Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 11 gennaio 2019

Venerdì 11 gennaio - La Preghiera di Riparazione

Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione secondo le modalità, complete delle Litanie del Sacro Cuore, che trovate qui.

Rimaniamo fedeli al nostro impegno nella preghiera di riparazione e continuiamo a pregare perché sia sventata l'introduzione della cosiddetta Messa ecumenica, che vanifica il Santo Sacrificio. Per non parlare dei cambiamenti di paradigma che usano il funambolismo linguistico per condurre verso rivoluzionari orizzonti inesplorati fuori dalla Via maestra.
Preghiamo anche per come viene contristato il Signore nel nostro Paese e nel degrado ingravescente che lo attanaglia e per tutti i problemi in attesa di soluzione in un agone politico esasperato e attraversato da molte dinamiche contrapposte.
Invochiamo Cristo Signore che ci ha ammonito che “ senza di Lui non possiamo fare nulla ” (cfr. Gv 15, 5) e chiediamo l'intercessione della Vergine, Madre Sua e nostra, perché voglia stornare tutti i pericoli, i mali e le insidie in tutti gli ambiti del vivere civile e religioso dove Lui possa tornare a regnare. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà e sostenga quelli che si espongono con parresìa.

Riflessione settimanale:
Dai «500 Capitoli»
di san Massimo il Confessore, abate
(Centuria 1,8-13; PG 90,1182-1186)
Mistero sempre nuovo

    Il Verbo di Dio fu generato secondo la carne una volta per tutte. Ora, per la sua benignità verso l'uomo, desidera ardentemente di nascere secondo lo spirito in coloro che lo vogliono e diviene bambino che cresce con il crescere delle loro virtù. Si manifesta in quella misura di cui sa che è capace chi lo riceve. Non restringe la visuale immensa della sua grandezza per invidia e gelosia, ma saggia, quasi misurandola, la capacità di coloro che desiderano vederlo. Così il Verbo di Dio, pur manifestandosi nella misura di coloro che ne sono partecipi, rimane tuttavia sempre imperscrutabile a tutti, data l'elevatezza del mistero. Per questa ragione l'Apostolo di Dio, considerando con sapienza la portata del mistero, dice: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!» (Eb 13,8), intendendo dire in tal modo che il mistero è sempre nuovo e non invecchia mai per la comprensione di nessuna mente umana.
    Cristo Dio nasce e si fa uomo, prendendo un corpo dotato di un'anima intelligente, lui, che aveva concesso alle cose di uscire dal nulla. Dall'oriente una stella che brilla in pieno giorno guida i magi verso il luogo dove il Verbo ha preso carne, per dimostrare misticamente che il Verbo contenuto nella legge e nei profeti supera ogni conoscenza dei sensi e conduce le genti alla suprema luce della conoscenza.
    Infatti la parola della legge e dei profeti, a guisa di stella, rettamente intesa, conduce a riconoscere il Verbo incarnato coloro che in virtù della grazia sono stati chiamati secondo il beneplacito divino.
    Dio si fa perfetto uomo, non cambiando nulla di quanto è proprio della natura umana, tolto, si intende il peccato, che del resto non le appartiene. Si fa uomo per provocare il dragone infernale avido e impaziente di divorare la sua preda cioè l'umanità del Cristo. Cristo in effetti, gli dà in pasto la sua carne. Quella carne però doveva tramutarsi per il diavolo in veleno. La carne abbatteva totalmente il mostro con la potenza della divinità che in essa si celava. Per la natura umana, invece, sarebbe stata il rimedio, perché l'avrebbe riportata alla grazia originale con la forza della divinità in essa presente.
    Come infatti il dragone, avendo istillato il suo veleno nell'albero della scienza, aveva rovinato il genere umano, facendoglielo gustare, così il medesimo, presumendo divorare la carne del Signore, fu rovinato e spodestato per la potenza della divinità che era in essa.
    Ma il grande mistero dell'incarnazione divina rimane pur sempre un mistero. In effetti come può il Verbo, che con la sua persona è essenzialmente nella carne, essere al tempo stesso come persona ed essenzialmente tutto nel Padre? Così come può lo stesso Verbo, totalmente Dio per natura, diventare totalmente uomo per natura? E questo senza abdicare per niente né alla natura divina, per cui è Dio, né alla nostra, per cui è divenuto uomo?
    Soltanto la fede arriva a questi misteri, essa che è la sostanza e la base di quelle cose che superano ogni comprensione della mente umana.

