Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 5 novembre 2025

La Beata Vergine Maria: "Corredentrice" no?

Interessante la riflessione di Daniele Trabucco sul nuovo documento Mater Populi Fidelis. Tuttavia, in soldoni, emettendo questo chiarimento, il Vaticano cerca di promuovere la comprensione ecumenica con altre comunità cristiane che da tempo vedono tali titoli come ostacoli all'unità — non più in Cristo-Verità possesso della Chiesa nei secoli — ma nelle buone volontà umane:  una Chiesa sempre più ecumenica e sinodale, dunque sempre meno cattolica. Non più cristocentrica, sempre più antropocentrica, compreso l'impoverimento del linguaggio che porta con sé la scomparsa dei contenuti.

La Beata Vergine Maria: "Corredentrice" no?

La recente Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede, "Mater Populi Fidelis", datata 4 novembre 2025, affronta la questione dei titoli mariani connessi alla cooperazione della Vergine all’opera della salvezza, dichiarando improprio l’uso del titolo di "Corredentrice". Il documento argomenta che tale appellativo, sebbene nato da un’intenzione devota, genera confusione e squilibrio nell’armonia delle verità cristologiche, poiché rischierebbe di attribuire a Maria un ruolo redentivo autonomo o parallelo a quello del Figlio.

Si richiama la centralità assoluta della mediazione di Cristo, l’unico Redentore del genere umano, richiamando l’autorità di Atti 4,12: "In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". A ciò si aggiunge la considerazione storico-patristica, secondo la quale il titolo "Corredentrice" non appartiene al linguaggio dei Padri e si è affermato tardivamente nella teologia post-tridentina, risultando pertanto, a giudizio della Nota, teologicamente immaturo e pastoralmente inopportuno, oltre che problematico sul piano ecumenico.

Tuttavia, se si accoglie la preoccupazione del Dicastero di evitare fraintendimenti cristologici, occorre domandarsi se la soluzione proposta non ecceda nella direzione opposta, impoverendo il linguaggio della fede e della teologia mariana. La questione, in realtà, non è terminologica, bensì ontologica e soteriologica. L’obiezione al titolo di "Corredentrice" presuppone una comprensione quasi competitiva della causalità tra Cristo e Maria, come se l’attribuire alla Madre una cooperazione reale alla Redenzione implicasse una diminuzione della causalità assoluta del Figlio. Tale presupposto, tuttavia, è estraneo al pensiero classico e alla dottrina cattolica della cooperazione delle cause seconde all’azione della causa prima. La metafisica tomista insegna che la causa seconda non diminuisce la causalità della prima, bensì ne è segno e manifestazione: partecipa all’efficacia della causa prima in modo dipendente e subordinato, senza introdurre dualità o concorrenza.

Applicato alla soteriologia, ciò significa che la cooperazione mariana all’opera redentrice non aggiunge un secondo principio di salvezza, ma manifesta nella sfera creaturale la pienezza dell’azione salvifica di Cristo, alla quale Maria aderisce in modo singolare, libero e perfettamente subordinato. In tale luce, il termine "Corredentrice", lungi dall’essere un’alterazione semantica del dogma cristologico, si colloca nell’orizzonte della partecipazione analogica. Esso esprime, in linguaggio umano, la verità per cui Maria è associata intimamente all’opera del Figlio non per esserne causa concorrente, bensì per parteciparvi in modo unico, cooperando alla Redenzione "de congruo" per carità, come il Figlio l’ha compiuta "de condigno" per giustizia.

