Mons. Carlo Maria Viganò
Hæc omnia tibi dabo
Dissonanza cognitiva e Rivelazione del Metodo
Ex fructibus igitur eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 20
Premessa
La crisi nella Chiesa è di natura teologica, non canonica. Non solo: questa non è una crisi tra le tante, ma la crisi dell’Autorità, perché è appunto l’Autorità ad essere oggetto di un sovvertimento che fino a sessant’anni fa non era nemmeno immaginabile in seno alla Chiesa Cattolica. Se infatti l’Autorità, quando è esercitata per il bene, è certamente lo strumento più idoneo ad assicurare il buon governo dell’istituzione che presiede, così essa si può mutare in uno strumento altrettanto efficace per distruggerla, nel momento in cui chi la ricopre rescinde il proprio vincolo di obbedienza verso Dio, che dell’Autorità è supremo garante [1].
Questo hanno fatto i Giacobini nel 1789, questo hanno ripetuto i fautori della rivoluzione conciliare nel 1965: appropriarsi illegittimamente dell’Autorità per costringere i sudditi ad accettare di obbedire a ordini iniqui, finalizzati ad un piano eversivo. E tanto i Giacobini quanto i Modernisti si sono avvalsi non solo della collaborazione attiva dei propri complici e dell’inazione dei codardi, ma anche del consenso di coloro che obbedivano in buona fede e da una massa progressivamente indotta ad accettare in nome dell’obbedienza qualsiasi cambiamento [2].
Nelle scorse settimane “conservatori” come Riccardo Cascioli, Luisella Scrosati, Daniele Trabucco e Giovanni Zanone hanno sostenuto che laici e chierici, dinanzi alla crisi della Gerarchia cattolica, non dovrebbero adottare forme di resistenza nei confronti di cattivi Superiori; né dovrebbero mettere in discussione la loro Autorità, dal momento che essa promana direttamente da Nostro Signore. Costoro affermano che l’indegnità di un vescovo o del papa non inficia la legittimità della loro autorità, ma questo può essere vero nel caso di un’indegnità personale che non coinvolge l’esercizio dell’autorità stessa. L’autorità, tuttavia non può essere esercitata legittimamente al di fuori dei confini che le sono dati né tantomeno contro i propri fini o contro la volontà del divino Legislatore. Un vescovo che coopera consapevolmente ad uno scopo iniquo con atti di governo, inficia la legittimità di quegli atti e la sua stessa autorità, proprio perché sono posti in fraudem legis.[3]
La visione idealista e sconnessa dalla realtà degli Autori citati, secondo la quale l’Autorità non perderebbe la propria legittimità nemmeno quando i suoi ordini sono volti al male, rende evidente il cortocircuito logico tra la realtà di papi e vescovi eretici – formali o materiali, poco importa: è comunque una cosa inaudita – e la teoria di un’Autorità immune dall’eresia e dalle cattive intenzioni di chi ricopre quell’Autorità.
Una crisi sistemica
Chi si ostina a giudicare i singoli fatti prescindendo dall’evidente coerenza che li lega tra loro e dal quadro complessivo che se ne evince, falsifica la realtà dandone una rappresentazione ingannevole. Questa è una crisi che dura da sessant’anni, sempre nella medesima direzione, sempre con la connivenza dell’Autorità, sempre contraddicendo gli stessi articoli di Fede e sostenendo i medesimi errori già condannati. I responsabili di questa crisi sono tutti accomunati dalla volontà eversiva di appropriarsi e mantenere il potere per raggiungere gli scopi che si prefiggono. E a riprova che deep state e deep church agiscono di concerto, basti vedere come gli artefici di questa sovversione in campo ecclesiastico agiscono specularmente ai loro omologhi nella sfera civile, giungendo a mutuarne il lessico e le tecniche di manipolazione di massa. L’evidenza dei risultati disastrosi ottenuti dai papi e dai vescovi conciliari non li ha indotti a tornare sui propri passi e a riparare al danno compiuto, ma al contrario li vediamo proseguire ostinatamente sulla medesima linea, confermando dolo e premeditazione, ossia la mens rea.[4]
Ci troviamo in una situazione di gravissimo conflitto istituzionale, dal quale emerge che la maggior parte dei vescovi costituiti in Autorità – senza alcuna ombra di dubbio – agisce con l’intenzione determinata e volontaria di commettere atti illeciti contro il bene della Chiesa e delle anime, nella consapevolezza delle loro conseguenze. Se in costoro non vi fosse intenzione di compiere il male – se, cioè, essi fossero in buona fede – non si ostinerebbero a ripetere i medesimi errori, nel perseguimento dei medesimi risultati. Né cercherebbero con ogni mezzo di indurre fedeli e sacerdoti a rinnegare ciò che la Santa Chiesa ha insegnato per secoli, facendo loro abbracciare quanto essa condannava e puniva con le pene più severe.
