Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 13 novembre 2025

Don Claude Barthe. Infallibilità e sinodalità

Ringraziamo Res Novae – Perspectives romaines per la segnalazione dell'articolo che segue.
Infallibilità e sinodalità

Nella sua catechesi del 27 settembre, papa Leone XIV ha affermato: «I piccoli intuiscono. Hanno il sensus fidei, che è come un “sesto senso” delle persone semplici per le cose di Dio. Dio è semplice e si rivela ai semplici. Per questo c’è un’infallibilità del Popolo di Dio nel credere, della quale l’infallibilità del Papa è espressione [nostro corsivo] e servizio». Quale portata attribuire a queste parole?

Conviene dare uno sguardo nello specchietto retrovisore teologico a ciò che veniva tradizionalmente insegnato a proposito delle differenti istanze di infallibilità ed anche considerare il contesto attuale della sinodalità.

L’infallibilità della Chiesa docente e della Chiesa discente
I teologi distinguevano tradizionalmente la Chiesa docente (Papa e Vescovi), Ecclesia docens, che beneficia di un’infallibilità attiva, e la Chiesa discente (l’insieme del popolo cristiano), Ecclesia discens, preservata dall’errore da un’infallibilità detta passiva: l’insieme del popolo cristiano aderisce alla dottrina che gli trasmettono i successori degli Apostoli sotto la guida dello stesso Spirito Santo, il quale anima il loro insegnamento. Questa infallibilità è detta in credendo, poiché la Chiesa non può cadere in errore nel credere (1).

Questa infallibilità di ricezione viene spesso esplicitata nel concetto di sensus fidelium, istinto di fede proprio dei fedeli o, qualora si consideri ogni singolo credente, del sensus fidei, istinto o “fiuto” rispetto alla fede proprio di ciascun fedele, che accompagna la virtù della fede. Tutte le virtù, in effetti, procurano all’anima una specie d’istinto connaturale (ad esempio, un istinto di riservatezza e di pudore, che accompagna la castità); quello prodotto dalla fede inclina il credente a compiere degli atti di adesione alla verità rivelata (2).

Si può anche dire che l’uso del sensus fidei dipenda dalla crescita della fede in colui che l’ha ricevuta: conduce il fedele a credere, attraverso lo sviluppo di ciò che gli è stato insegnato, al di là di ciò che è tenuto a credere, ad esempio l’Immacolata Concezione è stata creduta ben prima che il dogma fosse proclamato. Ma giustamente è il dogma a decidere: l’infallibilità del popolo di Dio è soggetta al magistero del Papa e dei Vescovi.

Sensus fidei e sinodalità
Papa Francesco ha fondato la sua dottrina della sinodalità sul sensus fidei, su cui si è diffusa largamente la sua prima enciclica Evangelii Gaudium del 24 novembre 2013 [vedi]. Egli ha sottolineato il fatto che il gregge possieda un «odorato», che aiuta la Chiesa a trovare dei «nuovi cammini». Poi, in un discorso del 17 ottobre 2015, è andato oltre: «Il sensus fidei impedisce una separazione rigida tra l’Ecclesia docens [Chiesa docente] e l’Ecclesia discens [Chiesa discente], poiché il gregge possiede anche un suo proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore apre alla Chiesa» (3).

La separazione classica tra Chiesa docente e Chiesa discente viene così relativizzata a partire dalla vocazione «pastorale» dell’intero popolo di Dio. Di fatto, implicitamente, ciò relativizza la distinzione tra pastori e gregge, essendo l’insieme dei fedeli, pastori compresi, posto sotto il sensus fidelium/fidei. E papa Francesco spiegava, nel suo modo immaginoso, che il Vescovo poteva perfettamente trovarsi davanti al suo gregge oppure in mezzo o persino dietro, seguendolo.

