Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 13 maggio 2012

Può sussistere la Chiesa senza Papa in atto?

Quanto abbiamo letto e scritto in questi giorni intorno alle complesse e tormentate vicende storiche e spirituali della nostra Chiesa, mi induce a proporre questa riflessione, che credo faccia bene a tutti.

Su SisiNono del 15 febbraio 2012 è stato pubblicato un articolo molto interessante che, nella prima parte, richiama come nei momenti bui [come questo] dobbiamo far tesoro delle due fonti della Rivelazione (Tradizione e S. Scrittura) nonché del Magistero che interpreta e insegna autorevolmente il significato sia della Scrittura (contro il sola Scriptura di Lutero) che della Tradizione (contro l'ortodossismo scismatico greco della sola Traditio). Ricordando che per Magistero vivo s'intende l'organo vivo di trasmissione della Verità Rivelata e non un organo di nuove verità. E, quindi, sviluppa la seguente basilare riflessione.

Gravità e pericolosità della situazione odierna.
Nella crisi attuale ci si può smarrire anche in perfetta buona fede, seguendo tre vie diverse.
  1. ritenendo che il concilio Vaticano II e il Magistero post-conciliare hanno insegnato dottrine che solo in apparenza sembrano in discontinuità, se non in rottura, con la Tradizione e il Magistero costante della Chiesa, ma che in realtà sono e debbono essere in continuità con essi poiché sono insegnati dal magistero attuale. L'errore sta nel considerare il magistero attuale come un "Assoluto", ossia una "Divinità" e non un "ente creato", un 'Fine' e non un 'mezzo', una fonte che pertanto non può mai essere messa in questione e deve essere accettata senza "ma" e senza "se", anche quando insegna il falso ecumenismo, la "collegialità", il diritto alla libertà delle false religioni ed altri errori già condannati dal magistero precednete o impone la nuova messa protestantizzata di Paolo VI;
  2. considerando il Magistero qualcosa di puramente accidentale/contingente perché ciò che conta è solo la Tradizione (ortodossi/"tradizionalisti gallicani") o la Scrittura (protestanti).
  3. domandandosi come possa un vero Papa insegnare dottrine che sono in reale rottura con la Tradizione e concluderne che i Papi del Concilio non sono veri Papi.
Alla prima deviazione abbiamo già risposto brevemente [...]. La seconda deviazione è stata sviscerata costantemente. La terza deviazione, di cui ci siamo già occupati, parte da una domanda lecita ("com'è possibile?"), ma giunge ad una conclusione catastrofica ["non sono veri Papi"). Sarebbe come se per uccidere i tipi che infestano la mia abitazione dessi fuoco ad essa, uccidendo, sì, i tipi, ma bruciando e distruggendo con essi anche la casa. Infatti, quando per risolvere i problemi posti dalle novità "conciliari e post-conciliari" si conclude che la Sede di Pietro è vacante, si elimina con il Papa anche la Chiesa, poiché il Papa è essenziale alla Chiesa: "sine Papa non remanet Ecclesia", così come senza le fondamenta crolla la casa.

