Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 5 maggio 2017

Don Luigi Moncalero. Appunti ad Antonio Socci.

Questa 'chiusura' totale sull'argomento Concilio è radicata in Socci. Quando ho provato a instaurare una discussione con lui sui punti controversi, Socci mi ha bannata, nonostante fossi in linea con alcune sue posizioni, apprezzando la sua onestà intellettuale.

Caro Socci, l’analisi è apprezzabile, ma la diagnosi è pessima 
di don Luigi Moncalero

Spero che Socci non prenda queste mie considerazioni come “fuoco amico nella schiena”. L’articolo di Libero di domenica 24 maggio u.s. è interessante, sin dal suo titolo piuttosto intrigante: «Mezzo secolo senza latino e la Chiesa è da rottamare» (cf. QUI il testo integrale dal blog di A. Socci).

Interessante. Spigolo qua e là: «…Si avverte un cupo rumore di frana, come se una montagna – effetto Bergoglio? – stesse venendo giù. […]. Della Chiesa Cattolica conosciuta finora è minacciata perfino la sopravvivenza. C’è posto solo per una sua ridicola parodia laicizzata […]. [Una Chiesa] che rinuncia al proselitismo e al Dio cattolico […], che si scioglie nell’ecumenismo massonizzato delle tante religioni, che si occupa del clima e della spazzatura differenziata […]. La Chiesa che ha illuminato e vinto il tenebroso mondo degli dèi e ha ribaltato la storia pagana e antiumana […] dei grandi santi, dei martiri, dei missionari […]».

Fin qui ci siamo.

Ma lo spirito umano non si accontenta di constatare dei fatti: è già qualcosa constatare, e questo Socci lo fa a differenza di tanti altri che si foderano gli occhi con spesse fette di prosciutto, e gliene diamo volentieri atto. Però poi deve arrivare una diagnosi, o perlomeno un tentativo di dare un ragionevole “perché” alla catastrofe constatata.

Invece Socci “toppa” clamorosamente: «Però a liquidare la Chiesa non sono le persecuzioni, né l’odio laicista, ma – come disse Paolo VI – è “l’autodemolizione” dall’interno. La via del baratro fu imboccata non con il Concilio – come credono certi lefebvriani – ma alla sua fine, esattamente 50 anni fa, con il post-concilio».

E qui cadono le braccia, perché Socci vorrebbe dire che dall’8 dicembre 1965 in poi è successo qualcosa che non avrebbe nessun rapporto con i 16 documenti appena sfornati da quegli uomini di Chiesa che hanno fatto il Concilio. Ma proprio niente. Come dire post hoc, hoc; sed non propter hoc. Che tradotto in soldoni significa: io metto la caffettiera sul fuoco e dopo 5 minuti c’è il caffè; ma sia chiaro, non c’è nessun rapporto col fatto di aver acceso il fuoco: solo dei lefebvriani ottusi e ancorati ad arcaiche filosofie potrebbero pensare una cosa del genere. Succede così e basta: si chiude il Concilio e poi avviene il finimondo. Tutto qui.

Caro Socci, me lo lasci dire: il problema non è Bergoglio. O meglio – diciamocelo – Bergoglio è un problema, ma non è lui la causa. Egli sta semplicemente tirando le fila di quella rete che i suoi predecessori (sì, caro Socci, anche Benedetto XVI) hanno intessuto non dall’8 dicembre 1965 in poi, ma dall’11 ottobre 1962, quando Giovanni XXIII esordì nell’allocuzione di apertura del Vaticano II dicendo che oramai non era più tempo di anatemi e di condanne e che la dottrina cattolica è talmente bella ed amabile che si sarebbe imposta da sola; da quando si buttò letteralmente nel cestino tutto il lavoro preparatorio della Commissione che aveva elaborato gli schemi dei documenti conciliari (fu l’inizio della “rivoluzione di ottobre” della Chiesa) e tutto quello che venne dopo non fu che il dipanarsi logico di quel colpo di mano, passando per il discorso di Paolo VI alla chiusura del Concilio (7 dicembre 1965): «… La religione del Dio che si fa uomo si è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro? Una lotta? Un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto […] Una simpatia immensa […]. Noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo»; passando per la riunione di Assisi del 27 ottobre 1986 voluta da Giovanni Paolo II (già, anche lui, Papa del Concilio), quando in nome «dell’ecumenismo massonizzato delle tante religioni» (riconosce la citazione, Socci?) e della libertà religiosa si permisero dei culti idolatrici nelle chiese di Assisi. Allora si videro – e si fotografarono – statue di Budda sul tabernacolo e frati francescani ricevere compunti la benedizione da uno sciamano Pellerossa (è così che si ripara la barca della Chiesa? Siamo sicuri che è così che si fa ritrovare la bussola della fede ai giovani, caro Socci?). Ed infine – lo metto alla fine, ma è stato il primo effetto bomba del primo documento conciliare – la demolizione della liturgia della Chiesa introdotta dalla Sacrosantum Concilium, che dice che la redenzione si sarebbe realizzata praecipue (eminentemente) «nel mistero pasquale della passione, resurrezione e ascensione” di Cristo (Sacrosantum Concilium n° 5) e quindi non prevalentemente dalla sua crocifissione, dal valore che essa ha di sacrificio espiatorio (parola brutta, che dispiace tanto ai Fratelli separati). Allora, basta altari rialzati, basta crocifissi sanguinolenti, basta preti che parlano una lingua incomprensibile e danno le spalle al popolo: d’ora in avanti il popolo di Dio si riunisce «… in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare alla eucaristia e così far memoria della Passione, della Risurrezione e della Gloria del Signore Gesù e render grazie a Dio» (Sacrosantum Concilium 106). Date quelle premesse, non c’è da stupirsi se nel famigerato art. 7 dell’Institutio novi Messalis Romani – che sarebbe la prefazione ufficiale del nuovo messale di Paolo VI del 1969, tuttora vigente – si legge: «La cena del Signore o Messa è la santa assemblea o riunione del popolo di Dio che si raduna sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore». Martino, che di cognome fa Lutero, sottoscriverebbe.

Se tanto mi dà tanto – direbbe qualcuno – il risultato del referendum irlandese è la prova che il popolo di Dio ha manifestato chiaramente di non essere più cattolico. E dicendo questo non mi faccio la minima illusione che il popolo di Dio italiano lo sia ancora. Anzi: proprio come quello irlandese, il popolo di Dio italiano è quello che ha seguito più fedelmente le indicazioni dei suoi pastori.

Chi è che parlava di «autodemolizione»?

Ha ragione da vendere mons. Galantino: «Quando la Chiesa era cattolica la Messa era in latino» (cf. articolo in questione). Parole sante, eccellenza.

55 commenti:

Cesare Baronio ha detto...

Encomiabile il commento dell'ottimo don Luigi.

Socci soffre di uno strabismo logico, ancor prima che teologico, ed è evidente che nella sua critica a Bergoglio si cela solo ed esclusivamente la volontà di difendere - da cosa, poi? - Benedetto XVI, dopo l'hapax dell'abdicazione. La volontà di deresponsabilizzare Benedetto XVI per un atto che, sino a prova contraria, rimane una sua esclusiva quanto improvvida iniziativa, in un momento di gravissima crisi per la Chiesa. E con Benedetto XVI, ovviamente, anche la volontà di difendere ed esaltare "san" Giovanni Paolo II, cui dobbiamo gli orrori di Assisi, i baci del Corano, i segni di Shiva in fronte al Vicario di Cristo, la cancellazione della Religione di Stato in molte nazioni cattoliche, ad opera proprio della Gerarchia cattolica. E quell'orrore del Nuovo Codice, che del Vaticano II è traduzione canonica.

Ché se Benedetto XVI fosse ancora sul soglio, forse gli errori dell'ecumenismo, del laicismo, della liturgia riformata sarebbero stati forse condannati? Non credo proprio. Al massimo, avremmo visto qualche mitria gemmata in più. Ma non è con le mitrie e i fanoni che si restaura la Chiesa, dopo la devastazione conciliare.

Luisa ha detto...


