Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 3 aprile 2016

Come il cardinale Müller (con echi ratzingeriani) rilegge papa Bergoglio

Nota preliminare
Reitero la nota dall'articolo precedente, perché è il punto focale di tutto e giova ribadirlo fino all'estenuazione.
Di seguito la cronaca recente ricca di spunti e considerazioni. Ma c'è un discorso da fare a monte non più eludibile. Anche se nella Chiesa voci autorevoli come quella del Card. Müller, nella sua qualità di prefetto della Dottrina della Fede, ci offrono una esegesi commestibile delle posizioni del papa regnante, si impongono due considerazioni basilari. 1) È già inaudito che un papa abbia bisogno di un'esegesi o di una rilettura, che peraltro spicca per la difformità con quanto suoi gesti e parole esprimono; 2) abbiamo ormai una fin troppo consolidata esperienza di quanto ogni esegesi, più o meno in linea con la Tradizione perenne della Chiesa, di fatto risulti affogata e neutralizzata nel magistero liquido - già di per sé deformante - da una prassi che di fatto la ignora quando non la disprezza e dunque la sovverte. Il punctum dolens, del quale abbiamo reiteratamente espresso anche le radici è questo. Finché non ci sarà un prelato autorevole che riconosca e ponga mano alle radici (i famosi punti controversi del Concilio V2), la situazione non solo non cambierà, ma sarà sempre più rivoluzionaria. Oggi a nulla più servono i discorsi, se non a salvare quel po' che è salvabile nelle coscienze dei fedeli più attenti: sono i fatti quelli che contano. E i fatti, oggi, li mettono in campo solo i rivoluzionari...

Come il cardinale Müller (con echi ratzingeriani) rilegge papa Bergoglio

Leggiamo su www.chiesa un articolo di Sandro Magister: Come il cardinale Müller rilegge il papa, che riporta punto per punto l'esegesi, da parte del prefetto della Dottrina della Fede, delle parole del papa sui temi 'caldi' che più si prestano ad equivoci : omosessualità, comunione ai divorziati risposati, Lutero, sacerdozio femminile, celibato del clero.

Le affermazioni sono tratte dal libro Informe sobre la esperanza, del Card. Gerhard Ludwig Müller, edito dalla Biblioteca de Autores Cristianos [vedi], uscito nei giorni scorsi in Spagna, che verrà presto reso disponibile anche in italiano per i tipi di Cantagalli, e poi in inglese, in francese e in tedesco.

Le affermazioni del Prefetto della Dottrina per la Fede destano maggiore interesse e susciteranno molto rumore innanzitutto in vista dell'imminente pubblicazione dell'esortazione apostolica che tirerà le somme del doppio sinodo sulla famiglia, sulla quale continuano a posizionarsi i fronti contrapposti già evidenziatisi nel corso dell'Assise. In secondo luogo, in vista  del fatto che fra qualche mese verrà celebrato il primo mezzo millennio dalla Riforma e il papa ha annunciato il suo viaggio in Svezia nel mese di ottobre per una commemorazione ecumenica insieme con i rappresentanti della Federazione Luterana mondiale e altre confessioni cristiane.

Quanto all'esortazione, viene menzionato anche l'arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della casa pontificia e segretario del papa emerito Benedetto XVI, secondo il quale nel documento si ritroverà - contrariamente alle reiterate affermazioni rivoluzionarie del card. Kasper - "quel che ha sempre detto il magistero della Chiesa", senza strappi né nella dottrina né nella pratica pastorale.

Magister registra che "la sensazione diffusa è che entrambi i fronti abbiano le loro ragioni, vista l'invincibile ambiguità che caratterizza i pronunciamenti di papa Francesco. Perché è facile prevedere che chiunque saprà scovare nelle oltre 200 pagine del documento il passaggio che più gli aggrada, e agire di conseguenza". Sostanzialmente è espresso il nostro stesso timore e conseguenti interrogativi

Interessante ricordare che la bozza dell'esortazione è passata anche al vaglio della congregazione per la dottrina della fede, che – secondo alcune indiscrezioni – l'avrebbe rinviata al papa corredata di numerose proposte di modifica. Ma non ci è dato sapere se e quanto nell'esortazione ne sia stato tenuto conto. Ed è per questo che acquistano comunque un peso non indifferente, in virtù dell'autorevolezza del card. Müller, le affermazioni che leggerete di seguito.

Altra notazione interessante, sempre di Magister, è che il titolo del libro ricalca quello del libro-intervista che l'allora prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, pubblicò nel 1985 con una immensa eco in tutto il mondo: "Rapporto sulla fede", in spagnolo "Informe sobre la fe". Müller non solo ha in Ratzinger il suo maestro e gli è succeduto nella stessa carica, ma è anche colui al quale il papa emerito ha affidato la pubblicazione di tutte le sue opere teologiche.

