Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 21 maggio 2025

Agostino, l'agostinismo e il nuovo momento del papato

Nella nostra traduzione da The Catholic Thing, Robert Royal nota che Leone XIV, profondamente radicato nella tradizione agostiniana, ha scelto per il suo stemma una frase tratta dal Sermone di Sant'Agostino sul Salmo 127: in illo Uno unum ("In quell'Uno siamo uno"). Uno dei segnali incoraggianti che ha dato come papa. Leggete l'articolo perché ci offre una interessante riflessione... Dopo le recenti allarmanti avvisaglie (qui) resta da rimanere all'erta continuando a pregare.

Agostino, l'agostinismo e il nuovo momento del papato

Benedetto XVI pregava spesso una frase che aveva notato nelle Confessioni di Agostino: “da quod iubes, et iube quod vis”, “O Signore, dammi ciò che comandi e comanda ciò che vuoi” (Libro X, xxix). Vale la pena recitarla ogni giorno, perché è sia breve che profonda. Ed è tipico di come i grandi pensatori possano dire molto in poche parole (multum in parvo, come dicevano gli antichi Romani). Sorprendentemente, Benedetto/Ratzinger è stato talvolta criticato per aver usato quelle parole, come è successo allo stesso Agostino. Il contesto – Agostino pregava per la continenza, che il dizionario definisce come “autocontrollo, soprattutto riguardo al sesso” – ne è chiaramente parte. Ma c'è senza dubbio di più – molto di più.

martedì 20 maggio 2025

I vescovi di Francia e il cardinale Roche ancora in guerra contro i pellegrinaggi tradizionali della Francia. Cosa farà Leone XIV?

Nella nostra traduzione da Rorate Caeli. Nelle ultime settimane, i Cardinali Roche, Aveline e i vescovi francesi hanno preso provvedimenti per evitare la celebrazione del TLM nel pellegrinaggio di Chartres di quest'anno, gettando enormi ostacoli sulla sua strada. Precedenti a partire a qui. E più di recente sembrava ci fosse una contro-tendenza a favore della Messa qui. Sarà molto interessante vedere come i coordinatori e il clero in pellegrinaggio risponderanno a questa escalation senza precedenti. Come dice la fonte francese: "È evidente che i nostri vescovi sono particolarmente preoccupati per il successo pastorale di questi pellegrinaggi, che riuniscono moltitudini di giovani pellegrini, portando alcuni di loro a tornare alla pratica religiosa, proprio perché queste manifestazioni di fede non rientrano nell'ambito del nuovo programma pastorale. Non importa che questo programma ora è chiaramente fallito! La loro cecità ideologica, che non cambia da decenni, gli fa credere di poter inserire questo impulso cattolico nello stampo della loro liturgia. O peggio, preferiscono soffocare e uccidere questo impulso piuttosto che vederlo attribuito alla vecchia liturgia."

I vescovi di Francia e il cardinale Roche ancora in guerra contro i pellegrinaggi tradizionali della Francia. Cosa farà Leone XIV?

A volte le decisioni possono aspettare. Altre volte devono essere prese in fretta. Ad aprile e all'inizio di maggio, sfruttando l'interregno per i loro nefandi fini, i vescovi antitradizionalisti di Francia hanno tramato con il cardinale Roche, prefetto del culto divino, per rendere il più difficile possibile la celebrazione della messa latina tradizionale e dei sacramenti durante il pellegrinaggio Parigi-Chartres e tutti gli altri pellegrinaggi in Francia.

lunedì 19 maggio 2025

Leone XIV. Altro che delusione!

Leone XIV. Altro che delusione!

Più conciliari (anzi conciliaristi) di così non si potrebbe. Cito la conclusione dell'allocuzione rivolta oggi da Leone XIV ai rappresentanti di altre religioni qui e conseguenti riflessioni di massima. Non senza poi proseguire con altre considerazioni sull'intero contenuto del documento. Vi prego di approfondire attraverso i numerosi link di riferimento perché altrimenti dovrei scrivere una articolo chilometrico (e non ne ho le forze).
Carissimi, grazie ancora della vostra vicinanza. Invochiamo nei nostri cuori la benedizione di Dio: la sua infinita bontà e sapienza ci aiuti vivere come figli suoi e fratelli e sorelle tra di noi, perché cresca nel mondo la speranza. Vi ringrazio di cuore.
È la falsa "fratellanza" eretica di Bergoglio. 
Intanto mi chiedo in cosa consiste il Cristo al Centro nel motto e nelle parole di questo papa, quando sulle affermazioni che precedono sono costretta a fare le seguenti precisazioni.

Colligite Fragmenta: IV domenica dopo Pasqua – Inizio del pontificato di Leone XIV

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui. Questa volta arricchita dalla coincidenza della Messa di Intronizzazione di Leone XIV.

Colligite Fragmenta: IV domenica dopo Pasqua – 
Inizio del pontificato di Leone XIV

Scrivo questo poco prima della IV domenica di Pasqua del calendario Vetus Ordo, che è anche il giorno in cui il nostro nuovo Papa celebrerà la Messa (la chiamano "Celebrazione Eucaristica") per "l'inizio del Pontificato del Vescovo di Roma Leone XIV" (18 maggio 2025). Nel Messale tradizionale più antico c'è una Messa votiva " in die coronationis Papae ... nel giorno dell'incoronazione di un Papa", usata anche per l'anniversario della stessa. Ma non si incoronano più i Papi, dal 1978, quando Giovanni Paolo I decise di non portare la tiara. I Papi successivi, che hanno lasciato disposizioni per le liturgie relative alla loro sepoltura e all'inizio del pontificato successivo, hanno lasciato aperta la possibilità, qualora un Papa lo desiderasse, di un'incoronazione con la tiara. Nessuno l'ha fatto. Per farlo, potrebbe essere necessario modificare radicalmente il rito antico per l'incoronazione: alcuni degli uffici e delle cariche di un tempo che erano coinvolti non esistono più. Tuttavia, si potrebbe fare.

Suggestioni a "prima lettura" in merito all'omelia di Leone XIV nella Messa d'inizio del Ministero petrino

Continuiamo a sperare e a pregare.
Suggestioni a "prima lettura" in merito all'omelia
di Leone XIV nella Messa d'inizio del Ministero petrino

L’omelia di Papa Leone XIV, pronunciata in occasione della Santa Messa per l'inizio del ministero petrino (18 maggio 2025), si presenta come un testo densissimo di implicazioni teologiche, ecclesiologiche e pastorali che, nel tono pacato e colmo di riverenza nei confronti del predecessore, Papa Francesco (2013-2025), manifesta nondimeno un orientamento chiaramente differente, segnato da un desiderio di ripresa dell’autenticità della fede cattolica nel solco della Tradizione apostolica.
Non si tratta di una rottura fragorosa, né di una denuncia frontale, ma di una "purificatio per elevationem", cioè di un atto di discernimento nel quale si cerca di distinguere l’essenziale dal transitorio, il permanente dall’occasionale, con l’obiettivo di ricondurre la Chiesa alla sua vocazione propria: custodire, difendere e annunciare integralmente il "depositum fidei".

domenica 18 maggio 2025

Speranza e tremore

Ho assistito alla Messa d'intronazione. Ho visto e sentito tanto concilio (tra l'altro la ferula di Paolo VI e non solo) in salsa tradizionale. Non riesco a trarre conclusioni per via dei numerosi richiami a Cristo al centro (peraltro non sull'altare: la croce era posta di lato e non tra i candelabri). Spero e tremo. Continuerò a pregare...

