Non sono mancati, anche di recente, nuovi colpi bassi alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X. Questa volta provenienti da parte dell'ala ribelle dei FI. Uno dei loro campioni ha partorito un documento pieno di inesattezze, nel fare l'excursus dei più recenti sviluppi della vicenda [qui]. Naturalmente c'è chi ne ha approfittato per dare la stura alla propria analoga viscerale avversione per la FSSPX e per la Tradizione e, ciò ch'è più grave, per rispolverare l'accusa di scisma e di "scomunica sacramentale", rifacendosi a recenti dichiarazioni del Prefetto della Congregazione della Fede il cardinale Gerhardt L. Müller [qui]. Da sottolineare peraltro che non si tratta di magistero, ma della solita intervista...
Per questo pubblico - per fare chiarezza su una dolorosa e non ben conosciuta vicenda ecclesiale - le pagine che seguono, tratte dal nuovo libro di Paolo Pasqualucci, La persecuzione dei "Lefebvriani", Edizioni Solfanelli, pag. 143 - 12,00 €.
Dopo la breve presentazione del contenuto del libro, riporto di seguito la Postilla che risponde al riproporsi di notizie distorte.
Per questo pubblico - per fare chiarezza su una dolorosa e non ben conosciuta vicenda ecclesiale - le pagine che seguono, tratte dal nuovo libro di Paolo Pasqualucci, La persecuzione dei "Lefebvriani", Edizioni Solfanelli, pag. 143 - 12,00 €.
Dopo la breve presentazione del contenuto del libro, riporto di seguito la Postilla che risponde al riproporsi di notizie distorte.
Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita, o al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità.
Postilla. La Fraternità non si trova in una situazione di scisma "sacramentale" o "di fatto", come ha sostenuto di recente Sua Eminenza il Card. Gerhardt Ludwig Müller.
In un'intervista al Corriere della Sera del 22 dicembre 2013 [qui], il Prefetto della Congregazione della Fede il cardinale G.L. Müller, al tempo ancora vescovo, riesumò l'accusa di scisma alla Fraternità. «La scomunica canonica - disse - stata revocata ma resta quella sacramentale, de facto, per lo scisma; si sono [i "lefebvriani"] allontanati dalla comunione con la Chiesa.»158
A queste dichiarazioni si è replicato ricordando le affermazioni in senso contrario di diverse alte personalità ecclesiastiche, dal cardinale Edward Cassidy al cardinale Castrillón Hoyos per l'appunto, allo stesso Benedetto XVI, il quale, nella Lettera Apostolica del 10 marzo 2009 ai vescovi [qui], nella quale spiegava il perché della remissione delle scomuniche ai quattro vescovi della Fraternità, mai aveva parlato dell'esistenza di un effettivo scisma 159.
Il Papa non diceva che "i ministri della Fraternità" erano esclusi dalla Comunione con la Chiesa. Diceva che il loro "stato canonico" ancora non c'era. E sappiamo perché: perché non si era trovato l'accordo sulle questioni dottrinali, preliminare al loro inquadramento in una società di vita apostolica, discendente diretta delle congregazioni di vita in comune senza voti (vedi supra).
Ma questo non significava che essi fossero esclusi dalla comunione con la Chiesa: significava, invece, che essi erano da ritenersi "non in piena comunione" con la Chiesa (cardinale Castrillón Hoyos) e comunque, in nessun caso da ritenersi un'altra Chiesa, una setta, una "comunità ecclesiale" del tutto separata; precisazione fatta nel 1994 dal cardinale Edward Cassidy, al tempo presidente del Consiglio Pontificio per l'Unità dei cristiani, che ribadiva: «La messa e i sacramenti amministrati dai sacerdoti della Fraternità S. Pio X sono validi.» 160
L'atto scismatico delle Consacrazioni episcopali di Écòne (così lo definì Giovanni Paolo II) restò un atto solo potenzialmente "scismatico", dal momento che non diede vita ad alcun vero scisma. E non solo perché nell'omelia tenuta durante le Consacrazioni stesse, mons. Lefebvre disse con forza che non intendeva in alcun modo istituire una Chiesa parallela, che non si proponeva alcuno scisma, che anzi consacrava quei vescovi (con apparente paradosso) proprio per restare fedele alla Roma di sempre e al papato.