Quelli pubblicati di seguito sono cinque assaggi del libro, su altrettante questioni controverse, presi dal citato articolo di Magister. (MG)

Da "Informe sobre la esperanza"
di Gerhard L. Müller

"CHI SONO IO PER GIUDICARE?"

Proprio quelli che fino ad oggi non hanno mostrato alcun rispetto per la dottrina della Chiesa si servono di un frase isolata del Santo Padre, "Chi sono io per giudicare?", tolta dal contesto, per presentare idee distorte sulla morale sessuale, avvalorandole con una presunta interpretazione del pensiero "autentico" del papa al riguardo.

La questione omosessuale che diede spunto alla domanda posta al Santo Padre è già presente nella Bibbia, tanto nell'Antico Testamento (cfr. Gen 19; Dt 23, 18s; Lev 18, 22; 20, 13; Sap 13-15) quanto nelle lettere paoline (cfr. Rom 1, 26s; 1 Cor 6, 9s), trattata come soggetto teologico, sia pure con i condizionamenti propri inerenti alla storicità della divina rivelazione.

Dalla Sacra Scrittura si ricava il disordine intrinseco degli atti omosessuali, poiché non procedono da una vera complementarietà affettiva e sessuale. Si tratta di una questione molto complessa, per le numerose implicazioni che sono emerse con forza negli ultimi anni. In ogni caso, la concezione antropologica che si ricava dalla Bibbia comporta alcune ineludibili esigenze morali e nello stesso tempo uno scrupoloso rispetto per la persona omosessuale. Queste persone, chiamate alla castità ed alla perfezione cristiana attraverso la padronanza di sé e a volte con l'aiuto di un'amicizia disinteressata, vivono "una autentica prova. Perciò devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione" (Catechismo della Chiesa cattolica, 2357-2359).

Tuttavia, oltre al problema suscitato della decontestualizzazione della citata frase di papa Francesco, pronunciata come segno di rispetto per la dignità della persona, mi sembra sia evidente che la Chiesa, con il suo magistero, ha la capacità di giudicare la moralità di certe situazioni. Questa è una verità indiscussa: Dio è il solo giudice che ci giudicherà alla fine dei tempi e il papa ed i vescovi hanno l'obbligo di presentare i criteri rivelati per questo giudizio finale che oggi già si anticipa nella nostra coscienza morale.

La Chiesa ha detto sempre "questo è vero, questo è falso" e nessuno può interpretare in modo soggettivista i comandamenti di Dio, le beatitudini, i concili, secondo i propri criteri, il proprio interesse o persino le proprie necessità, come se Dio fosse solo lo sfondo della sua autonomia. Il rapporto tra la coscienza personale e Dio è concreto e reale, illuminato dal magistero della Chiesa; la Chiesa possiede il diritto e l'obbligo di dichiarare che una dottrina è falsa, precisamente perché una tale dottrina devia la gente semplice dalla strada che porta a Dio.

A partire dalla rivoluzione francese, dai successivi regimi liberali e dai sistemi totalitari del secolo XX, l'obiettivo dei principali attacchi è sempre stato la visione cristiana dell'esistenza umana ed del suo destino.

Quando non si poté vincere la sua resistenza, si permise il mantenimento di alcuni dei suoi elementi, ma non del cristianesimo nella sua sostanza; il risultato fu che il cristianesimo cessò di essere il criterio di tutta la realtà e si incoraggiarono le suddette posizioni soggettiviste.

Queste hanno origine in una nuova antropologia non cristiana e relativista che prescinde del concetto di verità: l'uomo odierno si vede obbligato a vivere perennemente nel dubbio. Di più: l'affermazione che la Chiesa non può giudicare situazioni personali si basa su una falsa soteriologia, cioè che l'uomo è il suo proprio salvatore e redentore.

Nel sottomettere l'antropologia cristiana a questo riduzionismo brutale, l'ermeneutica della realtà che da ciò deriva adotta soltanto gli elementi che interessano o sono convenienti all'individuo: alcuni elementi delle parabole, certi gesti benevoli di Cristo o quei passaggi che lo presentano come un semplice profeta del sociale o un maestro in umanità.

E al contrario si censura il Signore della storia, il Figlio di Dio che invita alla conversione o il Figlio dell'Uomo che verrà a giudicare i vivi ed i morti. In realtà, questo cristianesimo semplicemente tollerato si svuota del suo messaggio e dimentica che il rapporto con Cristo, senza la conversione personale, è impossibile.

CHI PUÓ FARE LA COMUNIONE

Papa Francesco dice nella "Evangelii gaudium" (n. 47) che l'eucaristia "non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli". Vale la pena analizzare questa frase con profondità, per non equivocarne il senso.

In primo luogo, bisogna notare che questa affermazione esprime il primato della grazia: la conversione non è un atto autonomo dell'uomo, ma è, in se stessa, un'azione della grazia. Tuttavia da ciò non si può dedurre che la conversione sia una risposta esterna di gratitudine per ciò che Dio ha fatto in me per conto suo, senza di me. Nemmeno posso concludere che chiunque possa accostarsi a ricevere l'eucaristia sebbene non sia in grazia e non abbia le dovute disposizioni, solo perché è un alimento per i deboli.

