Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 2 dicembre 2024

Il dramma sacro della sacra liturgia

Su Via Mediaevalis ho pescato l'ennesima chicca sulla funzione catartica del dramma rappresentato nell'arte, che volentieri condivido nella nostra traduzione. Certo, lo stesso dramma riprodotto nella liturgia (quella antica), non rientra in categorie simili; ma ciò non toglie che l'effetto di un'Actio unica, della Presenza del Protagonista e della grazia che ne discende sulla notra anima attraverso la nostra natura sensoriale, ne richiama gli effetti. Ecco da dove nasce l'accostamento esplicitato anche dall'Autore, che ci porta a mettere in risalto la differenza con il nostro oggi asfittico rispetto a quel che nel medioevo si respirava e si assorbiva  quotidianamente nella Liturgia. 

Il dramma sacro della sacra liturgia
Robert Keim 26 novembre

Abbiamo in precedenza esaminato i passaggi chiave della Poetica di Aristotele per comprendere il significato emotivo, spirituale e sociale di una forma specifica e potente di dolore: il dolore emotivo che proviamo attraverso la tragedia teatrale. Ci siamo chiesti perché le opere teatrali tragiche, e per estensione altre forme di letteratura tragica, facciano così appello alla natura umana: perché ci mettiamo in difficoltà e paghiamo persino per assistere a una rappresentazione inquietante e straziante di malvagità, tumulto, morte e rovina? Perché ci mettiamo volontariamente sulla traiettoria di una palla da demolizione emotiva, quando potremmo semplicemente restare a casa e fare qualcosa che ci renda rilassati e felici invece che spaventati e addolorati? Perché, in breve, andiamo a teatro in cerca di dolore invece che di piacere?

Il caso di un uomo semplice per la tradizione. Capitolo 3: Il Latino

Nella nostra traduzione da OnePeterFive continuiamo la pubblicazione in serie del nuovo libro del dott. Edward Schaefer A Simple Man's Case for Tradition. Si tratta di un'eccellente introduzione al mondo Tradizionale e fornisce un modo semplice di presentarlo ai confratelli cattolici che cercano risposte più profonde alla crisi e alle domande odierne. Negli USA, i proventi della vendita del libro aiutano anche a promuovere il Collegium Sanctorum Angelorum, uno dei soli due college cattolici tradizionali. I nostri amici nordamericani sono molto attivi. Sarà di grande utilità anche per noi. Qui l'indice degli articoli dedicati al Latino.

Leggi l'Introduzione
Capitolo 1 - Altrettanto valido e sacro
Capitolo 2 - La nuova Messa

Il caso di un uomo semplice a favore della tradizione –
Capitolo 3: Il latino

Un misterioso linguaggio che ci indica il mistero del Sacramento

Forse l'argomento più comune contro l'uso del latino nella liturgia è: "Non riesco a capire cosa sta succedendo". La verità è che anche quando la messa è celebrata in lingua volgare, non possiamo capire cosa sta succedendo. Il miracolo del Calvario che si rende presente: il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Cristo sacrificato che si rendono presenti attraverso le mani consacrate del sacerdote, è un miracolo che non possiamo comprendere appieno, indipendentemente dalla lingua utilizzata. Tuttavia, l'uso del latino può aiutarci a entrare in questo mistero un po' più pienamente. Ecco alcune ragioni.

domenica 1 dicembre 2024

Giubileo ebraico e giubileo cristiano

Si avvicina il giubileo. Quest'anno è il "Giubileo della Speranza". Ho ascoltato in Tv mons. Fisichella parlarne come di un pellegrinaggio e una sorta di "conosci te stesso" per capire dove stai andando, Insomma, al solito, il peccato non esiste è stato eliminato dal linguaggio ecclesiale. Non ho tempo e forze per fare osservazioni dettagliate e approfondite e me la cavo proponendo un vecchio documento [qui] da me elaborato in occasione di un'esperienza di anni fa nell'ambito del dialogo ebraico-cristiano con alcune chiose più propriamente cattoliche.

Giubileo ebraico e giubileo cristiano

a cura di Maria Guarini
(Un documento del SIDIC 
con alcune chiose più propriamente 'cattoliche')

Introduzione
Una conoscenza più rispettosa ed adeguata del patrimonio comune a cristiani ed ebrei "può aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti della vita della Chiesa".

