Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 26 luglio 2024

Mons. Strickland: I cattolici hanno il dovere di "smascherare il tradimento" dei prelati che "portano le anime all'inferno".

Nella nostra traduzione da LifeSitenews l'ennesima esortazione pastorale di Mons. Strickland. Qui l'indice dei precedenti.

Mons. Strickland: I cattolici hanno il dovere di "smascherare il tradimento" 
dei prelati che "portano le anime all'inferno".

Il vescovo emerito Joseph Strickland ha ampliato le osservazioni, fatte questa srttimana dal diacono Nick Donnelly su X, sul dovere di smascherare il clero eretico che "uccide le anime e le manda all'inferno". Strickland è il noto ex vescovo di Tyler, in Texas. Dopo il sua brusca rimozione da parte di Papa Francesco all'inizio di quest'anno, Sua Eccellenza ha raddoppiato, sia on line che di persona, la difesa del retto insegnamento cattolico. 
Gli scorsi lunedì e martedì Strickland ha condiviso due messaggi di Donnelly. 
Donnelly, che vive nel Regno Unito, rimprovera spesso su X Papa Francesco e i prelati liberali che promuovono la sua agenda di sinistra. 
Anche l'arcivescovo Carlo Maria Vigano condivide spesso i contenuti di Donnelly sul proprio account X.
Strickland dice a chi lo segue che Donnelly "dice la verità" quando afferma che è più scandaloso non denunciare la corruzione nella Chiesa che denunciare. Ha affermato: "Il silenzio dei pastori di fronte al male e gli sforzi per coprire la verità invece di ripristinarla sono di scandalo per i fedeli".

Dante e la sua mente inquisitiva

Nella nostra traduzione da Via mediaevalis un interessante articolo sul mistero della fede nell'unione tra cuore e mente, oltre i dati sensoriali, valida in ogni tempo, riconoscibile nel viaggio spirituale di Dante. Precedenti qui - qui - qui - qui - quiqui.

Dante e la sua mente inquisitiva
La Divina Commedia affronta una questione che, nella nostra cultura, è ancora più urgente di quanto non lo fosse nella cultura medievale: perché crediamo in cose che non possiamo vedere?
Dopo due post sulla spiritualità in lingua inglese e nordeuropea nell’alto e nel tardo Medioevo, è tempo di spostarsi a sud. Più precisamente, in Toscana, dove Dante Alighieri ha composto una delle opere letterarie più famose e venerate della storia.

La Divina Commedia è un capolavoro di una genialità così straordinaria che sembra confermare le parole di elogio che Amleto ha pronunciato in lode della natura umana:
Che opera d’arte è l’uomo! Quanto è nobile la sua ragione! Quanto infinito è nelle sue facoltà! Nella sua forma e nei suoi movimenti, quanto è espressivo e ammirevole! In azione, sembra un angelo! Nella sua perspicacia, quanto è simile a un dio!
Strofa dopo strofa, canto dopo canto, Dante canta un viaggio spirituale che fonde poesia, narrativa, psicologia e filosofia in una visione cosmica e avvincente dell’esperienza umana. Estremamente artistica e allo stesso tempo acutamente intellettuale, la Divina Commedia ci trasporta a rari momenti di risonante unione tra cuore e mente. Leggerla significa vedere l’ampiezza e la profondità della bellezza che è alla portata dell’uomo; studiarla è il lavoro di una vita.

La società moderna ha diffuso vari cliché sulla religione nel Medioevo, secondo i quali fede cieca e superstizione erano la norma, i dubbiosi erano perseguitati, i dissenzienti venivano bruciati sul rogo, Galileo fu imprigionato per aver creduto nella scienza (in realtà ciò avvenne durante il Rinascimento), e così via. Tali idee sono un miscuglio confuso di verità, malintesi e distorsioni, che non ho intenzione di chiarire. Voglio, tuttavia, condividere ciò che Dante ha da insegnarci sul mistero della fede e, più specificamente, sulla fede in ciò che non possiamo vedere o toccare.

Gli esseri umani si fidano per natura e istintivamente delle loro percezioni sensoriali. Ciò che si trova al di fuori del regno sensoriale è più sfuggente, e anche dopo migliaia di anni di storia in cui religioni di ogni tipo sono state una componente strutturale chiave della società umana, non è sempre facile aver fede. L’“esame” di Dante sulla fede all’interno della Divina Commedia ci mostra che la cultura medievale poteva essere molto sensibile alle domande e ai dubbi che oggi sono visti come tratti distintivi della spiritualità moderna.

L’esame avviene nel Paradiso, canto 24. Dante è in cielo e dialoga con San Pietro, che chiede al poeta in modo piuttosto intimidatorio: “Parla, buon cristiano, fatti conoscere chiaramente: / che cos’è la fede?”. Una domanda curiosa da porre a un uomo che ha già viaggiato attraverso l’Inferno, il Purgatorio e parte del Paradiso celeste, con i suoi cinque sensi immersi in realtà soprannaturali nascoste a tutti gli altri. Ma è proprio questo il punto: ha visto tante cose da quando è disceso con Virgilio negli inferi, ma come può sapere che sono reali? E se fosse tutto un sogno? E se si trovasse tutto nella sua immaginazione? E ovviamente si trova tutto nella sua immaginazione: Dante sta scrivendo una poesia, non una cronaca di eventi reali. Dove finisce la sua poesia — o la poesia personale di fede di chiunque altro — e dove inizia la realtà spirituale?

L'esame del canto 24 è alquanto paradossale. La discussione sulla fede è formale, quasi legalistica, e si ispira allo stile della filosofia scolastica. Dante utilizza un vocabolario specializzato — silogizzar (“formare o usare un sillogismo”) e silogismo (“sillogismo”) — per creare un’aria di distaccata razionalità, e dichiara di essersi preparato a questo interrogatorio “armandosi di tutto il mio ragionamento”. Eppure sa, come hanno saputo tanti altri credenti, che la fede non si può mai ridurre alla ragione! Sa che quando sorgono dubbi e paure, l’argomentazione razionale è spesso come la pioggia che cade da un tetto: semplicemente non riesce a penetrare in quell’alcova segreta della natura umana in cui dimora la nostra afflitta spiritualità.

Il carattere formale della discussione funge anche da contrappunto alla gravità inquietante delle questioni in gioco. Sotto la superficie di questo scambio accademico tra Dante e San Pietro ci sono domande che scuotono le fondamenta del mondo medievale: come può un essere umano sapere con certezza che Dio esiste? Che l’anima esiste? Che la dottrina cristiana è davvero la via della salvezza? Che la Bibbia è veramente la parola di Dio?

Il ragionamento di Dante è generalmente valido ma non convince e, quasi per accentuarne l’inadeguatezza, San Pietro lo accusa addirittura di commettere un errore logico! Il problema inizia quando Dante difende l’autorità della Bibbia adducendo miracoli biblici:
La prova che ’l ver mi dischiude,
son l’opere seguite, a che natura
non scalda ferro mai né batte incude.
San Pietro lo mette subito in guardia sul suo ragionamento circolare:
Dì, chi t’assicura
che quell’opere fosser? Quel medesmo
che vuol provarsi, non altri, il ti giura.
Dante si riprende dopo questo passo falso, ma la sua argomentazione logica non sembra mai essere la forza vitale di questo canto. Ciò che di lui apprezzo è soprattutto il suo spirito di indagine. Chiaramente un cristiano impegnato, Dante — come la cultura medievale che lo circondava e lo formava — non aveva paura di porre domande difficili sul mondo che si trovava oltre il suo orizzonte sensoriale. E non aveva paura di porre domande difficili su se stesso.

