Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 9 giugno 2018

Apostoli della Via, della Verità e della Vita - Danilo Quinto

Leggendo le prime dichiarazioni di Lorenzo Fontana, Ministro per la Famiglia e per la Disabilità del nuovo Governo presieduto da Giuseppe Conte (ne cito una, fra tutte: «La rivolta delle élite non ci spaventa e non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico. Andiamo avanti, con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare. La storia ci conforta. “Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!”, diceva San Pio X. E noi siamo fieri di non aver paura di dirci cristiani, di dirci madri, padri, di essere per la vita. Abbiamo le spalle abbastanza larghe per resistere agli attacchi gratuiti rispondendo con l’evidenza dei fatti, la forza delle idee e la concretezza delle azioni»), mi sono venute in mente le parole di un passo che mi è molto caro del Vangelo di Matteo (Mt 10, 24-25): “Un discepolo”, dice Gesù, “non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Ba῾alzĕbūl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari”. I discepoli di Gesù hanno una sorte già segnata: la loro gloria consiste nell’imitare il loro Maestro, nell’identificarsi solo con Lui e con la Sua Parola, sapendo di dover essere disprezzati e perseguitati come nella Sua vita terrena è stato il loro Maestro, chiamato Ba῾alzĕbūl («signore della casa [degli inferi]»), come la divinità filistea adorata in Accaron: «In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicchè il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era sbalordita e diceva: “Non è forse costui il figlio di Davide?”. Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: “Costui scaccia i demoni in nome di Ba῾alzĕbūl, principe dei demoni» (Mt, 12, 22-24). Gesù manifesta ai Suoi discepoli i Suoi pensieri più personali, per incoraggiarli e renderli forti rispetto alle persecuzioni, alle umiliazioni ed alle incomprensioni che avrebbero dovuto affrontare. Alla fine della loro vita, li chiamerà amici (Gv 15,15) e figli (Gv 13,33). Questa sarà l’unica e vera loro gloria.

«Non li temete, dunque», afferma Gesù (Mt, 10, 26-27), «poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti». I discepoli di Gesù non devono aver paura delle calunnie e delle mormorazioni. Già sanno che verrà un giorno nel quale tutti conosceranno chi ciascuno è realmente, i suoi propositi veri e la disposizione del suo spirito. Di qui a quel giorno, i discepoli di Gesù possono essere presentati come se non fossero tali da coloro che, per odio o solo anche per malizia, sono soliti vivere e agire nella menzogna. Come dice Gesù, è questo il “segreto” che sarà conosciuto. Insieme a queste, che sono raccomandazioni per affrontare il viaggio tormentato e accidentato della vita, Gesù dà un ordine a coloro che intendono seguire i Suoi insegnamenti: quello di parlare con chiarezza, apertamente. Nella Sua vita terrena, per ragioni legate alla pedagogia divina, Lui aveva parlato per mezzo di parabole e piano, piano aveva rivelato ai Suoi discepoli la Sua vera identità. Il Suo essere Persona-Dogma: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). 

Gli Apostoli, dopo la discesa su di loro dello Spirito Santo (At 1,8) – e ciascuno di noi, che riceve la Grazia divina e si pone nella sequela di Gesù, diventa Apostolo della Fede, della Verità e della Vita - hanno il compito di predicare nella luce, dai tetti, quello che il Signore ha fatto loro conoscere. 

Senza temere nulla, perché Gesù dice: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre Vostro lo voglia».

Molti passi del Vangelo insegnano con grande chiarezza l’esistenza dell’Inferno, il luogo dove le anime che si trovano in stato di peccato mortale riceveranno la loro ricompensa: il castigo che vale per l’eternità. Pensiamo, ad esempio, sempre a Mt 5,22-29; 18,9; Mc 9,43-47, a Luca 12,5-9, dove Gesù dice: «A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla: Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri. Inoltre, vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio».