Prima di tutto dovremmo chiederci: che cos'è la conversione? Essa è un atto libero dell'uomo e, nello stesso tempo, è un atto motivato dalla grazia di Dio che previene sempre gli atti degli uomini. È per questo un atto integrale, incomprensibile se si separa l'azione di Dio dall'azione dell'uomo. […]

Nel sacramento della penitenza, per esempio, si osserva con tutta chiarezza la necessità di una risposta libera da parte del penitente, espressa nella sua contrizione del cuore, nel suo proposito di correggersi, nella sua confessione dei peccati, nel suo atto di penitenza. Per questo la teologia cattolica nega che Dio faccia tutto e che l'uomo sia puro recipiente delle grazie divine. La conversione è la nuova vita che ci è data per grazia e nello stesso tempo, anche, è un compito che ci è offerto come condizione per la perseveranza nella grazia. […]

Ci sono solo due sacramenti che costituiscono lo stato di grazia: il battesimo e il sacramento della riconciliazione. Quando uno ha perso la grazia santificante, necessita del sacramento della riconciliazione per ricuperare questo stato, non come merito proprio ma come regalo, come un dono che Dio gli offre nella forma sacramentale. L'accesso alla comunione eucaristica presuppone certamente la vita di grazia, presuppone la comunione nel corpo ecclesiale, presuppone anche una vita ordinata conforme al corpo ecclesiale per poter dire "Amen". San Paolo insiste sul fatto che chi mangia il pane e beve il vino del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore (1 Cor 11. 27).

Sant'Agostino afferma che "colui che ti creò senza di te non ti salverà senza di te" (Sermo 169). Dio chiede la mia collaborazione. Una collaborazione che è anche regalo suo, ma che implica la mia accoglienza di questo dono.

Se le cose stessero diversamente, potremmo cadere nella tentazione di concepire la vita cristiana nel modo delle realtà automatiche. Il perdono, per esempio, si convertirebbe in qualcosa di meccanico, quasi in una esigenza, non in una domanda che dipende anche da me, poiché io la devo realizzare. Io andrei, allora, alla comunione senza lo stato di grazia richiesto e senza accostarmi al sacramento della riconciliazione. Darei per scontato, senza nessuna prova di ciò a partire dalla Parola di Dio, che mi è concesso privatamente il perdono dei miei peccati tramite questa stessa comunione. Ma questo è un falso concetto di Dio, è tentare Dio. E porta con sé anche un concetto falso dell'uomo, col sottovalutare ciò che Dio può suscitare in lui.

PROTESTANTIZZAZIONE DELLA CHIESA

Strettamente parlando, noi cattolici non abbiamo alcun motivo per festeggiare il 31 ottobre 1517, cioè la data considerata l'inizio della Riforma che portò alla rottura della cristianità occidentale.

Se siamo convinti che la rivelazione divina si è conservata integra ed immutata attraverso la Scrittura e la Tradizione, nella dottrina della fede, nei sacramenti, nella costituzione gerarchica della Chiesa per diritto divino, fondata sul sacramento del sacro ordine, non possiamo accettare che esistano ragioni sufficienti per separarsi dalla Chiesa.

I membri delle comunità ecclesiali protestanti guardano a questo evento da un'ottica diversa, poiché pensano che sia il momento opportuno per celebrare la riscoperta della "parola pura di Dio", che presumono sfigurata lungo la storia da tradizioni meramente umane. I riformatori protestanti arrivarono alla conclusione, cinquecento anni fa, che alcuni gerarchi della Chiesa non solo erano corrotti moralmente, ma avevano anche travisato il Vangelo e, di conseguenza, avevano bloccato il cammino di salvezza dei credenti verso Gesù Cristo. Per giustificare la separazione accusarono il papa, presunto capo di questo sistema, di essere l'Anticristo.

Come portare avanti, oggi, in modo realistico, il dialogo ecumenico con le comunità evangeliche? Il teologo Karl-Heinz Menke dice il vero quando asserisce che la relativizzazione della verità e l'adozione acritica delle ideologia moderne sono l'ostacolo principale verso l'unione nella verità.

In questo senso, una protestantizzazione della Chiesa cattolica a partire da una visione secolare senza riferimento alla trascendenza non soltanto non ci può riconciliare con i protestanti, ma nemmeno può consentire un incontro con il mistero di Cristo, poiché in Lui siamo depositari di una rivelazione sovrannaturale alla quale tutti noi dobbiamo la totale ubbidienza dell'intelletto e della volontà (cfr. "Dei Verbum", 5).

