Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 30 giugno 2014

Peccato e perdono nel disegno di Dio

Nell'editoriale del 24 giugno [qui], Sandro Magister ci ricorda che "il tema della misericordia di Dio non è una "scoperta" di Jorge Mario Bergoglio. È da sempre al centro della predicazione della Chiesa. Il cardinale Giacomo Biffi spiega perché, con una stupefacente citazione di sant'Ambrogio". 
E segnala il libro appena uscito: G. Biffi, "La multiforme sapienza di Dio. Esercizi spirituali con Giovanni Paolo II", Cantagalli, Siena, 2014, pp. 232, euro 14,00. 
Ne pubblica anche un brano, che riprendo di seguito

Peccato e perdono nel disegno di Dio 

Colui che nella tradizione cristiana ha espresso con maggior insistenza e vigore la convinzione che il peccato abbia nel disegno di Dio una sua preziosa positività, e pertanto faccia parte dall’inizio del progetto che ha dato l’esistenza a questo universo di fatto esistente, è stato, io credo, sant’Ambrogio.
Egli possiede vivissimo il senso del peccato, della sua gravità, della sua universalità, della sua determinante presenza nella vita dell’uomo. Ma la considerazione del peccato è sempre da lui addotta perché emerga e si imponga all’attenzione la misericordia divina, che ci è data in Cristo ed è la caratteristica primaria di quest’ordine di provvidenza. Di qui l’insistenza con cui afferma la “utilità” spirituale che la grazia riesce sempre a ricavare anche dalle più gravi trasgressioni.

Propongo di riflettere su alcune delle molte frasi ambrosiane che potrebbero essere citate.

"La mia colpa è divenuta per me il prezzo della redenzione, attraverso cui Cristo è venuto a me. Per me Cristo ha assaporato la morte. È più proficua la colpa dell’innocenza. L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile" (De Iacob et vita beata, I, 21).

"Il Signore sapeva che Adamo sarebbe caduto per essere poi redento da Cristo. Felice rovina, che ha una riparazione più bella!". Frase che troviamo poi parafrasata nell’Exultet [della veglia di Pasqua]: “O felix culpa...” (Commento al Salmo 39, 20).

"Noi che abbiamo peccato di più, abbiamo guadagnato di più, perché la tua grazia ci rende più beati della nostra assenza di colpa" (Commento al Salmo 37, 47).

"Il male ha addirittura in sé un’utilità e il male si è insinuato anche nei santi per un provvidenziale volere del Signore" (Apologia David, 7).

"O Signore Gesù, sono più debitore ai tuoi oltraggi per la mia redenzione, che non alla tua potenza per la mia creazione. Sarebbe stato inutile per noi nascere, se non ci avesse giovato venire redenti". Frase che troviamo riprodotta alla lettera nell’Exultet: "Nihil enim nasci profuit nisi redimi profuisset" (In Lucam II, 41).

"La colpa ci giovò più di quanto non ci nocque, poiché essa diede occasione alla misericordia divina di redimerci" (De institutione virginis, 104).

"Dio ha preferito che ci fossero più uomini da salvare e ai quali poter perdonare il peccato, che avere soltanto l’unico Adamo, il quale restasse libero dalla colpa" (De paradiso, 47).

Il coronamento di questo piccolo florilegio non può essere che lo straordinario pensiero col quale conclude il suo commento ai sei giorni della creazione. E proprio il numero delle citazioni fin qui fatte (che poteva essere molto accresciuto) ci persuade che l’affermazione non è dovuta a una spensieratezza oratoria, ma è ben meditata e costituisce probabilmente il fulcro di tutta la sua personale concezione teologica.

"Gratias ago Domino Deo nostro, qui huiusmodi opus fecit, in quo requiesceret. Fecit caelum, non lego quod requieverit, fecit terram, non lego quod requieverit, fecit solem et lunam et stellas, nec ibi lego quod requieverit, sed lego quod fecerit hominem et tunc requieverit habens cui peccata dimitteret".

"Ringrazio il Signore Dio nostro che ha creato un’opera così meravigliosa nella quale trovare il suo riposo. Creò il cielo, e non leggo che si sia riposato; creò la terra, e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna, le stelle, e non leggo che nemmeno allora si sia riposato; ma leggo che ha creato l’uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere cui perdonare i peccati" (Exameron, IX, 76).