Preghiera del Cardinal Burke per il Santo Padre Leone XIV

Noi non ci arrendiamo e continuiamo con la preghiera. Diamoci il tempo di capir meglio...
Preghiera del Cardinal Burke per il Santo Padre Leone XIV

O Santa Vergine Maria, Madre del Signore del Cielo e della Terra, Nostra Signora di Guadalupe, guida e proteggi il Romano Pontefice, Papa Leone XIV. Per la tua intercessione, possa egli ricevere in abbondanza la grazia propria del Successore di San Pietro: sorgente e fondamento perpetuo e visibile dell’unità dei nostri Vescovi e di tutti i nostri fratelli e sorelle nel Corpo Mistico del tuo Divin Figlio. Unisci il cuore di Papa Leone al tuo Cuore Immacolato, conducendolo a riposare sempre più sicuro nel Cuore gloriosamente trafitto di Gesù, affinché possa confermarci nella fede cattolica, nel culto di Dio in spirito e verità, e in una vita cristiana buona e santa.

Nel tumulto del tempo presente, custodisci Papa Leone al riparo del tuo santo manto, nel sicuro rifugio delle tue braccia, proteggendolo da Satana, il Padre della Menzogna, e da ogni spirito maligno. Implora il Signore di concedergli, in particolare, la sapienza e il coraggio per essere un vero Pastore della Chiesa universale. Con voi, ripongo tutta la mia fiducia in Cristo, il Buon Pastore, che solo è il nostro aiuto e la nostra salvezza. Amen.

Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel grembo della Vergine Madre, abbi pietà di noi!
Nostra Signora di Guadalupe, Regina degli Apostoli, prega per noi!
Santi Pietro e Paolo, pregate per noi!
San Leone Magno, Papa, prega per noi!
Raymond Leo Cardinale BURKE, 18 Maggio 2025.

Il nuovo Leone riuscirà a scacciare i lupi?

Il nuovo Leone riuscirà a scacciare i lupi?
di José Antonio Ureta

In più di due settimane, la Chiesa, che sembrava immersa nelle convulsioni dell’agonia, ha mostrato un’insospettata vitalità, rivelando la sua origine divina e l’assistenza permanente dello Spirito Santo.

I media liberal si erano compiaciuti nel sottolineare che, nonostante il pontificato populista e modernizzante del defunto Papa Francesco, l’emorragia della pratica religiosa nella Chiesa cattolica non si era arrestata, né si era fermata la chiusura delle chiese dovuta al continuo calo delle ordinazioni sacerdotali, alla corrispondente diminuzione delle entrate per mantenere le sue attività liturgiche e caritative, e, ancor peggio, alle lotte intestine provocate dall’“apertura” del pontefice argentino. Questi analisti prevedevano che presto la grande istituzione che aveva plasmato la cultura e la civiltà occidentale e influenzato il mondo intero con il suo pensiero sarebbe caduta nell’insignificanza…

Quarta Domenica dopo Pasqua

Meditiamo i tesori della nostra fede seguendo l'anno liturgico. Sovrano padrone della grazia, il Signore è libero di determinare le sorgenti dalle quali la farà discendere in noi; a noi spetta di conformarci alla sua volontà.

Quarta Domenica dopo Pasqua 

L'istituzione dei Sacramenti.
Salve festa dies (1)
Abbiamo veduto Gesù costituire la sua Chiesa, affidare nelle mani degli Apostoli il deposito delle verità che formeranno l'oggetto della nostra fede. Ma vi è un'altra opera, non meno importante per il mondo, alla quale egli dedicherà le sue cure durante quest'ultimo periodo di soggiorno sulla terra. È l'istituzione dei Sacramenti. Non è sufficiente il credere: bisogna anche che noi diveniamo giusti, ossia conformi alla santità di Dio: bisogna che la grazia, frutto della redenzione, discenda in noi, si incorpori a noi, onde, divenuti membra viventi del nostro divin Capo, possiamo anche essere coeredi del suo Regno. Ora, è per mezzo dei Sacramenti che Gesù deve operare in noi questa meraviglia della giustificazione, applicandoci i meriti della sua Incarnazione e del suo Sacrificio, mediante i mezzi decretati dalla sua potenza e dalla sua sapienza.

Sorgenti e canali della grazia.
Sovrano padrone della grazia, egli è libero di determinare le sorgenti dalle quali la farà discendere in noi; a noi spetta di conformarci alla sua volontà.

sabato 17 maggio 2025

Sì, il Capo visibile della Chiesa è il Papa: questa è la nostra fede cristiana

Nella nostra traduzione da Crisis Magazine, un bell'equilibrato articolo di Robert Lazu Kmita, arricchito da tante belle testimonianze della tradizione, sul perché la Chiesa di Cristo ha e deve avere il Papa come capo, contro le rivendicazioni ortodosse orientali. È possibile essere "papisti" senza essere iper-papalisti. L'iper-papalismo può effettivamente portare allo scisma. Una corretta comprensione, unita alla ferma convinzione del primato di Pietro, manterrà i cattolici saldamente innestati alla barca. 

Sì, il Capo visibile della Chiesa è il Papa:
questa è la nostra fede cristiana


La crisi che la Chiesa sta attraversando sta mettendo a dura prova la nostra fede soprannaturale. La nostra fede nella gerarchia ecclesiastica, in particolare, e nel suo capo visibile, il papa, deve essere costantemente rinnovata e rafforzata.
In un recente post sulla sua newsletter Substack, Sarah Cain ha fatto un'affermazione che, sebbene prevedibile e già comune in tempi così difficili, ci fa sempre riflettere: "Papa Francesco è stato il più grande ostacolo alla mia conversione. So di non essere la sola in questo".

Chiaramente, Caino non è l'unico ad aver dovuto superare una simile difficoltà. Problemi e dubbi terribili hanno affrontato tutti quei convertiti al cattolicesimo che, come me, hanno abbracciato – per ignoranza o per eccessivo entusiasmo – un'interpretazione iper-papalista della Pastor Aeternus, la famosa costituzione dogmatica del Concilio Vaticano I. Senza dubbio, questo tipo di purificazione della nostra fede è uno dei più dolorosi che si possano immaginare.

Il 'Suscipe Sancta Trinitas'

Si riallaccia ai precedenti: Il Suscipe sancte Pater qui - qui e L'offerimus tibi Domine qui; In spiritu humilitatis qui: Il Lavabo qui. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement conosciamo più a fondo Suscipe Sancta Trinitas un'altra delle sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile.

