Ricevo e pubblico con condivisione ed interesse, su invito dell'autore, un articolo di Don Pierpaolo Maria Petrucci, appena apparso sul Sito italiano della Fraternità di San Pio X, che richiama e completa le nostre precedenti riflessioni sul tema.
Il 2 dicembre scorso sull’osservatore Romano appariva un articolo di Fernando Ocáriz sull’ adesione al concilio Vaticano II.
Mons Ocáriz ha fatto parte della commissione incaricata dalla Congregazione per la dottrina della fede per i colloqui che si sono svolti durante circa un anno e mezzo con i rappresentanti della Fraternità San Pio X.
Il fatto che l’Osservatore Romano dedichi questo spazio all’argomento, mostra quanto sia attuale il dibattito sul concilio, riaperto dalle recenti pubblicazioni di Mons. Gherardini[1] (vedi anche - e ancora), Roberto de Mattei (vedi anche), Gnocchi e Palmaro e, ultimamente padre Serafino Lanzetta (vedi anche). Si è toccato un mito e le critiche non vengono più soltanto dalla Fraternità San Pio X ma anche da personalità riconosciute ufficialmente nella Chiesa.
Nell’articolo Mons Ocáriz ribadisce e conferma che nel Vaticano II il magistero non è stato esercitato “mediante il carisma dell’infallibilità”. Ma poi l'autore afferma che magistero non infallibile “non significa che esso possa essere considerato «fallibile» nel senso che trasmetta una «dottrina provvisoria» oppure «autorevoli opinioni». Ogni espressione di magistero autentico va recepita come è veramente: un insegnamento dato da Pastori che, nella successione apostolica, parlano con il «carisma della verità» (Dei verbum, n. 8), «rivestiti dell’autorità di Cristo» (Lumen gentium, n. 25), «alla luce dello Spirito Santo» (Ibidem).
Indubbiamente la chiesa ci insegna che il magistero autentico richiede “ossequio religioso della volontà e dell’intelletto”.[2] Tale assenso però non è più fondato sull’autorità di Dio che rivela e assiste la Chiesa nel magistero infallibile, ma unicamente sulla prudenza. Si è tenuti ad accettare ossequiosamente in spirito di fede ciò che la suprema autorità propone, per il rispetto che le si deve e perché, anche se non assistita infallibilmente nel caso preciso, ha tutte le competenze per insegnare e quindi è degna di credibilità.[3]
Ma generalmente i teologi sono d’accordo per affermare che un errore è possibile nel magistero non infallibile e semplicemente autentico, come lo mostra nei suoi articoli Xavier da Silveira.[4] Questa possibilità si è poi già verificata storicamente nella Chiesa.[5]
In tali circostanze è lecito chiedere spiegazioni all’autorità competente e perfino sospendere l’assenso quando si constata una contraddizione con ciò che è insegnato già in maniera infallibile.[6]
Detto questo ci si può chiedere se l'insegnamento del Concilio Vaticano II benché non infallibile, possa definirsi come magistero autentico.
Parlando di magistero occorre distinguere il soggetto dal modo di insegnamento e dal contenuto.
Il Papa ed i vescovi in un concilio legittimamente riunito, come fu il Vaticano II, sono il supremo soggetto del magistero e questo è fuori discussione.
Quanto al modo di insegnamento del concilio, è molto rivelatrice la spiegazione che Paolo VI dà nella sua enciclica Ecclesiam suam, del 6 agosto 1964: «...Andate, dunque, istruite tutte le genti, è l’estremo mandato di Cristo ai suoi Apostoli. Questi nel nome stesso di Apostoli definiscono la propria indeclinabile missione. Noi daremo a questo interiore impulso di carità, che tende a farsi esteriore dono di carità, il nome, oggi diventato comune, di dialogo. La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio (nn.66-67). Questo dialogo esclude altre forme anche legittime di rapporto con “il mondo”, che hanno caratterizzato la Chiesa del passato: (nn. 80-81)».