Come si vede, secondo Ambrogio Dio crea l’universo per l’uomo, e crea l’uomo per poter essere misericordioso. Non si può dire che crei l’uomo peccatore o perché pecchi; ma si deve certamente dire che il riposo ultimo di Cristo nella morte redentiva e la manifestazione della divina misericordia rappresentano il senso ultimo e più alto della creazione.

La liturgia ambrosiana sembra farsi eco della voce del suo Padre e Maestro, quando in un suo prefazio proclama: "Ti sei chinato sulle nostre ferite e ci hai guarito, donandoci una medicina più forte delle nostre piaghe, una misericordia più grande della nostra colpa. Così anche il peccato, in virtù del tuo invincibile amore, è servito a elevarci alla vita divina" (XVI domenica per annum).

Dio è sempre il primo; perciò la sua misericordia non consegue al peccato ma lo anticipa. È vero che la pietà divina si effonde sul mondo per rimediare alla colpa, ma è ancora più profondamente vero che la colpa è accolta nel progetto eterno perché il perdono possa manifestarsi.

Dio poteva scegliere tra infiniti mondi possibili. Nessuno di essi avrebbe potuto manifestare tutte le perfezioni divine; ciascuno di essi ne avrebbe manifestata qualcuna. Eleggendo un ordine tutto incentrato nel Figlio suo fatto uomo, crocifisso e risorto, redentore e capo di una moltitudine di fratelli, il Padre ha preferito a ogni altro un universo che esprimesse soprattutto la sua gioia di perdonare ed esaltasse nell’uomo l’umiltà dell’amore penitente.

Ci si fa più chiara allora nella sua verità l’affermazione di Gesù che "ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (Luca 15, 7).

Il peccatore che si pente, esprime in modo diretto il senso specifico e il valore emergente di questo universo di fatto voluto da Dio.

Così arriviamo a capire che le nostre infedeltà, le nostre insipienze, i nostri “no” bizzosi (per i quali siamo e dobbiamo essere umiliati e confusi) possono diventare l’occasione per una vita spirituale più intensa; e che la stessa nostra colpa è vinta e travolta sul nascere dalla più grande forza d’amore del Padre che salva.

È una sofferenza vedersi nella propria meschinità. Ma appunto quando mi riconosco meschino, mi vedo proprio per questo chiamato alla salvezza e avvicinato al mio redentore: il mio peccato non fa in tempo ad esprimersi, che già è superato e dissolto dalla divina volontà di riscatto.

Alla fine c’è come una letizia dolente, che non dimentica le infedeltà e non lascia di piangerle, ma non riesce più a vederle se non già oltrepassate dal più grande impeto della misericordia del Padre.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

la colpa mi ha reso umile"

ma solo a condizione che si sia PENTITI, non in quanto la colpa avrebbe una "virtù"! se non si riconosce nel peccato un male di valore assoluto ed infinito, siamo fuori strada, perchè non è possibile dire/credere che il peccato "induca" al bene: sarebbe un avallare quella fuorviante dichiarazione di Ratzinger quando nel libro "Luce del mondo" scrisse che nella condizione di peccato il peccatore è "già" orientato a Dio >fu l'inizio della confusione sfociato oggi nel "chi sono io?" di Bergoglio.
Invece il peccato acceca l'anima e la immette nella strada della perdizione, in discesa, (si perdono certi "freni" alla concupiscenza e si oscura l'immagine di Dio, il cui richiamo si affievolisce) SE non ci si volge decisamente indietro.
Il male di per sè non produce alcun bene.
Ricordare il gravissimo rischio di OSTINAZIONE nei peccati + impenitenza finale.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
una nonna ha detto...

Leggevo che anche Berlusconi è a favore dei " diritti" degli omosessuali. Ma la gente sa ancora cosa è il peccato?

mic ha detto...

Se, stando alle ragioni esplicite delle dimissioni di Benedetto XVI, per l'"esercizio attivo" del ministero petrino occorrerebbe un vigore fisico (e psichico) che ingravescente aetate non sarebbe possibile, non si capiscono le ragioni dell'elezione di un ultrasettantenne non vigoroso che oltrettutto ha l'incongruenza di riferirsi a Benedetto come a un "nonno"...

