Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 7 gennaio 2013

Scomuniche private e pubbliche eresie

Riprendo dal Blog Opportune Importune

Lo scorso 29 novembre, L’Osservatore Romano ha pubblicato un articolo di Mons. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, dal titolo “Un’immagine della Chiesa di Gesù Cristo che abbraccia tutto il mondo”. In questo articolo egli afferma: “esiste purtroppo una interpretazione eretica, vale a dire l’ermeneutica della rottura, sia sul versante progressista, sia su quello tradizionalista. Entrambi sono accomunati dal rifiuto del Concilio; i progressisti nel volerlo lasciare dietro sé, come fosse solo una stagione da abbandonare per approdare ad un’altra Chiesa; i tradizionalisti nel non volervi arrivare”. Si veda l'esemplare articolo di Arnaldo Xavier da Silveira.

È significativo che il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede esprima un giudizio informale di eresia nei confronti della interpretazione del Vaticano II, il quale è responsabile a sua volta, ed in maniera altrettanto "informale" delle deviazioni che ne seguirono.

A nostro avviso non compiono un atto eretico quanti, adeguandosi al suo insegnamento, lo considerano una rottura rispetto al Magistero cattolico, siano essi progressisti o tradizionalisti. Entrambi infatti si limitano ad applicare ad esso un giudizio basato anzitutto su buon senso: i primi per legittimare la propria eresia formale, i secondi per non aderirvi.

In generale un Concilio non può essere rifiutato da un Cattolico. Ma in punta di diritto è altrettanto inconcepibile ignorare molti degli abusi che si sono perpetrati in esso per arrivare alla formulazione equivoca di alcuni documenti, così come è inconcepibile accettare delle proposizioni che contraddicono apertamente i Concili ed il Magistero precedente. Ma anche senza andare a cercare le singole proposizioni palesemente anfibologiche (come direbbe Amerio), è il tono generale dei documenti conciliari che appare manifestamente diverso rispetto ai Canoni e alle Definizioni di tutti gli altri Concili Cattolici. Ed è un hapax che contraddice la missione stessa della Chiesa indire qualcosa che si presenta come un Concilio ma che, per stessa ammissioni di chi la indice, non vuole avere il valore vincolante di un vero e proprio Concilio.
Ehi ragazzi, siamo tutti riuniti a Roma, Papa e Vescovi, e tra poco pubblichiamo anche una serie di documenti solenni, ma non vogliamo condannare nessuno, per carità, questa è solo una cosetta pastorale, non vi preoccupate. Nessun canone, nessuna scomunica, nessun dogma. Però lo chiamiamo lo stesso Concilio Ecumenico Vaticano II, anche se non ha niente a che vedere con un normale Concilio.
C'è da chiedersi se ci considerino imbecilli. Se ci chiede obbedienza ad un atto del Magistero, bisogna anzitutto che quello a cui si deve obbedire sia un atto del Magistero, dotato di tutti i requisiti che lo rendono tale. Non si può depotenziare un'assise di Vescovi riuniti attorno al Papa, affermando che non si vuole condannare nessuno, e poi pretendere obbedienza cieca, pronta e assoluta solo perché ci si appioppa su l'etichetta Concilio Ecumenico.

Non prendiamoci in giro: se si fossero sottoposti i testi del Vaticano II al Sant'Ufficio nel 1570, nel 1730, nel 1860 o nel 1950, essi sarebbero stati giudicati unanimemente come eretici o quantomeno gravemente equivoci. Stiracchiare il senso di quei documenti dopo che sono stati promulgati con l'intento opposto significa prescindere e stravolgere la mens (uno degli elementi integranti nella promulgazione di un atto legale e canonico) del legislatore.