Non ci fu, lo scisma, soprattutto perché, come si è detto, i vescovi ricevettero da lui solo il potere d'ordine e la Fraternità si diede un'organizzazione e tenne un atteggiamento verso le autorità legittime che mostravano chiaramente l'assenza dell'animus dello scismatico.
Il cardinale Müller sembra ammettere l'esistenza di una doppia scomunica, per così dire. Una "canonica" ed una "sacramentale". Il nesso tra le due non è così evidente. Cerchiamo dunque di capire. La prima sarebbe consistita nella punizione per le Consacrazioni senza mandato pontificio. La seconda nell'esclusione dalla Chiesa per "scisma". La prima sarebbe stata rimessa, la seconda no. E perché no? Perché i "lefebvriani", se ne deduce, finché non hanno uno "stato canonico" nella Chiesa (finché non ce l'hanno secondo il CIC del 1983) restano fuori della Chiesa. La scomunica "sacramentale" esisterebbe dunque di fatto. Ma che vuol dire qui "sacramentale"?
L'uso del termine appare oscuro. Forse il cardinale lo impiega nel senso della costituzione conciliare Lumen Gentium, che nell'art. 1 proclama esser la Chiesa "sacramento di Cristo" cioè «in Cristo in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano», ragion per cui "la missione universale" della Chiesa sarebbe ora quella di far "conseguire" al genere umano "la piena unità in Cristo"? Un modo di rappresentare" il mistero della Chiesa" in modo involuto, dal quale si evince comunque che lo scopo essenziale della Chiesa sarebbe ora quello di realizzare l'unità del genere umano; l'unità sic et simpliciter non la sua conversione al cattolicesimo, solo adombrata (ma fino a che punto?) nel riferimento finale alla "piena unità in Cristo".
Perché non si è detto che la vera missione della Chiesa è quella di far sì che tutto il genere umano consegua (per quanto possibile) la "piena conversione a Cristo"? Perché, se il genere umano è già "in intima unione con Dio" (come ritenevano Blondel. Teilhard de Chardin, de Lubac, Rahner et consocii) allora il compito della Chiesa cattolica diventa solo quello di trasformare questa inconscia "intima unione" in una consapevole "piena unione", per l'appunto mediante il dialogo, le aperture ecumeniche, le cerimonie interreligiose, et similia.
Tralasciando l'oscuro riferimento ad una "scomunica sacramentale", il ragionamento del cardinale Miiller sembra più chiaro là ove afferma che i "lefebvriani" si troverebbero tuttora in una situazione di scomunica "di fatto", nonostante la remissione nel frattempo intervenuta. Di fatto, a causa dello scisma loro, come se continuasse ad esistere uno scisma di fatto, dopo che i responsabili sono stati perdonati (mediante appunto la remissione) per l'atto che in teoria avrebbe dato origine allo scisma stesso.
Riflettiamo. Se le Consacrazioni del 1988 erano un "atto scismatico", punito con la scomunica latae sententiae, la revoca della scomunica, cancellando la punizione, rappresentata dall'esclusione dalla Chiesa, non fa venir meno l'esclusione stessa, onde i "lefebvriani" perdonati devono considerarsi riammessi nella Chiesa? E se sono stati riammessi nella Chiesa, come fanno essi a trovarsi ancora fuori della Chiesa, a causa del loro supposto "scisma sacramentale"?
Lo scismatico, infatti, è colui che si è separato, si è "scisso" dalla comunità e quindi sta fuori. Oppure è stato "scisso" dall'autorità. La scomunica è un provvedimento amministrativo dell'autorità legittima che caccia un credente, sacerdote o laico, dalla comunità costituita dalla Chiesa. Una volta revocata dall'autorità che l'ha emessa, la vittima del provvedimento è riammessa per ciò stesso nella comunità. Non si capisce come la si possa considerare ancora fuori, in via di puro fatto.
Il cardinale Müller sembra ritenere che il mancato inquadramento canonico della Fraternità, in séguito al fallimento dei colloqui dottrinali durati tre anni (2010-2013) tra i teologi della Fraternità e quelli della Curia, implichi il permanere della Fraternità fuori della Chiesa, in una situazione di "scisma". Mi permetto di dire che egli sembra confondere la situazione dello scismatico con quella di chi scismatico non è ma si trova in una situazione particolare dal punto di vista del diritto canonico.
