Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 4 dicembre 2018

Scoperto l’anello di Ponzio Pilato, un’altra prova della storicità del prefetto dei Vangeli

L’anello di Ponzio Pilato e i Vangeli. L’importante scoperta è stata realizzata nel sito archeologico di Herodion, vicino a Gerusalemme. Un’altra conferma dell’esistenza storica di quel noto personaggio dei Vangeli.
Il nome “Pilato” è stato decifrato su un anello di bronzo ritrovato in scavi effettuati nel complesso archeologico dell’Herodion, vicino Betlemme in Cisgiordania. La notizia è stata data dal giornale israeliano Haaretz. Dopo un’opportuna pulizia, le immagini fotografiche hanno rilevato l’effigie di un un vaso di vino sovrastata da una scritta in greco, che è stata appunto tradotto con il nome del famoso prefetto romano.

Il collegamento con quel personaggio, così centrale nella fine della vita terrena di Gesù, è stato immediato. «Quel nome era raro nell’Israele di quei tempi. Non conosco nessun altro Pilato di quel periodo e l’anello mostra che era una persona di rango e benestante», ha affermato il prof. Danny Schwartz, responsabile della scoperta. Il sito archeologico in cui è stata effettuata la scoperta è lo stesso in cui nel 2015 è stato trovato il palazzo di Erode, dove avvenne anche il processo di Gesù guidato da Ponzio Pilato.

Pilato condannò Gesù di Nazareth alla morte in croce e la sua esistenza storica è dimostrata senza alcun ragionevole dubbio dalla convergenza di numerose testimonianze indipendenti. «La testimonianza convergente dei quattro vangeli, degli Atti degli Apostoli, di Flavio Giuseppe, di Filone, di Tacito e dell’iscrizione di Cesarea Marittima», ha infatti scritto il biblista J.P. Meier, «rendono almeno moralmente, se non scientificamente, certo che Ponzio Pilato fosse il governatore romano della Giudea negli anni 28-30 d.C.» (Un ebreo Marginale, vol 1, Queriniana 2006, p. 158).

Meier cita giustamente anche l’iscrizione di Cesarea Marittima, ovvero una sensazione scoperta del 1961 in cui per la prima volta è comparso il nome di Ponzio Pilato, abbinato al titolo di Praefectus Iudaeae. In quell’occasione si accertò che lo storico romano Tacito commise un errore in quanto definì Pilato come “procuratore” mentre i Vangeli si riferiscono a lui come il termine greco di heghemon, che era la designazione generica per gli incaricati imperiali e quindi valeva allo stesso modo sia per procuratore che per prefetto. Più storicamente attendibili i Vangeli di Tacito?

Se dunque l’esistenza storica di Ponzio Pilato non è più messa in discussione da nessuno, diversi studiosi contestano la storicità del ritratto che di lui emerge nei Vangeli, ovvero desideroso di rilasciare Gesù ma infine acquiescente nei riguardi delle richieste dell’élite più influente di Gerusalemme, cioè i sommi sacerdoti. Molti suppongono che gli evangelisti abbiano deformato la storia per interessi apologetici, cioè per presentare i primi cristiani “dalla parte di Roma”. Ma due eminenti studiosi come Craig A. Evans e NT Wright hanno respinto tale accusa mostrando in modo convincente che «se consideriamo il contesto politico e sociale della Palestina al tempo di Pilato, non dovrebbe affatto sorprenderci che quest’ultimo fosse riluttante a mettere a morte un profeta popolare proveniente dalla Galilea e i cui seguaci erano presenti in gran numero a Gerusalemme. Inchiodare Gesù ad una croce avrebbe potuto a tutti gli effetti aizzare una sommossa: cosa che Pilato sperava di evitare. Se Gesù non aveva fini militari, allora era poco più di uno scocciatore. Una sferzata e un po’ di prigione sarebbero stati sufficienti. Eppure no: i capi dei sacerdoti lo volevano morto. Pilato si sentì costretto a far loro il favore, ma solo dopo che fosse stato posto in chiaro che la decisione di ucciderlo non sarebbe stata sua» (Gli ultimi giorni di Gesù, San Paolo 2010, p. 33).

