Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione secondo le modalità [qui], complete delle Litanie del Sacro Cuore, che trovate qui.
Rimaniamo fedeli al nostro impegno nella preghiera di riparazione e continuiamo a pregare perché sia sventata l'introduzione della cosiddetta Messa ecumenica ora perfino amazzonica, che vanifica il Santo Sacrificio. Per non parlare dei cambiamenti di paradigma che usano il funambolismo linguistico per condurre verso rivoluzionari orizzonti inesplorati fuori dalla Via maestra. Si profilano all'orizzonte anche gli esiti inquietanti del Sinodo dell'Amazzonia [qui] mentre vanno moltiplicandosi ogni giorno profanazioni e blasfemie che ci spingono alla Riparazione,
Preghiamo per come viene contristato il Signore nella Sua Chiesa, nel nostro Paese e nell'Occidente già cristiano e nel degrado ingravescente che lo attanaglia specialmente in questo tempo, in cui vediamo prevalere le forze che promuovono un “nuovo umanesimo” senza Cristo, che dovrebbe rimpiazzare il “vecchio”, fondato sulle nostre radici cristiane.
Invochiamo Cristo Signore che ci ha ammonito che “senza di Lui non possiamo far nulla” (Gv 15, 5) e chiediamo l'intercessione della Vergine, Madre Sua e nostra, perché voglia stornare tutti i pericoli, i mali e le insidie in tutti gli ambiti del vivere civile e religioso dove Lui possa tornare a regnare. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà e sostenga coloro che si espongono con parresìa.
Offerta della giornata al Sacro Cuore di Gesù
Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen.
* * *
Riflessione settimanale
Dal trattato «Contro le eresie»
di sant'Ireneo Vescovo
(Lib 3, 20, 2-3; SC 34, 342-344)
di sant'Ireneo Vescovo
(Lib 3, 20, 2-3; SC 34, 342-344)
L'incarnazione che ci ha redenti
Dio e tutte le opere di Dio sono gloria dell'uomo; e l'uomo è la sede in cui si raccoglie tutta la sapienza e la potenza di Dio. Come il medico dà prova della sua bravura nei malati, così anche Dio manifesta se stesso negli uomini.
Perciò Paolo afferma: «Dio ha chiuso tutte le cose nelle tenebre dell'incredulità per usare a tutti misericordia» (cfr. Rm 11, 32). Non allude alle potenze spirituali, ma all'uomo che si mise di fronte a Dio in stato di disobbedienza e perdette la immortalità. In seguito però ottenne la misericordia di Dio per i meriti e il tramite del Figlio suo. Ebbe così in lui la dignità di figlio adottivo.
Se l'uomo riceverà senza vana superbia l'autentica gloria che viene da ciò che è stato creato e da colui che lo ha creato cioè da Dio, l'onnipotente, l'artefice di tutte le cose che esistono, e se resterà nell'amore di lui in rispettosa sottomissione e in continuo rendimento di grazie, riceverà ancora gloria maggiore e progredirà sempre più in questa via fino a divenire simile a colui che per salvarlo è morto.
Il Figlio stesso di Dio infatti scese «in una carne simile a quella del peccato» (Rm 8, 3) per condannare il peccato, e, dopo averlo condannato, escluderlo completamente dal genere umano.
Chiamò l'uomo alla somiglianza con se stesso, lo fece imitatore di Dio, lo avviò sulla strada indicata dal Padre perché potesse vedere Dio e gli diede in dono il Padre.
Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell'uomo, per abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell'uomo secondo la volontà del Padre.
Per questo Dio stesso ci ha dato come «segno» della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l'Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità di salvezza.
Per questo Paolo, indicando la radicale debolezza dell'uomo, dice «So che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene» (Rm 7, 18), poiché il bene della nostra salvezza non viene da noi, ma da Dio.
E ancora Paolo esclama: «Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7, 24). Quindi presenta il liberatore: L'amore gratuito del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. Rm 7, 25).