Del tutto particolare, come quella della Fraternità S. Pio X. Del resto, il concetto di uno "scisma di fatto" appare come tale insostenibile. Infatti, la supposta uscita dalla comunione con la Chiesa non può considerarsi implicita (o "di fatto") in consacrazioni episcopali effettuate disobbedendo al Papa che ordinava di soprassedere. Una disobbedienza di per sé, e quindi "di fatto" o implicitamente, non comporta alcuna rottura della comunione con la Chiesa e quindi nessuno scisma.
Per aversi scisma ci deve essere una rottura esplicita: l'atto disobbediente da un lato deve dimostrare l'intenzione di separarsi dalla Chiesa legittima, dall'altro deve far scaturire la struttura evidente di una Chiesa parallela, l'organizzazione di chi non vuole più obbedire al Papa, non vuole più essergli sottomesso in alcun modo, non ne riconosce più l'autorità e si rifiuta di pregare per lui e per l'Ordinario locale durante la celebrazione della S. Messa. E questo non è stato certamente il caso della Fraternità Sacerdotale san Pio X.
Bisogna quindi ripetere: se alla base di ogni scisma c'è un rifiuto di obbedienza, non ogni rifiuto di obbedienza è uno scisma. La tesi del cardinale Müller non si può accettare perché trasformerebbe in scisma ogni rifiuto di obbedienza al Papa.
Che "l'atto scismatico" delle Consacrazioni del 1988 non abbia mai dato luogo ad un vero scisma, lo fa capire anche la ricordata Lettera Apostolica del 10 marzo 2009.
Dopo aver ricordato che i vescovi della Fraternità "sono ordinati validamente ma illegittimamente", sono cioè vescovi a tutti gli effetti nonostante l'illegittimità della loro ordinazione, Benedetto XVI scrisse: «la scomunica colpisce persone, non istituzioni. Un'Ordinazione episcopale senza il mandato pontificio significa il pericolo di uno scisma, perché mette in questione l'unità del collegio episcopale con il Papa. Perciò la Chiesa deve reagire con la punizione più dura, la scomunica, al fine di richiamare le persone punite in questo modo al pentimento e al ritorno all'unità.» 161
Si noti che Papa Ratzinger parlava di "pericolo di uno scisma" per le Consacrazioni del 1988, non di uno scisma effettivamente consumato. Il Papa non accusava mons. Lefebvre di aver dato vita ad uno scisma bensì di aver compiuto un atto (di disobbedienza) che avrebbe potuto farlo nascere. Lo scisma "dei lefebvriani" restava quindi del tutto potenziale. Nei fatti non è mai avvenuto, come facevano notare i cardinali Castrillón Hoyos e Cassidy. Che significa, allora, accusare oggi "i lefebvriani" di essere rimasti in una situazione di "scisma sacramentale", qualsiasi cosa ciò voglia dire?
Comunque il solo pericolo era sufficiente, secondo il Papa, per applicare la scomunica, prevista peraltro dalla legge. Scomunica che non colpiva certamente "le istituzioni", quali ad esempio la Fraternità, ma unicamente le persone. Ma perché la remissione? Perché, continuava la Lettera Apostolica, con la remissione si invitavano "ancora una volta" i quattro vescovi della Fraternità al ritorno. E su che base? «Questo gesto era possibile dopo che gli interessati avevano espresso il loro riconoscimento in linea di principio del Papa e della sua potestà di Pastore, anche se con delle riserve in materia di obbedienza alla sua autorità dottrinale e a quella del Concilio.» 162
I quattro vescovi, come è noto, avevano rinnovato espressamente e collegialmente al Papa la loro fedeltà alla Cattedra di Pietro. Le riserve menzionate da Benedetto XVI concernevano soprattutto il pastorale e discusso Concilio Vaticano II, l'obbedienza al quale il Papa non poteva imporre come se si trattasse di un Concilio dogmatico. Solo dopo questo vero e proprio rinnovamento della loro sottomissione a Pietro, le scomuniche erano state rimesse.