L’accettazione della frode
Abbiamo dunque una Gerarchia composta da vescovi e papi traditori che pretende dai propri fedeli non solo il silenzio inerte dinanzi ai peggiori scandali dei suoi membri, ma anche l’entusiastica accettazione e condivisione di questo tradimento, secondo quel principio esoterico che il satanista Aleyster Crowley aveva così riassunto agli inizi del Novecento: «Il male deve nascondersi alla luce del sole, poiché le regole dell’universo impongono che chi viene ingannato acconsenta al proprio inganno». Questo è il modus operandi del demonio e dei suoi servi, che troviamo confermato dalla narrazione delle tentazioni cui Satana sottopone Nostro Signore nel deserto: “Tutto questo io ti darò – dice il Maligno a Cristo – se prostrato mi adorerai” (Mt 4, 9). Nel pretendere di essere adorato come Dio, Satana chiede anzitutto l’accettazione della frode, ossia della premessa – Tutto questo io ti darò – che è assolutamente falsa, in quanto Satana non può cedere ciò che non gli appartiene. Se per assurdo Nostro Signore si fosse prostrato a Satana adorandolo, Egli non avrebbe avuto da lui nemmeno un granello di polvere del deserto e questo baratto si sarebbe rivelato una frode. Per questo il Signore gli risponde “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto” (ibid., 10). Con queste parole Nostro Signore svela l’identità del tentatore e i suoi inganni. Anche nell’Eden, tentando Eva, il Serpente aveva prospettato ai Progenitori di diventare sicut dii (Gen 3, 5). Essi sapevano benissimo che Satana non sarebbe stato in grado di renderli come dèi e che avrebbero dovuto rispondere a Dio della loro orgogliosa disobbedienza, ma nonostante questo hanno consentito alla menzogna del Maligno come se fosse vera, rendendosi responsabili del sovvertimento di Bene e Male e agendo come se Dio non fosse onnipotente e in grado di punirli. È questa, in definitiva, la ὕβρις, la superbia che spinge l’uomo a sfidare Dio scegliendo di compiere il peccato, che ha come conseguenza la νέμεσις, ossia la punizione inevitabile che colpisce chi ha violato l’ordine divino oltrepassando i limiti imposti da Dio.
La “Rivelazione del Metodo”
Lo storico ed esperto di ingegneria sociale Michael A. Hoffman ha affrontato il medesimo tema da una prospettiva differente, identificando un’élite nascosta che usa tecniche di manipolazione per controllare le masse. Essa non vuole solo conquistare il potere, ma intende condurre una guerra psicologica che trasforma la realtà in un rituale magico, alchemico (e in questo coincide con le parole di Crowley). Questa élite non nasconde più tutto, ma rivela deliberatamente parti del suo piano (da qui la Rivelazione del Metodo), come atto di umiliazione dei sudditi e di affermazione della propria supremazia. Gli studi di psicologia sociale confermano che questo gioco crudele per soggiogare e dominare le vittime serve a provocare la dissonanza cognitiva, ossia quello stato di disagio psicologico che si verifica quando ci troviamo dinanzi a due affermazioni o fatti in conflitto tra loro, come ad esempio è avvenuto quando le autorità sanitarie sostenevano, mentendo, che il siero genico sperimentale fosse «sicuro ed efficace» ma allo stesso tempo chiedevano lo scudo penale per i medici inoculatori; o quando abbiamo sentito affermare da Jorge Bergoglio che «Dio non è cattolico». Questa dissonanza cognitiva, questa percezione di una contradictio in terminis è voluta, perché ci demoralizza (siamo consapevoli della nostra impotenza), perché ci induce ad un consenso implicito (un consenso passivo, come dire: «Ti mostro cosa faccio, e tu non fai nulla, quindi acconsenti») e infine perché ci porta all’accettazione di un potere dispotico (anche se esso sbeffeggia le masse, rafforzando su di noi il proprio controllo psicologico).[5]
La “dissonanza cognitiva” e il “gaslighting” dei conservatori
Non ci deve dunque stupire se queste tecniche di manipolazione di massa sono usate anche nella sfera ecclesiastica, allo scopo di provocare la stessa dissonanza cognitiva nei fedeli, la stessa demoralizzazione, lo stesso consenso estorto, la medesima accettazione dell’autorità che ostenta la contraddizione ma pretende obbedienza. Pensiamo al paradosso di Leone che dichiara la libertà religiosa un diritto umano sulla base del Vaticano II e allo stesso tempo canonizza il Beato Bartolo Longo, che nei suoi scritti condanna l’indifferentismo religioso e il concetto di libertà religiosa [6]; o che presiede incontri ecumenici con gli islamici, ma canonizza il Beato Ignazio Choukrallah Maloyan, Vescovo armeno martirizzato dai maomettani per essersi rifiutato di apostatare la vera Fede.
Non ci deve stupire nemmeno che la Nuova Bussola si comporti esattamente come previsto in questi casi dai manuali di psicologia sociale, negando ostinatamente la contraddizione ancorché evidente, in un’operazione di vero e proprio gaslighting [7]: «Ciò che hai visto non è mai successo». Anche il ricorso a video o immagini generate dall’AI diventa strumento di destabilizzazione, perché queste contribuiscono a erodere la base sensibile della conoscenza della realtà, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso e di fatto cancellando la nozione stessa di “reale” mediante la sua sostituzione con il “verosimile”. L’apparenza prende così il posto della sostanza, solo perché essendo veicolata dall’immagine che appare sul cellulare o sul computer noi non sappiamo se ciò che ci sembra vero lo è davvero o lo sembra soltanto. Come non vedere in questo nuovo fenomeno un attacco con cui Satana sfida con i suoi artifici teatrali e con i suoi effetti speciali la verità di Dio che è simplex, senza pieghe?