Questa affermazione dei "Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei e dell'ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica" del 1985 (1,3) vale anche per il Giubileo dell'Anno 2000 indetto da Papa Giovanni Paolo II come "Il Grande Giubileo" (Tertio millennio adveniente, 16) per ricordare i duemila anni dalla nascita di Gesù che i Cristiani riconoscono come il loro Signore e Messia.

Il giubileo così inteso riguarda solo i cristiani di tradizione romana. Tuttavia esso si innesta sul "giubileo ebraico" di cui testimoniano sia la Torah scritta che la Torah orale, E come la Torah orale, attraverso la tradizione rabbinica, ha sviluppato i dati della Torah scritta, adattandoli alle situazioni nuove, così la pratica cristiana dei giubilei "ha inizio nell'Antico Testamento e ritrova la sua continuazione nella storia della Chiesa" (Tertio Millennio Adveniente, 11).

Dominica prima Adventus e Storia dell'Avvento, dom Prosper Guéranger

Ripropongo per i nuovi lettori, ma anche per il nostro approfondimento, testi che appartengono alla vena aurea dei tesori che La Catholica ci ha tramandato e che noi disseppelliamo per rimeditarli e perché non siano consegnati all'oblìo e continuino a nutrire anche questa generazione e quelle che verranno. 
Richiamo alcuni precedenti: Tempore Adventus [qui]; Dominica prima Adventus e Mistica dell'Avvento, dom Prosper Guéranger [qui]; L'Avvento è tempo di silenzio... Il Cielo presente sulla terra [qui]; Nell’Avvento viviamo l’innocenza e l’eterna infanzia di Dio [qui]; È di nuovo Avvento [qui].

Dominica prima Adventus
Intróitus
Ps. 24, 1-3 - Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur. Ps. 24, 4 - Vias tuas, Dómine, demónstra mihi: et sémitas tuas édoce me. Glória Patri… Ps. 24, 1-3 - Ad te levávi ánimam meam:
Introito
Sal. 24, 1-3 - A Te ho innalzato l’ànima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi. Sal. 24, 4 - Mostrami le tue vie, o Signore, e insegnami i tuoi sentieri. Gloria al Padre… Sal. 24, 1-3 - A Te ho innalzato l’ànima mia:…

Questa Domenica, la prima dell’Anno Ecclesiastico, è chiamata, nelle cronache e negli scritti del medioevo, la Domenica Ad te levavi, dalle prime parole dell’Introito, oppure anche la Domenica Aspiciens a longe, dalle prime parole d’uno dei Responsori del Mattutino.

EPISTOLA (Rm 13,11-14). – Fratelli, riflettiamo che è già l’ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto credemmo. La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; ma rivestiti del Signore Gesù Cristo.

Il Salvatore che aspettiamo è dunque la veste che coprirà la nostra nudità. Ammiriamo in questo la bontà del nostro Dio il quale, ricordandosi che l’uomo si era nascosto dopo il peccato, perché si sentiva nudo, vuole egli stesso servirgli di velo, e coprire tanta miseria con il manto della sua divinità. Siamo dunque preparati al giorno e all’ora in cui egli verrà, e guardiamoci dal lasciarci cogliere dal sonno dell’abitudine e della mollezza. La luce risplenderà presto; facciamo sì che i suoi primi raggi rischiarino la nostra giustizia, o almeno il nostro pentimento. Se il Salvatore viene a coprire i nostri peccati affinché non appaiano più, noi almeno distruggiamo nei nostri cuori ogni affetto a quegli stessi peccati; e non sia mai detto che abbiamo rifiutato la salvezza. Le ultime parole di quest’Epistola caddero sotto gli occhi di sant’Agostino quando egli, spinto da lungo tempo dalla grazia divina a consacrarsi a Dio, volle obbedire alla voce che gli diceva: Tolle, lege; prendi e leggi. Esse decisero la sua conversione; egli risolse d’un tratto di romperla con la vita dei sensi e di rivestirsi di Gesù Cristo. Imitiamo il suo esempio in questo giorno: sospiriamo ardentemente la cara e gloriosa divisa che presto sarà messa sulle nostre spalle dalla misericordia del nostro Padre celeste, e ripetiamo con la Chiesa le commoventi suppliche con le quali non dobbiamo temere di affaticare l’orecchio del nostro Dio.