Ma restava il problema dell'inquadramento della Fraternità nelle nuove figure create dal CIC del 1983. E qui si passa dall'ambito disciplinare della scomunica a quello dottrinale, precisò il Pontefice. «Il fatto che la Fraternità S. Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. Finché la Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa.»163
E quali sono le "ragioni dottrinali"? Sono quelle che prescindono dalle persone e «in cui sono in questione il ministero e l'istituzione»164. Il "ministero" riguarda l'esercizio dell'attività sacerdotale nella Chiesa, il modo di concepirlo; "l'istituzione" sembra invece riferirsi all'istituzione ecclesiastica come tale, al modo di concepire la Chiesa. Perciò, concludeva Benedetto XVI, «finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri - anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica - non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa.» 165
Cosa dunque comporta il mancato risolvimento delle questioni dottrinali, forse l'esclusione dei quattro vescovi dalla Chiesa, il loro trovarsi in una situazione di "scisma sacramentale"? No. Comporta che il loro ministero si svolge nella Chiesa ma in modo illegittimo. Illegittimo, anche se sempre valido. Non illegittimo perché i ministri della Fraternità si trovino fuori della Chiesa, cosa impossibile dopo la remissione delle scomuniche. (Ed impossibile anche prima, visto che la scomunica non si sarebbe dovuta applicare, a causa dello stato di necessità in cui aveva agito mons. Lefebvre e deve ritenersi invalida - ma questo è un argomento di diverso tipo.)
Dunque "illegittimo" perché, a causa delle questioni dottrinali pendenti, tali ministri non sono stati ancora inquadrati canonicamente, ossia secondo le norme del CIC 1983. Allora sarebbe più esatto dire, a mio giudizio, che i ministri della Fraternità si trovano fuori del Codice del 1983 non della Chiesa. Fuori del CIC del 1983 e ancora dentro quello del 1917. Ma quest'ultimo non è stato abrogato da quello del 1983, al c. 6 § 1, 1°? Lo è stato ma vale sempre la sua norma dianzi citata (c. 102 § 1) secondo la quale la persona morale regolarmente istituita "per sua natura è perpetua"; norma mantenuta espressamente dal CIC 1983, come si è detto.
Il principio pertanto è rimasto e possiamo considerarlo vero e proprio principio generale del diritto canonico. Poiché la sua soppressione è stata del tutto illegale, la Fraternità deve considerarsi tuttora regolarmente istituita secondo il CIC piano benedettino, e quindi dotata "in perpetuo" di quella "personalità morale" o "giuridica" che è riconosciuta "in perpetuo" anche dal nuovo Codice. Ciò le consente una vita autonoma a fianco delle figure create dal CIC 1983.
"Illegittima" questa vita ma perfettamente valida quanto agli atti dei suoi ministri. "Illegittima", è ovvio, per chi ritiene legittima la soppressione illegale di Écòne, l'abuso di potere perpetrato dal vescovo Mamie.
_______________________158 D.I.C.I. 11 gennaio 2014, p. 1/6. E l'agenzia ufficiale della Fraternità Sacerdotale S. Pio X.
159 Ivi, p. 2/6.
160 Ibid.
161 S.S. Benedetto XVI, Ad Episcopos Ecclesiae Catholicae [qui], AAS 2009 (CI) 4, pp. 270-276; p. 272. Corsivi nostri.
162 Ibid.
163 Ibid.
164 Ibid.
165 Ibid.
21 commenti:
Forse per i modernisti che ragionano sul piano della materia, essere materialmente in scisma significa essere in scisma
come per i FSSPX
ma essere materialmente cattolico significa essere cattolico
come per loro
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Romano
Quel che riporto sotto è quel che penso in generale.
Rispondevo ad un intervento - che considero alla stregua di "fuoco amico", ma non so meglio decifrare -, in un contesto non amichevole dove non ho potuto fare a meno di intervenire perché anche la vicenda della FSSPX è al cuore della crisi che stiamo vivendo.