La via da tenere
È tutt'altra. Anzitutto bisogna distinguere la Chiesa come soggetto insegnante dall'oggetto insegnato, che è la dottrina.
  1. La Chiesa come soggetto insegnante è sempre sostanzialmente la stessa, prima e dopo il Concilio Vaticano II, perché è di fede che la Nuova Alleanza durerà sino alla fine del mondo
  2. L'oggetto o la dottrina insegnata dal concilio Vaticano II, invece, rappresenta una novità sia quanto al grado di autorevolezza, tutto e solamente pastorale e non dogmatico, sia quanto ad alcuni punti essenziali di dottrina. Ciò, tuttavia, non pone problemi all'indefettibilità e all'infallibilità della Chiesa, poiché Essa nel Vaticano II non ha voluto definire né obbligare a credere e quindi non ha voluto impegnare l'infallibilità. [Dichiarazione 6 marzo 1964, durante il Concilio; e, dopo il Concilio: 12 gennaio 1966, Paolo VI; 13 luglio 1988, Card Ratzinger alla Conferenza Episcopale Cilena]
    L'insegnamento pastorale, infatti, per sua natura, può contenere eccezionalmente degli errori o essere per accidens fallibile. Premesso ciò, occorre evitare gli scogli per eccesso e per difetto:
    1. l'irrealismo affermando che c'è continuità tra la dottrina insegnata dal Concilio Vaticano II e la Tradizione Apostolica, [Un conto è affermare che c'è continuità; un altro conto è dire che il Concilio va letto in continuità; il che sembra escludere per lo meno l'ermeneutica di rottura - ndR] il che si dice ma non lo si dimostra;
    2. il millenarismo asserendo che la Chiesa cattolica è essenzialmente diversa dalla Chiesa del Concilio e post-concilio 'in senso teologicamente stretto' e non per quel modo di esprimersi più libero che fu impiegato dal card Benelli, il quale parlò di "Chiesa conciliare" lato sensu.
    3. il sedevacantismo nel quale si cade asserendo che il Concilio Vaticano II non è Magistero della Chiesa; se così fosse, infatti, i Papa e i Vescovi a loro sottomessi, dal concilio in poi, non sarebbero tali, poiché il concilio è stato indetto, seguito e promulgato dal Papa canonicamente eletto (Giovanni Paolo II/Paolo VI) e approvato (proprio e soltanto in quanto pastorale e non dogmatico) dall'episcopato mondiale tra il 1962-65.
    Si deve invece prendere atto realisticamente ed oggettivamente delle "novità" insegnate in contrasto con l'insegnamento del Magistero costante ed infallibile e seguire l'insegnamento di S. Vincenzo da Lerino: "Occorre continuare a credere e a fare ciò che la Chiesa ha insegnato e fatto sempre e dappertutto" (Commonitorium, III)
La gravità della situazione è tale che umanamente non è risolvibile, ma la Chiesa è soprannaturale (tranne che nelle membra che la compongono). Quindi occorre mantenere viva la Fede, la Speranza e la Carità soprannaturali nella divinità della Chiesa e nel suo trionfo a ligno (come Gesù, di cui la Chiesa è la continuazione nella storia fino alla fine del mondo).

Cerchiamo di mantenere ferma la Fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio (S. Paolo), professando tutto ciò che la Chiesa ha insegnato o dogmaticamente o in maniera costante quanto al tempo (quod semper) ed universale quanto allo spazio e alle membra principali e secondarie (quod ubique e ab omnibus), senza dimenticare che la Fede deve essere vivificata dalla Carità soprannaturale, che non è sentimentalismo affettato e verbale, ma è l'osservanza effettiva del Decalogo: "La Fede senza le opere è morta" (San Giacomo). Perciò la Vergine Santissima ci ha chiamati a "preghiera e penitenza".

Che la Madonna, "debellatrice di tutte le eresie" e "mediatrice di tutte le grazie", ci aiuti a mantenere la Fede, la Speranza e la Carità per andare in Paradiso! questo è il problema dei problemi che dobbiamo risolvere in teoria ed in pratica. Il resto, se non mira a questo scopo, sono "chiacchiere" inutili.
Albertus