La mente inquisitiva di Dante ci mostra un antidoto alle credenze che diventano stantie o meccaniche. T. S. Eliot diceva che “la parola chiave per Dante” era, soprattutto, amore.
Nel suo profondo vidi che s’interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l’universo si squaderna.
(Paradiso, Canto 33)
Come molti altri elementi della Divina Commedia, le domande che mettono alla prova la fede di Dante sono un preludio a un amore più grande. Tali domande non implicano che tutta la fede sia arbitraria o personale, ma implicano che anche la fede dogmatica o pubblica dovrebbe essere profondamente personale. E non sono un invito a dubbi tetri o a uno scetticismo corrosivo; Dante non aveva la minima intenzione di rinnegare alcuna dottrina essenziale della sua religione. Dovrebbero invece portare unità al sé esteriore e al sé interiore. Dovrebbero essere un percorso verso la completezza e il rinnovamento del cuore.

Dante ci dà un’immagine di questa totalità mentre il canto 24 si avvia verso la sua conclusione; il suo tono cambia — diventa più spirituale, meno accademico — e la sua magnifica poesia guida i nostri pensieri verso la luce di Dio e la luce interiore:
Io credo in uno Dio
solo ed etterno, che tutto ’l ciel move,
non moto, con amore e con disio.

Quest’è ’l principio, quest’è la favilla
che si dilata in fiamma poi vivace,
e come stella in cielo in me scintilla.
Robert Keim, 24 luglio 2024

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ne ho più bisogno)
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giovedì 25 luglio 2024

Le opere di Dio non nascono tra gli applausi

Le opere di Dio non nascono tra gli applausi

Le opere di Dio non sono capite dagli uomini, non nascono tra gli applausi, come diceva Sant’Alfonso Maria de Liguori.
Sono spessissimo intese come assurdità illogiche e inutili da parte di chi non ha alcuna dimestichezza con il soprannaturale.
Questo ci fa comprendere che i vocati a queste imprese si trovano spesso senza aiuti, ma non indietreggiano, non si sfiduciano.
Essi sanno che se è opera divina essa si realizzerà proprio nelle difficoltà e nell’assordante disinteresse degli amici, o presunti tali. La pace regna nel vocato a realizzare il progetto di bene a motivo del fatto che chi lo deve compiere sa che non è opera Sua, ma un seme del cielo seminato nel proprio cuore dal Signore.
Se fosse propria volontà sarebbe facile desistere e mollare perché l’”io” non si appaga negli struggimenti inerenti ai molti fallimenti che la prova comporta.
Essendo volontà superiore si resiste fino alla fine, fine che poi coincide con la nascita di una meraviglia che risulterà essere una benedizione per tutti. RB

Perché il modernismo “cattolico” non sopporta il Diritto

Qui l'indice degli articoli sulla Società distopica, conseguenza delle variazioni e distorsioni della Fede nella temperie odierna.
Perché il modernismo “cattolico” non sopporta il Diritto

Perché il modernismo e il neomodernismo (purtroppo imperante oggi nella Chiesa) non sopportano il Diritto Naturale?
Stat Crux dum volvitur orbis
La spiegazione è molto semplice. Perché riconoscere tale Diritto significa riconoscere Dio come Logos, ovvero come Colui che nella sua natura è primariamente Verità e poi Amore. Primariamente, non nel senso ontologico né cronologico, ma logico.
Il Dio Logos ha impresso nel creato la sua natura ordinata e questo e ciò che si chiama Legge Eterna. Il modernismo, antico e nuovo, rifiuta tutto questo al fine di relativizzare il Dogma, cioè la Verità.
La Verità è immutabile se Dio è Verità. Se invece è solo Volontà, è un altro discorso.

Qui si inserisce il tema della "dislocazione della divina Monotriade" illustrato da Romano Amerio, che riprendo di seguito. [Vedi anche: Quando l'azione, l'amore e la volontà prendono il sopravvento sull'idea, sul pensiero, sulla verità, sulla conoscenza qui. Unica nota stonata l'accostamento a don Milani nella presentazione su L'Osservatore Romano.]

Il fatto è che quando l’uomo riconosce il primato alla verità, il Lògos, essa attira e costringe a sé l’amore, la volontà e la libertà; richiede di conformarsi alla sua luce. Via obbligante, ma certo non obbligata, dal momento che l'uomo può scegliere lucidamente di aderire a essa come di dissentire, è nondimeno una strada su misura per gli umili; per chi sa credere come un bambino.
Uno dei problemi-concause della crisi attraversata nella Chiesa del nostro tempo, che Romano Amerio aveva già inquadrato con drammatica e purtroppo silenziata chiarezza. Quello che egli chiama "dislocazione della divina Monotriade". E spiega:
«Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto procede dal pensato. Se si nega la precessione del pensato al vissuto, della verità alla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade; allo stesso modo separare l’amore, la carità, dalla verità non è cattolico».
«Al fondo del problema moderno – scrive Amerio – c’è il Filioque, perché chi nega il Filioque concede il primato, indiscreto e assoluto, all’amore: l’amore non ha limiti, non ha remore; qualunque azione tu faccia “con amore”, quell’azione è buona».
In fondo lo riconosciamo nell'agire e nel 'sentire' che precedono il conoscere, da cui invece dovrebbero scaturire. Il prevalere della prassi con esclusione della ragione: prassi a-teoretica, senza alcun approfondimento e spiegazione, divenuta ormai lo stile apparentemente irreformabile dei pastori a partire dal Trono più alto, che non appare più un Trono... ma paradossalmente lo diventa quando si tratta di introdurre cambiamenti rivoluzionari che stiamo subendo come fatti compiuti e che vanno oltre il nostro sensus fidei cattolico.
Coraggio, riappropriamoci della Verità che ci salva ci nutre ci sostiene e ci dà tutto il resto, in attesa di un suo ineludibile ripareggiamento, sempre per usare un termine di Romano Amerio...
Stat Crux dum volvitur orbis!

Raymond Leo Card. Burke / Omelia di una Messa Votiva al Cuore Immacolato di Maria

Nella nostra traduzione dal sito del Card. Burke qui l'emozionante omelia da lui pronunciata lo scorso 13 luglio, presso l'Apostolato Mondiale di Fatima ad Asbury, nel New Jersey, nella quale ha invitato i cattolici a prepararsi alla possibilità del martirio per essere rimasti fedeli a Cristo, ricordando la necessità di sacrificarsi per la conversione dei peccatori secondo il messaggio di Nostra Signora di Fatima.

