Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 9 novembre 2023

Mons. Viganò a proposito delle recenti risposte del Dicastero per la Dottrina della Fede a Mons. José Negri, Vescovo di Santo Amaro (Brasile)

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Dichiarazione
Dell’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò

A proposito delle recenti risposte
del Dicastero per la Dottrina della Fede
a Mons. José Negri, Vescovo di Santo Amaro (Brasile)


Hæc est autem scriptura, quæ digesta est:
Mane, Thecel, Phares.
Dan 5, 25
QUANDO l’ultima dichiarazione di Jorge Mario Bergoglio non ha ancora finito di scandalizzare i fedeli e provocare divisione tra i Pastori, ecco aggiungersene una nuova, di medesimo segno, che apre un’altra ferita nel martoriato corpo della Chiesa.

Sono state recentemente pubblicate, con data del 31 Ottobre 2023, le Risposte ad alcune domande di S.E. Mons. José Negri, Vescovo di Santo Amaro in Brasile, circa la partecipazione al sacramento del battesimo e del matrimonio da parte di persone transessuali e di persone omoaffettive (qui). Aldilà della definizione ipocrita di «persone omoaffettive» – quasi si potesse separare l’identità omosessuale dall’esercizio intrinsecamente peccaminoso della sessualità contro natura che la definisce – questo documento rappresenta un ulteriore allontanamento dalla dottrina cattolica, non solo per le domande cui accetta di rispondere, non tanto per le risposte che formula, ma anche e soprattutto per gli effetti che la sua interpretazione mediatica avranno presso i fedeli; una interpretazione che significativamente risulta coerente con il cosiddetto metodo induttivo teorizzato dallo stesso Bergoglio in un altro documento sullo studio della Sacra Teologia (qui). Secondo questa teoria – condannata da Pio XII – occorre «partire dai diversi contesti e dalle situazioni concrete in cui le persone si trovano, lasciandosi seriamente interpellare dalla realtà, per diventare un discernimento dei segni dei tempi». Non a caso tutti i media, alla data di ieri, titolano «Il Vaticano apre a trans e gay», «Sì ai divorziati come padrini», «I trans potranno essere battezzati, svolta del Vaticano».

Il documento del Dicastero presieduto da Tucho Fernández – autore di Amor lætitiae [qui] e di Guariscimi con la tua bocca, l’arte di baciare (sic) [vedi] – non è ovviamente mosso da zelo pastorale per le anime di chi vive in stato abituale e pubblico di peccato mortale perché si pentano e si convertano, ma dalla volontà di normalizzare i loro comportamenti, depennando la sodomia dai peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, o lasciandone la condanna alla teoria e di fatto ammettendo chi la pratica non solo ai Sacramenti, ma anche a quelle funzioni – come il padrino di Battesimo e Cresima o il testimone di nozze – dalle quali la Chiesa ha sempre escluso coloro che con la propria condotta di vita contraddicono pubblicamente l’insegnamento di Nostro Signore. Una funzione che, nel ruolo di padrino, diventa particolarmente eminente. Escludiamo quindi ogni possibile scusante, basata su un presunto fraintendimento delle parole di Bergoglio, anche perché il precedente del «Chi sono io per giudicare» valsogli la copertina della rivista LGBTQ The Advocate (qui) si era già dimostrato disastroso nei suoi effetti. Effetti voluti allora, ribaditi con le ripetute dichiarazioni e interviste, confermati con l’ultimo documento vaticano.

«Aprire un po’ di più le porte» è infatti la strategia di Bergoglio. Chi afferma che queste dichiarazioni inaudite siano frutto di improvvisazione e che non abbiano ripercussioni sul corpo ecclesiale si sbaglia o è in malafede. Esse partono da lontano – in questo caso dal 7 Dicembre 2014 – e dimostrano una pianificazione metodica, una intenzione dolosa e una pervicace volontà di nuocere alle anime, di screditare la Chiesa e di offendere la Maestà di Dio.