7 commenti:

tralcio ha detto...

Meraviglioso! Sia lodato Gesù Cristo!
Il mistero dell’incarnazione del Verbo (la cui natura sta nella seconda persona della Santissima Trinità, perciò vero Dio, increato ed eterno) ci pone di fronte allo snodo cruciale (l’aggettivo cruciale si definisce nel valore della croce che vide morirvi il Verbo incarnato) di tutto il creato.
In principio infatti era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. A causa della ribellione delle creature spirituali e per l’assenso umano che contraddistinse il peccato originale, nella creazione si è insediato (a causa della creatura e non del creatore) il male. Il mondo creato è finito nella sfera di influenza di un principe tanto tenebroso quanto la luce caratterizza l’incarnazione del Verbo. Il mistero dell’incarnazione è il soccorso che Dio offre alla creatura per salvarla dalla perdizione. La salvezza consiste nella rinascita dall’alto. La salvezza consiste nella vittoria della vita sulla morte. Vince il mondo chi crede che Gesù è il Figlio di Dio. Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.
Dunque abbiamo un salvatore, una salvezza e dei testimoni credibili e questo concorso di evidenze a favore della rinascita dall’alto segna un confine. Non è questione di preferire, costruire o abbattere. La realtà da guardare consiste in un ponte che permette la salvezza e in un muro che ce ne separa e questo è attestato con evidenza.
Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato riguardo al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
Bellissimo e terribile! Si manifesta in quella misura di cui sa che è capace chi lo riceve. Non restringe la visuale immensa della sua grandezza per invidia e gelosia, ma saggia, quasi misurandola, la capacità di coloro che desiderano vederlo.
E’ come la stella dei Magi: in cielo c’era, ma non tutti la videro e la interpretarono. Loro si mossero per adorare il bambino nato re, mentre altri “adoratori”, alla Erode, chiedevano informazioni per toglierlo di mezzo… La tenebra infatti crede alla luce: crede al punto che possa giungere a dissolverla, da far di tutto per tenerla spenta, ma dispensando con dovizia tante luci artificiali ideate dalla tenebra stessa, che finge di illuminare, ma non per salvare, anzi…
Il farsi uomo di Dio, uomo tra gli uomini, nel seno di una madre (ma specialissima, immacolata, vergine, corredentrice e assunta in cielo) si presta ad essere visto, raggiunto, adorato e creduto. Si fa luce perché sia la nostra stella, la cui Presenza Reale abita ogni tabernacolo in cui abita come pane spezzato e vino versato, corpo e sangue, anima e divinità. Da lì chiama alla sequela.
Il mistero chiede all’uomo di essere redento alla sua dignità di figlio, nella volontà del Padre. Perciò chiede addirittura di essere perfetti come il Padre nei cieli, non cambiando nulla di quanto è proprio della natura umana, tolto, si intende il peccato, che del resto non le appartiene.
E’ una sfida: provocare il dragone infernale avido e impaziente di divorare la sua preda cioè l'umanità del Cristo. Cristo in effetti, gli dà in pasto la sua carne. Quella carne però che diventa per il diavolo in veleno, mentre per la natura umana il rimedio che restituisce la grazia originale della quale è ricolma, per la forza di Dio e l’umiltà del suo sì, la mamma di Gesù. Il grande mistero dell'incarnazione divina rimane pur sempre un mistero. Solo la fede arriva fin lì. Vince il mondo chi crede che Gesù è il Figlio di Dio.

Anonimo ha detto...

"[...] nei vaccini sono presenti linee cellulari di feto abortito. Un cannibalismo biologico che i “no vax” conoscono e combattono.
E lo combattono al posto di quella “chiesa” traditrice che vuole la Morte e non la Vita."

Anonimo ha detto...


In quali vaccini, in modo specifico?

Catholicus.2 ha detto...