Si tratta quindi non più di insegnare ma di dialogare, escludendo le altre forme di rapporto con il mondo, cioè il modo tradizionale di porsi della Chiesa come colei che insegna, trasmette la verità che ha ricevuto dalla Tradizione.
Come fa notare Mons. Ocariz, per quel che concerne il contenuto dell’insegnamento del concilio, sono di fede le verità già insegnate come tali dal precedente Magistero infallibile.
Le nuove dottrine invece, in contrasto con la Tradizione, non si possono attribuire al magistero della Chiesa ma a questo nuovo modo di porsi con il mondo che si può chiamare solo in senso lato “magistero” poiché non vi è più l’intenzione di insegnare ma appunto di dialogare[7].
Pretendere di attribuire un’autorità magisteriale a documenti ambigui o in aperto contrasto con l’insegnamento tradizionale della Chiesa e voler imporli come dottrina cattolica, diventa dell’autoritarismo a cui ogni cattolico, in ossequio alla fede di sempre e per amore alla Chiesa, può e deve resistere.
Don Pierpaolo Maria Petrucci
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[1] Mons. Gherardini ha pubblicato fra l’altro una bella risposta all’ articolo di Mons. Ocariz sulla rivista “Disputationes theologicae”. [vedi anche nostro dibattito qui - qui e qui ]
[2] Per esempio Pio IX (Quanta cura)
[3] Padre Dublanchy, Dictionnaire de Théologie Catholique, art. Infaillibilité du pape col 1711-1712
[4] Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira, L’autorità dottrinale di documenti pontifici e conciliari.
[5] Apologia della Tradizione, Roberto de Mattei; Lindau 2011, parte I
[6] Da Silveira op. cit.
[7] Don Mauro Tranquillo, quale autorità per il Concilio Vaticano II, La Tradizione Cattolica, n° 70
25 commenti:
Se il contenuto è erroneo o ambiguo nella formulazione, non è colpa dello Spirito Santo che, evidentemente, non era respondabile in quel momento della verità dell'asserto.
La volontà di conferir valore vincolante ad ogni documento o dichiarazione o affermazione del Vaticano II è frutto di un eretico infallibilismo.
Il Vaticano II non ha canoni: io so che nei canoni c'è sicuramente l'infallibilità. Le posizioni teologiche che a quelle conclusioni portano posson anche esser differenti, ma partono da Dio eD a Dio tornano. E comunque non il processo argomentativo è necessariamente infallibile, certamente è plausibile.
Il V.II è in tutti i suoi documenti discorsivo, argomentativo in campo teologico - di un'equivoca teologia - e quindi lascia il tempo che trova.
Magistero supremo della Chiesa?
Nella forma apparente - i vescovi uniiti al papa nel concilio - sì, nessuno lo nega.
Il problema è nel contenuto dei documenti sfornati: lo Spirito non ha la lingua biforcuta. Quel che prima era obbligante lo resta, le nuove dottrine senz'avallo del canone che le riconduca alla Sacra Tradizione o le legittimi con l'Autorità Apostolica,son fallibili. Il che non significa che necessariamente sian fallibili, ma posson esserlo. Da qui la necesità di discerner il grano dal loglio.
Quel che prima era obbligante lo resta, le nuove dottrine senz'avallo del canone che le riconduca alla Sacra Tradizione o le legittimi con l'Autorità Apostolica,son fallibili. Il che non significa che necessariamente sian fallibili, ma posson esserlo. Da qui la necesità di discerner il grano dal loglio.
Questa è la conclusione di una logica aletica incontrovertibile, a meno che non si sia irreparabilmente ideologizzati.
In un intervento di ieri, 'i fatti' affermava (ritengo giustamente): tutti gli scempi continueranno senza freni in nome del dio-Concilio, a tutto danno della Fede dei semplici, cioè culturalmente e giuridicamente inermi (99% dei cattolici).
Tale percentuale - di cui faccio chiaramente parte - mi pare abbastanza prossima alla realtà.