Ovviamente anche la condanna giunge informale, come informale è l'asserzione secondo cui quel coacervo di equivoci intrisi di modernismo sia espressione del Magistero infallibile. Né potrebbe essere altrimenti: la Congregazione per la Dottrina della Fede è un Dicastero della Chiesa, e come tale i suoi pronunciamenti ufficiali, approvati dal Romano Pontefice con l'intenzione di impartire un insegnamento magisteriale, sono infallibili. Le opinioni private di un ecclesiastico sul giornale del Vaticano sono invece prive di qualsiasi forza legale, e lo sa bene anzitutto Mons. Gerhard Ludwig Müller. Giustamente Arnaldo Xavier da Silveira scrive:
La condanna di Mons. Müller è espressa in termini generici e sintetici. Data l’importanza della materia, le persone che ne sono colpite hanno il diritto di chiedere che siano esplicitate la portata e le conseguenze teologiche, canoniche e pratiche dell’anatema, anche solo in sede theoretica, se esso fosse valido.
Cade però nella trappola che gli è stata tesa: accetta di confrontarsi  e di discutere genericamente di questioni che verranno affrontate da parte della Curia Romana solo ed esclusivamente in modo generico e fuori dalla sede opportuna. Tant'è vero che i colloqui dottrinali con la Fraternità San Pio X, che si sono tenuti nella sede idonea, non approdano da nessuna parte, proprio in ragione della volontà deliberata della Curia stessa che dovrebbe contraddire cinquant'anni di disinvolta correità con i novatori.

E se si scomodano a prender la penna per scrivere sull'Osservatore, e arrivano addirittura a concedere che vi siano stati eccessi in senso modernista, non è per condannare i modernisti, ma per limitare i danni che essi potrebbero riportare se solo si traessero le debite e logiche conseguenze da un discorso tanto ovvio quanto gravido di conseguenze per la loro credibilità.
Sì, è vero: ci sono stati tanti abusi, tante interpretazioni errate, anche eresie, ma adesso non esagerate: il Concilio non si tocca, altrimenti diventate eretici anche voi.
In altri tempi ci avrebbero ignorato, con la spocchia di chi si presume superiore e inattaccabile. Se oggi reagiscono, è perché si sono accorti che l'operazione di brainwashing condotta da decenni non ha reso ottusi proprio tutti.

Siamo ai rudimenti della strategia militare e politica: quando l'esercito nemico è accerchiato e sta per essere sconfitto rovinosamente, entrano in gioco gli ambasciatori per negoziare con il vincitore condizioni di pace che consentano di salvare il più possibile le posizioni acquisite.

Lo fece anche Plutarco Calles nel 1929, quando i Cristeros avevano praticamente vinto la loro Crociata contro le persecuzioni anticattoliche della massoneria: scese a compromessi con il Nunzio Apostolico, promise l'amnistia per i rivoltosi, garantì alla Chiesa che avrebbe potuto ottenere alcune libertà nell'esercizio del suo ministero. Ma appena i Cristeros deposero le armi, per obbedienza al Papa, Calles ne fece massacrare 6.000 in pochi giorni, violò gli accordi e la persecuzione proseguì fino al 1940.

Guardiamo il caso del Motu Proprio. Il Papa ha dato disposizioni chiare e inequivocabili che la Messa Romana ha pieno diritto di essere celebrata, e che piccoli gruppi di fedeli possono richiederla al proprio Parroco. Quanti hanno effettivamente applicato alla lettera queste disposizioni? Non hanno piuttosto preferito concedere una sola chiesa per Diocesi in cui confinare, come in una riserva di caccia o in un centro psichiatrico, i cosiddetti tradizionalisti? Hanno limitato i danni, cercando un compromesso che non diffondesse a macchia d'olio la celebrazione del rito straordinario. E se ancor oggi un fedele chiede al proprio Parroco di celebrare la Messa tridentina, viene spedito nella chiesa destinata dal Vescovo ai nostalgici, dove sono identificati, controllati e in certi casi anche schedati. Sarà facile, passata questa transizione che i novatori auspicano breve e limitata a questo Pontificato, chiudere la chiesa e mandare a quel paese i tradizionalisti.

