Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 13 luglio 2012

Don Bux : « La Chiesa non è un concilio permanente »

Nella nostra attesa, non potevamo tralasciare questa tappa, speriamo significativa, segnata dalle parole di Mons. Bux, come ce le presenta La Porte Latine.  

In una intervista esclusiva a Riposte catholique, don Nicola Bux, consultore di numerose congregazioni romane, uomo di fiducia del Santo Padre, ci conferma che « l'analisi critica » del Vaticano II è legittima e che il Papa auspica di tutto cuore la riconciliazione con Écône.

1 – Don Nicola Bux, lei recentemente ha pubblicato, insieme al cardinal Brandmuller e a Mons. Marchetto un libro che presenta le chiavi di Benedetto XVI per interpretare il concilio. Si tratta di un punto sensibile nel processo di riconoscimento della Fraternità San Pio X...

NB : Una corretta ermeneutica è del resto la prima chiave data da Benedetto XVI nel suo famoso discorso alla Curia romana sull'interpretazione e l'ecumenicità del Vaticano II. Il rinnovamento, o la riforma, nella Chiesa non può operarsi che nella continuità, alla luce dell'indissociabile binomio “nova et vetera”.

Ora i documenti del concilio sono stati tirati fuori dal contesto della Tradizione della Chiesa e spesso utilizzati come espressione d’un aggiornamento che, invece di associare “nova et vetera”, ha mistificato il concilio, non ritenendone che la novità. Quindi, il concilio è stato trasformato in una sorta di ideologia, di un “super-dogma” comme ha affermato l'allora cardinal Ratzinger ai vescovi cileni (13 luglio 1988).[1]

C'è bisogno di una veridica presentazione storica del concilio come strumento d’aggiornamento ai sensi del “rinnovamento nella tradizione”.

Un aspetto generalmente trascurato della comprensione del concilio è quello del consenso, del modo in cui esso si forma. L'avanzamento che vi ci porta passa attraverso il dialogo tra opinioni diverse che sfociano nell'elaborazione di una sintesi, per lo meno per quanto riguarda la dottrina non definita e ancora in evoluzione – le novità non sono necessariamente definitive e irreformabili ma sono orientamenti che il magistero pontificio ordinario interpreta, precisa, e sviluppa ulteriormente.

Bisogna inoltre tener conto che i documenti conciliari non sono tutti, sia tra essi che al loro interno, della stessa natura. A questo proposito non vedo perché il Vaticano II dovrebbe sfuggire all'analisi critica alla quale sono stati sottoposti i precedenti concili.

2 – Nella nota della Congregazione per la Dottrina della Fede che illustra la nomina a sorpresa di Mons. Di Noia alla vice presidenza della Commissione Ecclesia Dei, è stato affermato che « La nomina d’un prelato di questo rango [arcivescovo, NDLR] ad un simile posto » rappresentava da parte del Papa un « segno della sua sollecitudine pastorale verso i fedeli tradizionalisti in comunione con la sede apostolica, ma anche del suo vivo desiderio di veder riconciliate le comunità non in comunione ». Mons. Di Noia è dunque l'uomo scelto dal Papa per giungere infine al riconoscimento della FSSPX ?

NB : Non bisogna avere alcun dubbio sulle intenzioni del Santo Padre che ha tanto a cuore la riconciliazione e l'unità dei cristiani. Ogni cattolico, come ho già suggerito, deve amare la tradizione ed è per questo “tradizionale”. Inoltre, nella Chiesa, chiunque riceve una carica non deve promuovere le sue idee ma servire la verità, in piena fedeltà all'insegnamento del Sovrano Pontefice.

A questo riguardo, abbiamo bisogno di una seconda chiave per interpretare non soltanto il concilio ma anche tutta la vita della Chiesa : quella della Fede. Non è un caso che Benedetto XVI abbia scelto di promulgare un Anno della Fede. In realtà, a cosa deve servire il dibattito sul Vaticano II se non a riscoprire la natura del cristianesimo, necessario alla salvezza dell'uomo ? Attraverso l'intelligenza della Fede i cristiani devono concorrere all'intelligenza della realtà. Ecco il contenuto essenziale della fede di cui il Papa ha compreso tutta l'urgenza che si ha di riaffermarla di fronte alla concezioni che riducono al fede ad un discorso, un sentimento o un'etica.

Dobbiamo pregare perché tutti nella Chiesa siano docili allo Spirito Santo, Spiritus unitatis.

3 – Mons. Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X e a questo titolo anche depositario dello specifico carisma di quella che è l'eredità di Mons. Lefebvre, si è molto esposto per permettere le condizioni di una riconciliazione. Può confermare che ciò che auspica il Santo Padre, non è negare la singolarità della FSSPX ma piuttosto metterla al servizio della Chiesa ?

NB : Nella Lettera ai vescovi scritta da Benedetto XVI in occasione della revoca delle scomuniche dei vescovi lefebvriani, il papa ha dimostrato che conosceva bene e che amava questa larga frangia di fedeli che sono anche suoi figli. I passi compiuti dal Papa sono ispirati dalla “pazienza dell'amore” che, secondo San Paolo, deve caratterizzare tutti i discepoli di Gesù.

Mons Fellay, anche lui, ha dimostrato di essere animato dalla stessa virtù e non dubito che la maggior parte della Fraternità, vescovi e sacerdoti in primis, saprà imitarlo preservandosi dall'orgoglio ispirato dal Maligno. Seguiamo Gesù che è dolce ed umile di cuore. Ogni vescovo, ogni sacerdote, ogni cristiano deve avere a cuore l'unità perché è il bene più prezioso, secondo San Giovanni Crisostomo. È stata pagata al prezzo del Preziosissimo sangue di Nostro Signore che, proprio prima della Sua Passione, ha precisamente pregato : “Ut unum sint”.

Infine, se anche qualcuno cadesse in errore, la Chiesa è indefettibile perché Gesù l'ha fondata sulla roccia della fede che Pietro rappresenta. La sua unità è “inamissibilis”, non potrà mai sciogliersi perché essa è come la tunica di Cristo, solennemente esposta quest'anno a Trêves : senza cucitura, d'un sol pezzo. Le divisioni tra cristiani non possono distruggere l'unità della Chiesa.

Il primato del Papa è superiore al concilio. E la Chiesa non è un concilio permanente. A Pietro ed ai suoi successori, il Signore ha dato il potere delle chiavi : di legare e sciogliere sulla terra ciò che Lui simultaneamente lega e scioglie nel Cielo.

Per fortuna, oltre alla Scrittura, i cattolici hanno nella persona del papa un anticorpo visibile contro il conformismo : come scrive Dante ne La Divina Commmedia, noi abbiamo “il pastore della Chiesa per guidarci ; ciò basta alla nostra salvezza”.

