Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 11 dicembre 2016

Amoris confusio. Due grandi studiosi laici chiedono al Papa di rinnegare otto errori.

Marco Tosatti su Stilum Curiae.
Buona Domenica in Corde Matris!

Dopo i cinque “Dubia”, adesso arrivano gli otto “Errori”. Altri due illustri studiosi cattolici hanno chiesto al Pontefice di esprimersi, e bloccare quello che definiscono un “abuso” dell’Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica emanata dopo i due Sinodi sulla famiglia. E’ un’ulteriore presa di posizione di personalità di riguardo del mondo cattolico, dopo la Supplica Filiale, la lettera di decine di teologi, sacerdoti e vescovi, la richiesta di chiarire i “Dubia” avanzata dai quattro cardinali e la recente lettera di venti esponenti cattolici.

E’ evidente, con buona pace dei superzelanti chiusi a riccio intorno al Pontefice, che il problema dell’Amoris Laetitia non è liquidabile con qualche definizione di rigidità, o di conservatorismo farisaico; ma è una questione che lacera coscienza e logica di molti fedeli cattolici senza etichette particolari.

In una lettera indirizzata al Pontefice e “a tutti i vescovi in comunione con lui, e al resto dei fedeli cristiani”, John Finnis e Germain Grisez (nella foto) lamentano che la cattiva interpretazione popolare di Amoris Laetitia è usata “per appoggiare errori contro la fede cattolica”.

Così chiedono al Pontefice di ripudiare questi errori, e chiedono a “tuti i vescovi di unirsi a questa richiesta e di emanare le loro proprie condanne di queste posizioni erronee che identifichiamo”.

La lettera è stata pubblicata dal sito “First Things”.

Ecco la lista degli otto errori:
  • Che i preti possano assolvere dal peccato anche quando non c’è intenzione di correggerli.
  • Che le persone possano essere troppo deboli per obbedire ai comandi di Dio.
  • Che non c’è una legge morale a cui non possano esserci eccezioni
  • Che le leggi morali sono ideali, e non è realistico attendersi che vengano adempiute.
  • Che in alcune circostanze è meglio violare una legge morale
  • Che l’attività sessuale è sbagliata solo se uno è sfruttato o ferito
  • Che un matrimonio valido può essere sciolto
  • Che non ci sia nessuno condannato all’Inferno
Finnis è un professore emerito di filosofia a Oxford. Grisez un teologo morale che ha insegnato per molti anni a St. Mary. Entrambi sono fra i più stimati pensatori cattolici.

21 commenti:

Catholicus ha detto...

Un augurio di pronte guarigione alla dottoressa Maria Guarini, con sincero affetto; che il Signore la benedica e la Madonna la protegga sempre.

Maria Guarini ha detto...

"Gaudete" perché solo nel Signore è la gioia.

Anonimo ha detto...

Buona domenica dott.ssa Guarini, spero tutto si sia risolto per il meglio. Lupus et Agnus.

tralcio ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=447ZTXdDODQ

Ave Maria ! ha detto...

E' vero !
Buona Domenica .
Signore , fa che noi "vediamo" !

Silente ha detto...

Tanti, tanti, tanti cari auguri, cara Mic.
Silente

Anonimo ha detto...

Splendida, commuovente:

http://www.radiospada.org/2016/12/una-lettera-per-natale-spegnete-le-luci/

"Ci sono solo due modi di vivere la vita, o come in prosa, o in versi. Per alcuni l’esistenza è impietosa ma non sono possibili vie intermedie, “terze soluzioni”. O una vita prosaica, materiale, pragmatica e “tutta qui”, oppure, una «vita poetica», un’esistenza cantata, eseguita in un fraseggio mirabile di rime ascendenti verso «l’amor che move il sole e l’altre stelle».

Secondo il cardinal John Henry Newman quello poetico era lo stato originario dei nostri Progenitori nel giardino di Eden, e tale condizione, a detta sua, è stata riportata nel mondo, dopo la Redenzione, nella forma di vita monastica. I monaci secondo il cardinale oratoriano sono “poeti” che rivivono nella ripetitiva esecuzione dei loro gesti quella quiete propria della condizione di grazia e giustizia di Adamo ed Eva. Una poesia che rivive nella silenziosa quiete del Presepio, una poesia che vede raccolti in un crocevia tra cielo e terra pastori ed angeli, re e miserabili. In fondo, cosa c’è di più poetico a questo mondo della grotta di Betlemme? Quale raffigurazione più incantevole di quella in cui un bambino vagisce mentre il vento nevoso avvolge le colline di quella terra che nella sua nascita viene santificata mentre stupiscono gli spiriti celesti e commossi adorano gli umili guardiani dei greggi notturni?