L’attacco alla famiglia tradizionale e l’aperto appoggio delle unioni e ai comportamenti peccaminosi di concubinari, adulteri, omosessuali e transgender parte dal Sinodo sulla Famiglia, prova generale dell’attuale Sinodo sulla Sinodalità. Fu in concomitanza con quell’assise che Bergoglio volle concedere un’intervista al quotidiano argentino La Nacion, anticipando le mosse che oggi lo vediamo compiere e che nessuno dei Dubia cardinalizi è riuscito a scongiurare.
Che facciamo con loro [i divorziati risposati], che porta si può aprire? C’è un’inquietudine pastorale: allora gli andiamo a dare la comunione? Non è una soluzione dargli la comunione. Questo soltanto non è la soluzione, la soluzione è l’integrazione. Non sono scomunicati. Ma non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l’elenco lì. Se racconto questo, sembrerebbero scomunicati di fatto! Allora, aprire un po’ di più le porte. Perché non possono essere padrini? “No, guarda, che testimonianza vanno a dare al figlioccio?” La testimonianza di un uomo e una donna che dicano: “Guarda, caro, io mi sono sbagliato, sono scivolato su questo punto, ma credo che il Signore mi ami, voglio seguire Dio, il peccato non mi ha vinto, vado avanti”. Ma che testimonianza cristiana è questa? O se arriva uno di questi truffatori politici che abbiamo, corrotti, a fare da padrino ed è regolarmente sposato per la Chiesa, lei lo accetta? E che testimonianza va a dare al figlioccio? Testimonianza di corruzione? (qui)
In queste parole, tanto fastidiose nella forma quanto ingannatrici nella sostanza, si racchiude il progetto eversivo di Bergoglio, che trova puntuale conferma nell’ultimo documento del Dicastero vaticano che ha sostituito nel nome e nelle funzioni la già compromessa Congregazione per la Dottrina della Fede; a capo del quale è stato nominato un individuo che non fa mistero della propria totale e assoluta identità di vedute col gesuita argentino, specialmente in materia di sodomia.

La speciosità degli argomenti tradisce l’assoluta inconciliabilità tra quanto insegna il Magistero cattolico e ciò che vuole ottenere Bergoglio, in esecuzione agli ordini che gli sono stati impartiti da chi lo ha fatto eleggere. Non dimentichiamo che tra i risultati da ottenere con la rimozione di Benedetto XVI e la promozione di una “primavera della Chiesa” le mail di John Podesta elencavano appunto una modifica della Morale con l’introduzione della “parità di genere”, ipocrita eufemismo dietro cui l’Agenda 2030 nasconde la normalizzazione del transessualismo, della sodomia e della pedofilia, oltre alla distruzione mediante il divorzio della famiglia naturale composta da uomo e donna.

Basterebbe questo, agli occhi di una persona onesta e retta, per evitare con la massima attenzione ogni minima variazione – anche solo disciplinare – su questi temi che dovrebbero vedere la Chiesa Cattolica e il mondo globalista su posizioni diametralmente opposte e inconciliabili. Se dunque un “papa” – espressione del più esasperato progressismo e apprezzato come tale dai nemici storici della Chiesa –decide di aprire la finestra di Overton sulla condanna della sodomia, del concubinato e del transessualismo, lo fa non solo a ragion veduta, ma con l’unico scopo di contraddire apertamente il Magistero e sovvertire nella sua essenza la missione della Gerarchia.

Questo «aprire un po’ di più le porte», perché secondo Bergoglio «la soluzione è l’integrazione» è una dichiarazione di intenti di nove anni fa che oggi trova puntuale realizzazione, nel silenzio attonito del Sacro Collegio e dei Vescovi, anzi con la loro sostanziale approvazione. Perché è facile piacere ai potenti della terra, a coloro che manovrano i governi e addirittura i vertici della Gerarchia per ottenere i loro scopi criminali. Molto meno facile affrontare con Fede e con coraggio il bonum certamen che da sempre la Chiesa combatte contro il Principe di questo mondo, per affermare con fierezza il Vangelo di Cristo e affrontare il martirio per difendere ciò che Egli ha ordinato ai suoi Pastori di insegnare fedelmente.