Anonimo ha detto...

Mic, hai tutta la mia approvazione,infatti,vista la differenza d'età,al massimo potrebbe essere un fratello maggiore......a meno che bisogni dar credito alla voce delle supposte parole del grande burattinaio," Durerà poco, così farà meno danni possibili?" Allora tout se tient, cvd . Anonymous.

Anonimo ha detto...

Elementi contradditori:
1. nec rubricat nec cantat perché ha problemi respiratori, ma allo stadio con il rns è stato ripreso mentre cantava a squarciagola.
2. non si inginocchia mai alla Consacrazione e raramente davanti al Santissimo, ma è stato ripetutamente ripreso in ginocchio in altre circostanze.

una sola fede ha detto...

"...stando alle RAGIONI ESPLICITE delle dimissioni di Benedetto XVI, per l'"esercizio attivo" del ministero petrino occorrerebbe un vigore fisico (e psichico) che ingravescente aetate non sarebbe possibile"


Infatti penso che gli innumerevoli successori di Pietrro succedutisi fino ad oggi in questi 2000 anni abbiano sempre tenuto conto di questo versetto della Sacra Scrittura al fine di continuare a governare la Chiesa, nonostante ovviamente non siano mancati papi molto anziani con tutti gli acciacchi del caso:

"Un uomo saggio vale più di uno forte,
un uomo sapiente più di uno pieno di vigore"
(Pro 24,5)

Turiferario ha detto...

Le contraddizioni sono un bel mucchietto. Per esempio: vuole l'unità con gli ortodossi, bacia la mano al patriarca ma poi dice che chi segue la tradizione lo fa per moda, e avalla l'operato di chi vede fra le colpe dei FFI la celebrazione della Messa tradizionale. Che è come volere l'amicizia con gli ebrei e poi girare con una svastica cucita al braccio! Ma non direi che è una sfinge: l'ipotesi più probabile è che ami l'ecumenismo in quanto tale ma non gli importi molto di quello in cui credono gli ortodossi. Un po' come chi ama avere la Ferrari per mostrarla agli amici ma non gli interessa usarla per spostarsi da un punto A a un punto B...

Luís Luiz ha detto...

" Le mie decisioni sono il frutto delle riunioni pre conclave. Nessuna cosa l'ho fatta da solo". Chi ha participato di queste riunioni così decisive? Pre conclave o pre rinuncia?

Luisa ha detto...

Per favore, non andiamo dietro a chi approffitta anche della sua salute per alimentare l`attenzione quasi parossistica sulla persona di papa Bergoglio e partorire articoli strappa lacrime....come i due scritti da Tornielli.
Da incorniciare l`ultimo in cui fa il conto delle Messe, omelie, mani strette, discorsi, enciclica, lettere ufficiali, udienze...ore trascorse all`aperto(sì,sì), visite, rinuncia invece a contare gli ammalati abbracciati e ci dà l`orario del Papa che si veste da solo!
Non si rasenta il ridicolo, ci siamo in pieno e da un pezzo ormai.

Comunque, e senza pathos, un giorno papa Bergoglio è ammalato, annulla le udienze ma poi scopriamo che lo stesso giorno ha incontrato a lungo un giornalista per l`ennesima intervista, la vigilia annulla le udienze ma il giorno dopo incontra i nuovi FFI, annulla la visita al Gemelli ma già l`indomani riprende le udienze.
Insomma, che non avesse una salute eccellente,che non fosse giovane e vigoroso, non era un segreto, lo hanno comunque eletto.
Per curarsi potrebbe far venire a Roma l`acupuntore che si era già occupato di lui a Baires con eccellenti risultati.
Infine, è un Papa anziano che sa di non aver molto tempo a disposizione per riformare la chiesa, dunque, come si dice da noi, mette"les bouchées doubles", la stanchezza è inevitabile.

bernardino ha detto...

