Pubblico l'articolo che Cristina Siccardi ha dedicato a Louis-Marie Grignion de Montfort ed alla sua «Preghiera infocata» (testo della preghiera), perché credo che in questo nostro tempo c'è molto bisogno di attingere alle "gemme" dei Santi.
Medicina sempre efficace all'anima, quando tutt'intorno sembra religiosamente ed eticamente crollare, sono le gemme lasciate dai santi della Chiesa, che a volte si dimostrano essere risorsa preziosissima per dare alimento e nutrimento alla propria Fede. Negli eletti di Dio è possibile trovare ossigeno e ristoro così come l'amante della montagna e un rinvigorimento oltre-passare i mille metri per respirare l'aria pura delle vette. Questo accade quando si ha la fortuna di scoprire o riscoprire, per esempio, la «Preghiera infocata» di Louis-Marie Grignion de Montfort (1673-1716), una vera e propria saetta di invocazione e di mirabile amore per la Trinità e Maria Santissima. È una scheggia che allontana ogni tiepidezza. Si tratta di una preghiera che il fondatore della Compagnia di Maria e delle Figlie della Sapienza scrisse per cercare santi sacerdoti idonei alla Compagnia di Maria.
Il cantore della Madonna fu protagonista di molteplici missioni per la Francia e memorabili rimangono quelle svolte in Vandea, sia nella parte settentrionale, dove si trovavano molti monasteri, chiese confraternite e un maggior numero di sacerdoti e vocazioni in generale, sia in quella meridionale, meno devota perché in alcune zone si era diffuso il Protestantesimo.
Le sue predicazioni preparavano alla confessione individuale, sacramento al quale ci si doveva accostare frequentemente durante la missione, e alla Comunione, le omelie erano poi seguite da cantici scritti da lui stesso che i fedeli imparavano; si svolgevano processioni, si restauravano chiese e cappelle e, nella Messa conclusiva, don Louis-Marie faceva rinnovare le promesse battesimali, come gli aveva consigliato papa Clemente XI (1649-1721), proponendo un «contratto di alleanza con Dio», che era una forma di consacrazione a Cristo per mezzo di Maria: tale contratto si firmava davanti all'altare; raccomandava poi la recita del Rosario e infine piantava una croce oppure faceva costruire un piccolo Calvario in un luogo ben visibile , come ricordo della missione stessa.
E proprio in Vandea, regione francese che sarà teatro del primo genocidio della storia moderna, fu protagonista di gesti clamorosi, come quando, per esempio, a Roussay interruppe la predica per entrare in una taverna vicina, dove, dopo aver rovesciato tutti i tavoli, costrinse i clienti a seguirlo in chiesa.
E proprio in Vandea, regione francese che sarà teatro del primo genocidio della storia moderna, fu protagonista di gesti clamorosi, come quando, per esempio, a Roussay interruppe la predica per entrare in una taverna vicina, dove, dopo aver rovesciato tutti i tavoli, costrinse i clienti a seguirlo in chiesa.
Spesso si scontrava pubblicamente con i borghesi e nobile protestanti, cosa che la maggior parte dei missionari solitamente evitava, e in alcuni casi queste discussioni portarono alla conversione degli interlocutori: Bénigne Pagès, una nobildonna protestante che insieme con altre persone aveva interrotto una predica del missionario bretone con lo scopo di deriderlo ed intimidirlo, scoppiò in lacrime di fronte alla santità di Montfort e dopo qualche tempo entrò nelle Clarisse.
