Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 18 ottobre 2011

Da segnalare: La Fraternità San Pio X e il Vaticano girano a vuoto?

Il testo che pubblico è la mia traduzione del condensato degli appunti del corrispondente del Blog Rorate Caeli, presente alla conferenza -tuttora inedita- tenuta da SE Bernard Fellay (FSSPX) in Nostra Signora delle Vittorie, Cubao, Quezon City, Metro Manila il 16 Ottobre 2011. Si dà l'indicazione che il vescovo potrebbe, nell'occasione aver deciso di parlare in un certo modo, aggiungendo quindi un: Caveat lector. In ogni caso ci è dato aggiornarci su cosa si sta muovendo (oppure non si muove affatto o con difficoltà) nell'attesa di una possibile soluzione dell'importante vicenda.

Ho l'impressione che l'esternazione di Mons. Fellay esprima gli stati d'animo del momento e che ogni tipo di conclusione sia possibile, con prevalenza per elementi di speranza, basati soprattutto sulla conclusione riferita alla persona del Santo Padre.

In fondo da questo resoconto si ricava l'ennesima constatazione della situazione magmatica di questa nostra Chiesa, che ha deciso di affidarsi alla Tradizione "vivente" in senso storicistico -e quindi legata al mutare dei tempi e alle mode del tempo- e non più "evolutiva", cioè viva in quanto portatrice di Verità perenni dogmaticamente definite e, quindi, non soggette a sperimentazioni che possono avere conseguenze imprevedibili quando non decisamente devianti. Proprio di questo è specchio quest'immagine del "girare in tondo" nei rapporti tra Santa Sede e Fraternità: quando c'è un interlocutore che permane in un atteggiamento non definitorio nell'approccio alle situazioni problematiche, per chi ama lo Splendore della Verità e la chiarezza cristallina delle sue Sorgenti, è difficile trovare un perno su cui basare l'intesa: è come camminare sulla sabbie mobili!

E questo non lo vive solo la FSSPX, ma tutti i fedeli che amano la Tradizione, immersi obtorto collo in una 'pastorale' che, ormai salvo rarissime eccezioni, fa di tutto per non farli sentire a Casa propria.

Che il Signore e la Nostra Madre Santa e Benedetta vengano in nostro soccorso!


Ho partecipato alla Messa pontificale al trono nella chiesa della FSSPX in Metro Manila la mattina del 16 ottobre. La Messa è stata officiata da Mons. Fellay assistito dai Superiori di Distretto per l'Asia e per la Francia. La chiesa era gremita fino a scoppiare grazie alla presenza di delegati della Fraternità San Pio X - Praesidia della Legione di Maria provenienti da ogni parte del Filippine. (Questo non vuol dire che la chiesa non sia piena la domenica ordinaria.)

L'omelia di Mons. Fellay era focalizzata soprattutto sulla necessità della fiducia in Dio, e sul fatto che il Signore che compì il miracolo descritto nel Vangelo: Domenica era il perdono dei peccati e la guarigione del paralitico, è lo stesso Signore presente nel tabernacolo. Lui non ha perso nulla della sua potenza, e quindi dobbiamo ricorrere a Nostro Signore nel Santissimo Sacramento con piena fiducia. Ha anche raccontato un episodio accaduto a Lourdes, accaduto pochi anni fa: c'era una bambina molto malata, insieme a molti che erano andati a Lourdes nella speranza di essere guariti. Ha fatto la fila per essere benedetta con il Santissimo Sacramento: è la pratica in quel santuario. Tuttavia, quando il sacerdote l'ha benedetta con il Santissimo Sacramento, non le è successo nulla. Lei ha indicato il Santissimo Sacramento (che nel frattempo era stato portato a un'altra persona) e ha detto: "io lo dico a tua Madre!". In quel momento, è stata guarita! Il vescovo non ha mancato di parlare della necessità di pregare il rosario e del ricorso fiducioso alla intercessione della Beata Vergine. Egli ha anche osservato che la crisi che si è prodotta nella Chiesa è così grande che, umanamente parlando, non può essere risolta. Solo l'intervento divino può farlo.

