Ricevo e pubblico il testo dell'intervista rilasciata da Mario Palmaro di cui si è fatto un gran parlare in questi giorni. Se dovessi condensarla in due parole: chiarezza ed equilibrio. Un'occasione in più per meditare e pregare. E condividere
La parola ai tradizionalisti
“Dissolvete la fede nel mondo”
Forse sorprenderanno i nostri lettori sia l’interlocutore sia i contenuti di questa intervista. Mario Palmaro, giurista e bioeticista, appartiene alla galassia dei cattolici tradizionalisti. Quanto alle risposte, si farebbe prima a dire quello che condividiamo rispetto a quello che non condividiamo. Ci sembra tuttavia opportuno dare parola a una sensibilità ecclesiale diversa perché l’esercizio del dialogo è pratica esigente prima dentro e poi fuori della Chiesa, perché le parti di verità degli altri non vanno perdute, perché, nel momento in cui i colloqui istituzionali languono, le comunità debbono farsi carico della fede di tutti. Palmaro, assieme ad Alessandro Gnocchi, ha scritto un articolo dal titolo Questo papa non ci piace. A noi e al popolo cristiano piace molto. Resta, ed è ciò che conta, la fede comune e la pietas davanti alle prove della vita di cui si parla nell’ultima risposta (L. Pr.).
L’occasione perduta dei lefebvriani
Prof. Palmaro, lei (e il mondo ecclesiale che in qualche maniera interpreta) ha sostenuto giustamente il tentativo di Benedetto XVI di far rientrare nella comunione il movimento “scismatico” lefebvriano. Ma quando, nel luglio del 2012, il capitolo generale si è rifiutato di dare una risposta positiva all’invito della Santa Sede, quale posizione ha preso in merito? Quale giudizio dà ora all’atteggiamento di quel movimento?
Pur non avendone mai fatto parte, qualche anno fa ho avuto la fortuna di conoscere da vicino la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX), fondata da mons. Marcel Lefebvre. Insieme al giornalista Alessandro Gnocchi, abbiamo deciso di andare a vedere con i nostri occhi questo mondo, e di raccontarlo in due libri e in alcuni articoli. Devo dire che molti pregiudizi che avevo dentro di me si sono rivelati infondati: ho incontrato molti buoni sacerdoti, delle suore e dei fratelli dediti ad una seria esperienza di vita cattolica, dotati di un’umanità cordiale e aperta; e sono rimasto colpito molto favorevolmente dalla persona di mons. Bernard Fellay, il vescovo che guida la FSSPX, un uomo buono e di grande fede. Abbiamo scoperto un mondo di laici e di sacerdoti che pregano ogni giorno per il papa, pur collocandosi in una posizione decisamente critica soprattutto sulla liturgia, sulla libertà religiosa, sull’ecumenismo. Abbiamo visto tanti giovani, tante vocazioni religiose, tante famiglie cattoliche “normali” che frequentano la Fraternità. Preti in abito talare che, camminando per le vie di Parigi o di Roma, sono fermati dalla gente che chiede loro conforto e speranza.
Conosciamo molto bene il polimorfismo contemporaneo della Chiesa nel mondo, cioè il fatto che oggi dirsi cattolici non significa seguire la stessa dottrina: l’eterodossia è assai diffusa, e ci sono suore, preti, vescovi, teologi che apertamente contestano o negano porzioni di dottrina cattolica. Di conseguenza ci siamo chiesti: ma come è possibile che nella Chiesa ci sia posto per tutti, tranne che per questi nostri fratelli in tutto cattolici, assolutamente fedeli a 20 concili su 21 svolti nella storia del cattolicesimo?
Mentre stavamo scrivendo il primo libro, arrivò l’annuncio della revoca della scomunica da parte di Benedetto XVI, una decisione storica. Rimaneva a quel punto la sistemazione canonica della Fraternità. Papa Ratzinger teneva molto a questa riconciliazione, che per ora non si è concretizzata. Ritengo che il pontificato di Benedetto XVI sia stato un’occasione storica per la piena riconciliazione, e che sia stato un vero peccato lasciare che questo treno passasse.
Da sempre sostengo che la FSSPX debba fare il possibile per la sua sistemazione canonica, ma aggiungo che Roma deve offrire a mons. Fellay e ai suoi fedeli delle garanzie di rispetto e di libertà, soprattutto per quanto concerne la celebrazione del vetus ordo e la dottrina normalmente insegnata nei seminari della Fraternità, che è la dottrina cattolica di sempre.
Aggressività difensiva
Il pieno sostegno a Benedetto XVI non pare si realizzi ora con papa Francesco. I papi si accettano o si “scelgono”? Cosa rappresenta il papato oggi?
Il fatto che un papa “piaccia” alla gente è del tutto irrilevante nella logica bimillenaria della Chiesa: il papa è il vicario di Cristo in terra, e deve piacere a Nostro Signore. Questo significa che l’esercizio del suo potere non è assoluto, ma è subordinato all’insegnamento di Cristo, che si trova nella Chiesa cattolica, nella sua Tradizione, e che è alimentato dalla vita di Grazia attraverso i sacramenti. Ora, questo significa che il papa stesso è giudicabile e criticabile dal cattolico, a patto che ciò avvenga nella prospettiva dell’amore alla verità, e che si usi come criterio di riferimento la Tradizione, il Magistero. Un papa che contraddicesse in materia di fede e di morale un suo predecessore, dovrebbe senz’altro essere criticato. Dobbiamo diffidare sia della logica mondana per cui il papa si giudica con i criteri democratici del gradimento della maggioranza, sia della tentazione papolatrica secondo cui “il papa ha sempre ragione”. Oltretutto, da decenni siamo abituati a criticare in maniera distruttiva decine di papi del passato, esibendo scarsa serietà storiografica; ebbene, allora non si vede perché i papi regnanti o più recenti dovrebbero essere sottratti a qualunque tipo di critica. Se si giudicano Bonifacio VIII o Pio V, perché allora non giudicare anche Paolo VI o Francesco?
