Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 31 luglio 2020

Il card. Zen e il dibattito sul concilio

Anche il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong si inserisce nel dibattito innescato dall'Arcivescovo Viganò e dal Vescovo Schneider sul concilio Vaticano II [vedi].
Lo fa - in un'intervista a Catholic News Agency (le citazioni che seguono sono tutte riprese dalla mia traduzione) e in un saggio del 17 luglio pubblicato sul suo sito web - dove critica sia i "conservatori estremi" che i "progressisti estremi" perché respingono l'autorità e l'autenticità dei documenti conciliari. 

Il Saggio
Il cardinale attribuisce gli effetti della crisi attuale al fatto che, per decenni, il Concilio Vaticano II sarebbe stato usato in modo improprio per portare avanti, all’interno della Chiesa, programmi “ristretti” basati su una “comprensione soggettiva”. E così chiede un nuovo apprezzamento dei documenti conciliari stessi, e una rinnovata comprensione di ciò che la Chiesa insegna che sia presente in un Concilio ecumenico.
In sostanza egli non riconosce il fatto che il Vaticano II rappresenti una rottura definitiva con il precedente insegnamento e con l’autorità della Chiesa secondo l'interpretazione della cosiddetta “ermeneutica della rottura”, affermando che certe interpretazioni sono estranee alla natura di un Concilio ecumenico. Il cardinale sostiene nel suo saggio che:
“I conservatori estremi dicono: La Chiesa dopo il Vaticano II non è più la Chiesa cattolica in cui ho ricevuto il battesimo. Ma tu sei stato battezzato in una Chiesa che crede in un’unica Chiesa apostolica, guidata dal Papa e dai Vescovi come autentici maestri di fede”.
“I progressisti estremi dicono: Prima del Concilio nulla era permesso di cambiare, ora con il Vaticano II sono stati fatti molti cambiamenti, quindi, molte cose dovrebbero poter cambiare anche in futuro”.
Rifiutando entrambe le rappresentazioni, il card. Zen cita John Henry Newman:
“La Chiesa è un corpo vivo; certamente cresce e cambia, ma, come dice il cardinale John Henry Newman, lo sviluppo è “omogeneo”, cioè l’identità sostanziale resta inalterata. Un ragazzo cresce fino alla maturità ed è sempre la stessa persona”. 
Il cardinale aggiunge che l’autentica opera di riforma della Chiesa viene “solo da una decisione della legittima autorità, non da una scelta arbitraria di qualcuno, e sicuramente non dal disfacimento del passato”. “Lo Spirito Santo di oggi non contraddice lo Spirito Santo di ieri”. 

Sempre nel saggio del 17 luglio, Zen chiede di riscoprire i testi del Concilio, che definisce i veri frutti del Vaticano II. “Attraverso quei documenti si sente la vera voce dello Spirito Santo”.
Nello stesso tempo, il cardinale riconosce la campagna politica umana che si è svolta intorno al Concilio, e ricorda il suo passato di giovane sacerdote che studiava a Roma in quel periodo.  
“Mi piacevano, come ad altri giovani sacerdoti e seminaristi di Roma, tutte le notizie e i pettegolezzi quotidiani sul Concilio; le battaglie feroci lungo lo stereotipo della divisione tra conservatori e progressisti; i Padri conciliari che si accusavano a vicenda con volantini che volavano su piazza San Pietro… Le battute di spirito”. [Evidentemente ne ha vissuto e interiorizzato l'atmosfera entusiasta intorno alle grandi istanze di cambiamento che hanno attraversato quegli anni -ndr]
Ma Zen sottolinea che i partecipanti al concilio, e anche gli attacchi spirituali malevoli, non potevano avere il sopravvento o escludere l’azione dello Spirito Santo. E ricorda il detto, non lontano dalla verità: un Concilio ecumenico parte dagli sforzi umani, poi viene il diavolo a creare problemi, ma alla fine lo Spirito Santo porta tutto ad un lieto fine”.
E afferma che i cattolici a tutti i livelli hanno bisogno di riscoprire e riapprezzare i documenti del Concilio per comprendere ciò che la Chiesa nel periodo post-conciliare è chiamata ad essere: “Il Concilio ecumenico si è concluso con i documenti. Ed è dovere dei papi e dei vescovi far vivere quei documenti”. 