Lungi da noi paragonare il Prefetto del Sant'Uffizio all'empio Presidente messicano. Ma non si perda di vista la strategia impiegata in quello ed altri innumerevoli casi. I modernisti temono di perdere potere, e sono disposti a cedere qualcosa, ma non a ritirarsi e a dichiararsi sconfitti. Possono lasciar cadere sul campo i più esagitati tra i loro esponenti, ma non potranno mai perdere la cittadella conciliare, da cui continuano a combattere. Non ammetteranno mai che l'origine e la causa della crisi odierna sia il Concilio Vaticano II, perché questo rappresenterebbe la loro fine, quantomeno in seno alla Chiesa di Roma.

Arnaldo Xavier da Silveira afferma:
...è alquanto inquietante per il fedele comune, e inaccettabile per un pensatore cattolico, il fatto che Mons. Müller pretenda che nel Vaticano II non possa esserci alcuna deviazione dottrinale.
Mons. Müller arriva a questa conclusione in modo tortuoso: egli sostiene che, siccome il Vaticano II fa parte del Magistero, il suo insegnamento è quindi infallibile, e che quindi anche le eventuali deviazioni dottrinali o le sentenze poco chiare che una persona di buon senso vi individua sono per ciò stesso da ritenersi come ortodosse. Il sillogismo parte da una premessa erronea: che questo Concilio sia effettivamente un atto del Magistero. Eminenti teologi e studiosi hanno dimostrato che così non fu, per cui anche l'infallibilità viene meno, e con essa l'accusa di eresia per chi la nega.

Il Vaticano II si dichiarò pastorale per far passare delle tesi al limite dell'ortodossia e vincere le resistenze dei Vescovi cattolici (i famosi profeti di sventura), e a cose fatte si definì il Concilio per dare autorevolezza proprio a quelle tesi e intimidire quello stesso Episcopato e i fedeli, in nome di un'autorità acquisita che, se fosse stata dichiarata sin dall'inizio, avrebbe incontrato ben altra fermezza. Anche in altri casi abbiamo assistito ad una tattica simile: si deroga alla norma in nome di una situazione particolare e contingente, per poi considerarla come un precedente ed estenderla definitivamente a tutta la Chiesa (si veda il caso della Comunione in mano, dell'uso del volgare nella Messa, della sparizione della veste talare ecc.). L'esperienza di questi decenni ha insegnato che, sotto le parvenze di questi presunti gesti di carità verso il secolo si nascondevano intenti ostili alla Chiesa stessa, colpita nel suo culto, nella sua missione e nella sua Fede.

Giustamente l'estensore dell'articolo prosegue:
Le grandi opere teologiche, specialmente dell’età d’argento della scolastica, insegnano che nei pronunciamenti papali e conciliari non garantiti dall’infallibilità possono esserci errori e perfino eresie.
Si veda ad esempio il Conciliabolo di Pistoia: quale ermeneutica della continuità si  sarebbe dovuta cercare in quella congerie di eresie? Sarebbe stato eretico il fedele che avesse rifiutato di prestare il proprio assenso ai suoi errori? Era forse eretico Sant'Atansio, quando in piena crisi ariana resistette a Papa Liberio? Fu eretico San Lucifero, Vescovo di Cagliari, che si oppose alla condanna di Sant'Atanasio al Concilio di Milano (355) e per questo fu condannato all'esilio dall'Imperatore Costanzo II?

Se ho una bottiglia di Barolo e una di sciacquatura di piatti, cambiare l'etichetta non rende sciacquatura il Barolo, né Barolo la sciacquatura. Il Vaticano II non era Barolo, e non voleva esserlo. Dichiararlo tale ex post è un'operazione fraudolenta che, per salvare la faccia dei suoi artefici, mette in pericolo la salvezza delle anime e getta un'ombra sinistra sull'onestà morale e intellettuale di molti, troppi ecclesiastici.

33 commenti:

Anonimo ha detto...


"Non hanno piuttosto preferito concedere una sola chiesa per Diocesi in cui confinare, come in una riserva di caccia o in un centro psichiatrico, i cosiddetti tradizionalisti?"