Dopo la messa pontificale, il vescovo ha tenuto un'ora di conferenza (aperta al pubblico) sullo stato dei rapporti tra il Vaticano e la Fraternità.

Il vescovo non aveva note, ma il suo discorso è stato molto ben sviluppato.

(Qui di seguito riporto solo le parti del discorso che non riguardano gli eventi tra FSSPX e pre-Benedetto XVI o altre questioni relativamente poco importanti già ripetute altrove dal vescovo. Il discorso, durato un'ora, è stato ricco di informazioni. Inevitabilmente, questo rapporto non può riprodurre tutto quello che egli ha detto in dettaglio).

Quasi all'inizio del discorso Mons. Fellay ha descritto la situazione nella Chiesa di oggi non come migliore, ma solo come "qualcosa che sembra migliore", sono sorti nuovi movimenti -ha detto- ma questi nuovi movimenti sono "strani": il Cammino Neocatecumenale, in particolare, è "protestante".

Egli ha raccontato l'intera storia del rapporto tra la Fraternità San Pio X e il Vaticano dal 1987 ad oggi. La maggior parte degli incidenti riferiti li aveva già riferiti altre volte, ma alcuni mi sono apparsi nuovi. Per esempio, nel raccontare di quando ha letto sul discorso del Papa 22 Dicembre l'ermeneutica della continuità, ha detto: "ho pensato che eravamo condannati", perché la Fraternità San Pio X ritiene che il Vaticano II rappresenta una rottura con il passato.

Ha anche raccontato (come aveva fatto in precedenti occasioni) la riunione del 2005 dove il cardinale Castrillon Hoyos ha detto che non ci sono problemi con la Fraternità San Pio X e che ad essa può essere dato il riconoscimento canonico.

Il Papa gli ha detto che la FSSPX non ha alcun diritto di invocare lo stato di necessità perché - il Papa - sta cercando di risolvere i problemi. Fellay, dice allora di aver pensato: "Grazie, Santo Padre", perché il Papa, col dire che sta cercando di risolvere i problemi della Chiesa, aveva appena ammesso che sta facendo qualcosa per i problemi della Chiesa, e quindi che ci sono problemi nella Chiesa che non sono ancora finiti, dato che egli deve ancora "risolverli". Il Papa ha detto anche che "forse" c'è uno stato di necessità in Francia e Germania. Dal canto suo Fellay, avrebbe voluto chiedere: "ma negli altri paesi? In Svizzera, in Belgio, e ovunque?"

Fellay ha poi detto che il problema con il Vaticano è che esso non vede il Vaticano II come un problema: il Papa, in particolare, vuole mantenere ciò che il Concilio ha prodotto. Il problema principale con l'ermeneutica della continuità, secondo Fellay, è che per il Vaticano la Chiesa non può sbagliare e quindi, poiché la Chiesa ha introdotto la nuova Messa e gli insegnamenti conciliari, queste cose sono in continuità con ciò che la Chiesa aveva già fatto e insegnato prima. Naturalmente la fraternità non può accettare questo. Si chiede: "Dov'è la continuità?"

Fellay ha citato il Summorum Pontificum come "un interessante documento" con elementi che sono nello stesso tempo positivi e negativi. Ad esempio, si dice che la nuova messa e l'antica Messa sono due forme dello stesso rito e questo - secondo Fellay - è "assurdo". Ciò che è importante, però, è che è stata ripristinata l'Antica Messa resa disponibile a tutti i sacerdoti e a tutti i fedeli e che si ammette che questa Messa non è mai stata abrogata.