Una seria analisi del documento del Dicastero per la Dottrina della Fede non può e non deve limitarsi alla confutazione delle singole proposizioni eretiche, perché finirebbe con l’assecondare il metodo subdolo con cui esse sono state pensate e redatte: occorre al contrario considerare gli effetti immediati e a lungo termine, tenendo conto di come le Risposte si collocano rispetto ad altre dichiarazioni precedenti e soprattutto alla mens che le orienta verso una unica, chiarissima e inequivocabile direzione. L’affermazione di Bergoglio nell’intervista a Elisabetta Piquè, «La soluzione è l’integrazione», è rivelatrice di questa mens dolosa ed eversiva, che rende il suo autore non solo gravemente responsabile dinanzi a Dio delle offese e dei peccati che provocherà e della dannazione eterna a cui condannerà chi li compie, ma che mostra anche la indegnità e l’ostilità del gesuita argentino a ricoprire la funzione di Romano Pontefice e Pastore universale del Gregge del Signore.

Inimicus Ecclesiæ, ho detto nel mio intervento sul vizio di consenso (qui). Un nemico che agisce con coerenza e premeditazione nel compiere l’esatto opposto di ciò che ci si attende dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli.

Dobbiamo confrontarci con una realtà dolorosa e terribile: Bergoglio si pone come ostile ai Cattolici fedeli al Magistero – che deride, condanna ed emargina – e complice di chi contraddice apertamente ciò che la Chiesa insegna immutabilmente da duemila anni. Non solo: egli vuole condurre i buoni Cattolici – e con essi i pochi Vescovi e sacerdoti che ancora professano la Fede nella sua integrità – a separarsi dalla setta che ha infiltrato e invaso la Chiesa, provocandoli con sfrontata arroganza perché si sentano scandalizzati ed offesi. L’inclusività a cui si ispira Bergoglio nella sua opera demolitrice è l’esatto opposto di quanto ci ha insegnato Nostro Signore, che nella parabola del banchetto di nozze (Mt 22, 1-14) non lascia dubbi circa la necessità di indossare la veste della Grazia per potervi essere ammessi. In quel passo evangelico il signore che trova un invitato senza veste lo fa legare dai suoi servi e gettare nelle tenebre esteriori, dov’è pianto e stridore di denti (ibid., 13). Le parole del Salvatore «Sarete miei amici se fare quello che vi comando», (Gv 15, 14) o «Non chi diceSignore, Signore”, ma chi fa la volontà del Padre mio entrerà nel Regno dei Cieli» (Mt 7, 21) non danno adito a equivoci, e il fatto che un “papa” osi contraddirle è di una gravità inaudita che non può essere in alcun modo tollerata, per il bene delle anime e per l’offesa a Dio. Oggi ci troviamo dinanzi al paradosso di un autoproclamato “padrone” della Chiesa – perché come tale agisce Bergoglio – che caccia dal banchetto chi ha la veste nuziale e vi ammette indiscriminatamente tutti gli altri. Ma se la “chiesa” di Bergoglio non vuole i Cattolici, come può dirsi “cattolica”? Se chi esercita la propria autorità di “papa” lo fa contro l’autorità di Cristo, come può essere considerato Suo vicario?

Alla National Gallery di Londra è conservato uno splendido dipinto di Rembrandt, realizzato nel 1636: il festino di Baldassarre, che riprende il racconto del profeta Daniele (Dan 5). Il re babilonese Baldassarre, in pieno assedio da parte del re di Persia Ciro il Grande, aveva organizzato un sontuoso banchetto a corte, usando per le libagioni i vasi sacri del Tempio sottratti come bottino da Nabucodonosor. In quell’occasione, dinanzi a tutti gli ospiti e ai dignitari, apparve una mano che scrisse sulla parete della sala reale, di fronte al candelabro (Dan 5, 5) delle parole incomprensibili. Fu Daniele a interpretare quelle parole oscure, Mane, Thecel, Phares (Dan 5, 25):
Mane: Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine. Thecel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante. Phares: il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani (Dan 5, 26-28).
Dinanzi alla contemplazione della passio Ecclesiæ per mano di Bergoglio e dei suoi complici, possiamo sperare e pregare che quanti non hanno creduto dinanzi alla silenziosa azione del Bene possano convertirsi per l’inquietante evidenza di ciò che gli si oppone. Prima che sia troppo tardi.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
9 Novembre 2023§ In Dedicatione Basilicæ Ss. Salvatoris