Che la Santa Vergine – come attualmente le chiede il Santo Padre – faccia in modo che la Fraternità accolga con fiducia la riconciliazione che le è offerta dal papa e possa conoscere anche un nuovo sviluppo per il bene di tutta la Chiesa cattolica.

Intervista di Vini Ganimara su Riposte catholique del 10 luglio 2012 - by La Porte Latine
(traduzione mia)
___________________________
1. Nota di Chiesa e post-concilio
« La verità é che questo particolare Concilio [Vaticano II] non ha definito alcun dogma, e ha deliberatamente scelto di rimanere a un livello modesto, come un concilio meramente pastorale; eppure molti lo considerano quasi come fosse un super-dogma, che priva di significato tutti gli altri concili » (Cardinale Joseph Ratzinger, Santiago del Cile 1988).

41 commenti:

DANTE PASTORELLI ha detto...

Non mi sembra che l'intervista presenti molti particolari di rilievo o novità degne di nota, anche se il tono pacato ed aperto s'inserisce in un recente contesto di durezze.
Don Bux esprime sostanzialmente fiducia nella paternità operosa di Benedetto XVI e nella serenità di giudizio della Fraternità, o almeno nella maggior parte d'essa, a cui rivolge un caloroso invito all'unità interna e con la S. Sede.
Si riconferma che il concilio non è il superdogma e che niente vieta che si possan avanzar riserve e critiche a documenti e parti di documenti.
Un'affermazione merita una debita attenzione: il Papa è superiore al concilio. E' una verità per noi lapalissiana, perché un concilio senza Papa non ha alcun valore ed i tanto fa magistero in quanto il Papa l'approva e ne promulga i decreti. Ma oggi come oggi il ribadirla appar quasi un atto di coraggio.

Unknown ha detto...

Il primato del Papa è superiore al concilio. E la Chiesa non è un concilio permanente..

Assolutamente daccordo su questa affermazione, ma và aggiunto che il Papa non è superiore alla tradizione della Chiesa, nella sua dottrina vera che altro non è che il parlare di Dio agli uomini, per mezzo della Chiesa, per la salvezza delle anime.

Ora è certissimo che durante l''ultimo concilio ci sia stata una deriva dottrinaria con delle novità totalmente al di fuori della vera dottrina della Chiesa di sempre, per esempio: L'ecumenismo attuale, il Novus Orror Missae, la Collegialità, la libertà religiosa,l'approvazione di autentiche sette eretiche (cammino neocatecumenale),il professare la dottrina diabolica del documento Nostra Aetate, ecc ecc...
Quindi in definitiva un Pontefice và seguito nel suo insegnamento, sempre che sia valida la sua elezione, e gli và riconosciuto il primato nella Chiesa, quella vera, ma quando un pontefice, come quelli del conciliabolo e successivi compreso quello attuale, insegnano dottrine contrarie alla dottrina della Chiesa di sempre, non và assolutamente seguito se non dove si rifaccia alla vera dottrina. Chi questo non fà perderà la sua anima e concorrerà alla perdita dell'anima anche del suo prossimo.


Mons Fellay, anche lui, ha dimostrato di essere animato dalla stessa virtù e non dubito che la maggior parte della Fraternità, vescovi e sacerdoti in primis, saprà imitarlo preservandosi dall'orgoglio ispirato dal Maligno.

Per quanto riguarda questa frase se la dovrebbe risparmiare dato che Bux segue tutte le novità del conciliabolo sotto un cosidetta obbedienza cieca che non ha senso, l'orgoglio l'hanno avuto sempre loro non certo chi a difeso la Chiesa dalle numerevoli demenze dottrinarie del conciliabolo...

jn ha detto...

vi pongo una domanda che vi sembrerà sciocca:
il Papa regnante, secondo voi, ci crede alla superiorità del papa sul concilio ?
e se ci crede, se è vero che egli ha il potere di "legare e sciogliere", perchè non provvede, dopo cento e più richieste in tal senso, a sciogliere se stesso e noi tutti dalla schiavitù quarantennale che ci tiene avvinti, come in un oscuro maleficio, a quei punti oscuri, quei nodi ambigui mai chiariti, che continuano a causare danni, derive e deviazioni dottrinali e dissipazione di Fede ?
perchè lascia intatti nodi, lacci e lacciuoli di inganno e confusione che soffocano l'intero Gregge, tenendolo vincolato e suddito PRATICO, cioè nei fatti quotidiani, di questo mitico concilio che pare un "cantiere permanente" ?

perchè non si decide finalmente a chiuderlo, quel cantiere di innovazioni continue ?

Anonimo ha detto...

L'affermazione che il Papa sia superiore al Concilio non ha senso nei confronti del Concilio Vaticano II che è stato accettato e approvato, come tutti i concili ecumenici riconosciuti validi, da un Papa.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Esatto. Ma siccome il concilio ha prodotto documenti equivoci e necessitanti di chiarimenti circa la continuità col Magistero precedente e la Tradizione, non è un altro concilio che li deve dare, amenoché non venga convocato ad hoc, ma il Papa. E l'interpretazione non dev'essere una petizione di principio, ma va adeguatamente argomentata e documentata. In caso contrario i testi conciliari siano dogmatizzati. Ma questo non può darsi perché il Papa ha già detto che lo scopo del concilio non era quello di formulare nuove definizioni e nuove dottrine.

Unknown ha detto...

L'affermazione che il Papa sia superiore al Concilio non ha senso nei confronti del Concilio Vaticano II che è stato accettato e approvato, come tutti i concili ecumenici riconosciuti validi, da un Papa.

Mi sa che la tua affermazionè fuori dalla dottrina della vera Chiesa, leggi qui:

http://www.cattolicesimo.com/ChiesaCostituzione/concili/concili.htm

Il CONCILIO è una legittima riunione di Vescovi per giudicare e stabilire qualche punto della dottrina o della disciplina ecclesiastica.
E’ provinciale quando vi convengono i Vescovi di una provincia ecclesiastica, che corrisponde presso a poco ad una regione; plenario - o nazionale - per tutti i Vescovi di una Nazione; E’ Ecumenico (dal greco oicumene = terra abitata) o generale, per tutti i Vescovi del mondo.
Tutti i Concili, eccetto gli Ecumenici non sono infallibili. Lo diventano solo in quei decreti, che vengono accettati nel magistero ordinario da tutti i Vescovi del mondo, o, quando
il Sommo Pontefice li fa suoi con la sua infallibilità, come avvenne per il Concilio di Cartagine (418) e di Orange lI (529).

Unknown ha detto...

continua...