Alla domanda se ci sia stato un deficit di trasmissione degli insegnamenti dei documenti conciliari ai cattolici ordinari e su come essi potrebbero essere meglio porti ai fedeli, il card. Zen afferma che 
“il canale principale per trasmettere l’insegnamento autentico del Concilio è la formazione del clero nei seminari”.
“Purtroppo ci sono teologi che si pongono al di sopra dei documenti conciliari, ma viceversa ci sono laici eccezionali, docili allo Spirito Santo, che traggono dai documenti tutta la saggezza in essi contenuta”. 
Egli auspica che tutti i cattolici familiarizzino meglio con il contesto del Concilio stesso, e col motivo per cui fu indetto: 
“Credo che sarebbe molto proficuo leggere il discorso di apertura del Vaticano II di Papa Giovanni XXIII, dove spiega il vero significato di “aggiornamento”: di fronte a tutte le minacce della civiltà moderna la Chiesa non deve avere paura, ma trovare le vie adatte a mostrare al mondo il vero volto di Gesù, il Redentore dell’uomo”.
Ora, se tutto quanto il cardinale afferma può esser preso in considerazione in teoria, di fatto il concilio - proclamandosi 'pastorale' sotto l'egida dell'aggiornamento operato attraverso la prassi - pur se afferma la continuità con la dottrina millenaria, è proprio attraverso la prassi che la altera. E qui il Card. Zen purtroppo mostra di non aver tenuto conto delle argomentate e articolate analisi del dibattito cui accenno all'inizio. Lo stesso vale per le affermazioni che seguono, estremamente generiche e apodittiche, che non entrano nel merito delle argomentazioni che respinge, con cui si sono ampiamente mostrate e dimostrate le manipolazioni, i circiterismi, le ambiguità disseminate nei vari documenti che hanno alterato in senso ereticale l’impostazione originaria dell'Assise conciliare - già in nuce contenute negli schemi preparatori sostituiti con un colpo di mano dalla fronda dei novatori - e le pessime conseguenze che ne sono derivate in tutta e per tutta la Chiesa.

L'intervista

Nel suo post, spinto da una serie di articoli di un sacerdote di Hong Kong sul Concilio Vaticano II, il card. Zen sostiene che molti dibattiti sullo stesso fraintendono la comprensione teologica della Chiesa dei concili ecumenici.
“Partiamo dai fondamentali: A cosa servono i Consigli Ecumenici? Non servono per la creazione di una nuova Chiesa, ma per una nuova comprensione di sé. La Chiesa è stata fondata da Gesù Cristo sugli Apostoli”. 
Alla richiesta di CNA sulla posizione dei cattolici che mettono in dubbio la legittimità del Concilio, pur sostenendo di rientrare nella tradizione della fede, il cardinale risponde:
“Tradizione” della Chiesa è la Chiesa viva, fondata sugli Apostoli”. I concili ecumenici sono le pietre miliari di questo cammino della Chiesa attraverso i secoli. Il primo “Concilio ecumenico” di Gerusalemme ha dichiarato: “Lo Spirito Santo e noi (gli Apostoli) abbiamo deciso…”, non è solo una questione di diritto canonico. Ogni Concilio Ecumenico è un “Sacrosanctum Concilium”!
Nelle ultime settimane, alcune voci cattoliche hanno sostenuto che i documenti del Vaticano II sono la causa di posizioni teologiche errate venute fuori dopo il Concilio. Hanno suggerito che il Concilio Vaticano II dovrebbe essere in qualche modo ripudiato, sia da Papa Francesco che da uno dei suoi eventuali successori.
L’ex nunzio vaticano, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, in un’intervista del mese scorso ha detto che nel Concilio Vaticano II “forze ostili” hanno causato “l’abdicazione della Chiesa cattolica” attraverso un “clamoroso inganno“.
“Gli errori del periodo post-conciliare erano contenuti in nuce negli Atti conciliari”, ha aggiunto l’arcivescovo, accusando il Concilio, e non solo le sue conseguenze, di un errore palese.
Zen ha respinto l’idea che gli atti autentici di un Concilio ecumenico possano contenere errori di fede. “Gli errori post-conciliari non appartengono al Concilio, così come le eresie non appartengono alla Bibbia”.
Citando i dibattiti in corso sulla riforma liturgica dopo il Concilio, Zen afferma che “quando papa Benedetto ha parlato di una ‘Riforma della riforma nella liturgia’, non stava rinnegando la costituzione liturgica conciliare, ma gli abusi che hanno avuto origine da un’interpretazione distorta o anche dal ripudio di quella costituzione”. 