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Già in un altro recentissimo scritto di Mons. Viganò si notava l'uso delle virgolette nell'indicare questo Papa, e l'uso della minuscola.
Basta questo a evidenziare come ormai Bergoglio si ponga apertamente "oltre la linea" e le sue indicazioni vadano contro la dottrina e la morale, per cui un CATTOLICO (non voglio aggiungere altro per identificarlo) non possa seguirle.
Stiamo rincorrendo il protestantesimo e rammarica vedere come vi siano tanti fedeli cattolici indifferenti o felici della deriva in corso.
Mons. Viganò e' un faro nelle tenebre.

Gz

Anonimo ha detto...

La (lounge eco-chic) Chiesa di oggi:

converte? No, è inclusiva e non fa proselitismo;

insegna? No, ascolta;

annuncia la Verità? No, ne propone una tra le tante;

celebra? No, fa festa a tavola;

ammaestra? No, dialoga;

è regale? No, è democratica;

è misericordiosa con chi si pente? No, perdona sempre, chiunque e comunque;

custodisce e diffonde il Depositum Fidei? No, esce, esce di continuo e guarda sempre avanti, mai indietro;

predica? No, cerca, analizza, valuta, comprende e poi…si adegua.

Conferma nell’unica fede cristiana? No, solo in quella universal-sincretistica che tutto ingloba e tutto racchiude;

e i Novissimi, e il timor di Dio?
Carneade, chi era costui?

Gederson Falcometa ha detto...

Nel contesto successivo al Concilio la parola apertura se è diventata sinonimo di accettazione. Quante altre parole hanno cambiato significato?

Anonimo ha detto...

Leggo: ....egli vuole condurre i buoni cattolici a separarsi dalla setta che occupa il vaticano... Ok, questa è un'osservazione interessantissima, primo perchè la definisce setta e direi che ormai prende atto che Bergoglio è anatema per quanto predica contro Cristo ( san Paolo lo dice chiaro, mi pare in Romani, che è scomunicato chi predica un vangelo diverso) . Secondo, perchè pur dando per assodato il punto primo, evidenzia l'assoluta necessità di non staccarsi, per ora ,per non dare vittoria agli usurpatori.

Anonimo ha detto...

E' umiliante per un cattolico vedere la propria Chiesa che si piega alle istanze del principe di questo mondo anziché contrastarle.
La Chiesa che si adegua a sodomiti, pederasti e transumanti, quando dovrebbero essere questi ultimi -semmai- a seguire la morale e la dottrina cattolica se vogliono farne parte.
Si tratta di un mondo alla rovescia, dove e' anzitutto la confusione tra Male e Bene che nuoce alla società e la Chiesa Cattolica, in questo caos, anziché illuminare ed ergersi a maestra, affonda nelle sabbie mobili dello spirito del tempo.

Gz

Anonimo ha detto...

Quella dell' anonimo delle 15,30 è una sintesi assolutamente condivisibile, purtroppo. Questa, ed anche peggio, è la deriva di questa gerarchia.

Claudio Gazzoli ha detto...

la parola "apertura" ha voluto significare pure qualcos'altro... ma lasciamo stare per rispetto a questo blog.

Anonimo ha detto...

"Ho risposto: non vi sono trentasei sistemi, vi è il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, fino a quando esso non sarò ristabilito, fino a quando non sarò osservata la legge di Nostro Signore, fino a quando la Sua grazia non penetrerà negli animi, sarà inutile cercare di ottenere la giustizia, la pace, e financo creare delle società normali.
Solo la grazia, che rigenera le anime, genera la virtù vera e fa degli uomini i figli di Dio, e con la carità infonde loro le virtù sociali, senza le quali si sviluppa solo l’invidia.