Questi sono test di massa per mettere alla prova la devozione alla religione sinodale, esattamente come in ambito civile avviene con la religione sanitaria o la religione green. E non è diverso chiedere al fedele di accettare la messa protestantizzata di Paolo VI se vuole avere il permesso di assistere alla Messa tridentina, che del Novus Ordo è l’antitesi. Anche la “scomunica” che Jorge Bergoglio mi ha inflitto palesa una enorme contraddizione: da un lato io sono stato dichiarato scismatico per aver denunciato gli stessi errori che tutti i Papi fino a Pio XII incluso hanno condannato; dall’altro i veri eretici e scismatici sono ammessi alla communicatio in sacris con chi mi condanna, senza alcuna conseguenza canonica. Il messaggio è chiaro: «Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa».
Ogni assurdità accettata indebolisce la capacità di discernimento dei fedeli e del Clero, per poter responsabilmente obbedire ai propri Pastori. Se la nostra Fede non è forte e convinta, questo ci porta ad una forma di apatia verso ogni nuova provocazione. È una forma di umiliazione rituale che funziona non più attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata ostentazione, specialmente quando l’obbedienza all’Autorità che imparte ordini abusivi e addirittura criminali è richiesta come un sacrificio della propria razionalità, come un’immolazione della volontà mediante un concetto pervertito di autorità e di obbedienza. Se l’Autorità della Gerarchia, fino ai suoi massimi vertici, si rende responsabile di questa manipolazione psicologica dei fedeli finalizzata a perpetuare il proprio potere per demolire la Chiesa, a chi dovrebbero rivolgersi, sacerdoti e laici, per veder condannati i colpevoli di tanto tradimento? A quegli stessi eretici manipolatori, incistati a Roma e in tutti gli organi e le istituzioni della Chiesa Cattolica? Non stupisce che troppe vocazioni sacerdotali si perdano e che molti fedeli si rassegnino o abbandonino la pratica religiosa. È il risultato voluto e pianificato di questo crudele stillicidio.
Il “colpo da maestro” di Satana
Il demonio vuole ottenere la nostra adesione al male non per inganno, ma portandoci ad accettare la menzogna con la quale egli definisce bene il male, e ad accettare la finzione mediante la quale ci presenta il bene come un male. Il colpo da maestro di Satana consiste in questo: nell’ottenere da noi un assenso irrazionale, pur dinanzi all’evidenza della frode e del sovvertimento che riconosciamo per tali ma che, in un atto di folle annientamento suicida, accettiamo come se fossero verità divinamente rivelate. Per il Cattolico la Fede non è mai irrazionale: rationabile sit obsequium vestrum, dice San Paolo (Rom 12, 1), perché Dio è autore della Fede e della ragione, e non vi può essere contraddizione nella Verità. Satana, al contrario, essendo menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44) non può non dissimulare i propri inganni con la frode, per i quali pretende da noi non un’adesione razionale, ma un consenso superstizioso, un atto di fede al contrario, nel quale l’assenso dell’intelletto a errori e eresie evidenti è motivato non dall’autorità di un Dio verace, ma dall’usurpazione di quell’autorità da parte di una creatura ribelle, bugiarda e che sappiamo che ci vuole ingannare e perdere. Satana vuole che abdichiamo alla ragione e allo stesso sensus fidei, trasformando l’atto di fede in una folle apostasia.
L’assolutizzazione dell’obbedienza
Assolutizzare l’obbedienza, scardinandola dalla necessaria coerenza che essa presuppone tra tutti i soggetti del corpo gerarchico in cui essa viene esercitata,[8] significa consegnare nelle mani dell’autorità vicaria della Gerarchia un potere che il supremo Legislatore non le ha mai concesso, ossia la facoltà di poter legittimamente legiferare contro la volontà del Legislatore stesso e in danno dei fedeli. Qui non stiamo parlando di ordini incidentalmente sbagliati, o di singoli vescovi che abusano della propria autorità in un contesto ecclesiale in cui la Virtù è incoraggiata e il peccato condannato e punito. Qui stiamo parlando di un intero sistema gerarchico che è riuscito – nella Chiesa Cattolica come nella cosa pubblica – ad impossessarsi del potere, ottenendo riconoscimento e obbedienza dai sottoposti mediante l’uso di mezzi coercitivi.
Non solo: l’assolutizzazione dell’obbedienza nei riguardi dell’autorità finisce anche con l’essere deresponsabilizzante: un comodo alibi offerto ai tanti, troppi don Abbondio in veste filettata o in clergyman, ben attenti a non dispiacere ad alcuno, ad “evitare polarizzazioni” – secondo l’auspicio di Leone – a beneficiare dei favori del potente che si conosce come iniquo ma a cui si presta ossequio per viltà o interesse.