Vorrei riproporre all'attenzione la questione del (vescovo?) di Chioggia -

Come possiamo definire ancora (se è vero) Vescovo di Santa Romana Chiesa (Cattolica ed Apostolica) quel di Chioggia, se ha detto quella frase sul Crocefisso,, nelle scuole e nei luoghi pubblici?
Dunque siamo davvero alla redde rationem tra la Chiesa Cattolica Romana e gli uomini di Chiesa (di certa chiesa).
La nostra cultura Cristiana è davvero alla fine, se certi uomini bestemmiano in questi modi.
E qui riprendo un commento del tread precedente che dice: bisogna formare davvero un piccolo gregge, che poi siamo noi stessi, e chiedere a Dio di darci veri Pastori Santi per mandare avanti la Sua Chiesa, che oltre che nostra sopratutto è Sua.
Come facciamo a non rimanere sconcertati di fronte al fatto che un numero immenso di vescovi e presbiteri della nuova chiesa è simile o uguale a quel di Chioggia?, come facciamo a non essere sempre più convinti che i richiami della Madonna a Fatima ed alla Beata Emmerich (che ci avvertivano della grande crisi) si stiano avverando e l'abbiamo sotto gli occhi ogni giorno di più - non è anche questo, scisma di sottofondo ed eresia continua?
Un gregge senza pastore è allo sbando, e noi siamo allo sbando dal 1960 - Speriamo che Cristo stesso, Nostro Signore, sia la nostra guida sicura; infatti ci ha detto: sarò con voi fino all'ultimo giorno, non vi abbandonerò al maligno.
Anche se chi dovrebbe guidarci, da oltre 50 anni ha (hanno) abdicato, noi ci sentiamo si un pò orfani, ma sicuri nelle braccia della Vergine SS.ma, perchè il Prezioso Sangue del Suo figliolo non è stato versato invano.
In Europa il Cristianesimo (Cattolicesimo) non morirà, anche se gli eretici vogliono da troppo tempo che attecchiscano radici di false religioni. La religione è una sola e si chiama Chiesa Cattolica Apostolica Romana e adora un solo Dio Trinitario e Gesù Cristo nato per volere del Padre dalla Vergine SS.ma.
Chiunque dice cose diverse da queste non ascoltatelo, poichè è servo del maligno.
Troppi Santi sono stati martirizzati e lo saranno ancora per il solo fatto che predicano la sola religione Cattolica che Gesù ci ha lasciato per mezzo degli Apostoli fin da duemila anni.

bernardino ha detto...

Peccato e perdono nel disegno di Dio.
E nel disegno del vdr? - Chi sono io per giudicare? - C'è un Sacramento tra i sette che si chiama il Sacramento della Penitenza. Un Ministro del Culto Cattolico, quando una persona confessa un peccato grave (mettiamo un omicidio) per poterlo assolvere (perchè Gesù ha dato il potere al Sacerdozio di perdonare e assolvere) deve giudicare quanto grande è il peccato, pertanto deve giudicarlo, altrimenti come fà un sacerdote a comminare una pena?
Oppure hanno eliminato il peccato (cioè i sacramenti) per non giudicarlo e in questo caso non si sentono più Ministri del Culto Cattolico.
Vorrei capire un pò di più - ma questa gente si sente Corpo Mistico della Chiesa oppure no? perchè se una persona vuole confessare un peccato e vuole l'assoluzione, sà che deve essere giudicata e deve avere una pena (piccola o grande che sia); ma se il confessore dice di non voler giudicare, non può assolvere se uno non si è pentito e non può non infliggere una pena, magare tre Ave Maria.
Quindi questa gente chi è?
Come la mette con i Sacramenti, prima fra tuti la S.Messa sacrificale ed offertoriale?
e con il Sacramento del Matrimonio?
Dunque, ritorna in principio, e la libertà religiosa, la collegialità, l'ecumenismo (falso, non quello vero) dialogo tra religioni comprese quelle atee e pagane, la dissoluzione dei Sacramenti di NSGC (cibo per l'anima).
Ma questi ci credono che ci ha creati Dio, e ci ha creati a Sua immagine e con l'anima e che l'ultimo giorno dobbiamo essere giudicati dall'Ente Supremo?
In cinquant'anni hanno gettato alle ortiche la Dottrina Cattolica, e lo si deduce punto per punto; perchè basta annientare un solo punto e si annienta il secondo poi il terzo e così via; alla fine si è annientata la Dottrina Cattolica.
E la Passione e la morte di Nostro Signore dove la mettiamo?
Questa gente (dal 1960 a oggi) deve ricominciare dalla piccola formuletta che ci insegnavano i nostri sacerdoti da bambini ""Chi ci ha creato? - Ci ha creato Dio per amarlo, servirlo ecc. ecc.""
Dopodichè potremo riavere i sacerdoti, i vescovi e qualcun altro.
Per ora abbiamo il Dio Trinitario, la SS.ma Vergine, i Santi ed I martiri, nonchè la S. Chiesa Cattolica governata da NSGC.
Non voglio neppure per un istante essere definito sedevacantista,
ma anche un eretico può essere Papa, bisogna vedere che Dottrina predica.

