Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 5 gennaio 2023

Nota a margine alla morte del papa emerito Benedetto XVI

Detto da un pensatore non cattolico.
Nota a margine alla morte
del papa emerito Benedetto XVI
di Andrea Zhok

Premesso che chi scrive non ha alcun titolo per parlare di un’istituzione millenaria di cui neppure fa parte, la vicenda della diarchia tra Benedetto e Francesco, connessa manifestamente e dichiaratamente a scontri di potere all’interno della Chiesa cattolica, segnala tuttavia uno slittamento culturalmente rimarchevole - e come slittamento culturale riguarda tutti noi, cattolici e non.

Sin dalla scelta dei nomi, gli orientamenti di Ratzinger e Bergoglio erano evidenti ed evidentemente divergenti. 

Rifarsi a Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine monastico dei benedettini, significava rifarsi a quella spina dorsale della cultura cristiana ed europea che erano i monasteri come luoghi di preghiera e lavoro ("ora et labora"). Questi monasteri conservarono la cultura degli antichi e costituirono un modello di comunità ancora oggi esemplare. Studio, contemplazione, lavoro, spiritualità, conservazione e comunità sono qui i riferimenti fondamentali.

Rifarsi a Francesco d’Assisi invece significava rifarsi a un modello antiistituzionale, pauperistico, rivoluzionario della Chiesa. Non è un caso che la scelta di Bergoglio sia isolata: è stata la prima volta che un papa decideva di prendere questo nome, giacché S. Francesco è ‘ab origine’ un santo eccentrico, al limite dell’eresia, ma alla fine ricondotto nell’alveo della tradizione e della Chiesa. Rifarsi a Francesco significava idealmente muoversi in una direzione innovativa, di liberazione dalle incrostazioni del passato, “democratica”.

Naturalmente entrambe le figure storiche, sia quella di Benedetto da Norcia che quella di Francesco d’Assisi sono esempi grandiosi di virtù e visione, e dunque entrambi sono straordinariamente degni di una ripresa e riproposizione del loro messaggio profondo. Non siamo qui dunque certo a inscenare un “concorso di bellezza” tra santi per stabilire chi sia il “migliore”. 

Tuttavia questa diarchia, che ha rappresentato una questione eminentemente politica, con le dimissioni di Benedetto e l’avvento di Francesco presenta un aspetto culturalmente di grande interesse se lo collochiamo, come è necessario fare, nel generale processo storico corrente, di imposizione della ragione liberale in Occidente. 

Il teologo Benedetto rappresentava in certo modo il volto classico del ruolo della Chiesa: la Chiesa come àncora, roccia cui aggrapparsi, come istituzione antichissima e radicata nella storia, capace di integrare variamente istanze e culture plurali, senza però mai perdere di vista il senso della propria continuità. 

L’accusa all’istituzione ecclesiastica di essere un “freno conservatore al progresso” è in qualche modo un ‘topos’, una figura dello spirito, e una tesi non senza motivazioni: non c’è alcun dubbio che la Chiesa non sia mai stata animata da alcuna pulsione rivoluzionaria (avendo una rivoluzione spirituale alle sue proprie origini) e al contrario, che abbia sempre fatto spazio con fatica, cautela e prudenza ad ogni innovazione, dalla dottrina sociale della chiesa, al modernismo, al Concilio Vaticano II. 

Ma, come sempre, il ruolo di una visione o di un’istituzione cambia in modo essenziale a seconda del contesto in cui opera. 

E qual è il contesto odierno, in cui opera la Chiesa del XXI secolo? 

Si tratta, almeno in Occidente, di un contesto di frenetica accelerazione tecnologica, tecnocratica, soggettivista, scientista, di un processo di sistematico scioglimento dei legami, di sradicamento, di cancellazione del passato, di dissoluzione identitaria. Questa tendenza è strettamente legata a quel processo secolare che è stato l’evoluzione del capitalismo di matrice angloamericana, che nell’ultimo mezzo secolo ha raggiunto una connotazione di imperialismo culturale in tutto l’Occidente (e nelle parti occidentalizzate del resto del mondo, come il Giappone urbano). 