Conclusione
La Sacra Scrittura, i Padri, i mistici e la stessa Vergine Maria a Fatima ci hanno messi in guardia su un’apostasia che la Chiesa dovrà affrontare negli ultimi tempi. Come possiamo pensare che questa apostasia si concretizzi, se non attraverso falsi pastori al posto di buoni pastori, e di pseudocristi e falsi profeti al posto di Cristo e dei Profeti? Come potrebbero gli eletti essere tratti in inganno dagli eretici e dagli scismatici (Mt 24, 24), se non nel momento in cui questi ricoprono ruoli d’autorità nella Chiesa? Ma la Chiesa è indefettibile, ripetono alcuni con petulanza. E lo è davvero: nonostante la stragrande maggioranza dei suoi vescovi infierisca su di essa e agisca di concerto con nemici di Cristo. La Chiesa Cattolica è indefettibile nel senso che essa non può mai venir meno nella sua missione di custodire e trasmettere la Verità rivelata da Dio, né può cadere in errore definitivo nella sua Fede e nella sua Morale. E questo di fatto non accade nemmeno quando una Gerarchia eretica e corrotta cerca di oscurare o di sfigurare il sacro Deposito della Fede. Non dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella militante su questa terra (hic) e oggi (nunc), ma è anche quella penitente in Purgatorio e trionfante in Paradiso. La sua compagine celeste è garanzia di quell’indefettibilità che il suo divino Fondatore le ha promesso e che lo Spirito Santo le assicura. E se la chiesa conciliare-sinodale che oggi si presenta come militante contraddice quella di ieri, spezzando la continuità e l’unità nella Professione dell’unica Fede che la rende una e apostolica anche nel fluire del tempo e non solo nella sua diffusione nello spazio, essa non è più la stessa Chiesa. Per questo il Signore non manca di suscitare una vox clamantis in deserto che rompa il muro di silenzio e di complicità dei congiurati: mi riferisco ai “dottori degli ultimi tempi” cui accenna Augustin Lémann [9] nel suo saggio L’Anticristo. Sono i nuovi Sant’Atanasio imprigionati, esiliati, perseguitati ma infine risarciti dalla Giustizia divina con la proclamazione della loro santità. Ecco come il grande Vescovo di Alessandria e Dottore della Chiesa si rivolge ai fedeli durante la grande eresia ariana [10]:
Che Dio vi consoli! […] Quello che rattrista […] è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la Fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la Fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la Fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra Fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla Tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra Fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che ne sono a loro volta espulsi e vanno fuori strada. Anche se i Cattolici fedeli alla Tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.
L’accusa ricorrente che tanto i Conservatori e i Sinodali rivolgono a chi rimane saldo nella Fede e denuncia i loro errori è di volersi creare una propria chiesa, separandosi con lo scisma dalla Chiesa Cattolica, visibile e gerarchica, di cui essi si sono però impossessati con un vero e proprio golpe e nella quale pretendono di esercitare una legittima Autorità per gli scopi opposti a quelli che Nostro Signore le ha affidato. Ma non sono stati forse costoro, con i loro errori condannati da tutti i Papi preconciliari, a crearsi una chiesa parallela che contraddice il Magistero immutabile e sovverte il Papato? Come può un’autorità ribelle a Cristo Capo del Corpo Mistico pretendere di esercitare l’Autorità di Cristo per contraddire la Sua Parola? Come può chi si è separato dalla comunione ecclesiale con la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana accusare di scisma chi le rimane fedele?
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
24 Ottobre MMXXV
S.cti Raphaëlis Archangeli
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1 – Il termine auctoritas deriva da auctor, nell’accezione di autore e garante riferita a Dio.
2 – San Pio X ricordava che il successo dei malvagi è possibile anzitutto grazie all’ignavia dei buoni.
3 – L’espressione in fraudem legis si riferisce a un comportamento o un atto giuridico compiuto con l’intenzione di eludere una norma, aggirandone lo scopo o l’applicazione, pur rispettandone formalmente la lettera. In altre parole, si tratta di un’azione che, pur apparendo conforme alla legge, viene posta in essere per ottenere un risultato che la legge stessa intende vietare o limitare. Le caratteristiche di questo comportamento sono la conformità formale, l’intenzione elusiva e l’effetto contrario alla mens del legislatore.
4 – La mens rea designa la componente psicologica del reato, ossia l’intenzione o la consapevolezza di violare la legge.
5 – Scrive Hoffman: «Il principio alchemico della Rivelazione del Metodo ha come componente principale una beffarda derisione delle vittime, simile a quella di un clown, come dimostrazione di potere e macabra arroganza. Quando viene eseguito in modo velato, accompagnato da certi segni occulti e parole simboliche, e non suscita alcuna risposta significativa di opposizione o resistenza da parte dei bersagli, è una delle tecniche più efficaci di guerra psicologica e violenza mentale». Cfr. Michael A. Hoffman II, Secret Societies and Psychological Warfare, 2001.
