Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 24 dicembre 2018

Tempo di Natale e Sante Messe in Rito Antico a Pavia

Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso, e con ciò illustra senz’altro una realtà che vediamo quotidianamente. Ma esso ci dice anche che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio, entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e la trasmettono” (Benedetto XVI).
Giunga a voi ed alle Vostre famiglie, con queste parole, l'augurio sincero per la prossima festa di Natale e per il nuovo anno che sta per iniziare: il Signore Gesù ci conceda ogni giorno la grazia di vedere la Sua luce, "la luce vera che illumina ogni uomo", di accoglierla e di annunciarla a tutti nella concretezza delle nostre vicende quotidiane, con coraggio e gioia. Ecco il programma delle celebrazioni, con alcune variazioni importanti:
  • Martedì 25 dicembre, Natale del Signore: Santa Messa nella basilica di San Michele Maggiore, ore 9,30.
  • Domenica 30 dicembre "fra l'Ottava di Natale": Santa Messa a San Luca, ore 9,30.
  • Martedì 1° gennaio 2019, Ottava di Natale, Santa Messa a San Luca, ore 10,30.
  • Domenica 6 gennaio 2019, Epifania del Signore, Santa Messa a San Luca, ore 9,30.
Cordiali saluti!
don Fabio Besostri

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Le Antifone O

O Sapientia
O Adonai
O Radix Iesse
O Clavis David
O Oriens
O Rex gentium
O Emmanuel

Le iniziali, dopo la O, lette dall'ultima alla prima, formano l'acronimo: ERO CRAS
Sarò qui, domani.

E quell'O dice, insieme, l’invocazione e lo stupore.
Domanda inesausta e lieta certezza.
Franca Negri

Anonimo ha detto...

" L' albergatore di Betlemme aveva trovato posto per tutti, tranne che per il suo Salvatore e Creatore..
Non capiti anche a noi di fare altrettanto, di lasciare che la mente, il cuore, la coscienza, si ingombrino di mille pensieri senza sapienza, di mille desideri senza nobiltà e rettitudine, di mille preoccupazioni effimere e vane.
C'è il rischio che Colui che viene e picchia alla nostra porta interiore, non trovi più spazio nella nostra intelligenza, nei nostri affetti, nella nostra vita. "
CARD. G. BIFFI ( S. Natale 1999 )

irina ha detto...

. Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 volte)

O Bambino mio divino,

io ti vedo qui tremar;

o Dio beato!

Ahi quanto ti costò l'avermi amato! (2 volte)

2. A te, che sei del mondo il Creatore,

mancano panni e foco *, o mio Signore. (2 volte)

Caro eletto pargoletto,

quanto questa povertà

più m'innamora,

giacché ti fece amor povero ancora. (2 volte)

3. Tu lasci il bel gioir del divin seno,

per venire a penar su questo fieno. ** (2 volte)

Dolce amore del mio core,

dove amor ti trasportò?

O Gesù mio,

perché tanto patir? Per amor mio! (2 volte)

4. Ma se fu tuo voler il tuo patire,

perché vuoi pianger poi, perché vagire? (2 volte)

Sposo mio, amato Dio,

mio Gesù, t'intendo sì!

Ah, mio Signore!

Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 volte)

5. Tu piangi per vederti da me ingrato

dopo sì grande amor, sì poco amato!

O diletto del mio petto,

se già un tempo fu così,

or te sol bramo

Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo. (2 volte)

6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core

non dorme, no ma veglia a tutte l'ore

Deh, mio bello e puro Agnello

a che pensi? dimmi tu.

O amore immenso,

"un dì morir per te", rispondi, "io penso". (2 volte)

7. Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio

ed altro, fuor di te, amar poss'io? ***

O Maria, speranza mia,

s'io poc'amo il tuo Gesù,

non ti sdegnare

amalo tu per me, s'io nol so amare! (2 volte)

irina ha detto...

LA NOTTE SANTA

di Guido Gozzano


- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

irina ha detto...