Rendendosi conto che la sua vita non sarebbe durata ancora a lungo, pensò di dedicarsi al progetto che gli stava più a cuore, come scrisse in una lettera del dicembre 1770:
«[Desidero] continuamente con preghiere una piccola e povera compagnia di preti che [...] sotto lo stendardo e la protezione della Santissima Vergine Maria, vadano in maniera povera e semplice, a fare catechismo ai poveri della compagnia e ad incitare i peccatori alla devozione a Maria». Proprio per tale ragione fece ritorno al seminario di Saint-Sulpice a Parigi, nella speranza di trovare giovani sacerdoti che volessero unirsi a lui per la creazione di quella che chiamerà «Compagnia di Maria». Al seminario distribuì il Regolamento della Compagnia scritto nel 1713, a cui poi darà il nome di «Regola dei sacerdoti Missionari della Compagnia di Maria». Tale Regolamento prevedeva di fare voto di povertà e obbedienza ma anche la recita della cosiddetta «Preghiera infocata», orazione dove vengono descritti con una precisione impressionante i sacerdoti che andava cercando: sacerdoti speciali, ciascuno un autentico Alter Christus, idonei al Regno di Dio; e nel suo intento non possiamo non ricondurre il pensiero ad un altro fiero ministro di Dio che pensò, nel XX secolo, di riunire sacerdoti di tal fatta e di formarli secondo una scuola d'eccellenza, il vescovo Marcel Lefebvre (1905-1991).
La prima invocazione della Preghiera infocata è al Padre. A Dio l’autore chiede di suscitare uomini degni della Sua mano destra, quella di potenza e di benedizione. Si fa poi interprete di una supplica che va oltre se stesso e il proprio ambiente geografico, richiamando le preghiere e le invocazioni della misericordia di Dio di chi l’ha preceduto nel tempo addietro, nei secoli passati, manifestando chiaramente la compattezza della Chiesa che va oltre lo spazio e il tempo, nella perfetta comunione di santi. La Passione, il sangue versato, la morte di Cristo gridarono la misericordia del Padre e per mezzo di questo sangue, divino ed umano, l’umanità è stata redenta. Per mezzo poi della congregazione formata dai suoi ministri, figli di Maria Santissima, è possibile perpetrare la giustizia dell’Altissimo.
Come accade per ogni parola e azione ancorata alla Tradizione della Chiesa il tempo si polverizza e rimane il senso di eterna capacità di comprendere problemi e risoluzioni, ecco perché le espressioni montfortiane le sentiamo così vicine, seppur scritte nel XVIII secolo: «Hanno violato la tua legge è stato abbandonato il tuo vangelo, torrenti di iniquità dilagano sulla terra e travolgono perfino i tuoi servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, l’empietà siede in trono, il tuo santuario è profanato e l’abominio è giunto nel luogo santo. Signore, Dio giusto, lascerai nel tuo zelo, che tutto vada in rovina? Tutto diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra? Continuerai sempre a tacere e sempre pazienterai? […]. Non hai rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi amici un futuro rinnovamento della Chiesa?».
La preghiera al Figlio è esplicita richiesta di offrire alla Madonna una Compagnia di sacerdoti «per rinnovare ogni cosa. Così per mezzo di Maria concluderai gli anni della grazia, che hai inaugurato per mezzo di lei. Da’ figli e servi a tua Madre, altrimenti fammi morire!».
Montfort è drastico e non conosce rispetto umano, avanza richieste forti e audaci affinché nella Chiesa entri una milizia di Fede autentica e di provata virtù, degna di Cristo Re e di Maria Regina. Chiede uomini liberi, ripetendolo, con ritmo serrato e incalzante nella lingua sacra: Liberos! Liberi dai lacci del mondo, dai piaceri come dalle angustie, dalle soddisfazioni fuggitive alle preoccupazioni terrene. Liberi dalle briglie dello spazio e del tempo, dal possesso dei beni, liberi dai genitori, dai legami di sangue, «dagli amici secondo il mondo», per rimanere, quindi e implicitamente, legati solo agli amici d’anima, quelli che fra di loro si riconoscono perché si riconoscono in Dio e ne possiedono la luce, quella luce che viene dall’anima, che sazia, che dà ragione autentica alla vita. E gli amici d’anima la conoscono bene quella luce di appartenenza a Dio, riuscendo a vedere al di là delle ferite del peccato originale; per questo si riconoscono, incontrandosi indissolubilmente nell’Eterno, e la serenità si staglia nei loro occhi e nei loro volti, e quando ci si riconosce si sorride, perché si è nel Mistero del Creatore… gli amici d’anima, riflettendosi a vicenda, si individuano così bene da non aver bisogno di parole, riuscendo gioiosamente a riempire la vita di silenzio interiore ed esteriore.