6 – Scriveva Bartolo Longo: Innanzi a Dio l’uomo non ha vera libertà di coscienza, libertà di culto e libertà di pensiero, come oggi s’intende, cioè facoltà di scegliersi una religione ed un culto come gli talenta; ma solo la libertà dei figliuoli di Dio, come dice S. Paolo, cioè di lasciare l’errore e le seduzioni del secolo per correre liberamente al Cielo. L’affermare, perciò, che l’uomo ha il diritto innanzi a Dio di pensare e di credere in religione come gli piace, è un errore. Cfr. Bartolo Longo, San Domenico e l’Inquisizione al Tribunale della Ragione e della Storia, Valle di Pompei, Scuola tipografica editrice Bartolo Longo, 1888.
7 – Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona (o un gruppo) fa dubitare un’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale, con l’obiettivo di controllare, indebolire o destabilizzare la vittima.
8 – Non vi può infatti essere vera obbedienza se chi è costituito in autorità nella Gerarchia esige di essere obbedito ma allo stesso tempo disobbedisce a Dio, che è il garante e la fonte stessa dell’Autorità. Né vi può essere legittima autorità se chi la esercita in nome di Dio non si sottomette a propria volta alla Sua suprema Autorità.
9 – Augustin Lémann, L’Anticristo, Marietti, 1919, pag. 53. «Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. […] Questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture». Cfr. https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/LANTICRISTO-A-Lemann.pdf
Il Canonico Augustin Lémann, ebreo francese, si convertì al Cattolicesimo insieme al fratello Joseph. Divenuti amici di Pio IX, furono entrambi consultori del Concilio Vaticano I.
10 – Sant’Atanasio, Epistolæ festales, Lettera XXIX, in: Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pagg. 411-412.

23 commenti:
Grazie di cuore, Monsignore, per questo suo splendido intervento.
Viva Cristo Re.
Santi Crisante e Daria, pregate per noi.
Magnifico e chiarissimo articolo del caro e coraggioso Arcivescovo. Bisogna pregare per lui, come per coloro che si battono contro i traditori di Gesù ed i loro trucchi.
E' sempre un piacere sentire un vero cattolico come Sua Eccellenza Reverendissima Carlo Maria Viganò.
Ce ne vorrebbero molti come lui e Mons. Strickland, senza accennare ad altri noti alti prelati dall'ortodossia Cattolica.
In questi strani tempi sono oasi nel deserto spirituale ecclesiastico.
Che Iddio venga in nostro soccorso. La Chiesa vive il Sabato santo di Passione.
Bellissima la rivelazione del metodo, metodo che poi ho ricordato di aver trovato descritto in qualche libro giallo. Non ricordo esattamente la trama, qualcosa tipo che lui voleva far scema lei pretendendo che lei assentisse di ricordare fatti che non erano accaduti e lei cedeva....poi non ricordo altro. Metodo che ho trovato anche in diversi romanzi. Forse allora si parlava proprio di crudeltà mentale. Sì, di solito uno voleva liberarsi di qualcuno manipolandolo fino alla follia quindi farlo rinchiudere in manicomio o portarlo al suicidio.Nei tradimenti o tra un lui ed una lei o tra malfattori dove uno non era proprio un malfattore ma, stava risvegliandosi e il capo lo sottometteva con questo metodo. Crudeltà mentale si chiamava allora, che uno mai penserebbe di trovare nella chiesa....un tempo cattolica. Non so se gli ultimi tempi sono vicini o lontani, è certo però che qui c'è Satana .
Sancte Míchaël Archángele,
defénde nos in proélio;
contra nequítiam et insídias diaboli esto præsídium.
Imperet illi Deus,
súpplices deprecámur: tuque,
Prínceps milítiæ cæléstis,
Sátanam aliósque spíritus malígnos,
qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo,
divína virtúte in inférnum detrúde.
Bravo Mons. Viganò! Chiaro e lucido e coraggioso come sempre... Speriamo che La legga qualche Suo collega e si ravveda. Per i bussolini, i trabucchi, gli zenoni, i demattei e i padri livio penso che non ci sia speranza. Troppo radicati nelle mezze verità, nei sofismi, nelle difese d'ufficio delle cause perse, o a volte anche nelle campagne menzognere, come quella contro la FSSPX. Ma io mi chiedo, a che pro? Non sarebbe piu facile per loro stare ai fatti e considerare tutto l'insieme, come ben sottolinea Viganò? Prendere un elemento qui, un altro là, un altro ancora da una altra parte ma spesso fuori dal contesto di origine, per supportare tesi insostenibili, oppure ripetere ad nauseam teorie disgiunte dai fatti e quindi aleatorie, non risulta convincente se non per un pubblico di lettori che si vorrebbe insipiente e decerebrato, che non ravvisi la partigianeria e il "bias" dei loro scritti, dei veri e propri "pamphlet" a tesi.
E con questo chiudo con le mie opinioni, perché so già che i loro estimatori mi daranno addosso, mi faranno come minimo nero. Pazienza.