Il 'Suscipe Sancta Trinitas'

Dopo il Lavabo [qui], il sacerdote si reca al centro dell'altare, alza lo sguardo al Cielo e, inchinandosi, chiede al Dio Uno e Trino di ricevere la sua intera offerta:
Súscipe, sancta Trínitas, hanc oblatiónem, quam tibi offerimus ob memoriam passionis, risurrezione, et ascensiónis Jesu Christi, Dómini nostri, et in honorem beátae Maríae semper Vírginis, et beáti Joannis Baptistae, et sanctórum Apostolórum Petri et Pauli, et istórum, et omnium sanctórum: ut illis proficiat ad honorem, nobis autem ad salútem: et illi pro nobis intercédere dignentur in caelis, quorum memoriam ágimus in terris. Per eundem Christum Dóminum nostrum. Amen.
Che traduco come:
Ricevi, o Santissima Trinità, questa oblazione che ti offriamo in memoria della Passione, Resurrezione e Ascensione del nostro Signore Gesù Cristo, e in onore della Beata Maria sempre Vergine, del beato Giovanni Battista, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, di questi tuoi Santi qui presenti e di tutti i Santi, affinché accresca il loro onore e la nostra salvezza, e si degnino di intercedere per noi in Cielo, la cui memoria celebriamo sulla terra. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La formula non è unica. Il cosiddetto rito gallicano comprendeva diverse preghiere che iniziavano con Suscipe sancta Trinitas hanc oblationem, quam tibi offerimus e proseguivano con un certo numero di petizioni, come la salvezza del Sacro Romano Imperatore e del Re dei Franchi. La preghiera che è stata inserita nel Messale del 1570/1962 apparve per la prima volta nella regione di Montecassino, in Italia, intorno all'XI secolo e non era accompagnata da preghiere simili. [1]
Presentandosi senza preghiere basate sulla stessa formula e seguendo le singole offerte di pane, vino, incenso e fedeli, il Suscipe Sancta Trinitas nel Messale Romano tradizionale assolve a diversi scopi.

In primo luogo, costituisce un'adeguata conclusione trinitaria alle precedenti preghiere dell'Offertorio. Il Suscipe Sancte Pater si rivolge al Padre, il Deus qui humanae loda il Figlio e il Veni Sanctificator invoca lo Spirito Santo. E ora, in sintesi, il sacerdote si rivolge a tutte e tre le Persone Divine contemporaneamente.

In secondo luogo, il Suscipe Sancte Pater è un riassunto straordinariamente succinto ed eloquente della teologia del sacrificio eucaristico. La Messa ripropone non l'Ultima Cena, ma il Mistero Pasquale, la Passione [e Morte], la Resurrezione e l'Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo. Quest'ultimo evento, che porta i frutti della Resurrezione in Cielo, è spesso trascurato come parte integrante del Mistero Pasquale.

Inoltre, ogni Messa onora le stelle splendenti del Corpo Mistico di Cristo, la Beata Vergine Maria e tutti i Santi. L'elenco dei Santi nella preghiera segue approssimativamente quello del Confiteor con due eccezioni. In primo luogo, Michele non viene menzionato, forse perché è appena stato menzionato nella preghiera Per intercessionem. In secondo luogo, i Santi le cui reliquie sono sull'altare vengono ricordati con la parola et istorum, che traduciamo "questi vostri Santi qui" (per maggiori informazioni sul pronome latino iste, vedi qui)[2]. Questa è la seconda e ultima volta che questi Santi vengono invocati, la prima è quando il sacerdote bacia l'altare all'inizio della Messa. È appropriato che vengano ricordati qui, subito prima della Consacrazione, poiché solo le ossa dei martiri venivano poste sugli altari, e i martiri, in virtù del loro sangue versato per Cristo, hanno una speciale affinità con il sacrificio della Croce. Nella Chiesa primitiva circolava addirittura una sorta di leggenda metropolitana secondo cui ogni martire, uomo o donna, diventava sacerdote onorario in virtù del sangue versato.

In terzo luogo, la preghiera esprime l'effetto desiderato da ogni Messa: accrescere l'onore dei Santi e la salvezza della Chiesa militante, e si conclude con una preghiera speciale per la loro intercessione. È forse sorprendente per le orecchie moderne sentire quanto sia la Bibbia che la liturgia tradizionale sembrino preoccuparsi dell'onore, ma la comunità dei credenti che celebra il culto trae una gioia speciale dal rendere onore e gloria a Dio e ai Suoi amici.
Infine, il sacerdote ha iniziato il Lavabo affermando che camminerà tra gli innocenti. Qui, circondato dalla sacra nube di testimoni che ha invocato, si può dire che stia realizzando quella profezia.
_________________
[1] Jungmann, vol.2, 46 e 49, n. 35.

2. Nota di Chiesa e post-concilio
(traduzione dal link di riferimento sulla Incensazione nell'Offertorio)
Per intercessiónem beáti Michaélis Archángeli, stantis a dextris altáris incénsi, et ómnium electórum suórum, incénsum istud dignétur Dóminus benedícere, et in odórem suavitátis accípere. Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
La scelta dei pronomi in Per intercessionem e Incensum istud è significativa. Mentre l'inglese ha due pronomi dimostrativi, il latino ne ha tre. In inglese, "this" si usa per indicare cose vicine alla prima persona (io, me), mentre "that" si usa per indicare cose vicine alla seconda persona (tu) o alla terza (egli, lui). In latino, invece, ci sono due parole diverse per distinguere cose vicine alla seconda persona da cose vicine alla terza:
  • Hic, haec, hoc si riferisce alle cose vicine alla prima persona ("questo");
  • Iste, iste, istud si riferisce alle cose vicine alla seconda persona ("questa o quella cosa tua");
  • Ille, ille, illud si usa per indicare cose vicine alla terza persona ("che").
Un modo per visualizzare questa distinzione spazialmente è che hic sta per quando l'oggetto è più vicino a me, iste sta per quando l'oggetto è più vicino a te e ille sta per quando l'oggetto è equidistante da noi. Usando iste per indicare l'incenso in questione, il sacerdote intende indicare che l'incenso appartiene già a Dio ancor prima di essere benedetto. È facile ammettere che tutti gli oggetti naturali appartengano al Creatore della natura, ma l'incenso, sebbene sia materiale biotico, è un manufatto umano. L'incenso, ad esempio, è ricavato dalla resina dell'olibano dai lavoratori che incidono l'albero, lasciano fuoriuscire la resina e la lasciano essiccare sull'albero per diversi mesi. La linfa indurita viene poi tagliata in grani per diventare incenso.
Può sembrare strano designare un oggetto creato dall'uomo come appartenente a Dio, ma ciò persegue due scopi. In primo luogo, a livello più generale, si allinea al modo cattolico di considerare i beni manufatti. La produzione del vino, ad esempio, richiede molta più invenzione e intervento umano rispetto alla produzione dell'incenso, e il risultato finale (il vino) è una sostanza completamente diversa dai materiali naturali con cui è stato creato. Eppure, nella benedizione del vino per i malati, il vino è definito una "creatura" che Dio dona come ristoro ai Suoi servi. La benedizione del vino nella festa di San Giovanni Evangelista si spinge ancora oltre con il suo verso iniziale: "O Dio, che nella creazione del mondo hai prodotto per gli uomini il pane come cibo e il vino come bevanda...". Nella Genesi, è Noè che per primo produce il vino senza alcun esplicito incoraggiamento o aiuto da parte di Dio, ma l'immaginario cattolico attribuisce comunque a Dio la vittoria e lo considera uno dei Suoi doni per i quali dobbiamo ringraziare. Invece di interpretare il vino come “opera delle mani dell’uomo”, questa pia ermeneutica omette le cause secondarie dell’azione umana e si concentra sulla Causa Primaria in un atto di gratitudine.
In secondo luogo e più specificamente, attribuire l'incenso a Dio si collega al paradosso centrale dell'intero Offertorio, vale a dire, che stiamo offrendo a Dio ciò che già Gli appartiene, o come dice la Divina Liturgia bizantina, "Ti offriamo ciò che è tuo, del tuo, in tutto e per tutto". [4] Il sacerdote chiede prima a Dio di benedire questo Suo incenso e poi chiede a Dio di far ascendere al Cielo questo Suo incenso benedetto affinché la misericordia discenda sulla terra. Il sacerdote desidera che Dio riceva il fumo ardente che si snoda verso l'alto come un odore di dolcezza, ma è Dio che ha fatto sì che l'incenso avesse innanzitutto queste proprietà.