Omelia di una Messa Votiva al Cuore Immacolato di Maria

Messa Votiva al Cuore Immacolato di Maria
World Apostolate of Fatima U.S.A. - Our Lady’s Blue Army
Asbury, New Jersey

13 luglio 2024
Is 61, 9-11
1 Sam 2, 1. 4-5. 6-7. 8abcd
Lk 2, 41-51
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
È per me motivo di gioia profonda tornare ancora una volta in questo luogo santo della Vergine Madre di Dio sotto il titolo di Nostra Signora di Fatima e offrire la Santa Messa per le intenzioni di tutti coloro che sono venuti oggi in pellegrinaggio e di tutti coloro che hanno chiesto di essere ricordati qui nella preghiera, anche se non possono venire in pellegrinaggio. Ringrazio il Signor David Carollo, Direttore Esecutivo del World Apostolate of Fatima USA, per l’invito a celebrare la Santa Messa oggi. Allo stesso tempo, esprimo, a nome di tutti noi, la più profonda gratitudine per il suo eccellente e fedele servizio di Apostolato. Ringrazio anche il personale, i volontari, i benefattori e tutti coloro che stanno rendendo possibile il nostro pellegrinaggio oggi. Sono altresì profondamente grato al Rev.do James F. Checchio, Vescovo di Metuchen, per la sua calorosa accoglienza nella Diocesi.

mercoledì 24 luglio 2024

Panis angelicus fit panis hominum

Sine glossa. Da assaporare.
Panis angelicus fit panis hominum

Era un caldo giorno di giugno di qualche anno fa, ne scrivo per obbedienza al mio direttore spirituale. Quanto sto per raccontare ha a che fare con il mondo trascendente, con le realtà invisibili. Userò le precise parole che ho udito quel benedetto giorno perché mi fu chiesto di scriverle e mi fu anche concessa la memoria per rammentarle. Mi trovavo in una chiesa nella quale, sull’altare maggiore, il Santissimo Sacramento era esposto, in un bellissimo ostensorio d’oro, per molte ore tutti giorni.
Mentre contemplavo il primo mistero gaudioso del rosario udii una voce uscire dall’ostia e farsi suono e parola nel vestibolo della mia costernata anima.

“Sono il tuo Gesù.
Sia tu benedetto per le visite che mi fai nei luoghi in cui io dimoro sacramentato”.
Mi guardai attorno turbato, ma nessuno dei presenti, un anziano signore e una suora asiatica, sembrarono aver sentito la voce maschile che mi parlava.
“Non temere. Sono Io. Solo tu puoi ascoltare... ti voglio rivelare che cosa accade in un’anima quando essa accoglie il Suo Dio nella Santa Comunione. Desidero che tu lo sappia con precisione per meglio e più rapidamente crescere nel Mio amore.
Non potendo amarvi più di quanto v’amo ho inventato il miracolo insuperabile per farvi meglio comprendere e sperimentare fin dove possa spingersi il bene che vi voglio.

Echi dalla Liturgia: lo spazio ristretto, l'angustia di chi si ostina nel peccato

Sull'appena trascorsa IX Domenica dopo Pentecoste (qui) abbiamo già meditato con p. Zuhlsdorf (qui), per coglierne i frutti nell'ottava in cui ci troviamo. Ringrazio il lettore che ha segnalato le riflessioni che seguono di Peter Kwasniewski, che ho tradotto dall'originale trovato su Facebook. E approfitto per aggiungere le immagini dei testi a cui si riferisce. 

Echi dalla Liturgia: lo spazio ristretto,  l'angustia di chi si ostina nel peccato

Quanto ci sarebbe da dire sui canti di oggi per la IX domenica dopo Pentecoste!
Ecco un dettaglio affascinante.
Normalmente, i canti presentano melodie di ampio respiro. Occasionalmente se ne troverà uno con una portata molto limitata. Ma non si presentano quasi mai canti *molti* canti di quel tipo in un’unica Messa.
Oggi è diverso.
L’Introito e l’Offertorio presentano entrambi melodie con solo 6 note; l’Alleluia ha solo 5 note.
 
Il Vangelo è la profezia della distruzione di Gerusalemme. Si noti cosa predice il Signore: “Poiché verranno su di te giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte...”

martedì 23 luglio 2024

Bergoglio salva la messa in latino, ma continua la faida tra "falchi" e "colombe"

Andrea Grillo lo aveva detto [qui risposta Alcuin Reid] e si sapeva che non fossero chiacchiere. Ora anche i giornali lo riportano. Dall'articolo de Il Giornale ripreso di seguito la conferma di gruppi di pressione in Vaticano che agiscono sul Papa per l'abolizione definitiva della Messa dei secoli che, secondo quanto autorevolmente decretò San Pio V, non si può nè modificare nella struttura nè a maggior ragione abolire. Ci sono prelati che in odio alla Verità vogliono spingere il Papa a rendere ulteriormente restrittivo un atto che non solo rappresenta sconfessione e disprezzo dell'opera del suo predecessore Benedetto XVI, ma aumenterebbe lo scalpore già ampiamente diffuso e conseguenti reazioni dei fedeli legati alla Messa antica, assestando un ulteriore colpo a questo Pontificato ed il rischio se non la certezza di aprire nuove e dolorose divisioni nella Chiesa. Qui l'indice dei precedenti

Bergoglio salva la messa in latino, 
ma continua la faida tra "falchi" e "colombe"

Pericolo scampato, almeno per il momento. I cosiddetti tradizionalisti hanno tirato un sospiro di sollievo alla mezzanotte e un minuto di mercoledì scorso, quando hanno avuto la certezza che la Santa Sede non avrebbe pubblicato il documento con cui vietare drasticamente le celebrazioni in rito antico. Il 16 luglio, infatti, veniva considerato il giorno X per l'uscita delle nuove restrizioni alla cosiddetta messa in latino. Non un giorno a caso: esattamente tre anni prima Francesco aveva firmato Traditionis custodes, il motu proprio che ha abrogato la liberalizzazione concessa nel 2007 da Benedetto XVI con Summorum Pontificum.

Diebus Saltem Dominicis — Nona domenica dopo Pentecoste: Gesù piange

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.

Diebus Saltem Dominicis —
Nona domenica dopo Pentecoste: Gesù piange

Padre John Zuhlsdorf

Il commentatore del XX secolo Pius Parsch osserva ne L’anno di grazia della Chiesa che le domeniche dopo la Pentecoste si possono dividere in tre gruppi. Il primo gruppo sottolinea le guarigioni miracolose del Signore che puntano, in definitiva, alla salvezza delle anime. Il secondo, dalla settima alla quattordicesima domenica, mette in risalto il regno di Dio contrapposto al regno del mondo. Il terzo, dal 15 alla fine dell’anno liturgico, sottolinea la Parusia, la Seconda Venuta. Parsch ricorda che esistono anche altri approcci, come ad esempio la divisione secondo le virtù teologali. Davvero il tesoro del sacro culto della Santa Chiesa contiene una ricchezza inesauribile.

Questa domenica, la nona dopo Pentecoste, abbiamo di fronte a noi l’immagine sorprendente del Signore che piange. Mentre si avvicinava la Pasqua, Gesù rimase qualche tempo a Betania, a circa un’ora da Gerusalemme, con Maria, Marta e Lazzaro, che poche settimane prima aveva risuscitato dal sepolcro. In quella prima Domenica delle Palme, mentre si recava a Gerusalemme, Egli pianse mentre osservava la città e il suo Tempio dall’altra parte della valle, sapendo già quale “inferno” li avrebbe visitati di lì a pochi anni.

lunedì 22 luglio 2024

Abendland: note sulla civiltà del tramonto

Interessante, da condividere. Qui indice precedenti.
Abendland: note sulla civiltà del tramonto

“Possiamo già dirci occidentali nel senso rivelato dal nostro passaggio attraverso la notte del mondo?”. Così Martin Heidegger si interrogava sulla natura dell’Abendland, cioè della terra del tramonto, ovvero dell’Occidente. Occidente: un termine tanto usato e abusato quanto vasto e denso nella sua poliedricità semantica, storica e filologica. Ma forse anche qualcosa di più di questo, intendendolo dal singolare punto di vista della prospettiva filosofica, come quella heideggeriana appunto, che a differenza di altre prospettive non ne monodimensionalizza la struttura, anzi la arricchisce, la approfondisce, donandole appunto profondità, cioè quello spessore umano, intellettuale, sostanziale che l’Occidente sembra aver perduto o quanto meno dimenticato. L’Occidente, infatti, sembra aver smarrito la propria strada, la consapevolezza intorno alla propria vocazione, la stessa capacità di pensare alla propria natura, così impegnato a produrre beni di consumo e di lusso, così concentrato a perfezionare i ritrovati della tecnica e della tecnologia, così immerso nel raggiungimento di sempre nuovi traguardi di crescita economica e industriale. L’Occidente ha smesso di pensare, perché ha cessato di essere e ha cessato di essere perché ha smesso di pensare.