Questo è facile da constatare: oggi si esercita l’invidia, si spinge sempre più la gente a rivendicare dei diritti. Io ho il diritto di avere quanto il mio vicino… Si eccitano gli uomini gli uni contro gli altri; tutti devono ottenere la stessa cosa!
Ora, l’invidia crea l’odio e l’odio genera conflitti civili; è la rivoluzione nelle società, le persone si divorano tra loro.

Se, al contrario, gli animi sono trasformati in Nostro Signore, quelli che esercitano delle responsabilità nello Stato, quelli che hanno la ricchezza, dei beni, delle terre, si dimostreranno più giusti, saranno animati dalla virtù della giustizia, comprenderanno che hanno dei doveri nei confronti dei loro subordinati. E questi ultimi comprenderanno che devono lavorare, devono accettare la loro situazione, poiché noi non siamo su questa terra unicamente per fare fortuna, e sapranno che la vita soprannaturale vale molto di più di tutti i beni terreni."

Monsignor Marcel Lefebvre

saldi in veritate ha detto...

E' manifesto che questo testo della DDF è un passo verso la distruzione della morale, del Diritto Canonico e in ultima analisi della fede Cattolica nei suoi fondamenti. Con la tecnica della Finestra di Overton si apre la strada un po' alla volta al mutamento della Chiesa Cattolica che diventa una agenzia a servizio della cultura mondana di oggi. E' un progetto che però non fa altro che portare alle sue conseguenze un cammino di ormai 60 anni. E' necessario reagire e che, chi di dovere, faccia qualcosa.
IFS

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

Probabilmente io e Mons. Viganò la pensiamo allo stesso modo: il modo di fare dell'attuale Pontefice è discutibile (termine di comodo) ma il Pontefice è stato legittimamente eletto.
Io, che non sono nessuno, ho avuto problemi a sposarmi per la sterilità, nota, di mia moglie (il matrimonio fu celebrato in Curia da un vicario episcopale, solo i testimoni e 18 parenti in tutto) e, quantunque non vi siano ovviamente irregolarità, mi sono sempre astenuto sia dal fare da testimone di matrimonio sia dal fare da padrino di battesimo o cresima, pur che me l'hanno chiesto. Unica volta che ho fatto da testimone, è stato ad un amico che si è sposato solo civilmente, dove contava solo la mia cittadinanza.
Adesso potrebbero farlo persone che definire irregolari è poco (visto cosa è successo al mio meccanico di fiducia, mi chiedo come si sia passati da giudicare irregolare uno che capisce più gli automezzi che le persone al permettere l'accesso a persone che non capiscono da sè se siano maschi o femmine).

Inciso che forse molti lettori qui conoscono: il Cionci se l'è presa pure con Mons. Viganò perchè non dice chiaramente che l'ultimo Papa legittimo era Benedetto XVI. Perchè Mons. Viganò è più attento alla realtà che alle fantasie, ecco perchè.
Inoltre il Cionci ha scritto e fatto sottoporre alla firma una petizione diretta a tutti i cardinali nominati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, una sorta di invito alla ribellione. Ma, non essendo canonista, insiste nel considerare elettori anche i cardinali che hanno compiuto 80 anni prima della morte di Benedetto XVI (tre nomi: Bertone, Maradiaga e Vingt-Trois) mentre in caso di sede vacante lo sono rimasti quelli che hanno superato gli 80 anni dopo il 31/12/2022 (due nomi: Bagnasco e Sepe). Quell'uomo dice di difendere il diritto canonico ma ne fa strame!

Anonimo ha detto...

Altra frase interessante: quanti non hanno creduto alla silenziosa azione del bene si ricredano davanti a questo manifesto male. E poi: non si puó tollerare. E ancora le tre parole tra cui l'ultima : ha diviso il regno. Parole da meditare .