" la demolizione della liturgia della Chiesa introdotta dalla Sacrosantum Concilium, che dice che la redenzione si sarebbe realizzata praecipue (eminentemente) «nel mistero pasquale della passione, resurrezione e ascensione” di Cristo (Sacrosantum Concilium n° 5) e quindi non prevalentemente dalla sua crocifissione, dal valore che essa ha di sacrificio espiatori"

"Allora, basta altari rialzati, basta crocifissi sanguinolenti, basta preti che parlano una lingua incomprensibile e danno le spalle al popolo: "

Non sono teologa ma mi sembra che quando si parla di Passione di Cristo si intende il cammino di sofferenza che ha portato N.S.G.C. sino alla crocifissione, dunque nella parola "passione" è compresa la crocifissione.
E non mi sembra che la Sacrosantum Concilium abbia voluto che lo spazio sacro venisse devastato, dove sta scritto che gli altari dovevano essere ribaltati con il prete rivolto verso i fedeli invece che verso Cristo, o anche soppressi qualora fossero attaccati al muro, le balaustre e "crocifissi sanguinolenti" soppressi, dove è chiesta la soppressione del latino, del canto gregoriamo ecc.?
Che poi il Consilium, con i suoi consultori protestanti, sotto la direzione di Bugnini e, Bugnini dixit, l`accordo di Paolo VI, abbia approfittato della anche più piccola fissura ( più che probabile non causale ma voluta) nel testo della Sacrosantum Concilium è evidente, basta leggere il libro di Bugnini sulla riforma liturgica per assistere basiti, passo dopo passo, agli effetti devastanti di quella interpretazione "allargata" (Bugnini).
Ed effettivamente è corretto chiamare "famigerato" l`art. 7 dell’Institutio novi Messalis Romani del 1969 , ma perchè nell`articolo si dice che è ancora in vigore?
Mi sembra che sia stato soppresso nella versione del 1970.

irina ha detto...

Ognuno ha le sue fisse. Anche io. Il compito di Pietro è quello di confermare. Cum + firmare, rendere stabile; da firmus 'stabile';lat. confirmare, rendere stabile, rafforzare (Zingarelli). Quindi non è stato detto a Pietro di essere creativo, di mettere sul piatto della bilancia le sue paturnie, nè la sua genialità, nè i suoi pensieri, i suoi secondo me, nè i secondo loro dei 'grandi' teologi. Pietro doveva e deve rendere stabile la barca. La barca quand'è stabile? Quando il Signore è dentro la barca, anche se dorme non ha importanza. Infatti basta un Suo snap, anche nel dormiveglia, che la tempesta si seda. Ora questo non sembra difficile da capire, ma difficilissimo da mettere in pratica. Perchè? Perchè nessuno ci crede. Neanche Pietro. Così sono nati concilii, sinodi, lettere brevi e/o lunghe per rendere stabile l'ondivago animo di Pietro, dei suoi sottoposti, dei fedeli, degli infedeli e di tutti gli eretici e apostati a seguire. Tutti gli errori del passato, e ripeto, più o meno sempre ritornanti, sono stati corretti e raccolti insieme a tutto quanto è stato scritto per incoraggiare e lodare la Fede di chi un po' ne disponeva. Tutto questo lavoro di secoli e secoli si chiama Tradizione. Ed è a disposizione di tutti coloro che non vogliono ripetere le fesserie dei padri, ma vogliono imitare NSGC ed i Suoi Santi. Quindi per dirsi Cattolico, una panoramica d'insieme su questo patrimonio, il consacrato, deve averla. Ed parimenti il fedele; il Catechismo di San Pio X offre anche cenni storici della Rivelazione Divina, comprensibili ad ognuno. Quindi non si sfugge. Ma oltre a mancare di Fede, non ci si è dati pena di conoscere quali erano i nodi nei quali sempre ci si avvolgeva. Cioè la storia della Chiesa, con le sfide, i pungoli, con i quali il mondo l'ha sfidata, questa storia complessiva non la si è sufficientemente metabolizzata, conosciuta nelle sue cause appunto, come scrive Don Luigi Moncalero, nei suoi effetti e nelle terapie che sono state usate. In questi giorni sto rileggendo appunto un manuale di storia della Chiesa. Impressione:la Chiesa quasi sempre si è trovata a combattere con figli maleducati, eternamente adolescenti. Come tali hanno capito tutto e sanno tutto e i tempi sono cambiati e tu non hai capito niente e non capisci niente perchè gli amici miei capiscono più di te. Allora che fare? Primo, educare bene questi figli , tutti, dalla culla in su. Senza mollare nella loro adolescenza, che per alcuni dura decenni. La gioventù può essere un incantesimo che dura tutta la vita. Come gli idoli che il mondo ci indica appena iniziamo ad aprire gli occhi. Concludendo il CVII è stato un errore interpretativo, non si è capito che i tempi nuovi, richiedevano di aggiustare il tiro sulla formazione dei consacrati. Il modernismo prima, tutti i vecchi errori, tutte le vecchie tentazioni, non ultima quella che 'il ragazzo/a si farà', l'invidia, la presunzione, il carrierismo, la corruzione derivata da un contatto troppo stretto con i ceti, alti o bassi, più segnati dal peccato, hanno esposto i vecchi adolescenti a trappole nelle quali sono felicemente caduti. Certi di star correndo verso un luminoso avvenire. Il passo che Pietro, con la Chiesa tutta, dovrebbe fare è riconoscere di aver peccato in pensieri , parole, opere ed omissioni e d'impeto buttarsi a terra e piangere per aver tradito, ancora una volta NSGC, implorando il Suo perdono.

Cesare Baronio ha detto...

@Luisa "Dove sta scritto che gli altari dovevano essere ribaltati con il prete rivolto verso i fedeli invece che verso Cristo?"

La norma data ben prima del Vaticano II. Essa conobbe un'applicazione inizialmente periferica, lontano da Roma, ma non meno indicativa delle finalità che si prefiggeva il cosiddetto rinnovamento liturgico sin dagli anni Trenta del secolo scorso. Si veda a tal proposito il mio articolo: http://opportuneimportune.blogspot.gr/2013/01/non-sequitur.html

Finiamola, per piacere, di voler deresponsabilizzare il Concilio, attribuendo le deviazioni che ne seguirono ad una presunta distorsione del suo significato e della sua mens. Se non si vuol capire che tutte le innovazioni odierne sono contenute in nuce in quell'infausta assise e che sono gli effetti di una causa ben precisa, ogni discussione perde consistenza.

Anonimo ha detto...

Mi sembra che sia stato soppresso nella versione del 1970.
L'articolo è stato non soppresso, ma rabberciato alla meglio.
La liturgia, però, era stata "riformata",allo scopo, voluto e dichiarato, di realizzare l'articolo 7, nella prima versione.
Poi, quando l'articolo è stato (apparentemente) cambiato, la liturgia realizzata sulla base del testo (peggio che) "eretico", non è stata riformulata, neppure di uno "jota o di un apice".

Cesare Baronio ha detto...

Ancora @Luisa "Ed effettivamente è corretto chiamare "famigerato" l'art. 7 dell’Institutio novi Messalis Romani del 1969 , ma perché nell'articolo si dice che è ancora in vigore? Mi sembra che sia stato soppresso nella versione del 1970".

Se il principio ispiratore della riforma del Messale viene enunciato nell'art. 7 - che per la sua formulazione è inequivocabilmente eretico - è evidente che esso informa il Messale stesso e le modifiche sostanziali in esso apportate rispetto al Messale precedente. Ora è chiaro che il semplice modificare l'art. 7 correggendolo ex post non modifica in alcun modo la mens del legislatore né tantomeno gli effetti che da quell'articolo sono derivati nel rito.

Ed è evidente, come nel caso in cui, dopo aver seguito una ricetta per preparare una torta in cui si dice di metter sale al posto dello zucchero, si corregga la ricetta pensando che la torta torni ad essere ciò che avrebbe dovuto essere, e che diventi dolce semplicemente perché la ricetta è stata emendata. Quella torta sarà comunque salata, come il rito riformato è un coacervato di tagli, censure, omissioni, vergognosi ammiccamenti ai protestanti. Rimane una Messa, par carità: almeno fino a quando non troveranno realizzazione le paventate modifiche del clan bergogliano, che la renderanno ancora più simile ad una cena luterana di quanto non lo fosse sinora. Allora l'abominazione della desolazione sarà compiuta.