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Io credo che la risposta e la possibile soluzione della dolorosa vicenda – riguardante la Chiesa tutta e che in parte accomuna la Fraternità all’ala Tradizionale che, se non è in un bunker, è relegata in una sorta di “riserva indiana” -, sia proprio l’uscita dai rispettivi ‘recinti’. Come sai, per quei punti di condivisione che ci accomunano, chi ama davvero la Tradizione (compresa l’anima meno intransigente della Fraternità) non esclude Concilio e post concilio, ma ne coglie le luci non disconoscendone le ombre insieme alle cause prossime e remote, che cerca di aiutare a dirimere. Semplicemente non fa del Concilio un evento, ma l’insieme dei suoi documenti, con i quattro diversi livelli qualitativamente distinti che ne rendono qualitativamente articolata l’adesione, come appreso da mons. Gherardini.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2011/01/convegno-di-roma-sul-vaticano-ii.html
Quanto a chi e a cosa abbia costretto la Fraternità nel bunker e parallelamente la Tradizione nella “riserva indiana”, insieme a tutte le vicissitudini precedenti e successive, il discorso è lungo e complesso. Personalmente, ho sempre tentato di avere uno sguardo non fazioso ma obbiettivo ed è noto che, da semplice amante della Tradizione, tendo a posizionarmi tra i cosiddetti “accordisti”, applicando il connubio delle due parole chiave che ritengo ineludibili sempre e comunque: realismo e Soprannaturale. I rischi dell’arroccamento mi sembrano peggiori – ed è un atteggiamento che non approvo anche se ne posso comprendere le ragioni – rispetto a quelli dell’impegno sul fronte.
Il resto è tutto nelle mani del Signore e nella nostra buona volontà.
Beh! se la FSSPX è in scisma sacramentale e i modernisti sono scomunicati già da S.Pio X, sarà difficile avere un'attività della Chiesa visibile e praticabile, chi dunque darebbe i buoni sacramenti ai fedeli secondo Muller? Chi si salva in questo caos? I FFI no di certo, visto che possono agire solo se abiurano e si convertono alla setta modernista. Non so chi si salva dentro la Chiesa? quelli dell'ecclesia Dei? Per quanto tempo? il problema sta in questo dilemma: siamo in una crisi tremenda della Chiesa o no? Se non siamo in una crisi che giustifichi lo stato di necessità O.K, ha ragione Muller, ma se lo stato di necessità c'è (e mi pare non si possa negare se non si è accecati) l'unica posizione ragionevole non è quella della FSSPX? O Dio vuole invece che soldati, degli imboscati? Credo che sia giunta l'ora di decidere dove stare.
Mic c'è chi ancora è rimasto a gp2, come se Benedetto, togliendo la scomunica, non avesse cambiato niente...
E l'articolo è chiaro, presenta tutti i passaggi. O non leggono o applicano la logica solo in una direzione
mic, chi è il "fuoco amico"?
Muller è sempre stato un grande nemico della Fraternita'. Quand'era vescovo vietava le ordinazioni sacerdotali.
Ma come si sono ridotti i FFI? attaccano la FSSPX, attaccano i tradizionalisti mettendoli alla stregua degli islamici. Poi quando anche Papa Bergoglio andrà in prepensionamento cambieranno ancora registro? Ma chi stanno seguendo?Chi stanno servendo?
Dunque tutti i cattolici non modernisti da S.Pietro a Pio XII erano dei terroristi probabili?
Che pena, che tristezza, speriamo che quelli buoni trovino il coraggio di andarsene da quel covo di vipere, che pugnalano i loro stessi confratelli alla schiena mettendogli contro i fedeli meno istruiti. Abbasso il MIM che serve a fare il lavaggio del cervello ai fedeli.
Cosa c'entrano i MIM, non li hanno annichiliti?
Una vera accettazione (o un'autentica liberalizzazione) della Tradizione sanerebbe tutte queste ferite: tanta gente che oggi è costretta a vivere male e con difficoltà la propria fede tornerebbe a viverla come qualcosa di normale, gli oltranzisti irriducibili non avrebbero più scuse e dovrebbero dichiararsi come tali... E come "rivoluzione" sarebbe infinitamente più soft di quella post VII: qui si tratterebbe solo di riammettere quello che è stato per duemila anni alla base del cattolicesimo.
Agli Anonimi sopra rispondo:
1. non merita ed è spreco di tempo ed energie cercare di imbastire una discussione fruttuosa, dopo tanti tentativi rivelatisi inutili. E soprattutto in un contesto che invece di 'luogo d'incontro' alla fine diventa un campo minato.
Sperando cbe per lo meno abbiano perso la vis insultante e diffamatoria.