“Poco più di uno scocciatore”, pensava Pilato a proposito di Gesù. Talmente “scocciatore” che il nome di quel remoto prefetto romano è impresso in modo indelebile nella storia umana e oggi, oltre 2000 anni dopo, la notizia del ritrovamento di un anello con il suo nome è diventata d’interesse per milioni di persone in pochissimo tempo. Tutto grazie a quello “scocciatore”, che ha sconvolto l’esistenza dell’umanità anche in seguito a quella terribile decisione di Ponzio Pilato. [Fonte]

11 commenti:

irina ha detto...

"... i capi dei sacerdoti lo volevano morto..."

E' strano come questi ritrovamenti avvengano sempre a proposito!

Glória in excélsis Deo
et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.
Laudámus te,
benedícimus te,
adorámus te,
glorificámus te,
grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam,
Dómine Deus, Rex cæléstis,
Deus Pater omnípotens.
Dómine Fili Unigénite, Jesu Christe,
Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris,
qui tollis peccáta mundi, miserére nobis;
qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram.
Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis.
Quóniam tu solus Sanctus, tu solus Dóminus,
tu solus Altíssimus,
Jesu Christe, cum Sancto Spíritu: in glória Dei Patris.

mic ha detto...

Uomini bonae voluntatis e non "che il Signore ama". Che il Signore ami è scontato; ma "buona volontà" implica che deve entrare in campo, nel concreto, la risposta secondo la volontà del Signore e dunque la responsabilità. È vero che il Signore ama tutti, anche i peccatori, ma non il peccato che da Lui divide.... e che è stato espiato dal Figlio, ma il perdono che ne deriva esige il pentimento e la conversione e dunque una decisione consapevole e responsabile, indice di "buona volontà"....

irina ha detto...

Oggi alle ore 11 ora locale nella Chiesa di Santa Maria Goretti a Medison nel Wisconsin saranno celebrati i funerali del Vescovo Robert Morlino.
In Suo onore e in monito ai vivi:

Dies ìrae, dìes ìlla,
Solvet seclum in favìlla,
Teste David cum Sybìlla.

Quantus tremor est futùrus,
Quando Iùdex est ventùrus,
Cuncta stricte discussùrus.

Tuba, mirum spargens sonum,
Per sepùlchra regiònum,
Coget omnes ante thronum.

Mors stupèbit et natùra,
Cum resùrget creatùra,
Iudicànti responsùra.

Liber scriptus proferètur,
In quo totum continètur,
Unde mundus iudicètur.

Iudex ergo cum sedèbit,
Quidquid latet apparèbit,
Nil inùltum remanèbit.

Quid sum miser tunc dictùrus?
Quem patrònum rogatùrus,
Cum vix iùstus sit secùrus?

Rex tremèndae maiestàtis,
Qui salvàndos salva gratis,
Salva me, fons pietàtis.

Recordàre, Iesu pìe,
Quod sum càusa tuae vìae,
Ne me perdas ille dìe.

Quaerens me, sedìsti làssus;
Redemìsti crucem pàssus;
Tantus labor non sit càssus.

Iùste Iùdex ultiònis,
Donum fac remissiònis,
Ante dìem ratiònis.

Ingemìsco tamquam rèus;
Culpa rubet vultus mèus;
Supplicànti parce, Dèus.

Qui Màriam absolvìsti,
Et latrònem exaudìsti,
Mihi quoque spem dedìsti.

Preces meae non sunt dìgnae,
Sed tu bonus, fac benìgne,
Ne perènni cremer ìgne.

Inter oves locum praesta,
Et ab haedis me sequèstra,
Stàtuens in parte dèxtra.

Confutàtis malèdictis,
Flammis àcribus addìctis,
Vòca me cum benedìctis.

Oro supplex et acclìnis;
Cor contrìtum quasi cinis;
Gère curam mei fìnis.

Lacrimòsa dìes ìlla,
Qua resùrget ex favìlla,

Iudicàndus homo rèus,
Hùic èrgo pàrce Dèus;

Pìe Ièsu Dòmine,
Dòna eis rèquiem. Amen.