Anonimo ha detto...

Ben venga il coraggio del giornalista Socci per ciò che riguarda l'analisi della situazione attuale.
La ricerca delle cause richiede un lavoro di scavo monumentale: fine, specialistico ed anche spietato, perché portarsi dietro i propri sentimentalismi conduce al fallimento.
Ovviamente GPII e Benedetto hanno dato il loro apporto, questo sito lo ha bene evidenziato, ed ovviamente il CVII è stato un penoso fraintendimento, indetto probabilmente per affrontare una situazione che sfuggiva di mano.

Per me il declino del Papato è cominciato molto prima del CVII, quando il Papa volle essere Imperatore, accettando quel potere temporale che nel deserto Satana aveva offerto a Gesù.

Pietro C. ha detto...

Plaudo alla consequenzialità logica di don Moncalero. Faccio però osservare che, a seconda del punto di osservazione, ci sono dei vincoli ai quali uno è tenuto ed è bene tenerne conto.

Per Socci il vincolo è "qualcunque cosa succeda, la colpa non è del Concilio".

I cattolici tradizionalisti sono stati obbligati a prendere atto che il problema reale è stato il concilio, recuperando in ciò, un atteggiamento che tipicizzò l'antichità cristiana (in cui tutta la Chiesa, chierici e laici, giudicavano a posteriori la bontà di un concilio favorendone così il riconoscimento).

Quello che però il mondo tradizionalista non vede, mi si permetta di dirlo, è che ogni concilio dovrebbe essere trattato così dando alla Chiesa degli anticorpi contro i "concili di briganti", come si diceva anticamente.

Questo ulteriore passo non penso sia possibile al mondo tradizionalista, come a Socci non è possibile fare il primo, proprio perché nel frattempo, si pensa che, una volta che il concilio sia stato legittimamente celebrato, non dev'essere più criticato. È un atteggiamento che ha un non so che di "magico" e di rassegnato al contempo ...

Grazie al Cielo l'Oriente cristiano non ha questo problema, nonostante il patriarca Bartolomeo "meni" alla grande per cambiare le antiche tradizioni, in accordo implicito o palese con il Vaticano attuale.

E in effetti il Concilio di Creta (con incredibili somiglianze al Vaticano II) sta iniziando ad avere opposizioni feroci: tutto il corpo ecclesiale lo riconosce o meno, ed è un suo diritto a meno che i laici e i chierici stessi non abbiano pure loro una fede alterata!

Che il cosiddetto "concilio" di Creta sia in tutto simile al Vaticano II, lo si evince pure dalle intenzioni su di esso che aveva il patriarca Bartolomeo quando era ancora metropolita di Filadelfia:

«I nostri obiettivi sono gli stessi di Giovanni (Papa Giovanni XXIII): aggiornare la Chiesa e promuovere l’unità cristiana ... Il Concilio significherà anche l’apertura della Chiesa Ortodossa alle religioni non cristiane, all’umanità nel suo complesso. Ciò significa un nuovo atteggiamento verso l’islam, verso il buddismo, verso la cultura contemporanea, verso le aspirazioni per una fratellanza libera dalla discriminazione razziale ... in altre parole, segnerà la fine di dodici secoli d’isolamento della Chiesa Ortodossa».

La storia ha parallelismi impressionanti ma reazioni sostanzialmente diverse che nascono da una coscienza differente davanti a ciò per cui in Oriente si dice "NIET!".
In Occidente non si riesce a fare esattamente lo stesso (tranne i "lefebvriani" che ne hanno ancora il coraggio ma per quanto?).

Sui motivi è bene riflettere più profondamente senza cadere in facili banalizzazioni che vedono l' "altro campo" qualcosa da gettare automaticamente nella spazzatura perché "non cattolico".

Anonimo ha detto...

L'articolo di Socci è del 24 maggio 2015
http://www.antoniosocci.com/effetto-bergoglio-in-irlanda-la-messa-e-finita/
e l'appunto di Moncalero ora da voi ripreso, è del 29 maggio 2015:
http://www.sanpiox.it/attualita/1608-caro-socci-l-analisi-e-apprezzabile-ma-la-diagnosi-e-pessima

Subito, Socci replicò su facebook il 30 maggio 2015
https://it-it.facebook.com/permalink.php?story_fbid=787700191350860&id=197268327060719&substory_index=0
Moncalero controreplicò il 4 giugno 2015
http://www.sanpiox.it/attualita/1614-una-risposta-a-socci

Unknown ha detto...

Antonio Socci non tollera la benché minima contraddizione, banna anche chi educatamente dissente dalle sue posizioni. La sua pagina facebook è aperta solo a chi lo acclama e lo applaude. Non è un buon esempio. Grazie per l'articolo.

Marcello ha detto...

Non sono d'accordo. Una nota per tutte: la logica del "Post hoc, propter hoc" è una fallacia logica.

Anonimo ha detto...

Non solo Socci. Anche il povero don Minutella (a proposito, ci sono delle novità?) non riesce a identificare la radice del problema. Penso che sia un blocco psicologico: troppo arduo ammettere di aver sbagliato e non riconosciuto per decenni...

Anonimo ha detto...

http://www.newliturgicalmovement.org/2017/05/priests-learning-extraordinary-form-at.html

Luisa ha detto...



@Luisa "Dove sta scritto che gli altari dovevano essere ribaltati con il prete rivolto verso i fedeli invece che verso Cristo?"

La norma data ben prima del Vaticano II.


Ma dove sta scritto nella Sacrosanctum Concilium?
Lungi da me l`idea di innocentare il CVII di ogni colpa, se son ben consapevole di chi ha preso in mano le redini sin dall`inizio, e con quali scopi, se anche nel testo sulla Liturgia quell`impronta è visibile negli spiragli offerti a chi li avrebbe trasformati in brecce, se so che quel movimento viene da lontano, resta il fatto che non si può pretendere che ad esempio la devastazione dello spazio sacro sia stata voluta dalla Sacrosanctum Concilium, non si troverà nessuna prescrizione di ribaltare l`altare.

@Baronio, leggerò il suo articolo.

marius ha detto...

@ Pietro C.
Quello che però il mondo tradizionalista non vede, mi si permetta di dirlo, è che ogni concilio dovrebbe essere trattato così dando alla Chiesa degli anticorpi contro i "concili di briganti", come si diceva anticamente.
Questo ulteriore passo non penso sia possibile al mondo tradizionalista, come a Socci non è possibile fare il primo, proprio perché nel frattempo, si pensa che, una volta che il concilio sia stato legittimamente celebrato, non dev'essere più criticato. È un atteggiamento che ha un non so che di "magico" e di rassegnato al contempo ...


Non capisco il senso di questa affermazione. Potrebbe per favore esemplificare?

Infatti secondo il mondo tradizionalista il CVII può essere criticato in quanto pastorale.
A differenza degli altri Concili, il CVII non ha stabilito alcunché di dogmatico.
E ben sappiamo che se una cosa è stabilita dogmaticamente non può più essere modificata.
Perciò non mi è chiaro cosa Lei intenda.

Felice ha detto...

Nei documenti conciliari (e la Sacrosanctun Concilium ne è un esempio) non si trova sconfessata la tradizione (i documenti sarebbero stati respinti dalla maggioranza dei padri), ma contengono frasi ambigue, messe apposta dai novatori, frasi che permettevano una interpretazione gradita ai progressisti. È la stessa tecnica usata da Bergoglio per Amoruso Laetitia.

Anonimo ha detto...

Dentro il Concilio c'erano certo forze sataniche, ma lo Spirito Santo ha protetto i testi conciliari contro le eresie. Ci sono ambiguità, non eresie. Proprio per questo il Concilio Vaticano II è un Concilio. Finito il Concilio, queste forze sataniche hanno potuto agire con libertà e interpretare i testi in chiave eretica e seguire le pratiche ereticali che conosciamo da 50 anni e oggi vivono la loro apoteosi.
Ecco. As simple as that.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Chapeau, don Luigi Moncalero. Chapeau.