Di per sé, tanto rifarsi alla tradizione di Francesco che a quella di Benedetto avrebbe potuto di principio rappresentare una mossa di distanziamento dalle tendenze contemporanee. Dopo tutto Francesco è il santo “anticapitalista” per eccellenza, nel messaggio e nell’esempio, e peraltro il sudamericano Bergoglio avrebbe potuto giovarsi della lezione dell’America Latina, dove la percezione popolare dell’Impero Americano come minaccia persistente è un tratto di fondo. 

Ma il papa, non bisogna mai dimenticarlo, è sì un sovrano assoluto, ma non è onnisciente né onnipotente: come ogni sovrano deve agire affidandosi ad una struttura di consiglieri e informatori. Ciò che è apparso sempre più chiaro con il passare del tempo è che quell’entourage vaticano che aveva messo in grave difficoltà Ratzinger era ora nelle condizioni di orientare in sempre maggiore misura le posizioni e affermazioni del nuovo papa, che in quanto per disposizione e formazione “progressista” era disposto a dare ascolto ad orientamenti ‘up to date’. Scivoloni degni di Repubblica, come la stigmatizzazione della “crudeltà di ceceni e buriati” tra le truppe russe, sono il segno del fatto che l’entourage papale non confida più su fonti autonome, ma è manifestamente sintonizzato sulla pubblicistica delle agenzie di stampa dominanti (le statunitensi Associated Press e United Press International e la britannica Reuters). 

L’apparente perdita di autonomia culturale della Chiesa, il suo farsi trascinare sempre di più dall’opinionismo alla moda, dalla ricerca di compiacere i mutamenti di costume, il suo farsi dettare l’agenda culturale dalla cosiddetta “comunità internazionale” è un segno dei tempi, un segno preoccupante.

In questi tempi di rimozione, dissoluzione e cancellazione generalizzata, il carattere conservatore dell’istituzione ecclesiastica avrebbe un grande ruolo da giocare. Questo ruolo non dipende, sia detto per chiarezza, dal fatto che la tradizione tomistica e le successive elaborazioni vaticane siano “sempre nel giusto”, o che abbiano sempre una risposta adeguata alle sfide correnti. Il punto sta nel fatto che un’istituzione millenaria, radicata, capace di conservare in vita un coacervo di tradizioni, sarebbe di per sé, con la sua stessa ingombrante esistenza, un fondamentale bastione di opposizione ad una tendenza storica corrente che si caratterizza per un'irriflessa accelerazione e un “progressismo” caotico. 

Il venir meno di questa fondamentale autonomia, di questa estraneità alle esigenze della modernità è un grave danno culturale, non solo per i cattolici, ma per l’intero mondo occidentale.

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo scontro tra Benedetto e Francesco c'è stato. Ora che il "Katéchon" è morto, emergono nuovi dettagli e la svolta modernista dell'attuale Pontefice procederà in modo più accelerato; ma noi confidiamo nel Signore della storia.
https://www.corriere.it/cronache/vaticano-news/23_gennaio_04/georg-ratzinger-fase-due-papato-francesco-309c7420-8c55-11ed-b9c4-b1738d94d7f5.shtml

Anonimo ha detto...

Quali siano stati gli errori di Ratzinger che ho ed abbiamo più volte sottolineato la risposta del popolo li ha messi sullo sfondo, dietro le quinte, nei magazzini. Ratzinger si alza guerriero dalla sue spoglie umane, armato con i valori non negoziabili negletti ed irrisi dalla ciurma capital/progressista/ global/transumanista. Si rianima gigante dietro le schiere di San Michele Arcangelo. È tempo ora anche per noi, qui sulla terra, di serrare le fila e respingere il Nemico.