Il cardinale evidentemente sostiene la tesi dell'infallibilità del concilio. Ma la promulgazione di un Concilio ecumenico volutamente pastorale, che proprio in quanto tale dichiaratamente non ha voluto dotarsi del carisma dell’infallibilità che invece è intrinseco ad un Concilio ecumenico dal taglio dogmatico, non può sanare di per sé proposizioni difformi dall'immutabile Deposito della Fede contenute in qualche suo documento. Cosa che comunque la sua impostazione non gli fa neppure prendere in considerazione. 
Concludo citando il vescovo Schneider [qui]:
Negli ultimi decenni non soltanto alcuni modernisti dichiarati, ma anche teologi e fedeli che amano la Chiesa, hanno mostrato un atteggiamento che assomigliava ad una sorta di difesa cieca di tutto ciò che era stato detto dal Concilio Vaticano II. Un tale atteggiamento a volte sembra richiedere vere acrobazie mentali e una “quadratura del cerchio”. Anche ora, la mentalità generale dei cattolici buoni corrisponde spesso a una totale infallibilizzazione di ogni parola del Concilio Vaticano II o di ogni parola e gesto del Pontefice. Questo tipo di malsano centralismo papale era già presente da diverse generazioni nei cattolici degli ultimi due secoli. Una critica rispettosa e un dibattito teologico sereno, però, sono sempre stati presenti e permessi all’interno della grande tradizione della Chiesa, poiché è la Verità e la fedeltà alla rivelazione divina nonché alla tradizione costante della Chiesa che si deve cercare, il che implica di per sé l’uso della ragione e della razionalità, evitando acrobazie mentali. Alcune spiegazioni di certe espressioni ovviamente ambigue che inducono in errore, contenute nei testi del Concilio, sembrano artificiali e poco convincenti, specialmente quando si riflette su di esse, in modo intellettualmente più onesto, alla luce della dottrina ininterrotta e costante della Chiesa.
Istintivamente, si è represso ogni ragionevole argomento che potrebbe, anche in minima parte, mettere in discussione qualsiasi espressione o parola nei testi del Concilio. Tuttavia, un simile atteggiamento non è sano e contraddice la grande tradizione della Chiesa, come si osserva nei Padri della Chiesa e nei grandi teologi della Chiesa nel corso di duemila anni [seguono le argomentazioni -ndr].
[Traduzione e osservazioni: Maria Guarini]

13 commenti:

Anonimo ha detto...

“Perché il Papa è in silenzio?" chiede il cardinale Joseph Zen (88), facendo riferimento alla nuova cosiddetta legge sulla sicurezza a Hong Kong.
Zen ha detto a Die-Tagespost.de (28 luglio) che la nuova legge permette al regime comunista cinese di controllare le comunicazioni, di fare incursione nelle case senza un'ordinanza di un tribunale e di trascinare i cittadini di Hong Kong in tribunali cinesi: "Chiunque Deve avere paura, perché sono pazzi."
Zen critica la posizione compiacente del Vaticano verso la Cina e il fatto che la sede episcopale di Hong Kong sia vacante dal 2017.

https://gloria.tv/post/racKv4qEPrPt4XSF9ByDhNAvK

Anonimo ha detto...

Occorre tempo per comprendere che, non di rado, lo spirito che agisce non è quello santo. Oltre il tempo occorre la disponibilità a veder crollare tante illusioni senza perdere la Fede. E le illusioni di gioventù, che pur sostengono per un lungo tratto, son le ultime a morire e sempre con un pur sofferto rimpianto da parte nostra.

Anonimo ha detto...

Un conservatore alla Benedetto, e, come tale, sostenitore dell'ermeneutica della continuità. Buono a sapersi.

Avanti un altro.

Diego B. ha detto...

Ritengo che questo genere di atteggiamento sarebbe stato doveroso negli anni 60 e 70. Ora che la piaga è purulente, la gamba in cancrena io sono personalmente a favore dell'amputazione. Certo, lasciamo sempre aperta la porta al miracolo, ma nel frattempo sterilizziamo i ferri...

fabrizio giudici ha detto...