Quando il Giudizio Universale fu rimosso dalla liturgia cattolica

Nella nostra traduzione da Infovaticana l'ennesima testimonianza di uno dei tanti tagli e annacquamenti subiti dalla Sacra Liturgia per effetto del prevalere della gerarchia modernista in chiave conciliaristaPrecedenti qui - qui - qui.

Quando il Giudizio Universale 
fu rimosso dalla liturgia cattolica

Conoscete Dies Irae ? Sul sito della RAE si legge che l'espressione latina “ dies irae” si traduce come “il giorno dell'ira”: sono le prime parole di una sequenza che veniva recitata nelle messe per i defunti. Sì, è stata recitata (e pregata), in modo che qualcuno di voi l'abbia ascoltata in qualche Messa funebre celebrata secondo il Messale di Paolo VI? L'ho sentita solo una volta, precisamente in una Messa da Requiem celebrata secondo il rito tradizionale, cantata in gregoriano qui a più voci dal coro tra il tratto e il Vangelo.
Vediamo cosa dice il testo di questa sequenza, della sua storia, quando è stata recitata e perché non viene più cantata dove si era soliti, e se in qualche modo è sopravvissuta alla riforma liturgica postconciliare.

domenica 21 luglio 2024

Mons. Viganò chiarisce la propria posizione dopo il Decreto del PDF - Parte I

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati-
Catholic Family News
Mons. Viganò chiarisce la propria posizione
dopo il Decreto del PDF - Parte I

Matt Gaspers
Nella sua nuova dichiarazione (qui), Lei distingue la “Chiesa conciliare” dalla Chiesa cattolica in modo tale da affermare che ci sono “due Chiese, certamente”, mentre in passato (qui) ha affermato che: “Ovviamente non ci sono due Chiese, cosa che sarebbe impossibile, blasfema ed eretica”. Sembra quindi che la sua posizione sia cambiata. Ora ritiene che la “Chiesa conciliare” sia completamente separata dalla Chiesa cattolica, piuttosto che una setta sovversiva che esiste all’interno della vera Chiesa?

La mia posizione non è cambiata: vi è una sola vera Chiesa, ed è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Ma vi sono di fatto due realtà sovrapposte, per così dire, di cui una è la vera Chiesa, appunto; e l’altra è la falsa chiesa, la deep church. Se presta attenzione, nella mia dichiarazione J’accuse ho espressamente scritto “two churches” con l’iniziale minuscola, a sottolineare l’anomalia di questa compresenza.

Donald Trump scampato all'attentato. Interessante coincidenza

Una notizia particolare che possiamo prendere con tutta la cautela e le riserve del caso. Ma la coincidenza e i precedenti fanno pensare. Molti obietteranno che Trump non è cattolico. Ma possiamo pensare che la Provvidenza non possa servirsi di lui? Del resto è cattolica sua moglie Melania, che ricordiamo in sosta devota davanti alla Vergine durante il loro viaggio in Italia. A suo tempo mi aveva colpita la foto a lato. 
Di seguito pubblico la serie di riflessioni di Patrick O'Hearn nella nostra traduzione da Catholic Exchange.

Il Presidente Trump è stato salvato
da Nostra Signora di Fátima? 

Durante il mandato del presidente Donald Trump, una statua della Madonna di Fatima è stata collocata alla Casa Bianca. La statua era un dono del padre Andrew Mahana, un prete maronita che — secondo un articolo di uCatholic — ha anche esorcizzato la Casa Bianca il 20 gennaio 2017 (la notte dell’inaugurazione). Un mio amico che lavorava per il presidente Trump ha detto che chiamavano colloquialmente l’ala ovest della Casa Bianca “la Cappella dell’ala ovest” per via della presenza della statua mariana e di altri oggetti religiosi.

Il 13 maggio 1981, Papa San Giovanni Paolo II sopravvisse a un tentativo di omicidio. Quel giorno era la festa della Madonna di Fátima, e lo stesso Papa San Giovanni Paolo II attribuì a Lei la sua sopravvivenza. Il papa dichiarò: “L’uomo armato ha sparato, ma Maria ha guidato il proiettile”. Secondo un’altra fonte le parole del papa sarebbero state: “Una mano ha sparato e un’altra ha guidato il proiettile”. Esattamente un anno dopo essere stato colpito, il papa visitò il luogo delle apparizioni di Fátima. Mise il proiettile nella corona di Maria, dicendo: “Mi hai salvato, mi hai salvato”.

Domenica IX dopo Pentecoste “Ecce, Deus”

Ed ecco la nostra fedeltà alla Liturgia settimanale. Ripetere è interiorizzare sempre più, approfondire...
Domenica IX dopo Pentecoste

Messa “Ecce, Deus
 
Ho un vecchio Messalino del 1958, intitolato "Sacrificium nostrum".  Prima di ogni Messa - e di ogni momento topico della celebrazione - reca scritte che aiutano a viverla con maggiore partecipazione. Riprendo qui, prima di completare con i testi successivi, la scritta che precede la Santa Messa di oggi, Domenica IX dopo Pentecoste. Giudicatene voi la pertinenza con la temperie che stiamo vivendo e sulla condizione umana di ogni tempo. Meditiamo e preghiamo,

Il castigo della colpa
I castighi e le calamità pubbliche sono causati dalla inosservanza della legge divina: questo l'insegnamento della liturgia odierna. Quando gli Ebrei rinnegarono il loro Dio, preoccupati solo di «mangiare bere e... divertirsi», furono colpiti dal castigo; pestilenza, fame, guerra, distruzione (Epistola - Vangelo). Raccogliamo la lezione. Anche in fondo al male dei nostri tempi c'è il peccato come ultima causa, sebbene non ci si pensi. Purifichiamoci, e viviamo secondo i precetti del Signore (Offertorio): allora ci sarà amico e protettore (Introito, Graduale) ed avremo portato il miglior contributo alla pace sociale. Guardate con particolare attenzione il Vangelo e il commento: Le lacrime di Gesù sulla città che s'era scelta... Ma è la fine che attende tutti i nemici della Chiesa di tutti i tempi.

sabato 20 luglio 2024

Monsignor Viganò: “Il colpo di stato globale conta sul nostro silenzio”

Si è svolto nei giorni scorsi negli Stati Uniti a Indianapolis (Indiana) il Congresso Eucaristico Nazionale. John Henry Westen (con altri) ha organizzato un evento alternativo, con Santa Messa Apostolica... per il quale ha chiesto a Mons. Viganò di inviare un videomessaggio di cui pubblichiamo di seguito la trascrizione. Qui l'indice dei precedenti.