2. La curiositá la lascerei da parte.
Ebbene, dopo aver letto ciò che scrive una certa Luciana Cuppo, ( che vedo ospitata anche imn questo blog) mi sono venuti molti dubbi circa l'onestà intellettuale di quei che pur di criticare la FSSPX hanno il coraggio di chiedersi se davvero Dio abbia voluto salvare la Sua Chiesa e la Tradizione tramite di essa.
Ecco, queste domande affermazioni sono sinonimo non solo di poca conoscenza della Dottrina ma pure della storia della Chiesa. Infatti la signora in questione si occupa di paleografia e storia medioevale e come può con tanta sicumera conoscere ciò che eventualemnte avrebbe deciso Dio per la sua Chiesa? Forse che come tutti i paleografi che si "occupano" di storia, quello che non trovano scritto sul documento per forza non potrà sussistere e con ciò non potrà essere fattibile o vero?
Forse che se Dio lo avrebbe deciso avrebbe dovuto trovarlo scritto in qualche documento analizzato?
Perchè mai alla signora viene da scartare questa ipotesi? Conosce forse il pensiero di Dio?
Sappiamo (almeno spero) che la paleografia da sola non basta per raccontare la storia e sulla base dei soli documenti la storia è assai incompleta e interpretabile in mille modi giscchè è una visione sincronica.
Detto questo ogni opinione mi pare superflua, come lo sono quelle che insistono sul fatto di non voler riconoscere storicamente il ruolo decisivo e unico di Mons. Lefebvre, nella difesa della Tradizione e del Sacerdozio Cattolico il resto sono opinioni personali oggettivamente false e di partito preso.
La persecuzione decennale alla FSSPX è un dato di fatto e a poco serve adoprarsi per giustificarla sulla base di una pseudo scomunica e di un'altrettanto pseudo sospensione a divinis, anche se poggia su emendamenti in linea con il codice di diritto canonico e lamentare che la FSSPX è coplevole di essersi chiusa in un "bunker".
Sulla base poi di questi discorsi e pretese , molte altre sottolineature di carattere dottrinale si debbono fare, giacchè a quei che pretendono di applicare il codice alla FSSPX, poichè sono gli stessi che abbracciano eretici, scismatici e quei appartenenti alle altre religioni anticattoliche come l'ebraismo e l'islam.
A nota vorrei chiedere a Romano di esplicitare meglio il suo pensiero giacchè non l'ho capito. Lo ringrazio sin d'ora.
Ma che tristezza,
ma come sono ridotti i Muller, i Bergoglio, i Maradiaga.....
Vedrete, vedrete, dopo il sinodo di ottobre, - ieri i FFI, oggi la FSPX domani ....... arriverà il vero grande scisma, ma saranno loro gli scismatici... o già lo sono.
E non continuate a sostenere che ormai non esiste la chiesa neoprotestante due, che cerca di distruggere tutto ciò che trova sulla sua strada; ora uno si inventa la scomunica sacramentale per la SPX, domani un'altro si inventa che il 5o x cento dei matrimoni sono falsati, poi arriverà il gruppone che dirà che i sacramenti sono un'invenzione dei tempi antichi (mi sembra che qualcuno l'abbia già detto).
In ogni periodo nella Chiesa Cattolica sono venuti fuori degli scismi grandi o piccoli che siano; La Chiesa ha sempre trovato i santi come Atanasio, oggi il grande scisma che effettivamente è avvenuto dall'interno nessuno lo vuole ammettere. Il conc. vat.II ha prodotto il più grande scisma della storia della Chiesa, perchè nessuno lo dice, ma la grande massa di cattolici (o ex cattolici) dal conc. vat.II in poi non seguendo più la S.Messa Apostolica, i Sacramenti e la Dottrina di sempre cosa hanno fatto, de facto, si sono allontanati dalla Dottrina di Cristo e dunque è avvenuta, si o no, quella mutazione genetica? infatti la Chiesa è rimasta la Chiesa, la Una Santa e Immacolata,ma la gerarchia, ormai è de facto una seconda chiesa separata definitivamente, e questo è nei fatti visibili, e pertanto protestantizzata, e se protestantizzata e scismatica.
Ormai da 50 anni predicano una dottrina differente dalla Cattolica, solo che la grande massa popolare non lo capisce in quanto non sà o non ricorda la Dottrina di S.Pio X, non sà o non ricorda ciò che dissero i card. Bacci ed Ottaviani.