Anonimo ha detto...


# Serrare le fila e respingere il nemico..

Senza fare polemiche inutili o postume, si capisce.
Ma il Nemico dov'è?
Sta nel bicchiere mezzo vuoto di Ratzinger. Nella parte vuota.
Si chiama "spirito del Concilio", uno spirito maligno che tutto pervade, oggi, e in particolare nella Chiesa cattolica.
In altre parole: se non si attacca frontalmente il Nemico costituito dal Vaticano II, con le sue ambiguità e i suoi errori, il suo "spirito" che è il contrario di quello della vera "missione" cattolica (convertire il mondo a Cristo, ad ogni costo, a tempo opportuno ed importuno - s. Paolo) - se non ci si decide ad aprire il discorso sul Concilio, è tutto inutile.
T.

Anonimo ha detto...

Il modo migliore per onorare Papa Benedetto XVI è leggere il suo sconfinato Magistero e mettere in pratica i suoi insegnamenti, andando controcorrente, se necessario, e pagarne le conseguenze.
Ho visto volti imbarazzati durante il funerale perché è evidente a tutti, credo, che questo Papa sia stato boicottato.
Antonio Rossix

Anonimo ha detto...

Anche commenti di teologi imbarazzanti intervistati, qualsiasi cosa si possa pensare, in bene o in male, di Benedetto XVI, resta un grande Papa, i suoi insegnamenti non andranno persi, oggi al funerale si sono visti i frutti, folla composta e silenziosa, sobrietà e decoro, se ripenso ai funerali di GP2 coi coretti, gli applausi, battimani e tamburelli, le differenze sono stridenti, ho visto molta gente giovane con prole, il che fa ben sperare, quando la bara è stata sollevata per essere traslata nelle grotte vaticane mi sono molto commosso ed anche don Di Giacomo ha avuto una nota tremula nella voce. Riposi in pace, Santità.

Anonimo ha detto...

Qual è la fonte? Grazie

Anonimo ha detto...

INGINOCCHIARSI (PROSTRATIO)

“Vi sono alcuni ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi. Dicono che questo gesto non si adatta alla nostra cultura (ma a quale, allora?); non è conveniente per l’ uomo maturo, che va incontro a Dio stando diritto, o, quantomeno, non si addice all’uomo redento, che mediante Cristo è diventato una persona libera e che, proprio per questo, non ha più bisogno di inginocchiarsi. Se guardiamo alla nostra storia possiamo osservare che i Greci e i Romani rifiutavano il gesto di inginocchiarsi. Di fronte agli dei faziosi e divisi che venivano presentati dal mito, questo atteggiamento era senz’altro giustificato: era troppo chiaro che questi dei non erano Dio... L’ umiltà di Cristo e il suo amore che è giunto sino alla croce, ci hanno liberato – continua Agostino – da queste potenze ed è davanti a questa umiltà che noi ci inginocchiamo...L’ atto di inginocchiarsi non proviene da una cultura qualunque, ma dalla Bibbia e dalla sua esperienza di Dio”.

JOSEPH RATZINGER [1]

[1] Introduzione allo spirito della liturgia, Edizioni San Paolo, Milano 2002, pp. 181-182

Catholicus.2 ha detto...

Mi è piaciuta molto un'affermazione di papa Benedetto: "il silenzio è comunicazione perché permette di ascoltare l'altro"!

Anonimo ha detto...

Smessa l'ipocrisia intraecclesiale ed extraecclesiale per la sua morte , vedo che Ratzinger ridiventa, nella Chiesa e fuori, nonostante le pecche note agli studiosi, un sano segno di contraddizione per quanto ha difeso i valori non negoziabili e essenziali verità cattoliche

Anonimo ha detto...

La Chiesa non è finita, su. Non è finita con Benedetto, non è finita con il Concilio, non è finita col modernismo. La Chiesa non finisce per nessuna azione che nessun uomo possa compiere perché è volere di Dio che esista e continui a esistere.