In quel dì che le Sibille,
E Davidde profetàr,
Si vedrà tutto in favìlle
L'universo consumar.
Qual tremor, quale spavento
L'Orbe tutto assalirà
Quando il Dio del Testamento
Giudicante a lui verrà.
Allo squillo della tromba
Ogni avel si schiuderà,
Onde il corvo e la colomba
Alla valle insieme andrà.
Si vedran Natura e Morte
In un punto istupidir,
Quand'innanzi al Vivo, al Forte
Dovrà ognuno comparir.
Si vedrà nel libro eterno
Il delitto e la virtù,
Onde il Cielo oppur l'Inferno
Avrà l'uom per quel che fu.
Ora, il Giudice sedente
Fra le nuvole del ciel,
Ai secreti d'ogni mente
Toglierà l'antico vel.
Fra l'orror di tanta scena
Qual soccorso implorerò,
Mentre salvo sarà appena
Chi da giusto i dì menò?
Tu che salvi chi s'aggrada,
Re tremendo in maestà,
Mi schiudi al ciel la strada,
Fonte eterno di bontà.
Che per noi prendesti carne
Ti rammenta, buon Gesù,
Onde allor abbi a salvarne
Dall'eterna schiavitù.
Per me fosti in croce esangue
Tra i dolor da capo a piè;
Il valor di cotanto sangue
Non sia vano allor per me.
Concedimi il perdono,
Giusto giudice ed ultòr,
Pria che a' piedi del tuo trono
Sperimenti il tuo furòr.
Peccator qual io mi veggo,
Copro il volto di rossor:
Tu dunque a me ch'el chièggo,
Dà benigno il tuo favor.
Da te assolta fu Maria,
Per te salvo fu il ladron,
Onde viva in me pur sia
La speranza del perdon.
Le mie preci, Nume eterno,
Non son degne, e chi no 'l sa?
Ma dal fuoco dell'Inferno
Tu mi scampa per pietà.
Ti dai capri mi dividi,
Di cui fìa Satànno il re,
Onde a destra co'i tuoi fidi
Trovi grazia innanzi a Te.
Condannati i maledetti
Alle fiamme ed ai sospìr,
Allor chiama co' dilètti,
Alla gloria dell'Empìr.
Il dolor che in questo seno
Il mio cor di già ammollì,
A pietà ti muova almeno
Nell'estremo de' miei dì.
Lagrimòso quel momento
Onde l'uomo peccator
Dall'ignìvomo tormento
Andrà innanzi al suo Signor.
Fra l'orror di tanto scempio,
Mostra, Dio, la tua virtù;
E il tuo sangue a pro dell'empio
Tutto impiega, buon Gesù.

Anonimo ha detto...

In un'epoca in cui il generale della Compagnia di Gesù -e presidente dell’Unione superiori generali (Usg)- fa carriera discettando dell'indisponibilità di registratori quando Gesù annunciava il Regno di Dio, non vorrete accalorarvi ancora con la faccenda della storicità...
Tutte le pezze giustificative storiche di esistenza di un "fatto" non aggiungerebbero uno iota alla possibile incertezza del "detto durante il fatto". Tanto è vero che il Vangelo (la mitica "Parola" incensata anche nelle liturgie parrocchiali, mitica proprio perché se ne fa un mito) viene addomesticato secondo l'interpretazione che conviene. E' di questi giorni l'immagine della Sacra Famiglia migrante a causa di Erode e respinta alle frontiere... Giuseppe andava a casa sua a motivo del censimento Di Augusto, ma che vuoi che sia... Non c'era il Televideo.
Pensare che Ponzio Pilato è citato ogni volta che si recita il Credo per dire che Gesù patì e morì crocifisso mentre lui governava: con la Vergine Maria è l'unico essere (solo) umano del Credo. Mentre nominando Maria ci si inchina per l'intervento dello Spirito santo, Pilato è il classico caso di spettatori che sono lì, ma non capiscono. Ebbe il sospetto, fu sul punto di prendere decisioni differenti, ma alla fine gestì secondo il secolo. E ora, nel tempo che non è affatto superiore allo spazio, ma che per lui pare non scorrere mai, resta lì, fissato al fatto e allo scritto (che fede redigere: la tavoletta del Titulus).
Non c'era nemmeno un cameraman.
Adesso che c'è anche un anello, si può dire lo stesso quel che si vuole di Pilato.
Il guaio grosso è che molti consacrati dicono quel che gli pare del Verbo incarnato.
La Sacra Famiglia a Betlemme era in fuga... E il ministro degli interni italiano li respinse. Oggi infatti non solo c'è il registratore e il cameraman, ma abbiamo internet, il cinema, la realtà virtuale, la fiction, gli effetti speciali... Vuoi mettere?!
Oggi un vescovo può fare catechesi ed esegesi biblica sostenendo che Sodoma non è stata affatto distrutta. Macché pioggia di fuoco e zolfo. Mica c'erano l'Aeronautica e i Giuliacci. Sarà stato qualcuno che festeggiava con troppi petardi, ma era una festa!