Maurice ha detto...

Il CVII, e in particolare Nostra Aetate, rappresentata la svolta decisiva nei rapporti con l'ebraismo.
Questo per un ciellino è un punto imprescindibile. E Socci è ciellino.
Non credete?

mic ha detto...

Maurice, come equazione regge. Ma il senso di appartenenza non può giustificare una chiusura mentale totale a qualunque tipo di discussione, a meno che non si sia dipendenti. E dallo spirito critico che Socci dimostra non ce lo si aspetterebbe.

Silvano M. ha detto...

Anch'io sono stato bannato da Socci per lo stesso motivo della signora Guarini, secondo me ci arriverà anche lui a questa conclusione, anche se non ne vuol sentir parlare. E se non vuole arrivarci, pace amen .

Alessandro Mirabelli ha detto...

Colui che si è firmato col mio nome e cognome alle 17,05 e' un troll. Comunque la risposta di don Moncalero e' encomiabile. Non bisogna dare importanza a Socci. Lui ha una visione ideologica del Vaticano 2, pertanto alla prova dei fatti e' falsa. Ignoriamolo che è' meglio. Ha scritto un libro sulla invalida elezione del papa che è basato solo su dicerie. I diritti d'autore ... quelli invece sono molto reali, vero Socci?

mic ha detto...

Ha scritto un libro sulla invalida elezione del papa che è basato solo su dicerie. I diritti d'autore ... quelli invece sono molto reali, vero Socci?

Non approvo questo tipo di commenti. Intanto non credo che Socci scriva spinto da motivazioni venali. I suoi libri sono sempre ben documentati e non mancano di contenuti elevati.
Quanto al libro cui lei si riferisce non manca di argomentazioni anche se la tesi sostenuta può essere controversa.

Anonimo ha detto...

Ricordo che il Cardinal Biffi definì la "sinodolatria" ( idolatria del Vaticano II )

come la peggior eresia della storia della Chiesa; il Concilio considerato come una Nuova

Rivelazione, il Concilio come Dio!

Ovvio che un Concilio pastorale che si somma a tutta la Tradizione precedente è una cosa,

un Concilio che supera tutta la Tradizione precedente è tutt'altro.

Anselmo

Aloisius ha detto...

Trovo interessante l'osservazione di Anonimo h. 11,20
"Per me il declino del Papato è cominciato molto prima del CVII, quando il Papa volle essere Imperatore, accettando quel potere temporale che nel deserto Satana aveva offerto a Gesù."

In effetti il.potere temporale di problemi ne ha dati parecchi.

Pero' e' stato necessario alla sopravvivenza della Chiesa-istituzione terrena e pur essendo causa di comportamenti peccaminosi, come carrierismo, in invidie, bramosie di denaro, potere e sesso, non ha mai scalfito "la barra di uranio", il Cuore della Chiesa.

Non si osava tanto e cbi lo ha osato.è stato condannato come.eretico, scomunicato.

Nel momento.del pericolo ci.si compattava, contro tutti, anche esagerando e commettendo.altri errori.

Insomma, il potere temporale può causare ...un temporale, il CVII e il suo POST, hanno causato il cancro.

Solo un Medico è in grado.di curarlo, ma va pregato parecchio perche tutte le cure e prescrizioni che ha sempre dato per evitare malattie mortali non sono mai state osservare dal paziente

Sacerdos quidam ha detto...

Posso ovviamente sbagliare, ma ritengo che il blocco psicologico del pur bravo Antonio Socci sul Vaticano II e connessi si spieghi con la figura di don Giussani, il 'Gius' (come lo chiamavano familiarmente in CL), il 'mito' dei migliori anni della sua giovinezza.
Un po' come ogni capo carismatico dei vari movimenti (l'Arguello, la Lubich, ecc) anche il 'Gius' diventava il modello ideale a cui conformarsi totalmente.
Il 'Gius' approvava il Vaticano II: e dunque anche Socci lo approva. Il 'Gius' riteneva ottima la Messa Bugniniana: e allora anche Socci la trova perfetta. Il 'Gius' esaltava Paolo VI e Giovanni Paolo II: e di conseguenza Socci li considera intoccabili e al di sopra di ogni critica.
E banna chi gli si oppone su questi punti, senza neppure cercare di discutere gli argomenti che gli vengono presentati: perché il 'Gius' non poteva sbagliare...

Anonimo ha detto...


@ Sul potere temporale, una critica eccessiva - la giusta critica

Nella tentazione, il Diavolo offrì a Gesù il dominio del mondo, se ben mi ricortdo, non una cosa micragnosa come il potere temporale della Chiesa.
Il potere temporale poi non venne come dono dell'imperatore, si costituì da solo, lentamente, sotto la spinta della necessità storica, dopo la fine delle Guerre Gotiche, verso la metà del VI secolo. Fu storicamente una necessità per la Chiesa, per riuscire a sopravvivere, in quel deserto che era diventata l'Italia, dopo le disastrose guerre.
Inizialmente, il potere temporale fu un bene anche per l'Italia e Roma sarebbe probabilmente stata cancellata dalla faccia della terra, se non fosse stata governata come capitale di uno Stato, per quanto piccolo e anche modesto, per tanti aspetti.
Successivamente, dal bene venne il male, vale a dire che il potere temporale, pur utile e necessario per diversi secoli, cominciò a mutarsi in un peso e un impaccio che faceva danni anche alla religione. Quando il Papa amministrava male i suoi Stati, ciò danneggiava il prestigio della religione.
Si ebbe ad un certo punto un errore di impostazione, con la donazione di Pipino (754-6), che non fece nascere lo Stato della Chiesa, già esistente da tempo, ma ne favorì la politica di inserimento nelle complicate vicende italiane. Il papato puntava ad espandersi temporalmente, come un qualsiasi Stato, su per la valle del Tevere, per sboccare alla fine nell'agognato ravennate. A Sud, verso il ducato di Benevento. Per ottenere queste terre dai Franchi che avevano vinto i Longobardi, i papi si inventarono la Donazione di Costantino, un falso clamoroso, per cui i regali che gli avrebbero fatto i re franchi (che concessero pochissimo) sarebbero stati delle "restituzioni" di parte dell'impero che Costantino avrebbe (falsamente) dato al Papa in punto di morte.
Qui cominciarono i guai e si pose uno dei semi delle future lotte tra papato e impero, oltre che di certi conflitti con l'imperatore romano d'Oriente, dato che il Papa si fece dare alcune delle terre che i longobardi avevano tolto ai bizantini in Italia. Con quale diritto, appunto?
Ci sono poi altri aspetti negativi da sottolineare ma ormai si è fatto tardi, caso mai ne parliamo domani. Buona Notte. PP

Luisa ha detto...

Non penso che l`articolo oggetto del post sia in grado di scalfire anche minimamente l`opinione di Socci sul CVII, non ci son riuscite altre analisi, mi scusi don Moncalero, ben più approfondite e seriamente argomentate.
Eppure la semplice ragione, il buon senso, dovrebbero rendere evidente a chi ha ancora due neuroni in funzione , e Socci ne ha ben più di due, che così tante e svariate interpretazioni non potevano provenire che da un testo che le permetteva.
Se e quando un testo è chiaro, quando la lettera del testo è chiara e senza equivoci possibili non c`è spazio per le interpretazioni, solo un testo ambiguo apre quello spazio, apre la porta alle interpretazioni.
Facile, logico e sensato dedurne che se SUBITO dopo il CVII son partite le interpretazioni e applicazioni, poi definite errate, è perchè i documenti del CVII lo permettevano.
Ma ammetterlo è ammettere che il CVII non è stato infallibile in ogni sua virgola, è correre il rischio di farsi accusare di essere contro il "Concilio" , di essere "tradizionalisto" o cripto-lefebvriani, coraggio che ben pochi hanno, Socci continuerà con altri ad assolvere il CVII , a dire che la colpa non è del "Concilio" ma di chi lo ha interpretato male.

Sulle interpretazioni dei documenti conciliari che son partite immediatamente dopo il CVII metto il link al documento della CdF del 1966 firmato dal cardinale Ottaviani.

"Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali
circa alcune sentenze ed errori insorgentsull’interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II"


http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19660724_epistula_it.html

W IL PAPA RE! ha detto...

qUANDO il Colonnello Bernacca annunziò "TEMPORALE" venne fatto motu proprio Generale!
Scherzi a parte, quando la società cristiana tornerà in ordine, tornerà anche lo Stato Pontificio.
Amen.

marius ha detto...

"solo un testo ambiguo apre quello spazio, apre la porta alle interpretazioni."

Detto tra noi, forse che l'ambiguità è un male da ritenersi minore e perlomeno accettabile?

Gederson Falcometa ha detto...

Angelo Roncali ha avuto dei problemi con il grande Padre antimodernista Guido Mattiussi, ha sofferto un processo per modernismo, dopo diventa Giovanni XXIII;

Giovanni Battista Montini, ha avuto dei problema nella segretaria di Stato di Pio XII, lo ha tradito, come punizione è stato mandato come uno «promoveatur tu amoveatur» a Milano, come appena arcivescovo, dopo diventa Paolo VI.

Karol Wojtyla, ha diffeso davanti al Padre Garrigou Lagrange, la tesi “La fede secondo S. Giovanni della Croce”, questa fu criticata e bocciata dal Padre Garrigou Lagrange, perché era quella dei modernisti che sostenevano che la Fede si fonda sull’esperienza personale, dopo ascende nella gerarchia della Chiesa e diventa Giovanni Paolo II.

Joseph Ratzinger, ha avuto dei problemi con il tomista Michael Schmaus al presentare la sua tesi di dottorato "La teologia della storia in S.Bonaventura", secondo Schmaus, il lavoro era modernista, dopo anni ascende nella gerarchia della Chiesa e diventa Benedetto XVI.

Jorge Mario Bergoglio, mai ha avuto qualcuno problema con la Chiesa post-conciliare, ascende nella gerarchia e diventa Francesco. Curioso che essendo lui sucessore di Pietro, la pietra sulla quale Cristo ha fondato la Chiesa, predica contro la rigità (è contro ogni pietra).

Questo breve riassunto, mostra, in uno punto importante, la realtà prima, durante e dopo il Concilio. Socci è un autore onesto, ha fatto un buon lavoro sul Fatima. Però, fino ad oggi, non ha arrivato alle conclusioni contro il Concilio che ci sono nel contesto del messagio di Fatima. Quindi, il cammino, per farlo vedere che la crise della Chiesa comincia prima del Concilio, passa per Fatima.

Gederson Falcometa ha detto...

"Detto tra noi, forse che l'ambiguità è un male da ritenersi minore e perlomeno accettabile?"

Caro Marius,

Buona domanda. La questione sull'ambiguità tra i testi conciliare ci fa domandare chi erano i redattori dei testi. Almeno due redattori di testi conciliari che il conosco non erano cattolici e sono questi:

P. Gregori Baum, redattori della Nostra Aetate. Ricentemente è uscito in pubblico a dire nel suo libro "The Oil Has Not Run Dry":

"Non ho confessato la mia omosessualità in pubblico, perché un tale atto di onestà avrebbe ridotto la mia influenza di teologo critico. Avrei voluto essere ascoltata in qualità di teologo, che confidano in Dio come salvatore del mondo, impegnato per la giustizia sociale, la teologia della liberazione e solidarietà globale ".

Dettaglio che il documento Nostra Aetate non ha fondamento nelle fonti di rivelazioni e è stato idealizzato per:

Marx Jules Isaac un ebreo non credente, tendenzialmente comunista e scritto alla B’nai B’rith (la massoneria ebraica);

Cardinale Agostino Bea che insieme Nahum Goldman, presidente del Congresso Mondiale Ebraico, è stato uno degli altri idealizzatore del documento N.A.;

Maggiore informazione sul caso Baum:

Major player at Vatican II confesses to concealing homosexual sex life
https://www.lifesitenews.com/news/major-player-at-vatican-ii-confesses-to-concealing-homosexual-sex-life

Padre Louis-Joseph Lebret, redattore della Gaudium Et Spes. un comunista che indossava abito domenicano. In Brasile è stato notto per la quantità dei pretti che se hanno fatto comunistra tramite le sue lezione di "Economia e umanesimo", e come il più influente intellettuale della sinistra negli anni 50.

Non voglio dire che tutti i redattori non erano cattolici, ma che ci sono stati dei redattori dei testi che non erano cattolici, questi due esempi sono la prova. La questione è conoscere gli altri autore, perchè come lui ha detto, l'ambiguità è uno male. Lo Spirito Santo non parla, e mai ha parlato, in modo ambiguo.

Due domande:

In quale altro Concilio gli eretici hanno partecipato in modo positivo?

L'autodemolizione della Chiesa comincia nel post-concilio o al proprio Concilio con la partecipazione dei teologi della modernistica Nouvelle Théologie ?

Gederson Falcometa ha detto...

Presentazione del libro "No lo conozco". Del Iscariotismo a la Apostasía, por Antonio Caponnetto TLV1:
https://www.youtube.com/watch?v=ypJzWyBnblQ

Antonio Caponnetto è uno argentino che conosce bene Bergoglio, questo suo libro doveva avere una versione in italiano.

Anonimo ha detto...


" Tornerà anche lo Stato Pontificio - Per la verità è già tornato

In genere la storia non si ripete, Dio evidentemente non lo permette. Faccio comunque presente che il potere temporale, frutto di circostanze storiche del tutto particolari, è stato ristabilito nel 1929, di pieno accordo tra Papato e Regno d'Italia rappresentato nella fattispecie da Mussolini, deux ex machina dell'accordo, nella forma di quel microstato che è lo SCV con le relative dipendenze extraterritoriali. Il Papa è formalmente il sovrano elettivo di uno Stato riconosciuto a livello internazionale da tutti gli altri e gode di tutte le prerogative e garanzie del caso. La forma-Stato, necessaria alla Chiesa-istituzione, appare al momento presente la più consona alle esigenze della Chiesa.

Se poi dovesse tornare di nuovo il "potere temporale" in forme simili a quelle di tanti secoli fa, quando in Occidente crollarono prima l'impero e poi lo Stato unitario che i Goti stavano costruendo da noi, e l'Italia desertificata e pestilenziata, scarnificata, si trovava in balia di Longobardi e Bizantini, speriamo almeno che il rinato "potere temporale" si limiti al c.d. Patrimonio di S. Pietro, cioè in sostanza al Lazio, sufficiente dimensione per la libertà del Papa, e non si estenda di nuovo in diagonale a tagliare l'Italia in due, impedendone a priori l'unità; sul fallace presupposto, mantenuto purtroppo per secoli e fonte per noi di innumerevoli guai, che uno Stato unitario avrebbe impedito al Papa di essere libero nella sua missione spirituale.
PP

Rr ha detto...

Una cosa sola: è vero che NON SEMPRE "post hoc=propter hoc", ma in biologia, patologia, clinica, epidemiologia, epodemiologia clinica, molto spesso SI.
Si usano metodi statistici per controllare che ciò sia vero, che ci sia almeno una correlazione, se non una causalità.
Ma se in epidemiologia ed epidemiologia clinica, si registrano sempre più casi di malattia e morte dopo un certo evento, per es. Un'invasione di topi e l'avvento della peste, non è necessario condurre un test statistico.
E viceversa, se usando la penicillina, i feriti sui campi di battaglia della II guerra mondiale si salvavano, e non morivano per ferite prima letali, non è necessaRio fare un trial per dimostrare l'efficacia del farmaco. Post hoc, propter hoc.
Sec. me, non è certo che ci fossero già i germi della malattia PRIMA del CVII, ma che durante e dopo il Concilio i germi della peste siano stati seminati a piene mani, è certo. Un tale deserto spirituale dopo il1965 non si spiega altrimenti.
Chi non lo vuole vedere, è perché non vuole soffrire troppo, ammettendo di aver sbagliato tutto per tutta la vita.

mic ha detto...

Luisa,
grazie della segnalazione. Questo documento è tra quelli segnalati nella colonna destra del blog col titolo:
- "Card. Ottaviani, Epistula ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa alcune sentenze ed errori sull’interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II", che porta a questo link:

http://www.internetica.it/Ottaviani-concilio.htm

;)

Anonimo ha detto...