Cattolico ha detto...

Pur di dar contro alla Lega Nord rinnegherebbero apertamente Gesù Cristo, questi pseudo vescovi modernisti, incredibile l’odio che covano in corpo. Per loro chiunque si ponga contro i comunisti (loro beniamini) è da eliminare dal contesto civile, non merita nessun dialogo (ma che bravi, i campioni del dialogo!). Non sono religiosi, sono politici mascherati, e della peggior specie anche. Alla faccia della misericordia cristiana.

Anonimo ha detto...

Di buono c'e' che cadendo le maschere finalmente
si sa chi seguire e chi no .

Franco ha detto...

A mio parere ll ragionamento da fare è semplice. 1) Si crede a quanto affermano le encicliche "Mirari vos" ( 1834 ) e "Quanta cura" con il "Sillabo" (1864 ) secondo cui la forma "normale" di Stato è lo Stato Cristiano. 2) Si ritiene che l'assetto statale debba basarsi sull'agnosticismo, se non proprio sull'ateismo. In questo caso la presenza del Crocefisso nei locali e negli spazi pubblici appare come "invasione di campo" da parte di un'entità particolare. Evidentemente il vescovo di Chioggia non crede alla dottrina delle due enciicliche di cui sopra, oppure la ritiene irrealizzabile di fatto; per cui non obietta alla rimozione dei simboli del Cristianesimo.
D'altra parte si deve affermare che lo Stato Cristiano non può esssere mantenuto con la sola forza; ci dev'essere un"egemonia culturale" e del costume cristiana. Se è debole, si possono mantenere formule di compromesso, come in Italia fino all'età pacelliana; se si va sssottigliando, si finisce come si sta finendo ora.

Luisa ha detto...

http://www.papalepapale.com/cucciamastino/senza-categoria/un-mio-articolo-sul-quotidiano-libero/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=un-mio-articolo-sul-quotidiano-libero

In ogni caso quanto contrastano l`attenzione benevola e l`apprensione rispettosa per la salute di papa Bergoglio con la malevolenza e l` irrispetto subiti da Benedetto XVI anche per quel che riguardava la sua salute, lui che mai ha mancato un impegno, anche quando non stava bene.
Non dimenticherò mai l`odioso articolo di Aldo Maria Valli quando per la prima volta Benedetto ha fatto uso della pedana mobile.

m ha detto...

Mi pare che per quanto riguarda la Quanta cura con annesso sillabo addirittura ricorrano le condizioni richieste perchè un pronunciamento sia infallibile , quindi tutti , a cominciare dai vescovi , dovrebbero seguire fedelmente la dottrina in essa contenuta . Faccio pubblica ammenda , anch'io prima di leggerla ragionavo in modo diverso , ma una volta riconosciuto l'errore occorre emendarsi .possibile che un vescovo sia così superficiale (eufemismo )? Purtroppo sì , ormai gli esempi non si contano , e speriamo si tratti solo di ignoranza (è comunque cosa grave). Se poi non ricorrono le condizioni di fatto perchè questi sacrosanti principi vengano applicati , questo non esime dal proclamarli coraggiosamente ,per istruire i fedeli e convertire chi non lo è ,non siamo ai tempi degli imperatori pagani , no n è in gioco la vita , solo la carriera . A meno che la carriera e la simpatia del mondo non siano valutate più della vita eterna (posto che credano nella vita eterna , se no tutto si spiega .

Anonimo ha detto...

Luisa,
mi sembra piuttosto che il Mastino metta in risalto l'arbitrarietà della decisione dole papa...

Rr ha detto...