Nel mondo dei siti e delle riviste più legate alla tradizione (recente) si registra spesso una forte esposizione aggressiva. È vero? Da cosa dipende? Come la giudica?
Il problema degli atteggiamenti di alcune persone o realtà legate alla tradizione è serio, e non si può negare. Una verità presentata o proposta senza carità è una verità tradita. Cristo è la nostra via, verità e vita, e dunque dobbiamo prendere sempre esempio da lui, che fu sempre tetragono nella verità e imbattibile nell’amore. Io credo che il mondo della tradizione sia talvolta puntuto e polemico per tre motivi: il primo, una certa sindrome da isolamento, che rende sospettosi e vendicativi, e che si manifesta anche attraverso personalità problematiche; il secondo, lo scandalo sincero che certi orientamenti del cattolicesimo contemporaneo suscitano in chi conosca bene l’insegnamento dottrinale dei papi e della Chiesa fino al Vaticano II; il terzo, per la poca carità che il cattolicesimo ufficiale dimostra verso questi fratelli, che sono apostrofati con disprezzo come “tradizionalisti” o “lefebvriani”, dimenticando che costoro sono comunque più vicini alla Chiesa di quanto possa esserlo l’appartenente a qualsiasi altra confessione cristiana o addirittura a qualche altra religione. La stampa ufficiale cattolica non dedica una riga a questa realtà – fatta da centinaia di sacerdoti e di seminaristi – e poi magari regala paginate a pensatori che nulla hanno anche solo di vagamente cattolico.
Contro il modernismo
Commentando la disposizione vaticana in ordine ai Frati dell’Immacolata, lei ha invocato l’obiezione di coscienza dei religiosi in ordine alle indicazioni sulla liturgia. Come deve essere l’obbedienza dei religiosi alla loro famiglia spirituale? Come collocare l’obiezione di coscienza nella tradizione del Sillabo?
La vicenda dei Francescani dell’Immacolata è a mio parere molto triste. Si tratta di un provvedimento di commissariamento deciso da Roma con inusitata fretta e con altrettanta inspiegabile severità. Siccome conosco bene questa famiglia religiosa, trovo del tutto ingiustificata questa decisione, e ho presentato in Vaticano insieme ad altri tre studiosi una sorta di memoria-ricorso. Ricordo, in sintesi, che il provvedimento “destituisce” il fondatore, e impedisce la celebrazione della messa in rito antico a tutti i sacerdoti della congregazione, in palese contraddizione con quanto stabilito dal motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Lei dice bene: la resistenza a un ordine dell’autorità legittima pone sempre problemi al cristiano, tanto più se membro di una famiglia religiosa. Tuttavia, qui ci sono alcuni aspetti palesemente inaccettabili, e ritengo che i sacerdoti Francescani dell’Immacolata dovrebbero proseguire a celebrare la messa nella forma straordinaria del vetus ordo, assicurando quel bi-ritualismo (cioè anche la “nuova” messa) che mi risulta essere stato normalmente praticato dai frati. Aggiungo che non è bello constatare come, in una Chiesa scossa da mille problemi e mille ribellioni, una Chiesa nella quale congregazioni gloriose si stanno estinguendo per mancanza di vocazioni, si vadano a colpire i Francescani dell’Immacolata, che invece hanno copiose vocazioni in tutto il mondo.
Quali sono a suo avviso i limiti più evidenti della sensibilità cattolica “conciliare” (o “liberale”, se preferisce)? Quali sono le sue fragilità più vistose?
Il problema fondamentale a mio parere è il rapporto con il mondo, segnato da un atteggiamento di sudditanza e di dipendenza, quasi che la Chiesa si debba adattare ai capricci degli uomini, quando invece sappiamo che è l’uomo a doversi adattare alla volontà di Cristo, re della storia e dell’universo. Quando Pio X attaccò duramente il modernismo, volle respingere questa tentazione mortale per il cattolicesimo: mutare dottrina per assecondare lo spirito del mondo. Poiché l’umanità è preda del processo di dissoluzione avviato con la rivoluzione francese, e proseguito con la modernità e la post-modernità, la Chiesa è oggi più che mai chiamata a resistere allo spirito del mondo. Molte scelte fatte negli ultimi 50 anni dalla Chiesa sono invece il sintomo di un cedimento: la riforma liturgica, che ha costruito una messa per la sensibilità contemporanea, distruggendo un rito in vigore da secoli, orientandolo tutto sulla parola, l’assemblea e la partecipazione, e mortificando la centralità del Sacrificio; l’insistenza sul sacerdozio universale, che ha svalutato il sacerdozio ministeriale, deprimendo generazioni di preti e portando a una crisi senza precedenti delle vocazioni; l’architettura sacra, che ha edificato mostri antiliturgici; l’abolizione de facto dei novissimi, quando il tema della salvezza delle anime (e del pericolo della dannazione eterna) è l’unico argomento soprannaturale che differenzia la Chiesa da un’agenzia filantropica; e così via.