Monsignor Viganò: “Il colpo di stato globale conta sul nostro silenzio”

Vos estis lux mundi.
Non potest civitas abscondi supra montem posita.
Mt 5, 14
Cari Amici, 
giunga il mio saluto a voi tutti qui riuniti per onorare e adorare pubblicamente il Re Eucaristico. Il mondo grida: Non abbiamo altro re che Cesare. Voi rispondete: Cristo è Re! E questo Re divino voi lo accompagnate lungo le strade per tributarGli pubblici onori, testimoniando la vostra fede e il vostro amore per il Signore. Una fede che noi intendiamo testimoniate anche nell’amore e nella difesa della Messa tradizionale, cuore palpitante della Santa Chiesa contro cui le potenze infernali si scatenano.

L'arcivescovo di San Francisco difende la messa tradizionale

Leggo su Riposte Catholique l'ennesima difesa della Messa antica. Questa volta da parte di un vescovo che si è già contraddistinto per la sua pastorale illuminata. Precedenti a partire da qui. Ricordo che il giorno dopo la pubblicazione di Traditionis custodes, in un messaggio ai fedeli, Cordileone è stato il primo vescovo ad esercitare la sua autorità in termini di apertura, manifestando il suo apprezzamento per la comunità di chi partecipa alle messe tradizionali nella sua arcidiocesi e ha confermato che le loro celebrazioni non avrebbero subito alcun cambiamento. 
Ma ci sono maggiori elementi sulla sua difesa della Messa antiquior e dunque li trovate di seguito, ripresi nella nostra traduzione dal National Catholic Register che ha pubblicato un saggio in cui l’arcivescovo ha difeso l’uso della Messa tradizionale nel mezzo delle crescenti voci secondo cui il Vaticano intende imporre ulteriori restrizioni alla stessa, spiegando perché la Chiesa ha bisogno della Messa antica per cui limitarla sarebbe un errore e sottolineando che la bellezza del rito latino tradizionale è uno strumento essenziale di evangelizzazione.

L'arcivescovo di San Francisco difende la messa tradizionale

L'arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone ha sostenuto la messa tradizionale. In una lettera aperta datata 15 luglio, il presule chiede che non vi siano nuove restrizioni alla celebrazione dell'usus antiquior. Lo spiega a lungo e mette in discussione alcune opzioni attuali, presenti nella Chiesa dal luglio 2021 a seguito del Motu proprio Traditionis Custodes.

Afferma mons. Cordileone, «molti fedeli, lo so, sono stati rifiutati ed emarginati dai pastori della Chiesa, proprio da coloro che sono chiamati a nutrirli spiritualmente, semplicemente per il loro desiderio di adorare come fa la Chiesa da secoli.; il che serve solo a irrigidire l'atteggiamento nei confronti dell'autorità ecclesiale. C’è molto di cui lamentarsi per questo triste stato di cose, nella misura in cui è in atto”.

Aggiornamento: il documento di soppressione della Messa antica resta 'non firmato'

Qui l'indice dei precedenti.
Il documento di soppressione della
Messa antica resta 'non firmato'


Leggo da Rorate caeli :
Le nostre fonti ci assicurano che la bozza del documento (vedi) per la soppressione quasi totale della messa latina tradizionale è pronto, e lo è da tempo, ma che "resta senza firma".
Francesco sembra esitare. Forse Viola, autentico fanatico, si è spinto troppo oltre, e questo rende Francesco dubbioso... Francesco, che dalla gerarchia ha ascoltato punti di vista alternativi, e messaggi (alcuni qui) da cattolici e non cattolici. E ci sono sempre le nostre preghiere...
Anche il Segretario di stato, cardinale Parolin, si dice sia fermamente favorevole a questa soppressione.

venerdì 19 luglio 2024

“I vescovi parlano come se Cristo fosse il paladino della Costituzione”.

Riprendo dall'Osservatorio card. Van Thuân. Intervista di Martina Pastorelli a Stefano Fontana. Precedenti qui - qui - qui - qui

“I vescovi parlano come se Cristo 
fosse il paladino della Costituzione”. 

Non si placa il disappunto per la conduzione partigiana della Settimana Sociale dei cattolici italiani, la cui cinquantesima edizione si è svolta nei giorni scorsi a Trieste, inaugurata dal presidente della Repubblica Mattarella e chiusa da papa Francesco.
Aperta resta invece la polemica per la trasformazione dello storico evento ecclesiale nella kermesse di un partito – il Pd – i cui aderenti e simpatizzanti hanno dominato la scena, potendo paradossalmente contare sul finanziamento della Regione Friuli Venezia Giulia, a guida centro destra. Il malumore culmina ora con le analisi a posteriori sull’evento.
Più grave ancora – poiché riguarda il magistero della Chiesa – è la critica mossa dal filosofo cattolico Stefano Fontana, che ha parlato di “Dottrina Sociale scomunicata”

giovedì 18 luglio 2024

Diritti incivili

Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica. 

Mai dimenticare!

Teniamo sempre a mente chi sono nel nostro Occidente i difensori dei diritti civili a oltranza, quei diritti che non fanno avanzare di un centimetro la dignità oltre che le condizioni di vita dei popoli, ma che servono esclusivamente come testa d’ariete per scardinare la resistenza alle ultraliberiste politiche di stampo globalista, che si ammantano di verde e transumanesimo.

Per una serie di percorsi che non sto qui a raccontare, leggendo il giornale stamattina sono arrivato a quel Nichi Vendola (per il quale è un diritto acquistare bambini tramite la misogina pratica dell’utero in affitto) che nel 2011 rappresentava la parte più agguerrita dello schieramento contro Gheddafi, legittimo presidente della Libia e grazie al quale il popolo libico era riuscito a diventare una nazione avanzata in grado di garantire uno stato sociale da fare invidia ai nostri e offrire a milioni di africani lavoro.

Pellegrini diversi, storie diverse

Nella nostra traduzione da The Catholic Thing troviamo un ritratto dell’"America profonda” dove la “gente” da cui ha le sue origini il nuovo vicepresidente scelto da Trump è denominata con termine dispregiativo hillbillies (zotici che risiedono nelle aree rurali e montuose degli Usa), oppure redneck (colli rossi, per colpa del sole che abbronza chi lavora nei campi), insomma “spazzatura bianca”, la classe operaia e media bianca americana messa ai margini (anche) dalla globalizzazione. Il nostro Occidente Europeo, una volta faro di civiltà è troppo interconnesso con quello Atlantico di matrice protestante e vive nel suo declino la stessa crisi morale e materiale. Quel contesto USA in cui un ex marine povero, che poi è finito nelle università di élite e nell’alta finanza, può avere un ruolo decisivo nel nostro futuro. L'articolo conclude sul fare la nostra parte come credenti. Buona lettura!