Anonimo ha detto...

Dalle visioni della Beata Anna Caterina Emmerick:
"Claudia Procla, la moglie del procuratore romano, osservava da una galleria segreta il corteo che conduceva Gesù da Erode. Profondamente turbata, inviò un domestico da Pilato perché desiderava parlargli.

Claudia era una donna di bell'aspetto, portava sul capo un velo che le scendeva sul dorso e un diadema fermava la sua folta capigliatura. Sul petto aveva un fermaglio prezioso che manteneva la lunga veste ad ampie pieghe.

La vidi parlare a lungo col suo sposo. Gli raccontò le meravigliose visioni che aveva avuto in sogno riguardo al Figlio di Dio. Era pallida in volto e scongiurò Pilato di non fare del male a Gesù.

Mentre Claudia raccontava a Pilato i sogni avuti quella notte, la maggior parte di essi passò davanti alla mia vista interiore.

La consorte di Pilato aveva visto i principali episodi della vita del Signore e aveva sofferto tutta la notte. Aveva appreso molte verità penose, come il massacro degli innocenti, la profezia di Simeone, la passione di nostro Signore e i dolori della sua santa Madre.

I nemici di Gesù si erano manifestati nel sogno visionario di Claudia sotto forme mostruose.

La donna stava vedendo molti miracoli e verità meravigliose, quando improvvisamente fu risvegliata dal rumore del corteo che conduceva Gesù attraverso il foro.

Nel vedere il Signore così sfigurato e maltrattato, il suo cuore ne fu assai sconvolto e mandò a chiamare Pilato.

Dopo aver ascoltato attentamente il racconto e la supplica della sua sposa, che si era espressa con tanta tenerezza, egli la rassicurò:

«Non ho trovato colpa in quest'uomo, perciò non emetterò nessuna condanna nei suoi confronti; ho riconosciuto la sua innocenza e la malizia degli Ebrei»

Come pegno della sua solenne promessa Pilato le diede un anello. Così si separarono.
(...)
Intanto Pilato era stato chiamato da un servo di Claudia Procla, la quale gli aveva rinviato l'anello da lui donato per rammentargli la promessa.

Dopo aver restituito il pegno alla sua consorte per assicurarla che avrebbe mantenuto la promessa, il procuratore ritornò sui loggione e ripeté:

«Insomma, chi volete che vi liberi: Barabba o Gesù?».

Con profondo stupore, egli udì un grido unanime:
«Noi vogliamo libero Barabba! »
(...)
Gesù rispose:

«Non avresti alcun potere su di me se non ti fosse con cesso dall'Alto. Perciò chi mi ha consegnato a te ha una colpa più grave».

Claudia Procla, timorosa per l'esitare del marito, gli ave va rinviato il pegno per ricordargli la promessa, ma questa volta Pilato le diede una risposta vaga, facendole sapere che si era affidato alla volontà degli dèi.
(...)
Dopo che Pilato ebbe pronunciato l'infame sentenza, la sua consorte gli restituì il pegno e si separò da lui per sempre. La sera stessa della sentenza la vidi uscire furtivamente dal suo palazzo e correre verso gli amici di Gesù; fu nascosta in un sotterraneo nella casa di Lazzaro, a Gerusalemme. Claudia Procla si fece cristiana e seguì san Paolo."

Mi piace pensare che l'anello ritrovato sia lo stesso di cui parla la Beata Emmerick. E se così fosse, mi emoziona pensare che quell'oggetto inanimato sia stato testimone della Passione di Nostro Signore e sia giunto fino a noi, come a simboleggiare la continuità del Suo sacrificio per noi.

fabrizio giudici ha detto...

Grazie per aver riportato la visione della Emmerick. Finita la lettura dell'articolo, mi sono subito posto un dubbio: ma perché l'anello di Pilato è stato trovato a Gerusalemme? Da quel poco che si sa della vita del romano, egli non finì la propria carriera (né la propria vita) a Gerusalemme; dunque l'anello avrebbe dovuto essere in qualche altro posto. A meno che...