venerdì 16 maggio 2025

Il significato autentico del motto di papa Leone XIV

Propongo un’analisi bella e profonda del prof. Daniele Trabucco (docente universitario di Diritto) del motto scelto da Papa Leone XIV per il suo stemma.
Il significato autentico del motto di papa Leone XIV

Il motto scelto da Papa Leone XIV, eletto in data 08 maggio 2025, "In illo uno unum", non si comprende adeguatamente se non alla luce della grande metafisica cristiana di ispirazione agostiniana. 
La fonte è il commento di sant’Agostino di Ippona al Salmo 126 (127 secondo la numerazione ebraica), dove si legge: "Multi enim sunt, et unum sunt: non in se ipsis, sed in illo uno sunt unum". L’unità, dice Agostino, non è posseduta dai molti in virtù di sé, ma solo nella misura in cui essi partecipano a quell’Uno in sé semplice e indiviso, che è Dio stesso. In altri termini, ciò che è molteplice non può darsi come uno se non per elevazione e radicamento in una fonte superiore dell’essere, che rende possibile la comunione senza dissolvere le distinzioni. 
In questa prospettiva, il motto papale non ha nulla a che fare con vaghi auspici di pace o con una retorica dell’inclusione, come taluni commentatori si sono affrettati a suggerire. Esso è, invece, l’affermazione di un principio metafisico e teologico: l’unità autentica, nella Chiesa, nell’uomo, nel mondo, è possibile solo a partire da Colui che è Uno per essenza, non per somma di parti. Cristo, Verbo incarnato, è l’Uno nel quale i molti possono essere uno, poiché in Lui la molteplicità dell’umanità è assunta e redenta nell’unica Persona divina. L’unità ecclesiale, dunque, non è il risultato di compromessi tra visioni o sensibilità diverse, bensì è la conseguenza ontologica della partecipazione al Cristo totale, Capo e Corpo, fondamento e fine.
La modernità, segnata da una tensione continua tra individualismo e collettivismo, ha perduto la nozione di unità come partecipazione all’essere. Si crede, oggi, che l’unità si costruisca mediante contrattazione, consenso, uniformità esteriore. Leone XIV, con la sobrietà ieratica del suo motto, richiama, invece, alla verità profonda: che la Chiesa non è un’istituzione umana da tenere insieme per via organizzativa o dialogica, ma un mistero ontologico, generato e mantenuto da Dio. "In illo uno unum" significa, allora, non solo "in Cristo uno", ma anche: fuori da Lui c'é il disgregarsi inevitabile. Perché ciò che non si radica nell’essere, si consuma nel divenire. Agostino, che parla dalla profondità della sua riflessione sull’essere e sull’amore, offre la chiave di lettura decisiva: voler essere uno "in se ipsis", dice, significa cadere nella dispersione. In altre parole, voler essere uno senza l’Uno significa perdere sia l’unità, sia se stessi. (Daniele Trabucco)

Mons. Schneider: il primo impegno del papa è il Vangelo, non il Vaticano II

Dopo il discorso di apertura di papa Leone XIV, il vescovo Athanasius Schneider ha messo in guardia dal basare un pontificato esclusivamente sul Vaticano II, affermando che il «primo impegno» di un papa è verso il Vangelo.

Mons. Schneider: il primo impegno
del papa è il Vangelo, non il Vaticano II


Nel suo discorso inaugurale al Collegio Cardinalizio, sabato mattina, papa Leone XIV ha sottolineato la priorità del Concilio Vaticano II per il suo pontificato. «Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II», aveva affermato lo scorso 10 maggio il nuovo Pontefice.

Un simile commento ha suscitato l’interesse di molti, soprattutto di coloro che si sono preoccupati degli aspetti predominanti del pontificato di Francesco, tra cui il vescovo Athanasius Schneider, ausiliare dell’arcidiocesi di Astana, in Kazakistan.

Prime considerazioni sul nuovo papa

Equilibrato e condivisibile il commento di Peter Kwasniewski sul nuovo papa. Ignora tuttavia il problema dello iato generazionale già determinato dai cambiamenti indotti dalla prassi, che rischiano di diventare irreversibili, a meno che non sia concreto e non solo di facciata il ripristino delle verità calpestate che riconduca la fede nell'alveo della Tradizione.

Prime considerazioni sul nuovo papa

Vedo molto panico e pessimismo nei confronti di Leone XIV tra i tradizionalisti a causa della sua continuità mentale con Francesco. Penso che questa reazione sia un errore, per pochi semplici motivi.

1. Non avremmo mai avuto probabilità di avere un Papa che non fosse, sotto molti aspetti, in continuità con Francesco e con la mentalità del Vaticano II. Sì, avremmo sognato Sarah o Erdo o Pizzaballa ma, a pensarci bene, i progressisti hanno avuto la maggioranza fin dall'inizio; e anche un conservatore avrebbe fatto almeno un elogio a parole al suo predecessore e all'ultimo Concilio. Possiamo rimpiangerlo ad oltranza, ma "lo fanno tutti"

giovedì 15 maggio 2025

Preghiera per Papa Leone XIV del Vescovo Joseph Strickland

Nella nostra traduzione da LifeSiteNews. Il vescovo Joseph Strickland ha pubblicato una nuova preghiera per Papa Leone XIV. «Sia egli una roccia per i fedeli, una luce per coloro che sono nelle tenebre e un difensore della santa fede cattolica tramandata dagli Apostoli». La preghiera è stata pubblicata oggi su X ed è qui riprodotta integralmente. Qui l'indice dei precedenti.

Preghiera per Papa Leone XIV
del Vescovo Joseph Strickland


O Signore Gesù Cristo, Sommo Eterno Sacerdote,
Hai permesso a Papa Leone XIV di salire sulla Cattedra di Pietro in un momento di grande confusione e sofferenza per il Tuo gregge.
Lo poniamo nel Tuo Sacro Cuore, pregando affinché possa conformarsi sempre più profondamente a Te, governato non dallo spirito del tempo, ma dallo Spirito di Verità.
Concedigli la grazia di insegnare con chiarezza, di governare con giustizia e umiltà e di santificare il Tuo popolo nella verità.
Sia egli roccia per i fedeli, luce per coloro che sono nelle tenebre e difensore della santa fede cattolica tramandata dagli Apostoli.
Se vacilla, donaci la grazia di restare saldi.
Se lui soffre, donaci il coraggio di soffrire con lui.

Colligite Fragmenta: terza domenica dopo Pasqua

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.

Colligite Fragmenta: terza domenica dopo Pasqua

Fin dall'inizio, sono certo che tutti noi proviamo un senso di attesa per il nuovo pontificato di Leone XIV. C'è ansia nell'attesa e gioia per il compimento. Questo è un tema anche del Vangelo di oggi, poiché Cristo usa l'immagine del parto quando, agli Apostoli nel Cenacolo, parla della Sua Ascensione e poi della discesa dello Spirito Santo. Possa questo nuovo pontificato essere fecondo per tutta la Chiesa e, quindi, per il mondo intero, secondo la Provvidenza divina.