Magari avessero fatto almeno questo!

lister ha detto...

Come sempre, grande mic!

nb ha detto...

ho grande stima di quel blog, ne sono un'affezionata lettrice.

Ma allora, dopo aver letto questa tagliente satira, ben mirata e motivata, (scevra di falsi rispetti) mi chiedo: perchè qualche illustre teologo sostiene che quello del cv2 è "Magistero solenne" ?
che cosa insegna di solenne, alla fin fine ?
Non capisco, il presunto insegnamento in esso contenuto non si riesce ancora a definire dopo mezzo secolo; non si riesce, a vantaggio di tutto l'orbe confuso, a chiarire in modo definitivo se il cv2 sia o non sia espressione di Magistero o solo pastorale e dunque non richieda alcuna obbedienza, ma solo offra proposte, scelte di tipo "pastorale", facoltative.
Quand'è che i docenti ricominceranno ad insegnare agli ignoranti piccoli discenti, in modo semplice e chiaro ?
nell'attesa, dobbiamo rispecchiarci in questi rari spunti di ironica, lucida e amara consapevolezza offertici dai più preparati....

Marco Marchesini ha detto...

Un attimo: anche mons. Gherardini afferma che il Concilio Vaticano Secondo è Magistero straordinario e solenne. Questo non vuol dire che tutto sia infallibile. L'infallibilità è solo "di riflesso" nei testi che riprendono dogmi del Magistero prima del Concilio Vaticano Secondo.

D'accordo al 100% con il non tentare di barare cercando di forzare l'interpretazione dei testi in moda da salvare la continuità.

Le domande di Arnaldo Xavier da Silveira sono anche le mie. Purtroppo ho paura che siano destinate a rimanere inascoltate.

Anonimo ha detto...

Sono ormai decenni che le nostre domande restano inascoltate.

hpoirot ha detto...

Per fare solo un esempio...

La Sacrosantum Concilium é, relativamente agli altri, uno dei documenti meno indigesti e viene spesso é utilizzata come scudo per bonificare il CV2. Conosciamo tutti il refrain "se avessero ubbidito alla SC non ci sarebbero stati abusi" "hanno prevaricato la SC, non é colpa del Concilio"

Ma ragioniamo. Mai nella storia della Chiesa si era vista una domanda cosi' insistente, un desiderio cosi' forte di cambiare i riti in un tempo cosi' breve (qualche anno!) modificandoli nella loro essenza più profonda e nel modo più capillare possibile.

La SC giustificava questi cambiamenti (per lei urgenti) con scusa che erano necessari per "far capire" la Chiesa all'uomo moderno... A parte il fatto che da allora nessuno ha capito più niente, cio' presuppone che alla Chiesa ante 65 mancasse qualcosa, che quella Chiesa non fosse più capace di parlare la mondo! Il che é un errore madornale DEL CONCILIO!

La SC impose poi la concelebrazione, la messa prefestiva, l'inculturazione (concedendo alle conferenze epicopali la possibilità di elaborare messe locali) e un'ampia sperimentazione in campo liturgico!

La SC preferi' per la prima volta le messe con assemblea a quelle con poca gente (spingendo i sacerdoti a non celebrare più in settimana) e infine appiatti' la nozione di sacerdote equiparandola a quella del laico che oggi
* sale sull'altare
* legge le letture (prima poteva farlo solo chi era diacono)
* da' la comunione
* ha preghiere solo per lui (DEI FEDELI) che gestisce in tutta autonomia
* é parte arriva e dialogante del NOM : infatti dice il salmo responsoriale, il padre nostro... laddove prima taceva

dulcis in fundo oggi il laico OFFRE pure il SANTO SACRIFICIO COL SACERDOTE

"Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede ... offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi.
( SC punto 48 )

Allora se i doc GS e NA contengono parti dall'eresia alla bestemmia, non prendiamoci in giro: se si fosse sottoposta anche solo la SC al Sant'Ufficio nel 1570, nel 1730, nel 1860 o nel 1950, essa sarebbe stata respinta ... se non condannata !