Anonimo ha detto...


quello che sappiamo di sicuro su Ponzio Pilato

Risulta dai Vangeli, dalle fonti storiche ebraiche e romane. Il ritratto che ne fanno Filone Alessandrino e Flavio Giuseppe è negativo: un governante "venale, violento, rapinatore, angariatore e tirannico" (Filone). Il giudizio degli Ebrei può non essere del tutto obiettivo. Ma è sicuro che era un duro e che non amava gli Ebrei. Era un periodo di attese messianiche, di disordini e di rivolte. Pilato fece trucidare galilei ribelli (Lc 13,1) e samaritani ribelli o ritenuti tali perché unitisi ad un falso profeta.
Che fosse un tipo scorbutico risulta anche da Giovanni 18, 33 ss.: "..e chiamato Gesù gli domandò: Sei tu il Re dei Giudei? Gesù rispose: Dici questo da te o altri te l'hanno detto di me?. Disse Pilato: Son forse Giudeo? La tua nazione e i grandi Sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani: che hai fatto?. Gesù rispose: Il mio regno non è di questo mondo...".
Non gli mancava però il senso della giustizia, tant'è vero che voleva liberare Gesù avendo visto che era innocente. Ma cedette al ricatto dei Sinedristi, che minacciavano di denunciarlo a Cesare se avesse liberato l'accusato (falsamente) di ribellione, scaricando però su loro la colpa morale della condanna a morte del Messia.
Del ruolo della moglie nel processo a Gesù la storia non ci dice nulla ma esistono delle tradizioni, rintracciabili nelle fonti apocrife. Fu fatale a Pilato la strage dei samaritani. Fedeli a Roma protestarono presso l'imperatore e il legato di Siria, Vitellio, che aveva pieni poter per l'Oriente lo destituì, inviandolo a Roma a discolparsi presso l'imperatore. Era l'anno 36. "Quando Pilato giunse a Roma,trovò che Tiberio era morto (16 marzo 37). In che maniera finisse il condannatore di Gesù non è noto alla vera storia: è invece noto alla leggenda, che gli attribuisce mirabili avventure in questo e nell'altro mondo, e lo destinò talvolta al fondo dell'inferno e talvolta invece al paradiso come vero santo" (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Oscar Mond., par. 27, testo dal quale ho tratto le notizie su Pilato).
(Le visioni di Cat. Emmerich sono state riconosciute ufficialmente dalla Chiesa?)
H.

Anonimo ha detto...


Ma dove si legge il nome Pilato sull'anello?

Forse appare scritto in greco da destra a sinistra? In maiuscole? Non posso scrivere usando l'alfabeto greco nei commenti al blog.
G.

Anonimo ha detto...

Le visioni della Beata Anna Caterina Emmerich "scontano" il fatto di essere state riportate da Clemens Brentano, poiché la Beata era completamente analfabeta. Questo porta al dubbio di eventuali aggiunte o correzioni umane, che non si pone nel caso (cito un esempio fra tanti) del Diario di Santa Faustina Kowalska.
Va detto che la beatificazione da parte della Chiesa sembra suggerire che non si tratti di invenzioni o, peggio ancora, di deliri che mirino a sviare i fedeli dalla giusta devozione. Premetto l'obiezione: so che la Emmerich è stata beatificata per la sua devozione, la sua vita e le sue opere, ma inevitabilmente la sua parabola terrena si lega al suo misticismo e nelle cause di beatificazione la Chiesa non procede a compartimenti stagni.
Sul piano "terreno" va aggiunto che la casa di Maria a Efeso, sul quale la Chiesa Cattolica non si è ufficialmente pronunciata, ma che ha visto diversi Papi recarvisi a pregare, venne ritrovata grazie a un abbate francese che decise di seguire le indicazioni contenute nelle visioni della Beata.

Per le rivelazioni private, anche quelle approvate definitivamente, vale sempre il principio per cui ci si può credere oppure no e, nel caso in cui vi si creda, non devono MAI sostituire il Vecchio e Nuovo Testamento, il Magistero e la Tradizione.
Nel caso in questione colpisce però come la scoperta di questo anello possa adattarsi perfettamente al racconto della Emmerich.

Anonimo ha detto...