Con questa terza domenica dopo Pasqua nel Vetus Ordo, siamo già ben addentrati nel Tempo Pasquale. Una figura ben nota del movimento liturgico del XX secolo e membro dei Canonici Regolari o dell'Abbazia di Klosterneuberg, Pius Parsch, scrisse nel suo "L'Anno di Grazia della Chiesa" che le sette settimane del Tempo Pasquale possono essere divise in due fasi. Nella prima fase, dalla Pasqua alla seconda settimana successiva, la Santa Chiesa sottolinea i temi della risurrezione, del battesimo e dell'Eucaristia. Nella seconda fase, la Chiesa ci prepara all'Ascensione del Signore e alla Discesa dello Spirito Santo. Cristo desiderava stabilire la Sua Chiesa e il Suo Regno sulla Terra. Per fare questo, ascese al Padre. I primi discepoli dovettero imparare a liberarsi dal loro attaccamento fisico al Signore e a spiritualizzare la loro fede. L'aiuto giunse con l'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste.

Iznik, l'antica Nicea che attende Leone XIV

Papa Prevost raccoglie l’eredità di Francesco e conferma il viaggio nella città turca, sede del primo Concilio cristiano, oggi simbolo di unità- Precedente qui.

Iznik, l'antica Nicea che attende Leone XIV

AGI - Papa Leone XIV ha raccolto l'eredità di Papa Francesco e ha manifestato l'intenzione di portare avanti l'agenda di quest'ultimo, a partire dal viaggio in Turchia ad Iznik, l'antica Nicea dove 1.700 anni fa si svolse il primo concilio della storia della Chiesa cristiana. [qui]

Eletto dal conclave lo scorso 8 maggio, Leone XIV ha espresso la volontà di recarsi in quella che oggi è una piccola cittadina della Turchia ricca di storia, sospesa tra colline di uliveti e l'omonimo lago, il quinto più grande del Paese.

mercoledì 14 maggio 2025

Il primo papa Leone salvò Roma dai barbari. Cosa farà il quattordicesimo?

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, un articolo di Robert Keim dell'11 maggio: il primo papa Leone salvò Roma dai barbari. Cosa farà il quattordicesimo?

Il primo papa Leone salvò Roma dai barbari
Cosa farà il quattordicesimo?


Gli Unni erano in movimento, diretti a ovest. Gli studiosi ancora non sanno chi fossero esattamente. Le loro origini etniche e le caratteristiche razziali non sono ben comprese, e poco della loro lingua è sopravvissuto. Emersero da qualche parte dall'interno dell'Asia e condussero una vita nomade e pastorale nella steppa: una vita sicuramente dura, che li rese un popolo duro. Combattevano a cavallo, con arco e spada, ed erano una forza da non sottovalutare. Persino i leggendari soldati di Roma erano impressionati dalla loro disciplina sul campo di battaglia. Lo Strategicon di Maurizio, un trattato militare tardo romano, raccomandava di attaccarli a fine inverno, quando i loro cavalli erano deboli. Sembra un buon consiglio, ma non serve a molto se decidono di attaccarvi a giugno, quando i prati sono rigogliosi e i cavalli forti. La costa settentrionale del Mar Nero li condusse dall'Asia all'Europa orientale e, intorno alla metà del V secolo d.C., si trovavano nell'Europa centrale. A questo punto non erano più organizzati in modo così molle come prima: la loro società era diventata più gerarchica e al vertice di tale gerarchia c'era un Unno di nome Attila. È difficile sapere cosa pensare di lui. Attila non era il proverbiale "bravo ragazzo" così spesso menzionato con approvazione nei discorsi moderni: ruppe trattati, devastò città e regioni, assassinò il fratello maggiore e così via. Ma anche i re e i guerrieri della cristianità medievale non erano bravi ragazzi, e Attila deve essere stato un leader straordinariamente abile per realizzare tutto ciò che ha fatto. Oggigiorno, la leadership abile scarseggia. Inoltre, è difficile non ammirare l'audacia autocelebrativa di un uomo che rivendica come moglie la sorella di un imperatore romano e poi propone di darle in dote metà dell'impero.

La liturgia tradizionale riempie le chiese, eppure i prelati continuano ad opporvisi

Mentre le statistiche vaticane documentano un ulteriore calo del numero di sacerdoti cattolici e seminaristi, molti responsabili della Chiesa sembrano decisi a fare qualsiasi cosa fuorché tornare alle pratiche tradizionali — nonostante gli istituti tradizionali continuino a registrare una crescita costante di vocazioni e partecipazione.

Le ultime statistiche ufficiali rilasciate dal Vaticano sulla Chiesa cattolica non sono affatto rassicuranti. È vero che il numero complessivo dei cattolici è aumentato, ma allo stesso tempo il numero di sacerdoti e seminaristi ha continuato a diminuire. In effetti, il calo del numero di seminaristi prosegue senza interruzione dal 2012.

martedì 13 maggio 2025

Testimonianze sul Conclave raccolte dal New York Times:

Vi riassumo di seguito quanto ho letto sul Corriere (qui), posto che ne è vietata la riproduzione, in un articolo del 13 maggio, dal titolo: "Conclave, il racconto dei cardinali: gli italiani divisi, i voti a Erdo, Prevost con la testa tra le mani. «Noi tutti in piedi, lui rimase seduto»"

Testimonianze sul Conclave
raccolte dal New York Times


L'articolo esordisce partendo dalle testimonianze sul Conclave raccolte dal New York Times: «Un'ovazione, avevamo le lacrime agli occhi». Titolo dell'articolo: «Come un tranquillo americano diventa Papa».

Di fatto una dozzina di cardinali, di cui viene esplicitato il nome (ne riporto solo alcuni con le loro espressioni significative), si sono lasciati andare a dichiarazioni tradendo il giuramento sul segreto. Mettendole insieme, è venuto fuori l'accaduto, a partire dalla prima serata: il protrarsi della meditazione e un «conteggio inconcludente, con tre principali contendenti»: il cardinale italiano Pietro Parolin, l’americano Robert Francis Prevost e l’ungherese Peter Erdo.

Extra Omnes. Bergoglio, la deep church, il conclave. Intervista dell’Arcivescovo Viganò. 7 Maggio 2025.

Intervista rilasciata dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò il 7 maggio scorso, alla vigilia del Conclave. È una posizione difficile ma argomentata. Si può non essere d'accordo, ma non si può ignorare. Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.

Extra Omnes. Bergoglio, la Deep Church, il Conclave.
Intervista
di Matteo Demicheli Per Radio Roma News
all’Arcivescovo Carlo Maria Viganò



Matteo Demicheli: La situazione nella Chiesa Cattolica è più che preoccupante: è una Chiesa piegata alla “moda”, che si modella, si plasma, contraddicendo non solo il Vangelo, ma perfino i Comandamenti. Come è potuto accadere? Da dove ha origine tutto questo? Aveva ragione Paolo VI quando, nel 1972, disse che: “Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”? Si riferiva al Concilio Vaticano II?