Penso che i principi cattolici dell'ecumenismo, così come furono proposti e sviluppati dal decreto del Concilio Vaticano II, sono ancora pienamente validi (cfr. "Unitatis redintegratio", 2-4). D'altra parte, il documento della congregazione per la dottrina della fede "Dominus Iesus", dell'anno santo del 2000, incompreso da molti e ingiustamente rifiutato da altri, sono convinto che sia, senza alcun dubbio, la magna carta contro il relativismo cristologico ed ecclesiologico di questo momento di tanta confusione.

SACERDOZIO FEMMINILE

La domanda se il sacerdozio femminile sia una questione disciplinare che la Chiesa potrebbe semplicemente cambiare non tiene, poiché si tratta di una questione già decisa.

Papa Francesco è stato chiaro, come anche i suoi predecessori. Al riguardo, ricordo che san Giovanni Paolo II, al n. 4 dell'esortazione apostolica "Ordinatio sacerdotalis" del 1994, rafforzò con il plurale maiestatico ("declaramus"), nell'unico documento nel quale quel papa utilizzò questa forma verbale, che è dottrina definitiva insegnata infallibilmente dal magistero ordinario universale (can. 750 § 2 CIC) il fatto che la Chiesa non ha autorità per ammettere le donne al sacerdozio.

Compete al Magistero decidere se una questione è dogmatica o disciplinare; in questo caso, la Chiesa ha già deciso che questa proposta è dogmatica e che, essendo di diritto divino, non può essere cambiata e nemmeno rivista. La si potrebbe giustificare con molte ragioni, come la fedeltà all'esempio del Signore o il carattere normativo della prassi multisecolare della Chiesa, tuttavia non credo che questa materia debba essere discussa di nuovo a fondo, poiché i documenti che la trattano espongono a sufficienza i motivi per respingere questa possibilità.

Non voglio mancare di segnalare che c'è una essenziale uguaglianza tra l'uomo e la donna nel piano della natura ed anche nel rapporto con Dio tramite la grazia (cfr. Gal 3, 28). Ma il sacerdozio implica una simbolizzazione sacramentale del rapporto di Cristo, capo o sposo, con la Chiesa, corpo o sposa. Le donne possono avere, senza nessun problema, più incarichi nella Chiesa: al riguardo, colgo volentieri l'occasione di ringraziare pubblicamente il numeroso gruppo di donne laiche e religiose, alcune della quali con qualificati titoli universitari, che prestano la loro indispensabile collaborazione nella congregazione per la dottrina della fede.

D'altra parte non sarebbe serio avanzare proposte in merito partendo da semplici calcoli umani, dicendo per esempio che "se apriamo il sacerdozio alle donne superiamo il problema vocazionale" o "se accettiamo il sacerdozio femminile daremmo al mondo un'immagine più moderna".

Credo che questo modo di porre il dibattito è molto superficiale, ideologico e soprattutto antiecclesiale, perché omette di dire che si tratta di una questione dogmatica già definita da chi ha il compito di farlo, e non di una materia meramente disciplinare.

CELIBATO SACERDOTALE

Il celibato sacerdotale, così contestato in certi ambienti ecclesiastici odierni, ha le sue radici nei Vangeli come consiglio evangelico, ma ha anche un rapporto intrinseco con il ministero del sacerdote.

Il sacerdote è più di un funzionario religioso al quale sia stata attribuita una missione indipendente dalla sua vita. La sua vita è in stretto rapporto con la sua missione evangelica e pertanto, nella riflessione paolina come anche nei Vangeli stessi, chiaramente il consiglio evangelico appare legato alla figura dei ministri scelti da Gesù. Gli apostoli, per seguire Cristo, hanno lasciato tutte le sicurezze umane dietro di loro e in particolare le rispettive spose. Al riguardo, san Paolo ci parla della sua esperienza personale in 1 Cor 7, 7, ove sembra considerare il celibato come un carisma particolare che ha ricevuto.

Attualmente, il vincolo tra celibato e sacerdozio in quanto dono peculiare di Dio attraverso il quale i ministri sacri possono unirsi più facilmente a Cristo con un cuore indiviso (can. 277 § 1 CIC; "Pastores dabo vobis", 29), si trova in tutta la Chiesa  universale, anche se in forma diverso. Nella Chiesa orientale, come sappiamo, riguarda solo il sacerdozio dei vescovi; ma il fatto stesso che per loro lo si esiga ci indica che tale Chiesa non lo concepisce come una disciplina esterna.

Nel suddetto menzionato ambiente di contestazione al celibato, è molto diffusa la seguente analogia. Alcuni anni fa sarebbe stato inimmaginabile che una donna potesse fare il soldato, mentre oggi, invece, gli eserciti moderni contano su un gran numero di donne soldato, pienamente atte a un compito considerato, tradizionalmente, come esclusivamente maschile. Non succederà lo stesso con il celibato? Non è un inveterato costume del passato che bisogna rivedere?

