Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 1 dicembre 2013

Gregoriano 'imbastardito' nei vespri papali di ieri

Ci scrive Mattia Rossi.
Si tratta dell' antifona gregoriana adattata ad un testo italiano per i vespri bergogliani di ieri. Non possiamo non esprimere tutta la nostra amarezza.
Esiste un ordine mirabile, che ci fonda e ci sostiene. Il gregoriano, che è lectio divina in musica, è il canto della Chiesa che interpreta la Scrittura attraverso la consustanzialità tra parola e neuma e riproduce quell'ordine, che è un balsamo per lo spirito e lo eleva alle altezze sublimi della contemplazione. Chi ha perduto o non è interessato a questa sublime armonia, sarebbe bene che continuasse a ignorarla piuttosto che imbastardirla.
[Nel blog: uno dei testi dedicati al gregoriano]

"Adattamenti" del canto gregoriano come questo (avvenuto durante i vespri papali di ieri), nel quale la melodia viene piegata, addirittura con un del tutto improprio incasellamento mensurale in battute alle esigenze del testo italiano, confermano che, forse, prima di tali orrori, per il canto della Chiesa sarebbe meglio l'oblio. Sorvoliamo sul nefasto abbandono del latino nelle liturgie papali, ma questo atteggiamento conferma, ancora una volta, che la prima ad avere del gregoriano un'idea distorta e anacronistica è proprio la Chiesa. Essa, e con lei i suoi odierni stupratori, hanno ormai dimenticato quanto il gregoriano sia connaturalmente "fondato" sul testo latino che ogni neuma interpreta in una esegesi sonora. Cosa può essere del gregoriano se anche l'Autorità petrina, esempio liturgico dell'orbe cattolico, procede nella sua demolizione (che sembrava essersi arrestata con Benedetto XVI)? Aridatece l'oblio! (M.R.)

23 commenti:

mic ha detto...

Esiste un ordine mirabile, che ci fonda e ci sostiene.
Il gregoriano, che è lectio divina in musica: è il canto della Chiesa che interpreta la Scrittura attraverso la consustanzialità tra parola e neuma.

Chi ha perduto o non è interessato a questa sublime armonia, sarebbe bene che la ignorasse piuttosto che imbastardirla.

mic ha detto...

Tra l'altro è una eredità antichissima, che risale alla salmodia sinagogale.

RIC ha detto...

Proprio ieri Magister dedicava un articolo al gregoriano...

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350645

peroninus ha detto...

Desideratum del Bergoglio o (che in fondo è lo stesso) di qualche nuovo consultore delle cerimonie liturgiche pontificie?

mic ha detto...

Sarebbe interessante verificare se l'adattamento è solo metrico o se comporta anche l'enfatizzazione del significato attraverso l'apice melodico, e se questo risulta diverso...

M.R. ha detto...

Infatti è ciò che mi premuravo di fare coi codici neumatici alla mano, nel testo che ti mando domani.

Di certo qualcosa cambia già solo con l'adattamento testuale: ad esempio laddove il gregoriano raggiunge l'apice melodico, che è sempre importante indipendentemente dai neumi, lo fa su certi termini che nell' italiano cambiano...

MICHELE ha detto...

Da discreto gregorianista, posso tranquillizzare MIC e Mattia Rossi circa l'apice melodico. In questo caso non c'è enfatizzazione del testo, semplicemente perché l'antifona in questione è modellata su una "melodia tipo", molto frequente in Avvento (es. "Ecce Rex veniet"), come nel Tempo di Passione (Desiderio desideravi). Ne esistono circa 400 esemplari documentati da Antifonari di tutta Europa. In questo genere arcaico di composizioni la melodia precostituita è completamente sganciata dal testo, ma vi si adatta, spesso sacrificando le regole degli accenti (Si vedano in proposito gli studi di modalità di Alberto Turco).
Ciò detto, resta la mostruosità velleitaria di chi ha composto questa "roba", tardo epigono dei goffi e ingenui tentativi di adattamento dei primi anni 70.
Questo dimostra a quale infimo livello di incompetenza siano sprofondati (o forse rimasti?) i curatori del canto liturgico a San Pietro. Al posto loro, io mi nasconderei per la vergogna; ma forse non se ne rendono conto, oppure sono così spudorati che osano l'impossibile.
Non vorrei che anche questo fosse un piccolo preludio dell'abominio desolante nel luogo santo...

Andrea Carradori ha detto...

