Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 20 settembre 2015

Gerard J.M. van den Aardweg. “L’ispirazione omosessuale soggiacente alla Relazione Provvisoria del Sinodo Episcopale sulla famiglia, tenutosi nell’ottobre 2014”

Gerard J.M. van den Aardweg

Il Prof. Gerard J. M. van den Aardweg è uno psicanalista olandese (di impostazione non freudiana) il cui campo di ricerca è l’omosessualità.
È l’autore di On the Origins and Treatment of Homosexuality: A Psychoanalytic Reinterpretation (Sulle origini e sul trattamento dell’omosessualità: una reinterpretazione psicoanalitica) e The Battle for Normality: Self-Therapy for Homosexual Persons (La battaglia per la normalità: autoterapia per le persone omosessuali). È un’autorità mondiale nella cura delle persone omosessuali, visto come il fumo negli occhi dalla lobby gay, ovviamente. Nei suoi precisi e documentati interventi, ha ripetutamente dimostrato la totale infondatezza scientifica della tesi dell’esistenza del “gene” dell’omosessualità. Merita certamente di essere riprodotta qui una sua intervista, apparsa sul sito “LifeSite” il 3 marzo 2015. L’Autore vi critica pesantemente e con grande franchezza di linguaggio la grave deriva omofila presente nella Relazione Intermedia del Sinodo dell’anno scorso, dovuta come è noto ai soliti noti. I suoi argomenti ci sembrano estremamente validi e sempre attuali, dal momento che non si può affatto escludere il tentativo di riproporre le “aperture” al vizio contronatura nel Sinodo del 2105, ormai imminente (pensiamo alla recente, scandalosa intervista dell’erratico cardinale austriaco Christoph von Schönborn, uno degli invitati pontifici al Sinodo, esaltante l’omosessualità, in particolare quando si realizzi in una relazione stabile tra due “persone”!).
[Presentazione di Paolo Pasqualucci. Traduzione a cura della nostra Redazione. Le frasi tra parentesi quadre sono pure della Redazione.]

“L’ispirazione omosessuale soggiacente alla Relazione Provvisoria
del Sinodo Episcopale sulla famiglia, tenutosi nell’ ottobre 2014”
di Gerard J.M. van den Aardweg

Con le loro affermazioni sugli omosessuali e sull’omosessualità, i redattori della Relazione Provvisoria del Sinodo Vaticano sulla famiglia di ottobre [2014] hanno deviato la pubblica attenzione dall’argomento principale – l’urgenza di rafforzare il matrimonio cristiano e la vita familiare – verso il tema completamente secondario dell’omosessualità. L’effetto che le loro parole hanno provocato non deve averli sorpresi: è ben nota, infatti, la prontezza con cui i media laici sfruttano ogni parola e gesto delle autorità cattoliche in favore dell’ideologia della normalità omosessuale,[i] utilizzandoli per premere sulla Chiesa affinché abbandoni le sue resistenze ed accetti l’omosessualità nel modo che essi esigono. La terribile verità è che i paragrafi della Relazione relativi all’omosessualità non li ha affatto delusi, ferendo e confondendo invece molti cattolici e non cattolici ordinari, comprese tante persone sinceramente cattoliche che lottano contro tendenze omosessuali.

Leggiamo i paragrafi 50-52 della Relazione. Il numero 50 esordisce così: “Gli omosessuali hanno doni e qualità da offrire alla comunità cristiana”. Se si cerca di dare un senso a quest’affermazione (infatti, quale persona non è in grado di offrire “doni e qualità”?), bisogna dedurne che le persone il cui desiderio sessuale è orientato allo stesso sesso avrebbero dei “doni” speciali inerenti al loro “orientamento”. Quali siano questi doni, non viene specificato. Quest’affermazione gratuita ricorda gli stereotipi fabbricati dall’attivismo gay, per esempio la presunzione secondo la quale gli uomini con orientamento omosessuale sarebbero particolarmente sensibili, artistici, gentili; o quello secondo cui molte figure importanti della storia e del mondo dell’arte sarebbero state omosessuali (molte di esse in realtà non lo erano), come se questo fosse un argomento a favore della valorizzazione del desiderio omosessuale. Si tratta di un pensiero elitario (questo degli attivisti gay) secondo il quale la “natura” omosessuale sarebbe qualcosa di speciale, e l’omosessualità sarebbe superiore all’eterosessualità “ordinaria” (in modo analogo, il pedofilo omosessuale André Gide ha esaltato il presunto valore superiore della pedofilia omosessuale).

In realtà, non ci sono ragioni per glorificare il talento e le imprese superiori delle persone con tendenze omosessuali. Il fatto che un numero relativamente grande di esse eserciti certe professioni ha a che vedere più con i loro interessi personali che con le loro qualità naturali, e se da un lato molte di esse hanno primeggiato o sono divenute famose (il che non è la stessa cosa), dall’altro ve ne sono molte altre il cui talento è stato distorto da una disordinata vita emotiva o da uno stile di vita irresponsabile, con grave danno delle loro capacità professionali. I problemi di salute e mentali di molte persone che praticano l’omosessualità costituiscono un problema sociale considerevole e in costante aumento. Tuttavia, ancor più nociva è l’influenza degradante – tanto dal punto di vista sociale che da quello morale – esercitata da quanti praticano l’omosessualità (gli omosessuali “attivi”) nell’àmbito delle scienze umane, della letteratura, della politica, dell’educazione e nelle chiese cristiane. E la Chiesa non deve dimenticare che molti sacerdoti omosessuali hanno avuto ben altro da “offrire alla comunità cristiana” che i loro “doni e qualità”: la grande maggioranza delle loro vittime erano maschi adolescenti, dai quali si sentono attratti non i pedofili ma più del 30% degli uomini adulti omosessuali.[ii] Si stia quindi ben attenti a propagandare indiscriminatamente “gli omosessuali” alla comunità cristiana [come un valore].