La correzione fraterna è un atto di co-reggenza di un pesante fardello del fratello. Chi corregge non punta il dito, ma si fa accanto a chi sta soccombendo sotto un peso per aiutarlo a tirarsi su. Addirittura il re (oggi è la domenica di Cristo Re) non solo regna, ma è colui che regge. Il re sta sotto, a sostenere il regno!
Fatta la premessa cerco di condividere la fatica e il dolore di questa temperie ecclesiale, evitando le dita puntate, ma evitando anche di accettare letture del tutto fuorvianti.
Guardatevi dai facili complimenti a mons. Viganò. Ha sostenuto che la rinuncia di Benedetto XVI era invalida e che l’invalidita’ resta tale anche se per lui Benedetto XVI (da debole incartapecorito e modernista mai pentito) avesse avuto altre intenzioni.
Bergoglio dunque non è mai stato Papa! Però accetta i suoi atti, dicendo che il diritto canonico è una cosetta da nulla.
Eh no, non funziona così. Il problema è certamente teologico, ma il papato non è una banale circostanza nelle pieghe dell’orgoglio di chi si fa metro a se stesso.
Ripeto: pensiamoci bene. E’ correzione fraterna.
E Leone? Potrebbe essere un vero Papa. Viganò lo ammette? O è anche lui uno di cui non tenere conto?
Caro Anonimo 22:55, stia tranquillo, non tutti le danno addosso, io condivido tutto ciò che scrive, al 100%, in particolare per quanto riguarda i trabucchi, zenoni, de mattei, padre Livi, ecc ( minuscolo ripreso), non credo che non ci arrivino, ma, come si dice a Trastevere " ci sono o ci fanno?", ci fanno, ci fanno, questo è poco ma sicuro, ce lo insegna San Pio X nei suoi mirabili scritti antimodernisti. Quindi avanti tutta, caro amico e, come dicevano i nativi americani "molti nemici, molto onore!" LJC Catholicus
Sicuro, c'è Satana che spadroneggia nelle file del clero, in particolare negli alti, altissimi gradi...e non da adesso, né dal 2013, come sostengono i conservatori conciliaristi. Catholicus
Questa mattina il quotidiano "Il Manifesto" sì sperticava per Leone come degno erede di Francesco. Su internet ho letto il titolo ed una riga forse...tanto per mettere insieme l'andazzo.
Trump chiede aiuto alla Cina per far la pace con la Russia. Provo un misto di rabbia e dolore perché questa è una guerra europea e dovremmo essere noi europei a trovare la pace. Nessun altro ha interesse più di noi europei alla pace nel nostro continente. Gli americani, sostituendosi alla Russia, si sono assicurati la vendita di armi, gas e petrolio per i prossimi decenni. La Russia non ha potuto far altro che riorientare il suo commercio verso l’Asia, facendo a meno dei prodotti UE. Anche la Cina, tra i due litiganti, finisce per godere vedendo impoveriti noi europei sempre più costretti a comprare i suoi prodotti. Solo un’Europa amica della Russia – che è anch’essa parte dell’Europa – può divenire realmente una vera potenza economica e militare. Lo sanno bene gli attuali padroni del mondo, i grandi fondi finanziari americani come Black Roch, State Street e Vanguard che tengono le cordicelle nel teatrino della politica nostrana. È da Yalta che siamo un dominio americano: politico, economico, finanziario e militare grazie al cappio della NATO e a una classe politica corrotta che prende ordini da Washington. Non dovremmo andare in piazza solo per gridare “Palestina Libera”. Dovremmo gridare anche “Europa Libera”. Ma per arrivare a questo dovremmo prima convincerci che noi europei siamo una “comunità di destino”. Il nostro nazionalismo è un avvenire in comune che ci unisce gli uni agli altri da una eredità spirituale e da una identità di destino storico che non può essere disgiunta dalla Russia. Smettiamola di essere piccoli uomini al cospetto di una storia grandiosa! La vera Europa trae ispirazione dalla tradizione classica della Grecia e di Roma antiche. Pensiamo anche al contributo alla civiltà europea di giganti come Aleksandr Puškin, Pietro il Grande, Ivan il Terribile o Lev Tolstoj, figure che non solo hanno arricchito la storia della Russia, ma rappresentano pilastri di una cultura condivisa che ha unito l’Europa nel corso dei secoli. Pietro il grande, per fondare da una palude San Pietroburgo, si rivolse all’architetto ticinese Domenico Trezzini a testimonianza che l’Europa è un progetto condiviso.
Non sarà affidandoci a mercanti e palazzinari americani né a comunisti cinesi convertiti al capitalismo che troveremo la soluzione ai problemi dell’Europa..
Bravo, grazie!
Veni Sancte Spiritus!
Vieni e perdona - Vieni e benedici
Vieni e riforma - Vieni e consola
Vieni e rischiara - Vieni e ammaestra
Vieni e fortifica - Vieni e feconda
Vieni e risana - Vieni e rimani sempre con noi:
Mane nobiscum, Domine.
(Dagli scritti della Beata Elena Guerra)
# Commento delle 13:56
Propone un'immagine della Russia alquanto mitizzata. La Russia non è europea, è euro-asiatica.