Tralaltro cara Mic facciamo anche qualche considerazione " pastorale ".
Solo un musicista di carriera, dotato di buona lettura , riuscirebbe a cantare a prikma vista una si fatta melodia ( anche un po' troppo acutina, ad esempio io che son basso avrei delle difficltà ).
Poi veniamo alle " periferie esistenziali " di cui dobbiamo pastoralmente occcuparci : per secoli e secoli il canto gregoriano ha sanato ( e sana tuttora ) la crisi d'animo e di fede avvolgendo nella sua divina ed ispirata cantilena la mente e il cuore dei fedeli ( anche di quelli che stando nelle periferie esistenziali della vita non frequentano Santa Madre Chiesa ).
Perchè negare loro il dolce rimedio del canto gregoriano che , non me ne volere, tu che sei teologa, è quasi un sacramentale ? Se avessero lasciato le antifone gregorianeggianti degli anni passati avrebbero allontanato i fedeli dalla chiesa ? Poi gli stranieri, che sono quelli più numerosi che affollano soprattutto i primi vespri della prima domenica d'Avvento : perchè dovrebbero rimanere muti a causa della scelta della lingua italiana ? Insomma la demagogia populista ancora una volta sta affossando la preghiera della quale il canto gregoriano è vessillifero e maestro !
Altro non voglio scrivere per non abusare della tua pazienza !

Catholicus ha detto...

Cito Fulvio Rampi, un gregorianista non sospetto:

"... Siamo partiti dalla Parola, ossia da una consegna alla Chiesa; un dono o, se si vuole, un talento da non sotterrare, ma da trafficare, da far fruttare, da rielaborare e infine da riconsegnare. La riconsegna è un evento sonoro che ne comunica il senso e che assurge a liturgia. Il dato musicale, la componente artistica è funzionale, anzi, coincide con questo progetto esegetico. In altre parole, il gregoriano trasmette il pensiero della Chiesa su quel testo e soprattutto mostra non solo come lo stesso testo è stato compreso, ma come conviene celebrarlo. Su quel testo viene solennemente pronunciato l’amen, ne viene in sostanza riconosciuta la verità...."

mic ha detto...

In altre parole, il gregoriano trasmette il pensiero della Chiesa su quel testo e soprattutto mostra non solo come lo stesso testo è stato compreso, ma come conviene celebrarlo. Su quel testo viene solennemente pronunciato l’amen, ne viene in sostanza riconosciuta la verità...

L'incuria dimostrata anche nei confronti di questi tesori - che è pressappochismo e superficialità - si trasforma in iconoclastia e non è altro che lo specchio dell'allontanamento dalla Verità.

Roma perenne ha detto...

Il canto gregoriano è un Canto Liturgico, che travalica il dato artistico.
E la Chiesa non lo ha mai considerato dal punto di vista artistico, ma lo ha associato intimamente al suo vero tesoro: la Parola di Dio. E' questa che le appartiene ed alla Chiesa ne spetta l’interpretazione.
Inquinare il gregoriano significa inquinare il tesoro della Rivelazione che la Chiesa deve custodire e trasmettere, altrimenti non è più la Chiesa.

Andrea Carradori ha detto...

Forse iconoclasia non è perchè la musica della prima antifona del vespro di ieri è costruita bene ( a parte le considerazioni di carattere pratico che ho sopra esposto mettendomi nei panni del semplice fedele che non usufruire della lettura a prima vista e di una voce capace di cantare una melodia così acuta ... ). Il problema è quello della demagogia . L'assemblea dei fedeli ( a parte il coro di risposta che è formato per lo più da cantori musicalmente edotti - semi o del tutto professionisti ) non è in grado di cantare a prima vista una melodia. Tutti lo sanno a cominciare quelli che frequentano la liturgie in San Pietro. Perchè allora questa operazione di " maquillage " ? Almeno una frasetta latina potrebbe essere cantata anche dagli stranieri di buona volontà. Ai primi vespri della prima domenica d'Avvento ho visto fedeli che stano accanto a mecantare in latino ... e non erano marziani ne' alieni ...
Demagogia imperat

memoria non improvvisazione ha detto...

A partire dal Vaticano II, il problema non si pone tra un gregoriano comunque indiscutibile e un gregoriano da eliminare tout-court, ma nel rivisitarne la comprensione secondo il principio del "nova et vetera".

Forse il vizio è nella liturgia che ha perso la sua forma e con essa molta della sostanza che il gregoriano rivestiva e trasformava alla perfezione in evento sonoro.

Pastor quidam ha detto...

"utti lo sanno a cominciare quelli che frequentano la liturgie in San Pietro. Perchè allora questa operazione di " maquillage " ? "

E' proprio nelle celebrazioni papali che si dovrebbero investire le migliori energie e le più alte competenze.

Invece è proprio da qui che parte il degrado, la sciatteria e alla fine la profanazione. Risultato ancora maggiore desacralizzazione e, soprattutto, l'ulteriore perdita dell'universalità.

Andrea Carradori ha detto...

Ha ragione Pastor in tutto quello che ha scritto !
Io voglio ancora una volta sottolineare il fatto che nelle liturgie in San Pietro è principalmente il " coro di risposta " ( che fa regolarmente le prove di canto sotto la guida di un Maestro altamente competente e valido ) a dare voce all'assemblea dei fedeli ( e dei chierici presenti ) . Perchè allora non far cantare a quei professionisti delle melodie autenticamente belle e piene del fascino ( sempre valido ) dei tempi antichi ? Se i primi vespri della prima domenica d'Avvento fossero riservati solo a determinati gruppi omogenei di fedeli ( in grado di provare nei giorni precedenti le melodie del vespero ) allora la cosa cambierebbe ma noi sappiamo che fin dai tempi del Beato Giovanni Paolo II sono anche le agenzie di viaggi internazionali che riempiono di spettatori la basilica di San Pietro ... quindi la cosa cambia radicalmente ...

mic ha detto...