Inoltre, con queste stesse prime parole del paragrafo 50, “gli omosessuali”, si introduce un termine ambiguo e fuorviante, utilizzato anche nei paragrafi successivi. Chi sono dunque questi “omosessuali” che l’autore ha in mente? Quali sono esattamente i fedeli esortati a “fornir loro [...] uno spazio di comunione nelle nostre comunità”, perché “gli omosessuali” vorrebbero “spesso trovare una Chiesa che offra loro una casa accogliente” (n. 50)?  C’è qui fra l’altro un’accusa implicita: fino ad ora, “gli omosessuali” sarebbero stati più o meno respinti dalle “nostre comunità” (quindi anche dalle parrocchie, dai monasteri, dai seminari?); non gli sarebbero state offerte la “comunità”, la “casa” cui aspiravano. In altre parole, non sarebbero i benvenuti e sarebbero stati trattati in modo non cristiano; la parola a effetto “discriminazione” e la rappresentazione degli “omosessuali” come vittime della condanna culturale e religiosa – forme di propaganda immensamente efficace per il movimento dei diritti gay – sono lì in agguato. È evidente di quale categoria di omosessuali si parli in questa Relazione. Non di quelli che cercano di vivere castamente e secondo la voce della loro coscienza (e che oggi sono una minoranza); non di quelli aperti alla percezione del carattere contro natura e dell’immoralità dei rapporti tra persone dello stesso sesso; non di quelli che cercano l’aiuto di Dio, della preghiera e dei sacramenti nella loro battaglia psicologica e spirituale.[iii] Non sono questi a volere uno “spazio di comunità” o una “casa”:  la Chiesa è gia la loro casa ed essi non desiderano affatto esservi accettati come omosessuali. È impossibile trovare in questa categoria qualcuno che si lamenti di non essere il benvenuto o di trovarsi respinto [dalla Chiesa].

Ovviamente, la Relazione si riferiva agli appartenenti all’altra categoria, la più vasta, composta da quelli che vogliono condurre una vita omosessuale manifesta ed esser ugualmente accettati:  in poche parole, i “gay”. Ogni frase di questi paragrafi della Relazione trasuda del loro modo di pensare, anche se non in modo franco e aperto ma grazie ad insinuazioni e suggerimenti. Si consideri il seguente passaggio: “Le nostre comunità sono capaci di [...] accettare e valorizzare il loro orientamento sessuale?”. Ci si riferisce qui a coloro che si vittimizzano e ne fanno un dramma perché i loro desideri non sono “valorizzati”. Si tratta di una chiara eco del modo di parlare tipico dei gay, ma la novità stavolta è che lo si trova in un documento della Chiesa cattolica e di alto livello! Oltretutto,  tale “orientamento” viene presentato quale componente intrinseca e immutabile della personalità di un individuo o come sua “natura”, non come il disturbo della personalità o del comportamento che indubbiamente è (le prove scientifiche al riguardo abbondano [iv]); esattamente come la pedofilia omosessuale ed eterosessuale, il transessualismo, il travestitismo, etc. – o la femminizzazione compulsiva, a dirla tutta. E questo suggerimento rafforza, invece di refutare, la falsa opinione secondo cui tale orientamento sarebbe “genetico”, o fisiologico, o situato nel cervello, e avremmo semplicemente a che fare con una variante normale della sessualità umana.[v]

Anche il tono moraleggiante della Relazione contro “le nostre comunità” ha un’impronta tipicamente gay, perché l’insegnamento della bontà – del valore – dell’“orientamento omosessuale” combinato con il dovere morale di accettare e valorizzare le persone apertamente gay al loro interno, viene imposto al 98% dei fedeli senza che vi sia alcuna considerazione della loro naturale e normale avversione a tale valorizzazione (che probabilmente i redattori della Relazione etichetterebbero come “omofobia”).  Non si comprende, evidentemente, che quest’imposizione forzata renderà tese le relazioni normali all’interno di queste comunità e allontanerà certamente  dai loro rispettivi àmbiti religiosi (chiese o seminari che siano) quei tanti che seguono gli impulsi innati e naturali del senso comune. Siffatta cecità proviene dal caratteristico spirito naïf e dall’autoreferenzialità dei gay, cui si aggiunge mancanza di interesse e  comprensione per i sentimenti degli uomini e delle donne che non hanno problemi in questo campo, mancanza tipica della mentalità gay.

Ovviamente, non si può predicare allo stesso tempo il “valore” delle tendenze omosessuali e il dovere di vivere castamente. Indirettamente, la relazione giustifica certe forme di comportamento omosessuale, forse credendo in modo irrealistico che alcune forme di relazione tra persone dello stesso sesso possano trovarsi sullo stesso piano del normale matrimonio e di un amore reciproco genuino e durevole. Una rigida proibizione di correggere un desiderio (“orientamento”) che si presume degno e apprezzabile, e che oltretutto dovrebbe esser in ipotesi ben accolto dalle  comunità religiose (parrocchie, seminari, etc.), sarebbe evidentemente assurda. Anche la seguente affermazione testimonia la natura torbida del pensiero soggiacente alla Relazione: “[è necessaria] una seria riflessione su come identificare [...] approcci per la crescita affettiva [di persone con questa tendenza] [...] e per la loro maturazione nel Vangelo, integrando il lato sessuale [...]” (par. 51).  L’“integrazione del lato sessuale” è espressione che significa questo, in genere: “farne un componente di”. Nel nostro caso ciò significherebbe “farne un componente della maturazione nel Vangelo”!
È superfluo ricordare che il cammino verso la santità – come anche, più semplicemente, quello verso la maturazione affettiva – richiede di combattere contro qualsiasi tendenza omosessuale. Render partecipi il comportamento, il sentimento o l’“amore” omosessuale alla battaglia per la santità è nient’altro che un’invenzione gnostica. Piuttosto, sarebbe stato opportuno scrivere il contrario: sono in particolar modo le persone che soffrono le tentazioni della carne a dover essere incoraggiate ad esercitare la virtù della castità [la battaglia è quindi contro di loro]. Si sarebbe allora dovuta pronunciare qualche parola d’elogio nei confronti dell’organizzazione cattolica Courage e di tutti quelli che si sforzano di vivere in armonia con l’autentica dottrina morale cattolica. Dichiarare nella Relazione che “la dottrina cattolica sulla famiglia e sul matrimonio” non dev’essere compromessa (par. 50), o che “la Chiesa afferma che le unioni tra persone dello stesso sesso non possono essere considerate sullo stesso livello del matrimonio tra l’uomo e la donna” (par. 51) può suonare come un linguaggio pio, ma non lo è affatto:  è  anzi scandaloso che gli autori osino insinuare che il Corpo Mistico di Cristo sia aperto a qualsiasi considerazione positiva nei confronti delle relazioni omosessuali (convivenza gay, “matrimonio” gay). L’attribuzione di uno status superiore al vero matrimonio non diminuisce questa vergogna. Le dissacranti coppie gay sono uno scimmiottamento del santo matrimonio, tanto dal punto di vista biologico che da quello psicologico e morale. È una folie à deux, vale a dire una patologia psico-spirituale condivisa da due persone. Non esistono relazioni gay psicologicamente normali, nemmeno nei casi eccezionali in cui esse durino più di un paio d’anni, nel caso degli uomini, o qualche anno in più, nel caso delle donne. Tra queste persone la promiscuità è oltre i limiti così come lo sono le gelosie a livello patologico, i litigi, i conflitti, la violenza domestica. Ogni analogia col matrimonio esiste solo nella fantasia di quanti ignorano o vogliono ignorare la realtà.[vi]