La distinzione tra merito "de condigno" e "de congruo" costituisce una delle chiavi più raffinate della teologia della grazia e illumina il rapporto tra la Redenzione di Cristo e la cooperazione mariana. Il merito de condigno (dal latino "condignus", adeguato, proporzionato) si fonda sulla giustizia commutativa, cioè sulla proporzione tra atto e ricompensa. Cristo, in quanto Dio-Uomo, ha meritato la salvezza per noi "de condigno", poiché le sue opere redentrici possiedono un valore intrinseco infinito, proporzionato al fine della Redenzione. Solo il Redentore può, con diritto di giustizia, ottenere la grazia per l’umanità. Si tratta di un merito perfettamente adeguato, che "obbliga", in senso teologico, Dio stesso, per la coerenza della Sua volontà, a riconoscere il valore del sacrificio del Figlio. Il merito "de congruo" ("da congruus", conveniente, appropriato) si fonda, invece, non sulla giustizia, quanto sulla convenienza dell’amore. È il merito che nasce non da una proporzione ontologica tra opera e premio, ma dalla benevolenza divina che, per la carità e la disposizione interiore di chi coopera, decide liberamente di accogliere e premiare tale cooperazione. 

L’esempio classico è quello del discepolo fedele che, mosso da puro amore, partecipa all’opera del maestro: egli non ha diritto alla ricompensa per giustizia, ma il maestro, nella gratuità del suo amore, riconosce la congruenza affettiva e morale di tale partecipazione e la onora. Così Maria, perfettamente unita al Figlio nell’amore e nella sofferenza, non merita la Redenzione "de condigno", perché solo Cristo, Dio fatto uomo, può operare tale merito in giustizia, ma coopera "de congruo", per amore e per conformità perfetta alla volontà del Redentore, alla diffusione dei frutti della Redenzione. Ella non aggiunge nulla alla sufficienza dell’opera del Figlio, tuttavia, in virtù della grazia ricevuta, coopera alla sua applicazione nella storia.

Questo schema teologico rende evidente che la cooperazione mariana non toglie nulla alla centralità di Cristo, semmai la illumina e la esplicita. Il "sì" dell’Annunciazione, la partecipazione ai dolori del Figlio non sono meri gesti simbolici: sono atti reali di partecipazione, radicati nell’amore e nella libertà, che manifestano nella creatura il dinamismo della grazia redentrice. È Cristo che redime, ma è in Maria che la Redenzione mostra la sua prima piena accoglienza. In tal senso, la Vergine è "corredentrice" non perché aggiunga qualcosa alla Croce, ma perché, con la sua adesione, ne rivela la fecondità. 

Dal punto di vista teologico-dogmatico, il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione dogmatica "Lumen Gentium" (nn. 61–62), insegna che Maria è associata al divino Redentore e Madre dei credenti, specificando che la mediazione di Cristo non esclude, bensì suppone la cooperazione delle creature. Il Concilio, pur evitando il termine "Corredentrice", non lo sconfessa, né lo interdice: ne presuppone il contenuto, pur preferendo un linguaggio prudente.

Giovanni Paolo II, nella Lettera Enciclica "Redemptoris Mater" del 25 marzo 1987, riconosce la partecipazione di Maria all’universalità della mediazione redentrice e, in più occasioni pubbliche, ha parlato della Vergine come "Corredentrice dell’umanità", intendendo con ciò la sua cooperazione amorosa e subordinata. È significativo, inoltre, che la posizione teologica che oggi si invoca per giustificare l’abbandono del titolo non nasca da una negazione della corredenzione, bensì da una prudenza linguistica.

Quando l’allora cardinale Joseph Ratzinger, negli anni Novanta, si espresse sulla questione, non negò affatto la cooperazione mariana all’opera del Redentore; ritenne piuttosto che il termine, nel contesto contemporaneo, potesse risultare teologicamente ambiguo e richiedesse ulteriori chiarificazioni. La sua posizione non era di esclusione dottrinale, quanto di sospensione definitoria, fondata sul principio che la verità della fede precede e supera la precisione delle parole con cui la si esprime. Ridurre oggi quella prudenza a un rigetto sostanziale del concetto stesso di corredenzione è un impoverimento interpretativo e teologico. La verità ultima, dunque, è che la Redenzione di Cristo è unica, assoluta, irripetibile. Tuttavia, nella sua economia, essa si dispiega nella storia attraverso la cooperazione delle creature. Maria, nuova Eva, non è "accanto" al Redentore ma "in Lui" e "per Lui": nel suo consenso e nella sua compassione redentrice, ella manifesta la possibilità creaturale di partecipare all’opera divina senza usurparne la fonte. 