Diventare santi
I credenti si uniscono sull’essenziale e si dividono sui temi discussi. Tutti però sono chiamati al rispetto e all’accompagnamento di quanti sono segnati dal dolore e dalle fatiche della vita. Come cambia la propria sensibilità spirituale quando la sofferenza, come sta capitando a lei, attraversa con violenza i nostri giorni?
La prima cosa che sconvolge della malattia è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso e in un tempo che noi non decidiamo. Siamo alla mercé degli avvenimenti, e non possiamo che accettarli. La malattia grave obbliga a rendersi conto che siamo davvero mortali; anche se la morte è la cosa più certa del mondo, l’uomo moderno è portato a vivere come se non dovesse morire mai. Con la malattia capisci per la prima volta che il tempo della vita quaggiù è un soffio, avverti tutta l’amarezza di non averne fatto quel capolavoro di santità che Dio aveva desiderato, provi una profonda nostalgia per il bene che avresti potuto fare e per il male che avresti potuto evitare. Guardi il crocifisso e capisci che quello è il cuore della fede: senza il Sacrificio il cattolicesimo non esiste. Allora ringrazi Dio di averti fatto cattolico, un cattolico “piccolo piccolo”, un peccatore, ma che ha nella Chiesa una madre premurosa.
Dunque, la malattia è un tempo di grazia, ma spesso i vizi e le miserie che ci hanno accompagnato durante la vita rimangono, o addirittura si acuiscono. È come se l’agonia fosse già iniziata, e si combattesse il destino della mia anima, perché nessuno è sicuro della propria salvezza.
D’altra parte, la malattia mi ha fatto anche scoprire una quantità impressionante di persone che mi vogliono bene e che pregano per me, di famiglie che la sera recitano il rosario con i bambini per la mia guarigione, e non ho parole per descrivere la bellezza di questa esperienza, che è un anticipo dell’amore di Dio nell’eternità. Il dolore più grande che provo è l’idea di dover lasciare questo mondo che mi piace così tanto, che è così bello anche se così tragico; dover lasciare tanti amici, i parenti; ma soprattutto di dover lasciare mia moglie e i miei figli che sono ancora in tenera età. Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia.
Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello».
a cura di Lorenzo Prezzi
[Fonte: Rivista dei Dehoniani «Settimana», settimanale di attualità pastorale, 27 ottobre 2013, n. 38.]
41 commenti:
Un brillante professore, un grande uomo, un vero cristiano. Caro Palmaro, la ricordo sempre nelle mie preghiere
John
Ho messo il link a questa intervista l`altro ieri, vedendo che nessuno l`aveva ripresa e commentata, mi son detta che forse avrei dovuto evitare, poi ho visto che Mil l`ha pubblicata e oggi vedo che anche mic la riprende.
Una delle scuse di chi ha fatto il suo nome svelando la telefonata del Papa era appunto che Palmaro aveva già parlato della sua malattia in questa intervista, una scusa che non tiene visto che non c`è nessun legame fra i due momenti, che in un caso c`è la volontà di Palmaro di parlare della sua malattia grave, malattia che, visto come è posta la domanda, non era un segreto, nell`altro interviene il Papa e la volontà di Palmaro è che quel momento resti privato, volontà che non è stata rispettata.
Detto questo, sono stata particolarmente e profondamente toccata dall`ultima parte di quella intervista, sono parole che riguardano tutti noi, chi è ammalato e chi è in buona salute e vive come se fosse normale e non dovesse mai morire.
Anche se non mi leggerà vorrei dire a Mario Palmaro che sono vicina a lui e alla sua famiglia con la preghiera, lo ringrazio per la sua testimonianza di vita , per quelle sue parole che mi hanno commosso e che spero faranno non solo riflettere tutti coloro che le leggeranno ma saranno di conforto per chi sta attraversando quella tappa del suo cammino di vita.
Sì, caro prof. Palmaro, il gregge della Chiesa di sempre che qui in questo blog si riunisce ogni giorno, le è tanto vicino: con il ricordo durante la partecipazione eucaristica, nel ROSARIO e ccn le offerte di piccole o grandi sofferenze quotidiane da parte di molti di noi. Ne sono certo.
D’altra parte, la malattia mi ha fatto anche scoprire una quantità impressionante di persone che mi vogliono bene e che pregano per me, di famiglie che la sera recitano il rosario con i bambini per la mia guarigione, e non ho parole per descrivere la bellezza di questa esperienza, che è un anticipo dell’amore di Dio nell’eternità. Il dolore più grande che provo è l’idea di dover lasciare questo mondo che mi piace così tanto, che è così bello anche se così tragico; dover lasciare tanti amici, i parenti; ma soprattutto di dover lasciare mia moglie e i miei figli che sono ancora in tenera età. Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia.
Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello».
Parole molto belle e commoventi, che ci riguardano tutti. Auguri di cuore a Mario Palmaro, cui esprimo la mia vicinanza morale.
Si cara Luisa,
questa intervista, oltre ad essere toccante ed essere una splendida testimonianza di fede, ci dà la prova di come non accennasse minimamente alla telefonata, che qualcuno faceva intendere rivelata da Palmaro.
Invece così non è.
Condivisione e preghiera per il nostro fratello e amico nella prova, che non voglio svilire con commenti a quanto sopra.