Eppure, la Relazione Provvisoria ribadisce: “Pur senza negare i problemi morali legati alle unioni omosessuali, esistono casi in cui la reciproca assistenza, che si spinge fino al livello del sacrificio, è un apprezzabile supporto nella vita di queste persone” (par. 52). Quindi, anche se un affair o un vincolo gay non può rivendicare un valore pari a quello del normale matrimonio, esso sarebbe comunque a volte un’“unione” nobile e un sacrificio di sé [È la tesi delirante del card. Schönborn]. Non sarebbe questo per caso un argomento sufficiente per l’approvazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso in determinate circostanze?  Ma ciò equivarrebbe a cercare di aprire una breccia nella norma tollerandone le eccezioni (sotto strette condizioni, dopo una considerazione attenta, e così via, ovviamente). È ben noto, tuttavia, che quando si pratica un buco in una diga, prima o poi essa crollerà.

Infine, che pensare di questa affermazione del par. 52 della Relazione: “[...] la Chiesa presta un’attenzione speciale ai [...] figli che vivono con coppie dello stesso sesso e sottolinea che le necessità e i diritti dei piccoli devono avere sempre la priorità”? Priorità su che cosa? L’unica risposta accettabile, dettata dalla compassione umana, dal buon senso e dalla morale cristiana, è: priorità  nei confronti delle rivendicazioni egoistiche degli adulti omosessuali conviventi (finché lo sono), i quali violano in tal modo la necessità, il bisogno e il diritto dei figli di essere educati da un padre e da una madre. Questo vale tanto per i figli che vivono con la loro madre o col loro padre e con il partner omosessuale di uno dei due come per i figli adottivi con “genitori” gay. Gli autori della Relazione danno l’impressione di accettare in linea di principio queste pseudo-famiglie e la pratica dell’adozione gay. Ad ogni modo,  essi si esimono vergognosamente dal denunciare senza ambiguità questa barbarie moderna, di sacrificare in massa figli e adolescenti innocenti e indifesi sull’altare dell’ideologia gay. Questi bambini vengono emotivamente, caratteriologicamente e moralmente vulnerati per sempre [vii]; le parole zuccherine sul “prestare attenzione alle esigenze dei piccoli” non suppliscono al dovere di parlare apertamente contro questa ingiustizia, che grida vendetta al Cielo. L’urgenza della questione è dimostrata, tra le altre cose, dall’aumento esponenziale di adozioni da parte di gay e lesbiche negli Stati Uniti: tra il 2001 e il 2011 il loro numero è quasi triplicato, e nell’ultimo anno ha superato i 32.000 casi.[viii]  Bisogna ricordare che molti di questi figli e adolescenti (anche loro appartengono alla categoria dei “piccoli” che subiscono violenza) sono già traumatizzati dal divorzio dei loro genitori o da altre esperienze scioccanti prima di essere affidati in custodia a una coppia gay ed esposti così al suo esempio, perturbante e depravato.

Questa Relazione Sinodale Provvisoria ha sollevato molti dubbi e provocato sconforto. Forse le persone che sono rimaste più turbate sono proprio quelle che sentono attrazione verso lo stesso sesso, insieme ai genitori, gli sposi e i familiari di omosessuali “attivi”. Queste persone si sentono abbandonate, hanno la sensazione che gli venga tolto il tappeto da sotto i piedi. Solo un esempio: un uomo convertito al cattolicesimo che aveva quasi del tutto vinto le sue tendenze omosessuali, si è sentito indignato ed oltremodo deluso: “Sono sempre stato cosciente del fatto che essere gay non è una cosa sana. Tuttavia mi sentivo depresso e completamente isolato poiché ogni giorno tutte le persone che mi circondavano cantavano le lodi della vita gay. Solo la Chiesa cattolica era un faro di speranza per me, ma adesso... a quanto pare mi posso rivolgere solo a Putin!”.

Una comprensione realistica di quello che sta succedendo nella Chiesa può costituire un importante passo in avanti per il recupero della fiducia nella dottrina morale cattolica e nella percezione infallibile e universale dell’innato senso morale dell’uomo sul carattere innaturale, impuro dei comportamenti omosessuali e pedofili. Com’è possibile che sia stato dato libero sfogo all’ispirazione omosessuale in un documento ecclesiastico di alto livello sulla famiglia, e in un contesto in cui, non molto tempo fa, la “sodomia” veniva condannata ufficialmente come uno dei quattro peccati gravi che “gridano vendetta al Cielo”? Non possiamo e non dobbiamo sorvolare sulla realtà rivelatasi ai nostri occhi: i cattolici che cercano di vivere in conformità con la legge divina sulla sessualità e sul matrimonio sono ormai una (esigua?) minoranza. Da quando i cattolici si sono associati al Secolo nell’adottare i metodi e la mentalità contraccettivi (negli anni ’60), la loro sensibilità nei confronti della santità della sessualità e del matrimonio e la loro volontà di cercare la volontà di Dio in materia si sono sempre più attenuate. Una conseguenza di ciò è l’incremento dell’accettazione delle relazioni omosessuali e del matrimonio “gay”, come confermano statistiche recenti sui cattolici statunitensi. [ix] Nello stesso tempo, molti sacerdoti e prelati sono stati più o meno infettati dallo stesso atteggiamento. In questa atmosfera la “lobby gay” all’interno della Chiesa può continuare nelle sue attività.