Pellegrini diversi, storie diverse
Il pellegrinaggio a Canterbury di Thomas Stothard, 1833
[collezione privata]
Invecchiando si diventa saggi, o almeno così si spera. La saggezza può anche essere accompagnata da una serie di sogni strani e vividi. Un esempio: negli anni di scuola, non avevo alcun interesse per The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer. Scritti alla fine del XIV secolo, questi racconti sono una raccolta di ventiquattro storie semplici e audaci raccontate dai pellegrini londinesi in viaggio verso il santuario di San Tommaso Becket a Canterbury, in Inghilterra. Sono un classico della letteratura medievale. Non mi interessavano, mi sono sempre sembrati terribilmente noiosi, ma recentemente, durante un lungo viaggio, li ho ascoltati su CD. Me ne sono subito appassionato, tanto che, da allora, hanno invaso il sonno ristoratore di molte mie serate… sebbene in un modo leggermente diverso.

mercoledì 17 luglio 2024

Lettera aperta in risposta all'omelia di sua eccellenza Mons. Viganò

Pubblico la lettera che segue – inviatami da un lettore a commento della recente Omelia di Mons. Viganò – perché credo rappresenti la voce di molti fedeli disorientati e fortemente perplessi nella temperie anomala e inedita in cui siamo immersi anche sul fronte ecclesiale, causa prima dell' inversione che caratterizza la politica e tutti gli ambiti socio-antropologici ormai senza più etica, che non è moralismo e che non può esistere, se non agganciata alla fede e orientata al Soprannaturale, che per noi ha solo un Nome: Cristo Signore, purtroppo estromesso a partire da chi dovrebbe annunciarLo.
Il nostro interlocutore ne è ben consapevole. Io ho solo voluto introdurre il discorso esprimendo pensieri per noi ovvi ma che diventano il cuore del problema per chi si affacciasse solo ora su queste pagine. Ci diamo comunque il tempo di un esame più approfondito dello scritto.
Ciò premesso, accolgo la sentita riflessione con una osservazione. Non trovo che una chiosa finale al focus della presa di posizione di Mons. Viganò: il vizio di consenso – dedotto dalla serie ininterrotta di atti contrari al fine del Munus petrinum – che non è un'ipotesi di scuola ma è stato dall'Arcivescovo ben motivato qui. Trovate qui l'indice dei precedenti.
Certamente la sua contestazione dell'accusa di scisma (vedi qui capi d'imputazione) avrebbe potuto limitarsi all'aspetto teologico, religioso della questione, senza tirare in ballo la faccenda della Sede vacante per "vizio di consenso", questione spinosa e che distrae dal tema principale. 
Quella che appare palesemente assurda, con nessun cenno da parte del nostro interlocutore, è l'accusa di "scisma" per non accettare il Vaticano II, trattandosi di un Concilio che si è voluto solo pastorale e che ha posto le premesse di riforme che hanno creato il caos nella Chiesa, col quale si intendevano abolire i dogmi, ma è stato trasformato in indiscutibile superdogma. Anche noi possiamo chiederci se non sarebbe stato più appropriato e utile a tutti se Mons. Viganò avesse contestato con una serie di precisi argomenti (sistematizzandone nell'occasione la serie infinita già denunciata e a noi ben nota) quest'assurda accusa di scisma, che non riguarda solo lui, evidentemente. (M.G.)

Lettera aperta in risposta 
all'omelia di sua eccellenza Mons. Viganò

Gentile Dott.ssa Guarini e gentili curatori del blog Chiesa e post-concilio,
Dopo aver visto che avete pubblicato l'omelia di sua eccellenza mons. Viganò, ho deciso di scrivere anche a voi quanto già mandato al dott. Valli.

Nella consapevolezza della mia ignoranza in materia, così come della mia personale pochezza, scrivo perché temo per quanti seguono la strada del delitto di scisma rifiutando di riconoscere Papa Francesco quale attuale vicario di Cristo in terra (cosa che prego di non fraintendere come una irragionevole e quindi scriteriata sottomissione).

Arciv. Viganò / In Sanguine Tuo Omelia nella solennità esterna Del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C.

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
In Sanguine Tuo 
Omelia nella solennità esterna 
Del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C. 

Redemisti nos, Domine, in sanguine tuo,
ex omni tribu, et lingua, et populo, et natione:
et fecisti nos Deo nostro regnum.
Ap 5, 9-10
Fratelli e sorelle carissimi,
Permettetemi innanzitutto di manifestarvi la mia serenità d’animo nell’affrontare questa prova. Ho sperimentato la stessa pace interiore quando, qualche anno fa, ho riscoperto la Messa tradizionale, che da allora non ho mai smesso di celebrare esclusivamente e che mi ha riportato al cuore palpitante della nostra santa Religione, a comprendere che essere unito a Cristo Sacerdote nell’offerta all’eterno Padre deve necessariamente tradursi nella mistica immolazione di sé sul modello di Cristo Vittima, nel ripristinare l’ordine divino in cui la Carità ci consuma di amore per Dio e per il prossimo, e ci mostra quanto sia incomprensibile – oltre che inaccettabile – modificare alcunché di quest’ordine perfetto che la Santa Chiesa anticipa sulla terra proprio mettendo la Croce al centro di tutto. Stat Crux dum volvitur orbis.

martedì 16 luglio 2024

Flos Carmeli, la più antica sequenza in onore della Madonna del Carmine

Il Flos Carmeli è la più antica sequenza in onore della Madonna del Carmine. Viene attribuita allo stesso S. Simone Stok, colui che, secondo la tradizione, ricevette in dono lo Scapolare nel 1251. Si trova, incompleta, già nel primo Messale Carmelitano, intorno al 1300. Lo trovate di seguito nell'originale latino e con la traduzione.
Flos Carmeli
vitis florigera,
splendor coeli,
Virgo puerpera, / singularis.

Mater mitis,
sed viri nescia,
Carmelitis
esto propitia, / Stella maris.

Radix Jesse
germinans flosculum,
nos adesse
tecum in saeculum / patiaris.

Inter spinas
quae crescis lilium,
serva puras
mentes fragilium, / tutelaris.

Armatura
fortis pugnantium
furunt bella,
tende praesidium / scapularis.

Per incerta
prudens consilium,
per adversa
iuge solatium / largiaris.

Mater dulcis
Carmeli domina,
plebem tuam
reple laetitia / qua bearis.

Paradisi
clavis et ianua,
fac nos duci
quo, Mater, gloria /coronaris.
Amen.
Fior del Carmelo,
vite fiorente,
splendor del cielo,
tu solamente sei vergin Madre.

Madre mite
e intemerata,
ai figli tuoi
sii propizia, stella del mare.

Ceppo di Jesse,
che il fior produce,
a noi concedi
di rimanere con te per sempre.

Giglio cresciuto
Tra le alte spine,
pure conserva
le menti fragili e dona aiuto.

Forte armatura
dei combattenti,
la guerra infuria:
poni a difesa lo scapolare.

Nell’incertezza
dacci consiglio,
nella sventura
dal cielo impètra consolazione.

Madre e Signora
del tuo Carmelo,
di quella gioia
che ti rapisce sazia i cuori.

O chiave e porta
del Paradiso,
fa' che giungiamo
ove di gloria sei coronata.
Amen.

16 Luglio Festeggiamo la Madonna del Carmelo

Oggi ricorre la festa della Beata Vergine del Carmelo, che abbiamo ricordato anche qui. Oltre ai segni liturgici, esistono nella Chiesa altri segni, legati ad un avvenimento, ad una tradizione, ad una persona. Uno di essi è lo Scapolare del Carmine. Di seguito una preghiera e la storia. Chiediamo la sua intercessione per noi, per la Chiesa tutta e per il mondo intero, attraversato da tanta ribellione, inversioni e inquietudini. La Madonna del Carmelo è molto venerata in Spagna ed è patrona della Marina di quel Paese.