In quella scarna e spoglia grotta, rifugio di pastori e di bestie domestiche, Iddio eterno ha posto il suo trono, a guardia del quale due insolite sentinelle vegliano silenziose. Secondo la tradizione dei Padri il Bue è il simbolo di quella porzione del Popolo d’Israele che riconobbe in Gesù il Cristo profetizzato, mentre l’asino rappresenta i Gentili a cui si estende la Promessa fatta ad Abramo. È nella grotta di Betlemme che avviene la prima mistica e simbolica unione tra le due discendenze: “E’ in quel momento – scrive Mons. De La Bouillerie nel 1864– che si compie la parola del profeta Isaia: ‘Il bue ha riconosciuto il suo maestro, l’asino ha riconosciuto la stalla dove il suo maestro lo nutre’. La parte fedele del popolo ebraico ha visto in Gesù Cristo il divino legislatore di cui Mosè non era che una lontana anticipazione. E il gentilesimo – ci dice Sant’Ambrogio -, che fino a quel momento non si era nutrito che del fieno vile dell’errore, ha compreso che il suo vero alimento era il pane disceso dal Cielo”.
“Noi avremo modo di far notare – continua De La Bouillerie – che il popolo ebraico, abituato fin dall’origine ai servizi dell’antica legge, è rappresentato dal bue, mentre l’asino, come abbiamo detto in precedenza, è l’emblema del gentilesimo. Così, ogni volta che la Sacra Scrittura ci descrive questi due animali riuniti, il nostro pensiero deve portarsi in direzione delle due parti del popolo eletto: il giudaismo fedele ed il gentilesimo convertito”.

Ma di una considerazione tutta speciale deve essere oggetto per noi la figura dell’asino nel Presepe perché: “tra gli animali che ci servono – ricorda De La Bouillerie – l’asino occupa l’ultimo posto. Meno bello e meno nobile del cavallo, meno robusto del bue, non è altro che il piccolo servo del povero, con la sua montatura, il suo tiro, il suo essere bestia da carico; e mentre altri animali, per la finezza e la vivacità del loro istinto, imitano in qualche modo l’intelligenza umana, l’asino rimane nell’opinione degli uomini come l’emblema dell’ignoranza e della limitatezza dello spirito. Ecco tuttavia che questo umile animale, oggetto delle canzonature di tutti, ci è mostrato in parecchie parti dei nostri santi libri compartecipe in sante azioni e ornato di bei privilegi che lo nobilitano agli occhi del cristiano: e ricorda continuamente che ciò che è piccolo e disprezzabile per gli uomini diventa sovente oggetto di preferenza da parte di Dio. L’asino è il simbolo dello schiavo, ed in questo senso è un emblema del nostro corpo che non deve mai essere che l’umile e docile servitore della nostra anima”...........

Anna

Anonimo ha detto...

continua:

....Quello stesso asino infatti che meritò fra i primi esseri viventi di posare lo sguardo sul Figlio di Dio fatto uomo, è il medesimo destriero sul quale un giorno sarebbe entrato gloriosamente nella città Santa il Re che viene, mentre le palme si innalzeranno verso il cielo acclamando “Osanna al Figlio di Davide”. Perciò De La Bouillerie fa notare ancora una volta, citando San Crisostomo, che Gesù Cristo “non si siede né su un carro circondato di porpora e d’oro, che è il segno della potenza, né su un cavallo focoso, che è l’emblema dell’audacia e della guerra, ma su un’asina che ama la tranquillità e la pace. Quest’asina è dunque qui ancora l’immagine delle anime semplici e tranquille che, felici di portare il giogo leggero del Signore, non aspirano ad altra gloria, ma nello stesso modo in cui partecipano all’ovazione di Gesù Cristo che entra in Gerusalemme, così continuano il suo trionfo ed il suo Regno nei secoli successivi; infatti, il Re della pace sceglie sempre quelle creature che secondo il mondo sono meno sagge per confondere i saggi, sceglie i deboli per confondere i forti. Sceglie i più vili ed i più spregevoli, sceglie ciò che non è niente per distruggere chi è qualcosa”.