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì, è così: la Vergine ci ha chiamati a preghiera e penitenza, mostrandoci nelle sue visite storiche ai mistici e Santi, che la slavezza della Chiesa dipende sia dalle nostre preghiere ma anche e soprattutto dalla sua intercessione materna, voluta da Nostro Signore già sulla Croce.
Oggi vorrei ricordare qui che ricorre l'anniversario della prima apparizione di Maria SS.ma a FATIMA.
Sono sempre di terribile attualità i suoi severissimi avvisi - in AVVERAMENTO innegabile e quotidiano- sul degrado progressivo della Chiesa cattolica e della Fede, con l'apostasia iniziante dai vertici e dilagante nel gregge e tra il clero.
E vorrei far presente a tutti coloro che lo dimenticano, che non sarà affatto la FSSPX nè il vescovo Fellay nè il Papa a salvare la Santa Chiesa dall'autodistruzione verso cui viaggia fatalmente da mezzo secolo a rotta di collo, bensì solo Lei:
la Madre Ss.ma Immacolata di Nostro Signore.
Il Regno di Cristo e la sospirata rinascita della Chiesa si attueranno solo con Maria e PER MEZZO DI MARIA, secondo volontà di Dio Onnipotente, come Ella stessa ha detto a Fatima (e nelle successive apparizioni a suor Lucia, che le gerarchie hanno snobbato per decenni, approvandole come autentiche ma bypassandole (come fossero deliri o sogni di una mitomane) pur vedendone i gravi contenuti profetici fededegni): "DIO VUOLE STABILIRE NEL MONDO LA DEVOZIONE AL MIO CUORE IMMACOLATO".
Non per sforzi umani dunque, non per strategie e diplomazie, ma solo per mezzo del suo Cuore Immacolato, quando sarà fatto tutto ciò che Ella chiedeva nel 1917, solo allora il Cattolicesimo risplenderà di nuova luce nel mondo e la Chiesa si rialzerà dal caos attuale che la soffoca e acceca. Solo allora.
Solo quando la Vergine Ss.ma stenderà sulla Chiesa il suo manto, per proteggerla e LIBERARLA dalle mille inside di satana, che ora vediamo dispiegarsi alla massima potenza di tenebre e confusione.
Gli ecclesiastici che perseguono con mezzi politici (=compromessi sulla Verità eterna) la illusoria restaurazione della Chiesa potranno solo continuare a favorire confusione e offuscamento delle coscienze, mediante l'amalgama ecumenista di eresie con verità, tutte mischiate indifferentemente, con neutralità pertinace di giudizio circa il bene e il male.
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http://blog.messainlatino.it/2012/05/mons-fellay-non-posso-escludere-una.html#comment-form
13 MAGGIO 1917

Anonimo ha detto...

Questa riflessione meritava di essere ripresa e sviluppata; ma l'accanimento di Messa in Latino sui risvolti della vicenda con un taglio che sottolinea la divisione e la corrispondente palestra di veleni che offre a malevoli commentatori, mi hanno indotto a oltrepassarla, riprendendo in termini più equilibrati l'intevista di Fellay al CNS.

Ambrosius ha detto...

Caro Mic,

Me piace e rispetto molto il Sì Sì No No, ma nel caso di questa analisi, non sono completamente d'accordo, per questi motivi:

1 - La Civiltà Cattolica del XIX secolo, sostiene che il Concilio Ecumenico è per sé infallibile, (senza dipendere di nessuna dichiarizione solo della aprovazione del Papa):

a) Il Concilio [ecumenico] è sempre infallibile perchè la Chiesa è indeficiente.
b) Il Concilio [ecumenico] è infallibile per ragione del suo Capo.
c) Posta l'infallibilità del Romano Pontefice, a che giovi il Concilio.
d) Posta V infallibilità del Concilio, a che giovino gli studii preparatorii.
http://books.google.com.br/books?pg=PA18&id=3CcFAAAAQAAJ&hl=pt-BR#v=onepage&q&f=false

Quelo che dice l'autore si applica correttamente al Concilio regionale, ma non al Concilio Ecumenico.

2 - Paolo VI nella Lettera Cum Iam, parla del Concilio come infallibile:

"(...) Nell'unità il necessario, nel dubbio, la libertà, a tutti, la carità. Prima di tutto, l'unità è tenuto bisogno custodire religiosamente tutta la dottrina trasmessa dal Concilio. Che, approvata da parte della autorità di un sinodo ecumenico, appartiene già al magistero della Chiesa, e, inoltre, per quanto riguarda la fede e la morale, è una regola prossima e quasi universale, che non è mai permesso ai teologi si differenziano per il perseguimento dei loro studi. Ma per quanto riguarda la valutazione e l'interpretazione di questa dottrina, dobbiamo fare attenzione a non dissociarsi dal resto del patrimonio sacro della dottrina della Chiesa, come se ci potrebbe essere alcuna differenza o l'opposizione tra i due (sic). Piuttosto, tutto ciò che viene insegnato dal Concilio Vaticano II nel suo insieme fortemente connesso con il magistero ecclesiastico, prima, che egli rappresenta una continuazione, la spiegazione e lo sviluppo ", Paolo VI," Lettera Cum Iam" al Cardinal Pizzardo, in occasione del "Congresso Internazionale di Teologia del Concilio Vaticano II," 21 settembre 1966, in: http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/letters/1966/documents/hf_p-vi_let_19660921_cum-iam_lt.html

Qui l'unica obiezione che può essere sollevata è, quanto alla natura del documento: la Lettera è un documento dell'autorità papale minima, ma ce l'autorità uguale o superiore alla Carta del cardinale Ratzinger alla Conferenza Episcopale Cilena.

Ambrosius ha detto...

3 - Don Pierpaolo Petrucci, mette in dubbio il Concilio come magistero, con gravi motivi per questo (Partendo dalla tesi del concilio ecumenico pastorale):

"Quanto al modo di insegnamento del Concilio, è molto rivelatrice la spiegazione che Paolo VI dà nella sua enciclica Ecclesiam suam, del 6 agosto 1964: «...Andate, dunque, istruite tutte le genti, è l’estremo mandato di Cristo ai suoi Apostoli. Questi nel nome stesso di Apostoli definiscono la propria indeclinabile missione. Noi daremo a questo interiore impulso di carità, che tende a farsi esteriore dono di carità, il nome, oggi diventato comune, di dialogo. La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio (nn. 66-67). Questo dialogo esclude altre forme anche legittime di rapporto con “il mondo”, che hanno caratterizzato la Chiesa del passato: (nn. 80-81)». Magistero e Concilio Vaticano II - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV228_Magistero_e_Concilio-Vat-II.html

Insegnare, può essere dialogare?

Anche parla di una nuova forma di magistero (come tanti altri autore) in un'altro testo:

"Una nuova concezione del magistero

Questi cambiamenti sono fatti in nome di una nuova concezione del “magistero vivente” secondo la quale la Chiesa potrebbe insegnare oggi il contrario di ciò che essa ha insegnato durante venti secoli di storia e pretendere allo stesso tempo di essere in continuità con il magistero precedente. Si pretende di giustificare tale novità invocando il fatto che i tempi e le circostanze sono cambiate. Così il Concilio Vaticano II sarà in continuità con gli altri concili (12), la nuova messa in continuità con la Messa tradizionale (13). Questo concetto di magistero vivente e mutevole, si ispira della dottrina modernista ed è contrario alla fede cattolica.
Per questo Monsignor Lefebvre lo ha rigettato e combattuto con tutte le sue forze. Fu ciò che gli valse la condanna della “chiesa ufficiale”. Nel motu proprio Ecclesia Dei afflicta del 12 luglio 1988 lo si accusa di avere una nozione incompleta e contraddittoria della tradizione. Incompleta perché «non tiene sufficientemente conto del carattere vivente della tradizione». Tradizione vivente significa, per il magistero conciliare, che si possono tranquillamente affermare come tradizionali, dottrine condannate dal magistero precedente. La libertà religiosa, per esempio, che è in piena contraddizione con l’enciclica Quanta cura del Papa Pio IX. O ancora la dottrina sull’ecumenismo, condannato dall’enciclica Mortalium animos di Pio XI. Tutto ciò non è conforme al vero concetto di Tradizione, né alla fede cattolica. Essa infatti non dipende delle circostanze di luogo e di tempo, ma è immutabile.

Si tratta quindi non più di insegnare ma di dialogare, escludendo le altre forme di rapporto con il mondo, cioè il modo tradizionale di porsi della Chiesa come colei che insegna, trasmette la verità che ha ricevuto dalla Tradizione.
Fede e tradizione - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV280_Don-Petrucci_Fede_e_Tradizione.html


4 - Ci sono due significati per l'insegnamento di novità: uno quando non vi è un trattamento della questione per il magistero e un altro precedente quando vi è già risposta del magistero precedente. In questo caso, se la risposta è definitiva e si sovrappone uno risposta opposta, anche se pastorale, è l'infallibilità della risposta precedente (presa come definitiva), che è compromessa.