Non siamo un popolo di vedove, siamo un popolo di figli.

Anonimo ha detto...

BENEDETTO XVI HA ESPRESSAMENTE RICHIESTO CHE BIDEN NON FOSSE PRESENTE AL FUNERALE E CHE IN RAPPRESENTANZA DELL’AMERICA CI FOSSE SOLO L’AMBASCIATORE USA IN ITALIA… (E PER FORTUNA CHE BIDEN SI PROFESSA CATTOLICO)….

La scelta di Benedetto XVI di escludere totalmente i democratici americani dai propri funerali, con ogni probabilità è riferibile alla loro responsabilità nell’esclusione dello IOR dal sistema SWIFT (che aveva bloccato tutti i pagamenti del Vaticano trattandolo alla stregua di uno stato-terrorista), nei giorni che precedettero le dimissioni di Benedetto XVI. Poi, senza aspettare l’elezione del suo successore, il sistema Swift è stato sbloccato, al semplice annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI.
Le ragioni profonde di questa storia non sono state ancora chiarite, ma è evidente che il blocco dello SWIFT ha interferito direttamente nella direzione degli affari della Chiesa.
Risulta invece ormai acclarato che la responsabilità di questa “rivoluzione colorata” vaticana è direttamente riferibile ai vertici del partito di Obama (Illary Clinton e Biden).
Ecco perché Benedetto XVI ha quindi espressamente richiesto che Biden non fosse presente al suo funerale; non voleva che il medesimo diventasse una sagra dell’ ipocrisia, in pieno spirito democratico USA. Certi sassolini, purtroppo, si possono togliere solo post mortem… e spesso quando vengono fuori più che sassolini appaiono veri e propri macigni.

Anonimo ha detto...

https://www.aldomariavalli.it/2023/01/05/absolve-domine-omelia-dellarcivescovo-carlo-maria-vigano-in-morte-papae-benedicti-xvi/amp/

Anonimo ha detto...

Io la vedo più come una postuma approvazione ai pochi vescovi americani che hanno chiesto che a Biden (e ai politici cattolici pro aborto) venga vietato di accostarsi all'Eucaristia, fino a quando non seguiranno gli insegnamenti della Chiesa su questo e altri temi.

Non riesco a immaginare un Benedetto XVI che, post morte, voglia vendicarsi di chi lo ha boicottato. Ma posso immaginare che, fino all'ultimo - e oltre - abbia voluto ribadire che la Verità non può cambiare a seconda degli anni e dell'opinione pubblica.

Anonimo ha detto...


Ma la supposta esclusione di Biden dai funerali del Papa Emerito è solo una voce diffusa da una portavoce dello stesso Biden.
Non risulta nessuna espressa dichiarazione di Ratzinger in questo senso, che tra l'altro appare poco credibile.
Chiedendo i reporters perché l'ultracattolico a parole Biden non andasse al funerale, la portavoce ha risposto che non ci andava perché riteneva che questa fosse la volontà di Ratzinger ossia che lui Biden non ci dovesse andare. Al suo posto, stava andando l'ambasciatore americano a Roma.
Del resto, il Papa Emerito non era regnante (non è morto come Sovrano dello SCV) quindi i suoi funerali non richiedevano un invito formale ai capi di Stato. Quelli italiano e tedesco ci sono in ogni caso voluti andare, per ovvie ragioni. Eventuali altri, sempre a titolo personale.
Quindi Biden avrebbe dovuto andare a titolo personale.
Se non emergono elementi più sostanziosi, questa storia resta solo un sentito dire.
Le dimissioni di Ratzinger non sono state provocate dal blocco dello Swift, le aveva ponderate e decise da tempo, in piena libertà.

Anonimo ha detto...