Uomini liberi dalla propria volontà per essere uniti a quella di Dio. Uomini liberi, secondo il Sacro Cuore di Gesù, per abbattere i nemici come fece Davide «con in mano il bastone della Croce e la fionda del rosario».
Croce e rosario: le due armi di fronte alle quali il demonio indietreggia con paura. Uomini così liberi da essere sospinti dallo Spirito Santo e sempre pronti sull’attenti, pronti a tutto accettare per amore di Cristo, come fecero gli Apostoli e i martiri, veri figli di Maria, per la quale sono chiamati a nutrire una devozione saggia e santa, «affettuosa e non insensibile», così da poter aiutare la Beata Vergine a schiacciare la testa di Satana dovunque essi siano chiamati a svolgere il loro apostolato.
E non ci sono alternative per san Louis-Marie o la presenza di santi sacerdoti oppure la morte, «Mio Dio, non è meglio per me morire piuttosto che vederti ogni giorno così crudelmente e impunemente offeso e trovarmi sempre più nel pericolo di venire travolto dai torrenti di iniquità che ingrossano? Preferirei mille volte la morte!».
Allo Spirito Santo l’autore supplica di formare figli degni di Dio con Maria Santissima, fedele Sposa, generando così il Regno d’amore e di giustizia, il terzo e ultimo, dopo quello che si è concluso con il diluvio d’acqua e quello di Cristo in terra, terminato con «un diluvio di sangue». Prima l’acqua, poi il sangue, per giungere a quello ricolmo di fuoco del puro amore, portato da Cristo nel mondo, così caldo e ardente da convertire gli increduli, i pagani, i musulmani e gli ebrei. Montfort non era ecumenico, era cattolico. E, dunque, rivolgendosi allo Spirito Santo: «Invia sulla terra questo Spirito tutto fuoco e crea sacerdoti tutto fuoco! Dal loro ministero sia rinnovato il volto della terra e riformata la tua Chiesa».
Chiamati uno ad uno da Dio, questi sacerdoti creano una congregazione distintiva, non presuntuosi e orgogliosi, ma miti come agnelli, seppur vigili e prudenti da non farsi sopraffare dai lupi. Una compagnia di colombe ed aquile reali che volano più in alto di tanti corvi; api industriose che lottano contro calabroni aggressivi e maligni; cervi scattanti e spediti, che superano in un lampo le stanche tartarughe che rappresentano i pavidi uomini di Chiesa. Una legione di coraggiosi leoni tali da far impallidire e far fuggire vigliacche lepri: «Signore, raccoglici di mezzo ai popoli, radunaci, rendici uniti, perché sia pienamente glorificato il tuo nome santo e potente». Monfort cita il Salmo 68 del profeta Davide dove, in un linguaggio allegorico ed arcano, illustra la maestà divina e l’eredità alla quale sono destinati coloro che, con grande forza, «annunziano la lieta notizia», ovvero la Buona Novella. Missionari, dunque, pieni di zelo e di sapienza.
Umanamente comprensivi, per amore del prossimo, colmi e portatori di Fede, di Speranza e di Carità, perciò avranno «la bontà dell’uomo», ma portano il contrassegno dell’audacia del leone per lottare contro i demoni, l’energia e la robustezza del bue per riuscire a sopportare fatiche, sacrifici e privazioni, e avranno la scioltezza e la destrezza dell’aquila per poter contemplare l’Onnipotente. «Tali saranno i missionari che tu vuoi mandare nella tua Chiesa. Essi avranno un occhio d’uomo per il prossimo, un occhio di leone per i tuoi nemici, un occhio di bue per sé stessi e un occhio d’aquila per te».