Isaia stesso aveva predetto questo: Irrobustitevi, mani fiacche e ginocchia vacillanti, coraggio, smarriti di cuore, confortatevi, non temete; ecco il nostro Dio, opera la giustizia, darà la ricompensa. Egli stesso verrà e sarà la nostra salvezza (cfr. Is 35, 4). Questo indica che non da noi, ma da Dio, che ci aiuta, abbiamo la salvezza.
Dio e tutte le opere di Dio sono gloria dell'uomo; e l'uomo è la sede in cui si raccoglie tutta la sapienza e la potenza di Dio. Come il medico dà prova della sua bravura nei malati, così anche Dio manifesta se stesso negli uomini.
Perciò Paolo afferma: «Dio ha chiuso tutte le cose nelle tenebre dell'incredulità per usare a tutti misericordia» (cfr. Rm 11, 32). Non allude alle potenze spirituali, ma all'uomo che si mise di fronte a Dio in stato di disobbedienza e perdette la immortalità. In seguito però ottenne la misericordia di Dio per i meriti e il tramite del Figlio suo. Ebbe così in lui la dignità di figlio adottivo.
Se l'uomo riceverà senza vana superbia l'autentica gloria che viene da ciò che è stato creato e da colui che lo ha creato cioè da Dio, l'onnipotente, l'artefice di tutte le cose che esistono, e se resterà nell'amore di lui in rispettosa sottomissione e in continuo rendimento di grazie, riceverà ancora gloria maggiore e progredirà sempre più in questa via fino a divenire simile a colui che per salvarlo è morto.
Il Figlio stesso di Dio infatti scese «in una carne simile a quella del peccato» (Rm 8, 3) per condannare il peccato, e, dopo averlo condannato, escluderlo completamente dal genere umano.
Chiamò l'uomo alla somiglianza con se stesso, lo fece imitatore di Dio, lo avviò sulla strada indicata dal Padre perché potesse vedere Dio e gli diede in dono il Padre.
Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell'uomo, per abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell'uomo secondo la volontà del Padre.
Per questo Dio stesso ci ha dato come «segno» della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l'Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità di salvezza.
Per questo Paolo, indicando la radicale debolezza dell'uomo, dice «So che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene» (Rm 7, 18), poiché il bene della nostra salvezza non viene da noi, ma da Dio.
E ancora Paolo esclama: «Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7, 24). Quindi presenta il liberatore: L'amore gratuito del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. Rm 7, 25).
Isaia stesso aveva predetto questo: Irrobustitevi, mani fiacche e ginocchia vacillanti, coraggio, smarriti di cuore, confortatevi, non temete; ecco il nostro Dio, opera la giustizia, darà la ricompensa. Egli stesso verrà e sarà la nostra salvezza (cfr. Is 35, 4). Questo indica che non da noi, ma da Dio, che ci aiuta, abbiamo la salvezza.
6 commenti:
Secondo giorno (oggi venerdì) e terzo giorno (sabato) delle Quattro Tempora d'inverno. I nostri antichi padri praticavano sovente il digiuno che i sacri pastori insegnavano e praticavano per primi come dovere strettissimo davanti a Dio e davanti alla Chiesa. Il fatto che nessun pastore oggi ne parla più non ci deve esimere da tale pratica così salutare per l'anima e pure per il corpo. Il digiuno ha sempre trovato nemici, sempre incontrato persone che trovavano ogni scusa per esimersene. Seguiamo l'esempio dei santi che il digiuno lo praticavano e non curiamoci di chi cerca scuse per non farlo. Papa Clemente XIII nel 1759 con la sua enciclica Appetente Sacro richiamava ogni vescovo al dovere di digiunare e far digiunare tutti, chierici e laici. Pratichiamolo perché esso ci permette pure di destinare ai poveri quanto risparmiato. Un corpo non appesantito dal cibo permette all'anima di innalzarsi più facilmente a contemplare le realtà celesti. Un corpo fiaccato dal digiuno soffre meno le tentazioni. Il nostro amabile Redentore stesso ce ne ha dato l'esempio. Il digiuno di questi giorni era talmente importante che si conferivano le sacre ordinazioni sacerdotali che dovevano esser precedute, per l'appunto, da rigoroso digiuno.