Ma la comprensione più profonda della situazione, così come una guida salda al ristabilimento dell’ordine, ci viene da quel Papa che questo stesso Sinodo ha esaltato nella sua parte finale – non per caso, possiamo esserne certi. Già quarant’anni fa il Beato Paolo VI richiamò l’attenzione sul “fumo di satana” che era entrato nella Chiesa, e allo stesso tempo assicurò ai suoi ascoltatori, durante un’udienza generale, che quando egli affermò che “una delle più grandi necessità della Chiesa di oggi è quella di difendersi da quel male che è chiamato il diavolo”, le sue parole non erano affatto “superstiziose o irreali”. “La gente di oggi [...] si lascia catturare da seduzioni ideologiche di errori alla moda, fessure tramite le quali il diavolo può facilmente penetrare e lavorare nella mente umana”. L’attività diabolica si manifesta, tra l’altro, “laddove si affermano menzogne ipocrite e lampanti”; Paolo VI enfatizzò il fatto che satana è “un’entità effettivamente agente, un essere vivente, spirituale, perverso e pervertitore”. [x]

Non è difficile riconoscere l’impronta del demonio nell’ideologia gay, comprendere che essa è farina del sacco di satana. Nell’omosessualità (e nella pedofilia omosessuale) il disegno di Dio sul matrimonio e sulla procreazione viene rovesciato, “pervertito”. Le affermazioni tradizionali dell’ideologia gay (si nasce in quel modo, il nucleo identitario di una persona è gay, è immutabile, le “unioni” gay sono belle e inoffensive, i genitori gay sono un beneficio per i figli...) sono “lampanti menzogne” che hanno l’obiettivo di “pervertire” gli individui in difficoltà, la società e i cristiani. E le omelie pro-gay ai fedeli, le parole zuccherine e il sentimentalismo melenso rivelano certamente “ipocrisia”. D’altro canto, la medicina del Beato Papa Paolo consiste nel risoluto rifiuto di compromessi con le demoniache suggestioni pro-gay, in un fermo “vade retro, satana,” per così dire, che procede all’unisono con l’ insegnamento della Humanae Vitae: rifiutarle “con umile fermezza” e senza paura di fare del cattolicesimo “un segno di contraddizione” (par. 18).
______________________________________________
Note

(i) Raccomando vivamente il libro ben documentato e ricco di informazioni di Robert R. Reilly, Making Gay Okay: How Rationalizing Homosexual Behavior Is Changing Everything. San Francisco: Ignatius, 2014.
(ii) Fitzgibbons, R. & O’Leary, D. Sexual Abuse of Minors by Catholic Clergy. The Linacre Quarterly, 2011, 78, 3, 252-273.
(iii) van den Aardweg, G.J.M. The Battle For Normality: A Guide For (Self-)Therapy of Homosexuality. San Francisco: Ignatius, 1997.
(iv) Sondaggio per provare che l’omosessualità è un disturbo psicologico: van den Aardweg, G.J.M. On The Psychogenesis of Homosexuality. The Linacre Quarterly, 2011, 78, 3, 330-354.
(v) Sondaggio sulle “prove biologiche” dell’omosessualità: Whitehead, N.E. & Whitehead, B.K. My Genes Made Me Do It!: Homosexuality And The Scientific Evidence. Belmont, Lower Hutt (New Zealand): Whitehead Associates, 2010.
(vi) Vedi nota n. iv.  [Promiscuità, promiscuity, nel senso oggi prevalente nel mondo anglosassone: stile di vita nel quale prevalgono le relazioni sessuali non solo al di  fuori del matrimonio ma persino della semplice convivenza. Lo stile di vita “promiscuo” è appunto quello della Rivoluzione Sessuale dei nostri giorni].
(vii) Lo studio più completo sugli effetti a lungo termine dell’avere “genitori” gay: Regnerus, M. How Different Are the Adult Children of Parents Who Have Same-sex Relationships? Findings from the New Family Structure Study. Social Science Research, 2012, 41, 752-770. È molto istruttiva l’autobiografia di Dawn Stefanowicz, figlia di un padre omosessuale praticante: Out From Under: The Impact Of Homosexual Parenting. Enumclaw WA: Annotation Press, 2007.
(viii) Census Data Analysis del Williams Institute, UCLA School of Law. Los Angeles Times, October 2011.
(ix) Sullins, D.P. American Catholics and Same-Sex “Marriage”. The Catholic Social Science Review, 2010, 15, 97-123.
(x) Beato Papa Paolo VI, udienza generale 11.15.1972. Osservatore Romano.

33 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissima intervista.

Oggi nella Chiesa non c'e' spazio per la Verita'.

Il Sinodo non prendera' decisioni ma coonestera' definitivamente l'omosessualismo.

Ricordiamoci sempre che dietro Kasper e soci c'e' il Papa che piace a tutti ma non converte nessuno.

Siamo arrivati al piccolo resto ognuno di noi ha precise responsabilita'.

Anonimo ha detto...

Mi sarei atteso dalla trattazione maggiori elementi scientifici sul fenomeno dell'omosessualità.

Josh ha detto...

da un lato l'incredibile "sdoganamento" di un peccato, l'ennesimo, nella CC, visto come "benedizione".

dall'altro, cito:

"... i paragrafi della Relazione relativi all’omosessualità ....ferendo e confondendo invece molti cattolici e non cattolici ordinari, comprese tante persone sinceramente cattoliche che lottano contro tendenze omosessuali."

il rischio del disastro spirituale di coloro che si erano messi sulla via della santificazione lottando contro certe proprie tendenze, che ora verrebbero invece spinti a soddisfarle da parte dell'ideologia mundana penetrata in Chiesa.

Tutto ciò è satanico a dir poco.

Claudius ha detto...

Non e' il primo: un anno fa E. Michael Jones defini' senza mezzi termini sulla copertina di Culture Wars il sinodo che si si era appena concluso "The sodomy sinod" http://www.culturewars.com/2015/Synod.htm

mic ha detto...