In questi passi, Gesù si sofferma e mette in guardia dal timore falso e invita i Suoi amici a non avere alcuna paura di coloro che possono togliere solo la vita del corpo. Nella nostra vita dobbiamo costantemente tenere presente che solo Dio ha il potere di gettare l’anima e il corpo nell’Inferno. Il timore vero ed il rispetto vero sono dovuti solo a Dio, non agli uomini. E’ Dio il nostro Giudice supremo. Solo i martiri - che hanno tradotto e traducono la loro fede fino al sacrificio estremo della loro vita o all’ignominia, alla crudeltà ed alla persecuzione che hanno subito e subiscono nella loro vita terrena – vivono meglio questo precetto del Signore, che riguarda l’essenza del Cristianesimo: la consapevolezza profonda che la vita eterna vale molto di più di questa vita. 

Perché questa consapevolezza possa vivere, è necessaria la fede. E’ necessario coltivare la fede. Ha scritto Divo Barsotti: «Come se io fossi unico a credere, come se a me solo fosse affidato il deposito della fede, la missione della salvezza del mondo. Credere in Dio vuol dire renderci estranei a tutto il creato, entrare nella solitudine di Dio: la fede spezza qualunque legame naturale, ci spoglia di qualunque difesa, lascia l’anima sola e nuda davanti all’Eterno. Tutto è possibile. La fede in un Dio che ci ama e si è incarnato per noi è una forza che supera e vince ogni ostacolo, rende possibile l’impossibilità. Per uno che veramente possiede questa fede l’impresa più eroica diventa naturale, normale. Nulla come la fede abitua l’anima alla grandezza, dilata gli orizzonti e apre le ali al volo. Come se tutto si operasse per mezzo tuo: Dio ti chiede solo ciò che la sua onnipotenza può compiere. Nulla forse di determinato, nessun’opera particolare forse, ma un amore capace di tutte le opere, potente a tutto, dal momento che deve raggiungere Dio».

La visione mistica di Barsotti della fede non può che tradursi nel valore della testimonianza terrena, come insegna Gesù: «La fedeltà a Dio è veramente un martirio», afferma Barsotti. «Tu puoi ignorare chi sia Dio», aggiunge, «ma non puoi ignorare che cosa voglia dire per te essere fedele a Lui, se questa fedeltà ti fa diventare essere escluso dalla vita. Certo, la fede è il paradosso assoluto. Nell’atto di fede tutto viene catapultato. Il martiro non rende forse credibile la mia testimonianza, ma almeno rende autentica in me la mia fede. Non posso dire di credere se questo atto non mi costa la morte. Non dire di non avere fede, ma non sarò certo di questa mia fede finchè non esige da me il martirio. Per questo, credere è un atto terribile, il più grande atto dell’uomo». 
Danilo Quinto - daniloquinto.tumblr.com

12 commenti:

Anonimo ha detto...

"Il ministro degli Interni Matteo Salvini annuncia un giro di vite contro i sedicenti profughi che compiono reati in Italia. Il leader populista ha spiegato che verranno fatte delle modifiche normative che prevedono l’espulsione immediata per chi compie reati come violenza sessuale, furti e rapine. Una vera e propria rivoluzione.
E dopo l’immigrazione arriva la sicurezza, un’altra delle priorità del ministro Salvini. Anche se, per come l’ha chiarita lui stesso ieri, le due questioni sembrano essere molto legate tra di loro. Il leader del Carroccio ha spiegato che verranno fatte delle modifiche normative. Questo per permettere l’espulsione di chi è in possesso dello status di rifugiato qualora commetta qualche reato. Rapina, furto, stupro, sono alcuni dei crimini che consentirebbero di cancellare i benefici e il permesso in Italia, e di espellere il richiedente asilo delinquente.
http://www.tg-news24.com/2018/06/08/la-svolta-del-viminale-espulsione-immediata-per-i-rifugiati-che-compiono-reati-come-furti-rapine-e-violenze/amp/

Il politicamente corretto la definisce scelta del ministro populista. Invece è solo normale buon senso...

Anonimo ha detto...