Il documento della Commissione teologica internazionale (CTI) del 2014, «Il sensus fidei nella vita della Chiesa» (4), gli aveva preparato il terreno, citando in particolare i papi Pio IX e Pio XII, i quali dichiaravano che prima di proclamare rispettivamente i dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, si erano informati sulla devozione dei fedeli in merito ed avevano concluso che c’era un «notevole accordo tra Vescovi cattolici e fedeli». Da notare che essi parlavano di un accordo tra Vescovi e fedeli. Del resto, la CTI ebbe cura di precisare che la costituzione Pastor Æternus del primo Concilio Vaticano afferma che le definizioni dottrinali ex cathedra del Papa in materia di fede e costumi sono irreformabili «per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa», il che non rende superfluo il consensus Ecclesiæ, ma esclude, secondo la CTI, «la teoria secondo cui una tale definizione richiederebbe questo consenso, antecedente o conseguente, come condizione per avere autorità».

Un contributo di papa Leone?
Possiamo considerare la breve frase di Leone XIV – «l’infallibilità del Papa è espressione e servizio [dell’infallibilità del popolo di Dio]» – come un ulteriore passo avanti? Potrebbe trattarsi solo di un’espressione infelice da imputarsi al redattore della catechesi, ed in ogni caso sarebbe esagerato assimilarla alla proposizione condannata dal decreto del Sant’Uffizio, Lamentabili, del 3 luglio 1907: «Nella definizione delle verità, la Chiesa discente e la Chiesa docente collaborano in tale maniera, che alla Chiesa docente non resta altro che ratificare le concezioni comuni di quella discente» (Dz 3406).

La frase di Leone XIV evoca l’infallibilità del Papa: ma essa non si trova forse oggi in pausa, avendo il «magistero autentico» o «pastorale» non infallibile (Lumen Gentium, n. 25 §1) concretamente sostituito il magistero ordinario ed universale infallibile? Chi può pensare, ad esempio, che il capitolo 8 di Amoris Lætitia, che ripugna al sensus fidei/fidelium, rientri nel magistero infallibile? [vedi] Ed è anche vero che questo sensus spinge, per così dire, il magistero infallibile del Papa ad intervenire.
Don Claude Barthe
_______________________
1. Jean-Marie Hervé. Manuale theologiæ dogmaticæ, Berche, Parigi, 1957, vol. 1, n. 465.
2. San Tommaso, Somma teologica, IIa IIæ, q. 2, a. 3, ad 2.
3. Francesco, Discorso del 17 ottobre 2015 per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, Aula Paolo VI.
4. Sensus fidei nella vita della Chiesa (2014).

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei fare due domande. Ringrazio fin d' ora chi sarà così gentile da rispondermi.
1)Come mai il Rito Bizantino è rimasto così stabile mentre il Rito Romano ha subito così tante modifiche (1955-1962-1965-1969) che lo hanno così tanto alterato?
2) Come mai il Rito Romano di Pio X che precede le riforme di Bugnini
è oggi adottato solo da irrilevanti
gruppi sedevacantisti e non esiste un movimento impegnato nel ritorno al Missale Romanum non toccato da Bugnini? In altre parole perché utilizzare il Messale del 1962 che è una semplice tappa intermedia verso il Novus Ordo e non si può certo definire Messa di sempre?

Anonimo ha detto...

"Papa Francesco... ha sottolineato il fatto che il gregge possieda un «odorato», che aiuta la Chiesa a trovare dei «nuovi cammini». Poi, in un discorso del 17 ottobre 2015, è andato oltre: «Il sensus fidei impedisce una separazione rigida tra l’Ecclesia docens [Chiesa docente] e l’Ecclesia discens [Chiesa discente], poiché il gregge possiede anche un suo proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore apre alla Chiesa»."

Tipico discorso ipocrita in stile sovietico, si annuncia un principio e a livello pratico si fa il contrario. Della tanto sbandierata sinodalita` (democratizzazione) bergogliona non si è vista l'ombra. Al contrario tale concetto è servito per mascherare a quella parte di fedeli che si può definire "popolo bue" - a cui vanno aggiunti preti, frati e suore beoti - la reale tirannide capricciosa, volubile, vendicativa e distruttiva dell'argentino, senza confronti neanche ai tempi dei Papa Re. E che ha spinto la Chiesa verso l'abisso come mai prima di allora, perché il tutto "è frutto di consultazione sinodale". L'abbraccio mortale con l'eresia però gli sopravvive, perché Leone non sembra avere l'intenzione di cambiare strada, se non per piccolissimi e insignificanti particolari di facciata che anzi aiutano a confondere le acque, rendendolo forse più pericoloso del predecessore.