Questa storia sarà tutta da approfondire, ma le politiche di Biden a favore dell'aborto sono e restano un macigno che difficilmente il prossimo pontefice potrà bellamente scansare come continua a fare il papa regnante.

Anonimo ha detto...

https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/biden-silurato-da-benedetto-xvi-funerale-253101/

Boh... c'è poco da correggere. La dichiarazione di Jean-Pierre non sembra lasci spazio ad interpretazioni " L'ambasciatore presso la Santa Sede rappresenterà gli U.S.A. in linea con i desideri del defunto Papa e del Vaticano. Questo è quanto desideravano fosse "

Cioè Benedetto ed "il Vaticano" si sono preoccupati di far sapere al padrone dell'economia mondiale che era preferita la presenza di un suo rappresentante [L'ambasciatore...] a quella sua propria. Si possono fare salti mortali per dare interpretazioni accomodanti, ma in italiano (ed in inglese) non sembra ci siano letture possibili sostanzialmente diverse da quelle esposte da Porro o sull'articolo del Primato

Anonimo ha detto...

A.Riccardi ha scritto sul corrierone che ai funerali del Papa emerito aleggiava il senso di una doppia fine.Secondo Riccardi ,infatti,si percepiva ,con la morte di Benedetto, la fine dell'egemonia di un certo cristianesimo europeo....Io non ero presente al funerale , da quel che ho potuto vedere ,più semplicemente ho percepito la fine della Chiesa nata dal cv2 .Non succederà subito, ma il fallimento della versione terzomondista e pauperista della Chiesa ormai è evidente ed è altrettanto evidente che non sopravviverà a papa Francesco.

Anonimo ha detto...

https://letturine.blogspot.com/2023/01/blog-post.html

Anonimo ha detto...

La Santa sede per evidenziare che non si trattava del funerale del papa regnante ha invitato solo le delegazioni dell'Italia e della Germania. Tutti gli altri capi di Stato e Sovrani hanno partecipato a titolo personale, in forma privata. Quindi il non invito a Biden è una fake news.

Anonimo ha detto...

Novità positiva:
http://www.unavox.it/Documenti/Doc1497_Williamson_31_dicembre_2022.html

Anonimo ha detto...

Essere o non essere, questo è anche il problema della Chiesa oggi. Ha voluto fare la graziosa per piacere al mondo, ma questa strategia non paga né mai pagherà. Dio comanda che sia sale e lievito, tutto il resto fuffa ed inganno.

Anonimo ha detto...

Gigi De Palo
NON SPEGNERE IL CERVELLO

Leggo divertito e un filino amareggiato gli articoli del Corriere della Sera relativi alla morte di Benedetto XVI. Io capisco che i click portino pubblicità, ma voler creare il “personaggio”, padre George trasformandolo in un controaltare di Papa Francesco, come fosse ormai il paladino dell’ala tradizionalista mostra ignoranza e poca conoscenza della Chiesa Cattolica.
Benedetto XVI non era il Papa dei tradizionalisti, ma di tutti. Così come Francesco non è il Papa dei progressisti, ma di tutti i cattolici. Io capisco che - checchè ne dica la Murgia - il mondo dei media non ama la complessità, ma ridurre la riflessione bimillenaria all’interno della Chiesa in una discussione tra opposte tifoserie legate a due categorie più politiche che ecclesiali sia una semplificazione che i lettori non meritano.
La fede è fuoco, è magma, è spirito e non la di può maneggiare con le solite categorie.
Progressismo e conservatorismo sono le etichette che usa il mondo per banalizzare ragionamenti molto più alti e profondi.
Ed è divertente vedere come i media invece di “mediare” ormai polarizzino gli scontri. Invece di aiutare ad approfondire per una comprensione maggiore, trovino scorciatoie.
Invece di educare alla complessità, la negano.

La Chiesa - vivaddio - è una famiglia ed in famiglia si discute, ci si confronta, ci si corregge, ci si accoglie, ci si arrabbia, ci si fa male… tutto perché ci si ama. Nonostante le differenze.