Anonimo ha detto...

offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui

Io questa frase, con la mia pre-comprensione cattolica, ma anche con poca attenzione alla sintassi, l'avevo sempre interpretata nel senso non di "offrire la vittima" insieme al sacerdote", ma di offrire noi stessi, in Cristo... invece tu mi dai da pensare, Hpoirot!

Anonimo ha detto...

Ci sono delle proposizioni, nei documenti conciliari -come questa -, assolutamente senza appello!!!

Anche perché è Cristo che si offre: è Actio di Cristo quella che compie il Sacerdote, che ha ricevuto l'ordinazione per questo!

Marco Marchesini ha detto...

Bestemmia?

Hpoirot, ma la "Mediator Dei" di Pio XII del 1947 allora come la mettiamo? L'ha mai letta?

http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_20111947_mediator-dei_it.html


Per non far nascere errori pericolosi in questo importantissimo argomento, è necessario precisare con esattezza il significato del termine «offerta». L'immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state pronunziate le parole della consacrazione, Cristo è presente sull'altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime. A quest’oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito e per un duplice motivo; perché, cioè, essi offrono il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote, ma, in certo modo, anche insieme con lui, e con questa partecipazione anche l'offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico.

Marco Marchesini ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Marchesini ha detto...

Mic, quella non è una proposizione conciliare, ma della "Mediator Dei"!

Come avrebbe reagito il Sant'Uffizio del 1950? Ma se la frase "senza appello" è del 1947!

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
ti ringrazio per la citazione e per avercela richiamata alla memoria. Ma è un'interpretazione che mi mette in crisi: c'è quel "in qualche modo" che l'attenua... e torno a vederla nel senso di Paolo ai Romani di offrire "i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio", ma è Cristo che offre se stesso al Padre per le mani del Sacerdote...


Anonimo ha detto...

Caro Marco,
mi sono ripresa il testo originale e l'intero contesto e credo che dobbiamo ben capire e distinguere.

Dalla Mediator Dei:

"...Per non far nascere errori pericolosi in questo importantissimo argomento, è necessario precisare con esattezza il significato del termine «offerta». L'immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state pronunziate le parole della consacrazione, Cristo è presente sull'altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime. A quest’oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito e per un duplice motivo; perché, cioè, essi offrono il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote, ma, in certo modo, anche insieme con lui, e con questa partecipazione anche l'offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico...."

Dunque, viene distinto il momento in cui il Sacerdote offre la Vittima (momento culminante e unico) da quello in cui, dopo averla deposta sull'altare la presenta a gloria di Dio padre e per il bene di tutte le anime. A quest’oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito.

E' sottile, ma va ben capito...


Anonimo ha detto...

... purtroppo la Sacrosanctum Concilium questa distinzione non la fa!

Partecipazione attiva dei fedeli alla messa
48. Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti.

E' tutto molto bello e molto vero; ma la mancanza di quella distinzione fa perdere l'unicità dell'offerta del Sacerdote (Actio di Cristo) nel momento della Consacrazione... la mia spontanea reazione, frutto di una fede assimilata nella Chiesa, aveva ragione di esserci e rimane a questo punto immutata.

E non è una questione di poco conto. Non distinguere l'Azione del Sacerdote da quella del fedele (che può far sua ogni preghiera tranne che al momento della Consacrazione, appunto), non tiene conto della distinzione netta non solo per grado ma anche per essenza del Sacerdozio ordinato rispetto a quello battesimale dei fedeli...

All'inizio (nell'immediato dopo-concilio e in parte tuttora) chi viveva/vive la celebrazione con la pre-comprensione cattolica poteva/può anche non farci caso; ma, dopo?

Quando si parla di iato generazionale (riconosciuto dallo stesso Benedetto XVI), cosa si intende se non questa a volte diluizione altre volte omissione, che alla fine diventa oblio, soppressione, di diversi punti fondanti della nostra Fede?

Anonimo ha detto...