Anonimo 8:12,
le premesse scientifiche, l'autore le ha poste. Una trattazione più approfondita va cercata negli articoli prettamente specialistici. Purtroppo da quando gli organismi specialistici sono stati colonizzati dal pensiero dominante positivista, si è deciso di togliere l’omosessualità dall’elenco delle malattie spostandone la collocazione nell'alveo delle tendenze naturali senza riferimento alla componente psicologica, che ammette le 'devianze'. Ciò comporta che gli approfondimenti scientifici in questa direzione si sono interrotti, per lo meno a livello generale.
Tuttavia ci sono studiosi, come il nostro, che operano in campo psicologico e il fatto che ottengano risultati, dimostra l'errore di chi vorrebbe sopprimere il concetto di "normalità".

Anonimo ha detto...


@ Non e' una "trattazione" e' un'intervista

Per la "trattazione" bisogna consultare gli scritti scientifici e di divulgazione del prof.
Aardweg. Due, i piu' noti, sono citati in inglese nella Presentazione. L'intervista fa comunque vedere bene il "taglio" omosessualista "soggiacente" a certi paragrafi della famosa Relazione Provvisoria.
PP

Japhet ha detto...

«Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa». (G.K. Chesterton)

mic ha detto...

Riporto la conclusione dell'articolo di Jones citato da Caludius:

"Mentre la Chiesa si muove verso il Sinodo Ordinario nel 2015 le linee di battaglia sono disegnate e la "scissione interiore" che separa il culto di Dio dal culto dell'uomo è forse più chiaramente visibile che mai"

Anonimo ha detto...

Dalle battaglie su un altro aspetto della questione, cioè l'ammissione dell'adozione da parte di coppie omo:

... Nicholas Cummings, ex presidente APA, professore emerito di Psicologia presso l’Università del Nevada, «ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Le persone non possono più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove, piuttosto ci si deve basare su quel che riguarda l’essere politicamente corretti. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti». La principale ricercatrice dell’American Psychological Association che si occupa dei pronunciamenti ufficiali circa l’omosessualità, è Charlotte Patterson, lesbica, convivente e attivista LGBT.

Nonostante queste prese di posizione “politicamente corrette”, numerosi studiosi continuano a sottolineare come la vulgata della “no differences” (“nessuna differenza”) tra figli di coppie omosessuali ed eterosessuali, sia fondata su basi empiriche inesistenti o deboli, al contrario della stabilità di evidenze scientifiche che mostrano come il luogo ideale per la crescita di un bambino sia la famiglia formata da madre e padre biologici, meglio se sposati.

Anonimo ha detto...

Risponde il prof. Recalcati (psicologo)

I sociologi parlano di società orizzontale. Perché?

Nel nostro tempo spira un vento forte in direzione contraria alla funzione sociale delle istituzioni. Gli esempi sono molteplici e investono anche la nostra vita collettiva: dalla famiglia alla Scuola, dai partiti ai sindacati, dall’editoria alla vita affettiva, assistiamo ad una caduta tendenziale della mediazione e della sua funzione simbolica. E i giovani hanno interrotto ogni legame con il mondo e si ritirano nelle loro camere. In questa società orizzontale che non valorizza l’altro, viene meno la mediazione simbolica e l’individualismo si afferma nella sua versione più cinica e narcisistica. La chiave di volta per trovare la soluzione alla crisi del mondo contemporaneo è il ritorno del padre.

Professor Recalcati, lei ha partecipato ad un importante convegno dell’Istituto di Scienze Religiose del Triveneto sulla “Differenza di genere’’. In sintesi che cosa ne pensa di tali tematiche?

Il problema si inserisce nella riflessione della società orizzontale. La stessa espressione “differenza di genere’’ evidenzia che attualmente vi sono due snodi antropologici emergenti: la differenza, l’essere persone individuate e differenziate e il genere, l’essere uomini e donne. Queste distinzioni vanno poste anche sul piano teologico con la rilevanza cristologica dell’interrogativo stesso. Ma certamente il gender tende a negare le differenze sessuali e questo è sbagliato da un punto di vista antropologico. E alla fine si aprono numerosi interrogativi: l’essere uomini e donne è un divenire? Il duale è originario? Qual è il rapporto tra natura e cultura? Solo una risposta di Fede, alla domanda teologica: chi è l’uomo dinnanzi a Dio? può darci una provvidenziale e confortante risposta.

tralcio ha detto...

I trucchi del demonio sono abili...
A chi aveva già tutto ha detto: ".. se faceste questo e quest'altro diventereste come Dio..."
Dall'indicativo al congiuntivo/condizionale si è consumato il peccato originale.

La creazione di Dio consegna all'uomo una differenza di genere, una sessualità da riconoscere, una complementarità "divina" in grado di generare vita (anche se non riducibile soltanto a quello), ma soprattutto autorizzata a dominare su tutto il creato, per partecipazione alla perfezione creatrice, nel suo ordine.

Il peccato ha introdotto il disordine.
Negato il peccato si nega il disordine. Negato il disordine, si nega il peccato. Fate voi.

Così una tendenza disordinata diventa "naturale" e il suo esercizio un "diritto".

Le passioni che salgono dalla "natura" (natura ferita, ma reputata sana, e che persino gli esami dell'ospedale da campo certificano sana) sono così rispettate, quasi adorate, che non si pone nemmeno più a tema l'ascesi necessaria a contenerle, per crescere nella virtù, il che vale per l'etero (variamente malato anch'esso) e per l'omo sessuale.
E' tale l'assenso alla tendenza, che viene persino ammessa la variazione di tendenza: cerco di non fartela sviluppare da piccolo (quella naturale), la tutelo (specie quella non naturale), ti permetto di cambiarla, al bisogno, anche chirurgicamente se necessario.

E' tale il delirio ideologico che a non poter essere ammessi sono solo coloro che mostrino opinioni contrastanti, non solo un motivato dissenso, ma persino la seria opzione scientifica di cura di evidenti psicopatologie, divenute sacrari degni di pellegrinaggio.
Come in tutte le derive idolatriche, non mancano abili profittatori, che si fanno mercanti nel tempio.