Negare questa possibilità in nome della purezza cristologica significa, in ultima analisi, negare la logica stessa dell’Incarnazione, in cui la causalità divina assume quella umana per elevarla. La corredenzione mariana, intesa in senso pienamente analogico e subordinato, non moltiplica i redentori: mostra l’efficacia traboccante dell’unico Redentore che, nell’ordine della grazia, rende partecipi del suo atto salvifico coloro che sono più intimamente uniti a Lui. La scelta, pertanto, della Nota di respingere il titolo di "Corredentrice" risulta insufficiente sotto il profilo teoretico.

L’unicità della Redenzione, infatti, non è minacciata dal riconoscere una partecipazione reale e unica della Vergine, così come l’unicità dell’atto creativo non è minacciata dal concorso delle cause seconde nell’ordine naturale. Una teologia che, per timore di ambiguità, rinuncia a nominare le profondità della cooperazione mariana, rischia di smarrire la capacità analogica del linguaggio teologico e di appiattire il mistero su schemi razionali estranei al dinamismo della grazia.

Maria non è principio autonomo della salvezza, ma ne è la trasparenza perfetta; non aggiunge nulla all’efficacia della Croce, ma ne prolunga la fecondità nel suo consenso e nella sua compassione; non è corredentrice per divisione, ma per partecipazione. Occorre restituire alla riflessione ecclesiale il coraggio di una mariologia alta, capace di pensare il mistero di Maria nella luce di Cristo senza timore di riconoscere la grandezza della cooperazione creaturale alla salvezza. La corredenzione, se intesa secondo la logica dell’analogia e della subordinazione, non diminuisce ma magnifica l’unicità del Redentore: in Lei si manifesta, in modo perfettamente umano e perfettamente libero, la potenza della grazia che salva e trasfigura.
Daniele Trabucco

18 commenti:

mic ha detto...

Risposta su Fb a don Mario Proietti
....
"La Nota non nega nulla di ciò che la Chiesa ha sempre creduto. Dice soltanto che, in questo clima, certi termini possono essere più fraintesi che compresi. Il che non impedisce che domani, in un contesto più maturo, la stessa Chiesa possa definirli in modo solenne. Del resto, quanti secoli sono passati prima che venisse proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione, già creduto da tutto il popolo cristiano?"

La nota "sembra" non negare ma, vietandone l'uso, consegna quei titoli al dimenticatoio.
Impoverire il linguaggio significa cancellarne i contenuti...
E non ci si chiede cos'è, se non la mancanza di insegnamenti retti e non monchi, che ha reso il contesto non solo "immaturo", ma anche sviato?
Il problema è che le storture, tutte ben identificate, derivano da 'bachi' presenti nei documenti conciliari. Di fatto, applicati nella prassi con la scusa che la dottrina rimaneva immutata (come continua ad affermare don Proietti), hanno prodotto i loro effetti per due generazioni, come ormai evidente, senza che sin da subito se ne potesse ed anche ora se ne possa discutere (alla faccia della sinodalità, da strumento improvvidamente assurta a sistema)...
E se la causa è il contesto immaturo, perché la chiesa non fa più opera di evangelizzazione, rendendolo maturo col suo munus docendi?
E se il problema è il linguaggio perché adeguare il linguaggio al mondo, di fatto depauperandosi - come già detto - e non mantenere la ricchezza primigenia per elevare il mondo?

"In fondo, la Mater Populi Fidelis non fa che ricordare una regola antica: si tace per custodire. La Chiesa non ha paura della verità, ha paura del fraintendimento. E forse questo documento è nato proprio per dire al popolo di Dio che non basta credere, bisogna capire ciò in cui si crede."