Afferma (anch' egli giustamente) Don Pierpaolo Maria Petrucci:
Pretendere di attribuire un’autorità magisteriale a documenti ambigui o in aperto contrasto con l’insegnamento tradizionale della Chiesa e voler imporli come dottrina cattolica, diventa dell’autoritarismo a cui ogni cattolico, in ossequio alla fede di sempre e per amore alla Chiesa, può e deve resistere.
Ora. Considerato che neppure dopo infiniti botta e risposta tra personaggi dello spessore di mons. Gherardini, padre Cavalcoli, il prof. De Mattei, padre f.i. Lanzetta, ecc... la questione relativa al Concilio è ancora oggi nemmeno lontanamente vicina ad un barlume di chiarezza, mi chiedo di quali elementi mai 'ogni cattolico' potrebbe disporre per 'resistere'.
Non dico questo per trovare una falla in quanto affermato da Don Pierpaolo Maria Petrucci, quanto per una sorta di personale abbattimento nell'osservare quanto accade.
La Fede sembra quasi oramai ridotta a pura accademia.
La mia anima è forse in pericolo perché ci sono cose del concilio che la mia ragione riconosce in discontinuità, del resto riconosciuta sia dal Papa sia pure mitigata dalla sua formula "continuità nella riforma", sia da Ocariz nell'articolo citato?
Dobbiamo pensare a un rischio di nuova scomunica per la Fraternità, se non si piega ad "accettare" sic et simpliciter il concilio?
Sarebbe un dramma non da poco, anche perchè allora siamo in molti ad essere a rischio di scomunica...
La Fede sembra quasi oramai ridotta a pura accademia.
Sono d'accordo, Stefano.
Anche perché, purtroppo, la "pastorale" porta da tutt'altra parte rispetto alla Tradizione e, finché si continuerà a parlarne solo tra di noi o negli ambiti di studio e riflessione - per di più con un forte embargo da parte di quelli che pilotano la "pastorale" -, non si può sperare di incidere neppure su questa generazione di credenti. E lo iato, non solo generazionale, ma anche dottrinale e spirituale, non potrà che aumentare drammaticamente...
Ciò che ne soffre è proprio la "salus animarum" e secondo me è terribile sia a pensarsi che a viversi!
Dobbiamo pensare a un rischio di nuova scomunica per la Fraternità, se non si piega ad "accettare" sic et simpliciter il concilio?
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Questo è il vero rischio! Questa volta però se verrà impartita la scomunica, verrà fatta non alla Fraternità in quanto tale, ma a tutta la Chiesa Cattolica a tutti i fedeli vivi e morti fino al 1952.
Prepariamoci è una ipotesi, poi non troppo assurda, ma questa volta questa scomunica non potrà nascondersi dietro cavilli canonici "Ordinazione di Vescovi senza permesso" ma sulla scomunica di una Dottrina Eterna e vera commissionata dal Dio Concilio.
Come resistere, domanda dubbioso, e giustamente, Stefano.
Prima con la preghiera, poi con l'aiuto caritatevole e mai arrogante a chi possiamo avvicinare nella nostra piccola cerchia. Sapessi quanti in fondo, anche sacerdoti, si pongon i nostri stessi problemi, ma tacciono per un malinteso rispetto. Però, quando gli parli a cuore aperto, aprono il loro anch'essi.
Inoltre abbiamo la Fede.
Lasciamo perder le scomuniche, almeno per ora non ne vedo in prospettiva. Se le son levate tra i vertici Cattolici e Ortodossi! E poi per poter esser messi fuori della comunione ecclesiale dobbiamo compiere atti gravissimi di rottura.
Ora come fa ad esser in pericolo la nostra anima se noi aderiamo a tutte le Verità che la Chiesa ci ha insegnato ed ha professato per secoli? Quel che non ci convince son pagine equivoche del concilio e della prassi seguente.
Come più volte ho ripetuto, i cattolici hann'il diritto-dovere di avanzar dubbi e perplessità, sino a che le dottrine che appaion alla coscienza ed alla retta ragione contrastanti col Magistero infallibile precedente non verranno imposte come da tenersi definitivamente.