Auguro al sig. Palmaro di vincere la sua battaglia, con tutto il cuore, ma vorrei dire che ieri nel commento stampa, in una certa radio, il conduttore ha accennato frettolosamente all'articolo dei 2 scrittori, mettendoli a confronto con un articolo marchetta (mi si passi il termine non proprio oxfordiano) di ferrara ed un altro articolo di socci altamemte elogiativi del vdr, dopo che per più di mezz'ora se ne sono tessute le lodi, ora il problema è o si pianta lì l'esegesi ritardata della lettera a scalfari che sarà vecchio, ma non andato, si prende atto di aver commesso una corbelleria e si faccia tesoro di quanto successo e che: 1 si smetta di fare il racconto delle omelie private ogni santo giorno, che rarissimamente sono degne di nota,e si cominci a pensare seriamemnte a svolgere il ministero petrino 2 che qualche alto papavero si degni di abbassarsi per prendere le difese di un ex papa, ormai fuori gioco e per età e perché papa non è più da 10 mesi, che viene pesantemente insultato e irriso come persona in italia e all'estero, non ha diritto almeno adesso ad un minimo di rispetto da parte di queste lobbies ignoranti ed invadenti di cui non se ne può proprio più, o chiedo troppo? Lupus et Agnus.
Ho letto l'intervista del dott.PALMARO e sinceramente mi sono commosso quasi fino alle lacrime.Spero con tutto il cuore che guarisca a che possa veder crescere i suoi figli ed invecchiare accanto a sua moglie.Certo che ,un giorno noi resteremo sorpresi dalla fede di tante persone che ci vivono vicino. Riguardo a Papa Francesco credo che stia cominciando a rendersi conto che gli conviene essere prudente come serpente....Paul.
Signore, ti prego per l'intercessione di Maria Santissima: abbi pietà di lui e guariscilo!
Signore, i nemici sono tanti e ci detestano con odio violento! Hanno scavato una fossa davanti ai nostri piedi e ci spingono con forza per farci cadere! Hanno contato tutti i nostri passi, e la loro bocca ci calunnia giorno e notte! Ma tu Signore, non abbandonarci! Non sdegnarti davanti ai nostri peccati! Tu Signore sei Buono e perdoni! Sei lento all'ira e ricco di Misericordia verso chi ti invoca con cuore contrito! Per questo, conservaci nella salute del Corpo e dello Spirito! La Tua Chiesa ha bisogno di persone come Mario Palmaro! Siamo crivellati, Signore, come api siamo dispersi! Per il tuo Nome, Signore, SALVACI dal Maligno! Disperdilo con il Soffio della Tua Bocca e Salva la tua Santa Chiesa Cattolica Romana! Sorga Dio! E i suoi nemici siano dispersi come fumo!
San Michele Arcangelo, Principe delle Milizie Celesti, vieni in aiuto di Mario! Guariscilo e conservalo nella salute del Corpo e dello Spirito, con le tue potenti Preghiere!
Aiutaci San Michele! Ottieni per noi la forza di sopportare con pazienza la persecuzione e l'ingiustizia perché il Papa e la Chiesa possano essere preservati e possano rimanere la LUCE che illumina il mondo!
Amen
Ps: Socci legga questo articolo e IMPARI!
Socci può essere anche criticabile (a volte) ma nella vita è un esempio come cattolico (segnato anche lui negli affetti familiari)
http://www.antoniosocci.com/
...infatti io l'ho sempre apprezzato come professionista. E come l'ho apprezzato in passato, ora lo critico, sempre dal lato professionale e non umano.
O.T. Cara Mic, leggi, se puoi la catechesi dell'udienza generale di oggi.
Io l'ho percepita come inquietante. Ma mi dicono essere solo catechismo.
Meditare pregare condividere. Grazie dott. Palmaro!!!
Prego per lui più volte al giorno e lo ricordo nella Santa Comunione, insieme a sua moglie e ai suoi quattro bambini.
Anch'io le voglio bene Palmaro. E, al prossimo incontro (ho intravisto lei e Gnocchi ad una conferenza della Costanza Miriano) le darò un bacetto. Naturalmente, non posso nascondere che il sottoscritto crede che la Chiesa si governa dal centro, e che i saggi Gnocchi&Palmaro sono stati intempestivi, ma adombrano una chiara posizione tradizionista (interna alla Chiesa cattolica). Non si va lontano con tali posizioni, anche se - e glielo devo dire, sono, oggi, più utili alla Catholica di quelle dello sciagurato progressismo. Dicevo intempestivi? Ché la posizione del Papa, ancora non era dispiegata: una posizione di centro con nuances populiste (?)
@ Fabiola,ho letto e sentito la 'catechesi' odierna, spiazzante....cmq tutti i religiosi di ogni ordine e grado hanno l'obbligo di confessarsi ogni 15 giorni, quindi non è novità che lui lo dica, è il resto del discorso.......Lupus et Agnus
Fabiola:
è 'spiazzante', perché usa il solito linguaggio approssimativo.
Io colgo la confusione tra lo "Spirito Santo" e Cristo Signore, nel senso che sembra non distinguere lo Spirito Santo (Persona della SS. Trinità) dallo Spirito del Signore Risorto, che non è un "Altro", ma Gesù stesso dice (non a caso riferendosi a dopo che sarà tornato al Padre: Ascensione, Vangelo di Giovanni) vi manderò un "altro consolatore" ed è il "Suo" Spirito di Risorto, Dio-Incarnato-morto-risorto-asceso al Cielo: quello che, a partire dalla Pentecoste (una e unica e sempre operante) anima e vivifica la Sua Chiesa...
Le "piaghe", ora gloriose, le può mostrare solo l'Agnello Immolato che si è sacrificato ed è morto in espiazione dei nostri peccati nella sua umanità. Non può mostrarle lo Spirito...