Tuttavia la sostanza dell'attività militare, a parte alcune questioni di tipo pratico, non esige che chi la esercita appartenga a un determinato sesso; mentre il sacerdozio è invece in intima connessione con il celibato.

Il Concilio Vaticano II e altri documenti magisteriali più recenti insegnano una tale conformità o adeguazione interna tra celibato e sacerdozio che la Chiesa di rito latino non sente di avere la facoltà di cambiare questa dottrina con una decisione arbitraria che romperebbe con lo sviluppo progressivo, durato secoli, della regolamentazione canonica, a partire dal momento in cui è stato riconosciuto questo vincolo interno, anteriormente alla suddetta legislazione. Noi non possiamo rompere unilateralmente con tutta una serie di dichiarazioni di papi e di concili, come neppure con la ferma e continua adesione della Chiesa cattolica all'immagine del sacerdote celibe.

La crisi del celibato nella Chiesa cattolica latina è stato un tema ricorrente in momenti specialmente difficili nella Chiesa. Per citare qualche esempio, possiamo ricordare i tempi della riforma protestante, quelli della rivoluzione francese e, più recentemente, gli anni della rivoluzione sessuale, nei decenni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Ma se qualcosa possiamo imparare dallo studio della storia della Chiesa e delle sue istituzioni è che queste crisi hanno sempre mostrato e consolidato la bontà della dottrina del celibato.

18 commenti:

flora ha detto...

Per la serie Grandi Maestri, Grandi Allievi un tristissimo, gravissimo O.T.
A radio Maria messa delle 8 oggi, domenica della Divina Misericordia da un centro di culto della Divina Misericordia nel Salento. All'omelia il celebrante ha iniziato ad apostrofare duramente, senza dar loro mai un nome, i terroristi che uccidono in Francia, Belgio, Siria, Libia, Nigeria e via elencando e gridava:"Venite fuori dai vostri covi!" ecc.ecc. Ma la conclusione, sempre urlata è stata che l'islam è una religione di pace e che abbiamo un un'unico dio, dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, IL NOSTRO PADRE ALLAH! Ecco la conclusione di tutto il suo blaterare! E questa terribile affermazione egli l'ha reiterata con la massima enfasi. Ho spento per autodifesa pensando con orrore a quale consacrazione si apprestava a compiere questo sacerdote. E mi è sceso il gelo dentro. Sancta Trinitas, unus Deus, miserere nobis!

Luís Luiz ha detto...

Non si può difendere la Fede con bugie. La Verità ci renderà liberi, non la menzogna. Le interpretazioni di Muller sono più false di un biglietto di 9 dollari.

Anonimo ha detto...

Solo Dio può scrivere dritto sulle righe storte, quindi Muller cammina su specchi scivolosi...anche perchè il popolo (comprensivo di clero fino ai vescovi..) mette in atto la rivoluzione bergogliana da decenni : la comunione ai divorziati sposati e conviventi è norma, gli omosessuali hanno diritto al matrimonio parola di cristiani, le donne ai leggii vi si ci trovan bene, gli amanti del clero son superiori alle amanti....
Ben venga un basta, è necessario che qualcuno si degni di fare il punto sulla situazione, non per altro, ma si tratta di salvezza o meno.

Cinquant'anni di "dio unico" ha detto...

FLORA, scusi, ma mi permetto di ricordarle che sono CINQUANT'ANNI che va avanti così con la storia dello "stesso dio, dio unico per tutti" (lo metto minuscolo appositamente), e non per le parole di qualche prete "perifericamente progressista". L'elenco sarebbe troppo lungo e questi che inserisco sotto (per chi voglia leggere) sono solo alcuni esempi tra i tantissimi accumulati, iniziando dal nero su bianco del Concilio Vaticano II:


LUMEN GENTIUM (Concilio Vaticano II), cap. II, n.16

"Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i MUSULMANI, i quali, professando di avere la fede di Abramo, ADORANO CON NOI UN DIO UNICO, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. Dio non e neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4).



PAOLO VI - Angelus Domini

Domenica 9 agosto 1970
[…]Il conflitto [in Terra Santa] impegna tre espressioni etnico-religiose, le quali riconoscono UN UNICO VERO E SOMMO DIO: il Popolo ebraico, il Popolo islamico, e, in mezzo a loro e diffuso in tutto il mondo, il Popolo cristiano, cioè il monoteismo, L’IDENTICO MONOTEISMO, nelle sue tre voci più autentiche, più antiche, più storiche, più convinte. Non sarebbe mai possibile, che dal NOME DEL MEDESIMO IDDIO, invece di irriducibili opposizioni, scaturisse un sentimento di mutuo rispetto, di possibile intesa, di pacifica convivenza?
Il riferimento AL MEDESIMO DIO, AL MEDESIMO PADRE, senza pregiudizio della discussione teologica, non potrebbe un giorno servire alla scoperta, così difficile e così indispensabile, che siamo tutti fratelli?[…]”
http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/angelus/1970/documents/hf_p-vi_ang_19700809_it.html


GIOVANNI PAOLO II

Viaggio apostolico in Togo, Costa d’Avorio, Camerun, Repubblica Centro-Africana, Zaire, Kenya, Marocco
Incontro con i giovani musulmani a Casablanca
Marocco - Lunedì, 19 agosto 1985

“NOI CREDIAMO NELLO STESSO DIO, L’UNICO DIO, L’UNICO DIO, IL DIO VIVENTE, IL DIO CHE CREA I MONDI E PORTA LE SUE CREATURE ALLA LORO PERFEZIONE”.