Fidele dice,

Ritengo che questo "in qualche modo" significa nel modo in quale i fideli laici fanno parte della Chiesa e uniscono se stessi in voluntà consentiendo all'offerta fatta dal sacerdote ministeriale...

è un errore grave di dire che il laico può offire questa Offerta in senso proprio, perchè egli come laico non ha il carractere sacerdotale, anche se come membro del corpo di Christo, fa parte di Colui che Offre...

Ma per la religione falsa dei modernisti, dire che un laico non può partecipare in senso formale, immediato, pieno e perfetto in azione sacerdotale di Christo è eresia, perchè va contro la loro religione di sentimento...dove sentimenti è non ragioni fondati sui principi rivelati sono il fondamento della logica e della teologia...

Comunque...

Se cerciamo la corretezza scolastica nei documenti del Concilio non la troveremo...quindi, GRAZIE allo Spirito Santo, il Conclio fu pastorale e non obbligatorio nel senso stretto...

Nihilominus..

Se facciamo troppo rumori contro il Concilio e la modo di lettura SENZA QUESTE PRECIZIONI spunterà una risposta acerba e dannosa al bene della Chiesa...

Marco Marchesini ha detto...

La "Mediator Dei" sta dicendo che la Consacrazione viene effettuata solo dal Sacerdote ordinato che agisce "in persona Christi" e che i fedeli non possono assolutamente consacrare.

Nella SC questo è dato per scontato.

Quello che "Mediator Dei" e SC affermano è che i fedeli offrono insieme con il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso.

hpoirot ha detto...

é dato per scontato??? ma se tutta la lex orandi del NOM tende a equiparare i due ?

Come é dato per scontato che vi sia Transustanziazione o Sacrificio VICARIO E ESPIATORIO,parole che non compariono in nessun documento Conciliare ??

Evidentemente lo Spirito Santo nell'ispirare(?) la SC non ha tenuto conto del precetto evangelico "che il vostro parlare sia SI SI NO NO"

viandante ha detto...

Nella SC questo è dato per scontato.
No, non é corretto fare il processo alle intenzioni, ma dall'interpretazione che se ne sono date, anche in campo liturgico, dire che la SC queste cose le dà per scontate é azzardato.
È il grande gico dei modernisti con l'impiego funzionale ai loro interessi dell'ambiguità, di linguaggio in primis.

Anonimo ha detto...

La "Mediator Dei" sta dicendo che la Consacrazione viene effettuata solo dal Sacerdote ordinato che agisce "in persona Christi" e che i fedeli non possono assolutamente consacrare.

La Mediator Dei afferma e conferma che il Sacrificio di Cristo è uno ed unico ed appartiene a Lui solo. E non è un caso che le parole "mysterium fidei" siano pronunciate al momento dell'Offerta del Calice e quindi del Sangue della Nuova ed eterna Alleanza qui pro vobis et pro multis effundetur (sarà sparso: è un futuro che diventa un eterno presente, la prefigurazione del Calvario nell'imminenza di quanto sarebbe accaduto) e ci comanda di fare haec (questo) in sua memoria fino alla fino dei tempi. Anche le parole "mysterium fidei" appartengono a Cristo, che suggella così la sua Azione espiatrice e redentrice e qui non ci resta che adorare e accogliere. (Non posso far a meno di notare che stranamente nel NO quelle parole vengono messe in bocca all'assemblea e pronunciate ad alta voce in un momento in cui bisognerebbe solo adorare davanti al Sacrificio. E invece si parla addirittura dell'"attesa della tua venuta", proprio nel momento in cui il Signore si è fatto Realmente Presente ed è una Presenza che dovrebbe essere accolta vissuta e adorata con maggiore consapevolezza e sacralità...)

Solo successivamente: ce lo dice l'Unde et memores..., dopo che il Sacrificio è stato compiuto e dispiega i suoi effetti, possiamo, insieme al sacerdote, offrire noi stessi nell'offerta dell' "Hostia pura santa e immacolata, Pane santo di vita eterna e Calice di perpetua salvezza". Ma l'Agnello immolato è Risorto e ora siede glorioso alla destra del Padre (l'Unde et memores ci ricorda anche questo), e dunque possiamo insieme al sacerdote unire a quella di Cristo la nostra offerta e anche i frutti del Suo Sacrificio.