Comincio a credere che molti sacerdoti-che scelsero di essere tali tra gli anni60 e 70, quando ancora il benessere economico era meno diffuso ed ancora si emigrava, han scelto NON la MISSIONE, ma la CARRIERA. Con GPII o BXVI non avrebbero mai detto che il Crocifisso non rappresenta i valori cristiani, perche' avrebbero rischiato seriamente la cadrega, ora possono farlo, invece.
La vita eterna ? c' e' sempre tempo per pentirsi, ma intanto mi assicuro la vita " mondana".
Rr

Luisa ha detto...

"Con GPII o BXVI non avrebbero mai detto che il Crocifisso non rappresenta i valori cristiani, perche' avrebbero rischiato seriamente la cadrega, ora possono farlo, invece."

È vero, purtroppo.
I "preti" che già prima di Bergoglio si illustravano per la loro eterodossia continuano ma hanno come perso l`ardore del ribelle, quel che è grave è che sono certi vescovi, successori degli apostoli, che ora escono all`aperto.
Non che prima non ce ne fossero, come in Svizzera, Francia, Germania o, ancora, Austria, solo per citare i più vicini, vescovi che mai si son privati di distinguersi, di opporsi al Papa e all`insegnamento della Chiesa, e che ora si sentono più liberi e sicuri che mai, ma quel che è sintomatico e rivelatore è che a lasciarsi andare, a sciogliere le lingue, sono vescovi mai sentiti o visti prima, vescovi che prima erano "prudenti", "diplomatici", attenti a non troppo esporsi, costoro si sentono ora come legittimati, cadono le maschere, rivelano il loro vero volto.
O fanno assumere al loro volto le espressioni che son sicuri piaceranno a Bergoglio.
C`è chi lo fa per "puro" carrierismo, salgono sul cavallo vittorioso, dicono e fanno quel che son sicuri è gradito a Bergoglio ma non esiteranno a cambiare veste quando cambierà il cavallo, o se dovessero rendersi conto che si son sbagliati, e che Bergoglio in realtà va in un` altra direzione, sono "pastori" attenti in primis alla loro carriera, alla loro "cadrega".
Che siano carrieristi, opportunisti, camaleonti su un kilt scozzese, o progressisti convinti e da sempre, quel che è inquietante è che costoro sono "guide" di anime che non sono al servizio della loro salvezza.

Luisa ha detto...

C`è chi forse è entrato in seminario, come comincia a credere Rosa, per la "carriera" e c`è anche chi è entrato in seminario negli anni conciliari perchè gli era stato detto con certezza che il "Concilio" avrebbe soppresso l`obbligo del celibato.
Questo mi è stato riferito da un sacerdote molto serio che ha visto molti uscire o gettare l`abito perchè "delusi", sono entrati in Seminario e diventati sacerdoti perchè convinti della rapida e sicura soppressione del celibato, costretti al celibato hanno preferito andarsene.

Anonimo ha detto...

Ma almeno chi è uscito è stato in qualche modo "coerente", i danni li ha causati chi è restato costruendosi una vita parallela con concubina e anche figli.

mic ha detto...

Penso che molti siano entrati in seminario con la vocazione. Ma cattivi esempi e la de-formazione degli insegnamenti spuri può averne guastata la maturazione.

Rr ha detto...

Mic,
quando ho scritto del perche fossero entrati in seminario, mi rifacevo alla situazione del tempo in Sardegna. Molte famiglie, anche benestanti, mandavano i figli in seminario perché non dappertutto c' erano i licei, e tenere uin figlio a pensione o in collegio per frequentare un liceo, era costoso. Al termine del seminario, molti non " sentivano" più la vocazione, e s' iscrivevano all' Università. Mi chiedo: quanti, invece, son rimasti, proseguendo e diventando preti, perché le condizioni economiche della famiglia
erano tali da non consentire loro studi e professioni laiche ? O quanti, in seminario, capivano di non essere attratti da unavita di famiglia, cioè sposarsi ed avere figli, o perché omosessuali o perché "asessuali"? Intendo con questo termine quegli uomini- e donne- che senza essere omosessuali, non sentono attrazione particolare per l' altro sesso, o meglio, non si sentono per nulla attratti ne'dal sesso, ne' dall' affetto per un" altra persona. Sono " zitelli" e zitelle nell' animo.
Tutti questi sono diventati preti con poca o nulla vocazione, burocratizzaandosi e stando attenti solo a non scontentare parrocchiani potenti e vescovi esigenti.
E se un medico o un insegnante o un giudice senza vocazione, semplici funzionari della salute o scuola o giustizia, fanno danni enormi, figuriamoci un prete così.
Rr
PS: se poi quel prete diventa vescovo e poi cardinale e poi...poveri noi !!!

vighi ha detto...