Solo chi non vede può credere a Muller sullo scisma della PX - ci sono tanto di documenti di B XVI.
poi si dice che le donnine per non farsi dire Pr....te, lo dicono prima loro.
Carissimi della S.P.X., non prendetevela da chi dice cose del genere, il Signore sà tutto e ce ne farà vedere delle belle per questi signori.
Noi siamo sicuramente Cattolici Apostolici e Romani, a loro facciamoli pensare alle loro periferie esistenziali e ai buonasera e buon pranzo (vedete non dicono neanche Sia Lodato Gesù Cristo; pensate un pò cosa lo ritengono?).
Cara Maria, Nostro Signore non viene mai meno alle Sue promesse, solo che farà allontanare dalla Una e Santa gli infedeli, gli eretici e manterrà la Sua Chiesa pura e nelle mani di uomini santi.
Come fà? Lui solo lo sà; a noi non è dato saperlo. Abbiamo mai forse saputo come fà a fare il miracolo della transustanziazione? eppure avviene ogni volta che si celebra una S.Messa. Lui può tutto, noi no. Lui è Dio., anche se c'è chi non ci crede.
@Preceptoris
A nota vorrei chiedere a Romano di esplicitare meglio il suo pensiero giacchè non l'ho capito. Lo ringrazio sin d'ora.
Mi pare che l'ovvia chiave di lettura stia tutta in quel "materialmente"...
Preceptoris,
Forse avrei fatto meglio a non pubblicare il seguito del suo intervento per evitare il rischio di polemiche inutili a alla fine, ritengo, insolubili.
Ma ora ne approfitto per qualche precisazione in più.
Riporto il mio primo intervento in quel contesto, che però non ha ottenuto lo scopo che si riproponeva, integrando un messaggio che puntualizzava diverse inesattezze della relazione Geiger.
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Questo è un testo di Mons. Gherardini sulla FSSPX [ http://www.internetica.it/FSSPX-Gherardini.htm ], tratto da: “Quod et tradidi vobis” – La Tradizione vita e giovinezza della Chiesa, 2010.
Il passo citato e virgolettato, tolte le righe dell’incipit di premessa, E’ di Mons. Gherardini.
Sull'”atto scismatico” c’è anche quanto ha detto Benedetto XVI, che evidentemente non entra nella sua visuale completamente contraria. [riferito all'irriducibile avversario della Fraternità] Padronissimo. Ma pubblicherò presto un testo del Prof. Pasqualucci, già Ordinario di diritto presso l’Università di Perugia, che spiega proprio questo punto.
Lo esprimo qui perché credo sia cosa buona e giusta che i lettori – che non penso siano homines unius libri – possano farsi un’idea più completa dopo aver consultato versioni diverse della dolorosa vicenda che fa soffrire ogni credente che ama la Chiesa e la Tradizione, sua vita e giovinezza perenne, pur senza aver aderito formalmente alla Fraternità. Anch’essa ha diverse anime e qualche punta di non condivisibile intolleranza (come il resto della compagine ecclesiale) e purtroppo ne condivide anche gli elementi di divisione, che sarebbe meglio contribuire a comporre piuttosto che far diventare le fessure voragini, che solo la grazia del Signore, insieme alla nostra buona volontà, potrà rendere colmabili.
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E' evidente l'intento antecedente e successivo della studiosa di 'smarcare' dalla Fraternità mons. Gherardini, che non può comunque esser scambiato per lefebvriano, solo per la citazione che avevo stralciato (e che a suo tempo mi era parsa significativa e lo è) anche se è stata poi arricchita di maggiori dettagli.
Sottolineo peraltro che "lefebvriano" non è comunque un marchio di infamia e che non è generoso liquidare con una condanna sommaria una vicenda così complessa e sofferta e piena di ambigue e sotterranee manovre di Curia (prima durante e dopo) che chi ha approfondito la storia ben conosce.
Correggo dai refusi questo precedente intervento 27 agosto 2014 13:15.
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Mi segnalano quest'altra uscita del "fuoco amico", che francamente mi era sfuggita perché, detto l'indipensabile mi sono defilata da quel contesto. E dunque approfitto per rispondere da qui:
E chi ha fede non si chiede se e’ possibile una mutazione genetica nella Chiesa cattolica, perche’ se ci fosse questa mutazione la Chiesa non sarebbe piu’ Chiesa; il che vorrebbe dire che Cristo vien meno alle sue promesse.