Da "Liquefazione della Chiesa", articolo del 12 novembre di Roberto De Mattei.
"Perché i difensori più accaniti del Vaticano II, ed oggi i critici più severi di Gnocchi e Palmaro, provengono dall’area culturale di Comunione e Liberazione(Socci e altri)? Non è difficile rispondere se si ricordano le origini di Cl e le radici del pensiero del suo fondatore, don Luigi Giussani. L’orizzonte ciellino era, ed è rimasto, quello della “nouvelle théologie” progressista. In un celebre articolo apparso nel 1946 dal titolo La nouvelle théologie où va-t-elle, il domenicano Garrigou-Lagrange, uno dei massimi teologi del Novecento, indicava come caratteristica della “nouvelle théologie”, la riduzione della verità a “esperienza religiosa”. “La verità – scriveva – non è più la conformità del giudizio con la realtà extramentale (oggettiva) e le sue leggi immutabili, ma la conformità del giudizio con le esigenze dell’azione e della vita umana, che si evolve continuamente. Alla filosofia dell’essere o ontologia si sostituisce la filosofia dell’azione, che definisce la Verità in funzione non più dell’essere, ma dell’azione”.
Ritroviamo questa caratteristica nel linguaggio e nella pratica di molti ciellini. Basti pensare al continuo riferirsi alla fede come “incontro” ed “esperienza”, con la conseguente riduzione dei princìpi a meri strumenti. E’ vero infatti che non c’è cristianesimo se non è vissuto, ma non si può vivere una fede che non si conosce, a meno di non ritenere, come il modernismo e la nouvelle théologie, che la fede prorompe dall’esperienza vitale del soggetto. Un’“esperienza” che sarebbe possibile in tutte le religioni e che ridurrebbe il cristianesimo a pseudo-misticismo o a pura prassi morale.....
....per cui è nella “esperienza religiosa” che il credente dimostra la verità della sua fede. E’, in nuce, il primato della prassi della filosofia secolaristica moderna. Questa filosofia della prassi religiosa fu teorizzata dalle sètte più radicali del Cinquecento e del Seicento,come gli anabattisti e i sociniani. Per essi la fede è misurata dalla sua intensità: ciò che importa non è la purezza e l’integralità della verità in cui si crede, ma l’intensità dell’atto con cui si crede. La fede ha dunque la sua misura non nella dottrina creduta, ma nella “vita” e nell’azione del credente: essa diviene esperienza religiosa, svincolata da qualsiasi regula fidei oggettiva. Ritroviamo queste tendenze nella teologia progressista che preparò, guidò e, in parte, realizzò il Concilio Vaticano II.
La “nouvelle théologie” progressista ebbe i suoi principali esponenti nel domenicano Marie-Dominique Chenu e nel gesuita Henri de Lubac. Non a caso Chenu fu il maestro di Giuseppe Alberigo e De Lubac, il punto di riferimento dei discepoli di don Giussani..........
......Ciò che accomuna la teologia di Cl a quella della scuola di Bologna è la “teoria dell’evento”, il primato della prassi sulla dottrina, dell’esperienza sulla verità, che Cl situa nell’incontro con la persona di Cristo e la scuola di Bologna nell’incontro con la storia.
Giuseppe Ruggieri fu il teologo di Comunione e Liberazione ed è oggi il teologo della scuola di Bologna. E oggi ciellini e bolognesi si ritrovano nel demonizzare in Gnocchi e Palmaro, non i critici di Papa Francesco o del Vaticano II, ma i cristiani “eticisti” che ripropongono il primato della Verità e della Legge. Eppure, dice Gesù, “chi mi ama osserva i miei comandamenti” (Gv 14, 15-21). Non c’è amore di Dio al di fuori dell’osservanza della legge naturale e divina. L’osservanza di questa verità e di questa legge è la misura dell’amore cristiano."
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20593
Eccellente l'intervista. Ma come fa l'intervistatore a dire che fa prima a dire quel che condivide a quello che non condivide delle parole di Palmaro? Ma che, è un protestante? Buddista? Non c'è un'unica virgola di tutto quello che ha detto Palmaro che non sia condivisibile oggettivamente alla luce della Dottrina!
"Ma come fa l'intervistatore a dire che fa prima a dire quel che condivide a quello che non condivide delle parole di Palmaro? Ma che, è un protestante? Buddista?"
Peggio, molto peggio. E' un 'conciliare'.
Il Gius non “liquido”
E’ sbagliato mettere don Giussani tra i fautori della discontinuità conciliare. Risposta a De Mattei
Al direttore - La lettura ideologica della storia, come lei ben sa, porta sempre a pericolose semplificazioni. Un esempio di questa manipolazione delle cose è l’articolo di Roberto de Mattei “La liquefazione della chiesa”, ospitato dal suo giornale. Dovendo De Mattei ricondurre l’evento del Concilio Vaticano II, e della vita della chiesa che ne è seguita, all’interno dello schema continuità/discontinuità, non teme collocare don Giussani e i ciellini tra quelli che hanno propugnato una discontinuità rispetto alla tradizione. La prova dirimente sarebbe quella dell’esaltazione della fede come “esperienza” e “incontro” a prescindere da una realtà e da una verità che sono tali prima di essere incontrate e affermate. In forza di tale semplificazione la posizione ciellina si troverebbe, senza saperlo e volerlo, a coincidere con quella della “scuola di Bologna”, secondo la quale il suggerimento reale del Concilio porta al primato dell’azione pastorale, cioè della prassi religiosa sulla formulazione e difesa della verità dottrinale. L’orizzonte comune sarebbe quello della “nouvelle théologie”, cioè la riduzione della verità a “esperienza religiosa”.