È tutto già detto sopra. "Tacere per custodire" diventa un ossimoro! La paura del fraintendimento è una scusa; per far capire basta spiegare e farlo come Cristo comanda!

E.P. ha detto...

Fa ridere (amaramente) quella precisazione secondo cui il titolo "Corredentrice" sarebbe "problematico sul piano ecumenico".

Anonimo ha detto...

Aldo Maria Valli 6 ore fa
Addio oratorio ambrosiano?

Anonimo ha detto...

C'è da rimpiangere quando eravamo analfabeti e si sapeva esprimere solo l'essenziale!

Anonimo ha detto...

Mi sembra che la stessa cosa sia accaduta con il Padre Nostro. Invece di spiegarlo, come Dio comanda, lo si è deturpato. Ora richiederebbe più spiegazioni di prima per poter comprendere in che modo Nostro Signore ci chiedeva di rivolgerci al Padre nella preghiera. Stessa cosa mi sembra sia accaduta nella liturgia con il "fratelli e sorelle". Come se le sorelle non fossero nostri fratelli. Il che porta all'interno della liturgia quel politicamente corretto proprio del più becero femminismo.

Anonimo ha detto...

Tempo di Dubia! Leone XIV rifiuta la Corredentrice e anche la "Mediatrice di tutte le grazie".
Nel 1913 il Vaticano concesse un'indulgenza per una preghiera che terminava con: "Benedico il Tuo Santo Nome, lodo il Tuo eccelso privilegio di essere veramente Madre di Dio, sempre Vergine, concepita senza macchia di peccato, Corredentrice del genere umano".
https://gloria.tv/share/zLs9ivRqXjCE4ykYMZWcWWXgy

Padre Benedetto Pagnotto
In effetti, l'errore nel documento DDF è facilmente individuabile se si nota che anche le espressioni “Immacolata Concezione” e “Divina Maternità” “richiedono numerose e continue spiegazioni per evitare che si discostino dal loro significato corretto”, come ben sa chiunque abbia mai fatto apologetica con i protestanti. Dovremmo quindi gettarle nella spazzatura?

Don Cesare Toscano
Domina nostra, Mediatrix nostra, Advocata nostra, Consolatrix nostra. Tuo Filio nos reconcilia, tuo Filio nos commenda, tuo Filio nos repraesenta.

Riccardo Terzo
Con buona pace loro, esiste già una messa votiva, mediatrix omnium gratiarum, firmata da Benedetto XV.



tralcio ha detto...

Domande al card. Fernandez (& associati):
Accetta in toto la Dominus Iesus?
E' necessario il battesimo per diventare cristiani o si è "fratelli tutti" a prescindere?
Gesù, il Cristo, è l'unico salvatore o no?

Immaginiamoci (oggi mi sforzo di essere più buono) che risponda tre volte "sì".

Se Gesù, che (vero uomo e vero Dio) rivela il volto di Dio, Gesù come Dio (il Verbo, Figlio) è coeterno al Padre. L'Agnello è immolato fin dal principio! Perciò il Verbo per farsi carne DAL PRINCIPIO prevede Maria come Madre terrena. E quella Madre sa essere con il figlio sotto la croce (al contrario di 11 apostoli su 12). Nella missione redentrice del Verbo incarnato la Madonna è coinvolta sempre "PRIMA": stabilita prima da Dio (detto al serpente in Eden), salvata prima (nata Immacolata), piena di Grazia nel dire sì all'annunciazione, restata vergine (prima, durante e dopo il parto), avvertita prima della presentazione di Gesù (segno di contraddizione) al tempio, prima discepola e al primo posto sotto la croce, assunta in cielo prima della resurrezione della carne, quando sarà.