Anonimo ha detto...

Che direbbe San Gregorio VII? https://www.chiesaromana.info/2025/11/12/anno-domini-1058-lanno-in-cui-santildebrando-salvo-per-sempre-la-chiesa-cattolica/

Anonimo ha detto...

Persecuzione politica? Forse? Se è permesso dirlo.

Anonimo ha detto...

Se si smette di insegnare in
maniera rigorosa, interessante, coinvolgente ogni sensus fidei si corrompe, si consuma infine sparisce sia in chi non insegna più la fede, sia in chi non la riceve più. Viceversa un creduto, sano, vigoroso insegnamento della fede sviluppa, sia in chi insegna sia in chi riceve l'insegnamento, un continuo affinarsi del suo sapere che scopre sempre nuove relazioni tra la fede e la vita del fedele ed anche di chi è lontano dalla fede.Se la chiesa non insegna e non è di esempio diventa impossibile il gemmare di qualsiasi virtù che sono i primi gradini di ogni iniziazione cristiana. Sono ormai 70 anni che la chiesa commenta e scimmiotta l'attualità e non insegna più la Fede Cattolica come Dio comanda. Quindi si è solo sviluppato un sensus bestialitatae.




Anonimo ha detto...

Risposte, ma non esaustive:
1) è diversa la mentalità dei bizantini / ortodossi. Loro venerano la Tradizione. "Le nostre orecchie prudono per tutto ciò che è nuovo", come dice San Paolo. Non sarebbe concepibile da loro cambiare la Divina Liturgia, anche se recentemente il nostro cattivo esempio vaticansecondista può fare scuola presso alcuni, più compromessi con l'ecumenismo. Per esempio, il circolo dell'archimandrita Zenon (cattedrale Feodorovsky di Mosca) è stato contagiato dall'archeologite e, oltre ad una iconografia che si rifà ai primi secoli del cristianesimo, ha ripristinato i paramenti primitivi simil romani (come da noi nel post-concilio), abolito l'iconostasi ecc. Parimenti ci sono spinte ad abbandonare la lingua sacra (slavo ecclesiastico) in favore delle moderne lingue volgari.

2) no, c'è anche qualcuno non sedevacantista che usa la Liturgia pre-1955, ma lo può fare solo senza clamore e tanti proclami, perché tutto quello che è pre-1962 è fuorilegge per la Chiesa Cattolica e dunque rischierebbe quantomeno la sospensione a divinis in questa chiesa sinodalica ultratollerante (verso ogni devianza e eresia). Resta il fatto che il principio liturgico che ciò che la Chiesa ha fatto in passato in materia di Liturgia può essere validamente rifatto al presente (a meno di non pensare che per alcuni secoli la Santa Messa e gli altri sacramenti sono stati celebrati invalidamente). E in aggiunta a ciò, anche le parole di San Pio V sulla leicita' del Rito Tridentino in eterno, come sottolineato anche dal Summorum Pontificum.

Anonimo ha detto...

Parole profetiche di San Padre Pio da Pietrelcina
Particolarmente importanti e profetiche le espressioni di San Pio da Pietrelcina
che, in un pubblico ammonimento ai suoi figli spirituali nel 1963, diceva:

💠T.me/padrepiosanto

🌾«Causa l'ingiustizia dilagante e l'abuso di potere, siamo giunti al compromesso col materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima... Tutti i Sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo coi negatori di Dio e coi poteri luciferini del mondo, sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo! Così facendo tradiscono la Parola di Dio, perché Cristo venne a portare sulla terra perpetua alleanza solamente agli uomini di cuore, ma non si alleò cogli uomini assetati di potere e di dominio sui fratelli... Il gregge è disperso quando i pastori si alleano con i nemici della Verità di Cristo. Tutte le forme di potere fatte sorde al volere dell'autorità del cuore di Dio sono lupi rapaci che rinnovano la Passione di Cristo e fanno versare lacrime alla Madonna...»

🌾“Avvenire”

🌾 19 Agosto 1978

Anonimo ha detto...

La "synodalité", c'est le cache-sexe du démocratisme dans l'église.

Anonimo ha detto...