La potenza della «Preghiera infocata»
Montfort è “pretenzioso” e dà vita, nella sua Preghiera infocata, ad un vortice di suppliche. È un crescendo di intensità, quasi, musicalmente parlando, come ascoltare una fuga di Johann Sebastian Bach. Chiede il dono della parola capace di incendiare i cuori, un’oratoria così incisiva, carica di Fede e di ragione da riuscire a piegare gli avversari, rendendo così evidente la Verità da farli tacere. Ma tale è opera divina, non può essere umana, infatti «Soltanto tu, re dei cieli e re dei re, separerai dalla massa questi missionari come altrettanti re». Re più candidi della neve, disposti a morire con Cristo sul Calvario e «Beati, molto beati, i sacerdoti da te prescelti e destinati a dimorare con te su questa montagna fertile e santa. Qui essi diventeranno re per l’eternità con il distacco dalla terra e l’elevazione in Dio». Saranno più bianchi dei manti nevosi perché uniti all’Immacolata Maria e potranno così, un giorno, essere trasfigurati con Cristo come accadde sul Monte Tabor.
L’autore invoca ancora lo Spirito Santo affinché non si dimentichi della compagnia sacerdotale, affermando che solo lo Spirito trinitario può edificare tale comunità con la Grazia, perché «Se l’uomo per primo vi porrà mano, non se ne farà nulla; se vi metterà qualcosa di suo, rovinerà e sconvolgerà tutto», non è forse accaduto così con il Concilio Vaticano II, quando l’uomo ha scelto di occupare il centro della scena?
San Louis-Marie convoca a rapporto generali e capitani disposti ad essere arruolati al cospetto del Dio degli eserciti: vorrebbe che il Signore adunasse, dai quattro angoli della terra, tutti i buoni sacerdoti, per diventare guardie del corpo di Cristo con il fine di proteggere la Chiesa, di difendere la gloria dell’Altissimo, di salvare anime e di salvaguardare l’unico ovile con uno e un solo pastore.
Cristina Siccardi
[Fonte: Tradizione Cattolica, n.3/2011]
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[1] Nel 1793, durante la Rivoluzione francese, si scatenò, nella terra della Vandea, il primo genocidio di Stato della storia occidentale. Il regime rivoluzionario di Parigi venne imposto con la forza nelle province di Francia ed ebbe in Vandea, la più cattolica di esse, la reazione più coraggiosa e gloriosa. I Blanchs (i vandeani) si contrapposero ai Blues (i giacobini): uniti a Dio e al Re, i contadini della Vandea, con i loro sacerdoti e i loro generali, si distinsero per la strenua difesa contro la dea ragione ed il principio deista dell’essere supremo; perciò, a causa del loro fermissimo Credo e della loro fedeltà monarchica, vennero massacrati. Per odio ideologico perirono, in quell’ecatombe, più di 30 mila abitanti, compresi gli infanti. I principali capi militari dell’Esercito cattolico e reale furono: Jacques Cathelineau (1759-1793), François-Athanase Charette de La Contrie (1763-1796), Charles Melchior Artus de Bonchamps (1760-1793), Maurice-Louis-Joseph Gigot d’Elbée (1752-1794), Louis Marie de Lescure (1766-1793), Henri du Vergier de La Rochejaquelein (1772-1794), Jean Nicolas Stofflet (1753-1796), Jacques Nicolas Fleuriot de La Fleuriais (1738-1824), Charles Sapinaud (1760-1829), Louis (1777-1815) e Auguste (1783-1868) du Vergier de La Rochejaquelein (entrambi fratelli di Henri de La Rochejaquelein), Charles d’Autichamps (1770-1859). Alcuni di questi valorosi e cattolici generali sono ricordati nella bellissima canzone di Jean Pax Méfret, Guerre de Vendée. Per approfondire: http://www.santiebeati.it/dettaglio/95458 (in santiebeati.it sono anche presentate i capi militari vandeani – è sufficiente digitare i loro nomi – periti in nome della Fede). [2] T. Rey-Mermet, Luigi Maria Grignion de Montfort. Il poeta mistico di Maria (1673-1716), Città Nuova, Roma 1988, p. 158.
La prima invocazione della Preghiera infocata è al Padre. A Dio l’autore chiede di suscitare uomini degni della Sua mano destra, quella di potenza e di benedizione. Si fa poi interprete di una supplica che va oltre se stesso e il proprio ambiente geografico, richiamando le preghiere e le invocazioni della misericordia di Dio di chi l’ha preceduto nel tempo addietro, nei secoli passati, manifestando chiaramente la compattezza della Chiesa che va oltre lo spazio e il tempo, nella perfetta comunione di santi. La Passione, il sangue versato, la morte di Cristo gridarono la misericordia del Padre e per mezzo di questo sangue, divino ed umano, l’umanità è stata redenta. Per mezzo poi della congregazione formata dai suoi ministri, figli di Maria Santissima, è possibile perpetrare la giustizia dell’Altissimo.