Condizioni perché il Concilio sia Ecumenico
PER IL NUMERO è necessario che si radunino tutti i Vescovi del mondo. Tutti, in senso morale, e la totalità non viene meno se qualcuno è assente. Non è necessario che il loro consenso sia unanime. Potrebbe anche darsi che in qualche caso la proposizione infallibile fosse quella espressa da una minoranza, se a questa si unisce il consenso del Sommo Pontefice.
Secondo il CODICE DI DIRITTO CANONICO (Canone 223), sono chiamati al Concilio e in esso hanno voto deliberativo: 1 - I Cardinali, (oggi tutti sono Vescovi); 2 - I Vescovi residenziali, compresi quelli non ancora consacrati; 3 - Gli Abati e prelati nullius (1); 4 - Gli Abati Primati, gli Abati Superiori delle Congregazioni monastiche e i Padri Generali delle Religioni clericali esenti, non gli altri, a meno che il decreto di convocazione non stabilisca altrimenti. Anche i Vescovi titolari, chiamati al Concilio, hanno voto deliberativo, a meno che, nella convocazione, non sia stabilito altrimenti. Al contrario i Teologi e Canonisti, che fossero invitati, hanno voto solo consultivo. (I Vescovi residenziali sono i Vescovi cui è affidata una Diocesi; i Vescovi Titolari sono i Vescovi che con altro ufficio hanno il titolo di una antica Diocesi, nella quale oggi non risiede più il Vescovo, non essendo più in territorio cattolico. Gli abati e Prelati nullius reggono territori o gruppi di fedeli, con autorità ordinaria come il Vescovo, senza dipendere da nessun Vescovo, ma direttamente dalla S. Sede).
PER LA CELEBRAZIONE. Solo il Romano Pontefice ha il potere
1 - di CONVOCARE il Concilio ecumenico;
2 - di PRESIEDERLO personalmente per mezzo dei suoi legati dando le disposizioni per l’ordine da osservarsi, per le cose da trattare, per continuare, sospendere, concludere. Se durante il Concilio il Papa muore, il Concilio resta sospeso immediatamente;
3 - di CONFERMARLO, poiché il Concilio rappresenta tutta la Chiesa, e non la rappresenterebbe senza il Papa che ne è il Capo.
4 - di PROMULGARLO, cioè di pubblicarlo ed intimano ai fedeli.
(Quando anticamente gli Imperatori convocavano i Concili questa convocazione era solo materiale, per superare pericoli e difficoltà, sicurezza di viaggi, ecc., ma l’Imperatore non entrava nelle decisioni ecclesiastiche. La convocazione formale era fatta solo dal Papa, almeno colla approvazione successiva, altrimenti non avrebbero avuto valore di Concilio ecumenico).

Il Concilio non è superiore al Papa
I Febroniani e Gallicani sostenevano che il Concilio è superiore al Papa e che a quello si può appellare contro le decisioni del Sommo Pontefice. Questa dottrina fu condannata nel Concilio Vaticano I; le definizioni pontificie sono inappellabili e quindi, irreformabili.
Intanto si deve ricordare che, perché il Concilio sia ecumenico, è necessario il Capo. il Papa che «conferma i fratelli» non i fratelli il Papa.
Però l’autorità del Concilio non è soltanto una estensione della autorità pontificia, almeno nelle cose dogmatiche. Anche i Vescovi uniti col Papa, hanno l’assistenza dello Spirito Santo e con Lui definiscono la dottrina cattolica.

Anonimo ha detto...

Dice Padre Lanzetta:

"Nel corso dei secoli molte sono state le insidie da affrontare per custodire e trasmettere il Depositum fidei apostolico, arricchito degli approfondimenti della Fede viva della nutrita schiera dei Padri e dei Santi e spesso proprio anche dal confutare e rigettare le eresie di volta in volta emergenti. Assistiamo quindi alla contrapposizione tra la fede della Chiesa e le varie eresie di ogni tempo. "Dopo il Vaticano II, però, -scrive P. Lanzetta- si assiste a qualcosa di nuovo: è la stessa Chiesa ad essere colpita da una profonda crisi. Una crisi d’identità. È nel suo interno che si mettono in discussione i dogmi: o li si vuole superare in nome di un meta-dogmatismo o – ciò che sembra abbia prevalso – li si vuole arrestare ad ogni costo al Vaticano I, per dare una svolta nuova all’Assise ultima: quella della conciliarità. Che presto diventa neo-conciliarismo."

Anonimo ha detto...

Inoltre, è noto che nella storia il “conciliarismo” è conosciuto come l’eresia che sottomette il Papa al Concilio ecumenico.

I prodromi dell'attuale post-conciliarismo erano già presenti nella Chiesa con la "nouvelle théologie" che sappiamo quanto compromettesse la filosofia tomista, che è l'impalcatura che tiene insieme filosofia e teologia nella Tradizione. E sappiamo anche quanto influsso abbiano avuto sul concilio le idee di De lubac, insieme a quelle di Daniélou, Fessard, Bouillard, von Balthasar, Rahner, Hegel quante suggestioni di Tehillard de Chardin ritroviamo in molte parti del cosiddetto "magistero autentico".

La questione è complessa. Il problema è estrarre dal calderone delle idee e delle spinte innovatrici, la vena aurea della Tradizione autentica. E non è compito di teologi né di semplici credenti, che possono solo dare dei contributi ma non hanno il carìsma magisteriale; è compito della Chiesa Docente nella sua veste dogmatica, luminosamente definitoria, nella persona del Pontefice... quando sarà. Perché prima o poi avverrà.

Blogger Andrea su Fides et Forma ha detto...

A proposito di influssi sul concilio:

"A proposito di padre Congar, vedo da Wikipedia che egli nacque a Sedan, città di frontiera tra Francia e Belgio e luogo del crollo dell' "Impero" di Napoleone III di fronte ai Prussiani, al quale seguì (pochi giorni dopo) l'occupazione di Roma da parte dei Piemontesi.

Vorrei ricordare la sua affermazione della "necessità di cancellare 1700 anni di struttura costantiniana della Chiesa" per "tornare alla pura fede dell'epoca delle Catacombe". Questo è il vero nucleo della catastrofe postconciliare: il rifiuto della Civitas Christiana (civiltà cristiana) in favore della IMMEDIATA -né Stato, né Chiesa, né ius naturale- adesione dei SINGOLI a Dio ("Ispirante", non "Rivelante")"

Gh. L. ha detto...

stento a credere a quanto ho letto:

"per lo meno per quanto riguarda la dottrina non definita e ancora in evoluzione"

Evoluzione della dottrina non ancora definita!!??
Rimango senza parole...