In Dio, alfa e omega, il tempo lascia il tempo che trova. Maria è corredentrice per volontà di Dio sub specie aeternitatis.
Si può non comprenderlo, specialmente se c'è poca fede in Cristo, ma non si può negarlo.

Anonimo ha detto...

I titoli servono ad insegnare, a capire. Capire di Cristo, naturalmente, cui la Vergine Madre ci conduce. Non servono ad esaltare certamente la più umile delle creature. Il digiuno nasce dalla fede, altrimenti alimenta solo la superbia. Dire che Maria è corredentrice serve a nutrire e accrescere quella fede.

tralcio ha detto...

Aggiungo.

La "chiesa al femminile" è così centrata sulle proprie voglie strane da essere incapace di immaginare il dolore di una madre davanti alla morte del figlio, qualsiasi figlio. Si può moltiplicare all'infinito quello che patì Maria per Gesù, sapendo tutto: da anni meditava ogni cosa conservandola nel cuore.

Proprio quello che non sanno più fare molti cristiani, anche consacrati.

Anonimo ha detto...

Simposio Mariologico Internazionale
nel 60° Anniversario del Dogma dell'Assunzioine della
Beata vergine al cielo.
Maria è Assunta al Cielo perchè è Corredentrice - mons. Bruno Gherardini
Cooperatores Veritatis
https://www.youtube.com/watch?v=Qt1R2-qrDdU
Il dogma dell'Assunzione di Maria fu proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre 1950, durante l'Anno Santo. La dichiarazione è avvenuta tramite la costituzione apostolica Munificentissimus Deus, che afferma che la Vergine Maria, completata la sua vita terrena, fu assunta in cielo in anima e corpo.

Toh, guarda un po' chi inaugurava questo simposio?
Ma...i Francescani dell'Immacolata Corredentrice!
E chi lo presentava?
Ma...Padre Alessandro Maria Apollonio.
(Tutto torna).

Anonimo ha detto...

Il titolo amato da santi e papi ritenuto «sempre inappropriato» per il rischio di «oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo». Distinguo anche per il titolo di “mediatrice”

tralcio ha detto...

Sulla Mediazione di Maria sentiamo San Giovanni Paolo II.

1. Tra i titoli attribuiti a Maria nel culto della Chiesa, il capitolo VIII della Lumen Gentium ricorda quello di "Mediatrice". Benché alcuni Padri conciliari non condividessero pienamente tale scelta (cfr Acta Synodalia III, 8, 163-164), quest'appellativo fu inserito ugualmente nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, a conferma del valore della verità che esprime. Si ebbe, però, cura di non legarlo a nessuna particolare teologia della mediazione, ma di elencarlo soltanto tra gli altri titoli riconosciuti a Maria.
Il testo conciliare, peraltro, riferisce già il contenuto del titolo di "Mediatrice", quando afferma che Maria "con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna" (Lumen Gentium, 62).
Come ricordo nell'Enciclica Redemptoris Mater, "la mediazione di Maria è strettamente legata alla sua maternità, possiede un carattere specificamente materno, che la distingue da quella delle altre creature" (n. 38).

Da questo punto di vista, essa è unica nel suo genere e singolarmente efficace.

2. Alle difficoltà manifestate da alcuni Padri conciliari circa il termine "Mediatrice", lo stesso Concilio ha provveduto a rispondere affermando che Maria è "per noi la madre nell'ordine della grazia" (Lumen Gentium, 61). Ricordiamo che la mediazione di Maria è qualificata fondamentalmente dalla sua divina maternità. Il riconoscimento del ruolo di mediatrice è, inoltre, implicito nella espressione "Madre nostra", che propone la dottrina della mediazione mariana, ponendo l'accento sulla maternità. Infine, il titolo "Madre nell'ordine della grazia", chiarisce che la Vergine coopera con Cristo alla rinascita spirituale dell'umanità.