Come accade per ogni parola e azione ancorata alla Tradizione della Chiesa il tempo si polverizza e rimane il senso di eterna capacità di comprendere problemi e risoluzioni, ecco perché le espressioni montfortiane le sentiamo così vicine, seppur scritte nel XVIII secolo: «Hanno violato la tua legge è stato abbandonato il tuo vangelo, torrenti di iniquità dilagano sulla terra e travolgono perfino i tuoi servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, l’empietà siede in trono, il tuo santuario è profanato e l’abominio è giunto nel luogo santo. Signore, Dio giusto, lascerai nel tuo zelo, che tutto vada in rovina? Tutto diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra? Continuerai sempre a tacere e sempre pazienterai? […]. Non hai rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi amici un futuro rinnovamento della Chiesa?».
La preghiera al Figlio è esplicita richiesta di offrire alla Madonna una Compagnia di sacerdoti «per rinnovare ogni cosa. Così per mezzo di Maria concluderai gli anni della grazia, che hai inaugurato per mezzo di lei. Da’ figli e servi a tua Madre, altrimenti fammi morire!».
Montfort è drastico e non conosce rispetto umano, avanza richieste forti e audaci affinché nella Chiesa entri una milizia di Fede autentica e di provata virtù, degna di Cristo Re e di Maria Regina. Chiede uomini liberi, ripetendolo, con ritmo serrato e incalzante nella lingua sacra: Liberos! Liberi dai lacci del mondo, dai piaceri come dalle angustie, dalle soddisfazioni fuggitive alle preoccupazioni terrene. Liberi dalle briglie dello spazio e del tempo, dal possesso dei beni, liberi dai genitori, dai legami di sangue, «dagli amici secondo il mondo», per rimanere, quindi e implicitamente, legati solo agli amici d’anima, quelli che fra di loro si riconoscono perché si riconoscono in Dio e ne possiedono la luce, quella luce che viene dall’anima, che sazia, che dà ragione autentica alla vita. E gli amici d’anima la conoscono bene quella luce di appartenenza a Dio, riuscendo a vedere al di là delle ferite del peccato originale; per questo si riconoscono, incontrandosi indissolubilmente nell’Eterno, e la serenità si staglia nei loro occhi e nei loro volti, e quando ci si riconosce si sorride, perché si è nel Mistero del Creatore… gli amici d’anima, riflettendosi a vicenda, si individuano così bene da non aver bisogno di parole, riuscendo gioiosamente a riempire la vita di silenzio interiore ed esteriore.
Uomini liberi dalla propria volontà per essere uniti a quella di Dio. Uomini liberi, secondo il Sacro Cuore di Gesù, per abbattere i nemici come fece Davide «con in mano il bastone della Croce e la fionda del rosario».
Croce e rosario: le due armi di fronte alle quali il demonio indietreggia con paura. Uomini così liberi da essere sospinti dallo Spirito Santo e sempre pronti sull’attenti, pronti a tutto accettare per amore di Cristo, come fecero gli Apostoli e i martiri, veri figli di Maria, per la quale sono chiamati a nutrire una devozione saggia e santa, «affettuosa e non insensibile», così da poter aiutare la Beata Vergine a schiacciare la testa di Satana dovunque essi siano chiamati a svolgere il loro apostolato.
E non ci sono alternative per san Louis-Marie o la presenza di santi sacerdoti oppure la morte, «Mio Dio, non è meglio per me morire piuttosto che vederti ogni giorno così crudelmente e impunemente offeso e trovarmi sempre più nel pericolo di venire travolto dai torrenti di iniquità che ingrossano? Preferirei mille volte la morte!».