Senza contare che qui si parla tanto, ma si dimenticano le definizioni infallibili del Magistero precedente sorvolate SENZA VERGOGNA.. come se niente fosse, come se non esistessero!
Ma qui siamo alla frutta...

San Pio X intercedi per noi.

hpoirot ha detto...

alla gente come don Bux (che come diceva mic pochi giorni fa "sono nel formaggio e difendono un po tutto") vanno posti degli aut-aut netti e chiari: Quanta Cura o Lumen Gentium? i piedi in due scarpe.

"Una corretta ermeneutica è del la prima chiave data da Benedetto XVI" bla bla bla...

andiamo al sodo: Quanta Cura o Lumen Gentium?

Gederson Falcometa ha detto...

Non ho letto alcuna analisi del Concilio per la sua premessa iniziale, ciò è quello che ha motivato la sua convocazione. Nella occasione, hanno detto che era quello di rendere la dottrina cattolica, più accessibile all'uomo moderno. Tuttavia, un Concilio che produce testi equivoci e ha bisogno di una ermeneutica della continuità, non rende la dottrina più accessibile, ma il suo acesso diventa più difficile ai cattolici (immagina agli uomini moderni). Se pensiamo oggettivamente e chiediamo: che cosa ha insegnato il Concilio? Non possiamo dire ciò che ha insegnato, quindi, sicuramente non ha diventato la dottrina cattolica più accessibile a nessuno uomo. È più facile comprendere l'insegnamento della Chiesa, nei scritti e gli atti del Magistero pre-conciliare, che compreendere l'insegnamento dati dal Concilio e dal magistero post-conciliare.

Mi sembra, tutto ciò che è stato fatto in occasione del Concilio, serve solo lo scopo di introdurre la Nouvelle Theologie nella Chiesa. Prima del Concilio vi erano misteri della nostra fede che si poteva capire per nostra ragione, dopo di lui, tutto è diventato mistero (sia atti o insegnamenti del Concilio, come del magistero). Questo non è sicuramente diventare la dottrina cattolica più accessibile a chiunque...

DANTE PASTORELLI ha detto...

ANONIMO (ma che malcostume questo non darsi almeno un nick!) ha scritto:
"L'affermazione che il Papa sia superiore al Concilio non ha senso nei confronti del Concilio Vaticano II che è stato accettato e approvato, come tutti i concili ecumenici riconosciuti validi, da un Papa".

CRUCCAS ha risposto:
"Mi sa che la tua affermazionè fuori dalla dottrina della vera Chiesa" ed ha snocciolato una serie di citazioni che a noi non neofiti son ben note.
E' chiaro che Cruccas non ha capito il senso e la correttezza dottrinale dell'affermazione da me quotata ed integrata.
Cristo ha affidato il Magistero al collegio degli Apostoli dopo aver costituito Pietro, col suo primato, pastore supremo della Chiesa. Dunque, il Papa, successore di Pietro esercita il suo magistero supremo o personalmente o in comunione con i vescovi, successori degli apostoli, che a Pietro sono subordinati.
Dunque, anche il Vaticano II in tanto è concilio valido in quanto approvato dal Papa che ne ha promulgato i documenti.
Non ha senso, quindi, parlare di superiorità del Papa riferendosi al Vaticano II come a qualsiasi concilio una volta che i testi di tali concili siano stati approvati dal Pontefice, perché quel magistero conciliare è diventato magistero pontificio in comunione coi successori degli apostoli tramite l'approvazione di Pietro.

Cerchiamo di non dar con faciloneria, accesi da sacro fuoco, patenti di eretico a destra e a manca senza un minimo di riflessione e cerchiamo di ragionare invece di presentarci come maestri - spesso improvvisati -.

DANTE PASTORELLI ha detto...

GH.L.

Ma è chiarissimo che don Bux - che altrove si arrampica sugli specchi - qui correttamente stabilisce una precisa distinzione tra i documenti o parti di documenti conciliari che ribadiscono una dottrina definita e i documenti che presentano dottrine non definite, orientamenti pastorali e, come tali, quindi passibili di riforma ed evoluzione, approvazione definitiva o modifica da parte o di un altro concilio o direttamente da parte del pontefice nel suo magistero ordinario o solenne.

DANTE PASTORELLI ha detto...

M'è partita la connessione: qui in campagna va e viene a piacimento, per cui una parte del mio intervento in risposta a GH.L è sparito. Non mi ripeto o dilungo.
Dico solo che in sostanza mons. Bux ritiene, e giustamente, che nel concilio: 1) ci son affermazioni che ribadiscon la dottrina di sempre e questi son da ritenersi definitivi, e non potrebb'esser diversamente; 2) ci son orientamenti teologici e pastorali che non costituiscon magistero infallibile e che pertanto non son da ritenersi definitivi e, di conseguenza, possono esser approfonditi e meglio precisati o corretti (in evoluzione).

Gederson Falcometa ha detto...

"ci son orientamenti teologici e pastorali che non costituiscon magistero infallibile e che pertanto non son da ritenersi definitivi e, di conseguenza, possono esser approfonditi e meglio precisati o corretti (in evoluzione)".

Dante,

Don Bux ritiene l'insegnamento del Concilio in sè stesso, egli non considera il rapporto di questi insegnamenti, con il insegnamento del magistero precedente. Contro le dichiarazioni pastorale del concilio, abbiamo documenti dogmatico di Pio IX; Quanta Cura e il Sillabo. Allora, quello che parla Don Bux sul magistero conciliare non essere superiore al magistero dei Papi, è almeno difficile da capire, se davvero fosse così, le dichiarazioni pastorali, non poteva sostituire i documenti promulgati di cima della Cattedra di San Pietro, per Pio IX.

Un saluto dal Brasile

Gh. L. ha detto...

Il Magistero è già stato tutto perfettamente esplicitato, alcune cose forse potranno essere messe meglio in luce, in chiaro, certo, ma non potranno mai essere passibili di evoluzione, cioè di trasformazione anche minima.
Come l'evoluzione nella biologia è una farsa così l'evoluzione dei dogmi è un eresia.

jn ha detto...

Non ho letto alcuna analisi del Concilio per la sua premessa iniziale, cioè quello che ha motivato la sua convocazione. Nella occasione, hanno detto che era quello di rendere la dottrina cattolica, più accessibile all'uomo moderno.
Tuttavia, un Concilio che produce testi equivoci e ha bisogno di una ermeneutica della continuità, non rende la dottrina più accessibile, ma il suo acesso diventa più difficile ai cattolici
(immagina agli uomini moderni).
Se pensiamo oggettivamente e chiediamo: che cosa ha insegnato il Concilio? Non possiamo dire ciò che ha insegnato, quindi, sicuramente non ha reso la dottrina cattolica più accessibile a nessuno uomo....