Esatto, essendo un ratzingeriano non mi stupisce.

Se non è stata già segnalata da altri (in questi giorni non riesco a seguire tutto), segnalo questa analisi di padre Weinandy.

https://insidethevatican.com/news/newsflash/letter-14-july-27-2020-dossier-vatican-ii/

Paciolla l'ha già tradotta:

https://www.sabinopaciolla.com/il-vaticano-ii-e-lopera-dello-spirito-la-sua-e-stata-una-grazia-severa-ma-anche-una-grazia-benefica/

Anche Weinandy difende l'ermeneutica della continuità; ma gli argomenti suonano tanto come un'arrampicata sugli specchi. Specialmente quando dice che il CVII è stato una "severe-grace": vocabolo che mi pare un neologismo e che a casa mia suona come "castigo"; ma certo, se si dice che un concilio è stato un castigo... Non dico altro per ora, casomai Maria decida di riproporla come articolo a parte si commenterà lì.

Anonimo ha detto...

"...gli argomenti suonano tanto come un'arrampicata sugli specchi..."

Molti all'orizzonte sono gli arrampicatori sugli specchi che avanzano vispi e giocondi, per quieto vivere finto/ignari delle bende con cui, nel tempo, si sono accuratamente e strettamente fasciati la testa per non udire, per non vedere e nulla dire.

Anonimo ha detto...

Il nodo centrale che il card.Zen vuole evitare di affrontare è: è stato il concilio vaticano II un SANTO Concilio? Gesù ci dice "giudicate l'albero dai frutti" ed allora i frutti quali sono stati? 2 papi il che è utopia pura e pur pachamame con priapi,adulteri e gay pubblicamente conviventi ammessi ai servizi liturgici ed all'Eucaristia, perdita della fede mondiale ecc. Frutti marci del Maligno. Quindi l'albero è giudicato del Maligno. A meno che esistano 2 tipi di testi del concilio ed allora che si tirino fuori. Necessita affrontare in un concilio il cvII. E chi lo indice?.... non certo il frutto più malato del CVII può farlo ed allora si indica un sinodo con l'Autorità episcopale pienamente lecita e pure i sinodi episcopali leciti. Non è che basta dire che il mare dev'essere blu perchè sia mare e sia blu, si deve vedere se si tratta di mare o di fogne.
....

Gederson Falcometa ha detto...

"Si ripete fin alla stanchezza, proprio come quella prodotta dalla “novella dello stento”, che il Vaticano II è infallibile anche se non è dogmatico, perché – e qui sta l’unico immane erculeo sforzo di fondazione critica – è assistito dallo Spirito Santo.

1 - Ai sostenitori d’una tale giustificazione, dai medesimi ritenuta apodittica ed indiscutibile, non passa neanche per l’anticamera del cervello ch’essa sia aprioristica sul piano filosofico e fideistica su quello teologico. Dico aprioristica non nel senso scolastico della dimostrazione “a priori”, dalla causa ch’è prima all’effetto ch’è dopo – o dall’universale che logicamente è anteriore al particolare, il quale è quindi posteriore – ; bensì nel senso moderno e kantiano del termine, vale a dire di forme che, indipendenti dall’esperienza, la condizionano e quindi la precedono. In tal senso, infatti, il predetto unico immane erculeo sforzo di fondazione critica dichiara che prima di tutto, soprattutto e prescindendo da tutto sta l’assistenza dello Spirito Santo e che tutt’il resto (ogni documento conciliare) ne dipende. Potrà mai, allora, non esser infallibile ciò che dipende dallo Spirito Santo? Ovviamente no, ma il modo d’arrivare a codesto no è kantiano, indimostrato, pre-messo, a priori: val a dire privo di forza giustificativa.
Dico inoltre fideistica la giustificazione di chi sottopone il Vaticano II, il Magistero e la Chiesa stessa all’a priori dello Spirito Santo, dimenticando o volutamente rifiutando l’insegnamento del Vaticano I, il quale esclude che la verità possa cogliersi non anche secondo la ragione, ma solamente per fede (1).