@ I "germi della malalttia" c'erano, a partire dagli anni Trenta

Lo notava nel famoso articolo del 1946 il P. R. Garrigou Lagrange, articolo riportato anch'esso nella colonna di destra di questo blog, con alcune mie note a fondo pagina. L'articolo titola: - Dove va la nuova teologia? la risposta era: ritorna al modernismo.
L'azione era subdola e nell'insieme contenuta dai poteri costituiti però abbastanza diffusa. I colpevoli erano personaggi come Teilhard de Chardin, de Lubac. La corrente eversiva cominciò ad uscire allo scoperto con libri come 'Catholicisme' di de Lubac, del 1936 mi pare, proibito e tolto dagli scaffali ma che tutti i seminaristi leggevano di nascosto, credo, come certi lavori di Rahner.
Gli schemi provvisori preparati dalla Curia (sotto la direzione di Ottaviani e Tromp) facevano piazza pulita degli errori professati dai neomodernisti, anche indirettamente, cioè condannando tutte le correnti principali del pensiero moderno, nonostante l'impostazione irenica voluta da Giovanni XXIII. C'era comunque il vuoto della mancata condanna dottrinale del marxismo, una cosa inaudita. Il marxismo era al tempo, me lo ricordo bene, l'avversario per eccellenza del cattolicesimo. Non per nulla gli schemi provvisori furono buttati a mare dai colpi di mano dei cardinali e vescovi neomodernisti, con la complicità di Roncalli. Le anime belle però non vogliono ancor oggi sentir parlare di queste cose, si scandalizzano. Preferiscono tener la testa ben bene sotto la sabbia, come gli struzzi.
PP

marius ha detto...

"Chi non lo vuole vedere, è perché non vuole soffrire troppo, ammettendo di aver sbagliato tutto per tutta la vita."

Quant'è vero!!!

Silente ha detto...

Torniamo ai fondamentali. Il concilio vaticano II, almeno in molte sue parti (e sono quelle più importanti), è indifendibile da un punto della dottrina cattolica di sempre. Poi, possiamo discutere se, per le parti dubbie, si tratti di eresie, semi-eresie, ambiguità o testi mal scritti. Forse i casi ci sono tutti. Comunque, che il concilio sia la radice principale dei mali presenti, nulla quaestio. Certo il modernismo nasce molto prima, ma esplode vittoriosamente con il concilio. Quindi c'è una continuità storica, logica, ideologica, strategica tra il modernismo ante-concilio, il concilio in cui trionfa il modernismo e il post-concilio, consequenziale e organico alle fasi precedenti.
Dicevo: torniamo ai fondamentali. Leggiamo o rileggiamo alcuni documentati testi, ben noti, che abbiamo spesso citato qui, ma che non so quanti tradizionalisti hanno veramente letto e meditato. Ne cito solo alcuni, chiedendo scusa a chi, tra i lettori, già li conosce bene :
Romano Amerio, Iota Unum, Fede e Cultura
Brunero Gherardini, Il Vaticano II - Alle radici di un equivoco, Lindau
Paolo Pasqualucci, Unam Sanctam, Solfanelli
Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II, Lindau.

In questi testi (ma si potrebbero citare decine di altri) vi sono tutte le ragioni teologiche, canoniche, storiche e anche politiche riguardo agli errori del concilio.

Quindi: sì, il sovversivismo del concilio trae le proprie origini dal modernismo pre-conciliare del cattolicesimo liberale dell'800, dal Sillon francese, dal pensiero di un Murri, un Fogazzaro, un Buonaiuti e dagli altri modernisti, ma quanto è dovuto ai Padri conciliari, o quanto meno alla loro ingenuità, visto che solo una minoranza di costoro era veramente riconducibile a gruppi organizzati di militanti progressisti?
E ancora: nei testi che ho sopra citato (ma è facile reperire analoga documentazione in altri testi) è facile rintracciare la relazione tra le dichiarazioni conciliari e le aberrazioni dottrinali e "pastorali" del tempo presente.
Infine: certo, "Post hoc ergo propter hoc" indica un possibile errore logico: non sempre ciò che è successivo temporalmente a un dato fenomeno è causato dallo stesso. Ragionevole. Ma la relazione tra il concilio e la depravazione attuale non è solo temporale: è logica e dottrinale.
In altri termini: sì, è il concilio a legittimare le aberrazioni dottrinali attuali. E' il concilio che, sia pure indirettamente e "per li rami", legittima un documento come "Amoris Laetitia" che smantella le basi dottrinali della Confessione, della Comunione, del Matrimonio.
Concludiamo, ma so bene quanto sto per dire sia condiviso dai lettori del sito: il concilio è stato un evento tragico per la Chiesa e per il mondo, paragonabile alla riforma protestante e alla rivoluzione francese.

Anonimo ha detto...


A la liste de Gederson Falcometa ajouter le nom de Bernard Besret, ex-cistercien, ex-secrétaire de l'abbé général de l'Ordre de Cîteaux, ex-prieur de l'abbaye de Boquen (qu'il a détruite), qui fut, à Vatican II, l'un des principaux rédacteurs du décret "Perfectae Caritatis", sur la prétendue "rénovation de la vie religieuse", décret qui est à l'origine de la démolition de TOUS les ordres religieux sans exception depuis 50 ans. Un travail diabolique, où les Pères Conciliaires, dans leur insurpassable naïveté, n'ont vu que du feu… Pas celui de l'Enfer, malheureusement, auquel la plupart ne croyait d'ailleurs déjà plus…

Un an ou deux après avoir été finalement chassé de son abbaye, qu'il avait transformée en phalanstère, ce misérable apostat annonçait qu'il était membre du Grand Orient de France… Aujourd'hui encore, à plus de quatre-vingts ans, il continue de participer à des réunions de propagande maçonnique, comme ex-théologien, en Bretagne, où il vit, et ailleurs… Voir l'article qui lui est consacré sur Wikipedia.

Gederson Falcometa ha detto...

"Non sono d'accordo. Una nota per tutte: la logica del "Post hoc, propter hoc" è una fallacia logica".

Caro Marcello,

La fallacia del "Post hoc, propter hoc" sta in arrivare ad una conclusione basata unicamente nell'ordine degli eventi, senza prendere in considerazione altri fattore che possono eliminare o confermare la connessione. Quindi, con tutto il rispetto: tra noi non esistono degli indovinatori per sapere a che cosa lui se referisce quando ha detto "Non sono d'accordo" e al dare la nota di una fallacia logica per tutte. Così sarebbe giusto lui dire in che cosa non è d'accordo e anche dove se applica il "Post hoc, propter hoc". Può dire a noi?

Un caro saluto dal Brasile




Anonimo ha detto...

Sur Besret et la franc-maçonnerie :

http://medias-catholique.info/du-concile-vatican-ii-a-la-franc-maconnerie-bernard-besret-un-theologien-soixante-huitard/7270

Gederson Falcometa ha detto...

Caro PP,

Ottimo commento. Cerca gli schemi preparatori del Concilio, è interessante il discorso di Giovanni XXIII "Ai cardinali, Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi, Prelati, Sacerdoti e Religiosi chiamati a far parte delle comissione preparatorie e dei segretariati del Concilio Vaticano II", dove dice:

"I Concili Ecumenici del passato risposero prevalentemente a preoccupazioni di esattezza dottrinale, varie ed importanti circa la lex credendi, a misura che eresie ed errori tentavano di penetrare nella Chiesa antica in Oriente ed in Occidente.

A Nicea era posta in discussione la Divinità del Verbo divino fatto uomo a salute del genere umano : l'errore di Ario. A Efeso vi fu grande preoccupazione circa l'unità della persona del Verbo nelle due nature e circa la divina maternità di Maria, la Theotocos. A Calcedonia altre querele e discussioni circa la distinzione delle stesse due nature. Nel secolo XVI la costituzione della Chiesa era stata funditus compromessa, e a Trento tutto si dovette e si poté ristabilire sulle antiche basi: fede, culto, sacramenti, disciplina: tutto fu riportato a solido fondamento ed in chiarissima luce. Il Concilio Vaticano I, infine, per quel breve tratto di tempo che gli fu concesso, rivide nuovamente e vigorosamente la divina costituzione ecclesiastica, con speciale riferimento alla infallibilità, in rebus fidei et morum, del Romano Pontefice.