Grazie Gederson!
E' quella domanda che tantissimi piccoli fedeli come me ripetono da anni sui blog, visto che in parrocchia è proibito parlarne, i preti esaltano il concilio senza spiegare a che cosa esso sia servito, (tutti zitti bevono le lodi di regime....) ma nessuno mi vuol dire quali siano i FRUTTI del concilio che hanno fatto crescere il popolo nella Fede cattolica !
tutti restiamo da 47 anni in attesa di vedere i frutti buoni (o il presunto filone d'oro che sta nel fango della confusione di linguaggio...)

CHE COSA ci ha insegnato di buono e di nuovo il cv2 ? nulla, assolutamente nulla.
In compenso ha portato un mare di danni alla Fede.
Io continuo a chiedere: la parola di Gesù vale o non più ? se Gesù ci dice: Dai frutti li riconoscerete, perchè non riusciamo a prendere atto con umiltà di questo vero fallimento ?
Non solo NON HA RESO La dottrina più accessibile, MA al contrario, l'ha resa incomprensibile, l'ha oscurata con la fasulla santità dei pentecostal-carismatici di ogni gruppo e con alterazioni gravissime nella Messa e nell'insegnamento della Dottrina, oggi del tutto stravolta rispetto al passato.
I frutti pessimi che tutti vediamo, sono lì, enormi, crescono, peggiorano....e noi dobbiamo fingere di non vederli ?
ah..dobbiamo aspettare che un prestigioso giardiniere faccia spuntare, in un mitico futuro, quei frutti che sono ancora sui rami (in boccio): ma questo lo sosteneva L. Suenens.
Ciò si chiama UTOPIA: si rifiuta la realtà dei fatti, sempre più solare, accecante.
Potrebbe mai questo papa dire che il concilio ha fallito i suoi scopi -cosa che è la pura e semplice verità ?
non può, perchè continua, come leggiamo spesso, ad esaltarlo come conquista della Chiesa -punto di non-ritorno- e raccomandarlo come testo-base per la fede cattolica.

Un testo-base della Fede che non insegna nulla anzi rende oscura la Dottrina ? come accade questa cosa assurda ?
e lui, il Vicario di Crist non si assume la responsabilità, che -come qui state giustamente ricordando- spetta a lui e a lui solo, di chiarire i punti oscuri, con definizioni "luminose" al fine di rendere CHIARO alle pecore l'apprendimento della Dottrina che il cv2 voleva trasmettere ?

Gederson Falcometa ha detto...

Cara Ester,

E 'un piacere di servire e sono felice di non essere da solo. Me sembra essere essenziale sapere quello che i difensori del Concilio dicono, per rendere la dottrina cattolica più accessibile all'uomo moderno. Se avessimo l'analisi da un teologo, sarebbe per noi una grande grazia.

Un saluto dal Brasile

Gederson Falcometa ha detto...

"Il primato del Papa è superiore al concilio. E la Chiesa non è un concilio permanente".

Don Bux nella sua analisi non prende in considerazione il rapporto del Concilio, con l'insegnamento precedente. Contro ogni dichiarazione conciliare, c'è un insegnamento infallibile papale (come ad esempio il Syllabus per la Gaudium et Spes, Quanta Cura per la libertà religiosa e Mortalium animos per Unitatis Redintegratio...), contro i documenti dogmatici, come Dei Verbum, ci sono documenti del Tridentino e del Vaticano I o contro Lumen gentium, c'è Mystici Corporis del magistero ordinario infallibile di Pio XII. Per rendere giustizia alla richiesta di mons. Gherardini e non parlare ma dimostrare continuità con la tradizione, non è abbastanza parlare, è necessario dimostrare la continuità con dottrina della precedente.

Un saluto dal Brasile

jn ha detto...

L'evoluzione dei dogmi è eresia.

Bravissimo Gh. L.
Perciò giustamente lei invoca :
"S. Pio X intercedi per noi", e lo invoco anch'io .
Finalmente !
Ha capito adesso a che punto siamo ?
Sta aprendo ora gli occhi sull'infezione STORICISTA-evoluzionista che si propaga tra i tradizionalisti ?
Lo vede che tremendo virus, che impregna tutto il concilio, e che da esso viene propagato attorno, per decenni e ancora oggi, infettando anche tanti tradizionalisti che vogliono difenderlo a tutti i costi, e vengono contagiati dall'evoluzionismo, e non se ne accorgono neppure ?
Ecco la maledizione dello storicismo, l'utopia MARXISTA applicata alla Chiesa, e del modernismo relativista (contestualizzare, parola d'ordine!) che come un serpente velenoso implacabile penetra in tutti gli angoli dell'Ovile, nelle coscienze oscurate, pure tra i convinti fedeli della Dottrina perenne.

Il cv2 è micidiale come una centrale nucleare che espande le sue radiazioni addosso a chiunque gli si avvicini con la buona intenzione di "risanarlo, chiarirlo, spiegarlo, analizzarlo, INTERPRETARLO". Allora egli viene CONTAMINATO, senza scampo !
Nessuno è immune da questo pericolo, neanche mons. Fellay nè i suoi seguaci. Ogni giorno si palesa quanto abbia ragione p. Avril:
''Chi si vuole "conciliante" diventa "conciliare"....''
Bisogna difendersi dall'epidemia, sottrarvisi, guardando la realtà con occhi disincantati, alla luce del Vangelo:
Dai frutti li riconoscerete

DANTE PASTORELLI ha detto...

Qui si tenta di trasformare le affermazioni di don Bux, necessariamente stringate perché proposte in un'intervista, in un trattato teologico. Se fosse stato un trattato o un saggio, allora si sarebbero dovuti prender in considerazione altri aspetti della questione.
Quindi, se non il monsignore ha messo in relazione gli orientamenti pastorali e le posizioni teologiche apparse nel concilio col precedente magistero è perché la forma del discorso non comportava questa necessità: a Bux interessava soltanto dire che ci sono nel concilio documenti che vanno studiati, vagliati ed eventualmente modificati.
Che la continuità debba esser dimostrata, mi sembra che io lo vada ripetndo in continuazione da anni.

Quanto alla tesi di GH.L che il Magistero è già stato tutto esplicitato, è una boutade senza senso. GH.L. confonde Rivelazione e Magistero. Ragazzi, riflettete un po' prima di scrivere.
Se il Magistero fosse stato tutto perfettamente esplicitato (quale Magistero? E' finito quando?) non avremmo bisogno della gerarchia.
Certamente non è da mettere in dubbio il Magistero infallibile precedente ed il nuovo Magistero dev'esser uno sviluppo organico, eodem sensu eademque sententia del precedente. Ma non mi sembra che questo sia il caso di don Bux nell'intervista in questione.