Allo Spirito Santo l’autore supplica di formare figli degni di Dio con Maria Santissima, fedele Sposa, generando così il Regno d’amore e di giustizia, il terzo e ultimo, dopo quello che si è concluso con il diluvio d’acqua e quello di Cristo in terra, terminato con «un diluvio di sangue». Prima l’acqua, poi il sangue, per giungere a quello ricolmo di fuoco del puro amore, portato da Cristo nel mondo, così caldo e ardente da convertire gli increduli, i pagani, i musulmani e gli ebrei. Montfort non era ecumenico, era cattolico. E, dunque, rivolgendosi allo Spirito Santo: «Invia sulla terra questo Spirito tutto fuoco e crea sacerdoti tutto fuoco! Dal loro ministero sia rinnovato il volto della terra e riformata la tua Chiesa».
Chiamati uno ad uno da Dio, questi sacerdoti creano una congregazione distintiva, non presuntuosi e orgogliosi, ma miti come agnelli, seppur vigili e prudenti da non farsi sopraffare dai lupi. Una compagnia di colombe ed aquile reali che volano più in alto di tanti corvi; api industriose che lottano contro calabroni aggressivi e maligni; cervi scattanti e spediti, che superano in un lampo le stanche tartarughe che rappresentano i pavidi uomini di Chiesa. Una legione di coraggiosi leoni tali da far impallidire e far fuggire vigliacche lepri: «Signore, raccoglici di mezzo ai popoli, radunaci, rendici uniti, perché sia pienamente glorificato il tuo nome santo e potente». Monfort cita il Salmo 68 del profeta Davide dove, in un linguaggio allegorico ed arcano, illustra la maestà divina e l’eredità alla quale sono destinati coloro che, con grande forza, «annunziano la lieta notizia», ovvero la Buona Novella. Missionari, dunque, pieni di zelo e di sapienza.
Umanamente comprensivi, per amore del prossimo, colmi e portatori di Fede, di Speranza e di Carità, perciò avranno «la bontà dell’uomo», ma portano il contrassegno dell’audacia del leone per lottare contro i demoni, l’energia e la robustezza del bue per riuscire a sopportare fatiche, sacrifici e privazioni, e avranno la scioltezza e la destrezza dell’aquila per poter contemplare l’Onnipotente. «Tali saranno i missionari che tu vuoi mandare nella tua Chiesa. Essi avranno un occhio d’uomo per il prossimo, un occhio di leone per i tuoi nemici, un occhio di bue per sé stessi e un occhio d’aquila per te».
La potenza della «Preghiera infocata»
Montfort è “pretenzioso” e dà vita, nella sua Preghiera infocata, ad un vortice di suppliche. È un crescendo di intensità, quasi, musicalmente parlando, come ascoltare una fuga di Johann Sebastian Bach. Chiede il dono della parola capace di incendiare i cuori, un’oratoria così incisiva, carica di Fede e di ragione da riuscire a piegare gli avversari, rendendo così evidente la Verità da farli tacere. Ma tale è opera divina, non può essere umana, infatti «Soltanto tu, re dei cieli e re dei re, separerai dalla massa questi missionari come altrettanti re». Re più candidi della neve, disposti a morire con Cristo sul Calvario e «Beati, molto beati, i sacerdoti da te prescelti e destinati a dimorare con te su questa montagna fertile e santa. Qui essi diventeranno re per l’eternità con il distacco dalla terra e l’elevazione in Dio». Saranno più bianchi dei manti nevosi perché uniti all’Immacolata Maria e potranno così, un giorno, essere trasfigurati con Cristo come accadde sul Monte Tabor.
L’autore invoca ancora lo Spirito Santo affinché non si dimentichi della compagnia sacerdotale, affermando che solo lo Spirito trinitario può edificare tale comunità con la Grazia, perché «Se l’uomo per primo vi porrà mano, non se ne farà nulla; se vi metterà qualcosa di suo, rovinerà e sconvolgerà tutto», non è forse accaduto così con il Concilio Vaticano II, quando l’uomo ha scelto di occupare il centro della scena?
