messa della prima Domenica dopo la Pentecoste, il Vangelo della quinta Domenica passò alla quarta; quello della sesta passò alla quinta, e così di seguito fino alla ventitreesima. Il cambiamento di cui parliamo ebbe luogo solo abbastanza tardi in un certo numero di Chiese [1] e fu universalmente riconosciuto solo nel secolo XVI.

sabato 5 luglio 2025

Il cattolico di oggi e la regalità sociale di Cristo: come muoversi?

È uscito il fascicolo 2/2025 della rivista del nostro Osservatorio, “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa”, interamente dedicato al centenario dell’enciclica Quas primas di Pio XI e alla Regalità sociale di Cristo. Invitiamo a vedere QUI il sommario e a richiederne una copia. Pubblichiamo qui l’articolo di Don Samuele Cecotti su come i cattolici dovrebbero agire per tenere fede a questo insegnamento che appartiene al Deposito della fede.

La dottrina della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, così come consegnataci dalla Tradizione e insegnataci dal Magistero, appartiene pienamente al Depositum Fidei e, in ragione di ciò, non ammette la possibilità di essere depennata per desuetudine. La dottrina della Regalità sociale di Cristo, così come ogni altra dottrina della fede cattolica, porta in sé la pretesa della immutabilità e della perpetuità.

venerdì 4 luglio 2025

Come il canto gregoriano giova alla salute del corpo... e dell'anima

Qui l'indice degli articoli dedicati alla musica sacra.
Come il canto gregoriano giova
alla salute del corpo... e dell'anima


Una pratica ecclesiale di lunga data orientata all'adorazione di Dio è il canto di salmi e inni. Fin dai tempi più antichi, i monaci si impegnavano nel canto liturgico che completava la loro vita spesso faticosa. Questi monaci riuscivano a far fronte alle ore trascorse in coro e a provvedere alle loro necessità materiali.

L'autore francese, il dottor Alftred Tomatis, racconta l'affascinante storia di come ha scoperto il "segreto" del vigore dei monaci in mezzo ai loro rigorosi programmi.

Il dottor Tomatis, specialista dell'orecchio, racconta come un particolare monastero francese abbia seguito per secoli la regola di San Benedetto, che prevedeva diverse ore di canto al giorno.

Lasciate morire gli anni Settanta

Nella  nostra traduzione da Crisis Magazine,  l'ennesima prova evidente degli annacquamenti della nostra fede frutti della Chiesa conciliare. Ci sono molte cose che la Chiesa negli anni '60 e '70 ha distrutto o seppellito e che sono facili da identificare; ma sono stati i cambiamenti meno evidenti nel linguaggio a causare danni maggiori. Precedenti qui - qui - qui - qui - qui

Lasciate morire gli anni Settanta

balaustre smantellate
Tra i sei articoli settimanali che io e mia moglie Debra pubblichiamo su Word and Song (il nostro tentativo di riportare all'attenzione di tutti, senza alcuna politica, cose buone, vere e belle), c'è il nostro Inno della Settimana, ogni martedì. Questo mi rimanda a uno o all'altro dei tanti innari che abbiamo raccolto. E poiché mio figlio David suona l'organo durante la Messa a cui partecipiamo, teniamo sempre a portata di mano l'ultima edizione di Worship, nel caso in cui includa un inno di cui abbiamo bisogno e che non riusciamo a trovare nel principale innario della chiesa.

Ciò significa che a volte ho occasione di confrontare i testi; ovvero, di confrontare ciò che un poeta ha effettivamente scritto con ciò che i redattori di Worship ne hanno fatto. Ammetto che Worship non è affatto l'unico vandalo liturgico in circolazione, cattolico o protestante che sia. Il nostro ultimo inno della settimana è stato "Gioiosi, gioiosi, ti adoriamo", del noto poeta, professore, statista e pastore Henry van Dyke.

giovedì 3 luglio 2025

Una nuova formula per un'Eucaristia "pro custodia creationis" ("per la cura del creato").

Precedenti:
 Il cattopaganesimo papale avanza: la messa di «rito amazzonico» entra in una «fase sperimentale» di tre anni qui ;
Il Vaticano ha approvato il rito Maya della messa qui.

Ma, se questi erano da attribuire ad una papato anomalo, cosa dovremmo dire, ora?
Scrive un lettore: Nuova Eucaristia per "prendersi cura con amore" della Madre Terra - Leone XIV segue Francesco. 
Oggi, in una conferenza stampa vaticana, è stata annunciata l'aggiunta della formula per un'Eucaristia "pro custodia creationis" ("per la cura del creato").[lo dice in latino, ma la sostanza non cambia  -ndr]. Il Cardinale Michael Czerny della Curia ha detto che Papa Leone XIV utilizzerà la nuova formula durante una Messa la prossima settimana a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi qui. Nel frattempo le anime bruciano.

Il dialogo introduttivo al Prefatio

Si riallaccia ai precedenti: Il Suscipe sancte Pater qui - qui e L'offerimus tibi Domine qui; In spiritu humilitatis qui: Il Lavabo qui; Il Suscipe Sancta Trinitas qui ; L'Orate fratres e Suscipiat qui ; La Secreta qui. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement conosciamo più a fondo Il dialogo introduttivo al Prefatio, un'altra delle sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità.
Il dialogo introduttivo al Prefatio

Dopo che il sacerdote ha cantato ad alta voce la fine della Secreta qui, lui e la congregazione o il coro cantano ad alta voce tre giri di dialogo. L'ultima cosa che il sacerdote ha cantato è stata la parola Oremus all'inizio del Rito dell'Offertorio; ora lo sentiamo cantare la fine della Secreta, per omnia saecula saeculorum. È come se l'Offertorio fosse un'unica grande oratio, la cui parte centrale fosse avvolta nel silenzio.

Nel primo ciclo di dialoghi che segue, il sacerdote pronuncia il saluto tipico che invita l'Assemblea alla preghiera: Dominus vobiscum, ovvero "Il Signore sia con voi". L'Assemblea risponde con la risposta standard: Et cum spiritu tuo, ovvero "E con il tuo spirito". Il sacerdote, tuttavia, non si rivolge al popolo per porgere il saluto come fa altrove: sta già iniziando con attenzione il suo ingresso nel Santo dei Santi, senza voltarsi indietro.