Adoro te devote

Adoro te devote, latens Deitas,
Quæ sub his figuris vere latitas;
Tibi se cor meum totum subjicit,
Quia te contemplans totum deficit.
Visus, tactus, gustus in te fallitur,
Sed auditu solo tuto creditur.
Credo quidquid dixit Dei Filius;
Nil hoc verbo veritátis verius.
In cruce latebat sola Deitas,
At hic latet simul et Humanitas,
Ambo tamen credens atque confitens,
Peto quod petivit latro pœnitens.
Plagas, sicut Thomas, non intueor:
Deum tamen meum te confiteor.
Fac me tibi semper magis credere,
In te spem habere, te diligere.
O memoriale mortis Domini!
Panis vivus, vitam præstans homini!
Præsta meæ menti de te vívere,
Et te illi semper dulce sapere.
Pie Pelicane, Jesu Domine,
Me immundum munda tuo sanguine:
Cujus una stilla salvum facere
Totum mundum quit ab omni scelere.
Jesu, quem velatum nunc aspicio,
Oro, fiat illud quod tam sitio:
Ut te revelata cernens facie,
Visu sim beátus tuæ gloriæ. Amen

Anonimo ha detto...

Adoro Te devotamente, oh Deità che Ti nascondi,
Che sotto queste apparenze Ti celi veramente:
A te tutto il mio cuore si abbandona,
Perché, contemplandoTi, tutto vien meno.

La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano
Ma solo con l'udito si crede con sicurezza:
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,
Nulla è più vero di questa parola di verità.

Sulla croce era nascosta la sola divinità,
Ma qui è celata anche l'umanità:
Eppure credendo e confessando entrambe,
Chiedo ciò che domandò il ladrone penitente.

Le piaghe, come Tommaso, non vedo,
Tuttavia confesso Te mio Dio.
Fammi credere sempre più in Te,
Che in Te io abbia speranza, che io Ti ami.

Oh memoriale della morte del Signore,
Pane vivo, che dai vita all'uomo,
Concedi al mio spirito di vivere di Te,
E di gustarTi in questo modo sempre dolcemente.

Oh pio Pellicano*, Signore Gesù,
Purifica me, immondo, col tuo sangue,
Del quale una sola goccia può salvare
Il mondo intero da ogni peccato.

Oh Gesù, che velato ora ammiro,
Prego che avvenga ciò che tanto bramo,
Che, contemplandoTi col volto rivelato,
A tal visione io sia beato della tua gloria. Così sia.

* simbolismo eucaristico del pellicano

Questo simbolo ha origine in un’antica leggenda molto diffusa dai bestiari medievali, secondo la quale il pellicano, in tempi di magra, alimentava i suoi figlioletti col sangue tratto dal suo stesso petto. Un tale ammirevole comportamento ha portato a mettere in relazione quest’uccello con Nostro Signore Gesù Cristo, il quale offre il suo stesso Corpo nell’Eucaristia per alimentarci.

Già agli albori del V secolo, San Girolamo si avvalse di questo significato simbolico commentando il versetto 7 del Salmo 101: “Assomiglio al pellicano del deserto, sono come il gufo tra le rovine”. Secoli dopo, esso ha ispirato una delle più belle strofe dell’inno Adoro te devote, nel quale San Tommaso d’Aquino esclama: “Pie pellicane, Iesu Domine, me immundum munda tuo sanguine. Cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere – Signore Gesù, tenero pellicano, lavami, me immondo, col tuo Sangue del quale una sola goccia già può salvare il mondo da tutti i peccati”. Il simbolismo eucaristico di quest’uccello si trova anche in numerose opere d’arte: sculture, pitture e persino in testi letterari, come quello della Divina Commedia.

irina ha detto...

@ Catholicus.2,
Grazie.

Anonimo ha detto...

Carissimo del 16 gennaio 2019 10:00 , mi rammenta un detto popolare , "Chi ha i denti non ha pane, e chi ha pane non ha i denti."
Mi spiego : Ho partecipato alla S. Messa in due Chiese dedicate a S.Antonio in due differenti regioni italiane , nella prima tenuta da frati italiani c'e' un maestoso organo e l'organista durante la Comunione suona "Servo per amore " oppure "Ti ringrazio o mio Signore" ; nella seconda tenuta da frati polacchi non c'e' l'organo e il frate durante la Comunione canta a cappella "Adoro Te devote" . Quale dei due cantando prega due volte ?

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/05/incarnazione-ascensione-pentecoste-e-il.html