Gh. L. ha detto...

La ringrazio per il bravissimo, senz'altro immeritato, Ester.
Non ho aperto gli occhi, sono anni che professo, per quel che posso, la tradizione in rete e fuori. Le ribadisco qui, che Fellay è un grande vescovo, e che ha fatto appieno il suo dovere di cattolico tradizionale e di superiore, per il resto siamo d'accordo, finchè non si esce dal Magistero. Saluti

jn ha detto...

la famosa continuità, araba fenice della Chiesa aggiornata al mondo grazie al cv2, viene ripetuta acriticamente da tanti come uno slogan, riecheggia qua e là nel web (v. nome blog "ermeneuticofcontinuity": e la gente semplice che deve capire ? nulla da capire: parola magica, apriti sesamo, se l'ha detta il Papa, funzionerà...); parola sofisticata, per circoli intellettuali (non per i piccoli cattolici che chiedono dentro di sè come SALVARSI l'anima, se per caso fosse necessario o utile il cv2) parola misteriosa ignota al Gregge, e che serve unicamente all'utopia del mitico/ambiguo concilio-che-un giorno-lontano sarà SVELATO nei suoi oscuri misteri.

Cioè ci vien detto (implicitamente): ripetete la parola ed essa come per incanto si avvererà.

Non sarà dimostrata la continuità, per il semplice fatto che non esiste continuità tra il cv2 e il Magistero precedente.

Anonimo ha detto...

Abbiamo il comunicato da Ecône. Ho già messo il post

Gederson Falcometa ha detto...

Quello che ho detto, non è trasformare l'intervista Don Bux in un trattato teologico. Il problema in questione è la questione di principio: i problemi del concilio, è il rapporto con l'insegnamento del Magistero precedente. Così, non si può dire che la materia trattata dalle dichiarazioni conciliare sono pastorale, se per loro, il magistero pre-conciliare aveva risposto in modo dogmatico.

Se questo non è esposta, la questione delle dichiarazioni diventano infatti pastorale e l'insegnamento dogmatico se perde. Un piccolo errore di principio, diventa grande nel fine, come ha detto san Tommaso.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ma queste cose che ben conosciamo con l'intervista di Bux non c'entrano. Don Bux intendeva mettere precisi paletti sulla effettiva esistenza di documenti conciliari privi di valore magisteriale definitivo e quindi intendevas dire che questi documenti sono discutibilissimi e passibili non solo di diversa interpretazione ma anche di correzione e sviluppo in altra direzione. E' una mano tesa alla S.Pio X.

DANTE PASTORELLI. ha detto...

Non sarà dimostrata la continuità, per il semplice fatto che non esiste continuità tra il cv2 e il Magistero precedente.
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Ester, leggi il libro di don Bruneoro Gherardini su Barth. E vedrai come la verità tradizionale uscita dalla porta rientra dalla finestra in diversi documenti. E certo don Brunero non è tenero col Vaticano II.
Nessuno di noi nutre dubbi sugli equivoci del Vaticano II per il suo linguaggio e per affermazioni teologiche non condivisibili, almeno così come sono esposte.

Gh. L. ha detto...

Mi scusi Dante, il Magistero della Chiesa è l'insegnamento con il quale si conserva e si trasmette il Deposito delle Fede che non si evolve nè nei dogmi, essendo fissi ed immutabili, nè sostanzialmente nella dottrina che è fissata dalla consuetudine della Tradizione.

Quindi il Magistero, nelle sue fondamenta, è finito da tempo.

Il progresso che può portare la Gerarchia può essere solo nella conoscenza ma non nella sostanza.

Permette dunque, che davanti all'evidenza lapalissiana che il CVII abbia sovvertito proprio definizioni solenni, seguendo l'eresia dell'evoluzione dei dogmi, l'esprimersi con la frase "la dottrina non definita è ancora in evoluzione" denoti una formulazione del tutto inappropriata, anche innanzi ad una difesa della tradizione?

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ho chiesto: quando è finito il Magistero? E quale Magistero? Solenne, Ordinario, solo autentico?
Ho affermato: Certamente non è da mettere in dubbio il Magistero infallibile precedente ed il nuovo Magistero dev'esser uno sviluppo organico, eodem sensu eademque sententia del precedente. Ma non mi sembra che questo sia il caso di don Bux nell'intervista in questione.

Il Magistero, ho detto dunque, si sviluppa, quindi si evolve tramite una più approfondita conoscenza della Rivelazione e della Tradizione e del Magistero precedente.
Quando si parla di evoluzione del dogma si intende sempre l'evoluzione nella conoscenza e nella formulazione, vale a dire evoluzione estrinseca o soggettiva.
Pur rimanendo immmutabile nella sostanza oggettiva, il dogma, il Deposito della fede nelle loro formulazioni del Magistero precedente non sempre riescono a far brillar tutta la loro ricchezza. Dunque il Magistero è perfettibile in questo ambito da me sottolineato e bene, mi sembra. Ed il perfezionamento, che scopre forme più pienamente espressive della verità, spetta al Magistero della Chiesa. Il quale, quindi, non è mummificato. E' magistero vivo, ch'è cosa diversa da magistero vivente. E qui MIC può dar lezioni.
Quanto alle dottrine non definite nel Vat. II: afferma don Bux che nel concilio ci sono posizioni teologiche, ipotesi dottrinali, atteggiamenti pastorali che non sono dottrine definite, e dunque son discutibilissime e posson esser riformulate e corrette.
Non specifica a quali posizioni si riferisca, ma non è difficile comprendere. Non riesco a capire dove possa esser l'eresia in tesi del genere, soprattutto in considerazione che il concilio non ha niente codificato in canoni.

Insomma: la Verità è stata esplicitata ma è passibile di una formulazione più completa, ed a questo provvede il Magistero. Parlare di Magistero esplicitato una volta per tutte come minimo genera una confusione terribile. Ed atenzione, si può cader nell'errore di far un tutt'uno irreformabile di Rivelazione, Tradizione e Magistero, e questo impedirebbe di trar dallo scrigno cose antiche e cose nuove.

Ghergon ha detto...

Purtroppo, mi permetta Dante, devo ribadirle, che a mio avviso, sia impossibile usare il termine "evoluzione" in dottrina senza generare un enorme confusione nel fedele, poichè "evoluzione" ha un significato ben preciso, univoco, che è quello di mutazione e di trasformazione.