Ambrosius ha detto...

5 - Però, indipendentemente de essere o no pastorale, queste contraddizioni caratterizzano un caso particolare, e per questo motivo, il Papa ha pieno potere di dispensare dei decreti in cui ci sono problemi, o addirittura di cancelare, come insegna la dottrina del vescovo S. Antonino di Firenze:

"Il sesto principio afferma, che il sommo Pontefice ha facoltà non solo di dispensare ne' casi particolari dai decreti de' concilii generali, ma anche di cangiarli. E qui risponde, coll'autorità di S. Tommaso [15], alla difficoltà, che si oppone, di quella sentenza di Papa Zosimo che dice: «Non può l'autorità di questa Sede stabilire nulla, nè nulla mutare contra i decreti de' Padri.» «Cotesto è vero, osserva il Santo, dove si tratti di decreti di diritto divino, come sono gli articoli di fede, determinati ne' concilii. Ma le cose di dritto positivo, stabilite da' santi Padri, sottogiaciono all'autorità del Papa; ed egli può o mutarle o dispensare in esse, secondo che vuole la opportunità de' tempi e dei negozii. Perciocchè tutto quello che i Padri accolti ne' concilii banno statuito, l'hanno potuto per la intervenzione dell'autorità del Pontefice, senza la quale neppure si può adunare il concilio [16].» LA DOTTRINA DI S. ANTONINO ARCIVESCOVO DI FIRENZE
INTORNO ALLA INFALLIBILITÀ DE' PAPI - La Civiltà Cattolica, anno XIX, serie VII, vol. IV (fasc. 446, 8 ott. 1868) Roma 1868, pag. 181-198.

Sono d'accordo con l'autore che la situazione non possono essere risolti in modo umano (siamo tutti nel buio e non possiamo vedere chiaro) ed in questo caso, la cosa migliore da fare è sospendere il giudizio come misura puramente prudenziale. Percchè, senza la risposta del magistero, tutte le posizioni sono difettose (anche la mia).

In particolare penso che tutti dovrebbero fare un movimento mondiale di preghiera, chiedendo a Dio la soluzione a questi problemi. Nel campo della teologia, umanamente parlando, è impossibile: ce solo problemi e quando risolvi uno, sorgono due ...

Dio ci aiuti tutti, perché siamo tutti nella stessa barca.

Ambrosius ha detto...

Una correzione

Dove si legge:

"Che, approvata da parte della autorità di un sinodo ecumenico, appartiene già al magistero della Chiesa, e, inoltre, per quanto riguarda la fede e la morale, è una regola prossima e quasi universale, che non è mai permesso ai teologi..."

Lo corretto è:

"Che, approvata da parte della autorità di un sinodo ecumenico, appartiene già al magistero della Chiesa, e, inoltre, per quanto riguarda la fede e la morale, è una regola prossima e universale della veritá..."

Me scusa...

Anonimo ha detto...

1 - La Civiltà Cattolica del XIX secolo, sostiene che il Concilio Ecumenico è per sé infallibile, (senza dipendere di nessuna dichiarizione solo della aprovazione del Papa):

2 - Paolo VI nella Lettera Cum Iam, parla del Concilio come infallibile:

Né la civiltà cattolica né Paolo Vi hanno proclamato dei dogmi, e l'inversione di tendenza è iniziata e non si fermerà.

Anonimo ha detto...

Sulla nuova concezione del Magistero di Padre Petrucci non possiamo che essere d'accordo, ho scritto le stesse cose.

Sta di fatto che per proseguire nella retromarcia, già innestata, dobbiamo farlo dal di dentro...

Grazie delle riflessioni, cerchiamo di alimentare la Speranza che non è incauto ottimismo!