Quindi evitiamo di seminare zizzania. Piangiamo ancora Benedetto XVI e ringraziamo Dio di avere tra noi Papa Francesco. Hanno mostrato di sapersi voler bene senza parlare male l’uno dell’altro. Ora i giornali provano a raccontarci il contrario strumentalizzando. Ma valgono più 10 anni di vita concreta di una persona o tre giorni di ricostruzioni giornalistiche? Non spegniamo il cervello.

mic ha detto...

Al di là delle ricostruzioni giornalistiche e delle piaggerie di turno, c'è la realtà dei fatti. E una dicotomia di stile e contenuti più che evidente ad un esame non superficiale.

Anonimo ha detto...

Da qualche spiffero è uscito fuori che il vescovo segretario di BXVI sarà mandato nella sua diocesi, Urbisaglia (vedi Wikipedia) Macerata. Non so chi abbia scelto questa sede, a me è parsa profetica. So per sentito dire che molti sacerdoti vivono ormai alla macchia, se Dio vuole, da qui potrebbe ricominciare la riconquista.

Anonimo ha detto...

Un portavoce della Casa Bianca ha ammesso che la richiesta di non volere Biden ai suoi funerali fu proprio espressa dal defunto pontefice, ci sono vari siti che confermano la cosa, Ratzinger conosceva bene Biden fin da quando era vice di Obama e si recò varie volte in Vaticano per tentare di convincerlo della bontà dei piani obamaclintoniani di pacifismo demo e primavere mai sbocciate, detto che JR chiamava ironicamente Gaenswein Gestapo, posso dire che piango per BXVI, ma ringraziare per Bergoglio proprio non ce la faccio, ammetto che è grave, ma proprio no, con questo penso sia più o meno papa, anche se non si comporta come dovrebbe, Vescovo di Roma è il titolo che si è riservato rifiutando tutti gli altri e tale lo considero, che il Signore mi perdoni.

Amen! ha detto...

Requiem pontificale per il riposo dell'anima di Benedetto XVI
Sabato 7 Gennaio ore 18:30
https://twitter.com/fssp_roma?ref_src=twsrc%5Egoogle%7Ctwcamp%5Eserp%7Ctwgr%5Eauthor

Anonimo ha detto...

Elio Paoloni
L'altro giorno ho postato questo, sulla mia esperienza: Lunga vita a Giuliano Ferrara. È merito suo se sono tornato a Casa. Mai, all'epoca, avrei pensato di leggere lo scritto di un prelato. Figuriamoci, paginate melense e insignificanti da prete, tutte uguali, avevo mille modi migliori di sprecare il mio tempo. E il direttore di quel foglio, con tante firme che mi garbavano, decide di dedicare un paginone al discorso di un Cardinale. Che gli è saltato in testa? Vabbè, se lo dice lui, che è cresciuto sulle ginocchia di Togliatti, vediamo che dice questo qua. E mi ritrovai avvolto da una prosa non classificabile. Conoscevo lo stile dei giornalisti, degli storici, dei romanzieri, dei sociologi, dei politologi, dei teologi, ma questo linguaggio era diverso. Era semplice, piano, scorrevole ma anche denso, significativo, esaustivo. Da poche migliaia di parole colava il succo di millenni, si condensava il senso della storia di un continente, forse semplicemente il senso della vita.
Lessi altre cose del Cardinale e compresi cosa è la Sapienza, che non ha nulla a che vedere col sapere. Compresi che solo la Chiesa la possedeva. E continuai a chiamarlo Cardinale. Il Cardinale Ratzinger, il Prefetto, il teologo, il maestro. Non aveva il fisico da Papa, quella del papato è stata una strana parentesi. Ho continuato a lasciarmi nutrire e lenire l'anima dalle sue parole. E so che quel balsamo è sempre a mia disposizione.