3. La mediazione materna di Maria non offusca l'unica e perfetta mediazione di Cristo. Il Concilio, infatti, dopo aver menzionato Maria "mediatrice", si premura di precisare: "Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore" (Lumen Gentium, 62). E cita a questo proposito il noto testo della Prima Lettera a Timoteo: "Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1 Tm 2, 5-6). Il Concilio afferma, inoltre, che "la funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia" (Lumen Gentium, 60).

L'intrinseco orientamento a Cristo dell'opera della "Mediatrice" spinge il Concilio a raccomandare ai fedeli di ricorrere a Maria "perché, sostenuti da questo materno aiuto, essi più intimamente aderiscono col Mediatore e Salvatore" (Lumen Gentium, 62).
Nel proclamare Cristo unico mediatore (cfr 1 Tm 2, 5-6), il testo della Lettera di san Paolo a Timoteo, esclude ogni altra mediazione parallela, ma non una mediazione subordinata. Infatti, prima di sottolineare l'unica ed esclusiva mediazione di Cristo, l'autore raccomanda "che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini . . ." (Ibid., 2, 1).

.................
Toh! A questi pseudo prelati rosa fumetto non va più bene nemmeno San Giovanni Paolo II? Nemmeno la Lumen gentium?

Anonimo ha detto...

Si vede che ci prendono per deficienti totali: non mi risulta proprio che Co- redentrice voglia dire Redentrice. Se san Paolo dice di essere cooperatore di quanto manca alle sofferenze di Cristo, cioè un piccolo co-redentore ( per aumentare le grazie altrui), e non lo confondiamo come Redentore, perchè mai non dovremmo parlare di Maria cooperatrice indispensabile della Redenzione? Senza Maria Corredentrice nessun Redentore. Ed allora rispondiamo con san Pietro e san Giovanni di fronte a pontefice e sinedrio, dobbiamo obbedire a Dio prima che a voi.

Anonimo ha detto...

A New York hanno scelto di avere un sindaco islamico.

A Londra hanno scelto di avere un sindaco islamico.

l'Europa nonostante l'insistenza di San Giovanni Paolo II non ha voluto riconoscere le radici cristiane del continente.

Un altro attacco terroristico al grido di Allah Akbar.

Fernandez e Prevost negano alla vergine santissima la dignità di corredentrice e mediatrice.

Omicidi violenze, guerre e disastri geologici si susseguono.

I tempi sono maturi per gli eventi escatologici.

Preghiamo affinché Dio abbrevi e mitighi i tempi che sono già tra noi e dietro la porta, e affinché Gesù il nostro Dio salvatore e redentore venga presto a curare questo mondo malato e a portarci l'alba di una nuova era di pace e giustizia con il trionfo del cuore immacolato di Maria, quando il paradiso terrestre sarà ripristinato in una nuova terra con nuovi cieli.

Maranatha vieni signore Gesù.

Anonimo ha detto...

Ester Maria Ledda
"Co" è l'abbreviazione della preposizione articolata "con". Nel termine "cooperare" significa "agire insieme con". Prima che in teologia, in Vaticano dovrebbe prendere in una laurea in grammatica.

Anonimo ha detto...