Pio XII nell’Enciclica Haurietis aquas (1956) “dopo aver trattato ampiamente del culto di latria dovuto al S. Cuore di Gesù, espone sinteticamente le ragioni per cui ad un tale culto va intimamente associato anche quello dovuto al Cuore Immacolato di Maria” (G. ROSCHINI, Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1960, p. 333).

Il Papa scrive: «Era giusto, infatti, che Colei, la quale era stata associata nell’opera della rigenerazione dei figli di Eva alla vita della grazia, fosse da Gesù stesso proclamata Madre spirituale dell’intera umanità [...]. Affinché il culto verso il divin Cuore di Gesù porti frutti più copiosi, i fedeli si facciano un dovere di associarvi intimamente la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Infatti, è sommamente conveniente che, come Dio ha voluto associare indissolubilmente la Beata Vergine Maria a Cristo nel compimento della Redenzione […]; così il popolo cristiano, che ha ricevuto la vita divina da Cristo e da Maria, dopo aver tributato i dovuti omaggi al S. Cuore di Gesù, presti anche al Cuore Immacolato di Maria consimili ossequi di pietà […]. In armonia con questo sapientissimo disegno della Provvidenza divina, Noi stessi volemmo solennemente consacrare la Santa Chiesa e il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria» (AAS 38 [1956] p. 332).

Silente ha detto...

L'onorevole Lorenzo Fontana (e qui l'aggettivo "onorevole" è ben meritato) ha scritto con l'altrettanto bravo Ettore Gotti Tedeschi un bel libro: La culla vuota della civiltà, Gondolin editore, che denuncia la crisi denatalista, voluta da ben individuate forze mondialiste, che mette a rischio la nostra sopravvivenza, la nostra civiltà, favorisce l'invasione dei nuovi barbari, ha creato la crisi finanziaria e, soprattutto, contribuisce a demolire l'istituzione più importante della nostra civiltà, la famiglia. Compratelo, leggetelo, diffondetelo.

Poi, a proposito di quanto scrive Danilo Quinto, esiste un problema oggettivo, che non viene sentito e non viene affrontato: tutto, ma proprio tutto il contesto culturale è nelle mani dei nemici della nostra civiltà: scuole, università, giornali, case editrici, televisioni, magistratura, arte, spettacolo, opinion maker. E, come insegnava Gramsci, il "comune sentire" dei "benpensanti" è creato da questi moderni "direttori di coscienze" che impongono un pensiero unico buonista, immigrazionista, relativista, filo-islamico, antifascista, antirazzista, femminista, omosessualista, antinatalista, abortista, ambientalista e antisviluppo. Costoro creano campagne d'opinione (vedi Metoo), falsificano dati e problemi, inventano e impongano parole ideologiche (come "femminicidio", "diritti civili" o "gay") a scopo manipolatorio, intimidiscono (talvolta con la violenza nelle strade), proibiscono opinioni, demonizzano i dissenzienti, spesso rovinano le loro vite, s'inventano crimini, impongono sanzioni morali e spesso anche penali.
Ecco, se non saremo in grado di creare canali d'informazione e d'influenze per cambiare il "sentire" dell'opinione pubblica, specie quella più pavida, influenzabile e conformista, dubito che la nostra civiltà si salverà contro questi "oscuri signori".

Silente ha detto...

A proposito di libri, lo sapevate, vero, che il 2018 è il cinquantesimo anniversario della morte di Giovannino Guareschi? E' morto il 22 luglio 1968. Ma vedrete che la censura liberal-comunista-catto-progressista impedirà per quanto possibile ogni positiva commemorazione. Forse che il Corriere o La Repubblica se ne ricorderanno? Forse solo con acide, problematiche, ostili rievocazioni.
Bene, chi di voi ne ha la possibilità, perché non organizzare presentazioni, ricordi, rievocazioni in parrocchia, (se i parroci comunisti lo consentono), circoli culturali, persino case private? E vendite di libri, soprattutto?

