Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 15 maggio 2017

Il latino era la lingua comune dell’Europa (e non solo)


Chi è interessato può trovare qui l'Indice degli articoli sul Latino: Lingua classica, sacra e vincolo di unità tra popoli e culture.


Nei suoi bellissimi libri Guarire e Anticancro il dottor David Servain Shreber, condirettore del laboratorio clinico di Neuroscienze Cognitive presso l'Università di Pittsburgh, spiega la tecnica della coerenza cardiaca, una pratica che permette di regolarizzare i neurotrasmettitori attraverso il respiro e la visualizzazione.
Il punto fondamentale è prolungare l’espirazione, e questo è il motivo per cui hanno un effetto benefico su di noi tutte le situazioni dove prolunghiamo l’espirazione pronunciando qualcosa di bello, un canto, oppure una preghiera.
Studi fatti a Ginevra da un neuroscienziato di Pavia evidenziarono come la pratica di recitare il rosario favorisca la coerenza cardiaca. Il fenomeno è ancora più accentuato se la preghiera è pronunciata in latino.
Leggere questa notizia mi aveva incuriosito. Perché in latino? Le sonorità sono più belle, la lingua è più precisa. Si ha il senso dell’universalità: parlando in latino usiamo le stesse sillabe usate da Santa Teresa d’Avila a Santa Teresa Stein, San Tommaso e Tolkien, si ha il senso dell’universitalità ( cattolico vuol dire universale). Sul Titanic che affondava, mentre l’orchestra continuava a suonare l’inno religioso Nearer my god to thee, i sacerdoti cattolici dicevano il rosario in latino perché tutti, polacchi, francesi, irlandesi, italiani potessero pregare tutti insieme. Dopo aver letto questo articolo ho rimparato le preghiere in latino e ho provato. Cambia tutto. Mi sono resa conto allora della tragica perdita, della follia a non conoscere il latino.
Sono nata negli anni '50 e quindi ricordo cosa fosse il latino per noi: era la lingua sacra che tutti conoscevano, anche gli analfabeti. Non era, come è stato descritto dalla follia di alcuni, un sistema di snob per discriminare il povero e quindi l’incolto, era il sistema per alzare il povero e l’incolto. Tutti sapevano l’Avemaria in latino. L’analfabeta e l’incolto nell’imparare l’Avemaria in latino vestiva a sua volta panni reali e curiali, per usare la bellissima espressione di Machiavelli, offriva a Dio quella maggiore fatica, quel suo maggiore sforzo e ne ricavava fierezza. Inoltre essere confrontati tutte le domeniche alla messa in latino ci rendeva sostanzialmente bilingui. Questo favoriva, anche in epoche di gravi analfabetismi, una capacità linguistica che adesso, incredibilmente, in epoca di scuola dell’obbligo, si è persa. Nei vicoli di Napoli gli analfabeti degli anni '50 parlavano un linguaggio più ricco e corretto degli alfabetizzati attuali. Il latino era la lingua comune dell’Europa: era la nostra identità. I miei atlanti di anatomia erano ancora scritti in latino. Ai congressi scientifici fino al 1800 si parlava latino. Le grandi università, ovviamente fondate dal Vaticano, a cominciare dalla più antica università d’Europa, quella di Bologna, l’Alma Mater Studiorum, insegnavano in latino così che tutti, anche persone non di lingua italiana, potessero studiarvi. Il latino era la lingua sacra, che dava sacralità alla Messa e alla preghiera. (Silvana De Mari)

4 commenti:

irina ha detto...

Impoverimento imposto dando l'illusione dell'arricchimento. Così opera il diavolo, rubandoci il necessario e dandoci il superfluo, cioè quello che non ci occorre. Il superfluo al passo con i tempi, mentre nudi restiamo nella tempesta. Così è stato. La stessa lingua madre imbastardita da tanti idiomi. Da slangs che non ci appartengono; ibridati tra loro, da qualunque creativo, con suoni di un gruppo di appartenenza lontano. Siamo scivolati entro i rumori di comunicazione.Veloci come veloce è la comunicazione verbale dell'HT. Comunicazione continua. Illusoria anch'essa. Scivolati nell'ignoranza entro l'illusione della conoscenza al passo dell'ora. Suoni inarticolati verso la bestialità. L'uomo prima di sottomettere la bestia, sottomise il suo simile (epigramma retaggio del 68). Senza NSGC, nulla possiamo.Ma, avvolti nelle illusioni, abbiamo finito per credere Lui, la Parola, ostacolo al nostro sapere, al nostro progresso. Ritrovandoci più poveri, di quando eravamo poveri.

Rr ha detto...

Pur conoscendo bene l'Inglese, se mi trovo a seguire una Messa in quella lingua, all'estero, se non ho un testo scritto, non riesco a pregare, a seguire le letture, il Vangelo...Non parliamo se in Germania, Olanda, o in un paese slavo !
Col Latino, se non altro, non mi sentirei straniera nella Casa di Dio.

mic ha detto...

Ognuno di noi, all'estero, ha fatto la stessa esperienza di Rosa.
L'abolizione del latino, oltre che un impoverimento spirituale, è di certo un attentato all'universalità della Chiesa. Exitus: la frammentazione dei localismi (effetto della collegialità) perfino nelle interpretazioni dottrinali. L'esempio più eclatante è negli effetti dell'AL.

RR ha detto...

L'aver abolito il Latino non è dipeso dal "venir incontro al popolo che non sa", tipico falso ed ipocrito buonismo di sinistra, ma per andare incontro ai Protestanti ed agli Ortodossi. Che infatti continuano gli uni e gli altri a mantenere le loro "lingue sacre". Per non parlare degli Ebrei e dei Mussulmani.
Calabraghismo e modernismo, i cui risultati sono sotto agli occhi: quando il popolo non capiva, affollava le chiese, ora che capisce, non ci va più.