Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 29 luglio 2011

Che significa: la lingua del dialogo DEVE essere comune?

Su "Osservatore Romano" del 7 luglio, Sua Eminenza il Cardinale Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, ha proposto alcune riflessioni sul significato della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo che avrà luogo il 27 ottobre ad Assisi. Queste hanno provocato un intervento del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e la replica del porporato, pubblicate dallo stesso giornale. I due ultimi testi sono consultabili qui, con l'aggiunta di notazioni che riporto anche in conclusione.

Il titolo che ho posto trasforma in domanda l'affermazione indicata come titolo del suo intervento da Rav Di Segni.

Il dato da rimarcare è che non è la prima volta che un ebreo smentisce certe forme di una sorta di captatio benevolentiae da parte di esponenti della Curia et alii nei confronti dell'ebraismo, che comportano solo fraintendimenti e non fanno altro che diluire sempre di più i fondamenti della nostra fede.


Lo stesso Neusner, teologo dell'ebraismo di fama internazionale, noto per la stima reciproca che lo lega a Benedetto XVI, sfata il mito di una "tradizione comune", che vuole ebraismo e cristianesimo imparentati. In un libro recente (2009) Ebrei e Cristiani. Il mito di una tradizione comune, Neusner raccoglie una serie di studi sul rapporto tra ebrei e cristiani, che nell'immaginario comune e dalla Chiesa post-conciliare sono considerati "parenti" dal punto di vista religioso, in quanto derivati da un'unica tradizione: l'Antico Testamento. Ma secondo l'autore questa "tradizione comune" si rivela un mito, nelle convinzione che: "Mentre il cristianesimo è rappresentato come una germinazione dell'"ebraismo", di fatto iniziò come sistema religioso autonomo e assoluto; solo in seguito si formulò la teoria delle sue origini assumendo e facendo proprie alcune componenti dell'eredità dell'antico Israele". Per noi la questione è ben diversa.

Non dobbiamo dimenticare che il giudaismo attuale è quello Talmudico, rabbinico, sviluppatosi parallelamente al cristianesimo dopo l'assemblea di Yavne e la distruzione di Gerusalemme. E' un giudaismo 'spurio', che condanna e maledice i notzrì (cioè i cristiani).

Il giudaismo 'puro' è diventato Cristianesimo, perché il Signore Gesù ha portato a compimento la Storia della Salvezza e introdotto la Creazione Nuova, in Lui... Quindi è il giudaismo che è confluito nel cristianesimo. Oggi, stiamo assistendo a tentativi sempre più pressanti di far confluire il cristianesimo nell'ebraismo, che si è riappropriato di Gesù come Rabbi e Profeta, ovviamente non come Figlio di Dio. Il che purtroppo avviene con la connivenza di molte componenti ecclesiali. [vedi] - [vedi anche]
Il rischio che corre seriamente una certa ala post-conciliare della Chiesa, presente nelle esternazioni di molti vescovi (Zollitsch, ad esempio), è quella di considerare - diciamo impropriamente per usare un eufemismo - la Croce di Cristo solo come un grande atto di amore e solidarietà e non ciò che Essa è e compie: un sublime atto di Amore, certamente; ma è un amore espiativo, oblativo, dono di sé fino alla fine, nel quale si fondono Giustizia e Misericordia insieme, da parte di Dio, e obbedienza e affidamento totali, da parte dell'uomo-Gesù per ogni uomo. In questo senso è il Kippur perenne, affermato da Koch e contestato da Di Segni; perché è il ripristino della Giustizia nel rovesciamento della disobbedienza originaria attraverso il duplice «Fiat», quello dell'Annunciazione ed il suo inscindibile rapporto col mistero del Getsemani, quando "il Sovrano della Storia ha detto il «Fiat» della sofferenza e dell'unione con l'esistenza di tutti gli uomini, per liberare ogni uomo, ogni volta unico, dalla morte e farlo entrare in un'altra realtà di vita eterna", come abbiamo letto nelle illuminate parole del card. Siri di cui al thread precedente.

E non si può ignorare che è proprio la Croce di Cristo la 'pietra di scandalo' sia per gli ebrei, che per i Riformati di ieri e di oggi e per i non credenti. Stat Crux dum volvitur orbis.

11 commenti:

DANTE PASTORELLI ha detto...

Lucida e illuminante come al solito.
Questa volontà vaticana di trovar un linguaggio per un dialogo tra sordi è penosa. Di Segni è chiarissimo: la Croce divide e la Chiesa non la può sventolare come una bandiera. Sarebbe mancanza di rispetto e causa di interruzione del dialogo.
E s'attacca al forse peggior documento del Concilio, la Nostra Aetate, che niente ha di obbligante, perché non ha neppur una sola affermazione di carattere dottrinale consona con la Tradizione, per richiamar l'irrevocabilità delle promesse di Dio. E chi le revoca? Dio mantiene le Sue promesse, ma a coloro che Lo riconoscono nella Sua vera essenza: Padre, Figlio e Spirito Santo. Chi ha il Figlio ha il Padre, chi non ha il Figlio non ha neppure il Padre.
L'ebraismo non è via di salvezza, ch'è solo in Cristo. Si son salvati gli ebrei che han creduto nel Cristo venturo, si salvan coloro che accolgon il Cristo venuto e coloro che alla fine dei tempi entreran nella Chiesa.
Per ragionar di pace che bisogno c'è d'incontrarsi ad Assisi, terra sacra del Cattolicesimo? Basta Rimini, che tutti gli anni accoglie il meeting di CL.
E di quale pace si tratta? "Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo".