Non i fedeli, ma gli addetti ai lavori e i media preposti hanno letto e rimbalzato la notizia come tutti l'hanno intesa. Come già per FS, chi se ne è uscito con tutta questa spiegazione sapeva benissimo che avrebbe fatto più danno che altro. Era a Roma che dovevano tacere, o porre la questione sotto un'altra luce. In questo modo invece si crea un precedente. È questo che non so vuole vedere. Se la chiesa deve evitare di parlare o di usare un termine perché "potrebbe generare confusione", nonostante questo termine sia già stato usato e sviscerato in passato da persone più che competenti e intitolate a farlo, vuol dire che la VERITÀ (tutto maiuscolo, riferita, alla Verità intera, presente solo in Dio) deve piegarsi alla ragion di stato, il che è oggettivamente inaudito e sbagliato. Se questo fosse il modus operandi della Chiesa, chi avrebbe mai saputo di Cristo e di Maria, con le loro vite e i loro MISTERI (che è sacrosanto che ci siano, viste le grandezze in gioco, che sorpassano ogni umana intelligenza e comprensione) solo perché "la gente potrebbe equivocare"? Cosa ci sta a fare la Chiesa allora? A che servono preti e predicatori, se ciò che devono fare, predicare il Vangelo con tutta la sua grandezza e i suoi misteri non lo si può fare perché "sarebbe equivocado?" Ma che Chiesa siamo? Dov'è lo zelo, l'amore, la fede che animava la Chiesa dei primi secoli e ci ha dato santi testimoni straordinari? Cosa è preminente, annunciare la Verità è indicare la direzione, o scusarsi, giustificarsi, fare inutile attendismo che non giova a nessuno ma solo detrae dal compito e dalla grandezza della Chiesa? Perché non APRIRE piuttosto, riconoscendo la vastità e la profondità di simili concetti, alla preghiera affinché le condizioni maturino verso un pieno riconoscimento e comprensione dei misteri stessi? Chi parlerà ora di Corredenzione e Mediazione se come per il Covid la direttiva dall'alto è quella di NON fare, NON promuovere, NON discutere (perché, fuori di parole, quello è) di quelli che davvero potrebbero essere i dogmi mariani per eccellenza, non imposti ma già ora riconosciuti ed accettati dai fedeli? Perché non promuovere un anno mariano, invece dell'imutile sinodalità, che porti le persone Ad Jesum per Mariam? In tempi non sospetti chi oggi viene per la Madre (sia PER Lei, sia CONTRO di Lei), domani verrà per il Figlio, perché così è scritto, e affinché l'impostura anticristica si affermi, devono demolire prima l'una poi l'altro, tra una riga e l'altra, una parola alla volta.
Perfino i Protestanti, sui social, si burlano di noi e ancor più si burlano di Maria. Grazie Tucho. Marana tha, vieni Signore Gesù!

Anonimo ha detto...

Il problema non può essere ridotto al presente pontificato e nemmeno a quello precedente. Basta con queste abbreviature. Se i precedenti papi erano convinti della validità del titolo perchè non hanno agito?
Roberto

Anonimo ha detto...

Il vero problema della Corredenzione di Maria Santissima nasce perché ci si vuol esprimere come al mercato odierno del pesce, cioè in modo material/ materialista.E questo non è possibile perché sono in ballo tanti concetti che al mercato odierno del pesce non sono conosciuti né mai sono entrati. Qui si sta parlando della Storia Sacra ed in particolare di una fanciulla scelta da Dio Onnipotente, Onnisciente, Eterno, Immenso, Purissimo Spirito in Tre Persone, Signore, Creatore del Cielo e della Terra, Perfettissimo per sapienza , potenza e bontà infinita, quindi questo Dio scelse questa fanciulla per redimere gli uomini attraverso il Figlio Suo Redentore di cui la fanciulla sarebbe stata la Madre.Questa Storia Sacra è conosciutissima dai Cattolici e da molti altri che fanno finta di non conoscerla e da quelli che dubitano a prescindere. Sta di fatto che molti di costoro avendo sentito che la fanciulla diventata Madre del Redentore ed essendosi dimostrata Santissima verso Suo Figlio e verso la Sua Missione di Redenzione e che era stata insignita dell'attributo di Corredentrice dalla voce del popolo, questi pidocchi hanno cominciato ad alzare alti lai perché secondo loro era troppo. Sarebbe stato troppo se la fanciulla si fosse messa in evidenza al festival di Gerusalemme o altre banalità , ma così non fu affatto Dio stesso l'aveva destina a diventare la Madre del Redentore, dalla eternità nella Sua Onniscienza. È chiaro quindi che per
comprendere questa Storia Sacra è bene immergersi in essa sempre di nuovo ed affinare pian piano il proprio spirito.