Tutto questo è la poesia e la simbolica bellezza del cristianesimo che porta ad amare tutto quello che Dio ama e ad amarlo come Lui lo ama. Per grazia io ho potuto scegliere e, di fatto, ho scelto per me e per la mia famiglia, questa poesia del vivere cristiano. La poesia della liturgia romana, con quell’ultimo Vangelo, ultimo e primo, in virtù del quale nessuna Messa si conclude senza aver adorato il mistero dell’Incarnazione quando piegando le nostre orgogliose ginocchia contempliamo la profezia compiuta dischiudersi dinanzi a noi: et Verbum Caro factum est.

Ma già viene il Re, qui, ora, nella povertà che fa innamorare i cuori dei semplici. Il mistero del silenzio avvolto da una luce discreta e amabile «visitávit nos Oriens ex alto», un Sole che nasce dall’alto. Non a caso la luce è l’elemento simbolico più bello e distintivo del Santo Natale. E pensare che molto di ciò che fu un tempo ora è perduto, e di quanto è rimasto quasi più nulla si conosce e, quindi, non lo si è più capaci di amare. Per esempio, l’uso di accendere dei lumini e porli alla finestra rallegrando le notti che preparano al Natale, e anche quelle che seguono prolungandone la festa fino alla Purificazione della Vergine, risalgono ad un’era di sanguinose persecuzioni. I cattolici irlandesi, infatti, brutalmente perseguitati dagli inglesi protestanti furono costretti alle “catacombe” essendo stata bandita la fede cattolica dall’Isola di Smeraldo. La pena per i trasgressori impenitenti era la morte. Ma il coraggio e la fede d’Irlanda aveva radici profonde. Pertanto le famiglie cattoliche irlandesi, desiderose che almeno nei giorni santi del Natale un prete andasse a visitare le loro case e amministrasse loro i sacramenti, lasciavano schiuse le porte, con le candele alle finestre come avvertimento. Si addice a questo proposito il sospiro del vecchio Simeone «Lumen ad revelatiónem géntium», la “Luce che è venuta per illuminare le genti” anche nelle persecuzioni, di ieri e di oggi.

Questa poesia noi dobbiamo intonarla ad una sola voce gettando la nostra vita e la nostra volontà, come si dice ne “L’Imitazione”, in un canto. .....

(é troppo lunga da riportare, ma vale la pena leggerla tutta)

Buon Avvento a tutti, in particolare a Maria

P.S. ho cercato di chiamarti al cellullare ma mi ha risposto un tizio. Due volte. Se puoi mi rimandi il numero per mail ? Ti abbraccio

Anna

Sacerdos quidam ha detto...

Cara signora Maria, le auguro una santa Domenica e una veloce guarigione. "Gaudete in Domino semper"!

Anonimo ha detto...

Auguri alla cara dottoressa Guarini. Un pronto ritorno alla sua piena attività!
Antonio V.

bedwere ha detto...

Auguri di pronta guarigione!

Cesare Baronio ha detto...

OT: http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/la-pagliuzza-e-la-trave-gli-strabismi.html

Anonimo ha detto...

Auguri di gran cuore, cara Maria: preghiamo per Lei, con fervore. Che il Signore La sostenga e La consoli.

Maso

Maria Guarini ha detto...

Carissimi,
Sono qui felice e grata per la vostra vicinanza che mi è di tanto conforto.
Ora posso alzarmi e oggi sono in programma altri accertamenti. Spero in bene e vi abbraccio tutti :)
In Cordibus Jesu et Mariae, nei quali siamo saldamente uniti, istruiti e fortificati.

Ave Maria ! ha detto...

Faccia la brava .
Lucidi bene bene l'armatura che' quando uscira' dovra' riprendere la pugna piu' fresca e vigorosa che pria .

Oggi la Chiesa ricorda la B.V.Maria di Guadalupe , facciamo una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salvezza delle anime .

"Sia fatta, si compia, sia lodata ed eternamente esaltata la giustissima e amabilissima Volontà di Dio sopra tutte le cose.
Amen. Amen. Amen. Santa Maria di Guadalupe, Sede della Sapienza, Speranza nostra, prega per noi! ”

Anonimo ha detto...

Di rientro dall'estero, apprendo de ricovero della dottoressa Guarini, leggo rassicuranti notizie, un appello alla sig. Guarini, si riprenda con calma, si rimetta in forze perché combattere contro noi indisciplinatissimi bloggers richiede sforzi sovrumani.......auguri di pronta guarigione, di cuore. Anonymous.

Anonimo ha detto...

Riprendiamo :
http://digilander.libero.it/joseph_custos/quamquam_pluries.htm

Gederson Falcometa ha detto...