Nella SC questo è dato per scontato.

Nella SC più che per scontato, alla fine è oltrepassato e ho già detto cosa provoca l'assenza della distinzione invece chiaramente esplicitata dalla Mediator Dei. Ma, quel che è più grave, non è tanto la diluizione del ministero sacerdotale, che pure avviene, quanto la confusione del Sacrificio di Cristo (uno e unico e non confondibile) col nostro e della Chiesa tutta in Lui!

Quello che "Mediator Dei" e SC affermano è che i fedeli offrono insieme con il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso.

Si, ma con la sottile e per nulla ininfluente distinzione che ho evidenziato anche ieri. Non a caso la Mediator Dei dice: Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime.

Ponendo sull'altare (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato anche sindone) è come ripetesse la deposizione dalla Croce e, come ho già detto, in quel momento si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell'Unde et memores, Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis ac datis (non dal frutto della terra e del nostro lavoro)...

Mi sembra che l'oltrepassamento e l'oblio di una cosa così fondamentale, cioè del cuore della nostra Fede, sia un dato non trascurabile e tutto da recuperare.

Anonimo ha detto...

E c'è di più... Successivamente il sacerdote chiede che jube haec perferri per manus sancti Angeli tui in sublime altare tuum, in cospectu divine majestatis tuae... ciò che si trova sull'Altare della terra viene portato all'Altare celeste per mezzo dell'Angelo del Buon Consiglio che è Cristo (Dom Gueranger)

E chiunque partecipa di "questo tuo santo Altare" e assume il Corpo e Sangue del Signore sarà riempito di ogni grazia e benedizione celeste...

Marco ha detto...

Mic, il Concilio di Pistoia non è ecumenico, se non erro. E' un sinodo.

Anonimo ha detto...

Caro Marco, questa cosa viene dall'altro thread. Ne riparleremo quando pubblicherò le pagine di Mons. Gherardini.

Marco Marchesini ha detto...

La "Mediator Dei" parla di deposizione sull'Altare perché ormai c'è stata la Transustanzazione e Gesù Cristo è realmente presente in stato di Vittima incruenta. Viene offerta dal Sacerdote a Dio Padre "in persona Christi", Capo che offre a nome di tutte le membra.
I fedeli poi associano sé stessi ed i propri voti all'offerta.
Mi sembra che su questo diciamo la stessa cosa Mic.

Quello che non mi convince è il fatto che SC introduce confusione tra Sacrificio di Cristo ed i nostri piccoli sacrifici, oppure che introduce confusione su chi sia ad operare la Transustanziazione.

Anonimo ha detto...

Mic, il Concilio di Pistoia non è ecumenico, se non erro. E' un sinodo

Hai ragione Marco, mi sono confusa.
Il nostro autore infatti lo chiama "Conciliabolo".

Anonimo ha detto...

per Marco Marchesini, che dice:

Quello che non mi convince è il fatto che SC introduce confusione tra Sacrificio di Cristo ed i nostri piccoli sacrifici, oppure che introduce confusione su chi sia ad operare la Transustanziazione.

Sono d'accordo. Il problema è determinato dal fatto che SC oltrepassa la distinzione fatta dalla Mediator Dei e fa un'indebita confusione.

Quanto alla Transustanziazione è sempre lo Spirito Santo ad operarla, ma attraverso le parole di Cristo, del Verbo, non certo per la partecipazione dell'Assemblea, che accoglie e adora e, solo dopo il compimento del Sacrificio, può fare la sua offerta insieme al sacerdote.

Purtroppo ci sono contesti in cui addirittura la formula di Consacrazione è cantata dall'assemblea insieme al sacerdote: abusi liturgici inauditi; ma purtroppo corretti dal Papa solo col suo esempio, che in quei casi incalliti, non credo che basti!

hpoirot ha detto...