Nella Verità Rivelata e nella Tradizione. e qui ci troviamo d'accordo, nulla muta, e nulla si trasforma essendo tutto è fisso ed immutabile.
Quindi affermare che:
"Il Magistero, ho detto dunque, si sviluppa, quindi si evolve tramite una più approfondita conoscenza della Rivelazione e della Tradizione e del Magistero precedente"
Necessita sempre di quella precisazione che lei ha dovuto, per forza di cose, stavolta fare, anche rimarcando sotto:
"Quando si parla di evoluzione del dogma si intende sempre l'evoluzione nella conoscenza e nella formulazione, vale a dire evoluzione estrinseca o soggettiva"
Ma mi dica, senza la precisazione dialettica, il Magistero dove si evolverebbe?
Da nessuna parte.

Guardi ho una vasta biblioteca preconciliare, lei afferma che sia usuale che quando si parli di "evoluzione del dogma" lo sia nel senso di "evoluzione della conoscenza estrinseca o soggettiva", io le affermo e le posso assicurare che non ho mai letto il lemma "evoluzione" in nessuno di quei dotti testi se non in chiaro ed esclusivo riferimento agli errori dei modernisti e alla loro volontà di mutazione oggettiva dei dogmi.
Quindi, dal canto mio, preferisco attenermi a quegli illustri e Santi autori tradizionali senza usare termini ambigui.
Per quel che riguarda Bux, lui lo usa applicato alla dottrina non definita e visto che afferma la possibilità dei mutamenti dottrinali spero siano mutabili, sì, ma solo nel senso esclusivo di quella INVOLUZIONE, rapida e subitanea che tutti vorremmo, nei confronti di quella nefasta mutazione genetica che è il CVII.

Anonimo ha detto...

Guardi ho una vasta biblioteca preconciliare, lei afferma che sia usuale che quando si parli di "evoluzione del dogma" lo sia nel senso di "evoluzione della conoscenza estrinseca o soggettiva", io le affermo e le posso assicurare che non ho mai letto il lemma "evoluzione" in nessuno di quei dotti testi se non in chiaro ed esclusivo riferimento agli errori dei modernisti e alla loro volontà di mutazione oggettiva dei dogmi.

Quel che sostiene Dante l'ho sempre sostenuto anch'io: non è il dogma che si evolve, ma la nostra comprensione soggettiva, grazie all'approfondimento che ci è dato dalla vita di Fede e dalla Grazia.

Non avrei mai difficoltà nell'uso di termini (come "evoluzione" ad esempio) quando se ne ha ben chiaro il significato.

Del resto lo stesso mons. Gherardini usa il termine in modo inequivocabile:

"...La Tradizione è ininterrotta inalterata fedeltà della Chiesa al proprio atto di nascita, ai suoi principi vitali. Con cristallina chiarezza e profondità teologica, mons. Gherardini ha mostrato l’antitesi tra la “tradizione vivente” – di conio modernista, storicista e soggettivistico, che esclude la continuità e sancisce una rottura sempre nuova, perché “vivente” non è la tradizione, ma il principio che la neutralizza – e la “ermeneutica teologica evolutiva”, perché Tradizione e fissità non stanno insieme. Infatti chiunque voglia dare un nome ai criteri interpretativi di cui si avvale deve farlo secundum normas teologicae interpretationis; il che esclude tutti i criteri immanentistici antropocentrici e storicisti post illuministi che si ispirano al sentimentalismo, al romanticismo e forniscono di volta in volta unicamente risposte a domande contingenti, pretendendo di conformare il dogma e la dottrina alle molteplici variazioni del fragile pensiero umano, anziché ancorarli alla Divina Rivelazione. L’ermeneutica teologica definita della “continuità evolutiva”, esclude tutti quei criteri immanentistici che si sono imposti, dall’Illuminismo ad oggi, sia alla filosofia che alla teologia.

Anonimo ha detto...

...aggiungo per completezza:

"Gli Apostoli ci hanno lasciato quanto da Cristo avevano ricevuto ratione ecclesiae, non i carismi personali ma le verità riguardanti la Fede e la Chiesa. Successio et Traditio: al successor viene trasmesso un deposito di cui diventa custos et traditor, ossia custode e trasmettitore di quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est. Tradizione da tradere: trasmettere, consegnare, comunicare; il che implica l’atto, il contenuto, l’Autorità che trasmette la sapienza metabolizzata dalle più lontane generazioni consegnata alla presente da consegnare alle future. Paolo a Timoteo afferma che la grazia ricevuta con l'imposizione delle mani lo abilita a trasmettere la verità ricevuta a uomini 'sicuri'. Ecco già in atto la catena della successione apostolica. Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'. I Padri la chiamano Traditio Dominica o Traditio Apostolica “lo Spirito Santo vi ricorderà tutte le cose che vi ho insegnato io” (Gv 14, 26). L’insufflatio dello Spirito non ha per oggetto una o più, ma “quaecumque dixero vobis”: tutte le cose, acquisizioni sempre più approfondite, nova et vetera (Gv 16,13)."

Marco Marchesini ha detto...

io le affermo e le posso assicurare che non ho mai letto il lemma "evoluzione" in nessuno di quei dotti testi se non in chiaro ed esclusivo riferimento agli errori dei modernisti e alla loro volontà di mutazione oggettiva dei dogmi.

Ghergon.
Il Casali nel suo Compendio di teologia dogmatica (pag. 122) ed il Cartechini nel suo capolavoro sulle note teologiche (108) parlando di evoluzione del dogma in senso cattolico.
Usano esplicitamente il termine "evoluzione". Giustamente l'evoluzione modernista è condannata, ma il termine a mio avviso è corretto.

Marco Marchesini

Ghergon ha detto...

Purtroppo caro Marco rimango della mia idea, forse studierò testi troppo antiquati, ma come vede anche il Casali a pag 122 dell'edizione digitale tiene a precisare: "SOLO in questo si può parlare di progresso O evoluzione del dogma: progresso ed evoluzione soggettiva della conoscenza e non oggettiva nella sostanza, che resta sempre la medesima"
Termine che quindi resta ambiguo e che abbisogna sempre di una meticolosa precisazione, tant'è vero che il Casali predilige nel titolo "ci può essere progresso dei dogmi"? E non evoluzione dei dogmi.
Termine che senz'altro è da preferire.

DANTE PASTORELLI ha detto...