Prevalendo la psiche, prevalgono i desideri della carne. L'uomo torna a essere soltanto "terra", pur mantenendo le sue prerogative razionali e volitive, ma unicamente orientate al darsi leggi che rendano "giusto" il proprio comportamento, non rinunciando a idealità pseudo-spirituali, tinteggiate dei colori variopinti e gioiosa di totem quali l'accoglienza, la dignità, la libertà, la misericordia etc etc.

Quindi: nessun peccato. Nessun disordine. Diritto genetico.
Purtroppo la Chiesa che ha rinunciato al dogma del peccato originale non ha più la nozione dello snodo su cui fondare, con rispettosa fermezza, il proprio contributo di Verità.
Lascia soli quelli che cercano di curare i malati, dichiarandosi ospedale da campo.
L'ospedale da campo non è luogo da terapie riparative della psiche.
Amputa.
Via un pezzo, e il problema non c'è più...

Ricordiamoci sempre che satana vende congiuntivi/condizionali.
Vende promesse. E non le mantiene. Promesse cosiddette "da marinaio".
La Chiesa era fatta di pescatori, ma di lago.
Pietro aveva la barchetta e pescava umilmente carpe, tilapia e sardine...
Adesso "ragiona" in grande, al pari dei dominatori del mondo.
Tutti a fare il trenino nella sala da ballo della nave da crociera, dopo la cena con il comandante. Marinai... sempre più con la sindrome di Schettino.
L'inchino non lo fa più al Signore, ma alla "personalità" che ammira l'impresa...
Salvo dissociarsene se le cose si mettono male: è il demonio!
Non è come Nostro Signore, che porta Lui la croce per le nostre miserie.

Rr ha detto...

Tralcio, sei proprio BRAVO !
RR
PS: per inciso, a volte navigare su un lago è più difficile che farlo in mare aperto

mic ha detto...

Le perversioni esistono da sempre ed ogni generazione è chiamata a farci i conti.
I livelli di oggi, da hybris trans-umanante scatenata, sono diretta conseguenza della crisi indotta nel cristianesimo.
Con la violenza repressiva (penso soprattutto all'islam, che minaccia di soppiantarci) tutt'al più possono essere contenute e represse, ma non certo vinte!
Infatti solo Cristo può consentire in chi lo accoglie di vincere ogni negatività, innanzitutto riconoscendola e rifiutandola col sussidio soprannaturale della grazia.
Ma se oggi il male, invece di essere riconosciuto come tale e chiamato col suo nome, viene confuso col bene, per di più da chi dovrebbe essere di guida, occorre navigare a vista.
Il problema serio è per chi è più fragile ed è soggetto alla de-formazione attuale fin dalla più tenera età. Ma il Signore dà a tutti la capacità e l'occasione di conoscere e accogliere la verità. È in questa direzione che dobbiamo indirizzare la nostra preghiera e anche il nostro impegno.

Anonimo ha detto...

E' la chiesa docente che insegna, Mic, cioè i pastori, non quella discente!

mic ha detto...

Chi ha parlato di insegnare, Anonimo?
Qui o in qualunque luogo o azione siamo chiamati, noi non insegnamo niente a nessuno. Noi testimoniamo, forniamo le ragioni della nostra fede!
Tant'è che non siamo cani sciolti ma abbiamo come guide dei sacerdoti con i quali ci confrontiamo e che, se debordassimo, non mancherebbero di riprenderci.

Catholicus SSM ha detto...

@ Anonimo 13:35: ma quale sarebbe, oggi, la cosidetta Chiesa Docente? quella di Bergoglio? di Ravasi ? (che onora Pacha mama?), di Scola? di Galantino? Ma siamo seri, non lasciamoci ingannare dalla falsa obbedienza (ultimo imbroglio di satana). Qui siamo di fronte a gente accecata dall'ideologia, dal rancore, dal desiderio di vendetta verso la Chiesa preconciliare ed i suoi papi, i suoi santi, i suoi martiri: hanno rifiutato la sua lingua universale (il latino), la sua liturgia (col NOM), i suoi edifici di culto (con glia anonimi capannoni spacciati per chiese, o le "chiese cubiche" come a Foligno), il suo magistero, i suoi dogmi (con la favola dell'evoluzione storica dei dogmi, della storicità dei Vangeli, sottomessi ai capricci del mondo), ed ora vogliono addirittura rifiutare i suoi sacramenti (matrimonio, confessione, comunione). Ma siamo matti da legare? dobbiamo obbedienza a questa gente? "Ma mi faccia il piacere", direbbe l'indimenticabile principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Laudetur Jesus Cristus

tralcio ha detto...

@ anonimo 13.35

Chiedo perdono a chi -ministro con il compito del magistero- si può risentire dei commenti dei discenti... specie se -come mi capita- possono essere un po' sarcastici.

In effetti all'ironia bonaria subentra il sarcasmo (sarx:carne) che punge e taglia anche senza anestesia (come purtroppo succede negli ospedali da campo).
Diciamo che in qualche modo la chiesa docente ha portato ad essere più grossolani anche nel commentare. Probabilmente non ho capito la lezione (forse perchè confusa?), ma tono e metodo di insegnamento sono stati recepiti...

Alla fine io sono un discente, niente di più, anche un po' tonto.
Non insegno, ma se sono un asino non mi aiuterà un insegnamento che mi dice che la grammatica non serve a nulla, e che la matematica è un'opinione.
Dopo di che, per obbedienza, potrei anche tacere mentre si spiega che 2+2 fa 3 o 5...
Però a mio figlio io insisterò a dire che 2+2=4. Sono un bieco tradizionalista.
Conosco gli integrali e le derivate, i limiti e le radici, esponenti e tangenti, seni, e pure i coseni... So che 1+Dio è già la maggioranza. Anche in democrazia.

Mic ha detto che sono icastico... Nella mia ignoranza sono andato a leggermi il significato! :-) Concordo: una certa immediatezza può scongiurare un dire che non dice, che pare la "specialità pedagogica" della docenza attuale, che esalta le immagini a scapito dei contenuti, ritenuti "parole, parole, parole"... La parola d'ordine è: "zac"! (diamoci un taglio)

Anonimo ha detto...