Leone clone di Francesco? sembra di sì, stando a quanto ci confidò egli stesso, quando disse di aver sentito aleggiare su di sé lo spirito di Francesco. Stando così le cose, preferisco il leone del film "Il mago di Oz", con i suoi compagni di viaggio, l'uomo di paglia e l'uomo di latta, almeno loro avevano la piccola Dorothy ad infonder loro coraggio e speranza. Oggi invece non c'è nemmeno lombra di una piccola, coraggiosa Dorothy.

Anonimo ha detto...

Chiacchiere:
Tema: la casa reale inglese.
Dalle passeggiate romane ho notato un intensificarsi di notizie e notiziuole su ogni parente o affine della ormai conosciutissima famiglia. Perché? Mi chiedo. Perché questi argomenti sono trattati con tanta intensità, quando ognuno di noi , buona Grazia, ha notizie dei suoi consanguinei durante le grandi feste comandate? L'Italietta è forse parte di vecchi desideri Breton mai realizzati? Non so. Intanto si familiarizza e ormai si chiamano con il loro nome inglese di battesimo parenti vicini, lontani ed acquisiti della nota stirpe. Non so ma, non mi suona bene. Abbiamo di nostro tanti nobili con la schiena dritta, famiglie che mai hanno infangato il loro onore, di cui neanche conosciamo il loro cognome!!!

Laurentius ha detto...

Perché chi desiderava (e tuttora desidera) un accordo con Roma sosteneva che Roma non avrebbe mai concesso la celebrazione della S. Messa e dei Sacramenti secondo il Rituale pre-1955 e dunque bisognava accontentarsi del Rituale del 1962. Potrei citare diversi episodi a conferma di quel che io scrivo. Il Rituale pre-1955 è a completa disposizione di chi vuole servirsene per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime: basta osare. Chi osa vince.

Anonimo ha detto...

Dire che il Messale Romano del 1962 era già indirizzato alla Messa NO è semplicemene assurdo.
Giovanni XXIII diede un nuovo ordinamento alle rubriche ma non toccò il Canone.
Per i bizantini ogni cambiamento, anche irrilevante, è una bestemmia.
Così sono rimasti al calendario giuliano, che dal punto di vista astronomico non è corretto.

Anonimo ha detto...

A Laurentius
Sono d'accordo, anzi d'accordissimo. Gli accordi al ribasso, quando di facciata si fa la voce grossa o ci si presenta come duri e puri, o si vorrebbe essere gli unici "tridentini" facendosi dare l'esclusiva da un Vaticano il cui NO si dichiara essere talmente nefasto per la salute dell'anima da evitarlo a costo di non soddisfare il precetto domenicale, sono un tradimento del "padre nobile" e delle sue battaglie e anche una ipocrisia. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Gli accordisti al ribasso, che cercano di tenere il piede in due staffe e hanno un sorriso ebete da Miss Simpatia stampato sulla faccia sempre e comunque, non ci incantano... Onore invece a chi dimostra coerenza e fa seguire alle parole i necessari fatti, pagando anche di persona se necessario.

Laurentius ha detto...

Per la verità, Roncalli, il 13 novembre 1962, ordinò di inserire il nome di San Giuseppe nel Canone della S. Messa. Riporto di sotto un estratto di Wikipedia (per brevità) riguardante la questione del Canone:

"Il Canone romano è probabilmente la più antica anafora in uso nella Chiesa di Roma; venne redatta tra il IV e il VI secolo, o forse ancora prima, con riferimenti alla tradizione precedente probabilmente apostolica, ed assunse la sua conformazione finale entro il XIII secolo.

Nel corso del Concilio di Trento venne ribadita l'importanza della formulazione e del contenuto del Canone, incentrati sul sacrificio di Gesù sulla croce; essi rimasero inalterati, nonostante la richiesta di abrogazione da alcuni, in quanto deposito della Tradizione, considerata immune da ogni errore.

L'antica preghiera fu aspramente criticata dai Riformatori protestanti e in particolar modo da Lutero, che lo definì «abominevole [...] raccolta di omissioni e di immondezze».

Nel corso del Concilio Vaticano II, papa Giovanni XXIII decretò che venisse aggiunta, all'interno del Canone romano, la menzione di san Giuseppe, presente per la prima volta nell'edizione del 1962. Esso fu il primo cambiamento del Canone dal tempo di san Gregorio Magno (VI secolo) e rimane perciò tuttora criticato da coloro che sostengono l'importanza di mantenere il testo tradizionale nell'uso della liturgia cattolica."