Carlo Maria Viganò: La Chiesa Cattolica, come sappiamo, è indefettibile, perché divinamente assistita dallo Spirito Santo. Ciò non significa però che essa non possa essere travagliata da grandi crisi, ferita nella sua unità da scismi, colpita nella sua dottrina da eresie, sfigurata dalla corruzione morale dei suoi Ministri. La promessa di Nostro Signore – portæ inferi non prævalebunt – deve essere intesa quindi non come una preservazione della Chiesa da queste crisi, ma nel senso che le porte degli inferi non riusciranno nel loro intento, che è appunto quello di distruggerla. Ci andranno però molto vicino. L’apostasia di cui parla l’Apocalisse, insieme ai messaggi della Madonna e alle rivelazioni dei Santi e dei mistici, ci mettono in guardia su questa guerra senza quartiere tra Dio e Satana, una guerra fatta di molte battaglie dagli esiti alterni, ma in cui alla fine il trionfo di Dio è certissimo e definitivo. Quel trionfo è stato sancito sulla Croce dalla Passione e Morte dell’Uomo-Dio, con il fatto storico della Resurrezione.

lunedì 12 maggio 2025

Un estratto dall'indirizzo del Priore Generale, don Robert F. Prevost, O.S.A., al Sinodo dei Vescovi: Roma 2012

Traduco e condivido un commento di Peter Kwasniewski.
Di seguito condivido un passaggio di un discorso di Prevost nel 2012. Lo trovo scritto benissimo e ovviamente frutto di una profonda riflessione. In particolare, gioisco nel vedere l'evidenza di una mente che non viene data alla facile adulazione o adozione di modi moderni di pensare/parlare, ma piuttosto disposta a confrontarli con una critica teologica che si estende alla guerra spirituale. Spero che possa portare una simile profondità di pensiero sui tanti problemi lampanti dove la Chiesa Cattolica sembra aver perso la strada grazie a diverse generazioni di influssi mondani e ingenui "aggiornamenti". Sarà una sfida per un Papa Boomer, ma come tutti sappiamo per esperienza diretta, non tutti i Boomer sono boomer.

L'idea finale di Prevost, che dobbiamo voltare le spalle dallo spettacolo al mistero, è una spada a doppio taglio. Un tradizionalista direbbe che lo spettacolo di rito romano classico è una finestra sul mistero, ma Papa Francesco nella sua lettera 'Desiderio Desideravi' ha condannato lo splendore liturgico come inimico al mistero. È il vecchio dilemma sul rapporto tra esterni e "interni": i primi sono un invito e una comunicazione dei secondi -- o un impedimento per loro? Sarà interessante vedere come Papa Leone XIV affronterà questo tema: vedrà i tradizionalisti bloccati al passato, alle mere mode, o li riconoscerà come parte di un movimento più diffuso lontano dalla vaghezza della modernità verso una religione "di spessore e ricca" di simbolismi e opportunità trasformative?

La Rerum novarum di Leone XIII e la Civiltà cristiana

Riprendo dall'Osservatorio card Van Thuan [qui]
La Rerum novarum di Leone XIII e la Civiltà cristiana

Si può affermare che la Rerum novarum (5 maggio 1891) di Leone XIII sia un documento-modello, una dimostrazione di come dovrebbero essere redatti i documenti sociali della Chiesa. Questo per diversi motivi, uno dei quali vorrei evidenziare in questa nota.

Nella sua enciclica, Leone XIII affronta la “questione sociale” dell’epoca: la questione operaia. Si potrebbe dire, usando un’espressione corrente, che essa è una occasione per la formulazione di una globale proposta di ordine sociale secondo il diritto naturale e cristiano. Riguardo alla questione del lavoro, Papa Pecci esamina i fondamenti naturali di un sano ordine economico, che poi collega all’ordine politico. In questo senso, tenendo conto del rapporto reciproco tra datori di lavoro e lavoratori – potremmo dire, datori di lavoro e dipendenti – il Papa fa riferimento al ruolo che deve svolgere lo Stato. Qui possiamo vedere quello che sarebbe poi stato illustrato più esplicitamente come principio di sussidiarietà, magistralmente affermato nella lettera enciclica Quadragesimo anno (15 maggio 1931) di Pio XI. Veniamo quindi al punto centrale della questione. Uno dei motivi per cui la Rerum Novarum è un modello di documento sociale è che propone la civiltà cristiana come rimedio alla questione sociale. Si tratta di una costante del Magistero della Chiesa fino a una certa data, che qui non è il caso di precisare. Leone XIII fa riferimento all’argomento almeno due volte.

La rapida elezione di Robert Francis Prevost, Leone XIV. E adesso?

Di seguito, da Res Novae – Perspectives romaines, la visuale di don Barthe, che ringrazio, sul neoeletto Leone XIV.
La rapida elezione di Robert Francis Prevost, Leone XIV. E adesso?
don Claude Barthe

Il secondo giorno del conclave, alla quarta votazione, Robert Francis Prevost ha ottenuto la maggioranza assoluta, più velocemente del cardinale Ratzinger nel 2005 e del cardinale Bergoglio nel 2013.

Nato a Chicago nel 1955, religioso dell’ordine agostiniano, giurista di grande competenza e con una lunga esperienza pastorale in Perù, dove è stato vescovo di Chiclayo, è stato chiamato da Papa Francesco ad essere Prefetto del Dicastero per i Vescovi nel 2023.

domenica 11 maggio 2025

Messa antica celebrata nella basilica romana dove è sepolto Francesco

Dignum et justum est.
Nella nostra traduzione da LifeSiteNews. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, lo scorso 8 maggio, è stata celebrata una Messa in latino tradizionale. 
Inesorabilmente vietato durante il pontificato di Papa Francesco [ne siamo dolorosamente testimoni noi: qui - qui], il venerabile rito è stato celebrato in quello che oggi è il luogo di sepoltura del defunto Papa da un sacerdote dell'Istituto di Cristo Re. 
"Ora, questo è davvero eccezionale perché non si celebra una messa tradizionale qui da molto tempo. Ma è curioso perché Papa Francesco è appena stato sepolto qui", ha detto John-Henry Westen, cofondatore e caporedattore di LifeSiteNews John-Henry Westen, presente alla messa dell'8 maggio

Messa antica celebrata nella basilica romana 
dove è sepolto Francesco

Nella Basilica di Santa Maria Maggiore è stata celebrata una messa in latino tradizionale. Vietato durante il pontificato di Papa Francesco, il venerabile rito fu celebrato in quella dove oggi è la tomba del defunto papa da un sacerdote dell'Istituto di Cristo Re. 
Il co-fondatore e caporedattore di LifeSiteNews, John-Henry Westen, era presente alla messa dell'8 maggio.
"Siamo qui a Roma e la tradizionale messa in Santa Maria Maggiore è appena terminata", ha detto Westen tramite X (ex Twitter) mentre si trovava fuori dalla basilica.

"Ora, questo è davvero eccezionale perché non si celebra una messa tradizionale qui da molto tempo. [vedi incipit -ndT]. Ma è (anche) divertente perché Papa Francesco è appena stato sepolto qui."

Terza Domenica dopo Pasqua ("Iubiláte Deo") / La speranza del ritorno e la Presenza

Meditiamo i tesori della nostra fede seguendo l'anno liturgico. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi (Gv, 14).

Terza Domenica dopo Pasqua
 
Iubiláte Deo, omnis terra, psalmum
dícite nómini eius, date glóriam laudi eius, allelúia.
Acclamate al Signore da tutta la terra, cantate un inno al suo nome, rendetegli gloria, elevate la lode. Alleluia.