Voglion l'ossequio? Il Magistero deve aver l'ossequio leale, ma non cieco e assoluto che è richiesto solo se è esplicitamente de fide. L'ossequio va al soggetto del Magistero, senmpre, ma se l'oggetto è equivoco è la carità che ci spinge a segnalarlo.
Insomma: in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas.
In conclusione: se il Vaticano II niente ha cambiato della dottrina della Chiesa,m come si sbraccian a dir papi e cardinali, si è cattolici anche senza le dottrine del Vaticano II che san di novità quanto meno equivoca.
Certamene per una Congregazione religiosa, come la Fraternità i problemi son ben più pesanti: i suoi membri han responsabilità che noi non abbiamo. Dovranno decidere loro se continuare la battaglia "dentro" con precise garanzie per il loro apostolato.
Con tali garanzie sarebbero un forte sostegno alla Chiesa tutta.
Io me lo auguro. Con la docilità filiale e con l'amore paterno, anche questo lo ripeto in continuazione, gli steccati cadono.
...precise garanzie per il loro apostolato.
davvero ? mah...mi piacerebbe sapere quali e da chi verranno queste precise garanzie: da persone che usano il solito linguaggio ambiguo, che dicono "Prima accettate il concilio, così com'è, poi (casomai) lo discuterete" ? è affidabile una simile proposta ? non è palese la sua insidiosità ? non è chiaro il raggiro che contiene ?
Se si parte del principio che la S. Sede tende semplicemente al raggiro era perfettamente inutile iniziare i colloqui.
Le garanzie contro il dispotismo dei vescovi saran date dallo statuto canonico.
Ora il problema è quali punti del preambolo siano inaccettabili dalla Fraterntità e quali accettabili. Quali riserve della Fraternità siano accettabili dalla S. Sede e quali no. Siccome niente sappiamo il giudizio è prematuro. Se poi volete che la S. Sede dica: "Mons. Fellay, Lei ha ragione, la vera Chiesa siete voi e il Papa non è vero Papa", allora fatevi una chiesa tutta vostra.
L'accettazione del concilio non preclude affatto la discussione su punti da chiarire: accettazione con riserva e libertà di espor queste riserve e cercar insieme la giusta interpretazione e la nuova formulazione più corretta di certe asserzioni di un magistero autentico non obbligante. Il Papa sembra disponibile.
in dubiis libertas,
ma allora, la cosa mi sembra chiara:
se il concilio permane tuttora avvolto da ambiguità e il papa attuale non pare intenzionato a chiarire i dubbi, finora, vuol dire che siamo tutti liberi, non siamo vincolati da nessuna obbedienza a questo mitico concilio.
Allora perchè affannarsi tanto a discuterne ?
I casi sono due:
- o esso è determinante per essere cattolici e mantenere la Fede
- o non lo è affatto:
nel 1) i pastori, il Papa in primis, hanno l'urgentissimo dovere di docenza, dopo 46 anni di equivoci e tremende derive dottrinali, di spiegarci questo oscuro concilio, affinchè ci serva a mantenere la Fede;
nel 2) se non è determinante, se possiamo tranquillamente ignorarlo, a che serve intavolare infinite discussioni per analizzarlo e distinguerne i diversi punti e passaggi a cui dare o non dare assenso ?
e perchè poi questa analisi non è stata fatta da subito, e si continua a rinviarla, mentre la Fede continua a degradarsi, anzi adulterarsi con eresie propagate con "promozione" ufficiale, come vediamo ?
....
Ester
Intanto però, mentre pazientemente (e invano) aspettiamo i famosi chiarimenti (tra Vero/falso, tradizionale/innovativo, continuo/discontinuo) è evidente che noi che vogliamo seguire la Tradizione, siamo costretti a subire i continui soprusi che proprio in nome del concilio ci vengono fatti, e ci abbindolano dicendo che dobbiamo essere "fedeli al concilio" (non tanto a Nostro Signore e al Vangelo, ma proprio al concilio); la stessa posizione ricattatoria a cui è esposta la FSSPX la subiamo tutti quanti, giornalmente nelle parrocchie, dove ci obbligano a udire parlare della storia passata, della Dottrina, dei Santi, della Tradizione ATTRAVERSO gli occhiali del concilio...quindi vedendo che tutta la storia di "prima" è superata, non ci riguarda più, perchè dopo il concilio è iniziata una nuova era, che rilegge tutto il passato secondo il suo "verbo" innovativo: tutte le cose di prima hanno perso valore, soprattutto la SANTITA', la santificazione dell'anima, che non interessa più alcun sacerdote, stando alle omelie che sentiamo.