L'occasione per il raduno degli altri quindici Concilii Ecumenici oltre i cinque nominati, fu offerta da circostanze varie, e dalla preoccupazione di salvaguardare sì, la purezza dell'insegnamento della Chiesa circa vari punti di dottrina, ma anche ad affermazione e direzione di coscienze turbate in faccia ad avvenimenti di carattere religioso e politico, in diverse nazioni o contingenze, riferentesi però quasi sempre ai compiti supremi del magistero ecclesiastico, a servizio di ordine, di equilibrio, e di pace sociale.

Nell'epoca moderna di un mondo dalla fisionomia profondamente mutata, e sorreggentesi a fatica fra i fascini e i pericoli della ricerca quasi esclusiva dei beni materiali, nell'oblio o nell'illanguidimento dei principi di ordine spirituale e soprannaturale, che caratterizzavano il penetrare e l'espandersi lungo i secoli della civiltà cristiana, nell'epoca moderna, dunque, più che di un punto o dell'altro di dottrina o di disciplina che convenga richiamare alle sorgenti pure della Rivelazione e della tradizione, trattasi di rimettere in valore ed in splendore, la sostanza del pensare e del vivere umano e cristiano di cui la Chiesa è depositaria e maestra nei secoli.

Per altro la deplorazione dei traviamenti dello spirito umano tentato e sospinto verso il solo godimento dei beni della terra, che la modernità della ricerca scientifica mette ora con facilità alla portata dei figli del nostro tempo, è certo grave e anche doverosa. Dio ci guardi però dall'esagerarne le proporzioni, sino al punto da farci credere che i cieli di Dio sono ormai definitivamente chiusi sopra le nostre teste, che davvero tenebrae factae sint super universam terram, e che non ci resti omai altro da fare che cospargere di lacrime il nostro faticoso cammino". http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/speeches/1960/documents/hf_j-xxiii_spe_19601114_commissioni-preparatorie.html

Gederson Falcometa ha detto...

Professore, voleva fare un commento migliore, ma sono molto stanco. Quindi, lascio a te e agli altri commentatori fare dei commenti al discorso.

Se non è la mia stanchezza, le cose che dice Giovanni XXIII in questo discorso, in alcuni punti, sono diverse dal discorso di apertura dal Concilio. Almeno io non ho letto l'applicazione della misericordia all'errore. Questa parte del discorso di apertura del Concilio che ha autorizzato ai vescovi rifiutare gli schemi preparatori. Come lui ha detto nel suo commento: "Gli schemi provvisori preparati dalla Curia (sotto la direzione di Ottaviani e Tromp) facevano piazza pulita degli errori professati dai neomodernisti...". Quindi, non vi era l'applicazione della misericordia all'errore come aveva detto nel discorso di apertura. L'atto di riffiuto degli schemi è stato un primo confronto tra la Curia Romana e il "Colegio dei vescovi" (prima della "definizione" nel Concilio) e ha vinto la Collegialità episcopali.

Per finire, ancora sul discorso che ho citato prima, un punto senza parole:

"Diletti figli! Durante questi mesi, rivedendo parecchi saggi della copiosa letteratura relativa all'ultimo Concilio Ecumenico Vaticano I, celebrato dal Nostro Predecessore di v. m. Pio IX nel 1869-1870, Ci avvenne di incontrarCi in un pubblico indirizzo a stampa, dettato da uno degli spiriti più agitati ed applauditi di quel tempo di accentuato parossismo antiromano. Era dedicato, con ironia di cattivo gusto, ai Vescovi che sarebbero intervenuti al Vaticano da tutto il mondo, posti nel confronto degli antichi Vescovi d'Oriente convenuti a Nicea nel 325, nel primo Concilio.

« Voi siete oggi raccolti a nuovo ed ultimo Concilio in Roma. Quel primo — il Niceno — fu solenne, venerando battesimo di trionfo e di ordinata unità alla religione che i tempi volevano. Quest'ultimo, vostro, attesterà, checché intendiate, l'immenso fatto di una religione che muore, e quindi inevitabilmente, del sorgerne non lontano d'un'altra » (8).

Queste le parole autentiche della sfida, e della profezia.

Ad un secolo di distanza noi possiamo renderci conto della loro insania, e di ciò che meritano questi profeti di Baal — e ve n'è pur sempre qualcuno — qui viderunt tibi falsa et stulta (9). Lasciamoli dunque dire: ad esercizio per noi di vigilanza e di pazienza, ut reportemus promissionem. Noi restiamo fedeli alla parola di Cristo, l'ultima parola con la quale Matteo conchiude il suo Vangelo: e che è assicurazione di vittoria della Chiesa di Gesù, della nostra Chiesa, sino alla consumazione dei secoli.

Questo convegno odierno di rappresentanze qui radunate da tutto il mondo non è ancora la inaugurazione del nuovo Concilio : ma l'inizio e come la consacrazione della decisa e vasta preparazione delle nostre energie al suo buon successo, a prendere intese, ad iniziare studi e discussioni, in appresta-mento di sicura dottrina e di vita. http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/speeches/1960/documents/hf_j-xxiii_spe_19601114_commissioni-preparatorie.html

Un caro saluto dal Brasile

Gederson Falcometa ha detto...

Caro Anonimo Francese,

Grazie per il suo commento. Adesso abbiamo tre nomi di redattori di testo conciliare che non erano cattolici. Se ricerchiamo un po in più, quanti altri non abbiamo di trovare?

Gederson Falcometa ha detto...

"Dentro il Concilio c'erano certo forze sataniche, ma lo Spirito Santo ha protetto i testi conciliari contro le eresie".

Caro Anonimo,

Ricordo il caso controverso caso del Papa Onorio, sul quale dice la rivista La Civiltà Cattolica anno XXI, serie VII, vol. IX (fasc. 478, 8 Febbraro 1870) Roma 1870, pag. 431-458, R.P. Valentino Steccanella S.J.:

"Papa Onorio fu colpito di anatema insieme coi maestri del monotelismo da un Concilio ecumenico. — È vero: ma se egli fu condannato all'anatema insieme con essi, non fu condannato per la medesima colpa. Giacchè in quelli fu eresia, in lui no. La sua colpa fu di non aver condannato l'errore, come portava il suo uffizio di giudice supremo del domma; fu di avere seguitato mollemente il consiglio dell'eretico Sergio, imponendo il silenzio tanto a chi insegnava l'errore, quanto a chi insegnava la verità pel motivo addotto da Sergio, caritatevole in apparenza, di non mettere con una definizione ostacolo alla conversione degli eretici, e per non occasionare defezioni nei già convertiti...". http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:0HWzG99DTf8J:progettobarruel.comuf.com/novita/10/Papa_Onorio_I.html+&cd=2&hl=pt-BR&ct=clnk&gl=br

Il branno della rivista è troppo attuale. Papa Onorio non voleva giudicare e ha finito per applicare la misericordia all'errore. Come ho detto, il caso del Papa Onorio è controverso, ma da quanto ha diffeso la rivista La Civiltà, in un'ottimo articolo, lui non è caduto nell'eresia e non aveva la stessa colpa dei monotelista, quindi, presentato i motivi della condanna, come sono stati dalla rivista, sarebbe assurdo dire che ciò che ha condannato il Concilio Ecumenico, non sarebbe la sua pastorale? Se la risposta è positiva, non è assurdo dire questo, questa condanna trasmette anche un senso bene definito di pastorale.

W IL PAPA RE! ha detto...

Se poi dovesse tornare di nuovo il "potere temporale" in forme simili a quelle di tanti secoli fa.
Don Dolindo RUOTOLO ha profetizzato la Resurrezione degli Stati Preunitari.
Non so se temere o sperare che tale evento si verifichi durante la mia vita, poiché mi sembra scontato che sarà preceduto, accompagnato e forse seguito da altri eventi che non credo saranno indolori. IO Tutto sono, fuorché un "Cuor di Leone". Ovviamente non è un problema di etichette. L'importante che siano Stati Cattolici.
Credo che il tutto rientrerà nel compimento di un quadro complessivo simile a ciò che è descritto nel romanzo di Mons. Benson " L'ALBA DI TUTTO" (Ed. Fede & Cultura 2012; €uro 16,00, pagine 318).