@Andrea Carradori,
non si tratta di demagogia ma di rifiuto del latino e, con esso (e non è la prima volta, ormai si va consolidando), dell'universalità, cioè della cattolicità.
Il resto conseguenza.

Andrea Carradori ha detto...

Mic Se così fosse saremo all'abominio della distruzione del tempio ecclesiale! Voglia il Signore Iddio che sei troppo pessimista in questa tua sincera considerazione !
Io persisto nell'idea che si tratta di un maquillage popolar - populista ...
Maquillage che non tiente contro delle vere esigenze di un'assemblea liturgica così eterogenea e difforme ...

Renzo T. ha detto...

E' inutile lamentarsi e piagnucolare: quando prenderemo coscienza che la Chiesa ha cacciato il gregoriano? Solo degli ipocriti leviti, avvezzi alla doppiezza, per mettersi la coscienza in pace, hanno l'impudicizia di citare Il famoso art. 116 della S.C. I documenti conciliari sono, di fatto, superati dalla prassi corrente, che nulla ha a che vedere con quello che il legislatore ha stabilito: siamo nella più completa noncuranza del diritto. Facciamocene una ragione. Le liturgie bergolgliane ne sono un esempio. Avrà pur cacciato per un preciso motivo tutti i consultori di Benedetto XVI e sostituiti con altri di suo gradimento?
Per ritornare al gregoriano: come si può armonizzare il Graduale Romanum riformato (postconciliare) modellato, salvo pochi rari brani, su un unico ciclo, mentre la liturgia corrente è strutturata sul "triciclo" festivo e sul "biciclo" feriale? Se poi a qualcuno capita la brutta avventura di cantare ad una messa novus ordo con una scola gregoriana, si sentirà rispondere che l'antifona offertoriale non esiste più, il graduale è stato sostituito dal salmo responsoriale e, per i restanti tre brani del proprium (introito, alleluia e communio) il testo non è coerente con il ciclo liturgico corrente. Salvo, quando il ciclo liturgico può accogliere i tre brani superstiti sopracitati, allora ci si sentirà ripetere il solito logoro "mantra" che i fedeli non possono partecipare. Allora il "presidente dell'assemblea" (mai eletto da tale assemblea)ci inviterà ad eseguire degli "altri canti adatti" (come recitano i principi e norme sull'uso del messale).
Non stracciamoci quindi più le vesti: se il legislatore di riferimento calpesta impunemente le leggi che i suoi predecessori hanno stabilito, cosa possiamo fare? Chi gliela va a spiegare che cos'è la Lex orandi e la Lex credendi? (anche perché sicuramente la conosce bene).
Purtroppo i documenti del Magistero non puzzano di pecora...
Prendiamone atto e basta.

M.R. ha detto...

Renzo T., sottoscrivo.

Ildebrando M.F. ha detto...

Il Canto della Chiesa è già morto e se riesce a sopravvivere è al di fuori della liturgia.

Anonimo ha detto...

Condivido gli ultimi commenti.
D'altra parte, ormai non mi scandalizzo più di tanto, né mi sembrano così sensazionali alcune cose.
Non siamo passati direttamente da Pio X (che riportò nel suo giusto onore il gregoriano) a Francesco: ci sono stati in mezzo decenni, un concilio e un post-concilio.

MICHELE ha detto...

@Renzo T.
Verissimo: DEl resto, come s'è già detto, l'art. 116 del Sacrosanctum Concilium sul canto gregoriano è stato scritto prima della riforma liturgica!

Anonimo ha detto...

Torno oggi da un viaggio in Austria, dove,assistendo ad una messa, pur senza capire granché in quanto la liturgia era in tedesco, ma..... che commozione sentire molti canti bellissimi accompaganati da organi Silbermann (tra l'altro suonati divinamente, beh, è la terra di Mozart) e vedere le liturgie natalizie in preparazione dell'Avvento , fatte dai bambini con tanta serietà e devozione, e in italia siampo sempre alle solite, lecchini di professione, insultatori e provocatori di mestiere,gente che attacca senza capire neanche quello che si sta discutendo....a Mic il mio sostegno e solidarietà e le dico di non curarsi troppo di 'costoro'.....parlando con alcuni austriaci cattolici, ma non ossessionati né vedove tristemente famose ed inconsolabili, mi hanno detto a chiare lettere che il vdr non piace e che viene percepita la gravità della situazione in cui si è venuta a trovare la CC, non solo dalle loro parti, ma a certi ciecosordomuti è difficile far tornare la ragione, tiremm innanz.....Lupus et Agnus.