Non è la tessa cosa. E quale sarebbe stato il contributo di Pietro il Grande e Ivan il Terribile alla civiltà europea? Vogliamo scherzare? La tradizione russa si basa su tre pilastri: Ortodossia, Autocrazia, Grande Russia. Cosa c'è di "europeo"? E il mito fasullo di Mosca Terza Roma? Anche quello contributo alla civiltà europea?
Alla cultura europea la Russia ha contribuito con la grande letteratura dell'Ottocento. Tanto di cappello. Ma per il resto?
A parte Pietro il grande e Ivan il terribile....
La grande letteratura nasce dallo spirito di un popolo, dalle sue vicende, dalla sua storia.
E la musica classica (e il balletto) dove la mette?
LA GNOSI DEL SOSPETTO:
La tesi di S. Ecc. za Rev. ma Mons. Carlo Maria Viganò, secondo cui la crisi attuale della Chiesa sarebbe essenzialmente una crisi dell’Autorità e non semplicemente una crisi disciplinare o pastorale, tocca un punto reale e drammatico della condizione ecclesiale contemporanea. Tuttavia, la soluzione da lui prospettata, che collega la perdita di legittimità dell’autorità ecclesiastica alla sua infedeltà alla divina Legge, presenta alcune criticità di fondo, sia sul piano teologico che su quello filosofico. Il suo discorso coglie un sintomo ma ne interpreta in modo riduttivo la causa, scambiando la crisi dell’obbedienza alla verità con una corruzione ontologica dell’Autorità stessa. L’Autorità nella Chiesa non è un mero fatto sociologico, né una forma di potere umano suscettibile di decadenza per abuso: è una realtà sacramentale che partecipa, "per analogiam", all’autorità di Cristo Capo. Essa è radicata nel duplice principio della "potestas ordinis" e della "potestas iurisdictionis", che derivano entrambe dal Signore, sia pure in modi diversi. La prima conferisce la capacità ontologica di agire "in persona Christi"; la seconda, la facoltà di reggere il Popolo di Dio secondo il diritto divino e canonico. Ora, tale "potestas" non è revocata dall’indegnità personale o dall’errore materiale del soggetto che la esercita, poiché la sua validità non si fonda sulla moralità soggettiva, bensì sulla mediazione oggettiva della grazia e della missione ecclesiale. In questo senso, la tradizionale distinzione fra "auctoritas" e "potestas" rimane decisiva: la prima designa il principio di legittimazione morale e spirituale che rende l’obbedienza non solo giuridicamente doverosa ma anche teologicamente fondata, in quanto riferita a Dio come causa prima; la seconda indica l’effettività dell’esercizio del governo, che permane anche nel peccatore o nel teologicamente disorientato. La crisi odierna, dunque, non è tanto una "corruptio potestatis" quanto una "defectio in veritate": l’Autorità può essere esercitata male, ma non per questo perde il suo fondamento teologico. Il principio resta intatto anche nel cattivo uso, come la grazia rimane oggettivamente efficace nonostante l’indegnità del ministro. Sostenere il contrario significherebbe reintrodurre una forma di donatismo, condannato fin dai primi secoli da parte della Chiesa, secondo cui l’efficacia del ministero dipenderebbe dallo stato morale o dottrinale del ministro. La distinzione classica tra validità e liceità degli atti ecclesiastici, fra giurisdizione e giustizia, non è un espediente giuridico, quanto un presidio ontologico: la Chiesa è "corpus Christi" in quanto struttura visibile e insieme organismo spirituale e la sua indefettibilità si riferisce alla "forma Ecclesiae", non all’integrità personale dei suoi membri.