Santa Maria del Carmelo, io credo fermamente che non ci siano limiti al tuo potere perché tu sei la Beata Madre di Dio e nulla Gesù Cristo potrebbe mai negarti.
Tanto è sfavillante la tua santità che senza nemmeno chiedere, perché sei onnipotente per grazia, attingi direttamente, con le tue mani purissime, ogni tesoro dal forziere del Cuore Trinitario.
Credo che puoi e voglio credere che vuoi. Tu vuoi certamente che io mi salvi e che usi del tempo della mia vita per imparare ad amare Iddio e i fratelli. Vuoi che io preghi con perseveranza e tramite l’esercizio della preghiera divenga umile, prudente, fervente, generoso, fiducioso e casto.
Queste e le restanti virtù necessarie per conseguire l’eterna salute io chiedo di impetrarmi.
Ma visto che sei mia Madre, e con le madri i figli son confidenti, io ti supplico di esaudire anche questa mia ulteriore richiesta a corredo della quale imploro te che essa mi giovi alla salute dell’anima (chiedere con fiducia la grazia). Con questa clausola non vorrai negarmela perché sei sommamente buona e prodiga al bene imperituro delle creature redente. Madre Mia io ti ringrazio, certo che quanto cerco mi sia stato già concesso poiché il conseguimento di quanto spero, facendo di me una persona migliore, non può che essere un beneficio gradito al Signore. Amen! RB
Settecentosettanta anni fa, la notte fra il 15 e il 16 luglio 1251, san Simone Stock, sesto Generale dei Carmelitani, pregava intensamente la Madonna affinché manifestasse un segno di protezione speciale al suo ordine, che si trovava in grandi difficoltà. La cella si illuminò improvvisamente e gli apparve la Madre di Dio, con una moltitudine di angeli, tenendo nelle sue mani un oggetto destinato a entrare nella storia della Chiesa come il santo scapolare del Carmine, e gli disse: “Ricevi, diletto figlio, questo scapolare del tuo Ordine, come segno della mia fratellanza, privilegio che ho ottenuto per te e per tutti i figli del Carmelo: chi morrà piamente rivestito di quest’abito sarà preservato dal fuoco dell’Inferno: esso è un pegno di salute, una salvaguardia nei pericoli, un segno di alleanza e di pace con voi in sempiterno”.

La Messa di sempre

Riprendiamo le riflessioni che scaturiscono dalla pubblicazione di uno scritto di mons. Lefebvre che ci fornisce elementi già noti sull'autorità da riconoscere alla Messa antica, utili per ribadire e confermarne la diffusione, oggi che lo scalpore suscitato dalle sempre più accanite restrizioni, l'ha fatta conoscere e apprezzare dalla nuova generazione e alimenta la resistenza dei fedeli che vi sono legati. Qui l'indice dei precedenti.

L’autorità del rito tradizionale

Due considerazioni mettono in luce l'autorità della Messa detta di san Pio V: la sua origine e il privilegio unico di cui è beneficiata.

Il rito tradizionale è di origine apostolica

1. Il Papa Paolo VI ha riconosciuto l'antichità della messa tradizionale
Lo stesso Papa Paolo VI, nell’introduzione al nuovo rito, dice che la Messa di sempre che noi celebriamo risale a san Gregorio Magno1. Ma si può dire che risale agli Apostoli, quindi ben prima di san Gregorio Magno. I decreti del concilio di Trento affermano in modo molto chiaro che le preghiere della Messa, in particolare del Canone, risalgono presumibilmente agli Apostoli2.

Le parole del Canone della Messa sono certamente le parole più venerabili della nostra Tradizione. Secondo don Giuseppe Pace, è molto probabile che durante i quaranta giorni prima dell'Ascensione, Nostro Signore abbia insegnato ai suoi Apostoli almeno le parole della consacrazione. E sono queste parole che sono state conservate preziosamente nella Chiesa latina. La Santissima Vergine ha ricevuto la comunione dalle mani di san Giovanni dopo che il sacrificio della Messa era stato offerto. Essa non avrebbe mai tollerato che fossero dette delle parole non conformi a quelle pronunciate da Nostro Signore. Per anni ha assistito al sacrificio della Messa e si è comunicata. Bisogna pensare a tutto questo. Gli Apostoli avevano una fede indefettibile, erano ispirati. Ecco, tutto questo è la Tradizione 3.

Viktor Orbán ha discusso delle possibilità di pace con Donald Trump

Nella nostra traduzione da Medias Presse Info una notizia di qualche giorno fa che acquista un peso diverso dopo i recenti eventi già ricordati qui - qui. Staremo a vedere gli effetti sull'Europa in via di ridefinizione  proprio in questi giorni e sul super-atlantismo della nostra Presidente del Consiglio...

Viktor Orbán ha discusso delle possibilità di pace con Donald Trump

Giovedì sera (11 luglio scorso -ndT), come passo successivo nella sua missione di pace durante la sua presidenza dell'Unione Europea , il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha incontrato l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che potrebbe presto tornare alla Casa Bianca.
Nell'incontro a Mar-a-Lago, in Florida, le parti hanno discusso questioni relative alle prospettive di pace, si legge nella dichiarazione successiva all'incontro. 
I guerrafondai si stanno irritando.
Questa missione di pace sembra infastidire particolarmente i guerrafondai dell’Unione Europea (è significativo notare che Ursula von der Leyen e molte altre personalità dell’UE dimostrano così di volere la continuazione della guerra tra Ucraina e Russia): ma Viktor Orbán non si lascia scoraggiare e continua i suoi incontri in questa direzione. (Pierre-Alain Depauw)

lunedì 15 luglio 2024

Considerazioni sulle reazioni dem nostrane all'attentato a Trump

Indice degli articoli sulla realtà distopica.
Considerazioni sulle reazioni dem nostrane all'attentato a Trump

È interessante constatare come la stampa e la politica di orientamento dem nostrani abbiano accolto la notizia dell’attentato a Trump. Tranne le reazioni istituzionali, tipo quelle di Mattarella e Schlein, nei più traspare il mal celato (a volte neanche) compiacimento per l’accaduto.
Anche qui, come per il caso del premier slovacco Fico, prevale quel “te la sei cercata”. Ma questi ambienti lasciano pure trapelare l’idea che il fatto sia stato costruito ad arte per lanciare nella campagna elettorale un Trump martire, come chiaramente scrive l’ineffabile Roberto Saviano, secondo il quale «la storia politica insegna che il proiettile che manca il bersaglio lo rafforza. Il proiettile che ha sibilato all’orecchio di Trump ferendola lo ha trasformato in vittima».
Saviano odia Trump non certo perché questi sia filo israeliano, ma perché sa che la sua fortuna editoriale ed economica dipende dalla filiera dem progressista di cui è una voce narrante. Come la fortuna di tutti quegli altri che in un modo o nell’altro ieri in tv o sui social si affannavano a dare una versione complottista dell’attentato.
Interessante di striscio notare come questo mondo, che si scaglia sempre con irritazione contro coloro che osano mettere in dubbio le “narrazioni” ufficiali (che siano sulle torri gemelle o sulla pandemia poco importa), ora invece si lascino andare a una lettura “complottista” dell’attentato a Trump. Fatto che dimostra la strumentalità della loro guerra al complottismo.
Bene fa Marco Rizzo, in qualità di coordinatore nazionale di Democrazia Sovrana Popolare, a scrivere che l’odio «progressista non si ferma neanche di fronte agli attentati. Saviano cerca di giocare con le parole ma altro non fa che esprimere la dottrina del totalitarismo globalista e liberista: se ti opponi devi sparire. Questo è l’insegnamento degli amici delle multinazionali e della grande finanza, di quelli che vogliono la democrazia solo se vincono loro. Saviano si vergogni».
Siccome i fessi sono sempre all’erta, e proprio perché fessi suonano come una campana stonata, ecco che diranno: ma allora tu sei trumpiano? Non devo giustificarmi dinanzi ai suddetti fessi, a loro la risposta comunque non interessa, sono la scimmietta del potere che servono, mi limito qui a dire che non credo affatto che Trump interpreti un’America migliore, ma ciò non toglie che egli rappresenti una contraddizione che una potenza imperialista (decadente, e furente) non può e non vuole tollerare. E questa contraddizione che mi interessa, e credo che vada seguita con attenzione e serietà d’analisi.
Non perché Trump metta in discussione il ruolo di potenza mondiale degli Usa, ma perché i settori decisivi (non certo Biden, di cui è un malmesso burattino) del capitale finanziario – pappa e ciccia con la potente lobby degli armamenti – che comandano la politica estera americana non vedono nell’ex presidente (e probabile futuro presidente) il rappresentante più organico ai propri interessi.
Un po’ come succedeva, mutatis mutandis, con Silvio Berlusconi, il quale non era certo un antisistema ma indubbiamente non garantiva l’organicità ottimale al potere atlantista dell’epoca, fatto che spiega, al netto di tutto, le sue disavventure giudiziarie. Ma chi è abituato a parlare di questioni sociali e politiche ad mentula canis all’epoca mi dava del berlusconiano così come ora del trumpiano, con ciò dimostrando di meritarsi appieno l’attribuzione di fesso.
Antonio Catalano, 15 luglio 2024