La dignità del popolo Cristiano
Ancora un poco e non mi vedrete;
e un altro poco e mi vedrete;
perché vado al Padre
Niente di più grande, di più alto sulla terra che i Principi della Santa Chiesa, che i Pastori stabiliti dal Figlio di Dio, e di cui la successione durerà tanto quanto il mondo; ma non crediamo che i sudditi di questo immenso impero, che si chiama la Chiesa, non abbiano anche la loro magnanima dignità. Il popolo Cristiano, in seno al quale si confondono in completa uguaglianza, sia un Principe che un semplice privato, sovrasta in luce e valore morale di tutto il resto dell’umanità. Ovunque esso si estende, penetra la vera civilizzazione; poiché ovunque porta l’esatta nozione di Dio e del fine soprannaturale dell’uomo. Avanti a Lui arretra la barbarie, si cancellano le istituzioni pagane, per quanto antiche possano essere; un giorno vide anche la civiltà Greca e Romana rendergli le armi; e il diritto cristiano, scaturito dal Vangelo, sostituirsi da se stesso a quello dei Gentili. Numerosi fatti hanno dimostrato la superiorità che il battesimo imprime alla stirpe Cristiana; poiché non sarebbe ragionevole pretendere di trovare altrove la ragione principale di questa superiorità nella nostra civiltà, la quale non è stata che la conseguenza del battesimo.

sabato 10 maggio 2025

Più che nel solco di Leone XIII, siamo in quello di Francesco...

Più che nel solco di Leone XIII, siamo in quello di Francesco... 

Lasciate ogni speranza... Ci avevano rincuorati le insegne papali, gli accenti del discorso dalla Loggia delle benedizioni con i riferimenti e la preghiera alla Vergine, Cristo al centro, che sembrava cancellare l'abominio di Abu Dhabi [vedi], anche se poi rimane da chiedersi il come in termini di pubblica rettifica.  
E, ora, la doccia fredda di alcuni punti del Discorso ai cardinali del 10 maggio [qui]. Ne cito e commento due passaggi chiave.
Il primo :
... vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: ...la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33)... (cfr n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, 1-2).
Si coglie, a questo punto, tutto il dramma della consolidata impossibilità di mettere in discussione il concilio e le tragiche derive da noi più volte denunciate nonché lo iato generazionale ormai umanamente irrecuperabile. E, a proposito della crescita nella collegialità e nella sinodalità, occorre ripartire dalle vecchie ferite che ora corrono il rischio di incancrenirsi, soprattutto dopo il nuovo documento [qui - qui indice articoli] che eleva l'ecumenismo e la sinodalità al di sopra del primato papale.

L'afflato agostiniano del papa Leone XIII nella condanna della Massoneria:

L'afflato agostiniano del papa Leone XIII
nella condanna della Massoneria:


Nel pensiero di Leone XIII, pontefice dal 1878 al 1903, la condanna della massoneria si radica in una visione del reale intrinsecamente metafisica, che interpreta l’ordine dell’essere come partecipazione all’Essere sussistente, principio e fine di ogni cosa.
La critica alla massoneria, espressa in modo compiuto nella Lettera Enciclica "Humanum genus" del 1884, non è, dunque, una reazione sociologica a un fenomeno storico, ma l’esito coerente di un’antropologia e di una cosmologia fondate sul realismo ontologico e sull’ordine finalistico della natura.
La massoneria, nella sua essenza ideologica, rappresenta per Papa Leone XIII la negazione di tale ordine e l’affermazione di un razionalismo immanentista che pretende di edificare l’umano prescindendo da Dio, fonte della verità e del bene. La contrapposizione delineata dal Pontefice di Carpineto Romano non è semplicemente quella tra la Chiesa e un’associazione segreta, bensì quella tra due concezioni del mondo: da un lato, la "civitas Dei", ordinata al fine ultimo trascendente, fondata sulla legge naturale e sulla rivelazione; dall’altro, una "civitas hominis" che eleva l’uomo a misura assoluta del bene, rifiutando ogni verità oggettiva e universale.

Avere la chiave...

Un'allegoria molto precisa. Una chiave per varcare una porta: quella del Pastore bello delle pecore, quelle Sue, che lo conoscono perché riconoscono la Sua voce e lo seguono. Se si "rimane" in Lui, nessun potere può strapparci dal Suo corpo mistico: la Chiesa.

Avere la chiave...

«[L’immagine delle chiavi consegnate da Cristo a San Pietro] ha un’esattezza che non è stata forse esattamente notata. Le chiavi hanno avuto una parte cospicua nell’arte e nell’araldica del Cristianesimo: ma non tutti hanno notato la peculiare precisione dell’allegoria. Arrivati a questo punto della nostra storia, bisognerà dire qualche cosa del primo apparire e della attività della Chiesa nell’Impero romano: e per un breve accenno in proposito nulla potrebbe meglio servire di quell’antica metafora.

Il cristiano primitivo era né più né meno che una persona con una chiave, o che diceva di avere una chiave. Tutto il movimento cristiano consistette nel proclamare di possedere tale chiave. Non era solamente un vago movimento in avanti, che avrebbe potuto esser meglio rappresentato dal battere un tamburo. Non era qualche cosa che spazzava via tutto davanti a sé, come un moderno movimento sociale. Come vedremo fra poco, si rifiutava piuttosto di far questo. Esso asseriva in modo assoluto che c’era una chiave e che possedeva tale chiave e che nessun’altra chiave era eguale a quella; era in un certo senso, diciamo pure, ristretto. Soltanto avveniva che quella era la chiave che poteva aprire la prigione del mondo intero, e far vedere la bianca aurora della salvezza.
Il credo era come una chiave per tre aspetti che potrebbero convenientemente riunirsi sotto questo simbolo.

venerdì 9 maggio 2025

Il vescovo Strickland sul nuovo papa

Qui l'indice degli articoli dedicati alla rimozione a ai numerosi interventi del coraggioso vescovo Strickland.

Il vescovo Strickland sul nuovo papa

Con l'elezione di Sua Santità Papa Leone XIV, la Chiesa entra in un nuovo capitolo del suo pellegrinaggio attraverso la storia. 
Affidiamo il Santo Padre alla guida dello Spirito Santo e alla protezione della Beata Vergine Maria, pregando affinché custodisca fedelmente il Deposito della Fede e confermi i suoi fratelli nella Verità. 
In questi tempi difficili, possiamo tutti noi – clero e laici – rimanere saldi nel nostro amore per Cristo, la Sua Chiesa e le Sacre Tradizioni tramandate attraverso i secoli. 
Monsignor Strickland, Vescovo emerito 9 maggio a.D. 2025

Il Lavabo

Si riallaccia ai precedenti: Il Suscipe sancte Pater qui - qui e L'offerimus tibi Domine qui; In spiritu humilitatis qui. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement conosciamo più a fondo Il Lavabo un'altra delle sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile.

Il Lavabo

Dopo l'incensazione, il sacerdote si reca dal lato dell'Epistola e si lava le mani, recitando il Salmo 25, 6-12:
Laverò le mie mani tra gli innocenti, e girerò intorno al tuo altare, o Signore.
Affinché io possa udire la voce della tua lode e raccontare tutte le tue meraviglie.
Signore, ho amato lo splendore della tua casa e la dimora della tua gloria.
Non perdere con gli empi la mia anima, o Dio, né la mia vita con gli uomini sanguinari.
Nelle cui mani sono iniquità: la loro destra è piena di doni.
Ma io sono entrato nella mia innocenza: riscattami e abbi pietà di me.
Il mio piede è rimasto sul retto sentiero, ti benedirò nelle chiese, Signore.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Leone XIV: la Tiara nello stemma...