Dal giuramneto antimodernista di SPioX:

"Mantengo pertanto e fino all’ultimo respiro manterrò la fede dei padri ... non perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta in modo diverso né in altro modo intesa.



Dalla Sacrosantum Concilium

D) Norme per un adattamento all'indole e alle tradizioni dei vari Popoli
37. La Chiesa, quando non è in questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre, neppure nella liturgia, una rigida uniformità; rispetta anzi e favorisce le qualità e le doti di animo delle varie razze e dei vari popoli. Tutto ciò poi che nel costume dei popoli non è indissolubilmente legato a superstizioni o ad errori, essa lo considera con benevolenza e, se possibile, lo conserva inalterato, e a volte lo ammette perfino nella liturgia, purché possa armonizzarsi con il vero e autentico spirito liturgico.

38. Salva la sostanziale unità del rito romano, anche nella revisione dei libri liturgici si lasci posto alle legittime diversità e ai legittimi adattamenti ai vari gruppi etnici, regioni, popoli...


Fate un po' voi !

Anonimo ha detto...

Romano dice,

Mic, con ogni rispetto al Studioso e santo Benedettino, quel Angelo santo che porta l'offerta, secondo la tradizione è più probabile San Michele, che secondo la tradizione antica cristiana e ebraica è il quale che offre le preghiere sul altare del incenso nel terzo cielo...

hpoirot ha detto...

con quella che loro chiamano rigida uniformità miturgica S.Francesco Saverio converti' con pochi uomini un continente, senza adattare niente della la liturgia e della dottrina all'indole dei popoli

Notare poi il passaggio:

ciò che nel costume dei popoli non è INDISSOLUBILMENTE legato a superstizioni o ad errori é visto con benevolenza, conservato ... e puo' essere ammesso nella liturgia

Avessero conservato la messa di sempre !! invece di elemosinare parti liturgiche a destra e a manca nelle culture pagane!

Quindi la SC ci dice che se un uso o un costume é "DISSOLUBILMENTE" nell'errore puo' essere ammesso nella liturgia. Tradizioni pagane con 90% di errore non sono indissolubilmente errate, ergo possono entrare nella liturgia!

Infatti basta vedere cosa fece il maestro incontestato dell'inculturazione liturgica, papa Giovanni Paolo II. L'interprete più autentico e autorevole della SC.

esempio:
http://www.gloria.tv/?media=253008

Marco Marchesini ha detto...

Io sapavo che l'Angelo Santo è lo Spirito Santo, ma potrei sbagliarmi.

Cioè l'Angelo Santo è un semitismo per indicare lo Spirito Santo.

Proprio questo particolare depone per l'antichità del Canone Romano anche rispetto anche ai canoni orientali che menzionano esplicitamente lo Spirito Santo nell'epliclesi.

Correggetemi se ho scritto sciocchezze.

lister ha detto...

Eh, hpoirot, il Signore Onnipotente ci stava già pensando...

lycopodium ha detto...

http://www.introibo.fr/L-ange-du-Sacrifice

Anonimo ha detto...

Grazie per il link, Lycopodium

L'autore, con una trattazione, esaustiva, conclude che si tratta di un vero Angelo, in analogia con i Sacrifici antichi.
Possiamo anche accogliere questa interpretazione più semplice. La preghiera resta densa di sublime insostituibile spessore spirituale...

Cesare Baronio ha detto...

Integro un'osservazione al post di hpoirot del 08 gennaio 2013 22:02

A proposito di inculturazione, sarebbe da ricordare come, mi pare nelle Filippine, siccome la mansuetudine viene espressa dal maiale e non dall'agnello, hanno pensato bene di tradurre "Agnus Dei, qui tollis peccata mundi ecc." con "Maiale di Dio che togli i peccati del mondi ecc.". Mi vengono i brividi solo a scrivere una simile bestemmia...

Questa è l'inculturazione coerente con la SC. Traetene le debite conseguenze.