GIOVANNI PAOLO II

Visita a Wadi Al-Kharrar,
Preghiera del Santo Padre Giovanni Paolo III
Martedì, 21 Marzo 2000

“SAN GIOVANNI BATTISTA PROTEGGA L’ISLAM”


http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/travels/documents/hf_jp-ii_spe_20000321_wadi-al-kharrar_it.html


BENEDETTO XVI

In occasione della visita a Istanbul, 2006
Nel Libro d’oro del Museo di Santa Sofia scrisse:

“Nella nostra diversità ci troviamo davanti alla FEDE DEL DIO UNICO, che Dio ci illumini e ci faccia trovare la strada dell’amore e della pace”.
http://www.stpauls.it/fc06/0650fc/0650fc26.htm


BENEDETTO XVI

Incontro con i capi religiosi musulmani, con il corpo diplomatico e con i rettori delle università giordane
Moschea al-Hussein bin-Talal - Amman
Sabato, 9 maggio 2009

“Luoghi di culto, come questa stupenda Moschea di Al-Hussein Bin Talal intitolata al venerato Re defunto, si innalzano come gioielli sulla superficie della terra. Dall’antico al moderno, dallo splendido all’umile, tutti rimandano al divino, ALL’UNICO TRASCENDENTE, ALL’ONNIPOTENTE. ”.
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2009/may/documents/hf_ben-xvi_spe_20090509_capi-musulmani_it.html


FRANCESCO, che intervistato da Scalfari così rispose:

"E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, NON ESISTE UN DIO CATTOLICO, esiste Dio".



Mentre GESU' dice così:

Gli disse Gesù: «IO sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
(Gv 14,6)

Chi NON è con me, è contro di me; e chi NON raccoglie con me, disperde.
(Lc 11,23)

-“CHIUNQUE NEGA IL FIGLIO, NON POSSIEDE NEMMENO IL PADRE; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre”.
(1Gv 2,23)

Anonimo ha detto...

In questo libro non ci sono punti circa la storicità della Resurrezione? E/o dell'Ascensione? Cosa ne pensa il buon Mueller della Verginità della Madonna? Anche lui ha dato delle benedizioni ai fedeli in collaborazione con pastoresse protestanti. Cosa ne pensa della FSSPX? E'sempre dell'idea che aspetta un accordo per smantellare tutto?

Epiphanio ha detto...

Di quanto Magister riporta nel suo articolo e Granados scrive nell'introduzione al libro, il Card. Mueller legge Papa Bergoglio applicando la cosiddetta "ermeneutica della continuità" di Benedetto XVI, vale a dire, il presente lo legge con il passato e il passato con il presente. Per quanto ho potuto capire dell'introduzione spagnola e degli stralci offerti da Magister, il Card. Mueller fa capire che il Papa quando parla o afferma qualcosa di equivoco, non è altro che la nostra mancanza di "intelletto" e dei condizionamenti mediatici, più o meno dice che siamo noi a non capire, perché il Santo Padre attuale è afferrato alla Tradizione della Chiesa. La chiave di lettura giustificante la loquella del Papa argentino è chiaramente dialettica, nel senso che il Magistero attuale afferma le stesse cose del Magistero precedente, senza alcuna contraddizione. Personalmente, prima di leggere "El informe sobre la esperenza" preferisco leggere il Catechismo dela Dottrina cristiana di PP Pio X. Comunque per i novatores questo Catechismo non contreddice in nulla il Magistero attuale. Dunque, cade ogni possibile discussione.

Catholicus ha detto...

"Comunque per i novatores questo Catechismo non contreddice in nulla il Magistero attuale. Dunque, cade ogni possibile discussione." : quanto sono bugiardi questi preti, Epiphanio ! Per fortuna Nostro Signore e S. Paolo ci avvertono di non dare loro ascolto, in questi tempi oscuri, di apostasia e di inganno generalizzati. Sono convinto veramente che se i tempi dell'enorme inganno non venissero abbbreviati, rimarremmo tutti ingannati, ci farebbero a tutti il lavaggio del cervello (come nell'Urss ai tempi di Stalin e in Cina ai tempi di Mao). Mi spiace dover sempre rimarcare come la cd "ermeneutica della continuità" rappresenti un esempio emblematico di questo inganno del clero vaticansecondista.