Vorrei far notare, seppure con la essenzialità e brevità che richiede questa mia lettera, come il concetto giussaniano di esperienza, risultante dai suoi testi (che forse il De Mattei non ha mai letto) e dal suo insegnamento, sia squisitamente tomista: essa è la manifestazione della realtà e della sua verità al soggetto conoscente. La parola “esperienza” suggerisce dunque un metodo, anzi il metodo attraverso il quale la realtà ci introduce nella sua verità. L’appello all’esperienza in don Giussani è sempre a favore di un riconoscimento della verità del reale, che ne è sempre la misura e il punto di riferimento ultimo. L’insistenza sulla esperienza vuole sempre provocare una resa all’evidenza del reale. Anche quando egli parla di quella esperienza interiore che chiama “esperienza elementare”, cioè di quel “complesso di esigenze e di evidenze con cui l’uomo è proiettato dentro il confronto con tutto ciò che esiste”, non manca di rimarcare che questo nucleo di esigenze e di evidenze, pur essendo “immanente a noi” come un infallibile “criterio originale”, non è però prodotto da noi, ma si sperimenta in noi come “dato con la natura”; sicché “una madre eschimese, una madre della Terra del Fuoco, una madre giapponese, danno alla luce esseri umani che tutti sono riconoscibili come tali, sia come connotazioni esteriori che come impronta interiore” (“Il senso religioso”, Rizzoli, Milano 1997, pp. 8-11).
L’incontro cristiano, poi, non è mai concepito come un avvenimento solo interiore, piuttosto come l’aprirsi a un fatto oggettivo, indipendente dalla persona che ne fa esperienza, Cristo stesso presente in una comunità “sensibilmente documentata”, una comunità di cui “la voce umana dell’autorità costituisce criterio e forma”. (“L’esperienza”, in “Il rischio educativo”, Rizzoli, Milano 2005, p. 130). Prima conseguenza, dunque: rifiuto dell’esperienza “interna” come criterio decisivo, e appello a un criterio ecclesiale come criterio normativo. L’incontro cristiano accade sempre dentro l’oggettività della chiesa.
L’articolo di De Mattei ha un merito però, quello di aver evidenziato come la comprensione e l’accoglimento del pensiero di don Giussani è impossibile da una posizione pregiudizialmente antimoderna, perché incapace di apprezzare e comprendere la sfida che questo prete lombardo ha lanciato al pensiero moderno: annunciare Cristo e il suo vangelo usando e sconvolgendo le categorie di questo stesso pensiero, prima fra tutte quella di “esperienza”.
di Francesco Ventorino
(Sacerdote catanese e collaboratore di don Giussani per circa cinquant’anni)
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Scusa la lunghezza, Mic, e vedi tu se pubblicare.
il ptoblema del " moderno" che coinvolge non sola Chiesa, ma anche la politica, la scuola, il lavoro, la famiglia, ecc., e' l' aver abbandonato la precisione nel parlare, l' usare una stessa parola per indicare concetti differenti, e l' aver banalizzato parole pregne di significati. Don giussani avra' inteso " esperienza" nel senso che di e il sacerdote catanese, ma per molti di noi, semplici fedeli, la parola significa cio' che io provo, assaggio, esperimento nella mia vita di tutti i giorni. Fino a 20-30 anni fa l' esperienza del sacro, del divino, di Gesu' la si faceva quotidianamente: a scuola c' erano i crocefissi, le maestre ricordavano: oggi e' lS.Francesco, oggi e' S.Martino...la Tv non trasmetteva spettacoli di varieta' il 2 novembre o il Venerdi santo...il Papa si vedeva meno, ma si ascoltava di piu' quando parlava...
oggi che genere di " esperienza" di Gesu' si fa nel nostro paese? non voglio riaccendere polemiche, ma penso che molta gente vada a medjugorie perche' la' esperimenta un' atmosfera di sacro che nelle nostre chieße, nelle nostre citta' non c' e' piu'. Perche' ?
rosa
Per Fabiola,
oggi sul Foglio è intervenuto anche don Luigi Negri, in replica a De Mattei
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20718
perche' la' esperimenta un' atmosfera di sacro che nelle nostre chieße, nelle nostre citta' non c' e' piu'. Perche' ?
Per gli stessi motivi per cui hai avvertito l'assonAnza col NO a Westmister
@Rosa,scrivi
"perche' la' esperimenta un' atmosfera di sacro che nelle nostre chieße, nelle nostre citta' non c' e' piu'. Perche'?"
..ti posso svelare una cosa? Anche io ci andai più o meno attirato da quel richiamo!
Ciò non significa che poi sia giusto rimanere sempre all'input iniziale e non fare invece ricerche anche faticose, che comportano, lo ammetto, rinunciare talora molto dolorosamente (a me almeno costò questo) a punti di vista personali dati totalmente per assodati in base anche a sperimentate sensazioni di estremo benessere...
Stop qua su tale argomento, come già scrissi ieri, ma questo era doveroso dirlo in risposta a quanto giustamente hai asserito.
Per Francesco Ventorino è difficile riconoscere la realtà...