Fellay ha anche descritto Universae Ecclesiae come la stessa miscela di bene e male. Tra altre osservazioni, ha ricordato che la prescrizione che dice che la Messa Tridentina non può essere richiesta da coloro che mettono in dubbio la legittimità del nuovo rito (e, secondo Fellay, "legittimità" può significare molte cose) è "un attacco a tutti noi tradizionalisti". (deve riferirsi alla UE # 19.)

Mons. Fellay ha anche raccontato la storia ormai ben nota del sacerdote che è stato "scomunicato" l'anno scorso dalla Congregazione dei Religiosi per l'adesione allo "scisma di monsignor Lefebvre", una affermazione che è stata poi derisa da mons. Pozzo, che ha suggerito che il decreto di scomunica dovrebbe essere stracciato.

E così, mons. Fellay è venuto ai colloqui. Secondo lui, i colloqui dottrinali hanno dimostrato con chiarezza che Roma e la Fraternità San Pio X non sono d'accordo su tutti gli argomenti trattati come la libertà religosa, l'ecumenismo, la collegialità.

Fellay è poi passato al preambolo dottrinale. Secondo Fellay, il preambolo dottrinale non contiene una sola parola sulla valutazione dei colloqui dottrinali tra Roma e la FSSPX. Alla luce di questo, secondo il vescovo, il preambolo dottrinale significa che "le cose sono tornate a zero" e ha descritto quindi il susseguirsi di avanti e indietro tra Roma e la Fraternità come "solo un girare a vuoto".

Verso la fine, Fellay ha detto che se la fraternità non accetta il preambolo, Roma "può" dichiararla scismatica, anche se "Roma non l'ha proprio messa così". Fellay ha poi detto ai suoi ascoltatori: "E allora, pronti." Secondo lui, "non è ancora la fine" ma le cose possono diventare molto difficili. Se si deve passare attraverso "un'altra prova", "gloria a Dio, e gloria alla Beata Vergine" allora!

Nello stesso tempo, Fellay ha affermato di avere "informazioni" che il Papa può avere qualcosa di "meglio da darci al posto di quello che abbiamo ora". (Non era del tutto chiaro cosa intendesse dire.)

Poco dopo, la conferenza pubblica si è conclusa.
[Fonte: http://rorate-caeli.blogspot.com/2011/10/you-report-are-sspx-and-vatican-going.html#more]

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Un Pontefice NON è (o, almeno, *NON DOVREBBE ESSERE*/comportarsi) come ogni banale/normale capo di un governo "democratico", che, dopo aver dato un contentino all'opposizione di "destra", ne da uno anche a quella di "sinistra" (o, viceversa).
Non vi sembra? Il fatto stesso che si comporti così (sia che lo faccia convinto, sia che è costretto a farlo suo malgrado, i termini non cambiano), la dice lunga sulla situazione attuale.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ibis redibis.

Anonimo ha detto...

Davvero è un rebus senza fine e, in mezzo ci sono tante anime allo sbando e tanta confusione e disorientamento.
Quel che scrive Anonimo mi fa venire in mente che nell'indizione dell'anno della Fede leggiamo il solito elogio del Concilio, un elogio che non finisce mai, senza considerare le conseguenze che stiamo subendo: il disorientamento, la confusione, la ribellione, la protestantizzazione, l'annacquamento lo sviamento e la perdita della fede, un decadere della Chiesa docente, lo scadimento dell'autorità.
Inoltre se non c'è stata rottura dottrinale esplicita, non possiamo non vedere gli elementi e anche le dinamiche di una rottura "pratica". Ed ecco il relativismo anche nella Chiesa, la caduta dei dogmi, con il risultato che molti hanno perso la fede e che la pastorale è diventata un poutporri di sperimentazioni, tutte ammesse in un'ottica 'inclusivista', tolti alcuni sommessi richiami che lasciano il tempo che trovano. Proporre il concilio come la bussola sicura per la Chiesa del 21° secolo, fa un po' accaponare la pelle! E gli altri concili dove li mettiamo? Con quelli avevamo perso la bussola?

Anonimo ha detto...