Nell'occasione della beatificazione di GPII abbiamo sentito dire (nella mia città) che la motivazione principale sta nel fatto che quel papa "ha saputo parlare con tutti": esaltazione dell'essere dialogante, trionfo del verbo conciliare, appunto.
Ora dunque si parla di ermeneutica della continuità della Chiesa attuale con quella ante-concilio, e che siamo tutti obbligati a crederla vera, ma senza che ci venga dimostrata, bisogna credere e basta, ad ogni caso di forte dubbio su nuove realtà contrastanti con la Tradizione, nonostante l'EVIDENZA, dobbiamo ripetere la frase "ermeneutica ecc..." senza capire nulla, andare contro la nostra stessa RAGIONE, come molti hanno osservato allarmati.
Non possiamo ragionare più. Ci fanno credere che solo se obbediamo al concilio, senza chiedere spiegazioni, siamo cattolici.
Se chiediamo spiegazioni, vuol dire che siamo ribelli e non ci fidiamo dei pastori.
Dare l'assenso dell'intelletto ad una Verità di Fede non vuol dire perdere la ragione: non era mai stato così. Invece oggi dobbiamo dare assenso a cose che vediamo palesemente irragionevoli, ma non si tratta di verità di fede, si tratta di un "pacchetto-concilio" che non sappiamo affatto che cosa contiene, ma tant'è:
prendere o lasciare, CONDIZIONE per ritenerci cattolici.
Questo vale per la FSSPX, ma vale anche per i gruppi stabili che chiedono la messa antica, che hanno dovuto firmare l'accettazione preventiva del concilio : ne ho sentito parlare nella mia zona, e la cosa mi ha provocato inquietudine e diffidenza, sembrandomi una specie di ricatto, e inducendomi a rinunciare ad unirmi a tali gruppi .....
ora perdonate il mio pessimismo di queste tormentate considerazioni, nate da osservazioni su una dura realtà degli ultimi tre anni, che non vede ancora sbocchi, ma piuttosto confusione e coartazioni dall'alto, in crescendo,... o meglio: con una mano si dà qualcosa e con l'altra si toglie, questa è la mia impressione.
Ester
Ma a me pare che gli unici che studiano e leggono il Concilio sono più i Tradizionalisti che i modernisti. E' evidente che giuridicamente e storicamente la FSSPX riconosca un concilio della Chiesa, ma capziosa è stato mettere nel preambolo citazioni tratte non da documenti magisteriali, diciamo, accettati da entrambi, ma citazioni tratte dal "NUOVO" Catechismo della Chiesa Cattolica che nel su interno ci sono 99 cose giuste e 3 ambigue, e 20 cose omesse rispetto al Catechismo precedente (cfr. Catechismo tridentino. Catechismo ad uso dei parroci, Roma, 1981, ed. Cantagalli, 640 pp., 24 €).
Detto questo la Cristi attuale è si della Chiesa tutta, ma in particolare del Papato, dei vertici della Chiesa. Fatima insegna che il messaggio riguarda il Papa, il Messaggio doveva essere letto e divulgato secondo la Madonna non dopo il 1960, e che la parte con la spiegazione, la famosa seconda busta, era per il Papa, e Pio XII, G23 e P6 non vollero leggerla per "non essere influenzati".
Non "influenzati" per non fare cosa?
Vedi, buona Ester, si discute perché c'è chi vuole imporr'il concilio come interamente dommatico. E siccome la gente semplice va dietro a questi predicatori ignoranti ed in mala fede, pur di discreditar coloro che non lo rigettan come figlio di Satana, ma voglion metter i giusti paletti,si cerca di far capir dove siano i limiti del concilio, dove il suo insegnamento valido alla luce della Tradizione.