Lo ripeto: basta leggere i santi e conoscere la dottrina cattolica per rendersi conto dell'ambiguità del pensiero di don Giussani... In CL il problema della salvezza eterna dell'anima non è mai sfiorato... Leggete i testi del don giuss e delle scuole di comunità che fanno per rendervi conto..
Cara Fabiola leggi i santi...
E tu,Andrea, leggi i testi di don Giussani...non è vero infatti che il problema della salvezza eterna non è mai sfiorato.
Semmai la sottolineatura è che la salvezza eterna comincia qui ed ora, se ne sperimenta un anticipo (pegno) che conferma la Speranza così come la Speranza teologale permette di "portare" qualsiasi circostanza contraddittoria, offrendola a Cristo, cioè unendola al Suo Sacrificio Redentore.
C'è tutta la Tradizione anche se "usando e sconvolgendo le categorie della modernità".
Giussani è "profondamente" tomista, pur all'interno di un pensiero "sorgivo".
E fu il primo a suggerirci di leggere i Santi, magari non come prima cosa...tieni presente che la maggioranza dei ciellini non veniva, e non viene (oggi a maggior ragione) da un' autentica educazione cattolica.
Socci: Don Giussani ed il cardinal Martini (Rahner), il mondo e la Chiesa
http://www.antoniosocci.com/2012/09/don-giussani-e-il-cardinal-martini-il-mondo-e-la-chiesa/
m
Cl e la messa in latino
http://blog.messainlatino.it/2009/04/comunione-e-liberazione-e-la-messa-in.html
Socci: Don Giussani ed il cardinal Martini (Rahner), il mondo e la Chiesa
http://www.antoniosocci.com/2012/09/don-giussani-e-il-cardinal-martini-il-mondo-e-la-chiesa/
Ah ah ah
Per Fabiola
Ho letto Don Giussani per più di 10 anni, io ho 24 anni e mio padre è di CL. Ho fatto migliaia di scuole di comunità (che reputo inutili per la salvezza e per amare Dio sopra ogni cosa con tutto il cuore, l'anima, la mente e il corpo. Voi non ne parlate mai del primo comandamento in modo esatto ma parlate solo dell'amore del prossimo)
Conosco benissimo il pensiero e il metodo che usa Comunione e liberazione!
La dottrina della salvezza eterna e della dannazione eterna non viene mai sfiorata... i NOVISSIMI non vengono mai predicati dal Don Giuss e da tutti gli altri ciellini. Il timore di Dio (che è il principio della sapienza) è stato cancellato... In CL si annuncia solo la misericordia senza la giustizia divina.
Voi non parlate mai di: combattimento spirituale, purificazione del cuore, tentazioni della carne, mortificazione delle passioni, acquisto delle virtù... parlate di verginità ma non accennate mai alla continenza non solo carnale ma anche spirituale (pensieri impuri ecc..).
Non parlate mai della gravità del peccato mortale, ma dite che Dio ci vuole bene così come siamo, con i nostri difetti, e che è umano peccare. Quindi non infondete nelle menti l'odio del peccato che è ciò che ci divide da Dio facendoci perdere la grazia.
E questo per colpa del pensiero di Don giussani, infatti:
Per voi il rapporto con Dio è solo carnale e sensibile (il famoso incontro e avvenimento-evento)non è più l'unione dell'anima con Dio tramite la Grazia che agisce e ti purifica il cuore dalle passioni e dai vizi come dicono i santi padri dottori della Chiesa. "BEATI I PURI DI CUORE PERCHE' VEDRANNO DIO" (leggili e vedrai che non hanno nulla a che vedere con il pensiero ciellino).
Per questo voi affermate che l'importante è vivere l'appartenenza alla "Compagnia" che diventa la vostra Salvezza in quanto Cristo è la COMPAGNIA visibile di cui si fa esperienza nell' INCONTRO. La salvezza è il rapporto con la compagnia fatta di persone umane e imperfette con cui vivo e condivido le mie esperienze...NON C'E' nulla di spirituale e MISTICO... avete cancellato il rapporto interiore con Dio!
Infatti Don Giussani non cita mai i mistici-santi e per voi la felicità sta nell'esperienza sensibile delle cose e dell'incontro con le persone, questo per voi è il rapporto con Cristo, la vostra felicità... Per voi il Centuplo quaggiù è questo vivere nella Compagnia del Movimento.
Il primato della preghiera e dei Sacramenti come adorazione e unione spirituale con Dio non è più il metodo per rapportarsi a Dio.
segue.............
Dite alle coppie di non avere rapporti prima del matrimonio (meno male)ma non dite di non avere pensieri impuri e di non masturbarsi. Non dite che è un peccato mortale e non ne parlate mai con i giovani e i vostri figli e neanche con gli adulti..Il peccato si compie già dentro al cuore con i pensieri e il desiderio. Leggi i grandi santi, San francesco di Sales, I Padri della Chiesa, Tutti i Dottori... Non c'è niente che assomiglia al pensiero e alla dottrina di CL. Questo vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato che parte dalle vostre basi, che Giussani ha utilizzato per dare vita a questo nuovo cammino "spirituale" per rapportarsi a Dio. Il problema è che non vi rapportate a Dio ma solo a delle persone e all'esperienza sensibile (evento,incontro.... Tutti concetti che non ci sono nei libri dei santi, ma solo nel vostro pensiero: Simil-protestante). E' giusta la carità nei confronti del prossimo ma prima c'è quella con Dio da cui deriva quella materiale. "Dio è Spirito e va adorato in Spirito e Verità" vedi anche la Parola di Dio vi contraddice e conferma la vostra idea malsana.