Alessandro Manzoni IL NATALE

Qual masso che dal vertice
Di lunga erta montana,
Abbandonato all’impeto
Di rumorosa frana,
Per lo scheggiato calle 5
Precipitando a valle,
Batte sul fondo e sta;

Là dove cadde, immobile
Giace in sua lenta mole;
Nè, per mutar di secoli, 10
Fia che riveda il sole
Della sua cima antica,
Se una virtude amica
In alto nol trarrà:

Tal si giaceva il misero 15
Figliol del fallo primo,
Dal dì che un’ineffabile
Ira promessa all’imo
D’ogni malor gravollo,
Donde il superbo collo 20
Più non potea levar.

Qual mai tra i nati all’odio,
Quale era mai persona,
Che al Santo inaccessibile
Potesse dir: perdona? 25
Far novo patto eterno?
Al vincitore inferno
La preda sua strappar?

Ecco ci è nato un Pargolo,
Ci fu largito un Figlio: 30
Le avverse forze tremano
Al mover del suo ciglio:
All’uom la mano Ei porge,
Che si ravviva, e sorge
Oltre l’antico onor. 35

Dalle magioni eteree
Sgorga una fonte, e scende,
E nel borron de’ triboli
Vivida si distende:
Stillano mèle i tronchi 40
Dove copriano i bronchi,
Ivi germoglia il fior.

O Figlio, o Tu cui genera
L’Eterno, eterno seco;
Qual ti può dir de’ secoli: 45
Tu cominciasti meco?
Tu sei: del vasto empireo
Non ti comprende il giro:
La tua parola il fe’.

E Tu degnasti assumere 50
Questa creata argilla?
Qual merto suo, qual grazia
A tanto onor sortilla?
Se in suo consiglio ascoso
Vince il perdon, pietoso 55
Immensamente Egli è.

Oggi Egli è nato: ad Efrata,
Vaticinato ostello,
Ascese un’alma Vergine,
La gloria d’Israello, 60
Grave di tal portato:
Da cui promise è nato,
Donde era atteso uscì.

La mira Madre in poveri
Panni il Figliol compose, 65
E nell’umil presepio
Soavemente il pose;
E l’adorò: beata!
Innanzi al Dio prostrata,
Che il puro sen le aprì. 70

L’Angel del cielo, agli uomini
Nunzio di tanta sorte,
Non de’ potenti volgesi
Alle vegliate porte;
Ma tra i pastor devoti, 75
Al duro mondo ignoti,
Subito in luce appar.

E intorno a Lui, per l’ampia
Notte calati a stuolo,
Mille celesti strinsero 80
Il fiammeggiante volo;
E accesi in dolce zelo,
Come si canta in cielo,
A Dio gloria cantar.

L’allegro inno seguirono, 85
Tornando al firmamento:
Tra le varcate nuvole
Allontanossi, e lento
Il suon sacrato ascese,
Fin che più nulla intese 90
La compagnia fedel.

Senza indugiar, cercarono
L’albergo poveretto
Que’ fortunati, e videro,
Siccome a lor fu detto, 95
Videro in panni avvolto,
In un presepe accolto,
Vagire il Re del Ciel.

Dormi, o Fanciul; non piangere;
Dormi, o Fanciul celeste: 100
Sovra il tuo capo stridere
Non osin le tempeste,
Use sull’empia terra,
Come cavalli in guerra,
Correr davanti a Te. 105

Dormi, o Celeste: i popoli
Chi nato sia non sanno;
Ma il dì verrà che nobile
Retaggio tuo saranno;
Che in quell’umil riposo, 110
Che nella polve ascoso,
Conosceranno il Re.

irina ha detto...

Adeste fideles læti triumphantes,
venite, venite in Bethlehem.
Natum videte Regem angelorum.
Venite adoremus, venite adoremus,
venite adoremus Dominum.

En, grege relicto, humiles ad cunas,
vocati pastores adproperant.
Et nos ovanti gradu festinemus.

Æterni Parentis splendorem æternum,
velatum sub carne videbimus,
Deum infantem pannis involutum.

Pro nobis egenum et fœno cubantem
piis foveamus amplexibus;
sic nos amantem quis non redamaret?