Si noti l'accenno a Lutero, il quale lo definì «abominevole [...] raccolta di omissioni e di immondezze». E si comprenderà facilmente lo svolgersi degli avvenimenti successivi che portarono alla messa-cena protestante, il fiore all'occhiello della nuova "religione universale".

O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi.

Anonimo ha detto...

Giovanni xXIII fece inserire il nome di S. Giuseppe, subito dopo quello di Maria santissima, prima di una lista di 24 apostoli e martiri, esemplificativa di "tutti i tuoi santi" (preghiera Communicantes). Non direi un mutamento sconvolgente. Per tanti anni sono andato alle Messe celebrate dalla Fsspx con il messale del 1962, pur avendo un Messale anteriore a quella data. Non mi sembra di aver notato significative differenze. Che ci fosse o meno il nome di san Giuseppe nella preghiera di cui sopra, appariva del tutto secondario.
La parte che conta del Canone non è forse la Consacrazione? Per tal motivo forse mons. Klaus Gamber, uno dei massimi liturgisti del secolo scorso, scrisse che sia nella riforma piana della Settimana Santa sia con Giovanni XXIII, "il Canone della Messa restò intatto, non venne minimamente alterato". Anche se, aggiunse, "dopo questi precedenti, è vero, furono aperte le porte ad un ordinamento della Liturgia Romana radicalmente nuovo".
Questi due "precedenti" servirono in realtà da pretesto ai Novatori, da tempo all'opera, per spingere verso ulteriori, inaccettabili rifome della Messa. Basti pensare al movimento per la celebrazione della Messa in tedesco, almeno in gran parte, ad opera del sacerdote Pius Parsch.
Era l'azione di una minoranza, ma ben organizzata e decisa. E che soprattutto ha trovato in un Papa come Paolo VI un complice attivo.

Anonimo ha detto...

Più penso e ripenso a tutti gli ammodernamenti del cattolicesimo, più mi convinco che solo un incantesimo diabolico può aver orchestrato questo sortilegio in cui la chiesa è caduta. Qualsiasi religione un po' seria non cambia, non aggiorna i suoi testi fondamentali ed i testi dei suoi riti. Due a mio avviso sono stati gli strumenti che hanno portato alla catastrofe, l'occultismo e l'erotismo, accompagnati dall'ipocrita: ma che male c'è? Ora il male è sotto gli occhi di tutti ma, nessuno è in grado di debellarlo. Se questo è accaduto, è accaduto per volere di Dio che ancora una volta ha voluto metterci davanti alla nostra superbia ed ipocrisia. Infatti pensiamo che i divieti postici da Dio sono superati, perché noi siamo ormai capaci di gestire bene e male e da gran signori, quali reputiamo di essere, siamo gentili, positivi, comprensivi con tutti, ipocrita/mente.

Anonimo ha detto...

La Liturgia della settimana Santa è stata modificata pesantemente dal famigerato e massonico Mons. Bugnini nel 1955, regnante un ignaro Pio XII...

Se da un lato è vero che le parole della consacrazione sono quelle che contano e che devono essere giuste perché la consacrazione sia valida e non nulla, dall'altro la Santa Messa che contiene la consacrazione è qualcosa di più, un tutto che non può essere disgiunto nelle sue diverse parti come fa il Novus Ordo per esempio quando distingue tra liturgia della parola e liturgia eucaristica, creando una diade "cavallo di Troia" volta in ultima analisi alla snaturazione del sacramento (vedi per esempio il tempo extra large dedicato alla liturgia della parola, con la "sigla" iniziale, le preghiere e la monizione introduttiva, le letture, la predica di venti minuti o più, il credo e la preghiera dei fedeli, per un totale di 30, 35 o 40 minuti, mentre alla liturgia eucaristica restano dei miseri 10 o 15 minuti al massimo, in cui vanno compressi l'offertorio, la consacrazione a tutto sprint, il Pater, Agnus Dei, la distribuzione della Comunione, gli avvisi e una monizione finale, la "sigla" finale)...