And no religion too ha detto...

http://www.tempi.it/dio-esiste-e-vive-a-bruxelles-una-verita-di-cui-presto-forse-non-si-potra-piu-ridere#.VwISMROLSi4

hr ha detto...

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/04/04/il-papa-ha-incontrato-sabato-bernard-fellay-capo-dei-lefebvriani___1-v-140209-rubriche_c116.htm

Anonimo ha detto...

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore

"Ecco, Signore, io vengo per fare la Tua volontà."
E questo non e' facile

Anonimo ha detto...

Richiamo l'attenzione sul punto 4 del seguente articolo riportato su sito della FSSPX:
http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1769:intervista-a-mons-bernard-fellay&catid=58&Itemid=64

Luisa ha detto...

Pur avendo dovuto in seguito cedere IN PARTE alle pressioni, e probabilmente minacce se non ricatti dei nemici viscerali della Tradizione e della Messa tradizionale, il dono che Benedetto XVI ha fatto alla Chiesa, facendo del Summorum Pontificunm una legge universale della Chiesa, permette oggi che stiano diffondendosi a macchia d`olio, anche se non necessariamente in Italia..., quelle oasi dove possono rifugiarsi i fedeli alla ricerca di una Liturgia sacra, di un insegnamento cattolico che non considera che la Chiesa è nata o rinata con il CVII, e di santi sacerdoti,
oggi, leggendo che un accordo fra Roma e la FSSPX si sta profilando all`orizzonte, pur con i miei dubbi e le mie riserve=inquietudini, mi domando se il "rientro" della FSSPX non potrebbe costituire anche lui il "rifugio", il luogo non chiuso ma aperto dove vivere, testimoniare, trasmettere e condividere la propria fede in coerenza con la propria coscienza per quei cattolici di nicchia, fiammelle vive e guardiani del fuoco, disorientati in una chiesa in stato di protestantizzazione avanzata.

Catholicus ha detto...

Ha ragione, Luisa, se quel rientro non è un'agguato per una successiva "delenda Cartago", alla stregua di quanto attuato con i FF I, potrebbe rivelarsi un fatto positivo; potremmo riavere sacerdoti tradizionalisti che officiano vere chiese, e non più piccole cappelline di campagna, come a Treviso, dove hano adattato una specie di capanno per gli atrezzi, realizzando comunque un dignitoso luogo di preghierea e di celebrazione delle messe VO. Mi piacerebbe molto tornare ad assistere ad una mesa cantata, con l'organo, in una bella chiesa (di quelle che attualmente vengono concesse a luterani e musulmani, ma negate ai cattolici tradizionalisti). Che il Signore ce la mandi buona, dunque.

mic ha detto...

"Profugopoli", si intitola il nuovo libro del direttore del Tg4 Mario Giordano. Perchè non ci sono solo i barconi, gli scafisti, le immagini dei morti in mare. Gli sbarchi sono una spesa colossale a carico dello Stato che si traduce in un business da tre miliardi di euro. Che vanno a enti meritevoli e a soggetti meno meritevoli, che approfittano dei profughi per fare affari d'oro. Come la società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey. L'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari. La multinazionale francese dell'energia. E l'Arcipesca di Vibo Valentia. Di tutto questo s'è parlato questa mattina al Teatro Manzoni di Milano, dove l'autore di "Profugopoli" è stato intervistato davanti a una platea di 700 persone da Licia Ronzulli, in una curiosa inversione di ruoli. A fare le domande era l'ex parlamentare europa di Forza Italia, a rispondere il giornalista.

"Il punto" spiega l'azzurra "è che nella situazione del tutto fuori controllo che si è creata, i soldi cadono a pioggia con pochi controlli. E nè da parte della politica nè da parte della magistratura pare esservi la volontà di fermare chi lucra sugli immigrati". Un caos che gli ultimi governi hanno contribuito ad alimentare: "Certo - concede la Ronzulli - l'assenza di un governo in Libia ha fatto precipitare la situazione. Ma prima, attraverso una diplomazia che funzionava, il messaggio era 'non venite'. Ora, il messaggio che passa è 'venite che in qualche modo vi prendiamo'. E questi sono i risultati".

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11894495/mario-giordano-nuovo-libro-profugopoli-business-immigrati.html

Rr ha detto...

Mic,
venite, venite, che poi dormite sotto una mezza tenda nei giardini antistanti la Stazione centrale di Milano, cioè a meno di 1 km da quel Teatro Manzoni e dalla Scala e Palazzo Marino.
Rr
Ma la schiavitù non era stata abolita ed il traffico e commercio degli schiavi reso perseguibile dalla legge ?

da Fb ha detto...