I sostenitori della giustificazione aprioristica e fideistica, privi in assoluto d’autocritica perché altrettanto in assoluto sicuri di sé, s’ergon a giudici di chiunque la pensi un po’ diversamente e sentenziano contro chi valuti il Vaticano II sulla base non d’un aprioristico e fideistico ricorso allo Spirito Santo, ma del metodo rigorosamente critico - teologico: alla luce cioè della Fede rivelata e della sua presenza nell’ininterrotto Magistero ecclesiale dagli Apostoli ad oggi. Poiché codesta medesima luce evidenzia non pochi elementi del Vaticano II o discutibili o difficilmente collegabili con la continuità del detto Magistero, il rilevarlo è considerato un peccato mortale e vien investito da veementi accuse ai limiti del non-senso: “interpretazione modernista” è la più grave così come la più assurda, oppure “interpretazioine lefebvriana”, quasi un colpo di grazia contro la reazione in agguato, che osa sfidare il Papa, il Magistero e soprattutto loro, gli aprioristi e fideisti del momento.
Mi nasce il sospetto che io stesso sia per loro un “modernista” ed un “lefebvriano”. A dir il vero essi stessi mi combattono per ben altri motivi ed è quindi evidente il loro stato confusionale: non si rendon conto, infatti, che “modernista” e “lefebvriano” non stanno insieme: è modernista chi considera la Rivelazione non conclusa con la morte dell’ultimo Apostolo, ma tuttora in atto e riconoscibile nei movimenti del subcosciente e nell’evolversi della cultura, alla luce della quale, anzi, il modernista interpreta ed accomoda le verità del “Credo”; è “lefebvriano” chi appartiene alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata dal ben noto Mons. M. Lefebvre, o anche chi, sia pur al di fuori della Fraternità, ne condivide le riserve sul Vaticano II, nonché sull’aperturismo del postconcilio e sulle avventure liturgico-teologiche degli ultimi cinquant’anni. Non credo che i suddetti sostenitori, se pur in stato confusionale, ignorino la mia posizione teologica assolutamente antimodernista e la mia estraneità alla famiglia lefebvriana. È vero che qualche membro di essa, secondo quanto leggo in pubblicazioni ufficiali, ha detto di me: “Non è dei nostri, ma la pensa come noi”; ciò peraltro è del tutto insostenibile". La novella dello stento
ovvero La disputa sull'interpretazione
del Vaticano II, Mons. Brunero Gherardini, http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV246_Gherardini_Disputa_interpretazione_CVII.html

Anonimo ha detto...

....un altro democristiano... o meglio... Un altro"SILLONISTA".....
Mauro Rivi

Ad superna semper intenti ha detto...

Gli uomini amano illudersi. Anche certi buoni cardinali.
Eppure la storia ecclesiastica ha anche clamorosi fallimenti, adunanze o conciliaboli, all'inizio celebrati solennemente e poi ritrattati e fatti cadere nell'oblio.
E' dura per un cardinale anziano dover ammettere di essere stato testimone di un fallimento (il Vaticano II), in gioventù, come è dura dover confessare a se stessi di aver buttato inutilmente la propria vita. Sono cose che umanamente si capiscono. Ma alla fine non prevalgono i giri di parole, le giustificazioni artificiose, i concetti fumosi, ma la realtà. A un bambino non si riempie la pancia con i paroloni ma con del buon cibo. E così ai cristiani non si può nutrire l'animo con un'ideologia sessantottina che oramai puzza di rancido e che alimentava le illusioni vaticansecondiste.
In natura ciò che non da vita si rigetta. E nello spirito ciò che avvelena lo si ripudia. Non si può fare altrimenti, se si vuole continuare a vivere!

Anonimo ha detto...

Nel CVII si è sottovalutata la intelligenza diabolica di chi si serve di uno spiraglio per aprire una voragine..., altro che concilio dei media e arrampicature sulle lavagne (sugli specchi è troppo inflazionata)
Silvano Motta

mic ha detto...

https://fsspx.news/it/news-events/news/il-cardinale-zen-difende-il-concilio-vaticano-ii-59603

mic ha detto...

...
Se il cardinale Zen difende coraggiosamente i cattolici cinesi e sa opporsi ad alcuni diplomatici della gerarchia ecclesiastica che si compromettono con le autorità comuniste, è perciò lamentevole che difenda un Concilio che è alla base dell'attuale politica del Vaticano nei confronti della Cina, la conciliare "libertà religiosa" che giustifica il riavvicinamento con la Chiesa patriottica.