In un tutto unico come la Santa Messa è, è assurdo che le parole della consacrazione siano giuste e molto di tutto il resto sia inutile, dubbio, sbagliato, ereticale o eretico. Una contraddizione ineliminabile dal NO, che dovrebbe essere buttato via in toto per l'impossibilità di correzione e rimpiazzato quantomeno da una traduzione fedele del rito tridentino. In quest'ultimo caso rimarrebbe comunque il problema della "lingua sacra", che non è una questione oziosa o del tutto trascurabile.

Anonimo ha detto...

# anonimo 10:37 Non sono un esperto di liturgia ma noto una cosa nel suo intervento. Lei accusa Pio XII di esser stato vittima ignara del "massonico" Bugnini nella riforma della settimana santa, che sarebbe stata "pesante". Non sono in grado di giudicare quanto "pesante" sia stata non vedo tuttavia Pio XII nella veste della vittima ignara del diabolico Bugnini.
Ma quando si tratta di fornire un esempio di "disgiuzione delle parti della Messa tra di loro" lei è costretto a portare ad esempio il Novus Ordo, che le "disgiunzioni" le ha effettivamente apportate.
Ne deduco che la riforma piana della Settimana Santa non ha provocato nessuna "disgiunzione" con le altre parti della Messa. Era ad experimentum e questo forse non è stato prudente. Ma non ha disarticolato la Messa.
Mi sembra eccessivo questo ricorrente rancore contro Pio XII, evidente anche nella faccenda di Maria Corredentrice. Lo si accusa di non aver voluto usare il titolo. L ' avrà usato poco, per timore che creasse equivoci ma in documenti ufficiali l'ha usato, come ha documentato Mic.
Non sarebbe meglio rivolgere i propri strali alle gravi colpe teologiche di GP II e di Benedetto XVI, invece di continuare ad accanirsi (a torto) sulla figura di Pio XII?

Anonimo ha detto...

Nessuna accusa e nessun rancore verso Pio XII, che lei malignamente legge nelle mie parole, ma solo una constatazione di un fatto: Pio XII ai tempi non poteva che essere "ignaro" dell'affiliazione di Bugnini (BuAn) alla Massoneria, che venne alla luce regnante Paolo VI.
"Non sono un esperto di liturgia..." "Non sono in grado di giudicare...", lei dice. Dunque si astenga coerentemente dal dare giudizi di qualunque tipo e su Pio XIi e su Bugnini. E anche sulle loro riforme.

Per quanto riguarda invece la parte sulla disgiunzione della Santa Messa, chiedo venia. Pensavo che avendo lasciato una riga vuota facesse capire che l'argomento era cambiato, anche senza scrivere "Cambiando argomento". Comunque, se avesse letto attentamente, si sarebbe accorto che i due paragrafi in questione (susseguenti al primo) non menzionano mai la riforma della Settimana Santa 1955, quindi il collegamento fra i due argomenti non c'era.

Per quanto riguarda infine l'invito benaltrista a rivolgere i miei strali a GP2 e B16, la assicuro che non ho strali né per loro né per nessun altro, a livello personale. I giudizi che diamo devono essere sui fatti, nel caso dei papi contano i concreti atti di governo. E rimando al mittente l'accusa di accanimento. Se vuole, si accanisca lei...

Anonimo ha detto...

Replica : la colpa di Pio XII sarebbe stata quella di ignorare l'affiliazione di Bugnini alla Massoneria? Ma è esistita davvero questa affiliazione? Che vuol dire "BuAn"? Abbiamo la Loggia e il grado di affiliazione del suddetto?
Non sono in grado di giudicare da specialista, però non vedo perché chi va regolarmente
a Messa (OV) non sia in grado di dare un giudizio (ben motivato) sulla liturgia cui partecipa ogni domenica, un giudizio da "quisque de populo".
Né vedo perché non dovrei dare un giudizio "di qualunque tipo" su Pio XII, Bugnini e sulle loro riforme, purché ben motivato. Mi sembra che lei si allarghi troppo. Quando l'invitavo a rivolgere i i suoi "strali" nei confronti di GP II e Benedetto XVI, precisavo che dovevano essere diretti contro le loro "colpe teologiche" non contro le loro persone. E quindi rivolti ai loro documenti.