Le quattro fazioni in lizza per il controllo dell’America

Una fonte Americana da non disattendere... Indice degli articoli sulla realtà distopica
Le quattro fazioni in lizza per il controllo dell’America

Il partito democratico è diviso in tre fazioni principali che si contendono il controllo.
Una di queste è la famiglia Biden.

Un’altra categoria è composta dai cosiddetti titolari di cariche democratiche con voto di basso livello.
Diamo un’occhiata a ciascuno di essi.

La famiglia Biden è un’enorme azienda di ‘influenza politica corrotta.
È esemplificato dalla risata di Joe Biden che si vanta di aver costretto con successo il governo ucraino a licenziare il suo procuratore, che stava esponendo i crimini di Hunter Biden. Hunter era un membro del consiglio di amministrazione ben pagato della società energetica ucraina Burisma. Hunter Biden non ha alcuna competenza nel settore energetico e non ha apportato nulla di valore a Burisma. Joe Biden ha minacciato l’Ucraina promettendo di trattenere un miliardo di dollari in aiuti statunitensi a meno che il suo procuratore non fosse stato prontamente licenziato dal suo incarico. Lo è stato. Joe Biden ha riso pubblicamente, dicendo: “Beh, figlio di p—-.” È  in video.

I titolari di cariche elettorali di basso livello nel partito democratico sono coloro che probabilmente perderanno le loro campagne elettorali o di rielezione se una vittoria di Trump avesse il cosiddetto effetto “coattail” [appoggi -ndr] prodotto quando gli elettori non dividono i loro voti tra i due partiti principali.

Temono che il presidente Trump vinca un secondo mandato nello Studio Ovale e che gli elettori che voteranno per lui voteranno anche per i repubblicani che promettono lealtà alle sue politiche. La strategia per i democratici che votano in basso è quella di far rimuovere Biden dalla lista e sostituirlo con un democratico che sperano vinca e la cui scia li porterà alla vittoria.

Entrambe queste fazioni sono profondamente opposte tra loro e combatteranno strenuamente per i propri interessi.

La terza fazione è rappresentata dai cinquantuno dirigenti delle agenzie di intelligence che hanno firmato una lettera in cui si insinua falsamente che Trump è il candidato favorito della dittatura russa.  

Sono riusciti a ingannare gran parte degli elettori durante le elezioni del 2020 e hanno il merito di aver consegnato la Casa Bianca a Biden.

Poiché operano in segreto, le agenzie di intelligence (tra cui l’FBI e la CIA) hanno poteri enormi, sia costituzionali che di altro tipo. Come ha ammonito il democratico Chuck Schumer, se ti fai beffe delle agenzie, hanno “sei modi per prenderti da domenica”. Non è una minaccia vana. Le agenzie di intelligence hanno armi letali a loro disposizione e operano impunemente quando il loro interesse personale è minacciato in modo credibile. Non è una mera teoria del complotto caratterizzarle come burattinai del governo.

Non facciamoci illusioni: lo stato oscuro non tollererà alcuna seria imposizione al suo potere. Nessuna.
Cosa farà?

Semplicemente, qualsiasi cosa ritenga necessaria. Se non può influenzare l’esito di un’elezione per servire i propri interessi, può impedire che l’elezione abbia luogo. Per raggiungere questo obiettivo, può essere escogitata un’emergenza nazionale, che si tratti di una pestilenza, una guerra, una serie di attacchi terroristici o qualsiasi altro metodo subdolo.

Le tre fazioni sono pronte ad attaccare le altre. 
Se uno di loro vincesse, l’esito non potrebbe essere favorevole alla repubblica.
La quarta fazione siete voi

BlackRock rimuove la pubblicità del 2022 che includeva immagini di Thomas Crooks, lo sparatore di Trump

Il colosso degli investimenti americano BlackRock ha rimosso una pubblicità del 2022 che includeva immagini di Thomas Matthew Crooks, il potenziale assassino di  Donald Trump.
L’aspirante assassino di Trump era comparso l’anno scorso nello spot di BlackRock (Rothschild, Rockefeller, etc). Inoltre risultava essere anche un ebreo praticamente studente del Talmud.
 
Ma circolano  già le immaginette di Trump: 

Sancte Mikael Arcangele 


Maurizio Blondet  15 Luglio 2024  Fonte 

(Scritto da Robert Arvay tramite AmericanThinker.com)

Smascheriamo i sofismi clericali dell’inclusivismo fake

Nell'articolo che segue troviamo cose gia dette e ripetute in ordine sparso, ma vi risultano utilmente esposte in maniera sistematica. Buona lettura!

Smascheriamo i sofismi clericali dell’inclusivismo fake 
di Roberto Allieri

I sofismi sono uno strumento retorico, affinato in passato dai filosofi della scuola presocratica. Costoro, per convincere l’interlocutore, utilizzavano l’affabulazione, cioè metodi ingannevoli di persuasione fondati non sulla verità bensì insistendo su aspetti ambigui, presentati con astuta manipolazione di significato. I sofismi erano (e sono) ragionamenti capziosi, in apparenza logici ma sostanzialmente erronei.

Diebus Saltem Dominicis – 8a domenica dopo Pentecoste: una questione di vita o di morte

Nella nostra traduzione da OnePeterFive, oggi particolarmente puntuale, la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui. Riconosciamo, impetriamo e viviamo l'esigenza ineludibile della Grazia.

Diebus Saltem Dominicis – 
8a domenica dopo Pentecoste: una questione di vita o di morte

Questa settimana permettetemi di provare a collegare la Colletta della Messa della domenica, l'ottava domenica dopo Pentecoste, con la pericope dell'Epistola tratta da Romani 8:12-17. Pregate per me.

Un'osservazione iniziale sul testo di questa domenica è che, come la settimana scorsa, abbiamo un netto contrasto tra i due regni o spiriti, cioè lo Spirito di Dio e lo spirito della carne, i figli della luce o del mondo. Questo è chiaramente un tema nella lettura del Vangelo di Luca 16:1-9, la parabola dell'amministratore infedele.