San Louis-Marie convoca a rapporto generali e capitani disposti ad essere arruolati al cospetto del Dio degli eserciti: vorrebbe che il Signore adunasse, dai quattro angoli della terra, tutti i buoni sacerdoti, per diventare guardie del corpo di Cristo con il fine di proteggere la Chiesa, di difendere la gloria dell’Altissimo, di salvare anime e di salvaguardare l’unico ovile con uno e un solo pastore.
Cristina Siccardi
[Fonte: Tradizione Cattolica, n.3/2011]
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[1] Nel 1793, durante la Rivoluzione francese, si scatenò, nella terra della Vandea, il primo genocidio di Stato della storia occidentale. Il regime rivoluzionario di Parigi venne imposto con la forza nelle province di Francia ed ebbe in Vandea, la più cattolica di esse, la reazione più coraggiosa e gloriosa. I Blanchs (i vandeani) si contrapposero ai Blues (i giacobini): uniti a Dio e al Re, i contadini della Vandea, con i loro sacerdoti e i loro generali, si distinsero per la strenua difesa contro la dea ragione ed il principio deista dell’essere supremo; perciò, a causa del loro fermissimo Credo e della loro fedeltà monarchica, vennero massacrati. Per odio ideologico perirono, in quell’ecatombe, più di 30 mila abitanti, compresi gli infanti. I principali capi militari dell’Esercito cattolico e reale furono: Jacques Cathelineau (1759-1793), François-Athanase Charette de La Contrie (1763-1796), Charles Melchior Artus de Bonchamps (1760-1793), Maurice-Louis-Joseph Gigot d’Elbée (1752-1794), Louis Marie de Lescure (1766-1793), Henri du Vergier de La Rochejaquelein (1772-1794), Jean Nicolas Stofflet (1753-1796), Jacques Nicolas Fleuriot de La Fleuriais (1738-1824), Charles Sapinaud (1760-1829), Louis (1777-1815) e Auguste (1783-1868) du Vergier de La Rochejaquelein (entrambi fratelli di Henri de La Rochejaquelein), Charles d’Autichamps (1770-1859). Alcuni di questi valorosi e cattolici generali sono ricordati nella bellissima canzone di Jean Pax Méfret, Guerre de Vendée. Per approfondire: http://www.santiebeati.it/dettaglio/95458 (in santiebeati.it sono anche presentate i capi militari vandeani – è sufficiente digitare i loro nomi – periti in nome della Fede). [2] T. Rey-Mermet, Luigi Maria Grignion de Montfort. Il poeta mistico di Maria (1673-1716), Città Nuova, Roma 1988, p. 158.
2 commenti:
Quando vado a Parigi prego ogni volta nella Basilica dove San Louis-Marie Grignion de Montfort, ha celebrato la sua prima Messa. È sempre un momento molto commovente!
sono le gemme lasciate dai santi della Chiesa, che a volte si dimostrano essere risorsa preziosissima per dare alimento e nutrimento alla propria Fede.
E' un tesoro grande che va sempre riscoperto e a cui è prezioso attingere e che la Tradizione ci consegna.
Se pensiamo che figure come il curato d'Ars, ad esempio, sono considerate 'modelli' per i sacerdoti solo dal Papa, che del resto non ha fatto altro che sottolineare di questo sacerdote secondo il cuore di Dio gli atti più fecondi del munus sanctificandi proprio dei sacerdoti: la celebrazione del Santo Sacrificio, l'Adorazione, la Penitenza, alla quale attendere con la stesa pazienza di Dio.
Se certe cose ai "cristiani adulti" di oggi sembrano superate: cose d'altri tempi, è perché si è perso il significato profondo, metafisico, soprannaturale, di ciò che accade e che è funzione propria della Chiesa di Cristo...
In questa esasperata ricerca di "nuovi linguaggi" perché si è perso il "sapore Vivo" della Parola e "nuovi metodi" e tecniche di evangelizzazione perché non si confida più nell'azione dello Spirito, quasi fosse condizionato all'efficienza e all'appetibilità esteriore e non al contenuto dell'Annuncio, c'è tutto il dramma di questo oscuro momento.
E, tuttavia, il Signore non fa mai mancare la Sua Grazia a chi "rimane" fedelmente ancorato a Lui.
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