ALLORA CHIARIAMO UNA COSA SULLA VICENDA BERTONE

Fa parte del marketing (castiga ricchi), del Vaticano. Bertone è quello che da mesi, anzi da anni, è sotto il mirino del Sinedrio pauperista del "nuovo corso dei clochard". Bertone è solo uno dei tanti che però deve fare da bandiera.
Il solito capro espiatorio (non senza colpa, sia chiaro), per mandare al massacro mediatico una parte importante della chiesa e la più pericolosa per il papa: il cardinalato.
Questo provvedimento di indagine poteva essere un dossier interno e riservato, ma guarda caso arriva su Vatican Insider e poi spopola su tutti i giornali.
Andiamo oltre la non notizia...
Che messaggio di forza vuol dare il papa ai cardinali? E perché in questi giorni antecedenti al prossimo 8 aprile?
Chi è necessario spaventare?
Perché questo provvedimento arriva solo ora? Dopo fiumi di parole su un attico ecc..
Staremo a vedere dopo l' 8 aprile a chi sono rivolte pubblicamente le poco misericordiose accuse e indagini sulle porpore.
Proviamo a vedere la dichiarazione dei redditi e lo stile di Kasper per favore?
Perché io vedo dell' altro...
Strategico. Come sempre.

Ambrosius ha detto...

"Di quanto Magister riporta nel suo articolo e Granados scrive nell'introduzione al libro, il Card. Mueller legge Papa Bergoglio applicando la cosiddetta "ermeneutica della continuità" di Benedetto XVI, vale a dire, il presente lo legge con il passato e il passato con il presente".

Epiphanio, buono commento. Questo me ha ricordato il testo del Cardinale Müller "La tradizione come principio della teologia cattolica", dove lei dice:

" Ciò che il Santo Padre nel 2005 definì “ermeneutica della riforma nella continuità”, è senza dubbio un’espressione specifica della comprensione cattolica della Tradizione . Vorrei ricordare una parola pronunciata dal Cardinale Alois Grillmeier in occasione del 1500° anniversario del Concilio di Calcedonia, che oggi suona quasi scandalosa, ma che proprio per questo continua a essere significativa per lʼermeneutica dei dogmi: “Studiare la storia dei vecchi concili e dei loro dogmi è come afferrare una catena che non può essere spezzata. Quando dico Calcedonia, intendo anche Efeso del 431, Costantinopoli del 381 e Nicea del 325. In realtà, per i Padri del IV e V secolo esisteva un Concilio soltanto, sul quale hanno costruito tutti i concili seguenti: Nicea”.[8]

Il Concilio Vaticano II confermò questa visione dell’“ermeneutica della riforma nella continuità” e la applicò per assegnarle un posto proprio nella Chiesa. La Lumen gentium, per esempio, dice di proseguire seguendo l’esempio del Concilio Vaticano I[9], e anche la Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum, afferma di seguire le orme (inhaerens vestigiis) dei Concili Tridentino e Vaticano I. Traducendo il termine inhaerens vestigiis con lʼespressione “andando avanti sulle orme di tali Concili”[10], il grande teologo protestante Karl Barth ha colto mirabilmente il punto decisivo di questa regola. Nella sua lettera in occasione della pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum, il Santo Padre Benedetto XVI affermò di voler “aggiornare” lʼinsegnamento e la prassi adottata dalla Chiesa dopo il Concilio Vaticano II circa la liturgia, per giungere così ad una “riconciliazione interna della Chiesa”.[11]“Seguire le orme” e “andare avanti” sono i due movimenti che devono completarsi se si vuole giungere ad una giusta ricezione del Concilio Vaticano II, e sono questi i due poli attorno a cui devono anche formarsi i principi cattolici della Tradizione".
La Tradizione come principio della teologia cattolica, Cardinale Müller - http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/muller/rc_con_cfaith_doc_20150614_tradizione-principio-teologia-cattolica_it.html

Beh, se il Cardinale legge il pontificato di Bergoglio alla luce dell'ermeneutica della riforma nella continuità, lei identifica pienamente la tradizione della Chiesa con il Papa, di forma che il Papato diventa fonte di rivelazione, un Monarca assoluto. Quindi, in questa visione del Cardinale, la tradizione sarebbe il proprio Papa, come un Luiggi XIV che ha detto "Lo Stato sono io". Credo che lui per questo attegiamento ha lasciato di essere ratzingeriano, perchè Benedetto quando era Papa ha insegnato:

"Perché anche il papa non può fare quello che vuole. Non è un monarca assoluto, come un tempo lo furono alcuni re. È tutto il contrario, Egli è il garante dell'ubbidienza. Egli è il garante che noi non siamo dell'opinione sua o di chicchessia, ma che professiamo la fede di sempre che egli, "opportune importune", difende contro le opinioni del momento".

Un caro saluto dal Brasile

Luisa ha detto...

Ringrazio Raffaella di aver segnalato l`intervista al card. Sarah:

http://www.loccidentale.it/node/140886

Quanti sono oggi nella gerarchia della Chiesa, dal gradino più alto fino alla base, a parlare con quella libertà ancorata nella Fede e nella Verità?
Un`intervista da leggere e diffondere.