Io penso che un modo molto concreto d'aiutare tanti omosessuali (veri o presunti, perché decidere qual è l'orientamento sessuale profondo d'una persona spesso è tutt'altro che facile) sarebbe quello di demitizzare il sesso, e di mettere in evidenza la possibilità di relazioni umane profondissime, e profondamente gratificanti, di natura non sessuale.

A un uomo e a una donna che non sono sposati tra loro nessuno potrà mai, se ha un briciolo di fede o anche solo d'onestà, consigliare la copula, che in tal caso non è lecita. Ma in certi casi (ne dico uno solo: l'impotenza) potremmo suggerire la scelta di vivere come fratello e sorella, in rigorosa astinenza. E può darsi benissimo che i due faranno l'esperienza inebriante d'un amore oblativo grande, che riempirà tutta la loro vita, perché la rinunzia fatta per amore può unire, ne sono convinto, anche molto più di quanto non unisca la copula coniugale.

Similmente, a che serve permettere (come se ne avessimo il diritto, poi!) a un omosessuale d'assecondare un'inclinazione disordinata che, anche a prescindere da considerazioni morali, lo porterà solo alla solitudine a due e all'angoscia più profonda (perché questa è la pura e semplice verità)? Ma gli potrò consigliare di vivere delle amicizie particolarmente approfondite, ardenti, affettuose: purché, beninteso, sia pienamente onesto e tagli con rigore ogni ambiguità e doppiezza.

Anzi, questa possibilità esiste per tutti, non solo per gli omosessuali.

E non diciamo che il sesso rispunterebbe ineluttabilmente, perché non è vero, o almeno non è sempre vero. Conosco qualcuno che, secondo me, è diventato omosessuale, senz'esser veramente tale in origine, solo perché voleva vivere con grande intensità delle relazioni d'amicizia: aspirazione molto più che legittima: nobile, magnanima; qui però è intervenuto il condizionamento culturale, cioè l'idea tanto diffusa quanto falsa che l'unico modo d'esprimere un'unione profonda sia la fusione dei corpi.

Quel ch'è disordinato, naturalmente, non è il fatto in sé d'una propensione affettiva verso il proprio sesso, ma è il carattere sessuale di tale propensione.

La nostra cultura ha eroticizzato tutto, e l'unico vero tabù, oggi, è proprio quello dei legami affettivi di natura non erotica, come appunto l'amicizia. Quel legame che per Cicerone era il più grande dono fatto dagli dèi agli uomini, e nel cristianesimo è usato come analogia per esprimere addirittura il rapporto tra l'uomo in grazia e Dio, oggi è ridotto a cameratismo superficiale, oppure appunto anch'esso sessualizzato, e quindi totalmente snaturato. Forse è il caso di ricordare agli uomini di questa generazione che un'amicizia può essere un'esperienza così grande e bella da riempire la vita, come e anche più, a volte, d'un legame di natura anche erotica (il matrimonio).

E lo stesso matrimonio, naturalmente, è molto più del sesso; ma chi ce lo ricorda?

Questa tendenza infausta a sessualizzare tutto è onnipervasiva oggi, e, tra noi cattolici, s'osserva non solo tra i progressisti e i modernisti, ma anche tra i conservatori e i tradizionalisti, i quali, giustamente preoccupati d'esaltare la dignità e la bellezza del matrimonio, si dimenticano però non di rado che il matrimonio non è la vocazione più alta, e che il nostro Salvatore visse celibe, circondandosi d'un gruppo d'amici pure celibi, o che se avevan moglie (come Pietro) certo non s'univan più a lei, nell'attesa d'un mondo futuro dove "neque nubent neque nubentur".

Maso

Anonimo ha detto...

Da incorniciare, quest'articolo, per la chiarezza e ll'esaustività. Ci sono anche delle note puntuali, quindi non si scatenino ulteriormente i lettori diffidenti lamentando mancanza di approfondimento scientifico.
E trazie Tralcio, certi tuoi commenti possono tornare molto ultili in molte discussioni.
humilitas

RAOUL DE GERRX ha detto...

S'il est vrai que près d'un prêtre sur deux est aujourd'hui homosexuel — proportion énorme ! —, il serait peut-être bon, et même urgent, de s'interroger sur les causes de cette situation, par quoi s'expliquerait sans doute l'obsession sexuelle que l'on peut désormais constater dans une grande partie de ce clergé.

Les propositions délirantes relatives aux unions homosexuelles, discutées jusque dans le Synode, n'en sont-elles pas la preuve ?

Cela expliquerait sans doute aussi l'extraordinaire manque de caractère que l'on constate désormais à tous les échelons de la hiérarchie ecclésiastique, et jusqu'à l'altération physique de ce même clergé où se note de plus en plus un type qu'il faut bien appeler efféminé.

Ceux qui ont mon âge et qui ont connu l'Eglise catholique d'avant Vatican II pourraient en témoigner.

mic ha detto...

Caro Maso io credo, come lei, nell'amore teologale che è la più bella e profonda esperienza di relazione si possa fare.
Ma quanto al matrimonio la sessualità è basilare perché suo fine primario è la procreazione. Il che non esclude situazioni vissute con profonda carità cristiana. Ma restano pur sempre casi limite.

Anonimo ha detto...

"Le perversioni esistono da sempre e ogni generazione è chiamata a farci i conti".
Un'osservazione senz'altro condivisibile ma su cui oggi c'è parecchio da riflettere, perché quelle che ieri erano considerate perversioni e comportamenti amorali, oggi non lo sono più da una sempre più ampia fetta di popolazione.
Gli esempi sono sotto i nostri occhi. La convivenza prima del matrimonio era una bestemmia, oggi se ne discute l’importanza, suggerendola quale strumento di valutazione dell’affiatamento di coppia. Una donna che osasse manifestare l’intenzione di divorziare era una poco di buono a prescindere, oggi rappresenta la normalità. Stesso identico discorso per la pratica contraccettiva e così per l’omosessualità ed è per questo che gli omosessuali pretendono di veder riconosciuto il loro stare insieme e poter così usufruire delle tutele giuridiche appannaggio di una normale coppia.
Per comprendere l'andazzo è sufficiente osservare che il leader del Pp, partito di centro destra spagnolo al governo, il cattolico e ultraconservatore Mariano Rajoy ha partecipato con la moglie alle nozze gay del dirigente del suo partito.

mic ha detto...