Anonimo ha detto...

Dante ti ringrazio.
Hai condensato in maniera chiara e completa lo status quaestionis, insieme ai principi fondanti la nostra Fede, che risultano sempre più distorti se non addirittura abbandonati.

Aumentano paurosamente le parrocchie trasformate in succursali di sinagoghe o in sale di culto protestanti, attraverso l'estromissione di simboli e lo smantellamento di elementi architettonici non più in sintonia con la nuova ecclesiologia... e poi, invece, si parla tanto di 'continuità'.

Dei miei amici, in vacanza sugli Altipiani di Arcinazzo, ogni domenica son costretti a percorrere più di cento Km per assistere alla 'nostra' S. Messa, rimanendo sempre più scandalizzati da allucinanti innovazioni nella prassi, nel culto, nell'architettura e nei comportamenti nonché negli insegnamenti di TUTTI i parroci della zona, che vanno diffondendosi a macchia d'olio, senza che nessuno ponga un freno a trovi qualcosa da ridire...

Il fatto è che le nuove generazioni non conoscono, le vecchie ormai sono 'mitridatizzate'!

DANTE PASTORELLI ha detto...

E se un sacerdote, come è accaduto a Ronta (FI) - ne ho parlato nel sito del Coordinamento Toscano Benedetto XVI - si azzarda a metter un po' d'ordine in una parrocchia pressoché abbandonata nelle mani di laici dalla mentalità di comunità di base sino al suo insediamento; se riporta un po' di serietà e sacralità nella celebrazione della S.Messa, Novus Ordo e non rito di S. Pio V come le gatte frettolose si son precipitate a scrivere senza'attinger a fonti credibili; se vuole legger cartelloni e manifesti prima che vengano affissi nei locali di cui è responsabile, suscita critiche, ire e minacce che si trasformano in percosse.
La mancanza di governonella Chiesa ha portato a questi orrendi risultati.
A sacerdoti come il parroco di Ronta va la nostra stima e la nostra solidarietà: la Chiesa deve poter contare su tanti ministri ancora veramente fedeli alla loro missione.

Anonimo ha detto...

Questa è la versione corretta dell'accaduto, ugualmente grave e specchio della confusione e del disagio dei fedeli per una 'pastorale' che de-forma anziché formare rettamente.

DANTE PASTORELLI ha detto...

A proposito dei de-formazione, c'è da dire che in questo caso specifico c'è stata, ed unita all'assenza d'una'assidua presenza del Pastore. I particolari che riporto nel mio scritto dimostran che la de-formazione è iniziata subito dopo la promulgazione del NO.
Ma un particolare che lì ho solo accennato è esilarante quanto doloroso.
Il parroco, mons. Basetti Sani, non ricordo più il nome, che devastò la chiesa di Ronta, su invito del bravo amico Neri Capponi, accettò di garantire la nostra richiesta dell'indulto e si rese disponibile a celebrar la S. Messa tridentina nella Cappella Palatina. Poi la Messa fu trasferita a S. Francesco Poverino. Alla quarta celebrazione, credo, ci fu il voltafaccia del nobil monsignore: nell'omelia cominciò ad inveire contro di noi:"Avete voluto la Messa antica, ma ora basta: l'abbiamo celebrata sin ad oggi, non insistete più, la voglia ve la siete tolta" e giù una gragnuola di espressioni poco lusinghiere ed il panegirico della Messa nuova..
Ovviamente lui non si fece più vedere né noi l'avremmo più accolto: ci rivolgemmo ad altri e la Messa non ha mai subito interruzioni.
Devo anche aggiungere che il cardinal Piovanelli, che non aveva certo simpatie "passatiste" - anche se oggi va a presieder cerimonie antiche in cappamagna e paggetto -, si rivelò comprensivo con noi al contrario della stragrande maggioranza dei vescovi italiani e toscani in particolare, e fu anche molto generoso con l'Istituto di Cristo Re di Gricigliano, dove gli han dedicato l'aula magna.
Un altro Basetti Sani, fratello del primo, p. Giulio, francescano, venne negli anni '80 a celebrar la Messa quando il sacerdote incaricato dovette assentarsi. Perfetta celebrazione, buona omelia, ma... essendo stato per molti anni in terra di missione in Medio Oriente, per lui non c'era differenza tra il Dio dei Musulmani e il nostro Dio e ripetava sempre: Allah è Dio e Dio è uno. Insomma a furia di andar con gl'islamici s'era islamizzato.
Conseguenza della pretesa di trovar un linguaggio comune che non può esprimere Credo diversi: sincretismo.

stefano ha detto...
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stefano ha detto...

Grazie a entrambi. Ogni giorno che passa, c'è sempre più bisogno di punti fermi. Non per giudicare, né per discriminare, ma per mantenere lo sguardo verso Nostro Signore ed evitare più possibile i trabocchetti del nemico, quello che già nel primo capitolo della Genesi aveva fatto di un certo tipo di 'dialogo' la sua arma vincente.

Stefano

DANTE PASTORELLI ha detto...

E' quel dialogo che noi temiamo, coi suoi tossici frutti, Stefano, al di là delle buone intenzioni.

passante ha detto...

ne scrive qui oggi Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1348973

Anonimo ha detto...

Caro Dante, approfitto del dibattito per salutarla: è da molto che non la leggevo. Un caro saluto,
Camminante

DANTE PASTORELLI ha detto...

Cammina, cammina, ci siamo ritrovati.