Anche dalle mie parti negli anni 50/60 molti entravano in seminario per studiare perché la famiglia non aveva la possibilità di pagare gli studi, molti poi finiti gli studi uscivano altri invece effettivamente sono rimasti e tra questi sicuramente alcuni avevano come obiettivo la carriera ecclesiale che tutto sommato non era da buttare, non si era costretti a lavorare per guadagnarsi la pagnotta, si aveva una certa influenza e privilegi e di controlli davvero pochi. Poi è arrivato il ‘68 con tutte le sue problematiche, ideologie e la situazione è anche peggiorata ed ora ci ritroviamo con troppi preti, vescovi che hanno portato nella Chiesa quella ideologia. Il problema maggiore è che la generazione che viene da quegli anni è ora al potere sia nella Chiesa che nel paese e i frutti bacati purtroppo si vedono; ma sono anche quei genitori che hanno perso tanti valori e non li hanno trasferiti ai loro figli e tra questi la fede cattolica. Ed ora ci troviamo con vescovi che vanno in confusione e ne sparano ogni giorno una nuova.
L’ultima che ho letto è quella del cardinale Collins riferito alla comunione ai divorziati a cui lui dice di essere contrario, che la dottrina della Chiesa non può ammettere, dando anche ragioni valide. Poi però dice cercando un supporto alle sue affermazioni anche che “Un elemento di possibile aiuto sarebbe che tutti noi capissimo che non è obbligatorio ricevere la comunione quando si va a messa. Sono molti i motivi per i quali un cristiano può decidere di non ricevere la comunione. Se ci fosse minore pressione perché ciascuno riceva la comunione, ciò sarebbe d’aiuto per coloro che non sono in condizione di farlo”. Beh a me questo sembra sbagliato, mi hanno sempre insegnato che ricevere il corpo di Cristo durante la messa è importante è la fonte della nostra fede da cui trarre la forza per affrontare correttamente la vita di tutti i giorni, ora possiamo anche decidere di non ricevere la comunione liberamente ? di andare a messa ma non nutrirsi del corpo di Cristo ? magari sbaglio e chiedo a voi che siete più preparati di me se quello che dice il cardinale Collins è giusto e la comunione all’interno della messa non è così centrale. Grazie saluti Vighi

Rr ha detto...

Cara Vighi,
Comunicarsi e' molto importante, ma bisogna farlo, essendo in stato di Grazia. Inoltre bisogna essere a digiuno, e soprattutto volerla fare per ricevere Nostro Signore, non perché la fan tutti e se non la facciamo, "ci guardano".
Rr

vighi ha detto...

Rr condivido ciò che dici, penso anch’io che per ricevere la comunione è fondamentale essere in stato di Grazia e seguire le regole, quella del digiuno è sempre nella mia mente, chissà perché ci sono insegnamenti di quando si era giovani che non si scordano e restano marchiati a fuoco nella nostra mente. E’ solo che mi sembra sbagliato non mettere al centro la comunione per giustificare e far sentire meno disagiati chi non può accedervi, insomma se non possono accedervi una motivazione ci sarà e quindi va risolta quella motivazione. Poi per quello che riguarda il fare la comunione perché se non la facciamo”ci guardano” ho dei seri dubbi che qualcuno oggi giorno durante la messa si stupisca se qualcuno non fa la comunione, piuttosto è più facile che stiano guardare chi la fa per cogliere un eventuale passo falso, per spettegolare. E sinceramente vorrei proprio vedere quanti di quelle persone che oggi si dicono così amareggiate per non poter fare la comunione se mai gli fosse concesso sarebbero così assidui nel farla. E’ un po’ il limite di noi umani se una cosa ci è proibita diventa fondamentale farla ma una volta permessa e finita la novità si tende ad assuefarsi ad essa e perde di interesse. E purtroppo anche la fede oggi giorno rientra tra questi limiti.Saluti Vighi