Il Natale di Fratelli d'Italia è dedicato ai Cristiani perseguitati nel mondo.
21 dicembre
“O ORIENS, splendor
lucis aeternae et sol iustitiae:
veni et illumina sedentes in tenebris
et umbra mortis”.
O Astro che sorgi,
splendore della luce eterna
e sole di giustizia:
vieni e illumina chi giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.
Un fenomeno poco noto e analisi interessante
https://www.lanuovabq.it/it/il-gran-rifiuto-dei-vescovi
Un sacerdote su tre rifiuta la nomina a vescovo, numero triplicato rispetto a dieci anni fa. È il segno di una crisi di identità profonda, provocata anche dal modo in cui oggi la Chiesa stessa ha reso difficile fare il vescovo. E la crisi di fede, con tutta evidenza, non riguarda solo quel vescovo su tre.
Caro Benedettino , per favore non sparisca ma continui a ricordarci le pratiche tradizionali della Santa Madre Chiesa Cattolica che ciutano a volgere lo sguardo all' "Essenziale ".
Grazie !
VENERDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI AVVENTO
Stazione ai Santi Dodici Apostoli.
Semidoppio.
Paramenti violacei.
La Santa Messa di oggi riassume perfettamente tutto lo spirito dell'Avvento, che è come il primo atto del dramma grandioso dell'Incarnazione. Si potrebbe intitolarlo «l'Attesa del Cristo», e rappresentarlo in un trittico. A sinistra, i Profeti e in particolare Isaia, che scrutano l'orizzonte e ci annunciano la venuta del Cristo (Epistola), il Sole di Giustizia; a destra, San Giovanni il Precursore che, fin dal seno della madre saluta Nostro Signore Gesù Cristo (Evangelium), e, amico dello Sposo, lo presenta come Messia alla Sposa che è la Santa Chiesa; nel quadro centrale la Beata Vergine Maria, nel suo primo e secondo mistero gaudioso, l'Annunciazione e la Visitazione, di cui parlano l'Evangelium di Mercoledì e di Venerdì delle Quattro Tempora.
La Stazione si tiene nella Basilica dei Santi Dodici Apostoli, dove sono conservate le reliquie dei Santi Filippo e Giacomo il Minore.
https://stateettenetetraditiones.blogspot.com/2018/12/venerdi-delle-quattro-tempora-di-avvento.html
• Commemorazione e Ultimo Vangelo della Vigilia di San Tommaso, Apostolo
Come quasi tutte le feste degli Apostoli, anche quella di San Tommaso è preceduta da una Vigilia, che deve render possibile all'anima nostra di prepararvici santamente. L'Evangelium ci ricorda la vocazione del grande Apostolo, che ebbe la gioia di udire continuamente la parola di Nostro Signore Gesù Cristo, e di godere della sua intimità. «Io vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho inteso da mio Padre, ve l'ho fatto conoscere». «Dio - aggiunge l'Epistola - l'ha scelto tra tutti gli uomini, gli ha dato i suoi comandamenti, la legge di vita e di scienza, e l'ha posto in alto». Così l'Offertorium ci dichiara che, scelto da Nostro Signore Gesù Cristo per essere uno dei dodici Principi che avrebbero retto la Santa Chiesa, «il Signore l'ha incoronato di gloria e di onore e gli ha dato potere sulle opere delle sue mani». «Il Signore, dice ancora l'Epistola, gli ha dato la sua parte di eredità fra le dodici tribù».
https://stateettenetetraditiones.blogspot.com/2018/12/vigilia-di-san-tommaso-apostolo.html
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