Sono usciti quest'anno due ottimi libri su Guareschi, entrambi di bravi autori: Paolo Gulisano, Quel cristiano di Guareschi. Un profilo del creatore di Don Camillo Ancora editrice. Gulisano è uno dei migliori autori cattolici in circolazione, grande esperto di Tolkien, nonché del mondo celtico e anglosassone.
Poi Alessandro Gnocchi, Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi, Marsilio. E' quel Gnocchi che scriveva con il compianto e indimenticabile Palmaro. Bravissimo.
Se li contattate, presso le rispettive case editrici, credo siano ovviamente disponibili per presentazioni.

Non dimentichiamoci di Giovannino Guareschi. E' uno dei nostri più grandi autori.

P.S. Cara Mic: mi dai una mano, sul sito, a non dimenticarlo?

mic ha detto...

Ok. Puoi mandarmi un tuo articolo?

marco toti ha detto...

Per Silente, senza polemica
Perche lei va al novus ordo?

irina ha detto...

Questo ministero, a mio parere, confina con altri ministeri, della salute, dell'istruzione e cultura, del lavoro, dell'interno, dell'economia. Più che un confine si tratta di zone dove questo ministero si intesse con ognuno degli altri per una comune azione.
Il Ministero della Salute, prevenzione e cura delle nuove generazioni, oltre al grande problema della qualità e quantità delle vaccinazioni, abbiamo il problema della prevenzione che deve avvenire prima in famiglia, poi a scuola dove il medico scolastico deve dare gli stessi consigli che deve dare il medico di base o il medico di famiglia (beato chi ancora ne conosce uno). Ora in Francia è stato proibito il cellulare a scuola. Ormai questi mezzi di comunicazione sono riconosciuti dannosi al fisico, ai suoi 5 sensi e alla formazione della mente. Bisogna intervenire affinché la mente possa essere non solo passiva e reattiva, ma anche e soprattutto attiva. Spesso la cura di tante malattie 'moderne' ha la sua radice proprio nell'uso e nell'abuso precoce, nelle nuove generazioni, di questi mezzi ai quali i genitori per primi si piegano. Le disabilità vanno riconosciute e come tali trattate, in famiglia e fuori.
Il Ministero dell'Istruzione e della Cultura si intersecano con la famiglia ma,oggi istruzione e cultura sono stati trasformati in 'corruzione sistematica' fisica, mentale e morale, delle giovani generazioni. Del primitivo significato di istruzione e cultura è rimasto ben poco. Il corrotto ed il manipolato certo sono trasmessi. Di questi bisogna fare piazza pulita. A tal fine occorre rivedere programmi,libri di testo e di letture personali. Di grande rilievo è l'arruolamento di chi è impegnato nella istruzione ed educazione dei fanciulli e dei giovani. La scuola non deve più essere un ammortizzatore sociale e chi entra, entra; si assuma tutto il personale necessario ma, la moralità è il primo requisito per tutti. Plagio non è ammesso.
Il Ministero del Lavoro è strettamente connesso a questo ultimo aspetto dell'arruolamento del personale. Si consenta agli adulti, fortemente ideologizzati di guadagnarsi altrove il necessario per una vita dignitosa e serena.
Il Ministero dell'Interno deve vigilare sul commercio della droga che entra nella scuola fin dalle classi medie, servendosi di piccoli spacciatori cinicamente addestrati alla corruzione dei compagni. Questo forse è il compito più grave e serio. Seguono poi la valutazione di scioperi, assemblee, manifestazioni che non devono avere negli adulti, in sala professori o nei locali del personale ausiliario, i loro promotori e guide.
Il Ministero della Economia deve occuparsi dei fondi per l'edilizia scolastica, che non deve essere al risparmio, nè al vano sciupio. Essa deve essere bella per struttura, luce, funzionalità, Quindi nessuna stravaganza, nessun compiacimento architettonico alle mode transeunti, ma solidità, funzionalità, durata, bellezza. In ogni aula un quadro, uno croce di ottima fattura che ricordi Chi ogni giorno è il nostro sostegno, al Quale ogni giorno si rende conto.

Silente ha detto...