Poiché l'ipotesi di una possibile 'mutazione' è presente nel nostro interrogativo di partenza, il riferimento ci riguarda.
Peraltro - come emerge dalla formulazione dell'interrogativo di partenza e da molte nostre affermazioni che qui ribadisco anche se non dovrebbe essercene bisogno -, è ovvio che la 'mutazione' non può riguardare l'Una Santa, ma un atteggiamento che oggi è una prassi delle attuali gerarchie al potere.
E' una prassi rivoluzionaria ateoretica mascherata da "aggiornamento", che abbiamo identificata e descritta in molte manifestazioni del famigerato "magistero liquido".
Essa non tocca il "de jure"; ma "de facto" ha intaccato la forma anche se non potrà farlo con le essenze, che tali sono e restano.
E ciò è avvenuto e continua in modo ingravescente attraverso una prassi che scade nell'a-nomia e dunque rischia di diventare arbitrio - dato difficilmente contestabile, tanti sono i fatti che lo comprovano -, peraltro direttamente subìti da noi, scaraventati nella "riserva indiana" sempre più soffocante e resa difficilmente sconfinabile. Il che non significa che non sconfineremo. Nel senso puro e semplice di agire anche noi pragmaticamente per quel che possiamo, affermando promuovendo e vivendo ciò in cui crediamo.
In Corde Jesu et Mariae.
Preceptoris,
spiego la mia battuta...
materialmente in scisma, cioè non ricevono riconoscimento canonico...anche se hanno la fede e la disciplina retta
materialmente cattolico, cioè riconosciuti cattolici ma senza la fede cattolica e la disciplina retta...
Romano
Laudetur Iesus Christus ! Semper laudetur !
... PLACET !
A mani giunte ! Preghiamo l’Immacolata.
(((†))) - Radio Vobiscum - [GERMANIA]
Una voce cattolica nella tua vita
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Beh! Bernardino lo scisma lo hanno già fatto i modernisti a partire dal CVII. Non è che siccome loro sono in tanti ed i cattolici sono rimasti in pochi significa che gli scismatici sono i pochi cattolici. Certo un caos del genere non credo si sia mai visto nella Chiesa, almeno anche nelle eresie più dilaganti, e durature, il Papa rimaneva il caposaldo, il lume dove guardare, persino i papi meno santi quando parlavano con autorità sapevano trasmettere la dottrina della Chiesa. Oggi si evita di parlare con autorità così non si è obbligati a dire la Verità.
Grazie al cielo il buon Dio ci ha dato mons Lefebvre senza il quale non ci sarebbe la FSSPX e nemmeno l'Ecclesia Dei, visto che se Mons. lefebvre non si fosse preso la briga di salvare Messa e sacerdozio pagando con il suo stesso onore (illecita scomunica), ora staremo tutti a strimpellar chitarre a qualche messa protestante. Ha un bel da dire mons Muller, ma solitamente chi disprezza e parla molto lo fa perchè non ha il coraggio di agire per il bene. Far chiacchiere è meglio che lavorare sodo e prendersi delle porte in faccia. Faccia Muller ciò che deve e ringrazi chi ha lavorato anche per lui, se non vuole ringraziare, taccia e lasci lavorare chi ha amore di farlo per la gloria di Dio ed il bene delle anime.
Mi affaccio rapidamente per segnalare che il 9 agosto ,in occasione del pellegrinaggio a Roma della parrocchia Saint-Martin-des-Gaules di Noisy-le-Grand, nella Basilica di San Pietro, nella cappella di San Pio X, è stata celebrata la Santa Messa da don Michel de Sivry sacerdote della FSSPX.
http://laportelatine.org/mediatheque/videotheque/messe_a_st_pierre_de_rome_140809/messe_a_st_pierre_de_rome_140809.php
No! Annaré, i veri Cattolici siamo rimasti in pochi e gli scismatici sono loro e sono il 99,9999999 x cento.
questa è la realtà, ma il Signore ci aiuta sicuramente a raddrizzare le vie storte.
non sò ne come, ne quando, ma ho fiducia e fede in Dio nostro Signore.
Mi pareva di aver detto la stessa cosa Bernardino, i veri cattolici sono il piccolo gregge.
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