Ecco, personalmente del concilio posso benissimo far a meno, non mi tocca minimamente nella mia fede: c'è stato, è un concilio della Chiesa, ma non ha cambiato dottrina. Non me ne fo più un problema. Ma non ci sono solo io e carità richiede che pensi anche agli altri, soprattutto a chi per le sue posizioni rette, basate sul magistero infallibile, soffre. E allora si dà man forte, con le nostre piccole forze.
Questo vale per la FSSPX, ma vale anche per i gruppi stabili che chiedono la messa antica, che hanno dovuto firmare l'accettazione preventiva del concilio
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il Summorum Pontificum, non prevede nessuna firma di accettazione del concilio!
vorrei sapere a quale commento altrui si sta riferendo l'anonimo delle 23.23
Cari Anonimi, non potreste almeno darvi un nick? Siete nati stanchi?
(noto che è sparita la seconda parte del mio commento, postata ieri sera....forse ricomparirà )
Ho un po' di fretta, e vorrei proporvi per ora solo alcuni link con testi interessanti riguardo al tema, aperto ormai su un discorso inesauribile (...e che temo finirà per diventare fine a se stesso, come ha espresso Stefano).
Il 1° (risalente ad aprile, ma sempre attualissimo) riguarda l'appello di un intellettuale cattolico, annoverato "Tra i "grandi delusi" da papa Benedetto XVI, citati in un servizio di www.chiesa ....: Enrico Maria Radaelli, filosofo dell'estetica, discepolo di Romano Amerio"
Un "grande deluso" rompe il silenzio. Con un appello al papa art. di Sandro Magister, il quale evidenzia che: "A questi papi e alla gerarchia cattolica nel suo insieme, egli [Radaelli] imputa di aver abdicato da un esercizio pieno del magistero, fatto di chiare definizioni e condanne, in nome di una vaga "pastorale" che avrebbe lasciato libero campo a confusione ed errori."
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Francesco Agnoli: il funesto ottimismo del Vaticano II
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La Chiesa è infallibile, ma il Vaticano II no di S. Magister, che sottolinera:
"E ha commesso errori, sostiene lo storico tradizionalista Roberto de Mattei. Continua la disputa pro e contro i papi che hanno guidato il Concilio e mettono in pratica le sue innovazioni ...."
Noto in part. qui:
È una "ermeneutica della riforma nella continuità" – parole di papa Ratzinger – che è rifiutata in blocco dai lefebvriani, ma che neppure soddisfa alcuni pensatori dell'area tradizionalista, sempre più delusi dall'attuale papa, come www.chiesa ha di recente documentato.
Uno dei punti sui quali il Concilio è caduto in errore, a giudizio di questi pensatori, è la libertà di religione affermata dalla dichiarazione "Dignitatis humanae".
Il più schietto nel denunciare lo strappo è l'anziano e stimato teologo Brunero Gherardini. In un suo libro di pochi mesi fa dal titolo in latino "Quæcumque dixero vobis", scrive senza mezzi termini che la "Dignitatis humanae" ha "rinnegato" e "ribaltato" l'insegnamento dei precedenti papi. E non in "decisioni storiche" di tipo pratico, ma in materia di fede."
(dunque: ci rendiamo conto della gravità della situazione? chi lo spiegherà ai piccoli fedeli, a cui viene ammannito ognidì il panem et circenses della Messa con offertorio "umanizzato"?)
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Esami d’infallibilità per il Vaticano II. Il quizzone del professor Martinetti
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e tanti altri appassionanti dibattiti sul medesimo tema, tutti sul blog "Settimo cielo" di S. Magister e su www.chiesa.espresso.repubblica.it
però.... ripeto:
Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur
Ester
ho postato un commento alcuni minuti fa, ma è sparito...
nello spam evidentemente.
Così è sparito anche il secondo di ieri sera.
Attendo che Mic gentilmente li riesumi. Grazie.
Ester
Dice E.M. RADAELLI A p. CAVALCOLI
DOMANDA (di P. Cavalcoli):
È ammissibile che lo sviluppo di una dottrina di fede o prossima alla fede già definita sia falso?