Ci vado quando non posso andare alla S. Messa di sempre, visto che in tutta Milano vi è una sola Messa al mattino presto della domenica. Vado al novus ordo con rabbia, irritazione e, lo ammetto, risentimento e profondo disagio. Cuntent?

Lia ha detto...

Finalmente dopo tanto sfascio un VERO CRISTIANO al governo della Famiglia. Io dico semplicemente "Sia ringraziato Dio". Buon lavoro Ministro Fontana

Anonimo ha detto...


Piuttosto che andare alla Messa del NO, il mostriciattolo partorito da Montini & Bugnini, non è meglio stare a casa, leggersi il Vangelo del giorno e dire una serie di preghiere in sostituzione, p.e. un Rosario o parte di esso?
In tal modo si onorerebbe comunque Dio. La Messa del NO rischia di far perdere la fede. Già il fatto che faccia venire il mal di fegato a chi sa come stanno le cose la dice lunga.
Z.

fabrizio giudici ha detto...

Piuttosto che andare alla Messa del NO, il mostriciattolo partorito da Montini & Bugnini, non è meglio stare a casa, leggersi il Vangelo del giorno e dire una serie di preghiere in sostituzione, p.e. un Rosario o parte di esso?

No. Il Sacrificio è Sacrificio e non è pari a nessun'altra cosa al mondo, né si può sostituire con altre preghiere. Se diciamo una cosa del genere stiamo cadendo nell'errore dei Protestanti. Il precetto è precetto. Io sono fortunato e, perlomeno finché sono in città, posso frequentare sempre il VO, ma non è sempre così quando viaggio (anche se anche viaggiando mi va bene diciamo nel 50% dei casi) e certe volte mi devo adattare. Evitare di andare a Messa sarebbe comprensibile solo se uno finisse in un posto infernale dove tutte le messe fossero anche celebrate così male da essere blasfeme, ma fortunatamente non siamo ancora a questo punto.

Anonimo ha detto...


Completo la mia "proposta", di "liturgia vissuta".
Andare alla Messa Ordo Vetus almeno una volta al mese (e magari due) se non si riesce ad andarci tutte le domeniche (per ragioni d'età unite a difficoltà di trasporto, ore di guida etc). Nelle altre domeniche, preghiere a casa in sostituzione, lettura del Vangelo etc. Si può onorare Dio, nel giorno dovuto, di precetto, anche senza andare a Messa, se interviene una causa di forza maggiore. Mi sembra che mons. Lefebvre avesse approvato un simile schema. Incoraggiava a disertare la Messa NO e a cercare di andare s o l o a quella OV, anche se non ci si fosse riusciti per tutte le domeniche. Dobbiamao dire che ci incoraggiava a diventare protestanti?

Rappresentata qui, la causa di forza maggiore, dall'esistenza di un rito completamente nuovo, studiato a tavolino con la consulenza dei Protestanti, imbastardito, rito che rischia di far perdere la fede, facendolo diventare simile ai Protestanti (Messa-Sacrificio di Lode) a chi lo frequenta e la cui "efficacia" per le anime (non parlo di validità della Consacrazione che sembra sia stata mantenuta nonostante tutto) è molto dubbia.
Com'è che da quando domina questo nuovo rito nella Chiesa le cose vanno sempre peggio? E non si vede un vero cenno di ripresa che sia tale. Non si vede perché manca una vera reazione al degrado. L'iniziativa benemerita e coraggiosa dei Dubia si è arenata, praticamente spenta.
Spenta, forse perché, se fosse portata a compimento, al punto in cui il Papa ha fatto giungere le cose, i cardinali dovrebbero di fatto accusare il Papa di eresia, anche se in senso (ancora solo) materiale.
Non cado nell'errore dei Protestanti perché mantengo il dovere di andare a Messa, quella giusta però, la partecipazione alla quale risulta non continuativa per via dello stato di necessità.
Alternare il rito montiniano con quello autentico, romano antico, non è come voler servire due padroni? Il rito nuovo viene ormai inteso quale celebrazione gioiosa della Resurrezione (sic) e non più del Sacrificio, della Croce che ci redime.
Z.