RR ha detto...

I Padri non erano ingenui, naives, per dirla alla francese, se non alcuni. Gli altri: una parte era complice, un'altra ignorante e facilmente turlupinabile da "esperti, teologi, filosofi" ("come parla bene, Lei !", detto alla Fantozzi), una terza aveva interessi di bottega (economici, come i Padri africani e sudamericani che dipendevano dai soldi inviati loro dalla Germania, Francia, USA...) o personali (chissà quanti erano come uno dei redattori, che ci ha messo 60 anni per fare "outing"), una quarta troppo sottomessa al papa in quanto papa - e non si accorsero di quanto non avrebbero dovuto essere papi GXXIII e Paolo VI, i cui frutti sono sotto i nostri occhi ormai da anni - un'altra, tiepida, accondiscendente per amor di quieto vivere...Di Padri Cristofori ce n'erano veramente pochi, i Don Abbondio erano molti di più.
Un cancro, ormai metastatizzato, che sta finendo per uccidere la forma visibile, umana, della Chiesa. Il Corpo mistico no, quello ovviamente , è immortale.
Ci penserà il Signore a rifondarla, la Sua Chiesa. Ma non sarà quella che sta ora a Roma, e di cui Bergoglio è il degno rappresentante.

Anonimo ha detto...


@ Don Dolindo Ruotolo ha profetizzato il ritorno degli Stati preunitari

Tocchiamo ferro.
PP

Anonimo ha detto...

@ Caro Gederson,
Grazie degli ottimi spunti di riflessione offerti. Circa il discorso di Giovanni XXIII sui Concili precedenti, a me sembra che una nota stonata appaia nel paragrafo finale, che sembra preparare la via alla sua famosa invettiva contro i "profeti di sventura" della Allocutio di apertura del Concilio. Contro di essi, Roncalli pronosticava un radioso avvenire per la Chiesa, proprio in conseguenza del Concilio. Cominciava il mito del Concilio Nuova Pentecoste. Dagli schemi preparatori non si ha affatto l'impressione di un tono da "profeti di sventura". Erano solo corrette analisi del mondo moderno che mettevano in rilievo e all'indice numerosissimi errori al tempo dilaganti, tranne il marxismo, se ben mi ricordo. Come ha documentato Amerio per primo, l'assenza del marxismo era dovuta proprio ad un'iniziativa di Roncalli.

@ Silente sul Concilio
All'elenco di autori da lei molto opportunamente ricordato, vorrei aggiungere il nome dell'Abbé Gleize, teologo della FSSPX, che ha scritto sempre in francese, ma del quale esiste una traduzione in italiano: Don J.M. Gleize FSSPX, "VAticano II. Un dibattito aperto. Questioni disputate sul XXI Concilio Ecumenico", Editrice Ichthys, 2013, Albano Laziale, pp. 225. Il testo credo sia disponibile nei Priorati della FSSPX.
La FSSPX ha organizzato in passato parecchi convegni sul Concilio, prima ad Albano e a Roma e poi a Parigi, tradottisi in diversi volumi di Atti, in francese,
che costituiscono una vera miniera di studi e di analisi.
Ricordo queste cose perché è importante sottolineare che c'è sempre stata una contestazione dottrinale del Concilio, a partire dai primi interventi di mons. Lefebvre. L'esistenza di tutta questa seria letteratura dimostra di per sè che è sbagliato affermare che il Concilio è stato accettato da tutti nella Chiesa. Questo è un punto importante, anche teologicamente. Non bisogna dargliela vinta, a quelli che credono di aver vinto (come amava ripetere lo scomparso esegeta mons. F. Spadafora). Sarebbe forse necessario che qualcuno cominciasse a fare la storia di questa letteratura critica sul Concilio, che dimostra l'inesistenza della sostanziale unanimità vantata dai Novatori, oggi al potere nella Chiesa. PP

miri ha detto...

Sarebbe -non forse- necessario che qualcuno cominciasse a fare la storia -oltreché di questa letteratura critica sul concilio - del G.R.E.C.

Annarè ha detto...

il solo fatto che i Papi del Concilio e post Concilio non abbiano punito le presunte distorsioni post conciliari ci fa pensare: o che tali distorsioni (e distruzioni di altari, tabernacoli, etcc) erano contemplate dal Concilio appena terminato, oppure i vari Papi erano privi di vista, di udito e di capacità di discernere e prendere una qualsiasi decisione autorevole. Chi difende il Concilio, o pensa che i Papi non avessero nessuna autorità in materia e pertanto non potessero fare nulla per fermare le presunte distorsioni dei documenti conciliari, oppure pensano che il Papa sia una bella statruina da venerare a prescindere se faccia o non faccia il proprio dovere. Sta di fatto che se ci sono state distorsioni (presunte) dei "retti"e non erronei documenti conciliari(secondo i difensori del CVII)si vede che chi di dovere, cioè il Papa non ha fatto nulla per riportare l'ordine, dunque se ne deduce, che i papi hanno interpretato in modo modernista tali documenti ambigui, perciò ai Papisti "obbedinetissimi" bisogna dire di smetterla di lamentarsi se oggi la Chiesa è un cumulo di macerie,visto che l'ha voluto il Papa, oppure i Papi se ne sono lavati le mani come Ponzio Pilato,dunque ai papolatri direi di rivedere un attimo le proprie posizioni, in entrambi i casi i Papi del CVII e del post concilio sono colpevoli.
Difficile rimanere cattolici seguendo gli esempi di Giovanni XXIII,Paolo VI, Giovanni Paolo II,Benedetto XVI e Papa Francesco che è già canonizzato in vita.

marius ha detto...

@ Annarè

giustissimo.
Diciamo le cose come stanno.

Enzo basile ha detto...

Bravissima annare

Gederson Falcometa ha detto...

"il solo fatto che i Papi del Concilio e post Concilio non abbiano punito le presunte distorsioni post conciliari ci fa pensare: o che tali distorsioni (e distruzioni di altari, tabernacoli, etcc) erano contemplate dal Concilio appena terminato, oppure i vari Papi erano privi di vista, di udito e di capacità di discernere e prendere una qualsiasi decisione autorevole".

Cara Annarè,

Ottimo commento. Considerando le distorsioni post conciliari da parte di quelli che gli hanno fatto (e fanno ancora oggi) abbiamo una eloquente testimonianza di libero esame. In ciò che dice rispetto alla propria interpretazione del Concilio l'autorità ha condotto l'intera Chiesa al libero esame, perchè non è l'intera Chiesa che deve interpretare un Concilio Ecumenico, questo compito è del suo magistero. Il magistero in quanto riduce tutto ai testi conciliari ha introdotto nella Chiesa la Sola Scriptura, e in quanto dice a noi che dobbiamo interpretarlo a luce della tradizione ha introdotto il libero esame. Purtroppo il sito Progetto Barruel non sta acessibile. Lì ci sono dei testi del Padre Giovanni Perrone, S.J. che mostrano chiaramente gli effeti della riforma protestante. In uno di questi testi il grande teologo dimostra che la regola di fede del protestantesimo conduce al razionalismo. Le distorsioni che abbiamo visto nel post-concilio, non siano anche da parte di chi gli hanno fatta una testimonianza di fede nella propria ragione? La colpa del magistero post-conciliare in tutto che è accaduto nel post-concilio è molto grande, tutto risultato di quello fine di dare un maggiore peso alla S. Scrittura e ai Padri della Chiesa e un minore peso al magistero (efetto della Nouvelle Théologie).

Come lei ha detto, i Papi Conciliari hanno lavato le mani, ma questo fino al pontificato di Benedetto XVI, quando i Papi, come la regina dell'Inghilterra, regnavono ma non governavono. Le cose con Francesco cambiano, perchè lei regna e governa, ma governa alla sinistra per i nemici della Chiesa.

Devo andare, fra pochi minuti vado lavorare.

Un caro saluto dal Brasile