Caro padre Cavalcoli, lei per la verità avrebbe tanto voluto dire: "Non è ammissibile che lo sviluppo di una dottrina di fede o prossima alla fede già definita sia falso".
Invece la risposta è:
sì, lo sviluppo può essere falso, perché una premessa vera non porta necessariamente a una conclusione vera, ma può portare pure a una o più conclusioni false, tant’è che in tutti i Concili del mondo – persino nei dogmatici – si confrontarono le più contrastanti posizioni proprio a motivo di tale possibilità.
Per avere lo sperato sviluppo di continuità delle verità rivelate per grazia non basta essere teologi, vescovi, cardinali o papi, ma è necessario richiedere l’assistenza speciale, divina, data dallo Spirito Santo solo a quei Concili che, dichiarati alla loro apertura solennemente e indiscutibilmente a carattere dogmatico, tale divina assistenza se la sono garantita formalmente.
In tali soprannaturali casi avviene che lo sviluppo dato alla dottrina soprannaturale risulterà garantito come veritiero tanto quanto sono già state divinamente garantite come veritiere le sue premesse.
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chiaro e limpido, non vi pare ?
IN :
Una proposta per i cinquant'anni del Vaticano II
LA VIA SOPRANNATURALE PER RIPORTARE PACE TRA PRIMA E DOPO IL CONCILIO
di Enrico Maria Radaelli
sul blog "Settimo cielo" di S. Magister
(art. del giugno 2011)
Ester
vorrei sapere a quale commento altrui si sta riferendo l'anonimo delle 23.23
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a quello di Ester 22:04
Paolo
LA VIA SOPRANNATURALE PER RIPORTARE PACE TRA PRIMA E DOPO IL CONCILIO
Cara Ester,
mi risulta che E.M. Radaelli ha completato e perfezionato quel documento, che tra breve dovrebbe essere pubblicato.
Non potrà certo essere ignorato tra i vari input che arriveranno in occasione delle imminenti celebrazioni degli Anniversari dell'Assise conciliare.
Saremo tra i primi a recepire, commentare, elaborare...
È una "ermeneutica della riforma nella continuità" – parole di papa Ratzinger – che è rifiutata in blocco dai lefebvriani, ma che neppure soddisfa alcuni pensatori dell'area tradizionalista, sempre più delusi dall'attuale papa, come www.chiesa ha di recente documentato.
Cara Ester,
vedi quanto ne abbiamo dibattuto qui e anche qui - con ulteriori aspetti qui
La dichiarazione d'accettazione del Vaticano II di cui parla Ester era richiesta per ottener l'indulto
Quattuor abhinc annos di G. P. II.
I richiedenti la Messa di S. Pio V dovevano affermare la loro fedeltà al Papa e dichiarare, appunto, di non rigettare il Vaticano II.
Era il triste momento della più profonda crisi tra Fraternità e S. Sede che culminò nelle consacrazioni episcopali di mons. Lefebvre, e il Papa domandava fedeltà. Ma nessuno ha imposto l'accettazione pura e semplice del concilio; del resto a mons. Lefebvre fu concesso di discutere i punti controversi ed egli lo accettava letto alla luce della Tradizione. Dunque, io firmai per l'indulto dell'84, ne ottenni l'applicazione insieme ad altri amici, ma ho sempre liberamente manifestato il mio pensiero: nella Curia fiorentina tutti conoscon benissimo la mia posizione, sin d'allora. Leggono quel che scrivo, perché i miei articoli glieli mando io!
Grazie Dante Pastorelli per il chiarimento.
Sembra di capire, da ciò che dice Ester che si continua a chiedere ciò che il Summorum Pontificum non richiede più...
Non è richiesta nessuna dichiarazione. Si deve, comunque vigilare da parte del parroco o chi per lui, che i richiedenti non siano notoriamente eretici e/o scismatici.
I fedeli della S. Pio X, ad es. non sono mai stati considerati né eretici né scismatici, a meno che tali non si dichiarino.
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