Aggiornamento: Addio tiara!
L'illusione è durata poco. 
Ecco, a lato, l'immagine dello stemma e della firma ufficiali del neoeletto Leone XIV.
(cliccare sull'immagine per ingrandire)


Leone XIV: la Tiara nello stemma...
 
Sbaglio o nel suo stemma messo in circolazione, al posto della Mitra il nuovo Papa appena eletto, Leone IV, ha rimesso la Tiara, a suo tempo deposta da Paolo VI? [vedi]. E bello il motto: la riaffermazione della vera unità proprio in Cristo Signore.
A proposito della Tiara stralcio qui: La Tiara o Triregno, indossata dai Papi al momento dell'incoronazione fin quando non fu deposta da Paolo VI, reca tre corone a significare le tre potestà: coelestium, terrestrium, et infernorum. Veniva imposta dal proto-diacono, proferendo a voce alta e vibrata le famose parole: Accipe Tiaram tribus coronis ornatam, et scias Te esse Patrem Principum et Regum, Rectorem Orbis, in terra Vicarium Salvatoris N. J. C. cui est honor et gloria in saecula saeculorum (Ricevi la Tiara ornata di tre corone, e sappi che Tu sei Padre dei Principi e dei Re, Reggitore del mondo, Vicario in terra del Salvator Nostro Gesù Cristo, cui è onore e gloria nei secoli dei secoli). Detta alle origini semplicemente Regno, risulta consegnata da Costantino a Papa Silvestro, a significare la signoria della Chiesa alla fine delle persecuzioni cui erano stati fino allora sottoposti i cristiani. La seconda corona fu aggiunta da Bonifacio VIII e la terza da Benedetto XII.
La deposizione della Tiara da parte di Paolo VI, fu attuata solo nella prassi e mai codificata se non con un cambiamento, sempre di prassi, sancito da Giovanni Paolo II.
Sono a conoscenza di un dato storico proveniente da una testimonianza dell'allora protodiacono, card. Di Jorio. Quando Paolo VI manifestò l'intenzione di deporre la Tiara, non gli fu possibile farlo con una cerimonia come avrebbe voluto perché i cardinali-diaconi gli dissero: « Noi gliel'abbiamo imposta, noi non gliela leveremo ». E dunque egli entrò in Basilica portandola in mano e andò a deporla sotto l'Altare della Confessione... Ma fino oggi, di fatto la Tiara non c'era più, se non nei simboli custoditi dalle pietre e dalle vestigia storiche che ci tramandano il respiro di una fede millenaria [vedi].
Ricordavo bene la Tiara nello stemma: mi era parso di riconoscerla già ieri prima dalla sua uscita dalla Loggia delle benedizioni. Ma mi dicono che è lo stemma della Santa Sede, posto che evidentemente non si può disporre di quello del neoeletto e che normalmente si espone quello del predecessore. La cosa molto strana è stata che Bergoglio alla sua presentazione avesse uno stendardo bianco, mentre questo Leone ha avuto il solo emblema della Santa Sede. Tutto un po' irrituale...

L'eredità di Francesco e il cammino da seguire: intervista con Henry Sire

Nella nostra traduzione da OnePeterFive. Henry Sire sul pontificato di Francesco. Precedenti: qui - qui - qui - qui - qui. Ciò che conta sono gli uomini nominati, e in questo senso ciò che ha fatto Francesco è stato trasformare la Curia nel tribunale di un dittatore sudamericano. Il danno inizia dall'alto con il cardinale Parolin, che ha portato al culmine il dominio della Curia da parte del Segretariato di Stato, e quindi la sua secolarizzazione nelle prospettive, che è una delle eredità negative delle "riforme" di Paolo VI.... Il clero di Roma viveva sotto un regno di terrore in cui prosperavano solo i leccapiedi e i corrotti moralmente.

L'eredità di Francesco e il cammino da seguire: 
intervista con Henry Sire di Matt Gaspers

Quest’anno ricorre l’ottavo anniversario di The Dictator Pope qui, un’opera di denuncia rivoluzionaria in cui lei spiega come l’elezione di Papa Francesco sia stata voluta e ottenuta dalla Mafia di San Gallo, un gruppo di prelati progressisti guidati dal cardinale Carlo Maria Martini (morto nel 2012). Quanto successo pensa che Francesco abbia avuto nell’attuare quella che lei  nel sio libto, chiama “l’Agenda Martini”? [1]

Henry Sire (HS): Un successo totale, nel senso che è la strada che ha seguito. Non intendo dire che sia stato un successo per la Chiesa.

giovedì 8 maggio 2025

Leone XIV: Un papato di "riequilibrio"? Le sfide del nuovo Pontefice

Come esordio ho scelto la seguente analisi efficace, realisticamente consapevole senza essere disfattista, in attesa dell'evolversi della situazione.

Leone XIV: Un papato di "riequilibrio"?
Le sfide del nuovo Pontefice


L’elezione del Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, avvenuta l’8 maggio 2025, nel giorno liturgicamente segnato dalla memoria della Beata Vergine del Rosario di Pompei e dall’apparizione di san Michele Arcangelo, non può essere letta come un evento semplicemente ecclesiastico o canonico. Essa dovrebbe rappresentare un "punctum metaphysicum" nella storia della Chiesa: un’irruzione del principio ordinatore in una fase storica in cui la crisi della forma e della sostanza ha minato le fondamenta stesse dell’ecclesialità.
L’apparizione del nuovo Pontefice sulla loggia di San Pietro, nell' "habitus formae" del Successore di Pietro, ha avuto il valore di una teofania istituzionale: ciò che si è voluto restituire alla Chiesa non è stata un’esteriorità ornamentale, bensì la visibilità del sacro, il simbolo reso reale, il rimando immediato alla trascendenza come struttura dell’istituzione che il pontificato di Francesco (2013-2025) aveva di molto ridimensionato. 

Leone XIV

Habemus Papam Robert Francis Prevost, Leone XIV

Verso un nuovo pontificato. Ritorno alla Tradizione per la salvezza delle anime

Sintesi ben calibrate, non nuove per questo blog; ma efficaci da riproporre soprattutto per chi ci leggesse solo ora e anche come memento per noi tutti. Precedenti: qui - qui - qui - qui .

Verso un nuovo pontificato.
Ritorno alla Tradizione per la salvezza delle anime

Con l'"extra omnes" è ufficialmente iniziato il Conclave per eleggere il nuovo successore dell'Apostolo Pietro. Di quale Papa ha bisogno, a modestissimo avviso di chi scrive, la Chiesa Cattolica?
Per poter rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare a dove è pervenuta oggi la Ecclesia Christi. Il pontificato di Papa Francesco (2013–2025), pur segnato da una volontà manifesta di riforma e rinnovamento pastorale, ha finito per inscriversi all’interno di una dinamica di discontinuità rispetto alla struttura teoretica e teologica perenne della Chiesa cattolica, evidenziando una crisi profonda non tanto nei contenuti contingenti del magistero, quanto nella sua forma intelligibile, ossia nella ratio che informa l’agire ecclesiale.