Segue
L’autorità, in quanto dono dello Spirito, non può "decadere" per abuso, perché ciò equivarrebbe a dire che la promessa di Cristo, "portae inferi non praevalebunt", sia condizionata dalla fedeltà dei singoli pastori. Quando si afferma che il Magistero o la Gerarchia agiscono "in fraudem legis" o con "mens rea", si introduce nel discorso ecclesiologico una categoria penalistica che non può essere trasposta senza gravi equivoci. Nel diritto divino non esiste un legislatore separato dalla legge, perché la Legge è Dio stesso e la sua interpretazione autentica è affidata proprio a quella Gerarchia che ne è custode e serva. Se, dunque, la Gerarchia dovesse essere accusata di sovversione intenzionale, si finirebbe per negare il principio dell’assistenza soprannaturale dello Spirito Santo al Collegio dei Vescovi "cum Petro et sub Petro". Ciò non significa che ogni atto di governo o di magistero sia immune da errore, né che i fedeli debbano un’obbedienza cieca e incondizionata. La tradizione cattolica conosce molto bene la categoria della "resistentia oboedientialis", cioè della legittima resistenza motivata da ragione e fede, come insegnano san Tommaso d’Aquino (S. Th., II-II, q. 33, a. 4) e san Roberto Bellarmino (De Romano Pontifice, II, 29). Tuttavia, tale resistenza non può mai tradursi in un giudizio formale sulla perdita dell’autorità o sulla non appartenenza alla Chiesa di chi la esercita. Essa rimane un atto interno di prudenza e discernimento, non di rottura ecclesiologica. L’interpretazione di Viganò, che legge la storia recente della Chiesa alla luce di categorie quali "deep state" e "deep church", rischia di sostituire alla teologia della Provvidenza una visione provvidenzialmente pessimistica, dove l’azione divina viene oscurata da un complotto umano. È vero che il male può insinuarsi anche nei vertici della Chiesa e che l’errore può contaminare l’insegnamento non infallibile, ma è altrettanto vero che la grazia divina non si ritira dalla storia: essa agisce misteriosamente anche attraverso strumenti imperfetti. La visione apocalittica dell’"autorità traditrice" rischia di sfociare in una teologia della disperazione, laddove la fede cattolica riconosce invece la permanenza della verità anche in mezzo alla crisi. Neppure il riferimento alla "dissonanza cognitiva" o alla "rivelazione del metodo" può costituire un paradigma teologico. Si tratta di categorie psicologiche o sociologiche, interessanti per descrivere dinamiche di potere o manipolazione, ma del tutto estranee al linguaggio dogmatico. L’Autorità ecclesiale, anche quando si esprime con ambiguità, non agisce mai "ex se", ma "in persona Christi Capitis"; pertanto, essa resta segno visibile di unità, pur nella debolezza dei suoi ministri. La vera aporia del ragionamento di Mons. Viganò, peró, consiste nel fatto che, volendo difendere la purezza della fede e la trascendenza dell’Autorità divina, finisce per collocare tale Autorità al di fuori della Chiesa visibile, trasferendola idealmente in un resto fedele che si contrapporrebbe al corpo gerarchico. Ora, una Chiesa "pura" fuori della sua gerarchia non è la Chiesa cattolica, bensì un’astrazione spiritualistica. Sant’Atanasio, che egli invoca, non fondò una Chiesa parallela: rimase all’interno della comunione ecclesiale, soffrendo le ingiustizie senza negare la legittimità dell’ordine istituito. La fedeltà cattolica, infatti, non consiste nel sostituirsi all’Autorità, bensì nel purificarne l’esercizio mediante la verità e la carità. L’obbedienza autentica non è servilismo, ma partecipazione alla libertà di Cristo obbediente fino alla morte. Laddove l’obbedienza diviene idolatria, essa tradisce se stessa e laddove si trasforma in criterio di giudizio contro l’Autorità, essa perde la sua natura teologale. In definitiva, "in fidei obedientia", non "in fidei secessione, agnoscitur verus Ecclesiae filius". L’obbedienza che si separa diventa ribellione; la fede che pretende di giudicare l’Autorità non è fede, bensì autonomia spirituale mascherata da zelo.
Si vuol dimostrare che Gesù Cristo è morto di freddo.No, ancora una volta i grandi sacerdoti con la loro autorità l'hanno messo in Croce!
Scrive giustamente il prof. Trabucco che la Grazia divina "può agire misteriosamente anche mediante strumenti non perfetti". Dobbiamo allora ritenere che attraverso lo strumento "non perfetto" quale il recente documento "Lievito di pace e speranza", nel quale si cerca apertamente di sdognare il peccato contro natura, stia agendo misteriosamente la Grazia? Dobbiamo ritenere un documento abominevole del genere uno strumento della Grazia divina, per quanto non perfetto? Limitarci a parlare di "imperfezione" di fronte a quello che ci propinano i vescovi e non da oggi?
Le posizioni critiche di mons. Viganò saranno anche criticabili per certi aspetti (la tendenza a cadere nel "complottismo", il ritenere invalide le dimissioni di Ratzinger etc) tuttavia resta il fatto che giornali online come la NBQ, sulla quale scrive a volte il prof. Trabucco, si guardano bene dall'affondare il dito nella piaga ossia evitano di criticare in profondità le presenti deviazioni nella Chiesa.
Anche per loro i principi informatori della "nuova evangelizzazione" (quella che si mette in ascolto del mondo invece di convertirlo) non si toccano mentre perdono tempo a cercare di dimostrare che la fsspx sarebbe scismatica e cose del genere.
La questione più semplice viene evitata. Abbiamo a che fare con un'autorità ecclesiastica che professa ormai apertamente l'opposto dell'insegnamento cattolico (omoeresia, donna-prete, etc). Dobbiamo continuare a considerarla un'autorità autenticamente cattolica? Se non abbiamo come fedeli l'autorità di deporla, non dobbiamo almeno rinfacciarle i suoi gravi errori e pretendere che si emendi? Ma questo diritto alla giusta critica, ammesso in teoria dal prof. Trabucco, di fatto non viene poi da lui e da altri esercitato, a quanto se ne sa.
Se non a volte all'acqua di rose.
Grazie per il commento. La categoria di donatismo estesa alle varie forme di settarismo acefalo che propongono la vacanza dell'autorità ecclesiastica è molto pertinente. È un peccato che ci si perda spesso in un bicchier d'acqua, compromettendo i potenziali frutti di una resistenza oggi "tomisticamente" legittima e fondata, oltreché doverosa.
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