Un ragionamento semplice che ci propone l'AL è lo seguente:

Dio ha datto la legge all'uomo per compierla, se Dio concede la misericordia a tutti quelli che non compiono la legge riconosce l'impossibilità del suo compiemento. Riconosce anche che non dà a quelli che non compiono la grazia per compiere la legge. Quindi, come non a senso stabilire una legge che nessuno è capace di compiere la misericordia in questo caso cancella la legge. Qui c'entra il problema della giustificazione nella dottrina cattolica e nella dottrina luterana.

Nella dottrina cattolica il cattolico per essere salvo deve aiutare la grazia di Dio, attraverso l'opere deve testimoniare la grazia che riceve attraverso la fede. Però, nella dottrina luterana l'uomo sta irrimediabilmente corrotto dal peccato originale. Quindi, non ha legge che possa compiere nemmeno con l'aiuto della grazia. Così l'uomo è giustificato per una fede fiducia in una fede astratta che non trova espressione storica. Nella pratica la dottrina luterana riffiuta la grazia di Dio. In questo punto me ricordo di ciò che ha scritto Mons. Lefebvre nel libro "Lo hanno detronizzato":

"Il protestantesimo e il naturalismo

Può sembrare strano e paradossale tacciare il protestantesimo di naturalismo.

Non c’è nulla in Lutero di questa esaltazione della bontà intrinseca della natura, giacché, secondo lui, la natura è irrimediabilmente decaduta e la concupiscenza invincibile.

Tuttavia, lo sguardo eccessivamente nichilista che il protestante appunta su se stesso approda ad un naturalismo pratico: a forza di sminuire la natura e di esaltare la forza della sola fede, si relegano la grazia divina e l’ordine sovrannaturale nella sfera delle astrazioni.

Per i protestanti la grazia non opera un autentico rinnovamento interiore: il battesimo non è la restituzione di uno stato sovrannaturale abituale, è soltanto un atto di fede in Gesù Cristo che giustifica e salva.

La natura non viene restaurata dalla grazia, rimane intrinsecamente corrotta, e la fede ottiene da Dio soltanto che egli getti sui nostri peccati il pudico mantello di Noè.

Quindi, la forma sovrannaturale che il battesimo aveva aggiunto alla natura radicandosi su di essa, tutte le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo sono ridotti a niente, ricondotti come sono a quest’unico atto disperato di fede-fiducia in un Redentore che fa grazia solo per ritrarsi lungi dalla sua creatura, mantenendo sempre un tale colossale abisso tra l’uomo definitivamente miserabile e il Dio trascendente tre volte santo.

Questo pseudosupernaturalismo, come lo chiama padre Garrigou-Lagrange, abbandona infine l’uomo, pur redento, alla sola forza della sue potenzialità naturali, e sprofonda fatalmente nel naturalismo; dopotutto gli estremi opposti coincidono! Jacques Maritain esprime bene l’esito naturalista del luteranesimo:

«La natura umana non potrà che rifiutare come un vano orpello teologico il manto di una grazia che nulla è per lei, e ricondurre su di sé la sua fede-fiducia, per divenire quella graziosa bestia affrancata il cui infallibile, continuo progresso incanta oggi l’universo» (2).

E questo naturalismo si applicherà in modo particolare all’ordine civile e sociale: ridotta la grazia ad un sentimento di fede fiduciaria, la Redenzione non consiste più che in una religiosità individuale e privata, senza presa sulla vita pubblica.

L’ordine pubblico, economico e politico, è dunque condannato a vivere e a svilupparsi al di fuori di Nostro Signore Gesù Cristo".



Gederson Falcometa ha detto...

L'AL non parla della grazia di Dio per il compiemento della Sua legge, in questo documento e nella misericordia del Papa Francesco, come in quella di Lutero, è come di fatto se l'uomo fosse irrimediabilmente corroto dal peccato originale e avesse solo le sue forze naturali per compiere qualcosa che nessuno può compiere senza la grazia che viene della fede in Dio. Ciò che ha detto Jacques Maritain cerca i protestanti serve per quello che sta nel cuore dell'AL. Tutti i lavori sull'AL sono stati molti buoni ma manca uno che parli della dottrina luterana della giustificazione che per me è l'essenza dell'AL.

Un caro saluto dal Brasile a tutti, e a Mic:

Che il Signore la benedica e conceda una pronta guarigione e che la Madonna la protegga oggi e sempre!

Maria Guarini ha detto...

Grazie Gederson, per la preghera e per la citazione. Ti leggo solo adesso.
Ricambio il saluto :)

Maria Guarini ha detto...

Grazie anche ad Anonymous e Ave Maria!