Chiudo con questo commento di San Lorenzo Giustiniani:
“Quanto un uomo possa amare Cristo lo si può sapere pienamente dalla generosità che pone in questa sua lotta spirituale (contro la carne). Si trovano, invece, cristiani che danno anche i loro averi ai poveri, mortificano nel digiuno il loro corpo, vanno pellegrini per il Signore, si espongono ad ogni fatica e pericolo, ma lasciano indomite le loro concupiscenze.
Eppure il Signore ha detto: <> (Lc 9, 23). E sappiamo che rinnegare se stessi e prendere la croce sulle proprie spalle non vuol dire altro che rinnegare tutti i desideri della carne, che contrastano con l’anima e profanano la coscienza. Dentro di noi allora e contro di noi Egli ci indica di lottare, se vogliamo avere la speranza dell’eternità e del Cielo.”
(San Lorenzo Giustiniani, da “Opuscoli Spirituali”)
Eppure il Signore ha detto:
"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9, 23).
Trovo in molte persone che hanno fatto esperienze di movimenti, uscendone, un atteggiamento reattivo che proietta in versanti che colmano le carenze riscontrate del movimento.
Credo che il nostro obbiettivo, in ogni situazione, sia quello di trovare sempre il giusto equilibrio, sapendo discernere tra ciò che non fa per noi da ciò che è obbiettivamente errato. Possibilmente rifuggendo dai moralismo e cercando le motivazioni profonde e la capacità di agire secondo la volontà di Dio data solo dalla grazia (luce, fortezza, fedeltà), attinte dalla preghiera e dai sacramenti.
Perfetto, Maria. A me l'appartenenza a CL ha educato all'appartenenza alla Chiesa di Cristo non a quella di don Giussani. Che non esiste. Tant'è vero che mi trovo benissimo qui e mi riconosco in quasi tutto ciò che viene pubblicato.
Dal don Gius ho imparato ad avere, quando mi riesce, una stima previa per ogni fratello cattolico fondata sull' obiettiva comunione che ci lega comunque, attraverso il Sacramento. Capisco perfino l' ostinazione giovanile di chi, deluso, sceglie per la crociata contro...
Il problema è che in certi movimenti o in diverse realtà ecclesiali non viene insegnata la piena verità cattolica!
Viene insegnata e vissuta solo una parte e quindi diventa tutto ambiguo...
Ne ho parlato anche con il prof. Radaelli: il vero problema è la dislocazione della divina monotriade per cui viene prima l'amore della verità.
Anche lui è d'accordo sul problema e sugli errori del pensiero di CL.
Comunque basta leggere quello che scrivono e magari partecipare alla scuola di comunità. Si discostano moltissimo dall'insegnamento e l'esempio dei santi.
Grazie per lo spazio!
Si certo Fabiola, vedremo in futuro che cosa succederà... Rispondete tutti allo stesso modo.
"ostinazione"??? Io dico queste cose per amore alla verità e le dico con dolore.
Cmq pensala come vuoi anche se mi spiace molto che non ti accorgi di nulla... Infatti non hai ribattuto a quello che ti ho scritto perché lo sai anche tu che è tutto vero... Quando una persona è troppo legata dall'affetto umano è molto difficile vedere le cose nella loro pienezza e chiarezza.
Onestamente credo si debba distinguere tra i vari movimenti, perché non tutti veicolano gli stessi errori, anche se in tutti si crea spirito di consorteria e rischi di dipendenza psicologica.
Il discorso è lungo e complesso e non mi andava di affrontarlo, perché volevo darmene un'occasione più articolata e seria.
Infatti il fenomeno dei movimenti richiede l'analisi di molte implicazioni: dinamismi interni e humus postconciliare dal quale la maggior parte sorgono. In alcuni c'è del positivo, ma c'è anche improvvisazione, avventurismo e prevalere dell'esperienza sulla conoscenza, che è il dato comune a tutta la chiesa post.conciliare. Mi secca parlare di chiesa post-conciliare perché non penso esista la chiesa pre o post conciliare, ma LA CHIESA. Anche se è innegabile che lo spirito 'conciliarista' l'ha inquinata non poco.
Urge 'purificazione' (come diceva Rattzinger, che però indicava ma non disponeva) sia della Chiesa che dei movimenti, uno di essi in primis, che è il più ingannevole e deleterio in assoluto, tanto da porsi come vera propria setta e come cammino-parallelo all'interno.
Ciò che li accomuna è una sorta di sperimentazione post-conciliare, ma in alcuni - come in CL - c'è un'intuizione secondo me più autentica (a giudicare anche dai miei amici che lo frequentano). Anche se credo che l'elemento esperienziale, abbia il sopravvento anche qui, come già abbiamo avuto modo di dire.
Come dicevo sopra, sta ad ognuno trovare il giusto equilibrio (il vero discernimento) in ogni esperienza.
Mic, articolo interessante!
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV673_SdlT_La_Fede_e_l-esperienza.html
Alla fine della vita non saremo giudicati sulla dottrina,ma sul nostro amore a Cristo e ai nostri fratelli uomini ( cfr. Mt 25). Don Giussani ha speso la vita per amore a Cristo e per farLo amare,in obbedienza incondizionata alla Santa Madre Chiesa. Chi lo ha seguito con limpidezza ed umiltà di cuore ha solo visto crescere il desiderio di "NIHIL AMORI CHRISTI PRAEPONERE" pur dentro tutto il male e il limite della propria umanità,imparando a mendicare la verità della propria vita,ossia la santità.
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