E' interessante leggere quel che ne scrive Enrico su Mil, che fa il paio con quel che dice Anonimo 15:03. Lo trascrivo:

Il Papa riconosce la gravità della crisi. Peccato allora dover leggere, in questo testo ["Porta fidei"], tralatizi peana per il solito concilio che, se pur non fosse stato all'origine della perdita della Fede (e ne dubitiamo), certamente ha aggravato, e di molto, la situazione. Con un pizzico di malizia, e forse di wishful thinking, dovremmo pensare che certi passaggi che leggerete (urticanti ai nostri orecchi, ammettiamolo) siano un colpo alla botte dopo quello al cerchio delle concessioni sulla criticabilità del concilio. Leggendo attentamente, peraltro, si nota qualcosa d'altro e di migliore: il concilio è certo richiamato e osannato, ma pur sempre come sorvegliato speciale; non c'è passaggio, infatti, in cui non sia evocato insieme alla necessità di una sua giusta interpretazione nella Tradizione. E' ancora troppo poco: la Chiesa comincerà a guarire (e non ci sarà più bisogno di questi anni della Fede per cercare di rivitalizzare la moribonda) quando passeremo all'unica ermeneutica del concilio davvero risolutiva: quella dell'oblio. Ma per il momento, contentiamoci come possiamo. E salutiamo questa rinnovata enfasi sul Credo, ossia sui dogmi, la dottrina, l'ortodossia.

Stettino ha detto...

Proporre il concilio come la bussola sicura per la Chiesa del 21° secolo, fa un po' accaponare la pelle! E gli altri concili dove li mettiamo? Con quelli avevamo perso la bussola?

Credo sia una delle cose più giuste che il Santo Padre abbia detto!
Coerentemente, infatti, per loro esiste solo il superconcilio superdogmatico II il resto è come lo sechema di kiko: Gesù-vuoto-CVII.
Quella del concilio è la loro chiesa.
Quasi 2000 anni inesistenti
CVCRCI

Perplesso ha detto...

"Ma per il momento, contentiamoci come possiamo. E salutiamo questa rinnovata enfasi sul Credo, ossia sui dogmi, la dottrina, l'ortodossia"

un'enfasi fatta solo di parole non porta da nessuna parte!

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ed io mi tengo stretto ai quasi 2000 anni precedenti. E nessuno potrà staccarmene. E del nuovo accetto solo quel che con la Tradizione concorda e quel che la Chiesa infallibilmente proclama o proclamerà. E sottolineo infallibilmente. Di parole ambigue
son ormai stanco e, ad esser sincero, ad esse son assolutamente impermeabile.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Beh, perplesso (tu come tanti di noi), se intanto si ripetono in modo solenne gli articoli del credo, i dogmi, la dottrina e l'ortodossìa, è un passo avanti rispetto all'esaltazione acritica del Vaticano II o no?
Un punto fermo di partenza per ri-costruire nel concreto male non farebbe. Ma dubito che ad Assisi, ad es., sentiremo pronunciar solennemente queste parole.

Stettino ha detto...

Sono con lei io mi tengo stretto quasi 2000 anni di magistero della Chiesa cattolica.
Di fatto mi sembra che il Santo Padre dica:. "Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui"
Invece sembrerebbe di si perchè parla di Gesù con i cristiani "inter nos" poi con gli altri...
Vediamo se decide di stare con lui anche ad Assissi e ripetere le stesse frasi.
CVCRCI

DANTE PASTORELLI ha detto...

Proprio perché credere non è un fatto puramente privato dobbiamo invocare - o pretendere? - che il Cristo in terra chiami tutti a sé e non ad una generica pace a cui posson provveder di più e meglio su di un piano politico Obama, Putin, Berlusconi, Merkel ecc.

Anonimo ha detto...

Una ipotesi fantastica circa un mondo senza Vat II:
http://www.fmboschetto.it/Utopiaucronia/PioXIII.htm