GHERGON, quello che dici che ho meglio precisato era già contenuo nei precedenti interventi, vi ho insistito ampliando l'argomentazione per fartelo capire meglio.
Quanto al termine evoluzione parlando di dogma, non so quali testi tu abbia, sia pur preconciliari, però è sufficiente far meno fatica che sfogliar pondeosi testi: basta che tu prenda il Dizionario del Piolanti o quello dello Zoffoli alla voce "dogma" e vi troverai la definizione più o meno con le parole che io ho usato, anche se non ho qui con me in campagna i miei libri, ma son pagine che conosco bene,
Purtroppo rinadisco che tu fai un tutt'uno di Rivelazione, Deposito e Magistero.
Non mi hai ancora reso edotto su di un punto fondamentale: quando il Magistero è terminato? La Rivelazione si è conclusa con la morte dell'ultimo Apostolo, il Magistero quando e con chi?

Ghergon ha detto...

Dante, ho recuperato il Parenti Piolanti, perchè anch'io sono fuori per lavoro e la biblioteca è a casa in Toscana: a pagina 105 specifica che in contrapposizione all'eresia dell'evoluzione dei dogmi, intrinseca, dei modernisti, la Chiesa concede un' evoluzione estrinseca che riguarda esclusivamente, non il dogma, ma la conoscenza del dogma da parte del fedele.
Ma lo concede diametralmente solo per confutare l'eresia dell' EVOLUZIONE oggettiva dei dogmi, dei modernisti.
Difatti il termine "sà molto" di eretico e. a mio avviso, non può essere ricontestualizzato così a cuor leggero se non per veicolarlo immediatamente nell'ottica della giusta dottrina e magari cancellarlo definitivamente.
Il Ludovico Ott, nel suo compendio di teologia Dogmatica, difatti non lo usa e preferisce "sviluppo" e il Casali, che lo mette ben in secondo piano, usa il più consono "progresso":
L.Ott
2. Lo sviluppo dogmatico in senso cattolico.

a) Il dogma nel suo aspetto materiale, cioè quanto alle verità rivelate, progredì sostanzialmente sino a che la rivelazione non raggiunse il suo punto culminante e il suo termine in Cristo (Cfr Ebr.1,1).
Gregorio magno dice: "Con il progredire del tempo accrebbe la conoscenza dei padri spirituali; infatti nella scienza del Dio onnipotente Mosé fu più illuminato che Abramo, i profeti più di Mosé, gli apostoli più dei profeti" (In Ezechielem lib.2, hom.4,12)

Darwin nel Magistero non funziona.
Per quanto riguarda la spiegazione che mi chiedevi non ho capito dove io confonderei Magistero, Deposito e Rivelazione... sopra vedrai che ho scritto che è nelle fondamenta che il Magistero è stato esplicitato e difatti, l'insegnamento della Chiesa, non aggiunge nulla di nuovo nella sostanza, non presuppone cambiamenti ma si attiene solo a ribadire, se è il caso, in maniera nuova, approfondita o meglio esplicitata le stesse medesime verità contenute nella Scrittura e nella Tradizione.
Trattasi di un lavoro di mediazione, interpretazione, attualizzazione e trasmissione dell' insegnamento divino, ma sempre collegato alla Tradizione ricevuta che non muta e che ha delle fondamenta fisse. Quindi il Magistero, come insegnamento della Chiesa, è stato esplicitato benissimo in numerose Encicliche e Catechismi da secoli, e nuove riformulazioni per il volgo moderno non saranno mai un evoluzione, cioè un mutamento, o una trasformazione, ma solo un "cambiar vestito" per delucidare meglio il "discorso"...ma riaffermo meglio di come è già stato fatto per duemila anni non si può.
Spero che la spiegazione sia migliore. In realtà diciamo la stessa cosa, solo che personalmente ritengo sia da rigettare totalmente il significato e l'applicazione del termine "evoluzione" in dottrina in qualsiasi modo lo si intenda: "evoluzione" "evil azione" è un termine esclusivamente riadattato per colpire la Chiesa e la Creazione- nei dizionari dell'ottocento le evoluzioni erano solo quelle dei cannoni- essendo ormai dimostrato l'evoluzione della spcie essere solo una farsa biologica, ed oltretutto e soprattutto, perchè è il termine usato dai modernisti per la famosa eresia, quindi non capisco come sia tanto di moda oggi usarlo come niente fosse generando grande confusione.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Vorrei sapere che cosa di diverso dal Parente-Piolanti io abbia detto. La dottrina cattolica non "concede" un'evoluzione - estrinseca e soggettiva del dogma -ma riconosce senza ombra di riserva che questa evoluzione c'è e ne ho spiegato il come e perché.
Quanto al Magistero esplicitato è il concetto o se vuoi l'espressione che non va. Il Magistero esplicita la verità contenuta nella Rivelazione e nella Tradizione. Sono queste il fondamento del Magistero che le esplicita e le arricchisce con formulazioni che ne metton in risalto la ricchezza che via via sempre più si scopre.
Il Magistero, ferme restando le Verità già trasmesse, ne scopre di nuove, rimaste per secoli velate e non comprese, o ribadisce con nuove formulazioni quelle già trasmesse e patrimonio comune, ma, ed anche questo l'ho detto, eodem sensu eademque sententia.
Insomma il Magistero è l'agire nel trasmettere ciò ch'è un dato della Rivelazione e della Tradizione e quindi non può esser immutabile perché sempre vivo nell'approfondimento e perfezionamento operato in particolare da Papa e Concilio (col Papa).
Se poi vuoi dire che le definizioni del Magistero sono immutabili come verità dommatica, è un altro paio di maniche: queste definizioni son diventate un parte del Deposito della fede, e su di esse può ancora eswercitarsi il perfezionamento del magistero vivo.

Gederson Falcometa ha detto...

"E' una mano tesa alla S.Pio X"

Dante,

Da allora Cardinale Ratzinger, l'arcivescovo Lefebvre ha chiesto circa l'accettazione della Gaudium et Spes al dialogo che è seguito:

- Gaudium Et Spes, non è contro Quanta Cura?

Cardinale Ratzinger:

- Eccellenza, non siamo più al tempo della Quanta Cura.

Mons. Lefebvre:

- Né posso accettare il suo concilio, perché domani sarà giornale di ieri.

Fa parte del apostolato della Fraternità San Pio X, contestare il modo come presentano i probleme. Effettivamente Quanta Cura e il Sillabo danno risposte definitive ai problemi che affrontano. Così le dichiarazioni Conciliare che danno una risposta diversa allo stesso problema, non hanno nessuno valore magisteriale. Dove la intervista di Don Bux per la Fraternità San Pio X, non c'entra nulla, è solo una testimonianza della incapacità di affrontare il problema che lui desidera risolvere.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ribadisco che anche le tue osservazioni sul confronto Ratzinger-Lefebvre con l'intervista di don Bux non c'entrano niente. Don Bux certi problemi non li ha neppure sfiorati. Quindi non si può dar un giudizio su ciò che non ha detto: è un processo alle intenzioni inaccettabile.