Il problema con le rivelazioni private autentiche quale può essere? Non che il soggetto che le prova si inventi o deliri ma che il soggetto che le trascrive (quando deve operare in questo modo) le trascriva fedelmente, senza equivocare o metterci del suo, magari solo per chiarire.
Tutta la vicenda della moglie di Pilato e dell'anello può esser vera naturalmente. Ma abbiamo bisogno di questi particolare, per credere e mantenere la fede?
Voglio dire questo: mi sembra "metodologicamente" pericoloso abituarsi ad allargare il campo della Rivelazione ricorrendo sistematiamente alle integrazioni fornite dalle rivelazioni private. Non si corre il rischio 1. di impelagarsi con una marea di rivelazioni private solo presunte o non autentiche, 2. di fabbricarsi una visione della Rivelazione che tende al personale e alla ricerca del particolare inedito ai fini della vera autenticità, anche solo basandosi su quelle autentiche o comunque ritenute di fatto tali.
Non ci dovrebbero bastare, in questo campo, quanto risulta dal Nuovo Testamento? Sappiamo che sarebbe venuta un'epoca di grave apostasia della Chiesa visibile prima del Ritorno di Cristo giudice. La presente epoca mostra indubbiamente un'apostasia diffusa nel clero. Potremmo quindi essere alla vigilia della Parousia. Ma potremmo anche non esserlo. Come si fa ad esser sicuri? La presente crisi, pur grave, potrebbe non essere quella finale.
Le rivelazioni private autentiche sembrano voler contenere soprattutto ammonimenti al clero, ai supremi pastori, e in genere vengono da essi disattese.

H.

Anonimo ha detto...

La posizione politica di Pilato non può essere capita bene se non la si colloca esattamente nel tempo collegandola a Seiano e all’imperatore Tiberio.

Tiberio morì quasi ottantenne nel 37. Intorno ai 65 anni di età si era stancato delle fatiche imposte dal ruolo di Cesare. Nel 26 si ritirò a Capri, vivendovi in modo amorale. A Roma come reggente e suo personale referente lasciò Elio Seiano, guadagnatosi tanta fiducia come ufficiale della Guardia Pretoriana.
Sappiamo da Tacito che dal 26 al 31 Seiano seppe disporre del potere favorendo clientele tramite l’esilio, l’arresto, il suicidio dei suoi oppositori e potenziali successori di Tiberio. Da plenipotenziario era prossimo a congiurare contro lo stesso Tiberio, quando a Capri l'imperatore fu informato delle intenzioni del suo intraprendente sottoposto.

Tiberio inviò allora un suo ambasciatore con una lunga lettera declamata davanti al Senato, presente Seiano. Tiberio, dopo un'introduzione che blandiva la vanità di Seiano, sviluppò il discorso lanciando una feroce denuncia contro Seiano e ordinandone l’arresto.
Seiano fu giustiziato il giorno stesso e colpito da damnatio memoriae a metà ottobre del 31. Anche i suoi figli furono condannati a morte.

Tra i favoriti di Seiano c’era Ponzio Pilato, divenuto prefetto di Giudea proprio dal 26. In ossequio alle idee di Seiano, Pilato procedette alla collocazione di immagini di Tiberio nel tempio ebraico a Gerusalemme (così riporta Giuseppe Flavio in Guerra giudaica II,9). Giuseppe Flavio racconta anche che Pilato confiscò delle offerte fatte da pii israeliti per finanziare opere pubbliche romane. Filone d’Alessandria scrive che Pilato propose di mettere un grande idolo nel santo dei santi, la parte più sacra del tempio a Gerusalemme.

Dopo l’eliminazione di Seiano, Tiberio premiava i pretoriani e le truppe in Siria che non erano stati fedeli al traditore. Tiberio aveva cominciato a rimuovere, dopo il blitz nell’autunno del 31 d.C., coloro che erano stati nominati da Seiano ed erano suoi alleati. Molti furono processati, torturati e giustiziati. In “Le vite di dodici Cesari” Svetonio descrive il crudele trattamento riservato agli alleati di Seiano. Tacito (Annali,VI,19) scrive che Tiberio ordinò di uccidere tutti coloro che si trovavano in prigione sotto l’accusa di complicità con Seiano. Fu una terribile carneficina.

Il nuovo corso anche nella provincia di Giudea arrivò nel mezzo della massiccia eliminazione degli ufficiali che Seiano aveva nominato. Funzionari come Pilato.
Il processo a Gesù accade nel 33, quando i più maliziosi contestatori dell’autorità di Pilato sapevano quali tasti toccare per rinfacciare a Pilato qualche debolezza di “amicizia a Cesare”, che in quell’epoca il prefetto non poteva assolutamente permettersi.

Perciò Pilato temette le grida di costoro. Nel Vangelo di Giovanni, cap. 19, si trova che i Giudei gridavano: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare”.