Convengo con Anonimo che la situazione di oggi è tragica perché ha in sé troppi elementi dissolutori diffusi al punto da costituire, quasi, la norma. Ovviamente una norma aberrante ma la cui aberrazione dai più non è neppure riconoscibile... Si tratta dunque di andare contro corrente e contro una corrente sempre più impetuosa. L'unico punto certo è che, mentre la Barca fa acqua da tutte le parti, noi abbiamo Chi non dorme sul cuscino e non ci lascerà affogare...

RAOUL DE GERRX ha detto...

"il cattolico e ultraconservatore Mariano Rajoy ha partecipato con la moglie alle nozze gay del dirigente del suo partito"

Cela prouve qu'il n'est nullement "ultraconservatore", mais un vulgaire catholique libéral comme il en court partout aujourd'hui…

Luís Luiz ha detto...


il serait peut-être bon, et même urgent, de s'interroger sur les causes de cette situation

E. Michael Jones propone la seguente spiegazione: con l'esodo dei preti e religiosi dopo il CV2, che sono usciti dalla Chiesa per sposarsi, la proporzione degli omossessuali nel clero è aumentata, perche questi non si sposavano e dunque non avevano ragione per uscirne.

RAOUL DE GERRX ha detto...

Explication plausible. Et sachant l'espèce de "franc-maçonnerie" existant entre eux (cf. Marcel Proust), il est naturel qu'ils se poussent en avant les uns les autres et finissent par tout envahir.

Anonimo ha detto...

"Cela prouve qu'il n'est nullement "ultraconservatore", mais un vulgaire catholique libéral comme il en court partout aujourd'hui…".
Io credo invece che Rajoy sia soltanto un politico come tanti altri e come tale cerca soltanto di sfruttare le situazioni a proprio vantaggio. Infatti il partito di cui è leader Rajoy è stato il promotore del ricorso al tribunale costituzionale contro la legge sui matrimoni gay voluta nel 2005 dall'ex premier Zapatero. Ricorso bocciato dalla Corte Costituzionale, che ha stabilito che la legge sul matrimonio omosex è costituzionale.
A sette anni di distanza si può dire che la Spagna convive senza traumi con la nuova legislazione. Tutti i sondaggi di opinione registrano come sia il matrimonio che l’adozione sono accettate dalla maggioranza dei cittadini. Secondo i dati dell’Instituto Nacional de Estadística, alla fine del 2011 erano state celebrate 23.523 matrimoni tra persone dello stesso sesso. E ormai anche nel Partido popular sono in molti i sostenitori delle nozze omosessuali.

rr ha detto...

luis Luiz,
se inoltre l' omosessualità era presente da qualche tempo al vertice, poiché cane non mangia cane, e loro sono bravissimi a ricattare, oltre che facilmente ricattabili, i vertici han coperto i ranghi inferiori, che han reclutato altre "forze fresche" e via andare. Ricordo ancora il testo di un monsignore polacco in merito, pubblicato da Rorate coeli, credo due anni fa.
rr

lister ha detto...

Cose che i media, allineati all'omosessualismo voluto dal NWO, non vogliono rendere note:

http://www.amicideltimone-staggia.it/it/articoli.php?id=56

Un'intervista a Joseph Nicolosi Direttore del NARTH:
The National Association for Research & Therapy of Homosexuality.

Il prof. Francesco Bruno, noto criminologo, fu deferito all'Ordine dei Medici da parte dell'Arcigay per aver fatto le stesse dichiarazioni. La denuncia fu archiviata nel più assordante silenzio degli stessi media.

Rr ha detto...

La cosa divertente è che sono proprio i "gays" con le loro parate, le loro sparate, i loro comportamenti sempre sopra le righe, la loro continua ricerca di popolarità, di stare sotto i riflettori, di far parlare di se' anche quando nessuno se li sta filando (v. Elton John con Putin) che dimostrano anche all' uomo della strada digiuno di psicologia, psicanalisi, e psichiatria, quanto sono psicologicamente distrurbati. Sec. me
non sono psicologicamente disturbati perche omosessuali, ma sono omosessuali perché psicologicamente disturbati. E questo spiega tutti i problemi che hanno nella vita quotidiana, e cui accenna il Prof. nell' intervista.
Rr

T. ha detto...

Cio' che lei espone alle 15:21 mi fa comprendere ancora una volta quanto ci siamo allontanati dalla Legge di Dio . Non riconosciamo piu' il peccato . Satana ci confonde e noi ci crediamo cristiani e cattolici , ma lo siamo davvero ? E' anche per colpa del cristiano che tace , ed abdica al ruolo di combattere il male , che il male dilaga .
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta."
Sosteniamoci gli uni gli altri e chi sa di piu' lo metta a disposizione degli altri così che anche gli altri si fortifichino e prendano coraggio .

Felice ha detto...

Questi vescovi e cardinali che tentano in ogni modo di giustificare un vizio tanto immondo (con tutto il rispetto per le persone coinvolte) senza temere di cadere nel ridicolo, probabilmente lo fanno perché essi stessi ne sono personalmente coinvolti. Non riesco a immaginare un'altra motivazione plausibile.

Catholicus SSM ha detto...

@ Mic: scusi, cara dottoressa Guarini, c'è qualche preclusione, da partre sua, a che vengano citati sul suo blog i nomi di altri siti veterocattolici? me lo fa pensare l'eliminazione del mio recente commento al posto di Felice delle 13:41. Personalmente, sono convinto,e vado sempre ripoetendo, che la "buona battaglia" che stiamo combattendo contro l'eresia modernista (oggi bergogliana, ieri montiniana e roncalliana) sia tanto più efficace quanto piùà ci stringiamo gli uni agli altri, noi tutti membri di quella che amo definire la "Resistenza Cattolica Antimodrnista", Poi ovviamente, vale pur sempre il detto "cento teste, cento differenti idee" (siamo nell'Italia dei campanili, delle divisioni senza limiti), ma è un difewtto di noi italiani, siamo poco coesi, spsacchiamo il capello e ci dividiamo sui bizantinismi, perdendo così di vista l'obiettivo prefissoci e la necessità di raggiungerlo velocemente. Con affetto e Rispetto, Catholicus SSM (= servo servorum Mariae).